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Asta milionaria per Candreva: il Napoli c’è con 22mln più bonus

I dettagli

L’edizione romana del Corriere della Sera scrive: “Antonio Candreva adesso è al centro di un’asta milionaria tra Inter e Napoli, all’offerta dei nerazzurri (18 milioni di euro all-inclusive) è arrivata la risposta da 22 milioni più bonus di De Laurentiis. L’Inter da tempo è su Candreva tanto da aver già raggiunto la quadratura sulla parte economica. Manca, per ora, l’accordo tra presidenti: Lotito non si schioda dai 30 milioni di richiesta, ma l’Inter non molla. Thohir potrebbe inserire nell’affare Gary Medel, vecchia conoscenza di Bielsa”. 

Anche la Juve nella testa di Higuain

Lo riferisce gazzamercato.it

Nella testa di Gonzalo Higuain per qualche giorno c’è’ stata anche la Juve. Il Napoli ha messo subito le mani avanti e l’ipotesi bianconera è svanita strada facendo. Ma la tentazione e’ stata forte. E chissà se non tornerà nel tempo. I riferimenti del fratello Nicolas allo strapotere juventino così non appaiono casuali. Del resto quando il Pipita era ancora al Real Madrid il club di Agnelli ebbe un approccio con lui, ma in quel momento risultò più semplice la soluzione Tevez. Ora sono situazioni diverse e i campioni d’Italia hanno certamente maggiore disponibilità economica, ma non possono di certo pagare la clausola da 94,5 milioni di euro pretesa da Aurelio de Laurentiis. E a parità di offerta è chiaro che il numero uno azzurro preferirebbe lasciarlo libero solo per una meta straniera.

E’ il motivo per cui sottotraccia in queste settimane i vertici del Napoli hanno preferito dialogare sia con il Paris San Germain che con l’Atletico Madrid. Sinora le offerte per il cartellino non hanno superato i 60 milioni di euro ed è la ragione per cui il semaforo resta rosso. Ciò spiega anche l’uscita pubblica del fratello-agente e la rottura sul rimovo del contratto. Si preannunciano giorni aspri con il Pipita. Scaduta la clausola con l’inizio di luglio e’ durissima credere che il Napoli scenda a patti con chiunque. Eppure Atletico e Psg non mollano la presa. Nell’intreccio c’è anche Cavani. Altro vecchio pallino della Juve. Tutti sono sulle tracce di tutti. E la caccia al goleador diventa frenetica.

Strinic: “Voglio giocare, cambierà squadra a breve”

Le sue parole

Torna a parlare un tesserato del Napoli e lo fa il terzino sinistro croato Ivan Strinic a 24sata.hr: “La scorsa stagione è stata molto difficile: non ho giocato molto. Ho intenzione di rimanere nel giro della nazionale, ma posso farlo soltanto se gioco con continuità. Ho un contratto con il Napoli, ma è il mio desiderio è di giocare di più e voglio cambiare squadra durante l’estate”.

Nome nuovo per la mediana azzurra: ma occhio sempre a Kums

I dettagli

Secondo Il Corriere dello Sport, è sempre il centrocampo il reparto a cui il Napoli sta dando priorità con il nome del belga Kums che resta sulla lista di Cristiano Giuntoli, ma nella serata di ieri è stato fatto anche il nome di Felipe Gutierrez, cileno del Twente. Kums rappresenterebbe un rinforzo importante per la Champions League.

Il Napoli risponde all’agente di Higuain: i dettagli

I dettagli

Gonzalo Higuain non rinnoverà il contratto in scadenza nel giugno 2018 e come racconta la Repubblica, “si sussurra che dietro di lui ci sia l’Atletico Madrid di Simeone, disposto però a non spingersi oltre a un’offerta da 70 milioni. Per questo il fratello del Pipita sarebbe uscito allo scoperto, nella speranza di mettere alle corde il Napoli”.

Dal club azzurro è arrivata subito una risposta decisa: “Non replichiamo mai alle parole dei procuratori”. Nessuna fumata bianca, anzi: “De Laurentiis e il Pipita si trovano entrambi negli Stati Uniti: in linea d’aria abbastanza vicini, eppure da ieri praticamente separati in casa. Tira una brutta aria: di rottura”.

Hamsik: “Voglio chiudere la mia carriera a Napoli”

Le sue parole

Marek Hamsik vuole solo l’azzurro e al giornale slovacco Prava dichiara: “Restare a Napoli? Vediamo cosa succede nei prossimi giorni. Ora voglio rilassarmi, la stagione è stata lunga e difficile, ho giocato tante partite e il mio corpo ne risente. Bayern? E’ una sciocchezza. Non ho avuto nessuna offerta. Sto bene a Napoli e immagino di chiudere lì la mia carriera. Se il club è d’accordo, io resterò”.

2^ Torneo Estivo dell’amicizia di Ischia, si parte!

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Torneo Estivo Dell'Amicizia

Nella serata di lunedì presso il Ristorante la Citarea di Forio si è svolta la cerimonia di presentazione della 2^ edizione del Torneo Estivo dell’Amicizia 2016. Le squadra saranno 12, per un appuntamento che ci terrà compagnia per l’intera estate. Il torneo si concluderà la prima settimana di ottobre. L’evento organizzato da Michele Mattera come responsabile insieme a Valerio Pero che si occupa del regolamento, promette già tanto spettacolo ed emozioni. Il torneo ancora una volta sarà disputato presso il Baiola Stadium, dove ha visto trionfare la Genius Bella Napoli qualche settimana fa, calando il triplete. La squadra originaria di Forio infatti, non solo ha vinto il girone classificandosi in prima posizione,ma il torneo e la supercoppa finale. Manca davvero poco, è tutto pronto per un grande torneo estivo. Le partite si giocheranno tre volte a settimana: il lunedì,il mercoledì e il venerdì con i seguenti orari: 22:30 e 23:30. Ogni squadra giocherà soltanto una volta a settimana. Lo spettacolo è assicurato.

Turismo, Ostuni vs Gallipoli: “Movida indecorosa, mai come voi”. La replica: “Vengono tutti qui”

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Due ragazzi dormono per strada a Gallipoli

Ostuni vs Gallipoli. In Salento scontro tra i sindaci delle capitali del turismo. Il primo cittadino della ‘Città bianca’ invita i commercianti a raccogliere i rifiuti: “Non facciamo come loro”. Minerva: “Abbiamo chiuso con il passato”

Sballo a Gallipoli
Sballo a Gallipoli (archivio 2015)

“Non vogliamo che il centro storico e Piazza della Libertà siano assimilati alle spiagge di Gallipoli. E faremo di tutto affinché ciò non avvenga”, così il sindaco di Ostuni Gianfranco Coppola che elegge la città salentina a paradigma di incuria in conferenza stampa. L’anno scorso infatti dalla perla dello Jonio sono arrivate immagini di movida scatenata, giovani ubriachi per strada e spiagge sporche.

