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Esclusiva Juve Stabia – Manniello : “Un calciatore lascia il calcio giocato ed entra a far parte dello staff dirigenziale” (VIDEO)

Nella splendida cornice dell’Hotel “Villa Cimmino” sito in via Panoramica a Castellammare di Stabia, la nostra redazione ha avuto, questo pomeriggio, il piacere di intervistare in ESCLUSIVA il patron della Juve Stabia

L’allenatore per la prossima stagione sembra che sarà Gaetano Fontana. Ci dice qualcosa in più?

Si. Confermo che Fontana sarà il nostro allenatore per la prossima stagione. E’ una scelta che abbiamo ben ponderato, abbiamo visto la grande voglia di quest’uomo di rimettersi in gioco e ci ha convinti. Fosse per lui comincerebbe il ritiro domani. Ha subito una squalifica ingiusta e ha tantissima voglia di ripartire. So che parte della tifoseria è contraria a questa scelta, ma sono sicuro che con il gioco e i risultati Fontana convincerà tutti. Il vice allenatore sarà Fabio Caserta, mentre le posso dare una notizia in anteprima: Ciro Polito svestirà i panni di calciatore e ci darà una mano come Dirigente della società.

Patrizia Esposito

VIDEO 

Kiss Kiss: “In arrivo quattro rinnovi importanti col Napoli”

Il direttore di Radio Kiss Kiss Napoli, Valter De Maggio, durante la trasmissione Radio Goal, ha dichiarato: “Segnali positivi per ben quattro azzurri: in dirittura d’arrivo i rinnovi di Mertens e Ghoulam e presto si chiuderà per quelli di Callejon ed Albiol, entrambi rappresentati da Manuel Garcia Quilon”.

Khedira rivela: “Higuain via dal Real? Non voleva più lavorare con Ancelotti”

Estate di calciomercato bollente soprattutto per quanto riguarda gli attaccanti. L’addio di Lewandowski dal Bayern Monaco, destinazione Real Madrid, aprirebbe a scenari clamorosi. Senza l’attaccante tedesco, il Bayern necessiterebbe di una prima punta, con Ancelotti che avrebbe espressamente richiesto Gonzalo Higuain, autore di una stagione pazzesca all’ombra del Vesuvio. Per portare a casa il pipita servono all’incirca 96 mln di euro, clausola rescissoria alla mano. Tuttavia, con Ancelotti nuovo allenatore del club tedesco, Higuain potrebbe anche decidere di non trasferirsi in Germania. Khedira, ex centrocampista del Real Madrid e vecchio compagno di squadra di Higuain, ha rivelato, ai microfoni di Sport Bild: “Il Pipita voleva lasciare il Real, ma Ancelotti fece di tutto per non farlo partire. Non è vero che il mister e Higuain si sono mandati a quel paese. Anzi, Ancelotti voleva trattenere l’argentino al Real Madrid. Solo che Gonzalo non voleva più lavorare con il mister ed allora quest’ultimo ha acconsentito alla sua cessione. Solo se qualcuno gli dice in faccia che non vuole lavorare con lui è il primo a lasciarlo andare”.

Napoli, quante cessioni in vista! E quel tesoretto preziosissimo per il calciomercato…

Non solo il denaro derivante dalla Champions: secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, il Napoli avrebbe a disposizione un tesoretto piuttosto notevole, dal quale poter accingere, per finanziare il calciomercato. Le eventuali cessioni di gente come Gabbiadini, Valdifiori, Rafael, David Lopez, Maggio ed El Kaddouri, infatti, permetterebbero al Napoli di disporre di una quantità di soldi ingente, da riutilizzare subito. Per Gabbiadini tante sono le offerte arrivate: il calciatore ha espressamente chiesto di essere ceduto, da valutare attentamente la destinazione. Fiorentina e Sampdoria, invece, starebbero forti su Valdifiori, che dopo un anno da comprimario, alle spalle di Jorginho, potrebbe già lasciare gli azzurri. E mentre Rafael potrebbe ritornare in Brasile e Lopez in Spagna, con l’Espanyol forte su di lui, Maggio potrebbe vivere una nuova esperienza lontano dall’Italia. Il Watford, allenato dall’ex Mazzarri, lo aspetta.

Ag.Widmer: “Il ragazzo al Napoli? Sarebbe difficile da rifiutare”

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli, l’agente di Widmer, Fredy Strasser, ha commentato così le voci che vedono il suo assistito accostato al Napoli: “Non mi risulta che ci siano contatti tra Napoli e Udinese ad oggi, ma non posso escludere che ce ne siano nelle prossime settimane. Il ragazzo a Udine sta bene, ma Napoli è un club che è cresciuto tantissimo ed è difficile rifiutare la piazza partenopea”.

