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ViViRadioWEB in onda dall’Hotel Sol Palace di Sangineto

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Il binomio Hotel Sol Palace e ViViRadioWEB è favoloso!

Appuntamento speciale quest’oggi per la nostra web radio che sarà ospite dell’Hotel Sol Palace. Oggi inizia ufficialmente la stagione estiva per la nostra web radio ViViRadioWEB con il primo appuntamento al di fuori degli studi centrali.

Grazie alla realizzazione delle nostre postazioni mobili, la nostra radio farà tappa in diversi locali e strutture ricettive italiane.

Si inizia oggi con l’Hotel Sol Palace, bellissima struttura ricettiva recentemente ristrutturata, con sede a San Gineto in provincia di Cosenza. L’albergo dispone di tutti i comfort e da quest’anno è gestita da una società che vanta diversi anni di esperienza nel  campo dell’Hotellerie.

Sintonizzatevi su ViViRadioWEB (www.vivicentro.it/viviradio) per ascoltare il nostro Speaker Gianfranco Scarfato che allieterà con la sua animazione i clienti dell’albergo e intratterrà i nostri ascoltatori.

Nelle prossime giornate vi informeremo sulle altre “attività all’aperto” della nostra web radio.

Visita il sito della struttura ricettiva tramite questo link

 

Hotel Club Sol Palace ****

Un caloroso benvenuto a l’ Hotel Sol Palace Village, una nuova gestione all’insegna dell’accoglienza e dell’ospitalità dove il nostro principale obiettivo è far sentire i nostri ospiti a loro agio in modo che possano trascorrere una vacanza serena e appagante.
Tutte le nostre competenze ed energie per valorizzare al meglio le grandi potenzialità del nostro villaggio Hotel.
150 deliziose sistemazioni modernamente arredate, a pochi passi dal mare eccezionalmente limpido e trasparente.
I’Hotel e Village è situato in Calabria, a Sangineto in provincia di Cosenza. Qui potrete vivere la vostra vacanza in uno dei più suggestivi tratti della costa Tirrenica calabrese. A l’Hotel Club Village abbiamo a cuore il benessere delle famiglie, per le quali disponiamo di numerosi servizi, tra i quali il Centro Benessere.

La posizione del Villaggio è, inoltre, ideale per una gita alla scoperta del territorio. A breve distanza potrete raggiungere la rinomata località di Diamante l’isola e i ruderi dell’antica Cirella, Praia a Mare con l’isola di Dino, il Parco del Pollino.

Finanza pubblica. Unimpresa, -15 mld debito enti locali e +14 mld spesa Pa

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Cala il rosso degli enti locali, comuni, province e regioni: in due anni giù del 14% da 107 a 92 miliardi; sale il buco nei conti statali da 2.039 a 2.136 miliardi (+5%); le spese della Pa centrale salite di 14 miliardi in cinque anni. Il presidente Longobardi: “Che fine ha fatto la spending review?”

Sindaci e governatori virtuosi, Stato centrale sprecone. Mentre cala il debito di comuni e regioni italiani (-15 miliardi), cresce la voragine nei conti pubblici statali (+100 miliardi) grazie all’aumento incontrollato delle spese salite del 4%. Negli ultimi due anni il rosso degli enti locali del nostro Paese è diminuito di oltre 15 miliardi di euro (-14%) e nello stesso arco temporale il debito delle amministrazioni centrali è salito di quasi 100 miliardi (+5%). Da aprile 2014 a marzo 2016, il debito delle Pa territoriali è passato da 107 miliardi a 92 miliardi, con una riduzione generalizzata che ha interessato sia i comuni (-3 miliardi) sia le province (-643 milioni) sia le regioni (-7,9 miliardi); il debito dello Stato è aumentato da 2.039 miliardi a 2.136 miliardi. E’ quanto emerge da un’analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale, complessivamente, il debito pubblico dell’Italia si attesta a 2.228 miliardi, in crescita di 81 miliardi rispetto ai 2.147 di due anni fa. A pesare sul debito dello Stato sono soprattutto gli stipendi dei dipendenti delle amministrazioni centrali e costi del funzionamento dell’apparato statale, in crescita permanente: negli ultimi 5 anni la spesa della pubblica amministrazione centrale è cresciuta di oltre 14 miliardi; dal 2009 al 2014, le uscite a carico del bilancio pubblico relative alla macchina statale sono passate da 315 miliardi a 329 miliardi in aumento di oltre il 4%.

Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, il totale del debito delle amministrazioni locali – ovvero comuni, province e regioni – è passato da 107,6 miliardi di aprile 2014 a 92,01 miliardi di marzo 2016 in discesa di 15,5 miliardi (-14,48%). Il debito dello Stato centrale è aumentato, invece, di 96,6 miliardi (+4,74%) passando da 2.039,4 miliardi a 2.136,1 miliardi. Il totale del debito delle amministrazioni pubbliche (enti locali e Pa centrale) ha beneficiato del miglioramento della finanza pubblica a libello territoriale ed è aumentato di 81,05 miliardi (+3,78%) da 2.147,06 miliardi a 2.228,1 miliardi.

