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La solitudine di chi si trasferisce in un piccolo paese

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Il piccolo paese è tanto suggestivo ma tanto scomodo. I miei due amici ne erano consci, e pronti a pagarne il fio. 

Coppia ancora giovane, con tre figli piccoli. Decisi a “cercare una diversa dimensione di vita”. Avevano individuato la meta della loro fuga dalla città – un paesino di montagna, una casetta fra i boschi – e messo in conto i possibili disagi.

Il paese era davvero piccolo: uno dei tanti delle nostre vallate, un tempo popolatissimi, che si sono svuotati negli anni del boom riducendosi a qualche decina di residenti. Vita sociale, pochina. Servizi, ancora meno. Però la città era a tre quarti d’ora di auto, e c’era pure la corriera. Il lavoro non ne avrebbe risentito, e anche i servizi sembravano a portata di mano. Nessun problema per la scuola: nel paesone a fondovalle, a venti minuti dalla porta di casa, c’erano asilo, elementari e medie. Con l’orario prolungato. Fantastico.

Si trasferirono alla fine della primavera. L’estate fu deliziosa. Arrivavano i villeggianti, il paese si rianimava. Fu organizzata persino una rassegna di musiche e balli occitani. E’ vero: la tivù prendeva poco e male. Ma che importava? Sedevano al bar, guardavano il tramonto mentre i bambini ruzzavano liberi nella piazzetta; e si sentivano felici. A lei piaceva fare la spesa allo spaccio, un posto incantato dove trovavi di tutto: i giornali, la carta moschicida, il pane fresco, il detersivo, e persino qualche libro e certe cartoline che dovevano essere lì almeno dagli Anni Sessanta.

A settembre i villeggianti sparirono. E sorse un primo, lieve intoppo. Furono ridotte le corse dalla corriera: il servizio era antieconomico. Restava l’auto, d’accordo. Ma i due fuggiaschi dalla città (già un po’ meno felici) notarono soltanto allora che non c’era una sola pompa di benzina in paese, e neppure lungo la strada che portava alla pianura. Guai a dimenticarsi di fare il pieno. Tanto più che i venti minuti del tragitto verso valle raddoppiavano regolarmente: ora le curve, ora il trattore non sorpassabile per via delle curve, ora un furioso acquazzone, rendevano infiniti quei chilometri che sulla cartina sembravano così pochi. Poi venne l’inverno e i due fuggiaschi dalla città ricordarono con nostalgia i bei tempi quando s’indignavano se, dopo una nevicata, alle sei del mattino non trovavano le vie cittadine linde e sgombre come il corridoio di casa.

La sera guardavano ancora il tramonto. Ma sognavano un cinemino. Il cinema più vicino era in città. E in paese non organizzavano più neppure i balli occitani. Tuttavia la questione appariva secondaria, dacché il figlio minore s’era ammalato e lui era partito di notte sotto la neve alla ricerca di una farmacia. Molestato da cupe riflessioni sull’eventualità di un’emergenza medica seria.

Cominciarono a sentirsi un po’ soli. Il bar era spesso chiuso, e se era aperto c’erano i soliti quattro anziani, e dopo un po’ anche i suggestivi racconti degli anziani annoiano.

La posta arrivava a giorni alterni, quando arrivava. Lo sapevano fin dall’inizio: ma in fondo, s’erano detti, chi scrive più lettere? Oggi c’è Internet. Già. Magari in pianura. Tra i boschi felici la rete è lenta e piena di buchi. Accantonarono i progetti di telelavoro. Però qualche mail dovevano spedirla. Una volta ci riuscirono dopo quasi cinque ore di tentativi frustranti. Quando la mail partì, i due fuggiaschi dalla città si guardarono in faccia. Non dissero nulla. Non servivano parole.

P.S. I miei amici mi pregano di approfittare del presente articolo per segnalare ai gentili lettori che c’è in vendita una graziosa casetta tra i boschi, in una ridente vallata piemontese, a pochi passi da un suggestivo paesino, appena a tre quarti d’ora dalla città. Prezzo convenientissimo.

vivicentro.it/cultura –  lastampa/La solitudine di chi si trasferisce in un piccolo paese GABRIELE FERARRIS

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Dossier: Così un Comune su tre rischia di sparire

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Il dossier di Legambiente lancia l’allarme sullo spopolamento nei comuni sotto i 5mila abitanti: “In 25 anni un residente su sette se n’è andato. Due anziani per ogni giovane. Vuota una casa su tre”

TORINO Non solo Nord-Sud, c’è un altro divario che zavorra l’Italia. È quello tra centro e periferia. Da un lato ci sono le aree metropolitane e i capoluoghi «a sviluppo elevato»: centri che hanno consolidato specificità imprenditoriali spesso trascinandosi dietro l’hinterland. Dall’altra c’è la pletora dei piccoli comuni: paesini alpini che resistono alle asperità della montagna, mini-insediamenti abitativi abbarbicati sull’Appennino, municipi dimenticati da Dio e dagli uomini sparsi nelle campagne del Sud. Di questi mini-Comuni, 2430 (il 30% del totale) rischiano di non sopravvivere a causa del lento (ma almeno finora inesorabile) spopolamento.

NOI E L’EUROPA  

Nel Paese dei campanili l’85% dei Comuni (6875) ha meno di 10 mila abitanti. Di questi 5627 sono incasellati dalle statistiche sotto la voce «piccoli» perché non raggiungono i 5 mila residenti. Di più: ben 3532 (vale a dire il 43,8% del totale) restano sotto i 2 mila. Attenzione però, l’Italia non ha un numero di municipi superiore al resto d’Europa. A fronte degli 8 mila Comuni italiani (circa uno ogni 7500 abitanti circa), in Germania ci sono 11.334 gemeinden (uno ogni 7213), nel Regno Unito 9434 wards (uno ogni 6618) in Francia 36.680 communes (uno ogni 1774) e in Spagna 8116 municipios (uno ogni 5687). La media dell’Ue è di un ente ogni 4132 abitanti. Il problema è un altro e si chiama crollo demografico. Speso conseguenza della mancanza di lavoro e servizi locali.

