C’è un solo giocatore per il quale Maurizio Sarri sarebbe disposto a fare di tutto per averlo ed è Piotr Zielinski. Il Corriere del Mezzogiorno scrive: “il suo agente è in costante contatto con l’entourage azzurro. La definizione della trattativa potrebbe risolversi molto prima del previsto. Negli ultimi giorni qualcosa è cambiato. Sarri potrebbe già avergli parlato convincendolo della bontà del progetto Napoli. Il centrocampista è sensibile al suo ex allenatore ed è probabile che sia proprio lui a dire finalmente «sì» al Napoli dopo tanti tentennamenti”.
Sabato la partenza per Dimaro, comincerà il ritiro per la stagione prossima, ma la Repubblica evidenzia i giocatori che mancheranno all’appello torneranno di volta in volta: il 13 luglio toccherà a Chiriches rientrare con il gruppo, poi sarà la volta di Hysaj. Mentre Hamsik e Strinic saranno in Trentino il 18, il rientro di Gonzalo Higuain è previsto massimo per il 20. Lorenzo Insigne e Dries Mertens rientreranno per ultimi.
Stefano Ceci, agente di Diego Armando Maradona, ha parlato a Marte Sport Live: “Con il Napoli bisogna capire dove si vuole arrivare. La differenza con il Napoli di Maradona è proprio quel salto di qualità che ancora deve fare. Non sono stato chiamato ancora, ma Diego mi ha confidato che a lui farebbe piacere una sua collaborazione con il club azzurro. Maradona ha bisogno di Napoli e dei napoletani. Il suo amore non è cambiato.
Prima il pranzo alle ore 12 e poi test fisici. Maurizio Sarri incontrerà la squadra e darà il via alla nuova stagione. Il Mattino riferisce che il preparatore atletico Sinatti non cambierà di molto il programma di allenamento, sia per questo avvio che epr la durata della permanenza a Dimaro. Oggi, intanto, si darà un occhio anche alla bilancia per capire chi si sarà comportato male durante le vacanze.
Marca riporta di un forte interessamento del Napoli per l’attaccante di Torre Annunziata Ciro Immobile, oggi ancora al Siviglia ed è diventato l’alternativa al polacco Milik. Nelle ultime ore ci sarebbe stata una brusca frenata con la dirigenza dell’Ajax in quanto il club olandese non vorrebbe vendere il calciatore prima del preliminare di Champions League. Il Siviglia lo valuta 11 milioni, il Napoli non andrebbe oltre i 7.
Napoli e Udinese, l’asse di mercato è sempre vivo: due calciatori friulani come il difensore destro svizzero Silvan Widmer ed il centrocampista polacco Piotr Zielinski sono infatti tra gli obiettivi del Napoli. Il Messaggero Veneto scrive al rigurado: “Zielinski è più vicino al Napoli che al Liverpool e al club partenopeo dovrebbe finire anche Silvan Widmer: le due operazioni dovrebbero portare nelle casse bianconere 22 milioni”.
Il collega di Repubblica ed inviato per Radio Marte Pasquale Tina ha dichiarato a Marte Sport Live: “Squadra in albergo, adesso ci sarà il pranzo. Non ci saranno Massimiliano Bongiorni e Corrado Saccone, collaboratori di Maurizio Sarri. Il neo acquisto Lorenzo Tonelli ha chiesto due giorni di permesso alla società, nulla di grave, ma ha concordato con il club che avrebbe posticipato il suo esordio azzurro”.
L’America che continua a cambiare e a fare da battistrada con un inedito tandem eppur restando sempre se stessa. Nel 2008 Obama e Hillary Clinton sono stati uno contro l’altro per la corsa alla Casa Bianca. La spuntò lo stesso Obama che oggi afferma di vaerla sì battuta, ma che fu favorito dall’essere «nuovo» a scapito di una persona di lunga carriera e affidabilità come la Clinton che, come capita anche ad altre con lo stesso curricula, vengono a volte ingiustamente «date per scontate».
Obama e Clinton. il primo Presidente nero degli Stati uniti e la prima possibile futura Presidente donna, entrambi a bordo dell’Air Force One, l’aereo presidenziale, sono giunti ieri, Martedì 5 luglio, a Charlotte in North Carolina dove, per la prima volta, si è potuto vedere il presidente in carica degli Stati Uniti, Barack Obama, partecipare a un evento elettorale a sostegno della candidata dei Democratici alle elezioni dell’8 novembre, la Hillary Clinton, ed il connubio (uomo donna, nero bianca) è stato rimarcato da diversi giornali che lo hanno messo in evidenza sottolineandolo come un momento esemplare nel cambiamento del paese.
Dal palco Obama ha detto di essere «pronto a passare il testimone» e che sarà la Clinton a raccoglierlo e a far bene mentre, per contro, pur senza nominarlo direttamente, ha più volte rimproverato al candidato dei Repubblicani, Donald Trump, dicendogli di non essere adatto al lavoro: «Questo non è un reality show, questa è la realtà. Quando arriva una crisi, non si può semplicemente uscire dal set. Non si può licenziare lo sceneggiatore», ha scherzato Obama. Ma poi non ha resistito fino in fondo a non nominarlo direttamente e si è tolto una sassolino dalle scarpe dicendo: «Donald, se stai twittando, Obama è delle Hawaii» con chiaro riferimento alla polemica a suo tempo sollevata dallo stesso sul fatto che Obama non sarebbe nato negli Stati Uniti.
IL TEMA ed il TANDEM, Obama-Clinton, è stato oggetto, ieri ed oggi, di tantissimi articoli e commenti sia sulla stampa Nazionale che Estera (USA in testa: President Obama still wields the same charm and vitality he used to defeat Hillary Clinton in 2008. ed ancora, Obama: I know Hillary Clinton can do the job). Noi, tra i tanti altri altrettanto degni di nota, abbiamo pensato di riproporvi l’editoriale di oggi, su La Stampa, a firma di Gianni Riotta.