Nel dettaglio, a livello territoriale il debito è sceso in tutte le zone del Paese: nel Nord Ovest è passato da 30,7 miliardi a 27,3 miliardi in calo di 3,4 miliardi (-11,13%); nel Nord Est è passato da 15,4 miliardi a 12,5 miliardi in calo di 2,8 miliardi (-18,46%); nel Centro è passato da 28,3 miliardi a 23,6 miliardi in calo di 4,6 miliardi (-16,57%); al Sud è passato da 22,9 miliardi a 19,9 miliardi in calo di 2,9 miliardi (-13,00%); nelle Isole è passato da 10,2 miliardi a 8,5 miliardi in calo di 1,6 miliardi (-16,14%). La diminuzione ha interessato sia i comuni sia le province sia le regioni: per quanto riguarda i comuni è stata registrata una contrazione di 3,4 miliardi (-7,41%) da 46,07 miliardi a 42,6 miliardi; il debito delle province è invece diminuito di 643 milioni (-7,63%) da 8,4 miliardi a 7,7 miliardi; il “rosso” delle regioni (categoria che comprende anche le province autonome di Trento e Bolzano) è sceso di 7,9 miliardi (-20,71%) da 38,5 miliardi a 30,5 miliardi.

Le spese della pubblica amministrazione, nel dettaglio, sono passate dai 315,2 miliardi del 2009 ai 329,5 miliardi del 2014, in crescita del 4,53%. Si tratta, in particolare, dei costi del personale delle amministrazioni centrali e dei costi di gestione dell’intera macchina statale. Sul totale dei 329,5 miliardi, 88,9 miliardi corrispondono alla voce relazioni finanziarie con le autonomie territoriali; 70,9 miliardi alle politiche previdenziali; 40,9 miliardi all’istruzione scolastica; 32,7 miliardi alle politiche sociali e alla famiglia; 18,1 miliardi alla difesa e sicurezza del territorio; 8,4 miliardi alle politiche economico-finanziarie e di bilancio; 7,9 miliardi all’ordine pubblico e alla sicurezza; 6,1 miliardi alle spese per organismi in Europa e nel mondo; 6,9 miliardi all’istruzione universitaria; il totale delle uscite a carico del bilancio pubblico sono passate dai 649,3 miliardi del 2009 ia 732,1 miliardi del 2014, in crescita del 12,76%.

Longobardi: “Che fine ha fatto la spending review sulle amministrazioni centrali?”

“I dati sono utili per riflettere sugli indispensabili tagli alla spesa pubblica. Negli ultimi anni – commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – si è spesso puntato il dito contro le autonomie locali, sostenendo che i disastri della finanza pubblica siano cagionati dalla periferia e non dalle amministrazioni centrali. Invece, è evidente come proprio a livello territoriale si registra una gestione virtuosa del debito, ridottosi a tutti i livelli nelle regioni, nelle province e nei comuni”. Secondo Longobardi “se il governo intende intervenire sulla spesa pubblica deve aggredire i conti dei ministeri e degli apparati centrali che erano stato oggetto di una dettagliata analisi da parte della commissione sulla spending review coordinata dal dottor Carlo Cottarelli, poi affidata a Yoram Gutgeld, ma senza risultati concreti”.

Il Napoli farà di tutto per trattenere Koulibaly e Albiol

I dettagli

La Gazzetta dello Sport scrive sul mercato in entrata: “La certezza è una: la linea difensiva a quattro non si tocca ed anche gli interpreti non dovrebbero cambiare più di tanto. È arrivato Tonelli mentre Regini è tornato alla Sampdoria, si farà di tutto per trattenere Koulibaly e Albiol (il Valencia insiste per averlo e lui gradirebbe tornare in Spagna ma il Napoli si oppone). Al massimo arriverà un terzino in grado di giocare su entrambe le fasce (Vrsaljko resta in pole position, in alternativa guadagna posizioni Bruno Peres) visto che Maggio andrà via”.

A vuoto l’utlimo tentativo per Vecino

Tutto su Vecino

Secondo Il Mattino, va a vuoto un ulteriore tentativo per Vecino: “L’uruguaiano apprezza il gioco di Sarri, ha un feeling speciale con il suo vecchio allenatore, ma non vuole muoversi da Firenze, almeno per un altro anno. Ha rinnovato fino al 2021 e desidera ancora giocare nella Fiorentina. Il Napoli ci ha provato già a gennaio ed in maniera prepotente in questa sessione estiva di mercato perché l’uruguaiano è il numero uno nella lista dell’allenatore ma non si sono creati i presupposti per sbloccare la situazione. Una trattativa già di per sé complicata per la valutazione alta del club viola che valuta Vecino, impegnato in questa fase con l’Uruguay nella Coppa America, almeno 25 milioni”.