IL CALO DEMOGRAFICO  

Un dossier di Legambiente (che sarà presentato oggi a Roma con l’Anci) fotografa il calo di popolazione e le caratteristiche di quello che viene definito il «disagio insediativo» dei piccoli Comuni. Non è un pericolo marginale: nei 2430 Comuni a rischio sopravvivenza vivono quasi 3 milioni e mezzo di italiani, il 5,8% della popolazione. Ma in 25 anni i Paesi sotto i 5 mila residenti hanno perso 675 mila abitanti. Un calo del 6,3%, mentre nello stesso periodo la popolazione italiana cresceva del +7% con oltre 4 milioni di cittadini in più rispetto al 1991. La differenza demografica netta è quindi del 13%. Significa che in un quarto di secolo una persona su sette se n’è andata dai piccoli Comuni. La densità è scesa a 36 persone per chilometro quadrato: 13 volte in meno rispetto agli insediamenti con oltre 5 mila abitanti.

PAESI FANTASMA  

Sempre di meno e sempre più vecchi. In quest’Italia in miniatura, dall’anima rurale, gli over 65 sono aumentati dell’83% a fronte degli under 14. Dalla sostanziale parità si è passati a oltre due anziani per ogni giovanissimo. I piccoli comuni sono poco attraenti anche per la popolazione che arriva dall’estero. Dato ribadito dal deficit di imprese straniere, il 25,6% in meno della media. Il pericolo è che i borghi siano destinati a diventare i paesi fantasma del terzo millennio. Già oggi le abitazioni vuote sfiorano i 2 milioni (mentre sono 4 milioni e 345 mila quelle occupate): vale a dire una su tre. E finora nemmeno il turismo ha salvato il patrimonio dei mini-Comuni, dove la capacità ricettiva è cresciuta meno della metà di quella urbana.

LA CORSA ALLA FUSIONE  

Il rilancio dei «piccoli» è al centro di “Voler bene all’Italia”, la festa dei borghi promossa da Legambiente dal 2 al 5 giugno. Per la presidente Rossella Muroni «è indispensabile puntare sulla semplificazione amministrativa, mantenere presidi come scuole, servizi postali e ospedali e garantire risorse per la valorizzazione come prevede il ddl in discussione alla Camera». Anche perché «una politica che dimentica i piccoli comuni – avverte Massimo Castelli, coordinatore dell’Anci – non fa l’interesse del Paese». L’altra faccia di questo quadro a tinte fosche è la corsa alle fusioni per razionalizzare spese e gestioni dei servizi. Il primo gennaio 2016 sono spariti 40 Comuni. E non è finita. Il governo spinge sull’acceleratore e in manovra ha confermato il contributo straordinario pari al 40% dei trasferimenti erariali dell’anno 2010 per chi si fonde. Altri sette progetti di accorpamento hanno già ottenuto il via libera dei cittadini tramite referendum. È il paradosso del Paese dei mille campanili: per salvarli, tocca superarli.

@gabrielemartini

vivicentro.it/cronaca –  lastampa/Così un Comune su tre rischia di sparire GABRIELE MARTINI

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Il Punto 1 giugno

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Il Punto 1 giugno: Analisi, approfondimento e commento di Cronaca, Poitica ed Economia della settimana a cura degli esperti de lavoce.info

Appena insediato, il neo-ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha chiamato Enrico Bondi per dipanare l’intrico di grandi e piccoli sprechi, competenze e funzioni del suo ministero. Il solito rischio è che le proposte di tagli di spesa e di razionalizzazione degli incentivi alle imprese rimangano nel cassetto. Mentre anche il governatore Visco nelle sue Considerazioni finali chiede un taglio del cuneo fiscale, l’imperativo è far crescere le micro imprese e le piccole, che sono tante, impiegano tanti lavoratori ma non investono e sono quindi poco produttive. E anche sciogliere lacci e laccioli che frenano le grandi. Di crescita locale, banche e innovazione si parlerà – anche in forum promossi da lavoce.info – al Festival dell’Economia di Trento dal 2 al 5 giugno.
Torna il segno più nelle immatricolazioni alle università italiane e nel numero di laureati, mentre calano gli abbandoni. Ma siamo ancora terzultimi nell’Europa a 27. Una svolta (lenta) verrà dai miglioramenti di gestione del sistema di istruzione, da più natalità e dall’inclusione degli immigrati nella scuola e negli atenei.
Inesorabile il declino delle pratiche religiose in Italia. Frequenta i luoghi di culto il 29 per cento dei residenti, contro il 39,7 di vent’anni fa. Sono soprattutto bambini e anziani. Né l’invecchiamento della popolazione né l’arrivo degli immigrati e neppure papa Francesco hanno arrestato la secolarizzazione.
È più facile per le banche pignorare e vendere le case di chi non paga il mutuo da 18 mesi. Lo stabilisce un decreto legislativo che, però, sarà opportuno temperare in fase di attuazione precisando l’inizio della morosità, le regole per vendere l’immobile al meglio e la protezione di chi ha un basso debito residuo.
Alla norma di legge che definisce gli amministratori indipendenti nei cda delle società si possono dare interpretazioni lasche o restrittive. Entrambe da evitare. Meglio guardare alla sostanza della “indipendenza”.

Spargete lavoce: 5 per mille a lavoce.info
Destinate e fate destinare il 5 per mille dell’Irpef a questo sito in quanto “associazione di promozione sociale”: Associazione La Voce, Via Bellezza 15 – 20136 Milano, codice fiscale 97320670157. Grazie!

  • Sviluppo economico, da dove ripartire
    01.06.16
    Fabiano SchivardiIl neo-ministro dello Sviluppo economico intende riorganizzare il funzionamento del dicastero e ridefinirne il ruolo per il rilancio dell’economia italiana. Ma per realizzare il programma servono idee chiare su dove risparmiare e come utilizzare le risorse. Gli incentivi al capitale immateriale.