La replica del collega Stefano Stefano Minerva, appena eletto sindaco della città di Gallipoli, è sul Quotidiano di Lecce: “Coppola stia tranquillo, abbiamo appena convocato la ditta dei rifiuti”. E poi l’affondo: “le presenze turistiche che conta Gallipoli non sono nemmeno lentamente paragonabili a quelle di Ostuni”. Il Viminale nei mesi scorsi aveva lanciato l’allarme in previsione di un vero e proprio boom di turisti nella ‘città bella’.

L’esternazione del sindaco di Ostuni è avvenuta nel pieno di una conferenza stampa convocata per annunciare la volontà dell’amministrazione comunale di denunciare i commercianti responsabili dell’abbandono dei rifiuti lungo le strade della città. Il piano di Coppola per l’estate è all’insegna dell’austerità, dalla gestione dei rifiuti, al suolo pubblico concesso a disposizione, sino all’emissione di onde sonore: “Entro e non oltre l’una di notte per il centro cittadino e le due per quelle lungo la costa, all’esterno dei locali non deve essere percepita musica.

Il regolamento comunale andrà rispettato alla lettera. Alla terza sanzione, subentrerà il ritiro della concessione e l’ingiunzione di chiusura dell’attività”, ha detto il sindaco prendendo le distanze dal modello-Gallipoli: “Ostuni è una città civile”. Minerva che in campagna elettorale ha puntato tutto su quella che ha chiamato “risvolta”, non l’ha mandata a dire: “La città più bella del mondo, Gallipoli, non sarà più soffocata da incuria e rifiuti, il collega sindaco di Ostuni può stare tranquillo. Inizieremo la nostra risvolta da qui”

vivicentro.it/sud/cronaca repubblica/ Turismo, Ostuni vs Gallipoli: “Movida indecorosa, mai come voi”. La replica: “Vengono tutti qui” SONIA GIOIA

Pechino, nuova emergenza: sprofonda di 11 centimetri all’anno

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Quartiere residenziali a Pechino (afp)
PECHINO – Allo smog e alle tempeste di sabbia si aggiunge un nuovo allarme per la capitale cinese: interi quartieri si stanno inabissando a causa dell’eccessivo pompaggio di acqua dal sottosuolo. Il problema comincia a riguardare altre metropoli come Shanghai e Guangzhou
Per gli scienziati, che si sono avvalsi di immagini del sistema satellitare “InSar” che controlla con i radar l’inclinazione della superficie terrestre, anche le altre principali metropoli cinesi stanno lentamente sprofondando. Tra le più colpite, dopo la capitale, ci sono Shanghai, Guangzhou, Tianjin e Hong Kong: qui, oltre al cedimento del terreno, l’incubo è l’innalzamento del livello marino, frutto del surriscaldamento atmosferico. Secondo lo studio, un abbassamento della superficie terrestre di undici centimetri all’anno “mette a rischio la sicurezza sia della popolazione che delle infrastrutture”. L’emergenza investe in particolare il quartiere degli affari di Chaoyang, dove a partire dai primi anni Novanta sono sorti centinaia di grattacieli e transitano i treni ad alta velocità. A rischio c’è però anche il centro storico della capitale, a partire dalla Città Proibita e da piazza Tiananmen.

Pechino si trova al centro di una pianura arida e le sue acque sotterranee, scendendo dall’Himalaya, si sono accumulate nel corso dei millenni. Il livello delle falde si è drammaticamente abbassato negli ultimi quarant’anni, dopo che nell’area metropolitana si sono ammassati oltre 30 milioni di abitanti. Nel 2015 un mega-progetto, grazie a 2400 canali, ha dirottato verso nord 44,8 miliardi di metri cubi d’acqua, garantendo le risorse idriche alla popolazione. La speranza ora è che la falda torni lentamente a caricarsi, spingendo il terreno verso l’alto fino al livello naturale. Il governo ha annunciato ieri il divieto di costruzione di nuovi pozzi in tutta la capitale: per gli scienziati il provvedimento è fuori tempo massimo, ma già “contenere l’inabissamento sotto i dieci centimetri all’anno può scongiurare una catastrofe annunciata”.

vivicentro.it/cronaca – dal nostro corrispondente GIAMPAOLO VISETTI/repubblica / Pechino, nuova emergenza: sprofonda di 11 centimetri all’anno

Scuola, i professori che rifiutano il bonus: “A tutti o a nessuno, così è un’elemosina”

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Da Milano a Napoli cresce la protesta degli insegnanti: “Usiamo quel premio per aiutare gli alunni bisognosi”

Hanno scelto di rifiutare il bonus che certifica il loro merito: nell’anno scolastico appena concluso sono stati buoni maestri, ottimi professori. I migliori a scuola. Il premio previsto è in denaro: da 200 euro netti ai 1.800 di un liceo a Torino: la discrezionalità con cui le singole scuole italiane hanno distribuito il bonus è stata totale.

L’iniziativa del premio allontanato, ultimo orgoglio degli insegnanti italiani, è nata a Bologna, città all’avanguardia nella protesta contro la Buona scuola. In maniera spontanea, nell’istituto comprensivo più grande: l’Ic 14 tra Borgo Panigale e Casteldebole, prima periferia. È fatta da cinque scuole elementari e una media, da 1.358 alunni di cui il 28 per cento stranieri. Bene, qui 72 docenti su 177 hanno sottoscritto una “dichiarazione di indisponibilità” al premio sul merito. Poi lo hanno spiegato. “Siamo contrari al sistema di valutazione introdotto dalla legge 107 perché comporta uno sterile aumento della competizione individuale tra gli insegnanti, determina una forte gerarchia e trasforma la scuola pubblica in un’azienda spingendo i docenti a uniformare la didattica”. La protesta ha assunto anche modalità nobili: i soldi destinati ai singoli sono stati donati a progetti didattici, spesso per ragazzi con il passo lento. All’Istituto agrario Serpieri, sempre a Bologna, quindici insegnanti hanno fatto appello ai colleghi: “Non presentate la richiesta per il premio”. Qui hanno spinto i Cobas. Al Liceo scientifico Sabin sono stati raccolti 40 “no”: “A tutti o non lo voglio”. Diversi “rifiuti” sono arrivati alle primarie Romagnoli e Longhena, al Monte San Pietro, all’Istituto Aldrovandi-Rubbiani. Molti insegnanti – una minoranza, una larga minoranza – hanno chiesto di non essere premiati.