BUONA LETTURA
Obama & Hillary costretti a volersi bene. GIANNI RIOTTA
Non appartengo a nessun partito organizzato. Io sono un Democratico», rideva il comico americano Will Rogers ma la fama di scapigliata banda politica è costata cara.
Dopo le quattro elezioni presidenziali vinte da F.D. Roosevelt, 1932-1944, e la quinta di Truman 1948, i democratici non hanno più vinto per tre volte la Casa Bianca, fermandosi sempre dopo otto anni, Kennedy-Johnson 1960-1968, Clinton 1992-2000. I repubblicani hanno ottenuto la presidenza dal 1968 con Nixon fino a Bush padre 1992, con la solitaria interruzione di Carter nel 1976, dominando Corte Suprema, Congresso, economia, cultura, diplomazia.
Per spezzare il trend ed avere erede Hillary Clinton, il presidente Barack Obama si getta nella mischia, volando a Charlotte, nel vecchio Sud della North Carolina, per un comizio in uno Stato che, dal 1976 a oggi, i democratici hanno vinto solo due volte e che intendono sottrarre finalmente al repubblicano Donald Trump. Obama e la Clinton sono politici veterani, professionisti: la campagna in cui il presidente sconfisse l’ex First Lady, nel 2008, non ha lasciato calore umano, ma prima, con glaciale calcolo, Obama nomina la rivale Segretario di Stato, poi si impegna per la tripletta «democrats», dopo 68 anni. Hillary e Obama sono diversi, lei concreta figlia di una famiglia repubblicana di Chicago, lui utopista e cerebrale, cresciuto tra Hawaii e Indonesia. La Clinton era per colpire Assad in Siria e far la voce grossa con Putin, Obama non crede che gli americani debbano avere un ruolo egemone, preferisce la guerra asettica dei droni.
Tutto dimenticato. Da qui a novembre Barack&Hillary saranno coppia affiatatissima, pur di battere il magnate Donald Trump. Obama sa che se Trump, ripetendo l’exploit nomination, vincesse a novembre, cancellerebbe il suo brand, dalla riforma sanitaria alle leggi per gli omosessuali, la politica estera cauta. Trump è «l’Anti-Obama», il suo manifesto è disfare quel che il primo presidente afroamericano ha provato a costruire. Obama non si batte solo per il triplete del partito, e neppure per la sua ex ministro (allora alquanto malmostosa), si impegna in difesa della propria eredità storica.
I sondaggi sono favorevoli. Il consigliere David Plouffe, stratega della sconfitta di Hillary nel 2008 e ora dei taxi Uber, stima che i democratici potrebbero conquistare fino a 350 punti elettorali, lasciandone a Trump meno di 200, una sconfitta bruciante. Hillary Clinton spera che, disgustati dalle uscite di Trump, ultima usare la Stella di Davide degli ebrei per insultarla («è la stella dello sceriffo!» s’è difeso, goffo, Trump) repubblicani moderati e indipendenti si astengano o cambino campo, dandole l’agognato controllo del Congresso. Con un giudice progressista della Corte Suprema da nominare, spezzando la maggioranza conservatrice che regna dal 1971, la Clinton avrebbe almeno quattro anni per lavorare all’agenda liberal cara a Obama, dai diritti civili al salario minimo a 15 dollari l’ora proposto dal socialista Sanders.
Ieri l’Fbi, pur criticandola come «imprudente», ha scagionato la candidata democratica dall’incriminazione sul caso delle email gestite da un server privato, non da quello ufficiale del Dipartimento di Stato. Il ministro della Giustizia Loretta Lynch ha a lungo, di soppiatto, conferito con l’ex presidente Bill Clinton e Trump ha tuonato contro «la gaglioffa Hillary», ma il rischio di un’inchiesta giudiziaria sembra eluso.
Tutto facile dunque? A prima vista si, il presidente è popolare, Trump detestato da donne e ispanici, tanti leader repubblicani non lo applaudiranno alla Convention di Cleveland. Ma le elezioni 2016 sono dirompenti come il Brexit inglese. Perfino Nate Silver, sondaggista che non sbagliava una previsione, ha sottovalutato Trump dandogli solo il 2% per la nomination. Donald Trump accusa Barack&Hillary di favorire Wall Street e i commerci, e propone una ricetta populista di protezionismo, dazi e Made in Usa. Anatema per i neoliberal, ma ricetta amata da sindacati, operai e impiegati senza lavoro. Se i giovani sanderisti restano a casa delusi da Clinton «moderata» e i loro padri la trovano «noiosa» e si lasciano conquistare dal richiamo della foresta «America N. 1!» la sorpresa è plausibile. Per evitarla, da Charlotte in luglio a Washington in novembre, vedrete ovunque l’Hillary&Obama Show lasciare in ombra il povero Bill Clinton.
Ore calde per definire il futuro di Marco Pjaca. Alfredo Pedullà, giornalista di Sportitailia, sul proprio sito ufficiale ha confermato l’ incontro tra Adriano Galliani e i dirigenti della Dinamo Zagabria. Pista Pjaca che sembra ormai tramontata per il Napoli che però resta alla finestra e potrebbe decidere di definire l’ affare Rog già nelle prossime ore:
“ Questa storia ha fatto impennare la valutazione, adesso ci vogliono almeno 25 milioni (se non di più) e il Milan potrebbe decidere di metterli sul piatto, cercando di capire quale sarà la reazione della Dinamo Zagabria. Il cambio di strategia è importante perché il club croato non aveva gradito molto il fatto che il Milan avesse parlato soltanto con l’agente. Il Napoli? Ne aveva offerti 35 per Pjaca e Rog, oggi potrebbe decidere di definire soltanto l’operazione Rog, con Coric sullo sfondo…” .