  • Crescita: piccolo è brutto, ma a volte conviene
    31.05.16
    Francesco Daveri
    Perché la ripresa dell’economia italiana resta anemica? Si può accusare la piccola dimensione delle imprese, che ostacola gli investimenti e l’innovazione. Ma a determinare la competitività è il confronto tra produttività e costi. E questi ultimi per le grandi aziende sono di gran lunga più alti.
  • Abbandoni universitari: una fioca luce in fondo al tunnel
    01.06.16
    Maria De Paola

    Cala leggermente il numero degli studenti che non concludono l’università. Ma i nostri atenei devono fare ancora molto per ridurre gli abbandoni e la distanza tra durata prevista ed effettiva dei corsi di studio. Esodo verso Nord, fasce deboli e investimento in istruzione terziaria “rischioso”.

  • Non c’è più religione
    01.06.16
    Marzio BarbagliLa partecipazione religiosa è al livello più basso nella storia del nostro paese, in particolare fra i ventenni. Il processo di secolarizzazione avrà effetti rilevanti su politica e società italiane. Non direttamente sull’esito delle elezioni, ma su decisioni importanti lungo la vita di ciascuno.
  • Come si proteggono i mutuatari più deboli
    01.06.16
    Raffaele Lungarella e Francesco Vella

    Pubblicato il decreto che aumenta le garanzie per chi sottoscrive un mutuo. Le disposizioni per la sua attuazione dovrebbero limitare la discrezionalità della banca nell’acquisizione e vendita diretta della casa in caso di morosità. I tempi e le procedure. Le alternative se il debito è piccolo.

  • Definizione di indipendenza per l’amministratore
    01.06.16
    Marco Ventoruzzo

    È la legge che ci consegna la definizione di consigliere indipendente nel cda delle società quotate. E a quella bisogna rifarsi per evitare giudizi sommari, perché non si tratta di una patente che rende alcuni amministratori più affidabili di altri da guardare con sospetto. Il caso Unicredit.

vivicentro.it/terzapagina –  lavoce.info/Il Punto 1 giugno

La Turchia dal presidente al sultano

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Tre anni fa, allorché ad Istanbul iniziarono le dimostrazioni di piazza Taksim contro la trasformazione in complesso commerciale dell’area di Gezi Park, la traiettoria politica di Erdogan sembrava destinata a continuare senza ostacoli la propria crescita, apparentemente irresistibile.

In patria la contrapposizione fra l’impostazione confessionale del Partito della Giustizia e Libertà e la laicità della costituzione di Atatürk, di cui le forze armate erano state per circa ottanta anni gelose custodi, appariva definitivamente superata grazie anche ad alcuni processi che avevano stroncato, con inflessibile decisione, l’opposizione dei militari più anziani.

Continuava nel frattempo, malgrado la generale sfavorevole congiuntura mondiale, il «miracolo economico» turco.

Il Paese era arrivato a fruire per anni di tassi di sviluppo estremamente elevati: un ciclo che soltanto ora appare definitivamente concluso.

Il modello anatolico veniva così percepito pressoché ovunque come un modello ideale di islamismo moderato, capace di coniugare armoniosamente religiosità, tolleranza e sviluppo.

Come tale esso veniva indicato quale un esempio a tutti i paesi islamici percorsi da fermenti di cambiamento e di progresso, primi fra tutti quelli che, usciti dalle «primavere arabe», esitavano fra differenti destini. Il maggiore problema di sicurezza interno della Turchia, consistente nella gestione della minoranza curda, sembrava in via di superamento attraverso la costituzione di un partito politico intenzionato a entrare nella competizione elettorale ed a cercare di superare la soglia del dieci per cento dei consensi necessaria ad inviare propri rappresentanti in Parlamento.

In politica estera poi, anche se la speranza di poter un giorno accedere all’Unione Europea si era rivelata per la Turchia del tutto illusoria, il paese manteneva intatto il suo sistema di amicizie e di alleanze, continuando a rimaner fedele alla massima del ministro degli Esteri e massimo ideologo turco, Davutoglu, che proclamava l’indispensabilità di non avere «alcun nemico ai confini».

La brutale repressione di piazza Taksim, ove la polizia ha proceduto contro i dimostranti con durezza del tutto sproporzionata uccidendone nove, ferendone più di ottomila e mandandone circa novecento sotto processo alla conclusione di un lungo periodo di scontri, ha segnato però un tornante, una chiara virata del regime in senso maggiormente autoritario.

Da quel momento in un certo senso Erdogan ha gettato la maschera, procedendo senza alcuna esitazione a personalizzare quanto sino ad allora era stato contrabbandato solo come aspirazione politica e di partito e cercando di concentrare nelle proprie mani il controllo assoluto del Paese.

Un tentativo che per fortuna ha trovato almeno per il momento un ostacolo nella Costituzione di Atatürk e nella impossibilità di Erdogan di modificarla in senso maggiormente presidenziale senza disporre di una maggioranza assoluta in Parlamento. Essenziale in questo processo è risultato il ruolo del Partito Curdo, anche se una recente iniziativa di legge presidenziale tenta ora di rimuovere l’ostacolo togliendo ai deputati curdi l’immunità parlamentare ed in tal modo invalidando l’elezione di decine di essi.

La continua crescita del controllo di Erdogan sulla Turchia si sta inoltre evidenziando anche in altre forme, prima fra tutte l’eliminazione dalla scena politica di chiunque si ostini a pensare con la propria testa e non accetti l’idea di dover fornire al Presidente «una obbedienza cieca, rispettosa ed assoluta», come si diceva un tempo.

La prima vittima di questa epurazione interna è stato non a caso Davutoglu, divenuto nel frattempo primo ministro e colpevole, fra l’altro, di godere di una considerazione tale da potergli consentire un giorno di essere considerato come una possibile ragionevole alternativa ad Erdogan.