Il riconoscimento in euro spesso è considerato ingiusto, visto che i criteri sono arrivati nel finale dell’anno. Ci sono 200 milioni di euro in tutta Italia: 23mila euro per istituto, in media. La scorsa primavera si era infiammata la prima battaglia: su quali basi si sceglieranno i migliori? La domanda è stata superata con non poche incongruenze. In alcune scuole si è deciso di dare il denaro a tutti i docenti che avevano presentato un progetto speciale, in altre ci si è affidati ai questionari compilati dagli studenti, alle segnalazioni di colleghi e genitori. Diversi prof sono stati premiati per aver portato i ragazzi a una mostra il sabato, altri perché animatori digitali, altri perché avevano trascritto i verbali dei consigli di classe.

Ora, a scuola chiusa, la bellicosa classe docente italiana è passata alla fase due: il rifiuto. Una parte, almeno. Il boicottaggio è diventato massiccio a Milano: prof di istituti del centro si sono rifiutati in blocco di far parte del comitato di valutazione. A Firenze i più sindacalizzati hanno suggerito di dividere il premio con chi si è opposto alle riforme dall’inizio. A Roma si segnalano rifiuti al Liceo classico Mamiani, quartiere Prati, alla Claudio Abbado, in centro, e alla Luigi Rizzo della Balduina. Maria Lo Fiego, insegnante alle medie, ha postato la sua contrarietà su Facebook: “Un’elemosina”. La gran parte dei presidi di Torino ha smussato la questione dirottando fondi verso il potenziamento dei laboratori. Il comprensivo Regio Parco, invece, ha scelto di escludere gli insegnanti con più di venti giorni d’assenza. Il Liceo classico Siotto Pintor di Cagliari si è spaccato mentre all’Adolfo Pansini di Napoli gli stessi studenti, in solidarietà, non sono entrati a far parte del Comitato di valutazione. Premio fermato. Nel 42 per cento delle scuole di Palermo il bonus sarà assegnato in base a un’autocertificazione presentata dai docenti. A Parma e Piacenza, sostiene il sindacato Gilda, su 88 istituti solo un paio hanno già chiarito la faccenda. A Parma, d’altronde, la raccolta delle firme per il referendum che chiede, tra l’altro, l’abolizione del premio è arrivata a cinquemila sottoscrizioni.

(hanno collaborato: tiziana de giorgio, silvia dipinto, arianna fuccillo,  maria chiara perri,  stefano parola)

vivicentro.it/cronaca – repubblica/ Scuola, i professori che rifiutano il bonus: “A tutti o a nessuno, così è un’elemosina” CORRADO ZUNINO

Riforma processo esecutivo: via libera definitivo. Tutte le novità e il testo approvato

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La Camera ha rinnovato la fiducia al dl banche che contiene numerose misure in materia di esecuzioni. Oggi diventa legge

Dalle norme salva-risparmiatori al patto marciano passando per le misure tese ad accelerare le procedure per il recupero dei crediti. Sono queste le principali novità del dl banche su cui ieri la Camera ha confermato, con 336 voti a favore e 178 contrari, la fiducia nel testo licenziato dal Senato nei giorni scorsi (qui sotto allegato) senza apportare modifiche né aggiunte. Oggi, il voto finale (mera formalità) farà diventare la legge di conversione del decreto n. 59/2016, legge dello Stato.

Varie le novità subite dal testo durante l’iter parlamentare, sia in ambito rimborsi che in quello delle procedure esecutive e concorsuali.

Di seguito, le misure più significative approvate:

Indennizzi automatici con più tempo

Più tempo per i rimborsi, con la possibilità per gli investitori che hanno acquistato entro il 12 giugno 2014 obbligazioni emesse dalle 4 banche oggetto della procedura di risoluzione nel novembre scorso di chiedere al Fondo l’erogazione dell’indennizzo automatico. Restano ferme le condizioni: ovvero patrimonio mobiliare di valore inferiore a 100.000 euro; ammontare del reddito nel 2015 inferiore a 35.000 euro. L’importo dell’indennizzo è forfettario, pari all’80%. Il reddito lordo durante l’esame del Senato è stato sostituito con “reddito complessivo” e ad essere valutati saranno i redditi del 2014 in luogo di quelli del 2015. Non ha ricevuto il via invece l’emendamento che prevedeva che i rimborsi erogati dal fondo non fossero soggetti ad imposizione fiscale. Tuttavia, il governo ha dato via libera a un ordine del giorno in materia.

Pegno non possessorio

La nuova figura del pegno non possessorio prevede la possibilità, per l’imprenditore di offrire a garanzia dei debiti beni mobili destinati all’esercizio dell’impresa, che potrà continuare ad utilizzare, senza subirne lo spossessamento.

In caso di inadempienza, il bene dovrà essere consegnato entro 15 giorni dall’intimazione.

Patto marciano a maglie larghe

Si potrà ricorrere al c.d. patto marciano (ossia la possibilità di stipulare un contratto di cessione di un bene immobile che diventa efficace in caso di inadempimento del debitore) per i contratti di finanziamento tra istituti finanziari e imprese già in essere.

Con le modifiche apportate dal Senato, il periodo di inadempimento è stato portato da 6 a 9 mesi e le rate non pagate a tre anche non consecutive. Se per il debitore ha rimborsato almeno l’85% della quota capitale, per far scattare l’inadempimento occorreranno 12 mesi dal mancato pagamento.

Dta

Dopo l’intervento della Commissione europea, secondo la quale le imposte differite attive (Deffered Tax Assets) rappresentano aiuti di Stato, il governo è intervenuto prevedendo un canone. Le aziende potranno continuare quindi ad applicare le disposizioni fiscali vigenti alle attività per imposte anticipate, a condizione, però, che versino una gabella pari all’1,5% della differenza tra le attività per le imposte anticipate e per quelle versate.

Cambia l’atto di pignoramento

L’art. 4 dedicato alle disposizioni in materia di espropriazione forzata, rimasto peraltro invariato durante l’esame parlamentare, modifica l’art. 492 c.p.c., aggiungendo al terzo comma, la previsione secondo la quale “il pignoramento deve contenere l’avvertimento che, a norma dell’articolo 615, secondo comma, terzo periodo, l’opposizione è inammissibile se è proposta dopo che è stata disposta la vendita o l’assegnazione a norma degli articoli 530, 552 e 569, salvo che sia fondata su fatti sopravvenuti ovvero che l’opponente dimostri di non aver potuto proporla tempestivamente per causa a lui non imputabile”.