Gianluca di Marzio, giornalista di Sky Sport ed esperto di calciomercato, ha riportato importanti aggiornamenti riguardo Marko Pjaca sul proprio sito ufficiale. Sembrerebbe che il Milan abbia fatto notevoli passi avanti per acquistare il talento croato superando la concorrenza delle pretendenti tra le quali il Napoli che aveva già trovato un accordo con la Dinamo Zagabria:
“Un blitz per tentare di assicurarsi uno dei migliori talenti in circolazione, superando la concorrenza di Juventus e Borussia Dortmund per provare a regalare un nuovo colpo di mercato a Montella. L’ad del Milan, Adriano Galliani, si trova infatti attualmente a Zagabria, con un arrivo in Croazia confermato e già avvenuto nella giornata di ieri, nel tentativo di portare in rossonero Marko Pjaca: previsto oggi un incontro con la Dinamo e con il presidente Mamic per il talento classe ’95, brillantemente messosi in mostra anche all’Europeo. In giornata tornerà nella capitale croata anche l’agente del giocatore, dopo aver visto in mattinata il Borussia Dortmund. E la Juventus? Proposte al giocatore già formulate ed occhi vigili, a distanza, sul blitz rossonero, alla ricerca di una chiusura che possa portare Marko Pjaca a diventare un nuovo giocatore del Milan”.
Tomislav Svetina, ds della Dinamo Zagabria ha rilasciato alcune dichiarazioni al portale croato Sportske Novosti riguardo un possibile approdo di Marko Rog e Marko Pjaca al Napoli: “Un colloquio c’ è stato, ora attendiamo un’ offerta ufficiale da parte del Napoli. Non c’ è alcun bisogno di accelerare anche perché ci farebbe piacere se giocassero con noi i preliminari di Champions League”.
Sul fatto che Pjaca non gradirebbe particolarmente la destinazione Napoli, il ds ha aggiunto: “Naturalmente rispetteremo la volontà del giocatore”.
L’ obbiettivo concreto del Napoli in questi ultimi giorni di mercato è Arkadiusz Milik. L’ attaccante polacco, attualmente in vacanza a Capri, ha sentito la dirigenza partenopea dando la propria disponibilità a trattare.Il Napoli è pronto ad offrire un quadriennale da 1,8 milioni di euro a stagione al calciatore e 20 milioni all’Ajax per il cartellino.
Secondo quanto riporta l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, ci sarebbe la volontà dell’ Ajax di cederlo ma solo dopo il preliminare di Champions League. Si attendono sviluppi anche perché diversi club stanno seguendo Milik tra i quali la Juventus .
L’ edizione odierna del Corriere dello Sport anticipa la lista dei 27 convocati che prenderanno parte nei prossimi giorni al ritiro del Napoli che si terrà anche quest’ anno a Dimaro. Esclusi Uvini e Zuniga, Sarri ha deciso di optare anche per otto giovani tra i quali figurano Tutino e Roberto Insigne. ECCO L’ ELENCO: PORTIERI: Reina, Sepe, Rafael, Contini. DIFENSORI: Albiol, Koulibaly, Ghoulam, Tonelli, Maggio, Luperto, Granata, Lasicki, Celiento. CENTROCAMPISTI: Allan, Jorginho, David Lopez, Grassi, El Kaddouri, Valdifiori, De Guzman, Dezi. ATTACCANTI: Callejon, Gabbiadini, Negro, Roberto Insigne, Tutino, Dumitru.
È diventato virale il video trovatosi ad andare in rete sulla pagina FB del Sindaco di Cerignola, Franco Metta. Pagina dove, c’è da annotare e non dimenticare o far finta di non capire, andava – in DIRETTA – la cerimonia di inaugurazione che Metta intendeva trasmettere e documentare il che, pertanto, è cosa ben diversa da quella che alcuni (troppi) hanno provato a far passare e cioè: il lancio del video in se e per se, tanto per ….. e in modo avulso PER CUI ha suscitato tanti ma tanti commenti fuori luogo, fuori contesto e COMUNQUE inappropriati sulla scia di quello che ormai si ama definire “correttezza” mentre in realtà è solo buonismo lanoso e, alla fin fine, menefreghismo dato che è anche la via più semplice e facile da seguire. Secondo “queste persone” e per non indignarle, il Sindaco magari avrebbe dovuto premiare il ragazzo o, quantomeno coccolarlo e consolarlo per la bocciatura e questo anche se, evidentemente ed inconfutabilmente, il bambino di ciò proprio non poteva fregargliene di più.
Persino a livello chiaramente politico ci sono stati commenti, questi sì fuori buon senso e ragionamento serio e corretto, per niente SERI e, tra questi ad esempio, quello dei GIOVANI DEMOCRATICI (de che? ma quando mai? ma come? ecc ecc verrebbe da chiedersi, ed io me lo chiedo) che qui riporto in rigido copia/incolla dell’illuminato pensiero con, a seguire, il video della presunta colpa:
Il video del volgarissimo rimprovero del Sindaco di Cerignola nei confronti di un bambino appena bocciato. Il problema non sta nel rimprovero in sè per sè quanto nel volgarissimo linguaggio utilizzato dal primo cittadino, nel contesto in cui opera tal rimprovero e nel fatto che il video di questo accadimento è stato trasmesso in diretta streaming sulla pagina facebook di Franco Metta, dove è tutt’ora disponibile, senza alcuna tutela per quel minore. Vergogna! PER QUESTI MOTIVI CI CHIEDIAMO… SE QUESTO E’ UN SINDACO!?