Nel frattempo anche in ambito internazionale la politica di Erdogan si è fatta più azzardata , alienandogli le simpatie di Washington, che lo accusa di eccessiva disinvoltura nel creare incidenti con i russi operanti in Siria, nonché quelle di una Unione Europea che ha pagato il ricatto per frenare l’invasione dei migranti lungo la rotta balcanica ma non ha certo gradito il modo in cui la Turchia ha strumentalizzato e monetizzato le sue paure.

A fattor comune per tutto l’Occidente giocano poi anche il ruolo ambiguo di Erdogan e della sua famiglia nei riguardi dell’Isis, nonché quello che i turchi rivestono nella lotta per il predominio in atto, senza esclusione di colpi, nel mondo sunnita.

Un complesso di fattori che in altri tempi avrebbe già portato a una presa di posizione in senso anti presidenziale, spontanea o indotta, da parte di quei militari turchi che invece ora continuano ad obbedire tacendo.

Ma sino a quando?

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vivicentro.it/editoriale –  lastampa/La Turchia dal presidente al sultano GIUSEPPE CUCCHI

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Italiano ad honorem

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quartiere di Mirpur, a Dacca, dove Abu è andato ad abitare. E.CU.
Il quartiere di Mirpur, a Dacca, dove Abu è andato ad abitare.

Non può finire così, quasi peggio di com’era cominciata. Ed era cominciata malissimo, con un bimbo del Bangladesh emigrato a Schio, in provincia di Vicenza, e costretto ogni giorno a vedere le mani del padre abbattersi sul volto della madre. A sette anni non può difenderla, ma solo cercare di difendersi, evadendo in un altrove. La scuola. Abu, nome finto di una storia vera, ama le maestre, i compagni e i libri: sono la sua famiglia. Impara in fretta l’italiano, e talmente bene da diventare il primo della classe. Intanto il padre finisce in galera per avere tentato di ammazzare la moglie, che va a rifarsi una vita con un altro uomo in un’altra città. Abu si trasferisce dagli zii materni, che lo adorano e lo vorrebbero adottare.

Il lieto fine sembra dietro l’angolo. A rovinarlo è una buona notizia: gli zii hanno ottenuto un lavoro in Inghilterra. Devono partire subito, altrimenti lo perderanno. Ma non vogliono perdere Abu. Per portarlo con loro serve il consenso del padre, che dalla galera da cui sta già per uscire glielo nega. Pur di scampare alle grinfie di quell’uomo, Abu è costretto a ritornare subito in Bangladesh, dentro un quartiere miserabile, nella baracca di una nonna cieca. Le maestre e i genitori dei suoi compagni si ribellano, gli avvocati studiano le carte per il ritiro della patria potestà e gli imprenditori vicentini pagano le spese. Questa Italia che qualcuno descrive razzista si rivela meravigliosa nel sostenere chi se lo merita. Là nel buco del mondo, sradicato dai suoi affetti e dai suoi libri, un piccolo italiano ad honorem aspetta col cuore gonfio di nostalgia e di speranza. Non può finire così, troppo peggio di com’era continuata.

vivicentro.it/opinione –  lastampa/Italiano ad honorem MASSIMO GRAMELLINI

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Rassegna stampa: le prime pagine del Corriere dello Sport, TuttoSport e Gazzetta dello Sport

In edicola con Vivicentro: ecco le prime pagine dei principali quotidiani sportivi in Italia.

corriere dello sport

 

 

 

tuttosporto

gazzetta

Ag.Duvan: “Fiorentina? Destinazione gradita”

Ai microfoni di Violanews, è intervenuto uno degli agenti di Duvan Zapata, Fernando Schena: “Ho parlato con Daniele Pradè un mese fa, voleva conoscere la situazione di Duvan, ma non so se il giocatore sia stato espressamente richiesto da Sousa. Naturalmente la Fiorentina sarebbe una destinazione gradita per noi. L’infortunio? Si è ripreso del tutto, non a caso ha giocato tutte le partite dal suo rientro in campo a gennaio, segnando anche 5 reti. Il suo futuro? La decisione spetta al Napoli, che detiene il cartellino di Duvan”.

Arrestato Armero: ubricato strattona la compagna e le taglia i capelli

Arrestato l’ex azzurro Armero: avrebbe aggredito sua moglie. Nella notte di ieri, il centrocampista è stato fermato dalla polizia di Miami con l’accusa di violenza domestica. Secondo quanto riporta la Nbc, Armero sarebbe stato arrestato dopo che l’Hotel Metropolina avrebbe chiamato la polizia, a causa di moltissime lamentele giunte per i rumori provenienti dalla stanza di Armero. “Senza una parte dei suoi capelli” e visibilmente toccata, gli agenti avrebbero trovato la moglie del calciatore in lacrime, una volta entranti in camera. “Abbiamo solo bevuto, le mi ha chiesto di tagliarle i capelli”, avrebbe spiegato Armero agli agenti, che non avrebbero creduto alla versione del calciatore ex Udinese. “Perché mai avrei dovuto chiedergli di tagliarmi i capelli?“, avrebbe risposto la donna, che ha rivelato di essersi rifiutata di concedersi, suscitando le ire di Armero, che l’avrebbe poi strattonata e tagliata i capelli. Un episodio, che secondo la donna, non sarebbe il primo tra i due.

CDS: “Napoli scatenato, forte su El Ghazi”

L’edizione odierna del Corriere dello Sport apre la prima pagina con un’interessante indiscrezione di mercato relativa al Napoli. “Napoli olandese, obiettivo El Ghazi– classe 95, attaccante, in forza all’Ajax-. ADL scatenato”, rivela il quotidiano nazionale.

Ascolta l’ oroscopo del giorno di Paolo Fox: mercoledì 1 giugno

L’ oroscopo giorno per giorno

Ogni giorno Paolo Fox racconta, con il suo oroscopo in TV (Fatti vostri) e su Lattemiele, cosa le stelle hanno in serbo per noi, come andrà il lavoro, la salute, l’amore…

Questo il suo oroscopo per oggi, tratto da Lattemiele:

ARIETE
TORO
GEMELLI
CANCRO
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
SAGITTARIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
PESCI

 

vivicentro.it/l’esperto  /lattemielecalabria/Ascolta l’oroscopo del giorno di Paolo Fox

CHI E’ PAOLO FOX:

Paolo Fox (Roma, 5 febbraio 1961) è un astrologo, pubblicista e personaggio televisivo italiano.