Papa Reina: “Pepe è felice al Napoli. Barcellona? Sono solo voci”

Ai microfoni di Radio Crc, è intervenuto il padre di Pepe Reina, Miguel Reina: “Pepe è a Cordoba in vacanza, abbiamo celebrato la comunione della sua prima figlia per cui ci stiamo godendo un po’ di relax. Non parliamo di mercato in famiglia, quel che si legge sui giornali resta sui giornali, noi non siamo a conoscenza dell’interesse del Barcellona o di altre squadre. Non andiamo dietro alle voci di mercato. Liverpool? Non c’è nulla, sono solo voci. Il grande affetto che Pepe nutre per il Napoli è noto e lo ribadisce sempre anche in famiglia. E’ un tesserato del Napoli per cui resterà a Napoli. Pepe sta molto bene fisicamente ed è felice anche dal punto di vista psicologico. Ha vissuto una stagione da protagonista in azzurro e adesso si gode un po’ di vacanza. Non so perché gli spagnoli che giocano nel Napoli non siano stati convocati dalla Spagna, non ne conosco le motivazioni, ma anche Pepe è rimasto sorpreso perché hanno disputato una grande stagione. E’ giusto che il ct faccia le sue scelte con serenità. Pepe seguirà l’Europeo in tv e farà il tifo per la Spagna. Pepe è ancora amareggiato per la finale di Champions, il destino non ha voluto che l’Atletico vincesse la coppa, ancora una volta. Non so se Simeone resterà ancora all’Atletico, ma se decidesse di lasciare lo comprenderei. Ha finito il suo ciclo e se volesse andare su un’altra panchina lo capirei. Non so se sarò il 9 luglio a Dimaro per il ritiro azzurro con Pepe. Spero che mio figlio resti a Napoli a lungo e che magari possa anche fare il dirigente. Può essere per il Napoli quello che è stato Luis Suarez all’Inter”.

Il Chelsea su Koulibaly, pronti 30 milioni di euro

Conte vuole Koulibaly: il Chelsea bussa alla porta del Napoli per il difensore azzurro. Gianluca Di Marzio, attraverso il suo sito ufficiale, rivela: “Nel caso in cui  il club di Abramovich non riuscisse a chiudere l’operazione Rudiger con la Roma, ecco che un tentativo potrebbe essere effettuato anche per il classe ’91 senegalese. Per il quale sarebbe già pronta un’eventuale offerta, pari a 30 milioni di euro più bonus da offrire alla società di De Laurentiis. Napoli, però, che vorrebbe tenersi stretto il ragazzo, nonostante un rinnovo di contratto che tarda ancora ad arrivare per via delle alte pretese da parte del giocatore”.

Sky- C’è l’accordo con Herrera: manca il sì del Porto

Ci siamo quasi: Herrera a breve potrebbe diventare un nuovo giocatore del Napoli. Secondo quanto riporta Sky, infatti, ci sarebbe il sì del giocatore. Herrera percepirebbe un ingaggio da 1,5 mln di euro all’anno, con la possibilità di gestire i diritti di immagine. Il problema sarebbe il Porto: il club, infatti, chiede all’incirca 25 milioni di euro. Un po’ troppi secondo Giuntoli che offre 13 milioni di euro. Tuttavia, secondo Di Marzio, gli azzurri, per portare a casa il centrocampista, si spingerebbero fino a 18 mln di euro.

Ravenna chiede 181mila euro di tasse arretrate alla Chiesa

Dopo Ferrara, anche Ravenna, Comune romagnolo alla fine del 2015 è partita la raffica di avvisi di accertamento: pagate l’Ici, cominciando da quella arretrata relativa a tre anni, 2009, 2010 e 2011.  E dalla Curia partono i ricorsi

RAVENNA Anche il Comune di Ravenna, come quello di Ferrara, chiede alla Curia di pagare l’Ici arretrata sulle scuole private. Come si legge sul Corriere di Romagna, l’amministrazione comunale, a fine 2015, ha inviato 42 avvisi di accertamento relativi a 14 delle 16 scuole paritarie della città (due risultano in regola con i pagamenti), per un totale di 181.248 euro: il conto è relativo agli anni 2009, 2010 e 2011. Accertamenti contro i quali la Curia ravennate ha presentato sette ricorsi: due sono ancora pendenti, mentre sugli altri è stato raggiunto un accordo, e l’arcivescovado sta già pagando.

La richiesta di pagamento deriva da una Cassazione del 25 luglio scorso: non importa se le rette delle scuole paritarie consentano a mala pena il pareggio in bilancio, non importa se gli utili siano pari a zero o addirittura il bilancio sia in rosso. È sufficiente la «natura commerciale», ossia che le famiglie paghino una qualsiasi retta. E la scuola deve versare lei e Imu, arretrate, presenti e future.

A Ravenna le scuole paritarie da spremere sono 14 per un totale di oltre 181mila euro, relativi ai tre anni dal 2009 al 2011.1 ricorsi sono partiti immediatamente: su alcuni è stato raggiunto un accordo, altri sono pendenti.

A Ferrara – dove gli accertamenti ammontano a 100 mila euro – l’arcivescovo Luigi Negri ha annunciato ricorsi, e ha anche scritto una lettera di protesta al presidente del Consiglio Matteo Renzi.

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Migranti, Dalai Lama a giornale tedesco: “Europa e Germania non possono diventare arabe”

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Il Dalai Lama, leader buddista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung: “Se guardiamo i profughi, proviamo compassione. Ma sono diventati troppi”

BERLINO  Un’intervista lunga, esplosiva con cui il Dalai Lama dà pienamente ragione agli avversari di Angela Merkel che chiedono un tetto ai profughi. Apparsa, oltretutto, sul quotidiano di riferimento dei conservatori tedeschi, la Frankfurter Allgemeine Zeitung. “Se guardiamo i profughi in faccia, soprattutto le donne e i bambini, proviamo compassione”, ha spiegato la massima autorità spirituale dei buddisti tibetani alla FAZ. Bisogna aiutarli, ha aggiunto, ma “d’altra parte, nel frattempo sono diventati troppi. L’Europa e la Germania non possono diventare arabe. La Germania è la Germania”.