E questo è!
Il sindaco finito nel tritacarne mediatico dei Quaquaraquà del moderno (e facile) pensare si è difeso sul social network scrivendo:
“Polemiche sul mio rimprovero al ragazzino, ieri sera? Si era vantato di essere stato bocciato. L’ho rimproverato, duramente e lo rifarei cento volte. Dopo l’ho tenuto abbracciato per tutto il tempo e gli altri ragazzini mi passavano di fianco e mi sussurravano di essere stati promossi. Io sono la vostra ossessione!
Che dire. Bene, bravo! E’ ora di finirla con questo lassismo che tutto perdona e su tutto sorvola in nome di un comodo e “peloso” senso civile che – in realtà – è menefreghismo assoluto che porta a tanti sfaceli a partire dalla scuola, tanto per restare in argomento, dove, da quando per un malinteso senso di modernità si è abolito – ad esempio – il LEI tra Maestro o Prof ed alunno o studente e si è passato ad un VOLGARE (questo si lo è) TU che demolisce ogni ponte di quella distanza e di diverso livello che deve essere alla base di un rapporto tra persone di diversa età e, soprattutto, di diversa funzione si è giunti allo sfacelo attuale in cui versa la cosiddetta scuola moderna. Inutile girarci attorno, il TU porta alla “confidenza” e da questa all’abuso della stessa e, comunque, alla mancanza di rispetto, il passo è breve anzi … non c’è alcun passo da fare: si è già oltre.
BASTA. Altro di mio non aggiungo e mi permetto di far chiudere l’argomento all’ottimo GRAMELLINI che, nel suo Buongiorno odierno su La Stampa, così – nel merito – si esprime. Buona lettura e …. smettiamola di scegliere la strada breve e comoda del facile buonismo e ricordiamoci un vecchio detto: il medico pietoso fa la piaga cancrenosa. Ecco una santa verità ed è su questa scia che, secondo me – ed anche Gramellini – si è inserito il Sindaco confidando che, dopo la ramanzina, chissà, può darsi, forse, magari …. il ragazzino si ravvederà e, se non lui …. almeno molti dei tanti altri che lo hanno sentito; è questo sì che vale!
STANISLAO BARRETTA
Lo stupido che sei. MASSIMO GRAMELLINI
Circola in Rete un video dove il sindaco di Cerignola apostrofa in modo colorito un bimbo che con un certo orgoglio gli ha appena detto di essere stato bocciato a scuola. Se chiudi gli occhi, sembra di ascoltare Checco Zalone. Se li apri, ti appare un forsennato con la fascia tricolore che inveisce contro una creatura colpevole di esibire la bocciatura come una medaglia. «Lo stupido che sei!» è la frase preferita del checco-sindaco, che al piccolo strafottente impartisce una paternale del secolo scorso, rispetto alla quale ci si sente strattonati da sentimenti opposti: indignazione e nostalgia. Forse a un bambino certe cose andrebbero dette in altro modo. Ma è fuori discussione che qualcuno deve dirgliele, in quest’epoca di genitori fin troppo montessoriani, a costo di ferire la sua sensibilità. Altrimenti si rischia di fargli fare la fine di quel tale che all’esame di maturità si vantò dei suoi bassi voti in matematica e fisica sostenendo che si trattava di materie da ragionieri, senza sapere che il presidente della commissione era un ragioniere. Il membro interno gli sferrò un calcio poco montessoriano da sotto il tavolo, ma era troppo tardi. Lo studente presuntuoso si vide abbattere il giudizio finale di cinque punti. Una botta da cui non si è mai più ripreso, tanto che oggi scrive corsivi in fondo alla prima pagina della Stampa.
Il bambino mortificato dal sindaco è rimasto abbracciato al suo aguzzino per un buon quarto d’ora. Segno che la lezione l’ha imparata e forse persino gradita. Qualcosa mi dice che il prossimo anno sarà promosso a pieni voti.
La ricostruzione dei fatti: dall’inizio alla fumata bianca…
Il presidente della Juve Stabia, Franco Manniello è stato lasciato solo per 3 lunghi anni, da quando Giglio, per problemi personali, si è dedicato ad altro. La voglia di portare nuovamente in alto le Vespe, quella però non è mai passata e, da primo tifoso, ha sempre cercato di fare il meglio per i propri colori, quelli che si sente cucito addosso. La Juve Stabia prima di ogni altra cosa. Un’amicizia, però, è sempre qualcosa di importante e nel calcio può assumere contorni fondamentali, per lo sviluppo di trattative che nascono, crescono, si fermano, ripartono e si concludono…positivamente! Alberico Turi ci ha creduto sin dall’inizio, amico da decenni dell’attuale patron stabiese, ma da qualche anno anche di un imprenditore casertano, colui che poi ha intrapreso l’avventura con il settore giovanile stabiese. Era qualche anno che l’amore cresceva sempre più, forte anche di una spinta economica alle spalle che consentiva determinate gestioni: Andrea De Lucia entra ufficialmente nella Juve Stabia, ma siamo al 4 luglio 2016.
E prima cosa è accaduto? Il tutto va e deve essere ricostruito per far si che i nostri lettori, che sempre hanno creduto a questa pista, della quale eravamo a conoscenza ma che, se non con certezze abbiamo voluto rendere pubblica, nel rispetto di tutte e tre le parti in gioco e nella consapevolezza che una piccola quisquiglia poteva far saltare il tutto, cosa che mai avremmo voluto per il bene della città di Castellammare di Stabia e della Juve Stabia: il presidente Franco Manniello, colui che ama le Vespe, la figura prestigiosa dell’imprenditore Andrea De Lucia e l’ottima mediazione e importanza nel settore del direttore responsabile Alberico Turi.
