Con estrema disinvoltura Libania Grenot si è qualificata alle semifinali dei 400m alle Olimpiadi di Rio 2016. La Campionessa d’Europa non ha riscontrato particolari problemi nella sua batteria del giro della morte. Partita sciolta, con estrema compostezza e rilassatezza tecnica, ha mantenuto un ritmo costante, imboccando la dirittura d’arrivo in prima posizione. Ha poi stretto i denti a metà del rettilineo non accorgendosi però che alla sua destra Salwa Eid Naser la stava sorpassando.
Libania Grenot chiude così al secondo posto in 51.17 contro il 51.06 della rappresentante del Bahrain. Questo comporterà una corsia peggiore per la semifinale che l’azzurra di origini cubane correrà domani, alla caccia della sua prima Finale ai Giochi Olimpici. La sua analisi sulla gara rilasciata ai microfoni della Rai è stata estremamente chiara: “La giudico bene. L’obiettivo era passare i turni. Domani è un giorno nuovo, domani cominciamo le Olimpiadi. Fisicamente sto bene e bisogna correre, non c’è altro. Basta correre con i fatti e parlare di meno. La corsia della semifinale è relativa. L’importante è avere la testa e le gambe”.
Libania accede alla semifinale con il quinto tempo di giornata, primo posto temporaneo per Phyllis Francis (50.58). La stella Allyson Felix, super favorita per l’oro, si è amministrata in 51.24. Le giamaicane Stephenie McPherson (51.36) e Christine Day (51.54) hanno controllato al pari della statunitense Natasha Hastings (51.21). Quarta invece la bahamense Shaunae Miller (51.16)
L’altra azzurra Maria Benedicta Chigbolu ha corso una batteria di spessore, conquistando un bel terzo posto (52.06, a cinque centesimi dal personale) dietro a due stelle del calibro di Natasha Hastings (51.31) e Christine Ohuruogu (51.40 per la Campionessa Olimpica di Pechino 2008). L’azzurra, fidanzata di Matteo Galvan, deve però dire addio al sogno di semifinale per soli quattro centesimi, quelli che la separano dall’ultimo tempo di ripescaggio preso dalla polacca Patrycja Wyciszkiewicz (52.02). Non ha nulla da recriminarsi, perché ha davvero dato tutto quello che aveva. Conclude con il 26esimo posto, passavano il turno solo 24 atlete.
In Italia è la Rai che detiene i diritti in esclusiva per la trasmissione delle gare olimpiche: tre i canali che garantiranno una copertura completa degli eventi.
Rai 2 come canale olimpico di riferimento, dedicato in particolare agli atleti azzurri.
Su Raisport 1 la diretta delle discipline individuali, come atletica, nuoto, tuffi, scherma, pugilato e ginnastica. Raisport 2, invece, si concentrerà sugli sport di squadra come basket, volley, beach volley, calcio, pallanuoto e rugby.
La copertura quotidiana comincerà alle 14 ora italiana e terminerà intorno alle 5.30 del mattino successivo
Femminicidio. Governo, regioni e comuni dovrebbero ammettere che si tratta di una endemia sociale e dotarsi di una strategia politica capace di estirpare il male alla radice
I numeri delle donne uccise nel 2016 dai loro mariti, fidanzati, amici, conoscenti o altri sono davvero drammatici. Nei primi otto mesi si contano circa 80 vittime. E nella prima settimana di agosto, le donne trucidate sono state tre, Vania a Lucca, Rosaria a Caserta e Barbara a Bologna. Barbara era una donna che si riteneva libera, così libera da decidere di vendere il suo corpo. A solo 47 anni ha trovato un cliente aguzzino e spietato. Un uomo che ha comprato il suo corpo e ha ritenuto di poterne disporre a suo piacimento, come già aveva fatto altre volte, sfigurandolo e colpendolo mortalmente con 30 coltellate. Barbara non era una donna né di alta né di bassa quota, le prostitute non sono donne in quota, e come tali non sono tutelate come avrebbero diritto.
Nella civile Emilia Romagna in questo anno si sono avuti 5 femminicidi (parola orribile) e 4 tentati omicidi. Se il fenomeno viene allargato ai tanti episodi di minaccia e di violenza contro le donne, registrati come denunce alla polizia e come medicazioni al Pronto soccorso degli ospedali, si ha un quadro che porta a parlare di emergenza sociale. Di fronte a questa inarrestabile tragedia, chi governa si limita a esprimere la propria indignazione e a convocare l’ennesima commissione ministeriale o regionale. Come se si trattasse di uno dei tanti problemi che occasionalmente esplode e che bisogna tamponare.
Governo, regioni e comuni dovrebbero, invece, prendere atto della evidenza dei fatti, cioè dovrebbero riconoscere che la violenza, la persecuzione, la tortura e l’omicidio contro le donne sono un fenomeno persistente nella società italiana e diffuso sull’intero territorio nazionale. Sarebbe corretto se ammettessero che si tratta di una endemia sociale e se di dotassero di una strategia politica capace di estirpare il male alla radice.
I Centri anti violenza, giustamente, denunciano la loro impotenza per l’assenza di azioni da parte delle istituzioni pubbliche, che con la riduzione del già esiguo finanziamento stanno condannando alla chiusura gli stessi Centri, unici presidi a livello territoriale d’intervento, di aiuto e di sostegno alle donne violentate.
Questi Centri dovrebbero estendere il loro intervento agli uomini violentatori, con un percorso di rieducazione e riabilitazione, attivando gruppi di auto aiuto. Intanto sarebbe apprezzabile se il governo assumesse prioritariamente l’impegno a finanziare con più risorse i progetti dei Centri anti violenza, e se le regioni e i comuni mettessero in atto programmi di prevenzione e di lotta alla persecuzione di genere. E’ chiaro che i fondi, le leggi, i processi, le condanne e il carcere contro gli uomini la cui prepotenza non ha limiti, sono importanti ma non sufficienti.
Il problema vero è quello di dare vita a una sana cultura della relazione uomo-donna, una qualità che dovrebbe coinvolgere la famiglia, scuola, coppia e comunità. E’ a questi diversi livelli che il rapporto fin dalla prima età prende forma e si sviluppa o come dominio del più forte o come incontro di reciproca valorizzazione. Il percorso di una formazione culturale di riconoscimento e rispetto delle diversità di genere dovrebbe permettere all’uomo e alla donna di vivere una comune esperienza di libertà e di uguaglianza.
Purtroppo siamo costretti a fare i conti con un mondo globale fatto a livello locale di spietate diseguaglianze, quelle di genere sono persistenti, e di un generale analfabetismo emotivo, quello relazionale è preoccupante. Nonostante le leggi sulla parità di genere, alla uguaglianza formale si contrappone quella reale. In Italia nel 2016 a parità di contratto e di lavoro le donne continuano a guadagnare in meno circa l’11% rispetto ai loro colleghi maschi.
Nel paese che vorrebbe esportare la sua civiltà e democrazia nel mondo, il più premiato attore-regista Clint Eastwood parla dei giovani americani di oggi con l’epiteto di “fighette”, precisando «parlo delle fighette, non delle fighe, queste sono un’altra cosa».