Termini ridotti per l’opposizione

Viene confermata anche la novella all’art. 615, 2° comma, c.p.c., con la previsione che l’opposizione, nell’esecuzione per espropriazione, “è inammissibile se è proposta dopo che è stata disposta la vendita o l’assegnazione a norma degli articoli 530, 552, 569, salvo che sia fondata su fatti sopravvenuti ovvero l’opponente dimostri di non aver potuto proporla tempestivamente per causa a lui non imputabile”.

Decreti ingiuntivi provvisoriamente esecutivi

A passare inalterata è anche la modifica di cui all’art. 648, primo comma, c.p.c. che introduce l’obbligo, per il giudice, anche in presenza di opposizione, di concede l’esecuzione provvisoria del decreto, limitatamente alle somme non contestate.

Vendite a mezzo commissionario

Il d.l. modifica anche l’art. 532, seconda comma, c.p.c. sostituendo il secondo e il terzo periodo, attraverso la previsione secondo la quale gli esperimenti di vendita non possono essere superiori a tre.

Spetterà al giudice fissare i criteri per determinare i relativi ribassi, le modalità di deposito della somma ricavata dalla vendita e il termine finale non superiore a sei mesi, alla cui scadenza il soggetto incaricato della vendita deve restituire gli atti in cancelleria. Esauriti infruttuosamente i tre tentativi, il giudice “dispone la chiusura anticipata del processo esecutivo, anche quando non sussistono i presupposti di cui all’articolo 164-bis delle disposizioni di attuazione del presente codice”.

Aste solo telematiche

Le aste dovranno svolgersi in modalità telematica, salvo che sia pregiudizievole per gli interessi dei creditori o per il sollecito svolgimento della procedura.

Con decreto del Ministro della giustizia, da adottare entro il 30 giugno 2017, “è accertata la piena funzionalità del portale delle vendite pubbliche previsto dall’articolo 161-quater delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transi- torie, di cui al regio decreto 18 dicembre 1941, n. 1368″.

Viene modificato l’art. 560 c.p.c., disponendo che gli interessati a presentare l’offerta d’acquisto hanno diritto ad esaminare i beni in vendita entro 15 giorni dalla richiesta (e non più 7 come originariamente previsto), che dovrà essere formulata esclusivamente mediante il portale delle vendite pubbliche.

Ribasso del prezzo

In materia di espropriazione immobiliare, viene modificato l’art. 591, secondo comma c.c., prevedendo che dopo il quarto (in luogo del terzo) tentativo di vendita andato deserto, il valore dell’ultima base d’asta possa essere ridotto fino al limite della metà.

Assegnazioni a favore di terzi

Viene introdotto infine il nuovo art. 590-bis c.p.c. che prevede che il creditore assegnatario di un bene a favore di un terzo deve dichiarare in cancelleria, nei cinque giorni dalla pronuncia in udienza del provvedimento di assegnazione ovvero dalla comunicazione, il nome del soggetto a favore del quale deve essere trasferito l’immobile, depositando la dichiarazione dello stesso. In mancanza, il trasferimento è fatto a favore del creditore.

Rento to buy con convalida sfratto

Attraverso la modifica all’art. 23, comma 2, del d.l. n. 133/2014, relativo al “rent to buy”, viene contemplata la possibilità che in caso di inadempimento il creditore, ai fini del rilascio dell’immobile il concedente può avvalersi del “procedimento per convalida di sfratto, di cui al libro quarto, titolo I, capo II, del codice di procedura civile”.

Elenco dei professionisti per beni pignorati

Presso ogni tribunale verrà redatto un nuovo elenco dei professionisti che si occupano delle operazioni di vendita dei beni pignorati. Spetterà al ministero della Giustizia disciplinare le modalità relative ai corsi ad hoc che dovranno essere frequentati da costoro. L’iscrizione sarà vincolata, infatti, all’obbligo di formazione sia iniziale che periodica nonché al superamento di una prova scritta. Ove, tuttavia, ricorrano speciali ragioni, l’incarico potrà essere conferito anche a chi non fa parte dell’elenco, ma il giudice dovrà indicare nel provvedimento di conferimento i motivi della scelta.

Il registro delle espropriazioni

Presso il ministero della giustizia viene istituito un registro elettronico delle procedure di espropriazione, avente lo scopo di facilitare la creazione di un mercato dei crediti deteriorati e permettere ai potenziali creditori di valutare meglio la situazione economica delle imprese.

Il registro potrà essere accessibile dalla Banca d’Italia.

vivicentro.it/l’esperto / Marina Crisafi/StudioCataldi / Riforma processo esecutivo: via libera definitivo. Tutte le novità e il testo approvato

Urla, spari e fuga: così il poliziotto atterra il kamikaze. Pochi secondi dopo l’esplosione (VIDEO)

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Uno dei sette componenti del commando, ma il numero non è ufficiale, è stato intercettato mentre correva dentro lo scalo da un agente della polizia di sicurezza che gli ha sparato e bloccato. Pochi secondi dopo si fa saltare in aria

Panico in aeroporto, spari, urla ma un poliziotto riesce ad atterrare uno dei kamizake. E’ una delle storie che emergono dalla sera di carneficina all’aeroporto turco di Ataturk.

Turchia, poliziotto atterra kamikaze prima dell’esplosione (VIDEO)

Secondo fonti turche, sarebbero stati tre i kamizake che si sono fatti esplodere, uno degli attentatori sarebbe stato arrestato, mentre altri tre sarebbero riusciti a fuggire.

Urla, spari e fuga: così il poliziotto atterra il kamikaze. Pochi secondi dopo l’esplosione

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Armi spuntate in difesa delle banche

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Per le banche nell’area euro siamo solo in grado di erigere una struttura di legno, non di acciaio, aveva detto Wolfgang Schäuble tre anni fa. Purtroppo ora nella tempesta della Brexit il legno scricchiola assai, e in punti che rivelano quanto fosse frettolosa la costruzione di cui il ministro delle Finanze tedesco invitava a contentarsi.

Va detto che sulle quotazioni azionarie delle banche si scaricano tensioni da cui l’azione della Bce protegge i titoli pubblici.

Le difficoltà del settore sono quelle già conosciute; è il ritorno di una speculazione sulla fragilità dell’euro a metterle in evidenza. Tuttavia, l’instabilità finanziaria può, come altre volte, autoalimentarsi.

Proteggere le banche italiane implica un rompicapo multiplo. Le regole europee vietano l’uso di denaro pubblico, eppure le autorità di Bruxelles si rendono conto che l’instabilità può giocare brutti scherzi. Il governo italiano non ha soldi; le opposizioni sono pronte ad accusarlo di salvare i banchieri; i banchieri, non volendo allarmare i mercati, negano di aver bisogno di soccorso.