Intervistato nel nord dell’India, a Dharamsala, dove vive in esilio a causa dell’occupazione cinese del Tibet dal 1959, il premio Nobel per la pace ha anche suggerito che i profughi dovrebbero tornare a casa, dopo un po’. “Moralmente”, ha puntualizzato, dovrebbero “restare solo temporaneamente”, per poi tornare nel loro Paesi e “aiutarli nella ricostruzione”.

La più alta autorità religiosa dei tibetani ha anche espresso il desiderio di tornare in patria, “tra un paio di anni” e a proposito della querelle con i cinesi sulla sua reincarnazione, il leader spirituale ottantenne ha detto che “decideranno i tibetani” ma ha ribadito che potrebbe essere lui, l’ultimo Dalai Lama. Un modo per evitare che siano i cinesi a designare il suo successore.

Simbolo mondiale della pace, il Dalai Lama ha ammesso che a volte la violenza è giustificata, “quando non c’è scelta e quando la compassione è il motivo”. Anche Buddha uccise un mercante per salvarne 499, ha raccontato al quotidiani tedesco, dunque mosso a compassione per il destino di quei 499.

vivicentro.it/cronaca – repubblica/Migranti, Dalai Lama a giornale tedesco: “Europa e Germania non possono diventare arabe” TONIA MASTROBUONI

Salvini replica a Trump “ci conosciamo”, giallo sull’incontro

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Il magnate, Trump: “non so chi sia”. Il leader della Lega, Salvini “Non è vero”

Roma  Donald Trump nega di aver incontrato e, quindi, di conoscere Matteo Salvini. Il leader della Lega, invece, conferma: “L’incontro c’e’ stato. Ci conosciamo”. E scoppia un piccolo ‘giallo’ sui reali ‘rapporti’ tra il candidato dei Conservatori alle presidenziali Usa e il leader della Lega. Il tycoon statunitense, in un’intervista a The Hollywood Reporter, pubblicata su Repubblica, non solo nega di conoscere Salvini, ma precisa anche di non averlo mai incontrato, di “non averlo voluto vedere” e prende le distanze dalle posizioni della Lega. Eppure l’incontro tra i due, o almeno l’aver posato insieme per uno scatto, e’ testimoniato da una fotografia, che appunto ritrae Trump al fianco di Salvini. La foto e’ datata 25 aprile, ed e’ stata scattata a margine di una manifestazione elettorale del candidato alla Casa Bianca vicino Philadelphia.

A Repubblica.it Salvini conferma: “L’intero impianto di quell’intervista ha dell’incredibile. Le dico solo che ci sono almeno una dozzina di e-mail di preparazione di quell’incontro”.”Spero che Trump diventi Presidente degli Stati Uniti. Lui fa una battaglia per gli Usa, ma l’Italia e’ l’Italia e nessun modello e’ esportabile”.

NOTE bibliografiche su SALVINI:

Matteo Salvini è un politico italiano. Deputato ed europarlamentare, dal dicembre 2013 è segretario federale della Lega Nord.

Data di nascita: 9 marzo 1973 (età 43), Milano
Coniuge: Fabrizia Ieluzzi (s. 2003–2010)
Partito: Lega Nord
Studi: Università degli Studi di Milano
Figli: Mirta Salvini, Federico Salvini

Si sposa nel 2001 con Fabrizia Ieluzzi, giornalista presso una radio privata, di origini pugliesi: da lei ha avuto un figlio, Federico, nel 2003

Dopo aver divorziato dalla moglie, Salvini ha convissuto con la compagna Giulia Martinelli, dalla quale ha avuto, nel dicembre 2012, una figlia: Mirta.

All’inizio del 2015 la rivista Novella 2000 svela la storia tra Salvini e la conduttrice televisiva Elisa Isoardi, confermata in seguito da entrambi.

È tifoso del Milan.

Iscrittosi alla Lega Nord nel 1990, nel 1993 viene eletto consigliere comunale nella sua città, Milano, carica che ha mantenuto fino al 2012.[2][3] Salvini ha ricoperto vari ruoli all’interno del partito, fino ad essere eletto segretario federale nel dicembre 2013 in seguito alle primarie del partito.

vivicentro.it/politica –  (AGI)/Salvini replica a Trump “ci conosciamo”, giallo sull’incontro

Operativa a Capri l’Unità idro-oceanografica Galatea : giorni, orari e modalità per visitarla

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L’Unità idro-oceanografica Galatea della Marina Militare sta svolgendo i rilevi geo-topografici del porto di Capri, al fine di aggiornare la cartografia nautica dell’isola.

La Galatea, dalla peculiare struttura a catamarano, interamente realizzata in materiale composito FRP (Fibre Reinforced Plastic), è concepita per condurre attività idro-oceanografiche che si concretizzano nella realizzazione di rilievi portuali, costieri e d’altura attraverso operazioni di:

  • scandagliamento;
  • topografia della linea di costa e delle opere portuali;
  • determinazione della natura del fondo marino;
  • raccolta di informazioni geografiche nautiche finalizzate all’aggiornamento della documentazione nautica;
  • individuazione di scafi affondati o di ostacoli sommersi pericolosi per la navigazione.