Le diseguaglianze di genere e la cultura maschilista della violenza, ci fanno capire che il percorso formativo che permetta all’uomo e alla donna di ritrovarsi soggetti con pari dignità e diritti in un incontro dialogante, è ancora lungo e difficile. Ma è sicuramente possibile.
Femminicidio, altro che emergenza di Giovanni De Plato – il manifesto 12 agosto 2016
I dettagli sui lavori della Villa Comunale di Castellammare
Lo ha disposto l’Assessore con delega all’Urbanistica Giuseppe Rubino in vista della settimana di Ferragosto: una settimana di ferie per gli operai della ditta. Si fermano così i lavori di rifacimento della Villa Comunale della città stabiese. Ci sarà anche una nuova perimetrazione delle recinzioni, in particolare nel tratto finale di Corso Garibaldi che si snoda nei pressi della Cassa Armonica.
Il fallimento del matrimonio con Fabrizio Corona scotta ancora per Nina Moric o forse no visto che sarebbe pronta a convolare a nozze con il suo attuale compagno, Luigi Mario Favoloso. La rivista “Oggi” ha annunciato che la coppia si sposerà il prossimo novembre a Castellammare di Stabia, città natale di lui. Via ai preparativi…
Vi sono terre che sembrano vivere di contraddizioni; alcune delle quali saltano subito agli occhi, mentre altre richiedono conoscenze specifiche e occhi particolarmente allenati per essere colte.
È l’esperienza che ho fatto nei giorni scorsi tornando in Calabria per un confronto tra storia, cronaca, impegno sociale e fede, alimentato dal romanzo «La tomba di Erodoto» (Falco editore) del giornalista Domenico Marino. La Calabria, spesso terra di confine geografico e forse pure “periferia economica”, ma che non è affatto periferica dal punto di vista culturale. Soprattutto non lo è quella che in Calabria fu la piana di Sybaris, la polis magnogreca che ha lasciato tracce nella storia oltre che in scritti di altra natura. Lo attestano le sentenze riguardanti la Sybaritica mensa, registrate fra le sentenze medievali (Walther 30945b) e attestate, ad esempio in Libanio (Ep 1175,1 [11,15s. FӦrster]); ma lo attestano anche i Sybaritici libelli presenti in Marziale (12,95,2). Tra i profumi magnogreci dello Jonio calabrese e l’area di casa del Tavoliere delle Puglie ho trascorso i pochi giorni successivi alla Gmg di Cracovia prima di tornare a Roma per gli impegni e il servizio quotidiani. Un po’ di “riposo” tra gli affetti familiari e un abbraccio a vecchie amicizie per riassaporare il gusto di ritmi lenti e appuntamenti non rigidamente scanditi dall’agenda, seppure non meno importanti né interessanti. Sono stati giorni affidati alla normalità giornaliera che non è un risultato scontato né un obiettivo semplice. Mi è tornato lietamente alla memoria il decalogo della quotidianità di papa Giovanni XXIII e ho pensato di aggiungere un’undicesima frase che però non fosse un impegno ma una semplice speranza, un augurio: vivere una quotidianità semplice. Magari pure santa come tanti cristiani animati dalla speranza in Gesù. Sentiamo spesso il bisogno d’un bagno di semplicità assieme ad esempi di testimonianza coerente come ho già scritto su queste colonne nelle scorse settimane ricordando la “preferenza” di Paolo VI per i testimoni rispetto ai maestri e citando il circolo virtuoso della Locride dove è stata inaugurata un’opera segno dell’anno giubilare che il Santo Padre ha voluto dedicato alla misericordia. Sì, anche la neonata struttura calabrese è esempio e testimonianza, ennesimo meraviglioso volto dell’ordinarietà, racconto della normalità positiva che abbonda nelle nostre città come nei paesi più piccoli. La quale, però, spesso resta malinconicamente sullo sfondo, impaginato con due colonne di piede volendo usare un linguaggio giornalistico.
Esempi di coerenza e portatori sani di correttezza sono i tre laici protagonisti del romanzo storico socialmente impegnato scritto da un giovane intellettuale calabrese, che ho letto e del quale ho discusso nei giorni calabresi e magnogreci. Il libro di Domenico Marino, prendendo spunto da due fonti di epoca bizantina oltre che da Aristotele, coinvolge il lettore in un piccolo giallo che per poco meno di duecento pagine lo accompagna alla ricerca del sepolcro del padre della storiografia tra fango e ruderi dell’area archeologica che conserva i ruderi della polis magnogreca Sybaris oltre che della romana Copia e della colonia panellenica Thurii dove Erodoto visse, scrisse le sue Storie e secondo Marino fu pure sepolto. A colpirmi particolarmente è stata la normalità dei quattro personaggi centrali: uomini e donne come tanti altri, solo apparentemente senza qualità, che coinvolgono costringendo a diventare tifosi. Loro malgrado si trovano protagonisti d’una ricerca caparbia e determinata che seppur povera di tempo e risorse economiche ma alimentata dalla passione, spinta dalla voglia di fare che è figlia dell’affetto nei confronti della propria terra, dall’amicizia, dalla determinazione e dall’esigenza di non restare «seduti sul divano» ad aspettare chissà cosa, raggiungono risultati cui nessuno prima di loro aveva nemmeno sperato d’arrivare. Anche se, magari, erano in possesso di strumenti e possibilità ben maggiori. Le quali, però, pur importanti, non servono o comunque non bastano né fanno la differenza se alla base non v’è dell’altro; se non ci sono le motivazioni che, a esempio, sostengono Paola, Luciana, Rocco e infine pure don Ettore. Quattro esempi credibili e testimoni coerenti. Eroi quotidiani come infiniti altri nostri colleghi di lavoro, compagni di strada, confratelli nel sacerdozio, di cui i personaggi di Marino diventano simbolo anche se non ne avevano nessuna intenzione. Sono una borsista universitaria, la direttrice del Museo nazionale archeologico della Sibaritide, un lavoratore socialmente utile e un prete. Cittadini e impiegati della porta accanto tra l’altro impegnati nella missione impossibile di smentire qualche luogo comune di troppo, bocciare stereotipi abusati e cancellare forzature più o meno giustificate sul Sud, il lavoro pubblico, la vita di coppia, i rapporti d’amicizia e pure la fede che trova spazio nelle pagine del romanzo. Una fede vissuta e praticata ancora nella vita di tutti i giorni, in piccoli e grandi gesti che però non la schiacciano né indeboliscono, non la affievoliscono né impoveriscono. Perché anch’essa non ha bisogno di eroi.
