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Sky – L’ Everton non molla Gabbiadini: si continua a trattare

Continuano i movimenti di mercato in casa Napoli, la società azzurra prosegue nella trattativa che dovrebbe portare Manolo Gabbiadini dall’Italia all’Inghilterra. Il giocatore potrebbe infatti giocare la prossima stagione con la maglia dell’Everton e le parti stanno parlando per cercare di limare la distanza tra domanda e offerta. Il Napoli chiede 25 milioni di euro più 5 di bonus per il cartellino dell’attaccante, l’Everton offre 22 milioni. C’è ancora distanza, dunque, con il calciatore che attende di capire con maggiore certezza quale sarà il suo futuro. Intanto si continua a trattare, alla ricerca dell’accordo che potrà portare Gabbiadini in Premier. Lo riferisce Gianluca Di Marzio, esperto di mercato Sky, tramite il proprio portale ufficiale.

 

Da gianlucadimarzio.com

Terremoto Italia centrale, le foto di oggi ad Amatrice – FOTO DEI VIGILI DEL FUOCO

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Ancora immagini strazianti da Amatrice messe a disposizione dai Vigili del Fuoco. Immagini che mettono in risalto il duro lavoro che si sta eseguendo ma anche l’immane distruzione che ha provocato il sisma.

GUARDA LA FOTOGALLERY:

Sarri: “Penso solo al Milan, il mercato non mi interessa. Ci aspetta una sfida complicata”

Maurizio Sarri ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della seconda giornata di Serie A che vedrà il Napoli impegnato contro il Milan. Ecco quanto evidenziato:
Pareggio di Pescara? Siamo entrati in campo in maniera pigra ma abbiamo avuto una buona reazione. Dopo un primo tempo così era davvero complicato cercare do vincere la partita ma ci siamo andati vicini. L’ approccio non è stato certo dei migliori ma al calcio d’ agosto credo poco: le condizioni erano al limite ed il Pescara ci ha messo in difficoltà grazie al proprio entusiasmo. Nella ripresa siamo stati padroni del campo e non abbiamo avuto alcuna difficoltà a livello difensivo.
Gabbiadini? Le voci che circolano non mi interessano, domani Manolo sarà a nostra completa disposizione. Ha svolto regolarmente gli allenamenti in settimana e la società non mi ha avvisato di nulla. Il primo tempo a Pescara non è certo sua responsabilità. Contro il Milan sarà una sfida complicata: Montella ha già dato un’identità a questo gruppo”.
Girone di Champions? Se il Porto era un avversario complicato non capisco perché non dovrebbe esserlo il Benfica che ha chiuso il campionato con 15 punti di vantaggio. Girone forse non prestigioso ma molto complicato: tutti i nostri avversari sono stato campioni nei rispettivi Paesi.
Milik e Mertens? Sicuramente il loro ingresso ha inciso molto sul risultato anche se la squadra si era già rialzata. Ci resta un po’ di amaro in bocca perché alla fine si poteva ambire al bottino pieno ma il risultato è stato un altro. Oltre a quello su Zielinski c’ era un altro rigore su Mertens.
Assenza Jorginho? Di sicuro è un elemento molto importante per noi ma a Pescara il problema principale è stato la mancanza di compattezza tra i reparti.
Occhiata di Mertens alla panchina? Se pensa di potermi condizionare in questo modo può scordarselo.
Milik gioca con la squadra, Gabbiadini più in profondità? L’attacco della profondità diventa più facile negli spazi ampi, ma alcuni l’attaccano bene anche in area,  anche Callejon  può farlo. Ovvio che se un avversario si chiude diventa complicato ma si può fare comunque. Mertens gioca più vicino alla punta, ma bisogna vedere anche se occorre o meno copertura lungo la fascia e quando è entrato c’era poco da coprire.
Hamsik? Sostituito solo per un principio di crampi, avrei potuto inserire Zielinski al posto di Allan.

Tonelli? Lo staff medico mi ha comunicato che sta meglio ma non posso dire quando tornerà a disposizione.
Milan? L’ anno scorso ha fatto un grande mercato e le aspettative sono sempre le stesse: puntare a un piazzamento Champions. Siamo sempre ad agosto, sarà la condizione fisica a farla da padrone.
Rog, Maksimovic,Kalinic,Cavani? Penso esclusivamente al Milan e non penso a calciatori tesserati con altri club. Se poi dovesse arrivare qualcuno, solo allora dirò ciò che penso. Per ora ai tifosi posso garantire che non rivedranno mai più un approccio come quello visto domenica scorsa”.