I dati così raccolti, controllati e valorizzati tramite l’utilizzo di software dedicati, consentono all’Istituto Idrografico della Marina Militare di produrre:

  • cartografia nautica tradizionale ed elettronica per la sicurezza della navigazione;
  • cartografia militare;
  • documentazione nautica, tecnica e scientifica utile per i naviganti.

Nave Galatea sarà ormeggiata al posto d’ormeggio nr. 13 del Molo Principale di Marina Grande di Capri e sarà possibile visitarla nei seguenti giorni:

  • Venerdì 03 dalle 10.00 alle 12.00;
  • Sabato 04 dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 16.00;
  • Domenica 05 dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 16.00.

L’accesso alla zona di attracco della Nave, è consentito esclusivamente a piedi: per salire a bordo i minorenni devono essere accompagnati da almeno un maggiorenne.

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  • La nave scuola Palinuro arriva a Salerno: giorni, orari e modalità per visitarla.

Il paese fantasma dell’Astigiano dove i macedoni salvano le vigne

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A Maranzana 242 abitanti: cinquant’anni anni fa erano il triplo.
MARANZANA (ASTI) – A Maranzana (dove il Monferrato astigiano scavalla sull’Acquese) la strada finisce e non ci si può arrivare per caso. Alla sommità dell’abitato, coricato sul fianco della collina, il castello e tutt’intorno un paese che anno dopo anno si sta spopolando. I residenti sono 277, ma 35 vivono all’estero. I numeri di oggi sono impietosi se si pensa che nel 1911 i maranzanesi erano 1240. Cinquant’anni dopo, nel 1961 la metà: 634. Oggi tra questi 242 abitanti ci sono anche 35 macedoni.

«Solo il 50% delle case ha accesso alla connessione adsl, i cellulari prendono poco e abbiamo zone a zero segnale. Non ci sono bus per Acqui o Nizza, non arrivano più i giornali, il postino passa a giorni alterni e la scuola elementare è chiusa». Sembra un bollettino di guerra l’elenco dei disservizi con cui lotta Maranzana. A snocciolare i problemi la sindaca Marilena Ciravegna, 77 anni appena compiuti e l’amore per un paese in cui vive dal 2008. «Sono torinese – racconta con l’accento sabaudo -, ma qui ho trovato il mio angolo di paradiso». La storia, quella dell’ultimo secolo, se l’è fatta raccontare «da questa gente che ha gli occhi che guardano lontano». «Qui c’erano macellaio, ciabattino, ombrellaio, tabaccaio, alimentari, posta e osterie – racconta –. Ora c’è un coppia di coraggiosi che mantiene aperto il bar. Fa da tabaccheria ed alimentari. Senza di loro ci sarebbe poco altro». Una sala da ballo, il circolo e un po’ di vita in estate quando arrivano i villeggianti.

Sino alla metà del Novecento l’ostetrica faceva nascere i bambini, 120 quelli iscritti alle elementari nel 1940. Poi, sul finire dei Sessanta si nasceva ad Acqui o Nizza ed ora i punti nascita più vicini sono ad Asti e Alessandria: 50 chilometri d’auto. Il medico condotto apre lo studio 3 volte a settimana e da qualche anno un farmacista, negli stessi orari di visita, consegna le medicine.

Se la guerra si è portata via una generazione, le fabbriche di città hanno attirato i figli come suadenti sirene. «Si lasciava la vita da contadino per lo stipendio da operaio – annota Marilena Ciravegna -. Se non fossero arrivati i macedoni a lavorare i nostri vigneti vivremmo in un grande gerbido». Qui la terra, la vigna, è economia. Alla Cantina Sociale i vignaioli portano le uve che altri maranzanesi trasformano in vino che va in tutto il mondo. Ma passeggiando per il paese d’inverno, si fatica a trovare luci accese dietro gli scuri. Eppure per le stesse vie si sarebbe potuto incontrare un giovanissimo ministro Pier Carlo Padoan in visita ai parenti; oppure Luigi Tenco con la mamma, originaria del borgo. A metà Ottocento da qui partì per Genova un ragazzotto: Giacomo. Il suo sogno fare il marinaio, e per entrare in accademia la famiglie dovette rifornire la mensa con il vino prodotto. Quel ragazzotto di cognome faceva Bove e da cartografo, imbarcato sulla Vega, tracciò la prima rotta di Nord-Est.

MAPPA I Comuni italiani che rischiano di sparire (Dati Legambiente)

Dossier: Un Comune su tre rischia di sparire

vivicentro.it/terzapagina –  lastampa/Il paese fantasma dell’Astigiano dove i macedoni salvano le vigne. RICCARDO COLETTI

La solitudine di chi si trasferisce in un piccolo paese

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Il piccolo paese è tanto suggestivo ma tanto scomodo. I miei due amici ne erano consci, e pronti a pagarne il fio. 

Coppia ancora giovane, con tre figli piccoli. Decisi a “cercare una diversa dimensione di vita”. Avevano individuato la meta della loro fuga dalla città – un paesino di montagna, una casetta fra i boschi – e messo in conto i possibili disagi.