Lo ha ricordato più volte papa Francesco. Ricordo, a esempio, l’omelia durante una celebrazione eucaristica a Santa Marta, quando sottolineò che «il regno di Dio è nascosto nella santità della vita quotidiana». È proprio il buon lavoro quotidiano dell’intera catena produttiva, dai raccoglitori delle radici nei fertili terreni sibariti (non a caso i Romani chiamarono Copia il municipium che crearono qui) ai venditori al dettaglio, che da secoli permette alla fabbrica Amarelli d’esportare in tutto il mondo i suoi numerosi e tutti ottimi prodotti a base di liquirizia. Una straordinaria realtà produttiva diventata storia di un’impresa di successo grazie all’attenzione alla qualità da parte di ogni ingranaggio (che come i personaggi di Marino fanno semplicemente il loro dovere anche se e quando nessuno li controlla) oltre che alla capacità industriale e al rispetto del fondamentale patto con i clienti. A prescindere da giuramenti e controlli, ispezioni e verifiche. Terre di confine ma anche pezzi di Storia ed episodi di positività per non dire eccellenza. Umana prima che imprenditoriale e letteraria. Racconti di uomini e donne, di ieri e di oggi, che non hanno seppellito o nascosto i propri talenti ma li hanno fatti fruttare, non si sono lasciati rubare la speranza, non hanno permesso fosse loro anestetizzata l’anima, sono stati protagonisti della propria vita non concedendo spazio allo scoraggiamento e magari non hanno neanche avuto paura di dire sì al Signore. Soprattutto, non hanno temuto la «folla mormorante» che avrebbe potuto giudicarli dei sognatori. Negli spazi della Amarelli mi sono ritrovato a godere della ricchezza culturale e della capacità d’impresa di una parte del nostro Sud che non spreca le proprie energie in sterili rivendicazioni e che non sopporta nemmeno le puntuali quanto inaccettabili giustificazioni di chi ha contribuito a sfregiare questa parte del nostro Paese.
vivicentro.it/cultura / ilsole24ore/La gioia di una quotidianità semplice (Nunzio Galantino) * – Il sole 24 Ore 13 agosto 2016
Presente a Bologna da separato in casa e futuro ancora tutto da stabilire, tra tante proposte ancora non concretizzatesi definitivamente che potrebbero portare il giocatore lontano dal club rossoblù. Amadou Diawara, contestato ieri dai propri tifosi, aspetta sempre l’accelerata del Napoli per trasferirsi alla corte di Maurizio Sarri, iniziando tuttavia a considerare anche un possibile trasferimento all’Aston Villa, già forte di un accordo (a 17 milioni) con il Bologna.
La società del presidente De Laurentiis sta pensando di chiudere l’acquisto del giocatore a prescindere dall’uscita o meno di Valdifiori, nonostante non abbia ancora contattato il Bologna per chiudere ufficialmente l’affare: ma in caso Napoli o Roma (al momento intenzionata a trattenere Paredes, e quindi ferma) non accelerino, potrebbero aumentare le chance per Diawara di tentare seriamente l’esperienza inglese, con l’Aston Villa che spera ancora di portare il centrocampista classe ’97 in Championship. Difficile, invece, la pista Juventus: dopo un incontro avvenuto oggi a Modena tra il Bologna e il club bianconero, in cui si è parlato di varie possibilità di mercato, il nome di Diawara non ha suscitato particolare interesse nella dirigenza juventina, al momento concentrata su altre priorità per il proprio centrocampo. Con Diawara che resta, dunque, in bilico tra una nuova tappa italiana e la prima avventura estera in Inghilterra. Attendendo il Napoli e valutando, sempre più, l’Aston Villa…
La Juve Stabia prosegue la preparazione anche dopo la fine del ritiro di Gubbio in vista della nuova stagione (CLICCA QUI per il calendario). Preparazione ma anche calciomercato, a caccia del colpo in attacco. Dopo i no di Davide Moscardelli e di Gerardi, si cerca l’alternativa che sia comunque di valore. Nell’intervista esclusiva che il ds Logiudice ha rilasciato ai nostri microfoni, fu chiuso ogni spiraglio anche per un altro attaccante (CLICCA QUI per l’intervista integrale):
Tra noi e Perez c’è stata solo una telefonata più di un mese e mezzo fa, per capire se ci fossero i margini per iniziare la trattativa, ma allo stato attuale il calciatore è felice di stare ad Ascoli e fare il vice Cacia per cui abbiamo subito scartato l’ipotesi.
Resta in piedi, come vi abbiamo segnalato (CLICCA QUI), la pista che porta a Cissè, senza tralasciare il super colpo a sorpresa che il duo Manniello-Logiudice può sempre tirare fuori all’ultimo momento.
Una ragazza cammina con le donne che sono state evacuate dai vigili del Forze democratiche siriane dalla città Iside-controllato di Manbij, Siria. – Reuters A girl walks with women who were evacuated by Syrian Democratic Forces fighters from the Isis-controlled city of Manbij, Syria. Photograph: Rodi Said/Reuters
Un portavoce delle Forze Democratiche siriane (SDF) sostenute dagli Stati Uniti ha dichiarato che la città di Manbji è stata ripresa dopo la fuga, venerdì, degli ultimi militanti di Iside. Secondo la SDF e l’Osservatorio siriano per i diritti umani, gli ostaggi liberati erano stati usati come “scudi umani”.
Londra – Sono stati liberati i 2.000 ostaggi nelle mani dell’Isis in ritirata da Manbji, città siriana al confine con la Turchia. Ne dà notizia il Guardian* (leggi sotto: (More than 2,000 Isis hostages freed from Syrian city of Manbij) citando come fonti la Coalizione arabo-curda sostenuta dagli Stati Uniti e l’Osservatorio siriano dei diritti umani. Intanto, sui social scorrono le immagini della gioia della popolazione di Manbji, sotto il giogo del Califfato fino al giorno dell liberazione: le donne fumano liberamente, vengono improvvisati roghi di burqa e gli uomini si fanno fotografare mentre si fanno tagliare la barba, imposta dalla ideologia dello Stato Islamico.
I miliziani dell’Isis, ha riferito l’Osservatorio siriano per i diritti umani, hanno abbandonato la città a bordo di 500 auto, dirette verso nord-est, a Jarablus, ancora sotto il controllo del Califfato. Ieri le ‘Forze democratiche siriane’ (Sdf nell’acronimo) avevano annunciato di aver lanciato la fase finale dell’offensiva per liberare Manbijn, concentrandosi in modo particolare nel quartiere settentrionale di al Sarb, dove si erano rifugiati i miliziani dell’Is. Oggi la città appare nel pieno controllo della coalizione.I combattenti dell’Is avevano utilizzato come scudi umani i civili per scappare. “Dall’inizio della campagna (militare) lo Stato islamico ha usato i civili come scudi umani per nascondersi. Abbiamo preso tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza del nostro popolo. Lo consideriamo una priorita’ e abbiamo preso tutte le precauzioni necessarie per proteggere i civili da qualsiasi attacco”, si legge in una nota del Consiglio militare di Manbij, organismo creato per la supervisione delle operazioni.