Bayern e PSG rinunciano all’assalto ad Higuain

I dettagli

La Repubblica scrive su Gonzalo Higuain: “Higuain e il Napoli. Il matrimonio può continuare a patto che tutte le tessere del complesso mosaico del mercato dei bomber siano al posto giusto. Le possibilità sono concrete anche perché il valzer degli attaccanti non è ancora partito. C’è di più. Due possibili partecipanti hanno rinunciato al gran ballo. Bayern Monaco e Psg si sono sfilate dalla corsa per Higuain. Niente assalto al Pipita, quindi, che piace sempre al Chelsea e alle due squadre di Manchester, il City e lo United. Il prezzo però non cambia: la clausola dice 94milioni e 736mila euro e sconti non ce ne saranno. C’è tempo fino al 30 giugno, poi il Napoli avrà la facoltà di rifiutare tutte le offerte per blindare il suo campione. La presa di posizione di Bayern e Psg rappresenta comunque un indizio alla soluzione di una vicenda che vivrà il suo epilogo a fine mese dopo la Coppa America”

L’affare Vrsaljko sta sfumando: possibile maxi trattativa

I dettagli

La Repubblica scrive su Vrsaljko: “Vrsaljko sta sfumando: il croato ha l’accordo con l’Atletico Madrid e attende l’intesa tra colchoneros con il Sassuolo per definire l’addio. Sarà necessario, dunque, virare su un altro esterno: Widmer dell’Udinese può essere una soluzione e non si può escludere una maxi trattativa con i friulani comprendente pure Zielinski”.

Trovato l’accordo con Lapadula, ma c’è una volontà del Pescara…

I dettagli sull’attaccante

Il Napoli ha trovato l’accordo con l’attaccante del Pescara Gianluca Lapadula, lo riferisce Il Corriere dello Sport, ma il club abruzzese ha cambiato idea e pretende venderlo in un ‘pacchetto’ con Caprari: “a fronte degli 11 che il Pescara chiede per cedere l’attaccante e anche il collega Gianluca Caprari. Unica soluzione. Unico pacchetto che il Napoli non gradisce e che invece il Genoa e la Juve sono pronti a rilevare. Lapadula non avrebbe intenzione di accettare la Juve per non giocare o per essere girato in prestito, e questo è un punto a favore del Napoli”.

Arriva il diktat di De Laurentiis: “Da qui non parte nessuno”

I dettagli

Raffaele Auriemma scrive sul mercato del Napoli quest’oggi su Tuttosport: “C’è una transenna davanti all’ingresso del Napoli. “Da qui non parte nessuno”, è il diktat del presidente De Laurentiis che vuole convincere Higuain con un progetto tecnico ambizioso e un ricco rinnovo di contratto. Il Psg e gli altri grandi club dovranno tendenzialmente mettersi l’anima in pace, al pari del Bayern Monaco, una delle società in grado di pagare la clausola. Il Napoli proverà ad allungare e adeguare il contratto del Pipita, e con lui anche quello di Albiol, corteggiato dal Valencia. Il club azzurro valuterà anche il futuro di Manolo Gabbiadini che ha richieste soprattutto dall’estero (Shalke 04, Valencia, Siviglia) mentre in Italia è stato accostato a Bologna e Sampdoria. Difficile che l’operazione, comunque molto onerosa, possa andare a buon fine: il Napoli oltretutto lo ritiene importante per la prossima stagione”

Il Napoli all’Udinese: “Ci risentiamo la prossima settimana per Zapata”

Il Messaggero Veneto

“Ci risentiamo la prossima settimana”: è questo il messaggio recapitato dal Napoli a Gino Pozzo su Duvan Zapata, il centravanti che il ds partenopeo Cristiano Giuntoli vorrebbe riscattare prima della fine del prestito biennale, pagando circa un milione di penale. Il motivo di questo slittamento? Semplice: gli uomini del presidente Aurelio De Laurentiis non vogliono interrrompere il canale di trattativa dell’Udinese, visto che in bianconero ci sono due elementi che piacciono come Silvan Widmer (alternativa a Sime Vrsaljko del Sassuolo) e soprattutto Piotr Zielinski (pallino del tecnico Maurizio Sarri).

Undici squadre su Gabbiadini, si può scatenare un’asta

Tutti lo vogliono

Presto ci sarà un incontro tra l’entourage dell’attaccante Manolo Gabbiadini ed il Napoli per definire quello che sarà con tutta probabilità un addio alla maglia azzurra. Tantissime squadre lo cercano: in Premier League ci sono Stoke City, West Ham, Southampton, Tottenham e Crystal Palace; nella Bundesliga tedesca c’è Wolfsburg nonchè lo Schalke 04; in Liga ci sono il Siviglia ed il Valencia mentre in Italia il calciatore piace ad Inter e Fiorentina. Undici squadre per Manolo, ma la richiesta è di venticinque milioni.