Il paese era davvero piccolo: uno dei tanti delle nostre vallate, un tempo popolatissimi, che si sono svuotati negli anni del boom riducendosi a qualche decina di residenti. Vita sociale, pochina. Servizi, ancora meno. Però la città era a tre quarti d’ora di auto, e c’era pure la corriera. Il lavoro non ne avrebbe risentito, e anche i servizi sembravano a portata di mano. Nessun problema per la scuola: nel paesone a fondovalle, a venti minuti dalla porta di casa, c’erano asilo, elementari e medie. Con l’orario prolungato. Fantastico.

Si trasferirono alla fine della primavera. L’estate fu deliziosa. Arrivavano i villeggianti, il paese si rianimava. Fu organizzata persino una rassegna di musiche e balli occitani. E’ vero: la tivù prendeva poco e male. Ma che importava? Sedevano al bar, guardavano il tramonto mentre i bambini ruzzavano liberi nella piazzetta; e si sentivano felici. A lei piaceva fare la spesa allo spaccio, un posto incantato dove trovavi di tutto: i giornali, la carta moschicida, il pane fresco, il detersivo, e persino qualche libro e certe cartoline che dovevano essere lì almeno dagli Anni Sessanta.

A settembre i villeggianti sparirono. E sorse un primo, lieve intoppo. Furono ridotte le corse dalla corriera: il servizio era antieconomico. Restava l’auto, d’accordo. Ma i due fuggiaschi dalla città (già un po’ meno felici) notarono soltanto allora che non c’era una sola pompa di benzina in paese, e neppure lungo la strada che portava alla pianura. Guai a dimenticarsi di fare il pieno. Tanto più che i venti minuti del tragitto verso valle raddoppiavano regolarmente: ora le curve, ora il trattore non sorpassabile per via delle curve, ora un furioso acquazzone, rendevano infiniti quei chilometri che sulla cartina sembravano così pochi. Poi venne l’inverno e i due fuggiaschi dalla città ricordarono con nostalgia i bei tempi quando s’indignavano se, dopo una nevicata, alle sei del mattino non trovavano le vie cittadine linde e sgombre come il corridoio di casa.

La sera guardavano ancora il tramonto. Ma sognavano un cinemino. Il cinema più vicino era in città. E in paese non organizzavano più neppure i balli occitani. Tuttavia la questione appariva secondaria, dacché il figlio minore s’era ammalato e lui era partito di notte sotto la neve alla ricerca di una farmacia. Molestato da cupe riflessioni sull’eventualità di un’emergenza medica seria.

Cominciarono a sentirsi un po’ soli. Il bar era spesso chiuso, e se era aperto c’erano i soliti quattro anziani, e dopo un po’ anche i suggestivi racconti degli anziani annoiano.

La posta arrivava a giorni alterni, quando arrivava. Lo sapevano fin dall’inizio: ma in fondo, s’erano detti, chi scrive più lettere? Oggi c’è Internet. Già. Magari in pianura. Tra i boschi felici la rete è lenta e piena di buchi. Accantonarono i progetti di telelavoro. Però qualche mail dovevano spedirla. Una volta ci riuscirono dopo quasi cinque ore di tentativi frustranti. Quando la mail partì, i due fuggiaschi dalla città si guardarono in faccia. Non dissero nulla. Non servivano parole.

P.S. I miei amici mi pregano di approfittare del presente articolo per segnalare ai gentili lettori che c’è in vendita una graziosa casetta tra i boschi, in una ridente vallata piemontese, a pochi passi da un suggestivo paesino, appena a tre quarti d’ora dalla città. Prezzo convenientissimo.

vivicentro.it/cultura –  lastampa/La solitudine di chi si trasferisce in un piccolo paese GABRIELE FERARRIS

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Dossier: Così un Comune su tre rischia di sparire

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Il dossier di Legambiente lancia l’allarme sullo spopolamento nei comuni sotto i 5mila abitanti: “In 25 anni un residente su sette se n’è andato. Due anziani per ogni giovane. Vuota una casa su tre”

TORINO Non solo Nord-Sud, c’è un altro divario che zavorra l’Italia. È quello tra centro e periferia. Da un lato ci sono le aree metropolitane e i capoluoghi «a sviluppo elevato»: centri che hanno consolidato specificità imprenditoriali spesso trascinandosi dietro l’hinterland. Dall’altra c’è la pletora dei piccoli comuni: paesini alpini che resistono alle asperità della montagna, mini-insediamenti abitativi abbarbicati sull’Appennino, municipi dimenticati da Dio e dagli uomini sparsi nelle campagne del Sud. Di questi mini-Comuni, 2430 (il 30% del totale) rischiano di non sopravvivere a causa del lento (ma almeno finora inesorabile) spopolamento.

NOI E L’EUROPA  

Nel Paese dei campanili l’85% dei Comuni (6875) ha meno di 10 mila abitanti. Di questi 5627 sono incasellati dalle statistiche sotto la voce «piccoli» perché non raggiungono i 5 mila residenti. Di più: ben 3532 (vale a dire il 43,8% del totale) restano sotto i 2 mila. Attenzione però, l’Italia non ha un numero di municipi superiore al resto d’Europa. A fronte degli 8 mila Comuni italiani (circa uno ogni 7500 abitanti circa), in Germania ci sono 11.334 gemeinden (uno ogni 7213), nel Regno Unito 9434 wards (uno ogni 6618) in Francia 36.680 communes (uno ogni 1774) e in Spagna 8116 municipios (uno ogni 5687). La media dell’Ue è di un ente ogni 4132 abitanti. Il problema è un altro e si chiama crollo demografico. Speso conseguenza della mancanza di lavoro e servizi locali.