Finora le Sdf, milizie curdo-arabe in cui la parte curda delle Ypg (Unita’ di protezione del popolo) è preponderante, hanno salvato oltre 170 mila civili a Manbij secondo il comunicato. Le Sdf avevano gia’ lanciato tre ultimatum ai miliziani dello Stato islamico per liberare gli ostaggi in cambio dell’apertura di un corridoio per consentire loro di lasciare la citta’. Lo Stato islamico però ha rifiutato le offerte. “Per questo non abbiamo avuto scelta che portare avanti un’operazione militare per riprendere gli ostaggi e sconfiggere l’Is. Questa sarà l’ultima cruciale operazione per la liberazione di Manbij”, concludeva il comunicato diffuso ieri, 12 agosto.
La liberazione di Manbji costituisce un duro colpo anche per il sistema basato sui foreign fighters: “I membri dell’Isis”, ha spiegato alla Bbc il capo curdo-siriano Salih Muslim, “bnon saranno piu ”n grado di viaggiare per e dall’Europa”.
Dal Guardian
* More than 2,000 Isis hostages freed from Syrian city of Manbij (Guardian)
Allied Arab and Kurdish fighters retake Syrian city from retreating jihadis, where men, women and children had been held as human shields
The Islamic State stronghold of Manbij, in northern Syria, has fallen to allied Arab and Kurdish fighters, who freed more than 2,000 hostages held there by the terrorist group.
A spokesman for the US-backed Syrian Democratic Forces said they had taken over the city after the last Isis militants fled on Friday. According to the SDF and the Syrian Observatory for Human Rights, the freed hostages had been used as “human shields”.
Sharfan Darwish of the SDF-allied Manbij military council told Reuters: “The city is now fully under our control but we are undertaking sweeping operations.”
Pentagon deputy press secretary Gordon Trowbridge said: “Although fighting in Manbij continues, Isil is clearly on the ropes. It has lost the centre of Manbij, it has lost control of Manbij.”
The Arab-Kurdish alliance had expelled most of the Isis fighters from Manbij by last week but dozens continued to put up a tough resistance until Friday.
The abductions took place as Russian and Syrian jets pounded rebel positions in and around Aleppo, killing at least 20 people, a spokesman for the Syrian Observatory for Human Rights said.
Civilians react after they were evacuated by the Syria Democratic Forces fighters from Manbij, Syria. Photograph: Rodi Said/Reuters
Prior to their withdrawal from Manbij, the Isis fighters abandoned a northern neighbourhood, taking the captives with them. They headed for the town of Jarabulus, along the border with Turkey, which their forces hold.
“While withdrawing from a district of Manbij, Daesh [Isis] jihadis abducted around 2,000 civilians from Al-Sirb neighbourhood,” said Darwish. “They used these civilians as human shields as they withdrew to Jarabulus, thus preventing us from targeting them,” he said, adding that women and children were among those taken.
The Britain-based Syrian Observatory for Human Rights, which relies on sources inside Syria to cover the war, gave a similar report, saying Isis forced about 2,000 civilians into cars it confiscated and headed for Jarabulus.
The jihadis, who have suffered a string of recent losses in Syria and Iraq, have often staged mass kidnappings in the two countries when they come under pressure to relinquish territory.
In January Isis abducted more than 400 civilians, including women and children, as it overran parts of Deir Ezzor province in eastern Syria. It later released about 270 of them.
Isis has used civilians as human shields, booby-trapped cars and carried out suicide bombings to slow advances by their opponents and avoid coming under attack. Thousands of civilians were held captive by the group in Fallujah, which Iraqi forces recaptured in June after a four-week offensive.
A woman embraces an SDF fighter. Photograph: Rodi Said/Reuters
On Friday the Site intelligence group said Isis had killed five men in Iraq for smuggling people out of territory it controls.
With air support from the US-led coalition, the SDF began its assault on Manbij on 31 May, surging into the town three weeks later. The offensive was slowed by a big jihadi fightback, before a major push last week saw the alliance seize 90% of the town.
Tens of thousands of people lived in Manbij before the assault started. The United Nations has said that more than 78,000 people have been displaced since then.
Manbij was strategically significant because it was on Isis’s supply route from the Turkish border to Raqqa, the de facto capital of its self-styled Islamic “caliphate”.
The Observatory said the battle for Manbij claimed the lives of at least 437 civilians – including 105 children – and killed 299 SDF fighters and 1,019 jihadis.
The observatory said women and children were among at least 20 people killed on Friday in Syrian and Russian air raids on rebel positions in Aleppo and rebel positions further north and west of the city. Twelve were killed in Hayyan, a small town 15km (10 miles) north of Aleppo, it said.
An AFP correspondent in the rebel-held east of the city said several neighbourhoods were hit, adding that people had been out on the streets to stock up on supplies after weeks of shortages caused by a punishing government siege.
Syria’s state news agency, Sana, quoting a military source, said the warplanes destroyed several rebel positions and vehicles and killed “dozens of terrorists”. The Observatory said clashes raged between rebels and pro-regime forces south of Aleppo.
Friday’s raids took place despite a pledge by Russia to observe a three-hour daily ceasefire in Aleppo to allow for humanitarian aid deliveries. An estimated 1.5 million people live in the city, including about 250,000 in rebel-held districts.
Syria’s conflict erupted in March 2011. Since then more than 290,000 people have been killed and and world powers have been drawn in on all sides of the war.
vivicentro.it/cronaca – Stanislao Barretta, da agenzia Agi e da Guardian
Jonathan de Guzman è virtualmente un giocatore del Chievo Verona. L’incontro di oggi tra i clivensi ed il Napoli ha portato alla fumata bianca: come appreso in esclusiva da Calciomercato.it, il mediano olandese – che ha un contratto in scadenza nel 2018 – si trasferirà alla corte di Maran in prestito con diritto di riscatto. L’ingaggio verrà pagato in compartecipazione tra i due club: 600mila euro saranno corrisposti dal Chievo, i restanti 650 dal Napoli. Martedì il giocatore sosterrà le visite mediche di rito e poi firmerà il contratto che lo legherà alla formazione gialloblu.
La Gazzetta dello Sport scrive su Kalinic e la Fiorentina: “Per questo Sousa dovrebbe puntare sulla miglior formazione possibile. Compreso Kalinic, il centravanti intoccabile sia sul mercato (ad ora sempre respinti gli attacchi del Napoli) che in campo. A prescindere dal modulo. In Austria il croato è stato l’unico ad andare in rete. Lo ha fatto contro il Bayer, sfruttando un dolcissimo assist di Pepito Rossi, e si è ripetuto contro lo Schalke: approfittando di un clamoroso errore difensivo. A dispetto dell’altezza, Kalinic ha grande facilità ad entrare subito in condizione. Fisico asciutto e moto perpetuo”.
Dopo la conferenza di Federico Fazio avvenuta ieri, oggi la sala conferenze di Trigoria ospita di nuovo i giornalisti per la presentazione di Thomas Vermaelen, difensore centrale arrivato dal Barcellona in prestito gratuito con diritto di riscatto fissato a 10 milioni.