Diawara-Napoli, due clausole spingono per il si

I dettagli

Il Corriere di Bologna focalizza la sua attenzione sul possibile scambio Diawara-Gabbiadini con il Napoli: “Sì, dentro questi 25/30 milioni di euro ci sono i soldi ricavati dalla cessione di Amadou Diawara, che per quelli del Bologna dovranno essere nell’ordine dei 15. A oggi né in Italia né in Inghilterra né in Spagna ci sono società disposte a offrire questa cifra, ma con il passare delle settimane i capi rossoblù confidano che la quotazione del talentino guineiano possa lievitare. Senza dimenticare un paio di particolari non trascurabili. Il primo: il Bologna pretenderà una percentuale del 20% sulla futura cessione. Il secondo: se sarà ceduto in Italia la società rossoblù non dovrà riconoscere al San Marino alcuna percentuale. Ecco il motivo per il quale il Bologna vedrebbe di buon occhio l’operazione Gabbiadini-Diawara con il Napoli, perché da una parte sarebbe il Bologna a dover aggiungere soldi ma da un’altra patrimonializzerebbe il club con Gabbiadini. All’atto pratico a quel punto il Bologna e il Napoli dovrebbero trovare solo il modo per fare entrambe un affare dal punto di vista amministrativo. La verità è che il Napoli e il Bologna parlano già da tempo ma se Pagliari non abbasserà le pretese economiche sull’ingaggio, Bigon potrà farci poco”.

De Laurentiis fa sul serio per Herrera, rinviato Tolisso

Lo riferisce la rosea

La Gazzetta dello Sport scrive sui possibili colpi: “Si riparte da lì ma a centrocampo ed in attacco potrà variare qualcosa. Non a caso, non si cerca un alter ego di Jorginho nonostante Valdifiori sia sul piede di partenza perché occorre gente capace di rendere bene anche in una mediana con due interni o di dare copertura a un trequartista. Tipi come Diawara del Bologna o come Tolisso del Lione, per il quale ieri dalla Francia parlavano di una offerta del Napoli di 16 milioni. De Laurentiis in effetti ha chiesto il calciatore al collega Aulas che ha opposto un netto rifiuto e dunque la trattativa è quantomeno rinviata. Dovrà essere il Lione nel caso a richiamare il Napoli. Herrera resta la prima scelta del Napoli che è pronto ad aumentare la prima offerta formulata al Porto (da 15 milioni bonus compresi a 15 milioni più bonus) per avvicinarsi alle richieste dei lusitani. Herrera nel Messico gioca in un centrocampo a due, limitando le incursioni per garantire equilibrio”

Giudici di Pace: Lettera aperta alla Presidenza della Repubblica

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Ieri giornata importante per i Giudici di Pace di Torre Annunziata

Nella giornata di ieri 3 andante, sono stato presso la sede dei Giudici di Pace in Torre Annunziata.
Già avevo avuto modo di sentire delle lamentele degli scioperi fatti dagli Avvocati, con riprese anche televisive, ma quello che ho visto e che allego in foto ha dello scioccante.
Il giorno prima si era festeggiata la Festa della Repubblica e i 70 anni della stessa, è mai possibile che su un palazzo delle Istituzione dove  si amministra la Giustizia sia il TRICOLORE  che la Bandiera della  Comunità Europea devono stare in simili condizioni? Eppure comperare un a bandiera presso un negozio di Cinesi quanto può costare 5 max 10 Euro.

Spero che almeno l’Associazione Forense si faccia carico di  far cambiare il simbolo della Nazione.

Ringrazio per l’attenzione che vorrà dare alla presente

Castellammare di Stabia li 04.06.2016

                                               Antonio Gargiulo

Freccie tricolori, 2 giugno

CRONACA

2 Giugno, Mattarella: “Costituzione fondamento democrazia italiana

Muhammad Alì, le frasi celebri

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Muhammad Alì le ha scolpite nella pietra le parole, con il suo carisma, la sua sensibilità, il carisma, l’impegno nella lotta per i diritti civili e nelle battaglie sociali in favore della comunità afroamericana.

Ecco le frasi più celebri di Muhammad Ali.

* “Cassius Clay è un nome da schiavo. Io non l’ho scelto e non lo voglio. Io sono Muhammad Ali, un nome libero. Vuol dire amato da Dio. Voglio che la gente lo usi quando mi parla e parla di me”. 1964

* “Vola come una farfalla, pungi come un’ape. Combatti ragazzo, combatti”. 1964, prima del match con Sonny Liston.

* “Sono il re del mondo, sono carino, sono cattivo. Ho scosso il mondo, ho scosso il mondo, ho scosso il mondo!”. 1964 dopo aver sconfitto Sonny Liston.