IL CALO DEMOGRAFICO  

Un dossier di Legambiente (che sarà presentato oggi a Roma con l’Anci) fotografa il calo di popolazione e le caratteristiche di quello che viene definito il «disagio insediativo» dei piccoli Comuni. Non è un pericolo marginale: nei 2430 Comuni a rischio sopravvivenza vivono quasi 3 milioni e mezzo di italiani, il 5,8% della popolazione. Ma in 25 anni i Paesi sotto i 5 mila residenti hanno perso 675 mila abitanti. Un calo del 6,3%, mentre nello stesso periodo la popolazione italiana cresceva del +7% con oltre 4 milioni di cittadini in più rispetto al 1991. La differenza demografica netta è quindi del 13%. Significa che in un quarto di secolo una persona su sette se n’è andata dai piccoli Comuni. La densità è scesa a 36 persone per chilometro quadrato: 13 volte in meno rispetto agli insediamenti con oltre 5 mila abitanti.

PAESI FANTASMA  

Sempre di meno e sempre più vecchi. In quest’Italia in miniatura, dall’anima rurale, gli over 65 sono aumentati dell’83% a fronte degli under 14. Dalla sostanziale parità si è passati a oltre due anziani per ogni giovanissimo. I piccoli comuni sono poco attraenti anche per la popolazione che arriva dall’estero. Dato ribadito dal deficit di imprese straniere, il 25,6% in meno della media. Il pericolo è che i borghi siano destinati a diventare i paesi fantasma del terzo millennio. Già oggi le abitazioni vuote sfiorano i 2 milioni (mentre sono 4 milioni e 345 mila quelle occupate): vale a dire una su tre. E finora nemmeno il turismo ha salvato il patrimonio dei mini-Comuni, dove la capacità ricettiva è cresciuta meno della metà di quella urbana.

LA CORSA ALLA FUSIONE  

Il rilancio dei «piccoli» è al centro di “Voler bene all’Italia”, la festa dei borghi promossa da Legambiente dal 2 al 5 giugno. Per la presidente Rossella Muroni «è indispensabile puntare sulla semplificazione amministrativa, mantenere presidi come scuole, servizi postali e ospedali e garantire risorse per la valorizzazione come prevede il ddl in discussione alla Camera». Anche perché «una politica che dimentica i piccoli comuni – avverte Massimo Castelli, coordinatore dell’Anci – non fa l’interesse del Paese». L’altra faccia di questo quadro a tinte fosche è la corsa alle fusioni per razionalizzare spese e gestioni dei servizi. Il primo gennaio 2016 sono spariti 40 Comuni. E non è finita. Il governo spinge sull’acceleratore e in manovra ha confermato il contributo straordinario pari al 40% dei trasferimenti erariali dell’anno 2010 per chi si fonde. Altri sette progetti di accorpamento hanno già ottenuto il via libera dei cittadini tramite referendum. È il paradosso del Paese dei mille campanili: per salvarli, tocca superarli.

@gabrielemartini

vivicentro.it/cronaca –  lastampa/Così un Comune su tre rischia di sparire GABRIELE MARTINI

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Il Punto 1 giugno

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Il Punto 1 giugno: Analisi, approfondimento e commento di Cronaca, Poitica ed Economia della settimana a cura degli esperti de lavoce.info

Appena insediato, il neo-ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha chiamato Enrico Bondi per dipanare l’intrico di grandi e piccoli sprechi, competenze e funzioni del suo ministero. Il solito rischio è che le proposte di tagli di spesa e di razionalizzazione degli incentivi alle imprese rimangano nel cassetto. Mentre anche il governatore Visco nelle sue Considerazioni finali chiede un taglio del cuneo fiscale, l’imperativo è far crescere le micro imprese e le piccole, che sono tante, impiegano tanti lavoratori ma non investono e sono quindi poco produttive. E anche sciogliere lacci e laccioli che frenano le grandi. Di crescita locale, banche e innovazione si parlerà – anche in forum promossi da lavoce.info – al Festival dell’Economia di Trento dal 2 al 5 giugno.
Torna il segno più nelle immatricolazioni alle università italiane e nel numero di laureati, mentre calano gli abbandoni. Ma siamo ancora terzultimi nell’Europa a 27. Una svolta (lenta) verrà dai miglioramenti di gestione del sistema di istruzione, da più natalità e dall’inclusione degli immigrati nella scuola e negli atenei.
Inesorabile il declino delle pratiche religiose in Italia. Frequenta i luoghi di culto il 29 per cento dei residenti, contro il 39,7 di vent’anni fa. Sono soprattutto bambini e anziani. Né l’invecchiamento della popolazione né l’arrivo degli immigrati e neppure papa Francesco hanno arrestato la secolarizzazione.
È più facile per le banche pignorare e vendere le case di chi non paga il mutuo da 18 mesi. Lo stabilisce un decreto legislativo che, però, sarà opportuno temperare in fase di attuazione precisando l’inizio della morosità, le regole per vendere l’immobile al meglio e la protezione di chi ha un basso debito residuo.
Alla norma di legge che definisce gli amministratori indipendenti nei cda delle società si possono dare interpretazioni lasche o restrittive. Entrambe da evitare. Meglio guardare alla sostanza della “indipendenza”.