Prende la parola il dg Baldissoni:
“Buongiorno e grazie di essere venuti anche oggi. È facile oggi ripetere quello che ho detto ieri per Fazio: nei nostri intendimenti porterà qualità esperienza e personalità. Qualità, non vi devo spiegare la ragione. L’esperienza è dovuta alle oltre 320 partite giocate in massima divisione oltre che alle 58 presenze con la nazionale belga. La personalità è dovuta al fatto che sia nell’Ajax che nella nazionale belga ha indossato la fascia di capitano. Aggiungiamo anche mentalità vincente che si misura dal numero di trofei, Thomas vanta 14 trofei vinti in carriera. Diamo il benvenuto a Thomas Vermaelen”.
Tu che sei stato in spogliatoi importanti, come ti trovi con i nuovi compagni e che atmosfera hai trovato? “Si respira una bella atmosfera, sono stato accolto con molto calore, mi aiuta il fatto di conoscere già qualche compagno. È importante per me mettere minuti nelle gambe, sono rimasto impressionato dalla qualità della squadra, sono contento della partita già giocata. Direi che per il momento tutto procede per il meglio”.
Spalletti ti ha chiesto qualcosa in particolare sull’impostazione dell’azione? “Ho già avuto modo di parlare con lui, è importante per me conoscere i suoi intendimenti. Al mister piace costruire la manovra da dietro con palla atterra ma sono già abituato. Spero con il passare dei mesi di entrare sempre di più nella mentalità”.
Qual è il tuo giudizio sulla Premier di quest’anno?
“È un campionato difficilissimo, molto fisico. Basta vedere quanti soldi spendono i club per capire quanto sia importante. Si caratterizza per la difficoltà di ogni partita, si deve lottare su ogni singolo punto, quello di quest’anno è sicuramente il più difficile di sempre”.
In Italia la Juventus ha vinto gli ultimi 5 campionati, in Italia può esserci un Leicester?
“Sì, può succedere, è successo in passato in altri campionati. Se guardo la rosa della Roma, è una rosa molto forte, in grado di poter vincere, perciò dobbiamo crederci, giocare con la massima fiducia”.
Sei destinato con la qualità del tuo palleggio ad essere il regista difensivo per la Roma. Ti trovi meglio quando giochi a 4 o a 3?
“È una decisione che non spetta a me, in passato ho giocato nella linea a 4, ma nel Barcellona il centrocampista arretra creando una difesa a 3. È importante allenare tutte le situazioni perché si deve saper passare da 3 a 4, dà soluzioni e vantaggi. Non ho preferenze, bisogna lavorare e lo faremo”.
Per BaldissonI, il riscatto di Vermaelen è libero o condizionato ad alcuni eventi?
“L’opzione di acquisto è libera”.
Negli ultimi 2 anni hai giocato poco per via della condizione fisica. Sei pronto per dare da subito il 100%? E che tipo di affidabilità puoi dare nel lungo periodo? “In questo momento sto bene, ho iniziato la preparazione solo da 2 settimane e sto lavorando duro. Agli Europei ho giocato 4 partite su 5, mi auguro di poter giocare più partite possibili qui, è l’unico modo per entrare in forma, è importante per me”.
Il nome di un giovane con cui vorresti giocare quest’anno, che ti ha impressionato?
“Sono arrivato solo da pochi giorni, posso giudicare solo quello che vedo in allenamento. C’è tanta qualità, ma devo conoscere meglio i miei compagni per poter giudicare se alcuni tra i giovani potranno farcela in breve ad entrare in prima squadra”.
Differenze tra Spalletti e Luis Enrique? E’ una domanda complicata, sono appena arrivato e non conosco bene mister Spalletti anche se le sedute di allenamento sono simili ed anche l’idea di calcio non ha grosse differenze: entrambi vogliono partire dal basso con il pallone. Caratterialmente devo conoscerlo nelle prossime settimane”.
Come state vivendo questo preliminare di Champions? “C’è molta pressione, è una partita molto importante per calciatori e club, è il motivo per cui sono qui. Un calciatore professionista sa di dover gestire la pressione quindi non ci sono scuse: dobbiamo cercare di fare il massimo e vincere contro il Porto”.
Luis Enrique ti ha parlato della città e dell’ambiente? “No, è successo tutto molto in fretta, non ho avuto occasione di chiedergli e lui di parlarmi della città e del club”.
L’ultimo contatto, che risale a un paio di giorni fa, tra Giuntoli e gli emissari che hanno il mandato dell’Inter per parlare di Icardi non ha prodotto novità. Le cifra offerta dal Napoli viene ritenuta insufficiente dal club nerazzurro che non intende privarsi del suo centravanti a pochi giorni dall’inizio del campionato di Serie A. Inoltre, il continuo parlare da parte del Napoli con gli agenti del calciatore ha infastidito non poco Ausilio e la dirigenza nerazzurra che, di contro, ha replicato manifestando il proprio interesse per Insigne. Anzi, lo ha reso pubblico visto che in privato le parti ne avevano già discusso. In occasione di Inter-Napoli a San Siro c’è stato un abboccamento ma De Laurentiis ha spento sul nascere ogni velleità di Ausilio, che adesso è tornato alla carica e non ha intenzione di mollare l’osso almeno fin quando Insigne non rinnoverà con il Napoli.
la difesa — Restando in argomento, Roberto Insigne (il giovane e talentuoso fratello di Lorenzo) prolungherà il suo rapporto con il club prima di andare in prestito in una squadra di B da scegliere tra Carpi, Latina, Perugia e Vicenza. Il suo arrivederci è imminente, l’addio di Albiol dovrebbe arrivare con la scadenza del contratto a giugno 2017. L’offerta per lui del Valencia è allettante ma al Napoli manca un centrale: De Laurentiis da tempo corteggia il Torino per Maksimovic ricevendo in cambio continui rifiuti. Anche se ieri (ne parliamo a pagina 38) il giocatore potrebbe aver rotto con i granata. Un difensore arriverà: più facilmente un marcatore (ieri è sbucato il nome di Schär dell’Hoffenheim), in subordine un terzino (De Sciglio preferirebbe la Juve mentre D’Ambrosio può essere una alternativa last minute).
altri affari — Resta un rebus di facile risoluzione il centrocampo: se esce Lopez, in direzione Espanyol, entra Rog, a patto che la Dinamo Zagabria lo lasci andare in fretta come da accordi per 13 milioni (bonus compresi). Poi ci si dedicherà a Diawara del Bologna e alle uscite (Grassi verso l’Atalanta e De Guzman direzione Chievo). Sepe dovrebbe restare e comporre il terzetto dei portieri con Reina e Rafael. Da decidere il destino di El Kaddouri, il cui contratto con il Napoli scadrà nel 2017.
Prosegue il duro lavoro di preparazione per le Vespette di mister Domenico Panico. Dopo l’amichevole di ieri con la prima squadra in quel del Menti di Castellammare di Stabia, oggi è replicato a Mondragone contro i padroni di casa dell’Asd Mondragone. Una gara terminata con il risultato di 2-1 per i padroni di casa e che ha visto andare in gol anche Mimmo Chirullo. Un plauso va ai padroni di casa che hanno accolto la squadra stabiese offrendo loro mozzarelle, frutta fresca e dolci.