* “E’ difficile essere umili quando si è grandi come me”.

* “Non ho mai litigato con questi Vietcong. I veri nemici della mia gente sono qui”. 1966, sul perché si fosse rifiutato di arruolarsi nell’esercito americano e combattere in Vietnam.

* “Ho già festeggiato, ho pregato Allah”. 1971, dopo che la sua condanna per renitenza alla leva era stata annullata dalla Corte suprema.

* “L’ho detto a tutti quelli che mi criticano che sono il più grande di tutti i tempi…. Non datemi perdente fino a che non ho 50 anni” 1974, dopo aver sconfitto George Foreman nel celebre match a Kinshasa.

* “Tutto quello che posso fare è combattere per la verità e la giustizia. Non posso salvare nessuno. Lui è un personaggio di fantasia”. Alla presentazione del fumetto in cui Muhammad Ali sconfigge Superman.

* “La gente dice che parlo lentamente oggi. Sai che sorpresa. Mi sono beccato 29.000 pugni in faccia. Ma ho guadagnato 57 milioni di dollari e ne ho risparmiati la metà. Di pugni forti ne ho presi pochi. Sai quante persone di colore vengono uccise al giorno d’oggi da colpi di pistola o da coltellate senza incassare una lira. Magari parlo lentamente, ma la mia testa è a posto”. 1984, a Seattle.

* “Le mie sofferenze fisiche sono state ripagate da quello che sono riuscito ad ottenere nella vita. Un uomo che non è coraggioso abbastanza da assumersi dei rischi, non otterrà mai niente”. 1984, Houston.

vivicentro.it/terzapagina –  repubblica/Muhammad Alì, le frasi celebri

Il fascino smarrito del sindaco

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L’indifferenza e a volte la noia che hanno circondato questa campagna elettorale potranno essere misurate domenica con il dato dell’affluenza. Ma, al di là dei numeri, c’è una questione che si può intanto affermare senza smentite e che ciascuno ha potuto sperimentare di persona nelle discussioni in famiglia o sul posto di lavoro: i sindaci non scaldano più i cuori. L’ultimo baluardo della «bella politica», quella più vicina ai cittadini, è un rudere.

Il declino è recente, recentissimo, per questo colpisce ancora di più. Appena un paio d’anni fa Matteo Renzi, un personaggio capace d’intercettare come un rabdomante i flussi del consenso, amava presentarsi come un sindaco prestato pro tempore alla politica nazionale. E sindaci o amministratori erano molti della prima linea scelta dal segretario, da Graziano Delrio (Reggio Emilia) a Matteo Ricci (Pesaro).

La retorica del sindaco trasudava in ogni discorso pubblico di Renzi. «Noi sindaci…», era la frase d’apertura in ogni occasione. Tanto che la prima versione della riforma del Senato, quella sognata dal premier, garantiva il laticlavio a ben sessanta primi cittadini.

Cosa è rimasto di tutto questo? Se si pensa alla fatica che ha fatto Renzi per convincere Roberto Giachetti a candidarsi, oppure alle difficoltà che il M5S sta incontrando nel trovare professionisti che accettino di entrare in un’eventuale giunta Raggi a Roma, per non parlare dell’affanno di Berlusconi per scovare qualcuno da contrapporre a Piero Fassino, sembrerebbe molto poco. Soprattutto se paragoniamo la depressione e la malinconia di oggi ai fasti del passato. Alla gloriosa stagione dei sindaci del ’93, che davvero interpretarono la volontà di rinascita di un Paese messo in ginocchio dalla corruzione e dal crollo di un’intera classe politica. Bianco a Catania, Orlando a Palermo, Rutelli a Roma, Bassolino a Napoli, ma anche il leghista Formentini a Milano, e poi Cacciari a Venezia e tanti altri. E quando Mariotto Segni provava a convincere gli italiani della bontà dell’elezione diretta del premier, gli bastava pronunciare la formula magica perché tutti capissero: il presidente del Consiglio sarà come «un sindaco d’Italia». Fu del resto grazie alla popolarità conquistata come amministratore della Capitale per sette anni che Walter Veltroni trovò la forza per lanciarsi come segretario Pd e poi candidato premier.

Di quegli anni non sembra rimasto più nulla. In fondo, sempre per restare a Roma, il discredito che ha colpito l’esperienza amministrativa di Gianni Alemanno e la paralisi che alla fine ha travolto Ignazio Marino – due esperienze diverse ma accomunate da un destino fallimentare – sono l’esempio di quanto sia finita male quella «bella politica». Lo stesso Giuliano Pisapia, che ha ben amministrato, si è guardato bene dal ricandidarsi.