Non sarà facile uscirne. La soluzione migliore, un intervento collettivo europeo, se adottata per tempo avrebbe forse consentito di recuperare per intero i soldi dei contribuenti, come è avvenuto negli Stati Uniti con il programma Tarp. Nei primi anni, ogni Paese dell’euro ha fatto per conto proprio; dopodiché si è dichiarata finita la crisi, vietando aiuti di Stato dall’agosto 2013.

Si poteva discutere, fino al referendum britannico, se l’Europa avesse deciso troppo presto di lasciare libero corso al mercato, e alla eventuale scomparsa delle banche più deboli, oppure se fosse stata l’Italia a sbagliare non intervenendo prima. Oggi l’occasione («kairòs» in greco antico, ricorda Matteo Renzi dal liceo classico) è buona per tagliar corto e ripensare alcune scelte.

Può darsi che il governo italiano usi la Brexit come pretesto, come dicono analisti finanziari maligni. Sta di fatto che gli strumenti europei sono insufficienti. Senza le putrelle d’acciaio che la Germania non ha voluto – assicurazione comune dei depositi, fondo comune di risoluzione – è difficile evitare che ogni Stato puntelli la baracca per conto proprio in caso la senta tremare.

Tuttavia all’interno il compito è ingrato. Un intervento pubblico darebbe fiato ad accuse svariate («il governo mette le mani nelle banche» oppure «il governo salva i banchieri», che a ben riflettere sono opposte). Alcuni banchieri preferiscono non essere aiutati, anche a prezzo di rimpicciolire le loro banche; altri forse si augurano un appoggio nel mentre dichiarano di non gradirlo.

Difendere l’«italianità» del nostro sistema creditizio è esattamente ciò che l’ha reso debole in Europa e nel mondo, prolungando la sua carenza di capitale. Intanto la costruzione dell’unione bancaria europea è rimasta fragile per la simmetrica complicità in ogni Stato tra potere politico e finanza. Comunque si intervenga, non si dia l’impressione di farlo a tutela degli equilibri esistenti.

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vivicentro.it/editoriale –  lastampa / Armi spuntate in difesa delle banche STEFANO LEPRI

La chiave inglese

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Dal giorno successivo al patatrac, gli inglesi cercano forsennatamente di capire cosa diavolo sia quell’Unione Europea da cui hanno deciso di autoespellersi. Non è una freddura british, ma il freddo responso di Google. La seconda domanda più digitata sul motore di ricerca dai prodi secessionisti britannici risulta essere: «What is the Eu?» («Che cos’è la Ue?»). Seguita da un quesito non meno amletico: «What happens if we leave the Eu?» («Che succede se lasciamo la Ue?»). Ma non potevano chiederselo venerdì mattina? Magari avrebbero votato allo stesso modo, ma almeno dopo averci pensato su. Altro che «conoscere per deliberare». Questi prima hanno deliberato e poi, con molta calma, hanno incominciato a informarsi sull’oggetto e sulle conseguenze del loro voto. Ooopss… è crollata la sterlina. Ooopss… i capitali fuggono dalla City. Ooopss… da Bruxelles ci intimano di andarcene per davvero. Chi l’avrebbe immaginato, milord.

Nessuno auspica di mettere paletti al suffragio universale: le alternative sperimentate nei secoli si sono rivelate peggiori. Ma se persino il popolo più compassato del mondo si comporta in modo tanto impulsivo e superficiale, significa che la percezione della realtà è saltata un po’ dappertutto. Come se la vita fosse diventata un rullo, un flusso continuo dove le scelte non sono più decisioni significative ma gesti dimostrativi senza conseguenze. Tanto che gli inglesi, dopo avere votato il referendum per lasciare l’Europa, già pensano di indirne un altro per rientrarci. Forse hanno finalmente capito cos’è.

vivicentro.it/opinione –  lastampa / La chiave inglese MASSIMO GRAMELLINI

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Alcuni diritti riservati.

TURCHIA: Bersagli …. Morbidi (Lo Piano – SaintRed)

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Stanotte ancora un aereoporto sotto attacco, stavolta e’ toccato a quello di Ataturk di Istanbul in Turchia, considerato almeno fino ad ieri, uno dei piu’ militarizzati e sicuri al Mondo. I controlli severissimi, purtroppo non sono ancora una volta bastati, e neppure tutte le misure di sicurezza che erano state ancora piu’ intensificate proprio in questi ultimi giorni, purtroppo queste precauzioni non sono bastate a neutralizzare l’attacco dei terroristi.
Le prime stime parlano di una cinquantina di vittime e un centinaio di feriti, alcuni dei quali in condizioni critiche, le notizie alle 4 di notte ora italiana, sono ancora molto frammentarie, ci vorranno altre ore per avere una conta certa dei morti e dei feriti, in questa confusione, e’ stato appurato solo il numero degli attentatori.
Si parla di 7 kamikaze, 3 di essi, una volta compiuta la carneficina, si sono fatti saltare in aria, gli altri 4 sarebbero stati freddati dalle forze di sicurezza nei pressi dell’aereoporto, prima che potessero mietere nuove vittime.
Si presume che altri attentatori siano ancora in fuga, tutta la zona e’ completamente accerchiata, l’aereoporto restera’ chiuso fino alle 20 di oggi, tutti gli arrivi sono stati dirottati sugli scali di Ankara e Smirne.
Le immagini dell’orrore sono state registrate dalle telecamere di sicurezza,dell’aereoporto di Istanbul, un film dell’orror in cui si vedono prima le esplosioni, poi gli attentatori sparare raffiche di mitra su persone inermi che attendevano nelle sale di attesa aereoportuali, e poi uno di essi pur ferito mortalmente, ha avuto la forza di tirare la fibbia della cintura esplosiva, e immolarsi in nome di Allah.
Gli aereoporti come i luoghi in cui vi e’ un’assembramento di folla, per i terroristi sembrano essere i luoghi preferiti,” Bersagli Morbidi”, dove e’ facile compiere carneficine.
La dinamica dell’attentato e’ stata simile a quella attuata nell’aereoporto di Zaventem in Belgio, quello che e’ accaduto ad Istanbul, potrebbe accadere in ogni aereoporto del Mondo, fin quando gli Jiadisti non saranno annientati, nessuno si potra’ sentire tranquillo.
La Vita Continua :
In un simile frangente, Erdoghan sembra piu’ proccupato dell’aspetto economico che non di quello umano. Viene data maggiore valenza alle possibili ripercussioni sul turismo che non sulla perdita di vite umane.
La vita si sa deve continuare, ma bisognerebbe avere un po’ piu’ di rispetto per le vittime ed i loro i familiari.

vivicentro.it/blogger/Lopiano.Saintred –  Bersagli …. Morbidi Lo Piano – SaintRed

Trovare un animale per strada e prenderlo con sé è lecito?