Andrea De Lucia, titolare della DL Group di San Felice a Cancello, azienda internazionale leader nel cablaggio elettrico delle autovetture, ha cominciato ad intensificare i propri rapporti con il presidente Manniello sin da poco prima dell’ultima gara del campionato scorso contro il Foggia, nella quale, come tutti hanno potuto vedere, era seduto in tribuna Vip e dalla quale presenza è scaturita una chiacchierata interlocutoria (CLICCA QUI per i dettagli). Era il 7 maggio 2016…
Le voci si susseguono, arrivano smentite da altre parti, il presidente Franco Manniello ricorda come “nessuno si sia fatto avanti in maniera concreta per l’ingresso in società”, forse la trattativa era finita in un vicolo cieco, aveva bisogno di una scossa e fu così che, sempre in esclusiva, alla redazione di Vivicentro.it, Andrea De Lucia, il 1 giugno 2016 dichiarava: “Non confermo e non smentisco nessun tipo di incontro con il presidente Manniello. Le dico questo in quanto lo stimo troppo e lo considero un amico: lui ama la sua città e la sua squadra. Io mi sono innamorato della Juve Stabia grazie ad amici che amano il calcio e la città di Castellammare di Stabia. Sono innamorato della Juve Stabia, poteva essere un matrimonio non un divorzio”. Sembravano parole di addio, una trattativa che invece di portare alla classica fumata bianca, era ormai arrivata alla chiusura totale (CLICCA QUI per i dettagli).
Periodo di stanca, riflessione, contatti in gran segreto fino alla luce fuori dal tunnel, l’incontro si farà: era il 26 giugno e da lì a qualche giorno ci si sarebbe visti definitivamente per mettere nero su bianco in quanto, ad interessare ad Andrea De Lucia non è soltanto il settore giovanile, ma anche la prima squadra. Un appuntamento nuovamente saltato, non perchè ci si guardava intorno e alla Casertana, come mai abbiamo noi evidenziato in quanto legati alla nostra linea editoriale e alle nostre notizie, ma per problemi personali di De Lucia che da sempre ha mostrato attaccamento e voglia decisa di legarsi a questi colori. Dichiarazioni o presunte tali, è lo stesso imprenditore che ai nostri microfoni dichiara: “Ci (con Manniello, ndr) siamo anche chiariti sulle dichiarazioni circolate nei giorni scorsi” per mettere a tacere certe voci, ma andiamo avanti…
L’incontro De Lucia-Mannielo si farà, ci sarà, altro che Casertana e fumata nera. A conferma di ciò abbiamo raggiunto colui che ha fatto da tramite nella conoscenza tra i due protagonisti della trattativa, il direttore Alberico Turi ci dichiarò: “L’incontro si farà la prossima settimana, c’è stata soltanto un’indisponibilità da parte di De Lucia. L’inizio della prossima settimana sarà la volta buona” (CLICCA QUI per i dettagli).
L’inizio di questa settimana, martedì 5 luglio, arriva la fumata bianca ed è lo stesso Andrea De Lucia ad annunciarlo ai nostri microfoni, in esclusiva: “Confermo che oggi mi sono incontrato con il Presidente Manniello ed è stato trovato un accordo che prevede la gestione totale dell’intero settore giovanile per cinque anni. Per l’ingresso anche in prima squadra, non voglio parlare di percentuali, perché Manniello non è un uomo da percentuali, ne discuteremo in futuro” (CLICCA QUI per tutte le dichiarazioni).
Ha trionfato la scelta giusta, il bene della Juve Stabia: i tre moschettieri, l’arma in più delle Vespe. Franco Manniello, il presidente, Andrea De Lucia, l’arma in più e Alberico Turi, il jolly, l’anima della trattativa.
Si parte Oggi, Mercoledì 6 luglio, l’incontro Portogallo vs Galles – Stade de Lumieres (Lione) – apre i confronti della Semi-Finale di Euro 2016. Una semifinale che nessuno si aspettava e che rivedrà in campo, a Parigi, una sorpresa di questo Europeo: il Galles.
Sarà la sfida di Bale contro Ronaldo, un confronto che potrebbe incredibilmente riproporsi anche per il Pallone d’oro visto che entrambi hanno alle spalle il successo nella Champions League ottenuto con la maglia del Real Madrid.
Il Galles non era mai andato così avanti in un torneo internazionale. Ronaldo ha segnato solo due gol nella fase a eliminazione diretta di Mondiali o Europei (semifinale 2004 e quarti di finale 2012). Il portoghese ha tentato 41 tiri su punizione diretta finora, senza segnare nemmeno un gol tra Mondiali ed Europei, al contrario Bale ha segnato 2 gol su punizione diretta su 5 tentativi.
OGGI la verità la dirà il campo. Lì non ci sono suggestioni che tengano e noi potremo seguire il match in:
DIRETTA DALLE ORE 21 SU RAI1, RAI4, SKY SPORT 1 E SKY CALCIO 1
Le probabili formazioni (quelle reali saranno comunicate solo verso le ore 20.30)
Portogallo (4-1-3-2): Rui Patrício; Cédric Soares, Ricardo Carvalho, Fonte, Eliseu; Danilo Pereira; Renato Sanches, João Moutinho, João Mário; Nanin, Cristiano Ronaldo
All. Santos.
Squalificati: William Carvalho
In dubbio: Pepe, Cristiano Ronaldo, Guerreiro, André Gomes
Ma ora, ed anche per tutti gli altri, mi piace riportare anche un ragionamento d’Opinione che, a firma di Paolo Brusorio, è stato pubblicato su La Stampa di questa mattina.