Spargete lavoce: 5 per mille a lavoce.info
Destinate e fate destinare il 5 per mille dell’Irpef a questo sito in quanto “associazione di promozione sociale”: Associazione La Voce, Via Bellezza 15 – 20136 Milano, codice fiscale 97320670157. Grazie!

  • Sviluppo economico, da dove ripartire
    01.06.16
    Fabiano SchivardiIl neo-ministro dello Sviluppo economico intende riorganizzare il funzionamento del dicastero e ridefinirne il ruolo per il rilancio dell’economia italiana. Ma per realizzare il programma servono idee chiare su dove risparmiare e come utilizzare le risorse. Gli incentivi al capitale immateriale.

  • Crescita: piccolo è brutto, ma a volte conviene
    31.05.16
    Francesco Daveri
    Perché la ripresa dell’economia italiana resta anemica? Si può accusare la piccola dimensione delle imprese, che ostacola gli investimenti e l’innovazione. Ma a determinare la competitività è il confronto tra produttività e costi. E questi ultimi per le grandi aziende sono di gran lunga più alti.
  • Abbandoni universitari: una fioca luce in fondo al tunnel
    01.06.16
    Maria De Paola

    Cala leggermente il numero degli studenti che non concludono l’università. Ma i nostri atenei devono fare ancora molto per ridurre gli abbandoni e la distanza tra durata prevista ed effettiva dei corsi di studio. Esodo verso Nord, fasce deboli e investimento in istruzione terziaria “rischioso”.

  • Non c’è più religione
    01.06.16
    Marzio BarbagliLa partecipazione religiosa è al livello più basso nella storia del nostro paese, in particolare fra i ventenni. Il processo di secolarizzazione avrà effetti rilevanti su politica e società italiane. Non direttamente sull’esito delle elezioni, ma su decisioni importanti lungo la vita di ciascuno.
  • Come si proteggono i mutuatari più deboli
    01.06.16
    Raffaele Lungarella e Francesco Vella

    Pubblicato il decreto che aumenta le garanzie per chi sottoscrive un mutuo. Le disposizioni per la sua attuazione dovrebbero limitare la discrezionalità della banca nell’acquisizione e vendita diretta della casa in caso di morosità. I tempi e le procedure. Le alternative se il debito è piccolo.

  • Definizione di indipendenza per l’amministratore
    01.06.16
    Marco Ventoruzzo

    È la legge che ci consegna la definizione di consigliere indipendente nel cda delle società quotate. E a quella bisogna rifarsi per evitare giudizi sommari, perché non si tratta di una patente che rende alcuni amministratori più affidabili di altri da guardare con sospetto. Il caso Unicredit.

vivicentro.it/terzapagina –  lavoce.info/Il Punto 1 giugno

La Turchia dal presidente al sultano

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Tre anni fa, allorché ad Istanbul iniziarono le dimostrazioni di piazza Taksim contro la trasformazione in complesso commerciale dell’area di Gezi Park, la traiettoria politica di Erdogan sembrava destinata a continuare senza ostacoli la propria crescita, apparentemente irresistibile.

In patria la contrapposizione fra l’impostazione confessionale del Partito della Giustizia e Libertà e la laicità della costituzione di Atatürk, di cui le forze armate erano state per circa ottanta anni gelose custodi, appariva definitivamente superata grazie anche ad alcuni processi che avevano stroncato, con inflessibile decisione, l’opposizione dei militari più anziani.

Continuava nel frattempo, malgrado la generale sfavorevole congiuntura mondiale, il «miracolo economico» turco.

Il Paese era arrivato a fruire per anni di tassi di sviluppo estremamente elevati: un ciclo che soltanto ora appare definitivamente concluso.

Il modello anatolico veniva così percepito pressoché ovunque come un modello ideale di islamismo moderato, capace di coniugare armoniosamente religiosità, tolleranza e sviluppo.

Come tale esso veniva indicato quale un esempio a tutti i paesi islamici percorsi da fermenti di cambiamento e di progresso, primi fra tutti quelli che, usciti dalle «primavere arabe», esitavano fra differenti destini. Il maggiore problema di sicurezza interno della Turchia, consistente nella gestione della minoranza curda, sembrava in via di superamento attraverso la costituzione di un partito politico intenzionato a entrare nella competizione elettorale ed a cercare di superare la soglia del dieci per cento dei consensi necessaria ad inviare propri rappresentanti in Parlamento.

In politica estera poi, anche se la speranza di poter un giorno accedere all’Unione Europea si era rivelata per la Turchia del tutto illusoria, il paese manteneva intatto il suo sistema di amicizie e di alleanze, continuando a rimaner fedele alla massima del ministro degli Esteri e massimo ideologo turco, Davutoglu, che proclamava l’indispensabilità di non avere «alcun nemico ai confini».

La brutale repressione di piazza Taksim, ove la polizia ha proceduto contro i dimostranti con durezza del tutto sproporzionata uccidendone nove, ferendone più di ottomila e mandandone circa novecento sotto processo alla conclusione di un lungo periodo di scontri, ha segnato però un tornante, una chiara virata del regime in senso maggiormente autoritario.