Juve Stabia, i convocati per l’esordio a Catania

Vigilia di esordio in campionato per la Juve Stabia che domani affronterà al Massimino il Catania. Fontana ha diramato la lista dei convocati, mancano all’appello gli infortunati Camigliano, Capodaglio e Liviero, lo squalificato Kanoutè, e l’ultimo arrivato Montalto.

Di seguito il comunicato della Juve Stabia

Al termine dell’allen­amento di rifinitura,­ svolto questa mattina presso il ritiro di­ Lamezia Terme, il tecnico Gaetano Fontana ha reso not­a la lista dei nr. 21 ­calciatori convocati per il match Catania-Juve Stabi­a, valevole per la 1^ giornata del campionato di Lega Pro Unica Girone C, in programma doman­i, sabato 27 agosto 20­16, con inizio alle ore 16,30 presso lo Stadio “Angelo Mas­simino” di Catania.

Portieri: Bacci, Mas­colo e Russo.

Difensori: Amenta, A­tanasov, Cancellotti, M­orero, Liotti e Petricci­uolo.

Centrocampisti: Espo­sito, Izzillo, Mastall­i, Salvi, Strianese e Zi­bert.

Attaccanti: Del Sant­e, Lisi, Marotta, Ripa­, Rosafio e Sandomenico­.

Squalificato: Kanoute’

Infortunati: Camigliano, Capodaglio e Liviero.

Le donne stabiesi sono solidali con i terremotati del centro Italia

Il centro Italia è ancora colpito dallo sciame sismico

Nei giorni scorsi la tragedia del terremoto (CLICCA QUI) che ha colpito il centro Italia e che ha emozionato tutto il popolo italico, ha scatenato una scia di solidarietà lungo tutto la penisola.

Anche gli Stabiesi non hanno voluto far mancare il proprio sostegno e dei volontari, con un folto gruppo di tifosi della Juve Stabia, in Piazza Matteotti assiepati sulle scale della Ferrovia dello Stato hanno raccolto generi alimentari da destinare ai terremotati.

Lodevole è anche l’iniziativa dei ragazzi della Curva Sud che, ispirandosi al termine usato per individuare la città di Castellammare di Stabia ovvero “la città delle acque”, nei prossimi giorni raccoglieranno fondi nella sede dell’associazione Gaetano Musella, per acquistare ed inviare acqua nelle regioni colpite dal sisma.

Le donne del Menti, in particolare i membri delle Hard Girls, che sono il gentil sesso della tifoseria vogliono esprimere i loro sentimenti, oltre a collaborare nel loro piccolo con i ragazzi della Curva Sud.

Veronica Celentano ci esprime il suo pensiero:

Quando succedono queste tragedie le parole sembrano banali, e quello che resta e ti aiuta a superare questi momenti, è la fede, pregando tanto per questi poveri connazionali.

Io oggi vorrei mandare un simbolico abbraccio grande a tutte quelle persone che hanno perso amici,figli, e parenti.

Voglio poi ringraziare tutti i volontari accorsi in quelle zone, che reputo degli EROI: perché anche a mani nude e al rischio della loro incolumità stanno scavando sotto le macerie per salvare vite. Non posso che sperare che il loro impegno sia costante e duraturo perché ci sono persone che attendono ancora di essere salvate.

Margherita Savastano invece vorrebbe proporre un’altra cosa: Considerato che tra una settimana in quelle zone cambierà poco o niente, che ne pensate di proporre al Presidente della Juve Stabia di devolvere gli incassi, o parte di essi, della partita con il Melfi alle vittime del terremoto?

Qualsiasi altra parola in merito poi è superflua. Al giorno d’oggi è inconcepibile ciò che stanno provando queste persone. Noi stabiesi, nel nostro piccolo, stiamo provando ad aiutare come possiamo, con atti concreti, mandando genere di prima necessità nelle zone maggiormente colpite, perché in queste situazioni non esistono regioni e province, siamo un unico popolo.

Sia Margherita Savastano sia Tonia Fontanella pregano affinchè il Signore riesca con la sua grande bontà a aiutare queste povere persone, facendo terminare le scosse di assestamento che continuano inesorabili anche in queste ore.

Roberta Schettino aggiunge che secondo lei la migliore soluzione è arrivare sul posto per dare una mano di persona. Chi ha la possibilità di spostarsi potrebbe partire per supportare i volontari che già si trovano nelle zone colpite dal terremoto.

Un’altra iniziativa potrebbe essere quella di organizzare una raccolta fondi allo stadio per tutta la durata del campionato.