Queste le formazioni scese in campo nei due tempi:
PRIMO TEMPO – Montella, Anasiello, Polito, Sorriso, Rubino, Naso, Vacca, Castiello, Contieri, Scognamiglio, Chirullo.
SECONDO TEMPO – Borrelli/Riccio, Strianese, Versitelli, Mauro, Borrelli, Bisceglia, Del Prete, Vecchione, Matassa, Sorrentino, Procedi.
Al termine del match, mister Domenico Panico ha dichiarato ai nostri microfoni: “Tutto procede nel migliore dei modi e per il meglio. I ragazzi giocano tutti lo stesso minutaggio, come giusto che sia, in quanto è per noi una conoscenza. La cosa più importante è che nessuno si faccia male in questo momento. Abbiamo avuto soltanto qualche problemino con Noto e Langella. Per il resto tutti abili e arruolabili. Abbiamo rpeferito non rischiare Elefante e Servillo che sono stati impegnati con la prima squadra, anche se abbiamo fatto sacrificare un po’ Rubino che ha giocato un tempo. Domani faremo un test in famiglia con gli Allievi di mister Nunzio Di Somma, poi avremo due giorni di riposo e riprenderemo il 17 agosto per proseguire spediti”.
La Gazzetta dello Sport si sofferma sul rebus attacco tra Gabbiadini e Milik: “Il vero rebus riguarda l’attacco. Gabbiadini e Milik si contenderanno il ruolo di punta centrale, quello ricoperto con risultati eccellenti da Gonzalo Higuain. In attesa di una soluzione sulla questione Icardi, l’allenatore è orientato a dare fiducia all’attaccante bergamasco, autore di quattro reti nell’amichevole contro il Monaco. Una sorta di prelazione, concessa a Gabbiadini per valutarne l’efficienza e la concretezza. Sa bene l’ex doriano che non avrà molto tempo a disposizione, alle sue spalle si è sistemato, ma solo per il momento, il neo acquisto Arkadiusz Milik, il centravanti che Cristiano Giuntoli ha prelevato dall’Ajax per 35 milioni di euro. Un investimento considerevole, in lui hanno creduto tutti, dal presidente allo stesso Sarri, cui toccheranno le scelte. A favore di Milik, tuttavia, gioca anche l’investimento fatto: De Laurentiis ha speso 35 milioni per ingaggiarlo e gradirebbe che sul ragazzo si puntasse”.
La Gazzetta dello Sport scrive sul futuro di Mauro Icardi: “Il futuro di Manolo Gabbiadini è legato, in ogni modo, alla trattativa Icardi. Il Napoli non vuole mollare la presa, si aspetta una risposta dall’Inter ma, soprattutto, gradirebbe che il giocatore prendesse una posizione precisa in questa vicenda. Di certo, se l’operazione dovesse andare in porto, non si potrà prescindere dalla cessione dello stesso Gabbiadini, che ha alcune richieste da club europei e la sua valutazione si aggira intorno ai 25 milioni”
Importantissime novità sul fronte Rog-Napoli dal collega di Rai Sport Ciro Venerato: “Nel blitz a Zagabria il ds Cristiano Giuntoli ha accettato la richiesta del presidente Mamic della dinamo: Rog arriverà il 25 agosto. Disputerà il preliminare di Champions League contro il Salisburgo e successivamente diventerà un nuovo acquisto azzurro. Meno bonus al club croato. In queste ore si sta solo discutendo sulle modalità di pagamento rateale. I croati incasseranno 12 mln più 1.5 di bonus. Si lavora sui dettagli, ma ormai Marko Rog è un calciatore partenopeo”.
QUANTA meschinità, smemoratezza e irriconoscènza nell’homo ”sapiens” (???) nordico che, con appuntamento ormai fisso, torna, un anno sì e l’altro pure, a disquisire sulla superiorità intellettiva nordica nei confronti di quella del Sud immemore del fatto che se qualcosa (forse) sa lo deve, quantomeno al 99%, a qualche insegnante, Prof o docente del Sud che ha profuso fatiche e sapienza nel provare quantomeno ad acculturare nordiche orde di studenti (scusate ma … a provocazione si risponde con altra).
Senza andare troppo indietro nei tempi e scendere in sterile polemica (che, per inciso, si vincerebbe), mi limito a rimarcare che molti intellettuali italiani sono stati meridionali ( Torquato Tasso, Pirandello, D’Annunzio, Verga, Gianbattista Vico etc…) per non parlare poi degli scienziati (Stanislao Cannizzaro, Maria Angela Ardinghelli, Giovanni Alfonso Borelli, Gaetano Arturo Crocco, Renato Dulbecco, Napoleone Ferrara, Michele Parrinello, Ettore Majorana, ecc ecc tanto per citare solo alcuni così come mi vengono a mente senza ordine preciso).
Insomma, il sud ha tanti problemi (nati, per altro, da Garibaldi in poi e quindi “grazie” al nord: ma questo è già altro), ma l’intelligenza non credo proprio che sia uno di questi. Ma forse è solo un rigurgito di “razzismo” e di soggezione culturale dei nordici, mai totalmente smaltiti che non merita altre parole se non: vergognatevi e provate a verificare le vostre origini storiche e culturali!
L’ultima miccia accesa, come del resto accade sempre a fine anno scolastico, l’ha accesa la statistica dei diplomati di quest’anno che vede quelli del Sud in netto vantaggio su quelli del Nord per quantità e punteggi. Fermo restando che classifiche del genere non è che abbiano gran senso e che non danno il polso di alcunché, resta il fatto che danno il là a tante bocche che si mettono in modo ancor prima di aver messo in funzione il cervello: e la sterile e falsa polemica è servita! Ed allora, in chiusura, ci partecipo anch’io non con (altre) parole mie ma citando due aforismi nel merito:
Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi (Bertrand Russell)
L’ignorante parla a vanvera. L’intelligente parla poco. ‘O fesso parla sempre (Totò)
ed è per questo che noi del Sud siamo sempre pieni di dubbi e parliamo poco. A buon intenditor …..
Ciò detto e premesso, passo a darvi nota dell’ultima polemica di cui ci da notizia Tiziana De Giorgio nel suo articolo pubblicato oggi su Repubblica e che vi sottopongo a seguire. Buona letttura!
Maturità: 100 e lode al Sud, governatori del Nord in rivolta di TIZIANA DE GIORGIO
Exploit di diplomi col massimo dei voti in Puglia e Campania, che da sole superano Lombardia, Veneto e Piemonte messe insieme. Ma i risultati di rilevazioni nazionali come l’Invalsi vedono gli studenti del Nord di gran lunga più bravi. Si riaccende così il dibattito sulle divergenze nei parametri di valutazione. Solo Toti si smarca: “Complimenti ai ragazzi di un Sud che vuole ripartire da merito e impegno”
MILANO – In Veneto è stata bollata come “un’emergenza”. Con la Regione guidata dalla Lega che parla di giovani del Nord-Est ingiustamente penalizzati. E che lancia un appello al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini: si invocano controlli a campione sugli alunni, ispezioni a sorpresa negli istituti di tutta Italia, commissioni ministeriali formate da esperti che possano in qualche modo garantire uniformità, quando vengono assegnanti i voti in classe.