Biografia
Fin dagli anni novanta si occupa di astrologia nei mass media, proponendo il suo oroscopo nelle trasmissioni televisive della RAI e anche in radio, su LatteMiele e Radio Deejay; le sue prime apparizioni televisive sono state nelle trasmissioni di Rai 1 Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

E’ iniziato a diventare noto al grande pubblico a partire dal 1997 quando ha iniziato la collaborazione con il network Lattemiele dove conduce uno spazio dedicato all’oroscopo giornaliero alle ore 7.40 e 19.40.

Il lunedì mattina il mago dell’oroscopo è presente anche su Radio Deejay. Per quanto riguarda il mondo della televisione, è apparso per le prime volte nei programmi televisivi Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

Ha partecipato come ospite a tantissimi altri programmi tv: Festa di classe, Speciali di fine anno, Tutto Benessere, Furore, Uno Mattina, Speciale Grande Fratello, Piazza Grande, Aspettando cominciamo bene e tanti altri. Dal 2002 è una delle colonne portanti del programma tv di Raidue, I Fatti Vostri, dove legge il suo oroscopo. Negli ultimi anni risulta essere uno dei personaggi maschili più cliccati dell’anno sul web!

Annualmente cura per la RAI la serata dedicata alle previsioni astrologiche per il nuovo anno, trasmessa a fine dicembre.

È attivo anche sulla carta stampata, curando l’oroscopo per diversi settimanali

Nel 2014 ha interpretato sé stesso nel film di Natale Ma tu di che segno 6?.

Per quanto riguarda la sua vita privata non si sa praticamente nulla. E’ sposato? E’ fidanzato? Dove va in vacanza? Lui non ha mai rilasciato dichiarazioni o commenti sulla sua vita sentimentale anche perché grazie agli astri vuole indovinare quella del suo numeroso pubblico che non l’abbandona mai!

Concordia, Schettino condannato a 16 anni

La Corte d’Appello conferma la pena per l’ex comandante della Concordia.

Firenze L’ex comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, e’ stato condannato in appello a 16 anni di carcere. A leggere la sentenza la presidente della corte d’appello di Firenze, Grazia D’Onofrio. Confermata dunque la sentenza di primo grado.

Ventisette anni e 3 mesi la richiesta formulata lo scorso 27 aprile dal procuratore generale di Firenze. In primo grado Schettino era stato condannato dal tribunale di Grosseto a 16 anni per naufragio colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, abbandono di persone incapaci, abbandono della nave. La procura aveva chiesto 26 anni e per questo aveva presentato appello, sostenendo che la colpa di Schettino nella gestione dell’emergenza fosse piu’ grave di quella stabilita dal tribunale.

Difesa Schettino “colpa condivisa” – “Nessun commento, dobbiamo leggere la sentenza. La colpa e’ condivisa, il problema e’ la quantificazione, andremo a leggere cosa ha pensato la Corte. Fra tre mesi commenteremo”. Cosi’ Donato Laino, legale difensore di Schettino, ha commentato con i giornalisti la sentenza d’appello. “Ci aspettavamo qualsiasi cosa – ha aggiunto Laino – l’importante e’ che noi siamo a posto con la nostra coscienza. La Corte d’appello ha fatto dei ragionamenti e noi li dobbiamo leggere”. Ai giornalisti che gli se Schettino avesse provato amarezza non appena appresa la sentenza, Laino ha detto: “Perche’ mi fate delle domande cosi’ ovvie? Certo”.

La Costa Concordia, che trasportava 1.023 membri dell’equipaggio e 3.206 passeggeri, naufrago’ la sera del 13 gennaio 2012 davanti all’isola del Giglio dopo aver sbattuto contro gli scogli delle ‘Scole’. Nel naufragio morirono 32 persone. Nel quarto anniversario del disastro, i giudici del tribunale di Firenze si sono riuniti per emettere la sentenza su quella che e’ stata considerata la sciagura piu’ grave della storia italiana del mare degli ultimi 200 anni. Prima il teatro Moderno di Grosseto, trasformato per l’occasione in un aula di tribunale, poi l’appello a Firenze: sono passati cosi’ 4 anni tra sentenze, udienze e ricorsi. Centinaia tra testimoni, consulenti e oltre 50mila pagine tra documenti e ricostruzioni.

Le tappe della sciagura iniziano dall’impatto della nave sugli scogli all’Isola del Giglio, alle 21,45 del 13 gennaio 2012. Rocce taglienti che procurano uno squarcio di 70 metri nella fiancata sinistra dello scafo. Quella che doveva essere una tranquilla crociera, si trasforma in breve in un incubo per gli oltre 3200 passeggeri. Al centro del dibattito, il ‘rito dell’inchino’. Un passaggio sotto costa per rendere omaggio all’isola. Ma la manovra ravvicinata si rivela fatale. La fiancata della nave si squarcia, imbarca acqua e si genera un black-out.

vivicentro.it/cronaca –  (AGI)/Concordia, Schettino condannato a 16 anni

 

Ischia,dopo la retrocessione in serie D si cercano nuovi soci: quale futuro?