E’ una analisi condivisibilissima del momento, dell’Europeo in genere e dell’incontro nel particolare.
Buona lettura:
Squadre-Cenerentola, un fascino irresistibile. PAOLO BRUSORIO
Prima che la carrozza torni a essere zucca e che magari Cristiano Ronaldo decida di fare la strega cattiva e di sbarazzarsi del Galles, è meglio mettere nero su bianco sulla tanto vituperata formula Platini.
Il maxi Europeo a 24 squadre non avrà prodotto partite memorabili ma ha almeno avuto il pregio di consegnare alla nostra memoria un paio di storie indimenticabili. Forse anche più di un paio.
Ci siamo appassionati all’Albania e l’abbiamo fatto anche perché su quella panchina c’era un italiano, ma in quei minuti finali contro la Francia (forse perché era la Francia) davanti alla porta delle Aquile avremmo parcheggiato persino la nostra auto pur di impedire una rete dei Bleus. E invece è andata male.
Abbiamo esaltato il tifo degli irlandesi, una macchia verde senza fissa dimora se non il cuore dei parigini che hanno finito per affezionarsi ai pacifici invasori. Ci hanno battuto e ne siamo stati anche contenti (probabilmente perché non contava) e far bella figura ci è costato nulla.
Siamo diventati tutti islandesi, ma proprio tutti. Persino quelli che dopo due giorni di isolamento nell’isola del ghiaccio scapperebbero dalla disperazione in cerca di rumore. Ci saremmo fatti tutti crescere la barba pur di veder vincere quei ragazzoni contro la Francia (forse perché era ancora la Francia). Saremmo stati disposti a un Torino-Reggio Calabria con un solo cd in auto, quello con la «Geyser dance»: impossibile non volergli bene, nemmeno se fai il telecronista e al terzo Sigurdsson di fila ti si incarta la lingua.
Ora ci resta il Galles cui affidiamo l’ultima pagina della favola sperando in cuor nostro che ce ne sia un’altra. E magari un’altra ancora (forse perché troverebbero in finale la Francia o la Germania). Già, il Galles. Corrono, ci mettono il cuore, qualche volta i piedi e soprattutto fanno sembrare Bale un giocatore normale. Umano. Tranne quando pensi al suo conto in banca.
Non è tutto sentimento, però, quello che luccica. È anche ragione e applicazione. E congiuntura. Fateci caso, i fuoriclasse in Europa si contano su un mano, la Germania, che è la Germania, ne ha uno in squadra e fa il portiere. Lo stesso abbiamo detto per l’Italia. Neuer, Buffon, Ronaldo, Iniesta (seppur al tramonto). Poi un filo sotto Pogba, Griezmann, Bale. La lista finisce qui. E fuori dall’Europa il Cile batte l’Argentina di Messi e Higuain. Morale: le nazionali non dipendono più dai campioni, ma dalla loro organizzazione. E organizzare una squadra non è un’operazione impossibile: servono studio, applicazione, intensità e disponibilità dei giocatori. Ingredienti trovabili ad ogni latitudine. Certo, avere ottimi giocatori aiuta. Non averne, però, non fa più tutta quella differenza. Soprattutto in un torneo breve ma intenso come un europeo o un mondiale, un concentrato di pallone: del resto che cosa è stata l’Italia di Conte se non una macchina molto ben oliata? Ecco, l’Islanda e il Galles sono (probabilmente) inferiori a noi, ma dispongono di ogni mezzo per pareggiare il gap. E vincere le partite.
La Cenerentola 2.0 si chiama Leicester. Un’epifania che pensavamo irripetibile e invece è bastato un Europeo poco più che normale per i puristi, ma esaltante per i cacciatori di storie, a farci capire come il pallone di oggi non rotoli sempre dalla parte dei più forti. E quando succede, perché poi alla fine succede, ci siamo divertiti abbastanza per farcene una ragione. È a quel punto, allora, che può vincere la Germania.
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vivicentro.it/sport/cronaca-sportiva lastampa / Squadre-Cenerentola, un fascino irresistibile. PAOLO BRUSORIO
Hey Jimi, nell’autobiografia di Hendrix il testamento di un genio della musica. JIMI HENDRIX: “Quando non ci sarò più non smettete di metter su i miei dischi”.
Dall’infanzia nel ghetto alla prima chitarra fino a un’ultima straordinaria jam session. Attraverso diari, appunti e interviste il musicista racconta la sua vita brevissima.
A scuola scrivevo un sacco di poesie, e la cosa mi rendeva felice. I miei versi parlavano soprattutto di fiori, natura e gente in tunica. Volevo diventare un attore o un pittore. Mi piaceva dipingere paesaggi di altri pianeti. Pomeriggio estivo su Venere . Roba così. L’idea dei viaggi spaziali mi esaltava più di qualunque altra cosa. Di solito la professoressa ci chiedeva di dipingere tre paesaggi, e io facevo cose astratte, tipo: Tramonto marziano , non scherzo! Lei allora diceva: «Come stai?». E io me ne uscivo con qualcosa di stralunato, tipo: «Be’, dipende da come si sentono le persone su Marte». Non ne potevo più di ripetere: «Bene, grazie».Ho mollato la scuola molto presto. Mio padre disse che avrei dovuto trovarmi un lavoro. E così ho fatto, per un paio di settimane. Ho lavorato per lui. Trasportavamo sacchi di calce e grosse pietre da mattina a sera. Non mi pagava. Quindi ho cominciato ad andarmene in giro con altri ragazzi. Capitava che prendessimo di mira un poliziotto, e mezz’ora dopo si scatenava l’inferno. A volte si finiva in galera, dove però si mangiava bene.