In Piemonte, è l’assessore all’Istruzione del Pd, Gianna Pentenero, a chiedere un cambio di rotta: “Non ne faccio una questione Nord e Sud – precisa -, ma non si può non ammettere che c’è una divergenza evidente tra i parametri di valutazione”. I risultati della maturità pubblicati nei giorni scorsi dal ministero – che mostrano un profondo squilibrio fra le regioni del Nord e quelle del Sud nella distribuzione dei voti più alti – entrano nel dibattito politico. E sono in tanti, dal Piemonte all’Emilia Romagna, dal Veneto alla Lombardia, a chiedere in maniera trasversale una riflessione.
“Servirebbe, per esempio, che i test Invalsi diventassero un elemento comune da cui partire per rivedere i criteri di valutazione su base comune – prosegue Pentenero – così da non svantaggiare gli studenti che devono far valere quei voti per l’accesso nelle università”. Perché è questo uno degli aspetti che ha riacceso il grande dibattito sulla valutazione. E sull’Italia a diverse velocità in tema di scuola: da un lato, l’exploit di diplomi da 100 e lode in regioni come Puglia e Campania, che da sole superano quelli di Lombardia, Veneto e Piemonte messe insieme. Dall’altro i risultati di rilevazioni nazionali come l’Invalsi, sugli studenti di seconda superiore, che capovolgono la piramide e vedono gli studenti del Nord di gran lunga più bravi rispetto a quelli del Sud.
In Emilia Romagna, l’assessore alla Scuola, Patrizio Bianchi, parla di un esame di maturità “poco affidabile” rispetto a meccanismi di valutazione più standardizzati come l’Ocse. E invita tutti a non prendere il punteggio dell’esame finale come metro di valutazione del livello delle strutture scolastiche o della preparazione degli studenti. “Questi dati non sono certo una novità – commenta invece il governatore della Lombardia, Roberto Maroni – ma sorprendono sempre. E rispetto a quelli rilasciati dall’Invalsi stridono”.
Fuori dal coro, invece, il forzista Giovanni Toti, presidente della Liguria: “È sempre difficile fare questo genere di classifiche – spiega – perché cambiano le sensibilità e i contesti da regione a regione”. Quindi, sui voti dei neodiplomati, preferisce guardare il bicchiere mezzo pieno: “Faccio i complimenti ai ragazzi del Sud. Spero siano il simbolo di un Sud che ha voglia di ripartire sul merito e l’impegno”.
vivicentro.it/cronaca
vivicentro/Il Nord e la sterile polemica sul primato dell’intellighenzia (persa in partenza) STANISLAO BARRETTA
repubblica/Maturità: 100 e lode al Sud, governatori del Nord in rivolta di TIZIANA DE GIORGIO
Papa Francesco non si smentisce ne cambia rotta ed ecco che allora, nella visita a sorpresa alla comunità “Papa Giovanni” di don Benzi ripercorre ancora la via delle scuse da porgere come già aveva fatto nel recente passato (26 giugno) quando ebbe a dire: “Chiediamo scusa per aver marginalizzato i gay. Martin Lutero era un riformatore. Benedetto è emerito ma il Pontefice è uno solo”. Questa volta lo fa con una donna della comunità e ce ne da nota un articolo di Cristina Nadotti pubblicato, oggi, su Repubblica e che qui vi proponiamo:
Ero una prostituta ma il Papa ha voluto chiedermi perdono (Cristina Nadotti)
Roma, visita a sorpresa nella comunità di don Benzi “Ho mostrato a Bergoglio le mie ferite, lui mi ha regalato un rosario”
ROMA – I responsabili della comunità “Papa Giovanni” di Don Benzi avevano detto alle ragazze che c’era una sorpresa, che sarebbe andato a trovarle un cantante famoso. Nel condominio anonimo alla periferia Nord di Roma nessuno si è accorto dell’arrivo di papa Francesco, l’auto si è infilata nel garage sotterraneo e lo hanno fatto passare dalle scale interne.
All’uscita, però, Francesco è passato dall’ingresso principale, lasciando attoniti i pochi passanti sullo stradone anonimo, tra un distributore e un supermercato. “Ma quello è il Papa!” dice una signora con le borse della spesa, un’altra le fa eco incredula “C’è il Papa buono!” e un bambino che segue la scorta del pontefice ripete: “Il Papa mi ha dato cinque bacini”.
Nell’appartamento che ospita le ex prostitute, alcune poco più che bambine, appena il Papa è uscito si fa festa. Nella piccola cucina ci sono due cartoni di pizza e qualche aranciata. Le volontarie e le ragazze si abbracciano, dall’altra stanza si sentono ancora dei battimani. Stefania, 22 anni, un nome fasullo usato per proteggerla, ha gli occhi lucidi e si tiene una mano sul cuore. Sul corpo ha i segni della sua storia: la coppia che l’ha adescata in Romania, con la promessa di un lavoro in Italia, le ha tagliato parte delle orecchie, strappato i capelli e lesionato le ginocchia per costringerla a prostituirsi.
Quando ha saputo che sarebbe venuto il Papa?
“I responsabili ci avevano soltanto avvertite che sarebbe venuta una persona importante, un cantante. Poi abbiamo visto il Papa, con il suo abito bianco! Non riesco a credere che oggi l’ho abbracciato e ho cantato con lui”.
Ha parlato con ciascuna di voi?
“Sì, ci ha abbracciate tutte e ci ha chiesto perdono, ha detto che si scusava al posto di tutti gli uomini che ci hanno fatto male. Ci ha ringraziato perché lo aiutiamo a bastonare chi di dovere”.
Le ha chiesto la sua storia?
“Gli ho raccontato come sono arrivata in Italia, gli ho detto che non volevo fare la prostituta, ho creduto a quella coppia perché era gente del mio paese, mi avevano assicurato che avrei lavorato come badante, o come baby sitter. Invece mi hanno picchiato per stare sulla strada”.
Come ha reagito il Papa al suo racconto?
“Mi ha ascoltato, gli ho anche fatto vedere le ferite che ho ancora, vedi come ho le orecchie? (si scosta i capelli che stanno ricrescendo e mostra i padiglioni auricolari mutilati, ndr) Poi mi ha abbracciato e mi ha regalato un rosario e una busta ”
Cosa c’è nella busta?
“Non l’abbiamo ancora aperta, non lo so, ma non lo voglio dire, perché è un regalo nostro, una cosa che ci ha dato il Papa, a ciascuna di noi”.
Come è arrivata nella comunità di Don Benzi?
“Mi hanno aiutato a denunciare gli sfruttatori e dopo che sono stata ricoverata in ospedale per un mese mi hanno chiesto se volevo stare in una delle loro case, perché avevo bisogno di un posto sicuro. Avevo molta paura, temevo che qualcuno facesse del male alla mia famiglia. Ora mi hanno anche trovato un lavoro, sono una persona rinata, ho ripreso a vivere, come se fossi una bambina”.