striscione tifosi ischia

Un’anno da dimenticare per l’Ischia Isolaverde. Dopo appena tre anni vissuti nel calcio professionistico si è ritornati nell’inferno della serie D. A pagare ancora una volta tutto questo scempio sono stati i tifosi con l’intera piazza isolana. Le colpe di queste retrocessione vanno attribuite soltanto alla società,che per l’interno arco della stagione ha commesso errori assurdi con scelte a dir poco scellerate. Un punto che più volte vi abbiamo raccontato è stato quello di portare via la squadra dall’isola,trasferendola a terraferma,svolgendo gli allenamenti per l’intera settimana ai Camaldoli ma giocando le partite in casa al Mazzella. Una scelta che sin dall’inizio non è andata mai giù all’intera piazza isolana. E come non potergli dare ragione ai tifosi,una squadra che si chiama Ischia ma che si alleni a Napoli è qualcosa di assurdo. Ma questa è soltanto uno dei tanti fattori che purtroppo ha condannato la squadra gialloblu alla retrocessione. Dopo la partita di ritorno contro il Monopoli,nonostante la vittoria che però non è servita a ribaltare lo 0-3 incassato una settimana prima in casa, sono arrivate le dimissioni da parte del presidente Luigi Rapullino. Nella giornata di ieri restando in tema societario,abbiamo ricevuto un comunicato da parte dell’amministratore unico Vicky Di Bello,il quale ha fatto capire che la società è alla ricerca di nuovi soci,ma ha aperto le porte anche agli imprenditori isolani. C’è da dire che comunque chi voglia entrare a far parte dell’Ischia dovrà sempre dar contro a Di Bello, che tra tutti i soci ch’erano presenti all’interno della società e lui il vero artefice di questa retrocessione. Di Bello oramai rimasto completamente solo,si perchè dopo le dimissioni di Rapullino, anche il socio Colantonio che ha gestito il settore giovanile a Torre del Greco aveva un accordo per altri tre anni,ma la retrocessione in serie D,ha portato alla conseguenza dell’annullamento del contratto. L’amministratore ha fatto sapere che contatterà qualche studio legale,per cercare altri soci pronti ad entrare. Ma questo è un film che tutti abbiamo già visto e vissuto,come lo scorso anno quando si affidò allo studio del Dott. Giancarlo Senese a Napoli. Il tempo stringe, è bisognerà trovare nuovi soci pronti ad entrare con la speranza di gettare le basi e programmare qualcosa di importante,anche perchè se si vorrà tentare il ripescaggio in Lega Pro, i tempi sono davvero stretti. Ad aggiungere a tutto questo c’è anche il problema della fidejussione, il principale handicap. In questo momento di certo non si respira aria positiva,anzi l’incubo di non partecipare al campionato di Serie D incomincia ad essere realtà. Ci apprestiamo a vivere un’altra estate bollente,quale sarà il futuro dell’Ischia?

ESCLUSIVA: Manniello svela il futuro della Juve Stabia

Nella splendida cornice dell’Hotel “Villa Cimmino” sito in via Panoramica a Castellammare di Stabia, la nostra redazione ha avuto, questo pomeriggio, il piacere di intervistare in ESCLUSIVA il patron della Juve Stabia, Franco Manniello.

Oltre a parlare, ovviamente, delle vespe, il patron Maniello si è soffermato anche sulla situazione attuale della città di Castellammare, dicendo la sua sulle elezioni comunali ormai imminenti. Nel seguente articolo tratteremo solo la parte riguardante il futuro delle vespe. Per poter conoscere il pensiero di Manniello sull’elezioni, potete seguirci sull’edizione SUD del nostro quotidiano nella sezione POLITICA.

Queste le sue parole in merito alla Juve Stabia:

Lei è alla guida del club ormai da 9 anni ma negli ultimi 3 è rimasto da solo al timone della Juve Stabia. La situazione è cambiata o resta la stessa?

La situazione, ahimè, resta la stessa. Sento in giro tante voci di presunti imprenditori interessati ma smentisco categoricamente. Sono aperto a tutti coloro che vogliono fare calcio con me a Castellammare. Se non ci sarà nessuno continuerò da solo, pazienza.

L’allenatore per la prossima stagione sembra che sarà Gaetano Fontana. Ci dice qualcosa in più?

Si. Confermo che Fontana sarà il nostro allenatore per la prossima stagione. Abbiamo per ponderato questa scelta e ci ha convinto la voglia di quest’uomo. Fosse per lui comincerebbe il ritiro domani. Ha subìto una squalifica ingiusta e ha tantissima voglia di ripartire. So che parte della tifoseria è contraria a questa scelta, ma sono sicuro che con il gioco e i risultati Fontana convincerà tutti. Il vice allenatore sarà Fabio Caserta, mentre le posso dire una notizia in anteprima: Ciro Polito svestirà i panni di calciatore e ci darà una mano come Dirigente della società.

A supportare la Sua scelta c’è anche l’ex presidente Roberto Fiore, il quale ha dato il suo benestare alla decisione di affidare a Fontana la panchina dal momento che conosce già la piazza e le pressioni.

Le considerazioni di Fiore sono giuste. Noi abbiamo voluto fortemente Fontana perché siamo convinti che sia l’uomo giusto per questa piazza. I tifosi credono alle dicerie e non lo vogliono, ma la legge ha appurato che Fontana non ha alcuna colpa. Crediamo nella bontà del suo lavoro e sono sicuro che ci toglieremo belle soddisfazioni con lui.

Intanto, in una Castellammare sempre più alla deriva, sembra essersi finalmente sbloccata la questione stadio. 

Si, così sembra. A tal proposito voglio ringraziare il commissario Vaccaro che ci ha aiutato molto per risolvere questa spinosa situazione, nonostante sia tifoso del Catania (ride, ndr). A parte gli scherzi, sono contento perché se togliamo anche lo stadio, non ci resta più nulla… 

Quest’anno ci sono stati, però, numeri impietosi di tifosi allo stadio. Crede sia un aspetto economico?

No. Non credo sia totalmente un problema economico. È un problema culturale, gli italiani sono abituati alla comodità e la TV non fa altro che allontanare gli italiani dallo stadio. Gli inglesi o i tedeschi, ad esempio, sentono maggiormente il tifo e si recano sempre allo stadio. Ad ogni età. Alla base, però, c’è anche il problema degli stadi fatiscenti e scomodi. Forse può essere questo uno dei motivi. 

I tifosi si aspettano tanto da lei. Quale sarà l’obiettivo della Juve Stabia 2016/2017?