Il mio primo strumento è stato un’armonica. Credo di averla ricevuta a quattro anni. Poi un violino. Ho sempre avuto un debole per gli strumenti a corda e i pianoforti, ma desideravo qualcosa da poter portare a casa con me, e non è che puoi portarti a casa un piano. Così ho cominciato a darci dentro con le chitarre. Sembrava essercene una in ogni casa, poggiata da qualche parte. Una sera, un amico di mio padre era sbronzo e mi ha venduto la sua per cinque dollari. Ho iniziato a suonarla a quattordici, quindici anni. Suonavo nel cortile e i ragazzi venivano a sentirmi. Dicevano che ero bravo. Poi l’ho messa da parte. Ma quando ho sentito Chuck Berry la passione è rinata.
Il mio primo ingaggio è stato un posto della Guardia nazionale; abbiamo guadagnato 35 centesimi a testa e tre hamburger. All’inizio è stata dura. Conoscevo sì e no tre canzoni, e quando era il momento di salire sul palco me la facevo sotto. È la classica situazione da cui puoi farti scoraggiare: ascolti le altre band che suonano in giro e il loro chitarrista ti sembra sempre parecchio migliore di te. A questo punto la stragrande maggioranza getta la spugna, ma devi resistere. Tenere duro e basta.
PERCHÉ SUONO COI DENTI
Siccome non mi dimenavo granché dei tizi hanno cercato di convincermi a suonare la chitarra dietro la testa. Io rispondevo: «Ehi, ma chi ha voglia di stronzate del genere?». Però quando suoni davanti a un pubblico che non si accontenta mai, prima o poi inizi a trovarti noioso tu stesso. L’idea di suonare la chitarra coi denti mi è venuta in un posto in Tennessee. Laggiù o suoni coi denti o ti sparano! C’era una scia di denti rotti su tutto il palco. Quando suoni coi denti devi sapere quello che fai, altrimenti può rivelarsi spiacevole. Per molti ciò che faccio con la chitarra è volgare. Non sono d’accordo. Forse è erotico, ma quale musica con un buon ritmo non lo è? La musica è una forma di espressione così intima che è destinata a evocare il sesso. E cosa c’è di sbagliato? È davvero tanto osceno? Più osceno di una qualunque pubblicità erotica che si può trovare nei giornali o in televisione?
VI SEMBRO UNO CATTIVO?
Sai qual è il vero problema? Non sono capace di guardare dritto in camera e sorridere se non ne ho voglia. È più forte di me, non ce la faccio. È come doversi sentire felice a comando! Comunque i fotografi cercano sempre di farmi apparire cattivo. E questo mi ha reso una specie di mostro. A dirla tutta non capisco perché la gente voglia vedermi a tutti i costi come un personaggio da film dell’orrore. Se avessi l’aspetto di un cannibale andrebbero in visibilio! A New York i tassisti accostavano, e dopo avermi dato una rapida occhiata ripartivano. Certe persone vorrebbero tutti omologati. Be’, io non finirò mai così. Perché dovrei somigliare a un tassista?
Finché non è giunta voce che gli inglesi apprezzavano la mia musica, in America ero un perfetto sconosciuto. Ora invece nei locali del Village veniamo accolti come divinità. Non faccio nulla di eccezionale, eppure Life e Time hanno improvvisamente iniziato a scrivere di me. Si tratta della stessa gente che prima mi prendeva in giro. Ah, Ah! Adesso non sono più Jimi lo stupido, ma Mister Hendrix. Mi analizzano, si presentano con dossier da psicologi, faticano a capire cosa mi scorra nelle vene. Viviamo in mondi diversi. Il mio? Fame, bassifondi, odio razziale, un posto dove l’unica felicità che possiedi è quella che puoi tenere in mano.
L’ACCORDO PERDUTO
Il numero della chitarra sfasciata è iniziato per caso. Stavo suonando a Copenaghen e mi hanno trascinato giù dal palco. Tutto andava alla grande. Dopo aver ributtato la chitarra sul palco l’ho seguita con un salto, ma quando l’ho raccolta ho trovato una grossa incrinatura nel mezzo. Allora ho perso la pazienza e ho fatto a pezzi quel dannato arnese. Il pubblico è andato in delirio — sembrava che avessi finalmente scoperto “l’accordo perduto” o roba del genere. Così, ogni volta che c’era la stampa o mi andava, ho riproposto la scenetta. È una voglia improvvisa di agire in assoluta libertà — insomma di fare ciò che faresti se i tuoi genitori non ti tenessero d’occhio. Non sono un tipo violento, ma ormai la gente pensa che lo sia. Sfasci tre o quattro chitarre e la gente ne deduce che tu non faccia altro. Invece succede solo quando ci prende quella voglia. La frustrazione è al massimo, la musica si fa sempre più forte, e a un tratto crash, bang, ecco levarsi il fumo. Certe sere capita che tutto vada storto e allora, se sfasciamo qualcosa è perché lo strumento che amiamo profondamente non funziona a dovere. Non risponde, così ti viene voglia di ammazzarlo.
CREDI IN TE STESSO
Vivere richiede una serenità mentale che ognuno deve cercare dentro di sé. Occorre avere fiducia in se stessi. In un certo senso penso che credere in Dio consista in questo.
Se esiste un Dio ed è Lui ad averci creato, allora credere in se stessi è credere in Lui. E quando cominci a portare Dio dentro di te diventi parte di Lui. Questo non significa credere al Paradiso e all’Inferno, ma che la religione è ciò che sei e ciò che fai. Quando salgo sul palco e canto, quella è tutta la mia vita. La mia religione. Io sono la Religione Elettrica.