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L’articolo 647 del codice penale è stato recentemente abrogato, ma i rischi di incorrere in conseguenze civili ci sono. Ecco quindi cosa fare per “agire bene

Quando si trova un animale per strada, solo e spaurito, e si ha un po’ di buon cuore è davvero difficile andare avanti facendo finta di niente.

NOTA di red: come ogni anno, dato che sappiamo già che, purtroppo, di bestie che abbandoneranno il loro amico (qualunque esso sia: cane, gatto, pesciolino, cavia ecc ecc) continueranno ad essercene abbiamo lanciato la nostra campagna contro l’abbandono per evitarne il più possibile: 

Comunque ce ne saranno ancora ma sappiamo anche che, parimenti, ci saranno tanti che li soccorreranno e di loro si prenderanno cura (se giungeranno in tempo) A tutti loro va il nostro apprezzamento e questo suggerimento affinché possano portare avanti, correttamente, il loro gesto d’amore.

Dopo averlo accolto e avergli prestato le prime cure, bisogna però guardarsi bene dall’assumere in maniera troppo istintiva la decisione di tenerlo con se: potrebbe esserci un legittimo proprietario che sta cercando il suo amico a quattro zampe.

Fino allo scorso febbraio, il nostro ordinamento prevedeva addirittura come reato l’appropriazione “di cose smarrite, del tesoro o di cose avute per errore o caso fortuito”, fattispecie all’interno della quale era stata a lungo dibattuta la riconducibilità dell’appropriazione di un animale rinvenuto per strada, successivamente rivendicato da un legittimo proprietario.

Rilevanza dirimente l’aveva avuta, a tal proposito, la sentenza numero 18749 depositata dalla Corte di cassazione il 29 aprile 2013.

In essa si era infatti affermato che il reato allora previsto dall’articolo 647 del codice penale poteva essere applicato al caso in cui un soggetto si appropriava di un animale smarrito, rinvenuto per strada.

I giudici hanno ricordato, del resto, che gli animali, ai fini della legge penale, vanno considerati “cose”, facendo riferimento alle categorie proprie del diritto civile e non potendo essere considerati “persone”.

Inoltre, per la Cassazione l’acquisizione del possesso di un cane che si sia smarrito può rientrare a pieno titolo tra le ipotesi di caso fortuito che, insieme all’errore altrui, legittimava l’applicabilità di cui all’articolo 647 del codice penale.

Oggi, tuttavia, a seguito dell’abrogazione di tale ultima norma in forza dell’entrata in vigore del decreto legislativo numero 7 del 15 gennaio 2016, appropriarsi di un cane smarrito non è più rilevante penalmente, in nessun caso.

Le conseguenze di una simile azione, semmai, possono assumere rilevanza solo in ambito civilistico e comportare, quindi, la restituzione, il risarcimento del danno e il pagamento di un’apposita sanzione pecuniaria civile compresa tra cento e ottomila euro.

Ora come allora, in ogni caso, la condotta in commento va analizzata tenendo conto anche di quanto previsto dall’articolo 925 del codice civile che si occupa espressamente della proprietà degli animali mansuefatti stabilendo che essi possono essere inseguiti dal proprietario nel fondo altrui, salvo il diritto del proprietario del fondo ad essere risarcito del danno eventualmente subito.

Tale previsione continua poi chiarendo che questi animali appartengono a chi se ne è impossessato, a meno che il proprietario, una volta che abbia avuto conoscenza del luogo in cui si trovano, non li reclami entro venti giorni.

Alla luce di tutto ciò, il consiglio per chi trova un animale smarrito e vuole evitare di incorrere in spiacevoli avventure è quindi quello di attenersi a quanto dispone il nostro ordinamento.

In particolare occorre tempestivamente fare denuncia del ritrovamento alle Autorità competenti, quindi ai Carabinieri, alla Polizia municipale, al servizio veterinario della Asl o all’anagrafe canina.

In attesa di ritrovamento del padrone, il cane sarà ospitato in un canile convenzionato con il Comune di riferimento.
Tuttavia, dietro autorizzazione della Asl, l’animale potrà essere affidato anche ai privati che diano garanzie di buon trattamento. Dapprima in via temporanea e poi, decorsi 60 giorni dal ritrovamento, in via definitiva.

Affinché il cane entri nella piena proprietà dell’affidatario, in ogni caso e fatto salvo quanto disposto dall’articolo 925 del codice civile, è necessario attendere il termine di un anno senza che il proprietario lo rivendichi, in conformità a quanto stabilito dall’articolo 929 del codice civile per le cose smarrite, la cui disciplina si applica, in certa misura, anche agli animali

Valeria ZeppilliAvv. Valeria Zeppilli
E-mail: valeria.zeppilli@gmail.com
Laureata a pieni voti in giurisprudenza presso la Luiss ‘Guido Carli’ di Roma con una tesi in Diritto comunitario del lavoro. Attualmente svolge la professione di Avvocato ed è dottoranda di ricerca in Scienze giuridiche – Diritto del lavoro presso l’Università ‘G. D’Annunzio’ di Chieti – Pescara

 

vivicentro.it/l’esperto – Valeria Zeppilli/StudioCataldi.it / Trovare un animale per strada e prenderlo con sé è lecito?

Attentato all’aeroporto di Istanbul: grave il bilancio delle vittime, almeno 60 morti

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Tragico attentato all’aeroporto di Istanbul, almeno 60  morti 

Istanbul – Strage all’aeroporto di Ataturk intorno alle 21.00, ore italiane. Un commando di terroristi ha colpito uno dei punti più protetti della Turchia, uno degli aeroporti più grandi d’Europa. Dopo un conflitto a fuoco con la polizia che ha cercato di neutralizzarli, almeno tre kamikaze di matrice jhiadista si sono fatti esplodere. Hanno prima aperto il fuoco sulla folla inerme, provocando morti e feriti, poi tre esplosioni.

Alcune scene drammatiche sono state riprese dal sistema di videosorveglianza dell’aeroporto e dai cellulari, sul posto sono accorse una trentina di ambulanze, molti feriti sono stati portati via anche in taxi. Sono almeno 60 i morti. Sembra che non ci siano italiani tra le vittime ma non ci sono ancora comunicati ufficiali. Matteo Renzi da Bruxelles, raggiunto dalla notizia, esprime vicinanza e solidarietà al popolo turco e alle famiglie delle vittime.