Certo, le ragioni di tutto questo sono molte. E molte hanno a che fare con lo svuotamento ope legis di una figura un tempo quasi onnipotente. Tra spending review e patto di stabilità interno, lo Stato centrale ha chiuso i rubinetti da anni e impedito anche alle città virtuose di investire. Senza fondi, terrorizzati per un avviso di garanzia, i sindaci sono tornati a essere i taglianastri che erano nella prima Repubblica. Prima cioè della riforma elettorale che li rese i padroni delle città. Non ha tutti i torti Massimo Cacciari quando dice che per fare il sindaco oggi «bisogna essere dei pazzi». Per cui facciamo gli auguri domani a tutti quei «pazzi» a cui daremo il nostro voto. Sperando, per loro e anche per noi, che serva a qualcosa.

 vivicentro.it/editoriale –  lastampa/Il fascino smarrito del sindaco FRANCESCO BEI

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Benigni e maligni

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Montanelli morì martire della sinistra antiberlusconiana che lo aveva considerato un borghese reazionario per tutta la vita. Al contrario la Fallaci è diventata un’icona della destra e della cristianità sotto attacco, dopo essere stata considerata per decenni una comunista mangiapreti.

Dev’essere un destino dei toscani, perché oggi tocca a Benigni passare nel breve volgere di un’intervista da genio comico che prendeva in braccio Berlinguer e in giro Berlusconi a Johnny Lecchino, approfittatore e voltagabbana, cantore non più di Dante ma di Renzi e addirittura di Verdini. Tutto perché ha detto che a ottobre voterà sì al referendum sulle riforme costituzionali. Come se un premio Oscar avesse bisogno di baciare le natiche al potere del momento per ottenere uno strapuntino di visibilità. Hanno persino cercato maldestramente di prenderlo in castagna sulla Costituzione, fingendo di ignorare che la sua esaltazione televisiva della Carta si riferiva ai principi fondamentali e non al ruolo del Senato.

Benigni ha dato voce a un pensiero assai diffuso a sinistra: questa riforma non sarà un granché, ma dopo quarant’anni di dibattiti sterili anche il poco è meglio del nulla. Opinione discutibile, però legittima. E invece per il comitato di liberazione da Renzi chiunque la pensi in modo diverso dev’essere per forza un traditore e un venduto. La visione della politica come lotta tra clan, che gli antirenziani attribuiscono al premier, appartiene anche a loro. In Italia c’è sempre un tiranno da abbattere o da osannare, una squadra da applaudire o da fischiare. E nemmeno Benigni può concedersi il lusso di avere un’idea in contrasto con la maglia che indossa.

vivicentro.it/opinione – lastampa/Benigni e maligni MASSIMO GRAMELLINI

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Ascolta l’ oroscopo del giorno di Paolo Fox: sabato 4 giugno

L’ oroscopo giorno per giorno

Ogni giorno Paolo Fox racconta, con il suo oroscopo in TV (Fatti vostri) e su Lattemiele, cosa le stelle hanno in serbo per noi, come andrà il lavoro, la salute, l’amore…

Questo il suo oroscopo per oggi, tratto da Lattemiele:

ARIETE
TORO
GEMELLI
CANCRO
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
SAGITTARIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
PESCI

 

CHI E’ PAOLO FOX:

Paolo Fox (Roma, 5 febbraio 1961) è un astrologo, pubblicista e personaggio televisivo italiano.

Biografia
Fin dagli anni novanta si occupa di astrologia nei mass media, proponendo il suo oroscopo nelle trasmissioni televisive della RAI e anche in radio, su LatteMiele e Radio Deejay; le sue prime apparizioni televisive sono state nelle trasmissioni di Rai 1 Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

E’ iniziato a diventare noto al grande pubblico a partire dal 1997 quando ha iniziato la collaborazione con il network Lattemiele dove conduce uno spazio dedicato all’oroscopo giornaliero alle ore 7.40 e 19.40.

Il lunedì mattina il mago dell’oroscopo è presente anche su Radio Deejay. Per quanto riguarda il mondo della televisione, è apparso per le prime volte nei programmi televisivi Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

Ha partecipato come ospite a tantissimi altri programmi tv: Festa di classe, Speciali di fine anno, Tutto Benessere, Furore, Uno Mattina, Speciale Grande Fratello, Piazza Grande, Aspettando cominciamo bene e tanti altri. Dal 2002 è una delle colonne portanti del programma tv di Raidue, I Fatti Vostri, dove legge il suo oroscopo. Negli ultimi anni risulta essere uno dei personaggi maschili più cliccati dell’anno sul web!

Annualmente cura per la RAI la serata dedicata alle previsioni astrologiche per il nuovo anno, trasmessa a fine dicembre.

È attivo anche sulla carta stampata, curando l’oroscopo per diversi settimanali

Nel 2014 ha interpretato sé stesso nel film di Natale Ma tu di che segno 6?.

Per quanto riguarda la sua vita privata non si sa praticamente nulla. E’ sposato? E’ fidanzato? Dove va in vacanza? Lui non ha mai rilasciato dichiarazioni o commenti sulla sua vita sentimentale anche perché grazie agli astri vuole indovinare quella del suo numeroso pubblico che non l’abbandona mai!