BISOGNA FARE UN PASSO AVANTI
Ci hanno chiesto di tenere un concerto di beneficenza per le Pantere Nere. Ma per quanto ne fossi onorato eccetera, ancora non ci siamo esibiti. Negli Stati Uniti sei sempre costretto a prendere una posizione. Che tu sia un ribelle o un tipo alla Frank Sinatra. Quand’ero più giovane ho scritto canzoni di protesta cariche di rancore. Adesso non lo faccio più perché ci sono questioni politiche da cui preferisco tenermi alla larga. Prima di dire una qualunque cosa devo sentirmi coinvolto. Invece non mi sento coinvolto. Anzi, ora come ora mi sento smarrito. Slegato dalla quasi totalità delle cose. Sono dispiaciuto per le minoranze, ma nessuna m’ispira un senso di appartenenza. Io sto dalla parte di chi è svantaggiato, ma il mio obiettivo non è convincere chi è svantaggiato a fare questo o quello. Non guardo le cose da una prospettiva razziale. Guardo le cose dalla prospettiva degli esseri umani. Non penso a neri o bianchi. Penso a ciò che è vecchio e a ciò che è nuovo. Non sto tentando di negare il mio legame con le Pantere Nere, intendiamoci. Mi sento parte di ciò che stanno facendo.
Agire è necessario, e in termini di serenità e condizioni di vita siamo noi quelli che se la passano peggio. Però non sono per la guerriglia. Non sono per lanciare una bottiglia molotov o fracassare la vetrina di un negozio. Così è inutile. In particolare se lo fai nel tuo quartiere. Non provo odio per altri esseri umani perché, alla luce del mio percorso, sarebbe come fare un passo indietro. È indispensabile condividere il dolore, sforzarsi di comprendere quale parte è andata perduta. Allargare la prospettiva. Dare ai pensieri una dimensione universale è un’ottima cosa.
NON SO SE ARRIVERÒ AI 28
Quando avrò la sensazione di non avere altro da offrire a livello musicale diventerò irrintracciabile. Se non avrò moglie e figli sparirò dalla faccia della terra. Non avendo nulla da comunicare attraverso la musica non avrò niente per cui valga la pena vivere. Non so se arriverò a 28 anni, ma mi sono accadute cose meravigliose negli ultimi tre.
Il mondo non mi deve nulla.
Il corpo è un veicolo fisico utile a condurti da un posto all’altro senza troppi problemi. Il proposito è tenere i nervi saldi, capire come prepararsi al meglio per il mondo che verrà, perché ne esiste uno. Spero vi piaccia. Alla mia morte ci sarà una jam, puoi giurarci. Voglio che tutti diano il massimo e si sballino. E conoscendomi, finirò per cacciarmi nei guai al mio stesso funerale. Il volume sarà alto, e ci sarà la nostra musica. Non voglio canzoni dei Beatles, ma qualche pezzo di Eddie Cochran e parecchio blues. Roland Kirk verrà di certo, e farò di tutto perché non manchi Miles Davis, sempre che abbia voglia di passare. Per una cosa così varrebbe quasi la pena morire. Quando non ci sarò più non smettete di mettere su i miei dischi.
The Jimi Hendrix Experience – Hey Joe (Official Audio)
Sono circa 4.500 i migranti tratti in salvo nella giornata di oggi, nel corso di oltre 30 operazioni di soccorso (nella maggior parte gommoni e un barcone) coordinate dalla Centrale operativa della Guardia costiera a Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.
Nelle operazioni sono intervenute: la nave Diciotti della Guardia costiera che ha soccorso 1 barcone e 5 gommoni traendo in salvo complessivamente 1.104 persone; unità della Marina Militare, di Eunavformed di Frontex e ONG.
Queste le immagini delle operazioni di soccorso effettuate da Nave Diciotti della Guardia costiera, riguardanti un barcone con a bordo 435 migranti (tra cui 124 donne e 18 minori)
Altri 459 migranti erano già stati tratti in salvo nell’operazione terminata il giorno precedente, 4 luglio, e condotta da Nave Corsi, anch’essa inserita nel dispositivo Frontex, in collaborazione con un mercantile
La guardia costiera è un corpo di polizia, talvolta con status e/o funzioni militari – organizzata a livello statale, responsabile di vari servizi.
Generalmente esercita una serie di differenti competenze che possono essere diverse nei vari paesi del mondo.
Attività e competenze
Fra le responsabilità che possono essere affidate ad un servizio di guardacoste, vi è la sorveglianza del rispetto delle norme che regolamentano la navigazione, la manutenzione di boe, fari, e altri ausili alla navigazione, il controllo delle frontiere marittime, sorvegliando le acque territoriali e altri servizi di controllo.
In alcuni paesi, la guardia costiera è parte delle forze armate, in altri è una organizzazione civile o privata. In altri paesi ancora, i compiti di salvataggio in mare sono suddivisi tra più organizzazioni, compresi corpi volontari civili. In questi casi, i mezzi navali possono essere forniti dai volontari, come i Royal National Lifeboat Institution, i velivoli dalle forze armate e la guardia costiera contribuisce con i propri mezzi.
In tempo di guerra, le guardie costiere possono venire incaricate della difesa dei porti, del controspionaggio navale e di perlustrazioni litoranee.
Terminate le vacanze, il Napoli domani si radunerà a Castel Volturno per dare il via ufficiale alla stagione 2016/2017.
Gli azzurri si ritroveranno al Centro Tecnico per le ore 12 e successivamente svolgeranno test medici, fisici ed atletici.
Nel pomeriggio ci sarà la prima seduta della stagione guidata da Maurizio Sarri ed il suo staff tecnico.
Il Napoli resterà si allenerà a Castel Volturno fino a venerdì e poi sabato mattina la comitiva partirà per il ritiro di Dimaro Folgarida in Val di Sole.