Credo che nessuno parta con l’obiettivo di perdere. Tutti vogliono vincere e anche noi vogliamo vincere. Non voglio fare proclami ma la squadra sarà all’altezza della situazione e lotterà fino alla fine. Eravamo convinti di aver costruito una buona squadra anche l’anno scorso ma i tanti infortuni ci hanno penalizzato. Abbiamo giocato su un manto erboso che era praticamente cemento e questo ci ha rovinati. Ci auguriamo che sia tutto diverso la prossima stagione.

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UFFICIALE- Italia, Conte esclude Jorginho e Bonaventura: i 23 convocati

Nessuna sorpresa: Antonio Conte, in diretta nazionale su rai 1,  ha diramato le convocazioni ufficiali e conferma le esclusioni di Jorginho e Bonaventura. Presenti Thiago Motta e Sturaro. Ecco, finalmente, la lista ufficiale dei 23 che partiranno per la Francia.

1 Buffon, 2 De Sciglio, 3 Chiellini, 4 Darmian, 5 Ogbonna, 6 Candreva, 7 Zaza, 8 Florenzi, 9 Pellé, 10 Motta, 11 Immobile, 12 Sirigu, 13 Marchetti, 14 Sturaro, 15 Barzagli, 16 De Rossi, 17 Eder, 18 Parolo, 19 Bonucci, 20 Insigne, 21 Bernardeschi, 22 El Shaarawy, 23 Giaccherini

ESCLUSIVA – Franco Manniello parla della città di Castellammare in vista delle prossime elezioni

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Abbiamo ascoltato in esclusiva Franco Manniello, presidente della Juve Stabia e sostenitore della lista civica Stabia Libera, il quale ci ha illustrato le sue aspettative sulle prossime elezioni e le sue speranze per la città di Castellammare.

Ecco le sue parole.

Presidente Franco Manniello le posso chiedere un suo giudizio sulle condizioni in cui versa attualmente la città di Castellammare: Da stabiese purosangue quale sono non può che farmi male vedere Castellammare così in declino. Sento ogni giorno lamentele circa le stesse persone che da anni si candidano ma nessuno poi agisce in concreto. Ci sono le liste civiche, quindi qualsiasi cittadino che vuole cambiare le cose può farlo candidandosi; è inutile lamentarsi se poi non si agisce in concreto. Io ho fatto una lista civica, Stabia Libera, per cercare di dare un contributo attivo; poi può andare bene o male, questo non posso saperlo, ma almeno provo a rendermi utile con i fatti e con le mie idee. Se non si agisce, le cose non cambieranno mai. A prescindere dagli schieramenti e dalle promesse, chiunque vinca deve anteporre il bene di Castellammare a qualsiasi altra cosa.

Oggi ha fatto una lista civica mentre in passato si è esposto in prima persona: Certo, perché non voglio prendere in giro le persone. Non avrei il tempo di dedicarmi completamente ed esclusivamente a Castellammare. Sono un imprenditore, il presidente della Juve Stabia, non vivo a Castellammare; con tutti questi impegni non sarebbe stato giusto candidarmi in prima persona, nonostante mi sia stato chiesto. Ho preferito mettermi in gioco, ancora una volta, per il bene della città ma senza prendere in giro i cittadini. Ciò che conta è che Castellammare non venga lasciata a se stessa, come successo con la “mia” Juve Stabia.

Negli ultimi tempi la funivia è tornata in funzione e la questione Romeo Menti si è avviata verso la risoluzione: Sì, è per questo ringrazio il commissario prefettizio Vaccaro, che, nonostante fosse tifoso del Catania e potesse avercela con noi per come è andata la sua squadra (Manniello ride n.d.r.), si è impegnato in prima persona risolvendo questa questione importantissima. Parliamoci chiaro, togliere anche lo stadio alla Juve Stabia sarebbe stata la fine per la Società. Mi ricollego ad un discorso più generale: anche il Presidente della Regione ha messo da parte tutte le ideologie e le appartenenze politiche per il bene del territorio; questo è quello che si deve fare. Spero di farlo io con la mia lista, ma se non ci riuscissi io ciò che conta è che chi vincerà agisca!

Dei tanti problemi che affliggono Castellammare, secondo le il primo su cui intervenire: Parlo del candidato della mia lista, Pannullo. Credo che il primo passo sia concentrarsi sulla vivibilità; ormai a Castellammare è impossibile anche camminare per strada, tanto che la città è degradata. Si parte sempre, a mio avviso, dalle piccole cose per poi dedicarsi ai progetti maggiori (Terme, Fincantieri ecc). Anche la Villa Comunale è una questione di primaria importanza.

C’è poi un grosso buco di bilancio con cui fare i conti: Certo, qualsiasi progetto naufraga senza disponibilità economica. Per questo dico che sarà fondamentale il sostegno di imprenditori privati che abbiano possibilità di investire sulla città di Castellammare.

Infine un messaggio ai cittadini stabiesi: Ai cittadini dico, innanzitutto, di andare a votare perché solo così si può partecipare attivamente ai propri interessi, e perché Castellammare è dei cittadini. Non faccio pubblicità alla mia lista, spero solo che, chiunque vinca, ci possa essere un’opposizione attiva e partecipe, una collaborazione tra tutte le liste che abbia come fine primario il bene della città. Mi auguro, infine, che non ci siano i soliti passaggi da una “squadra” all’altra solo per meri interessi personali. Con l’aiuto di tutti, indipendentemente dagli schieramenti, Castellammare può rinascere. Guardo il panorama che c’è avanti a me e credo che poche città al mondo possano vantare uno spettacolo ed un potenziale del genere..non dimentichiamolo.