È allerta in tutta la Turchia, cancellati tutti i voli in partenza per le prossime 24 ore.

Guardia Costiera, 28 giugno: 7 operazione 753 salvataggi (VIDEO)

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Soccorso migranti 28 giugno 2016 – Sono circa 753 i migranti tratti in salvo nella giornata di oggi, nel corso di 7 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale operativa della Guardia costiera a Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. I migranti si trovavano a bordo di 6 gommoni e 1 piccolo natante.

Hanno preso parte ai soccorsi l’unità CP941 Nave Diciotti della Guardia Costiera, le Navi Margottini e Aliseo della Marina Militare operanti nel dispositivo Mare Sicuro, l’unità militare olandese Van Amstel inserita nel dispositivo Frontex, la nave Sea Watch 2 dell’omonima ONG e la nave Aquarius di SOS Mediterranée. A termine delle operazioni di soccorso, 578 migranti sono stati presi a bordo di Nave Aquarius e 175 su Nave Van Amstel.

NOTE sulla Guardia Costiera:

La guardia costiera è un corpo di polizia, talvolta con status e/o funzioni militari – organizzata a livello statale, responsabile di vari servizi.

Generalmente esercita una serie di differenti competenze che possono essere diverse nei vari paesi del mondo.

Attività e competenze

Fra le responsabilità che possono essere affidate ad un servizio di guardacoste, vi è la sorveglianza del rispetto delle norme che regolamentano la navigazione, la manutenzione di boe, fari, e altri ausili alla navigazione, il controllo delle frontiere marittime, sorvegliando le acque territoriali e altri servizi di controllo.

In alcuni paesi, la guardia costiera è parte delle forze armate, in altri è una organizzazione civile o privata. In altri paesi ancora, i compiti di salvataggio in mare sono suddivisi tra più organizzazioni, compresi corpi volontari civili. In questi casi, i mezzi navali possono essere forniti dai volontari, come i Royal National Lifeboat Institution, i velivoli dalle forze armate e la guardia costiera contribuisce con i propri mezzi.

In tempo di guerra, le guardie costiere possono venire incaricate della difesa dei porti, del controspionaggio navale e di perlustrazioni litoranee.

(note da: wikipedia)

L’Ape non sarà un trattamento indolore

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Previsti sgravi fiscali per l’anticipo pensionistico.

 L’Ape, Anticipo pensionistico, è un intervento ‘ che assicura libertà di scelta al lavoratore’, il quale potrebbe decidere, a condizioni ben precise, di lasciare il lavoro anche tre anni prima; l’intervento è ancora oggetto di discussione al governo.
Ma non sarà indolore, sull’assegno pensionistico si terrà conto dell’assicurazione per morte anticipata ( la cosiddetta premorienza), oltre che del ‘mutuo previdenziale’. E andare a riposo prima dell’età stabilita dalle norme in vigore, avrà un costo in termini di tempo, dato che sono stati previsti 20 anni per estinguere il prestito dell’istituto di credito. Non è propriamente un regalo, come sempre, finisce in una sorta di partita doppia, tra il governo e i diritti dei lavoratori.

Intanto è stato confermato proprio dal governo, che l’Ape sarà valida per tutte le categorie di lavoratori, compresi quelli pubblici e gli autonomi. A dichiararlo è stato il Ministro del lavoro Giuliano Poletti, nei giorni scorsi, dopo un incontro con i sindacati. Negli intenti del governo, dunque, la disponibilità a garantire la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, attraverso adeguati strumenti finanziari, ma anche l’impegno a non modificare la legge Fornero.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, afferma al riguardo:
“I lavoratori non saranno penalizzati, ma si provvederà semplicemente all’ammortamento del prestito”.
Allo studio del governo e del Ministero del Lavoro, gli sgravi fiscali per rendere la manovra quanto più agevole possibile per il lavoratore, e la rata di competenza più sostenibile. Sull’anticipo pensionistico, Poletti, ha aggiunto che si sta seguendo un buon iter di lavoro, e che ovviamente, il dibattito, rivela come sempre dei nodi, alla fine pero, si dovrebbe concordare sull’assetto definitivo dell’intervento.

Ma è davvero una manovra equa e conveniente per il lavoratore? O è un modo allettante, ma in fin dei conti, non privo di riflessi in termini di trattamento economico? E infine, quand’anche si scegliesse il ritiro dal lavoro con qualche anno di anticipo, viste le condizioni, non c’è nemmeno la sospirata serenità, perché ci sono vent’anni davanti agli occhi per scontare il vantaggio della flessibilità.
Secondo i conteggi dello Stato, si dovrebbe iniziare a ripagare l’Ape intorno ai 66 anni e 7 mesi, e resterebbe pertanto un’aspettativa di vita (secondo dati Istat), in media, al di sotto dei 20 anni previsti per ammortizzare i costi relativi all’anticipo pensionistico. Tradotto in termini reali, significa che la decurtazione sull’assegno sarà applicata vita natural durante.. Non è proprio esaltante la prospettiva.

E non si potrà essere esenti dall’assicurazione, che poi sono entrate per l’erario. E sarebbe anche peggio per il pensionato, se la polizza fosse caricata sulla rata, invece che sui conti pubblici. Le riflessioni diventano serie comunque sulla convenienza dell’opzione, che il governo invece ritiene una buona chance, in mano al lavoratore che intendesse anticipare la libertà degli impegni che lo legano al suo contratto di lavoro. Lo stesso ministro dell’Economia, Padoan, è perplesso sull’effettiva convenienza della scelta.

Nannicini, per rendere meno duro il dilemma di chi si trova questo spiraglio di supposta libertà di scelta, ribadisce che i meccanismi di alleggerimento della rata prevista per il prestito pensionistico, ancora in fase di studio, dovrebbero rendere più equo l’intervento; si tratta di sgravi agevolati, introdotti per venire incontro a coloro che si trovano sulla soglia dell’età pensionistica.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha dichiarato in proposito:
“ Stiamo lavorando su interventi fiscali che riducano il peso della rata e per definire la platea, che risulterà molto più agevolata”.
Ci sono stati finora tre incontri tra il governo e i sindacati, in merito alla flessibilità in uscita e ai mezzi più idonei per renderla possibile. Il primo è avvenuto il 24 maggio scorso, il secondo il 15 giugno, e il terzo il 23. I prossimi incontri tra governo e sindacati, sono previsti domani, 28 giugno e il 30, sempre del mese in corso.