Addio a Muhammad Ali, il re del pugilato mondiale

Da anni affetto dalla sindrome di Parkinson, Muhammad Ali (Cassius Clay) si è spento all’età di 74 anni

Muhammad Ali Cassius Clay con figli piccoliL’ex pugile Muhammad Ali è morto nella notte all’età di 74 anni. Lo ha reso noto la famiglia con una dichiarazione. L’ex campione del mondo dei pesi massimi e oro olimpico a Roma ’60 era stato ricoverato giovedì 2 giugno per «precauzione». Le sue condizioni non erano state giudicate gravi, ma data l’età e il morbo di Parkinson, di cui “il Più Grande” era malato da trent’anni, i medici avevano scelto la strada della prudenza.

L’ex Cassius Clay, che aveva lasciato la boxe nel 1981, era stato in ospedale diverse volte negli ultimi anni. L’ultima nel gennaio 2015, per una grave infezione alle vie urinarie, sebbene in un primo momento gli fosse stata diagnosticata una polmonite.

Pochissime da anni le sue apparizioni pubbliche, e nelle più recenti era apparso sempre più sofferente e fragile. Anche l’ultima volta, lo scorso 9 aprile, quando aveva voluto partecipare alla “Celebrity Fight Night” a Phenix, un evento annuale che è anche occasione per una raccolta fondi a favore della ricerca contro il Parkinson. Era tuttavia in evidenti difficoltà fisiche, sorretto per tutto il tempo e con il viso nascosto dietro un paio di occhiali scuri. Prima di allora aveva preso parte ad un tributo a lui dedicato nella sua città natale, Louisville in Kentucky.

Il morbo di Parkinson di cui soffriva fu palese al mondo per il tremore delle mani mentre accendeva la torcia olimpica nel 1996, ai Giochi di Atlanta. Eppure Muhammad Ali era rimasto attivo a lungo come figura pubblica. Nonostante la sofferenza soltanto negli ultimi anni si era del tutto ritirato a vita privata. Alcuni esperti sostengono che la malattia possa essere stata causata dai colpi presi sul ring nel corso della carriera.

La sua traccia resta indelebile, non solo in quanto sportivo e campione, ma anche come una delle personalità più rilevanti e influenti del ventesimo secolo, forse una tra le figure oggi più riconoscibili in tutto il mondo.

Nato Cassius Marcellus Clay Jr., cambiò il suo nome in Muhammed Ali nel 1964, dopo essersi convertito all’Islam. Divenne un simbolo per il movimento di liberazione dei neri negli Stati Uniti durante gli anni ’60, anche per aver sfidato il governo americano, opponendosi all’arruolamento nell’esercito per motivi religiosi. È stato sposato quattro volte e ha nove figli.

vivicentro.it/sport/cronaca –  lastampa/Addio a Muhammad Ali, il re del pugilato mondiale

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Libia, il governo: le basi degli scafisti non saranno colpite

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Il premier Serraj: non sarebbe una soluzione. E il suo ambasciatore a Roma spiega che non verrà permesso l’intervento della flotta europea nelle acque territoriali. Dove ogni giorno i migranti affogano senza possibilità di soccorso

Prima la Libia, poi i migranti. Nonostante le stragi, nonostante l’ondata di corpi che si riversa sulle spiagge del Mediterraneo, il governo unitario non intende permettere interventi stranieri nelle sue acque territoriali. E dice no alle azioni della flotta europea per colpire le basi degli scafisti. Fayaz Serraj, presidente dell’esecutivo voluto dalle Nazioni Unite, ha dichiarato che “distruggere le imbarcazioni dei trafficanti nei porti libici non sarebbe una soluzione”. Il problema – ha aggiunto – va risolto nei Paesi da cui partono i migranti.

Ancora più esplicito l’ambasciatore a Roma Ahmed Elmabrouk Safar, che ha sottolineato il punto di vista del governo di Tripoli: “Invitare forze navali straniere nelle acque libiche potrebbe essere visto come un importante progresso per diminuire il numero di persone che attraversano il Mediterraneo, ma in questo momento aiuterebbe a unificare la Libia?”.
Secondo il diplomatico, adesso è più importante trovare una “soluzione a lungo termine”: costruire consenso intorno all’esecutivo Serraj e ristabilire la sicurezza nell’intero Paese, superando le divisioni tra milizie e soprattutto i contrasti con il Parlamento di Tobruk che controlla la Cirenaica e non ha riconosciuto il governo unitario.

Le autorità di Tripoli quindi non chiederanno di estendere l’attività della flotta europea nella acque territoriali, né le permetteranno di colpire i rifugi dei trafficanti ma si limiteranno a domandare assistenza per addestrare la nuova guardia costiera libica. Un progetto già avviato, che comunque richiederà almeno quattro mesi prima di potere avere mezzi ed equipaggi libici in azione. E nel frattempo?