Da quel momento in un certo senso Erdogan ha gettato la maschera, procedendo senza alcuna esitazione a personalizzare quanto sino ad allora era stato contrabbandato solo come aspirazione politica e di partito e cercando di concentrare nelle proprie mani il controllo assoluto del Paese.

Un tentativo che per fortuna ha trovato almeno per il momento un ostacolo nella Costituzione di Atatürk e nella impossibilità di Erdogan di modificarla in senso maggiormente presidenziale senza disporre di una maggioranza assoluta in Parlamento. Essenziale in questo processo è risultato il ruolo del Partito Curdo, anche se una recente iniziativa di legge presidenziale tenta ora di rimuovere l’ostacolo togliendo ai deputati curdi l’immunità parlamentare ed in tal modo invalidando l’elezione di decine di essi.

La continua crescita del controllo di Erdogan sulla Turchia si sta inoltre evidenziando anche in altre forme, prima fra tutte l’eliminazione dalla scena politica di chiunque si ostini a pensare con la propria testa e non accetti l’idea di dover fornire al Presidente «una obbedienza cieca, rispettosa ed assoluta», come si diceva un tempo.

La prima vittima di questa epurazione interna è stato non a caso Davutoglu, divenuto nel frattempo primo ministro e colpevole, fra l’altro, di godere di una considerazione tale da potergli consentire un giorno di essere considerato come una possibile ragionevole alternativa ad Erdogan.

Nel frattempo anche in ambito internazionale la politica di Erdogan si è fatta più azzardata , alienandogli le simpatie di Washington, che lo accusa di eccessiva disinvoltura nel creare incidenti con i russi operanti in Siria, nonché quelle di una Unione Europea che ha pagato il ricatto per frenare l’invasione dei migranti lungo la rotta balcanica ma non ha certo gradito il modo in cui la Turchia ha strumentalizzato e monetizzato le sue paure.

A fattor comune per tutto l’Occidente giocano poi anche il ruolo ambiguo di Erdogan e della sua famiglia nei riguardi dell’Isis, nonché quello che i turchi rivestono nella lotta per il predominio in atto, senza esclusione di colpi, nel mondo sunnita.

Un complesso di fattori che in altri tempi avrebbe già portato a una presa di posizione in senso anti presidenziale, spontanea o indotta, da parte di quei militari turchi che invece ora continuano ad obbedire tacendo.

Ma sino a quando?

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vivicentro.it/editoriale –  lastampa/La Turchia dal presidente al sultano GIUSEPPE CUCCHI

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quartiere di Mirpur, a Dacca, dove Abu è andato ad abitare. E.CU.
Il quartiere di Mirpur, a Dacca, dove Abu è andato ad abitare.

Non può finire così, quasi peggio di com’era cominciata. Ed era cominciata malissimo, con un bimbo del Bangladesh emigrato a Schio, in provincia di Vicenza, e costretto ogni giorno a vedere le mani del padre abbattersi sul volto della madre. A sette anni non può difenderla, ma solo cercare di difendersi, evadendo in un altrove. La scuola. Abu, nome finto di una storia vera, ama le maestre, i compagni e i libri: sono la sua famiglia. Impara in fretta l’italiano, e talmente bene da diventare il primo della classe. Intanto il padre finisce in galera per avere tentato di ammazzare la moglie, che va a rifarsi una vita con un altro uomo in un’altra città. Abu si trasferisce dagli zii materni, che lo adorano e lo vorrebbero adottare.

Il lieto fine sembra dietro l’angolo. A rovinarlo è una buona notizia: gli zii hanno ottenuto un lavoro in Inghilterra. Devono partire subito, altrimenti lo perderanno. Ma non vogliono perdere Abu. Per portarlo con loro serve il consenso del padre, che dalla galera da cui sta già per uscire glielo nega. Pur di scampare alle grinfie di quell’uomo, Abu è costretto a ritornare subito in Bangladesh, dentro un quartiere miserabile, nella baracca di una nonna cieca. Le maestre e i genitori dei suoi compagni si ribellano, gli avvocati studiano le carte per il ritiro della patria potestà e gli imprenditori vicentini pagano le spese. Questa Italia che qualcuno descrive razzista si rivela meravigliosa nel sostenere chi se lo merita. Là nel buco del mondo, sradicato dai suoi affetti e dai suoi libri, un piccolo italiano ad honorem aspetta col cuore gonfio di nostalgia e di speranza. Non può finire così, troppo peggio di com’era continuata.

vivicentro.it/opinione –  lastampa/Italiano ad honorem MASSIMO GRAMELLINI

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Rassegna stampa: le prime pagine del Corriere dello Sport, TuttoSport e Gazzetta dello Sport

In edicola con Vivicentro: ecco le prime pagine dei principali quotidiani sportivi in Italia.

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Ag.Duvan: “Fiorentina? Destinazione gradita”

Ai microfoni di Violanews, è intervenuto uno degli agenti di Duvan Zapata, Fernando Schena: “Ho parlato con Daniele Pradè un mese fa, voleva conoscere la situazione di Duvan, ma non so se il giocatore sia stato espressamente richiesto da Sousa. Naturalmente la Fiorentina sarebbe una destinazione gradita per noi. L’infortunio? Si è ripreso del tutto, non a caso ha giocato tutte le partite dal suo rientro in campo a gennaio, segnando anche 5 reti. Il suo futuro? La decisione spetta al Napoli, che detiene il cartellino di Duvan”.