Il 28 giugno si discuterà di erogazione dell’assegno pensionistico, mentre il 30, il confronto verterà intorno al mercato del lavoro. Com’è ormai noto, le disposizioni del governo in materia, riguardano piani di anticipo tramite prestito bancario e relativa copertura assicurativa. Il segretario della CGIL, Susanna Camusso, non manifesta particolari entusiasmi dopo il confronto con il governo. Afferma che non sono stati compiuti in fondo passi avanti sulle questioni più preminenti, e che il sindacato non è interessato alla procedura in sé dell’Ape – la questione del mutuo sarà regolamentata dal governo – ma alla piattaforma delle pensioni.
Mugugni tra i sindacati ce ne sono, ma si privilegia la via del dialogo con il governo, naturalmente mettendo in primo piano le esigenze e gli interessi dei lavoratori.
Anche il segretario della UIL, Carmelo Barbagallo, sostiene che l’Ape è di pertinenza del governo, mentre i sindacati sono più interessati alla disciplina sulla piattaforma delle pensioni, e al dibattito sulla previdenza.

In merito agli argomenti trattati, dichiara:
“Oggi si sono approfonditi vari punti della piattaforma, come la separazione tra previdenza e assistenza, le ricongiunzioni onerose, gli esodati, i lavoratori precoci e le attività usuranti. Si discute ad ampio raggio su questi argomenti”.
Per la Cisl gli incontri col governo sono stati positivi, e si porta avanti il dialogo pensando a prospettive migliori per il futuro. Queste le dichiarazioni del Segretario Confederale Maurizio Petriccioli: “si sta lavorando su un piano comune per trovare soluzioni ai problemi strutturali presenti nella normativa previdenziale, che sono da sempre fonte di disagio per i lavoratori. Si continua a lavorare su queste basi, e soprattutto per favorire coloro che sono stati penalizzati dalla riforma Fornero”.

Si lavora per trovare accordi comuni su flessibilità e pensioni.
E ovviamente si va sul concreto con i numeri, realizzando anche simulazioni con un impianto tecnico in grado d’individuare gli spazi di bilancio che si possono utilizzare per anticipare il taglio strutturale del cuneo sui nuovi assunti a tempo indeterminato, e per una riduzione delle aliquote Irpef. La conclusione, è sempre quella che è all’attenzione di tutti, ossia il prestito bancario e relativa copertura assicurativa. Il governo sta pensando di estendere i famigerati 80 Euro, almeno a una fascia di pensionati, non nell’immediato, ma a partire dal 2018.

La mediazione sull’anticipo pensionistico avverrà tramite l’Inps, i lavoratori che intendessero ricorrere a questa opportunità, dovranno interagire con l’Ente Previdenziale, non con un istituto di credito. Per la verifica dell’idoneità, l’Ente, dovrà verificare il montante contributivo del lavoratore, e l’intera situazione previdenziale che lo riguarda. Non tenendo ovviamente conto dei contributi concernenti gli anni di anticipo richiesti. Una volta certificata l’idoneità, sarà l’Inps ad occuparsi dell’istituto di credito, quasi certamente dopo una convenzione, e a portare avanti la pratica sul ‘prestito pensionistico’.

E sarà sempre l’INPS a valutare le possibili ulteriori integrazioni, qualora rientrassero negli interessi del lavoratore, e dietro suo consenso. Si è tanto parlato ultimamente di Rita, ossia di ‘Restituzione integrativa temporanea anticipata, per ridurre la portata del capitale richiesto.
Secondo le direttive del governo, ad erogare l’assegno sull’anticipo pensionistico, sarà sempre l’Ente previdenziale. Mentre il ‘prestito’ dovrà essere saldato alla banca, con la mediazione dell’Ente, mediante rate mensili integrate dagli interessi. Il periodo stabilito si conosce ormai a memoria: 20 anni. E’ in fondo la rata, che stabilisce quanto il lavoratore sarà penalizzato per avere il diritto di accedere qualche anno prima alla sua pensione di vecchiaia. Gli ammortizzatori dei costi dovrebbero essere le detrazioni fiscali, che favoriranno i redditi minimi.

C’è da un lato il governo Renzi, che crede nell’efficacia del suo intervento, ci sono i sindacati, che non sono eccessivamente entusiasti, a parte il clima di dialogo, e poi ci sono i pareri critici in ambito politico, come Cesare Damiano, che sferza il governo e lo stesso PD, perché ritiene fondamentale un intervento serio sulla riforma delle pensioni, che non comporti troppe penalizzazioni per il lavoratore.

E c’è infine una protagonista del governo precedente, Elsa Fornero, che approva incondizionatamente l’Ape. Una delle ragioni è che non sfiora l’impianto della ‘Riforma Fornero’, cosa che dimostra, in sostanza, la validità nel tempo di quella disciplina, nonostante i tuoni e i fulmini che le sono piovuti contro. La Fornero si ritiene soddisfatta anche perché l’Ape non inciderebbe tanto sulla spesa sociale, preservando in questo modo, i conti pubblici. Pertanto, secondo l’ex ministro, il governo Renzi ha il merito di non avere portato avanti una linea politica aggressiva sul piano della sostenibilità finanziaria, che penalizzerebbe, inevitabilmente, le generazioni future.

Al di là dei pareri, pure autorevoli, come sempre, resta il tempo, unico arbitro in grado di stabilire se certi interventi, in materie così delicate, si riveleranno valide e in sintonia con gli interessi dei lavoratori.

Higuain, l’agente: “Gonzalo non rinnoverà con il Napoli!”

Le sue parole

Nicolas Higuain, fratello e agente dell’attaccante del Napoli Gonzalo, ha parlato a Closs Continental: “Per ora la situazione è, come sapete, che il presidente del Napoli chiede solo la clausola rescissoria per un’eventuale cessione, posso dire che di fronte a questa richiesta noi abbiamo il diritto di non voler rinnovare il contratto. Siamo arrivati a Napoli con un progetto da Champions League, con un progetto che puntava a vincere lo Scudetto, un progetto ambizioso, con miglioramento delle strutture e voglia di crescere, ma la risposta della società non è stata corretta. Allora, visto che Aurelio che ha il suo diritto di chiedere la clausola per la cessione, ho deciso insieme a Gonzalo di non rinnovare il contratto col Napoli. Continueremo con questo contratto e vedremo cosa succede l’anno prossimo, visto che scade quando Gonzalo avrà 30 anni. Per ora continueremo a rispettare il contratto che abbiamo firmato col club, poi non so cosa succederà, se arriverà un club e riuscirà a comprarlo o meno. Gonzalo è ultra-professionale, si allenerà come è giusto che sia e farà il possibile per dare il massimo, ma noi in queste condizioni non rinnoviamo il contratto”.