Ha detto proprio questo al Papa?
“Sì, e lui mi ha detto di avere fiducia, di andare avanti. Mi ha detto che sono stata brava e devo continuare”.
È credente? Va in chiesa?
“Non c’entra. Qui ci sono cristiane evangeliche, cattoliche e persone che non parlano della loro religione. Nelle comunità “Papa Giovanni XXIII” non ci chiedono se siamo credenti. Abbiamo avuto tutte la stessa emozione, perché questo Papa è una persona speciale. Quando ci ha abbracciato abbiamo pensato che finalmente eravamo tornate donne normali, ci siamo dimenticate perché siamo qui”.
Il viso di Stefania torna impenetrabile. Mentre parlava, nonostante qualche mezzo sorriso, gli occhi sono sempre stati bassi, le si sono illuminati solo quando ha parlato dell’arrivo nella casa di Don Benzi. “Scusa, scusa, sono troppo emozionata “, chiude, e torna a festeggiare con le altre”.
vivicentro.it/cronaca
vivicentro/Le scuse di Papa Francesco ad una ex prostituta STANISLAO BARRETTA
repubblica/Ero una prostituta ma il Papa ha voluto chiedermi perdono (Cristina Nadotti)
Roma e’ stata per anni, il refugium peccatorum ideale per rifiuti di ogni genere, da quelli urbani, ai politici, capaci di trasformare i propri interessi differenziati, in un plurimarche indifferenziato.
A Roma per anni si e’ spartito con la pace di tutti, dalla monnezza, agli appalti, alle cariche pubbliche, nulla era lasciato al caso, tutto era programmato nei minimi particolari, fortunatamente la Lupa, simbolo della Citta’ eterna, non e’ mai stato un animale commestibile, l’avrebbero divorata anche quella.
In questi ultimi mesi un’altro genere di rifiuti indifferenziati, pericolosi non per le tasche ma per la Salute dei Cittadini, si sono aggiunti ai precedenti, cosi’ Roma si trova a fronteggiare questa nuova drammaticita’.
Che il compito della Virginia Raggi non fosse dei piu’ semplici, lo si era sapeva sin dal momento in cui ha preso le redini della Citta’. Non possiede la bacchetta magica dei prestigiatori, da far sparire come per incanto i 183 camion giornalieri che si portano la monnezza di Roma, a spasso per tutta l’Italia,
Molti Sindaci dei Paesi limitrofi le hanno sbarrato le porte, non digeriscono la mondezza altrui, altri hanno aperto le braccia, altri ancora sarebbero disposti a collaborare solo a condizione che si trovino delle soluzioni migliori.
E’ stato un bene per l’intera Citta’ che la Magistratura abbia trovato il posto giusto dove smaltire i rifiuti urbani politici, sono state scelte le discariche di alcuni Istituti Penitenziari, dove lo smaltimento si puo’ avere nel corso degli anni, senza gravare sulla gia’ disastrosa situazione della Capitale.
Quello dei rifiuti, e’ un problema che interessa numerose Citta’ Italiane, Sicilia compresa, anziche’ trovare soluzioni tampone, e’ lo Stato che dovrebbe intervenire, possibile che fra tanti geni politici, non vi sia il Politicus Munnezzarus?
Come editoriale di oggi abbiamo scelto l’analisi sull’economia italiana, e della spirale negativa nella quale si troverebbe, fatta per la Stampa da Mario Deaglio e pubblicata oggi con il titolo:
Come uscire dalla spirale negativa MARIO DEAGLIO
Per l’economia italiana, questo Ferragosto non sarà certo una vacanza tranquilla sotto l’ombrellone. I mercati finanziari, gli osservatori internazionali e l’Unione Europea si aspettano infatti per l’Italia un autunno particolarmente difficile per l’effetto congiunto di due debolezze: quella di una ripresa produttiva che non si consolida e quella di una situazione politica che diviene più confusa nella prospettiva di un referendum istituzionale dall’esito incerto.
E’ probabile che queste valutazioni siano eccessivamente negative e che siano basate su atteggiamenti esteri non particolarmente benevoli; con questa situazione, però, bisogna in ogni caso fare i conti perché tali atteggiamenti influenzano in maniera crescente le prospettive dell’economia italiana. L’Italia, e in modo particolare il suo governo, è chiamata a dare risposte impegnative in un momento in cui è più usuale abbronzarsi sulle spiagge e ci si aspettava di tirare un sospiro di soddisfazione per risultati congiunturali comunque moderatamente positivi.
Le preoccupazioni internazionali partono dalla debolezza relativa dell’economia italiana.
Non si tratta tanto della crescita zero del prodotto lordo del secondo trimestre contro una crescita media della zona euro dello 0,3 per cento e una crescita tedesca dello 0,7 per cento (queste misurazioni sono sempre meno precise e un solo trimestre non fa testo) quanto dell’andamento complessivo degli ultimi diciotto mesi confrontato con quello degli altri grandi Paesi dell’Unione Europea. Appare chiaro che l’economia italiana, pur in ripresa, è meno dinamica di quanto ci si poteva ragionevolmente aspettare.
Il tutto viene valutato sullo sfondo di un’altra, questa volta sgradevole, crescita: quella, sia pure lenta, del debito pubblico: i dati resi noti ieri dalla Banca d’Italia hanno messo in luce un suo ulteriore, apparentemente inesorabile aumento in assenza di prospettive sufficientemente solide di una sua significativa riduzione futura.
A questo punto si può agevolmente immaginare che la parte maggiore del nuovo debito, e di quello che dovrà essere rinnovato, venga sottoscritta dal sistema bancario, da sempre tradizionale pilastro della finanza pubblica italiana. Purtroppo, però, una parte – fortunatamente minoritaria – delle banche ha a sua volta bisogno di interventi esterni, ispirati o indirettamente sostenuti dallo Stato. Il sistema così poggia su due pilastri che qualche incrinatura dimostrano di averla e che sono chiamati a sostenersi l’un l’altro.
Da questa situazione si può uscire con un sostegno finanziario europeo che vada al di là delle azioni, già messe in atto dalla Banca Centrale Europea che forse non ci verrebbe rifiutato ma che potrebbe dar luogo a una significativa perdita di sovranità. Proprio mentre è in atto un ampio dibattito nazionale su una riforma costituzionale incentrata su modifiche del processo di formazione delle norme e della volontà politica, si rischia un cambiamento sostanziale di alcuni rapporti economici di base tra finanza pubblica e risparmio privato sui quali il sistema finanziario italiano ha poggiato da sempre e che renderebbero sensibilmente meno efficace tale volontà.
mario.deaglio@libero.it
Alcuni diritti riservati.
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vivicentro/Per uscire dalla spirale negativa ci vuole innovazione, finanza pubblica e risparmio privato STANISLAO BARRETTA
lastampa/Come uscire dalla spirale negativa MARIO DEAGLIO