I naufragi della scorsa settimana, in cui hanno perso la vita più di ottocento persone, sono avvenuti a ridosso o all’interno delle acque territoriali libiche. Nonostante il rapido intervento delle navi militari italiane ed europee, non è stato possibile soccorrere tutti i migranti: a morire sono stati soprattutto i più deboli. Tra i 117 corpi recuperati sulle spiagge, 70 erano di donne e cinque di bambini.

vivicentro.it/cronaca –  repubblica/Libia, il governo: le basi degli scafisti non saranno colpite GIANLUCA DI FEO

Ischia Calcio, il racconto della prima giornata dell’evento “Gli anni della stroria”

L'ex direttore sportivo Enrico Scotti
L’ex direttore sportivo Enrico Scotti

Grande successo per la cerimonia di inaugurazione dell’evento “Gli anni della storia”. La prima tappa ieri si è svolta presso l’ex carcere sulla spiaggia dei pescatori,dove all’interno sono state esposte fotografie e quotidiani di quegli anni,per far rivere al popolo gialloblù,quella gloriosa storia dell’Ischia.Presenti, calciatori,allenatori e dirigenti degli anni d’oro. L’evento è stato organizzato dallo storico tifoso ed ex dirigente sportivo Enrico Scotti. La manifestazione si è aperta con il discorso proprio di Enrico Scotti: Ho inserito in questa manifestazione che ho chiamato gli anni della storia,tutte le vittorie dell’Ischia. Non vi deve sfuggire che in dodici anni siamo riusciti a vincere ben tre campionati. Con tre presidenti diversi ma sopratutto con tre allenatori diversi”. L’ex dirigente ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa,verso gli altri imprenditori che fin’ora hanno gestito l’Ischia:” Quando qualche imbecille parla di programmazione,dovrebbe leggersi la storia dell’Ischia. C’è stato uno zoccolo duro,è vero. Ci sono stati dei comuni denominatori. Volete sapere di chi si tratta? Il magazziniere Luigi Fiore,il massaggiatore Fofò e calciatori come Impagliazzo e Billone Monti. Siamo riusciti grazie ad uomini importanti che ci guidavano come: Gigetto Cantone, Roberto Fiore e Bruno Basentini,che ci hanno permesso di arrivare fin dove siamo ora. Per quanto mi riguarda io mi sono fermato al 2006, quindi non posso e non voglio parlare di ciò che è venuto dopo”. Come citato sopra alla manifestazione oltre ai protagonisti, un’occhio e caduto sopratutto sull’isolano Giovanni Martusciello,il nuovo allenatore dell’Empoli. Il direttore sportivo Scotti ha voluto così elogiare il nuovo tecnico della formazione toscana. ” E partito da Lacco Ameno, entrato nel settore giovanile dell’Ischia. Lungo il suo percorso ha trovato anche qualche allenatore che non lo poteva vedere. Ma non si è mai rassegnato,anzi mettendosi d’impegno, e con la forza e con la giusta determinazione e riuscito a completare un percorso splendido. E’ diventato il primo allenatore in Seria A dell’isola d’Ischia”. E’ bastato usare tre aggettivi: applicazione,serietà e sacrificio. Facendo un bilancio possiamo dire che : ” Ha giocato 150 partite nell’Ischia,con sette-otto gol segnati. Poi il grande salto nel calcio passando dalla B alla Seria A, dove ha segnato a squadre del calibro di Juventus,Inter. Questa è la chiara dimostrazione che con i giusti sacrifici si può arrivare a conquistare grandi traguardi. Infine l’ex direttore conclude- Grazie a Giovanni Martusciello per quello che ha fatto e ha dato all’isola d’Ischia”. Una favola quella di Martusciello che subito è entrata nel cuore del popolo gialloblù. Il neo tecnico della squadra toscana,dopo essere sempre stato il secondo di Sarri,quest’anno avrà l’occasione di mettersi in mostra e poter raggiungere traguardi importanti anche come allenatore. Oltre a Martusciello, era presente l’ex presidente Bruno Basentini,che tra ricordi ed emozioni ne ha approfittato per lanciare un’idea sul futuro dell’Ischia Calcio. “Se il comune mi dà lo stadio Mazzella,rifaccio una grande Ischia”. Dichiarazioni quelle dell’ex presidente,che fin da subito hanno colpito i tanti tifosi storici presenti all’evento. Dopo una stagione che ha visto l’Ischia retrocedere e ritornare nell’inferno della serie D,grazie anche a scelte sbagliate da parte di una società assente. Che il futuro dell’Ischia si chiami ancora una volta Bruno Basentini ? L’evento si concluderà sabato sera alle 21:00 presso l’hotel Re Ferdinando,ospiti dello storico Salvatore Di Meglio.
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