Raffaele Izzo

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Herrera al Napoli? Sentite cosa pensano i tifosi del Porto

Da diverso tempo, ormai, si parla del forte interesse del Napoli per Héctor Herrera, centrocampista del Porto. Dalle ultime indiscrezioni sembra che la società partenopea sia riuscita a strappare il si del giocatore il cui cartellino si aggira oltre i 20 milioni. I tifosi del Porto non hanno esitato ad esprimere il loro parere tramite il portale “A Bola”: decine e decine di commenti, tutti negativi. A quanto pare a Oporto sarebbero felici di una cessione del messicano, considerato un flop:
“Da tre anni il Porto non ha un leader, da quando è andato via Moutinho. Herrera è uno dei mali di questa squadra”. Ma ne esistono anche altri, ancora più duri: “Da quando è arrivato Herrera non abbiamo vinto niente, che vada a Napoli e ci resti per tutta la sua carriera”. Oppure: “20 milioni? Sarebbero un ottimo colpo per il Porto, parliamo di un giocatore mediocre che non si valorizzerà di più”. “Ancora non è stato ceduto?” si chiede un tifoso: “Allora diamoglielo subito”. “Per fortuna Dio esiste, Herrera è uno dei più grandi flop del Porto. Vai e non tornare più”. Sono decine i messaggi, tutti negativi:“Detesto Herrera, speriamo se ne vada via, al più presto”.

Antimafia: i 14 impresentabili alle elezioni comunali di domenica prossima, tutti candidati in liste civiche.

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Quattordici candidati alle elezioni comunali di domenica prossima sono stati ritenuti “impresentabili”. Sette di loro si sono candidati a Battipaglia, ma ci sono irregolarità anche a Roma, con un aspirante consigliere comunale “impresentabile” e illegittimità nelle liste di un municipio della periferia romana.

Nessun esponente di partito, sono tutti in corsa nelle liste civiche.

QUESTI  I NOMI DEGLI IMPRESENTABILI

A Battipaglia Carmine Fasano, Daniela Minniti, Lucio Carrara, Francesco Procida, Bartolomeo D’Apuzzo, Demetrio Landi (incandidabili per false comunicazioni). Sempre a Battipaglia, Giuseppe Del Percio è candidabile ma se eletto potrebbe essere sospeso ai sensi della legge Severino

A Roma, tra i candidati al VI municipio, sono incandidabili Antonio Carone, Domenico Schioppa, Antonio Giugliano, Fernando Vendetti. Si segnala inoltre la posizione di Mattia Marchetti, candidato al Consiglio comunale con la lista lista Lega Centro, nei confronti del quale è stato emesso decreto che dispone il giudizio immediato per tentata estorsione e dunque dichiarato impresentabile per la violazione del codice di autoregolamentazione

A Scalea l’incandidabilità riguarda Carmelo Bagnato

A San Sostene, in provincia di Catanzaro, Alessandro Codispoti se eletto rischia la sospensione in base alla legge Severino

Dopo lo screening la Bindi, nel corso di una conferenza stampa a San Macuto, ha voluto lanciare un appello a tutti i partiti affinché si decidano a “prendere sul serio” la lotta alla malavita:

“Le liste civiche sono un varco per le mafie”, scandisce la Bindi, conosciamo anche liste civiche con capacita’ di riscatto – ha detto – e non vogliamo certamente delegittimare questi tentativi. Ma il 100 per cento delle liste civiche in quasi tutti i comuni sciolti per mafia, 100 per cento a Morlupo, 100 a Sant’Oreste. Qualcosa vuol dire…”. E però, sempre la Bindi, “è  una situazione sicuramente incoraggiante rispetto allo scorso anno. Credo che sia grazie all’attenzione che si e’ creata intorno alla qualita’ della classe dirigente”. 

In Antimafia sono soddisfatti e parlano di “effetto deterrente” che il loro lavoro – travolto dalle polemiche solo un anno fa – ha prodotto. Nel 2015 in corsa per le regionali, c’era Vincenzo De Luca, poi eletto governatore della Campania, che Bindi inserì tra gli impresentabili e fu accusata di avere usato la commissione per regolare i conti nel Pd. Acqua passata.

 

Auriemma: ” Zielinski-Herrera? Magari! Aumenterebbe la qualità”

A Radio Crc, nel corso della trasmissione Si Gonfia la Rete, il conduttore Raffaele Auriemma ha espresso le proprie considerazioni riguardo i possibili arrivi di Herrera e Zielinski:
“Se entrambe le trattative dovessero andare in porto sarei davvero contento. Con Herrera e Zielinski si alzerebbe, e non poco, la qualità del centrocampo azzurro. Con questo non voglio dire che Allan e Hamsik non siano all’ altezza, semplicemente si tratta di avere maggiori alternative a disposizione”.

Italia, Conte: “Non bisogna smettere di sognare, bisogna crederci”

Ai microfoni della Rai, il tanto discusso Antonio Conte, ct della nazionale italiana, ha dichiarato: “Il sogno deve sempre far parte della nostra vita, sognare ti dà quello stimolo per raggiungere un obiettivo che oggi magari può essere solo sognato. Io penso che nessuno deve impedirci di sognare, altrimenti sarebbe la morte. Stiamo lavorando bene, cercando di creare qualcosa di bello per cercare di stupire e rendere orgogliosi gli italiani. L’Europeo non si vince da 1968 e questo fa capire di gran lunga la difficoltà che abbiamo di far nostra questa competizione. Cerchiamo di stare coi piedi per terra, un passettino alla volta cercando di passare il girone di qualificazione e vedremo poi cosa ci aspetterà il futuro”

ANSA- Arriva il sì di Herrera, manca l’ok del Porto

(ANSA) – NAPOLI, 31 MAG – Hector Herrera ha detto sì. Il centrocampista messicano del Porto si è convinto a trasferirsi in maglia azzurra e nelle ultime ore avrebbe trovato anche un accordo di massima sull’ingaggio. Herrera, che in Portogallo guadagna 800 mila euro all’anno, arriverebbe il prossimo anno a 1,2 milioni di euro. Il problema per il Napoli è ora quello di trovare un punto di incontro con la società di appartenenza del calciatore. Il Porto chiede 25 milioni e si dichiara indisponibile a fare sconti. Il Napoli, al momento, ne offre 18 ai quali andrebbero però aggiunti alcuni bonus che farebbero lievitare la cifra complessiva, portandola molto vicino a quella richiesta. Nei prossimi giorni ci sarà la risposta definitiva.