In prima persona, come Presidentessa delle Hard Girls della Curva Sud da 5 anni e redattrice della rubrica Vespa Rosa, voglio fare una riflessione: perché non è possibile prevenire questi disastri grazie a ristrutturazioni antisismiche delle vecchie costruzioni, almeno quelle appartenenti alle zone cosiddette rosse?

Ercolano, Torre Del Greco , Paesi Vesuviani sono zone che mi riguardano da vicino perché abito a Castellammare di Stabia, sono zone che sono state colpite dal terribile terremoto dell’80: perchè lo Stato non fa controlli appropriati già da ora? Perché bisogna aspettare prima l’evento per ricostruire in sicurezza?

In questo momento il mio cuore è con tutti i bambini del posto e con gli anziani che sono le categorie più deboli della popolazione.

Un pensiero speciale va alle mie colleghe della redazione Mary e Claudia che si trovano nei pressi delle zone colpite, mi ha fatto piacere sentirle sane e salve.

TUTTE LE DONNE DEL MENTI STANNO AFFIDANDO I LORO PENSIERI ALLE PREGHIERE RIVOLTE ALLE VITTIME CON UN PENSIERO INDELEBILE AL SISMA DEGLI ANNI’80 CHE HA COLPITO ANCHE NOI QUASI 30 ANNI FA.

TUTTE NOI IN QUESTO MOMENTO CI SENTIAMO VICINE CON IL NOSTRO CUORE AI TERREMOTATI DEL CENTRO ITALIA PERCHE’ “Una donna è dove è il suo cuore, non dove è il suo corpo”

Patrizia Esposito

Juve Stabia-tifosi, amore unico al di là degli abbonamenti

Una campagna abbonamenti partita con il piede sbagliato, ma l’amore della piazza per la Juve Stabia è sempre unico

La Juve Stabia, una passione, una maglia da seguire, il risveglio settimanale, l’esultanza per un gol o una vittoria, ma anche il dispiacere per una sconfitta. Uno stadio, il Menti di Castellammare, il 12° uomo in campo, quello che spinge a dare di più, quello che ti incita e regala emozioni forti, come solo la piazza stabiese sa dare. Ma c’è l’altra parte della bilancia, quella che vede l’impianto per lo più sempre vuoto o comunque non pieno a dovere. Complice sicuramente la possibilità di seguire online in diretta le gare interne o esterne della squadra del patron Franco Manniello che tanto investe per tornare a calcare palcoscenici importanti anche di categoria superiore, complice anche il momento storico non ancora passato e di crisi che l’Italia vive, ma al momento sono state staccate soltanto poco più di 200 tessere di abbonamento. Un numero esiguo per una piazza che ama la sua squadra e la segue in ogni dove.

Se si guarda al trend (negativo) degli ultimi anni, con un impianto costretto a chiudere il settore distinti per mancanza di tifosi e il settore ospiti per problemi relativi ai lavori da svolgere, la situazione diventa preoccupante. Da qui si capisce che andare allo stadio non è solo una festa, che il percorso del club gialloblè può conoscere anche incovenienti e la svolta può arrivare anche con pochi gesti.

Non si può parlare di disaffezione, la piazza non ha mai dimostrato questo distacco in quanto la Juve Stabia è sempre stata riferimento per la città, si può parlare di delusione, difficoltà varie (soprattutto economiche), il Menti non ha abbonati o ne ha pochi. “Lo Stabia chiamò”, non puoi mancare: il motto del club e allora i tifosi risponderanno presente. Da mercoledì 10 agosto è partita la campagna abbonamenti e questi sono i prezzi:

Curva San Marco: 120 € (6,66 € a partita, in media, sottoscrivendo l’abbonamento)

Tribuna Quisisana: 200 € (11,11 €)

Tribuna Monte Faito: 260 € (14,44 €)

Tribuna Panoramica: 1000 € (quota socio sostenitore)

Prezzi contenuti per sostenere la squadra, popolo sempre vicino: Juve Stabia-tifosi, un connubio perfetto al di là della campagna abbonamenti, ma è giusta la svolta anche per il bene del club.

a cura di Ciro Novellino

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UFFICIALE – L’ex Juve Stabia Arcidiacono cambia nuovamente maglia

Il comunicato del club

Pietro Arcidiacono, la sua partenza da Castellammare di Stabia per approdare al Foggia fece rumore nella passata stagione. Ora per l’ex Juve Stabia è il momento dell’addio anche dalla Puglia per approdare all’Arezzo. Questo il comunicato del club: Il Foggia Calcio comunica di aver ceduto a titolo definitivo le prestazioni sportive di Pietro Arcidiacono. All’ormai ex rossonero un grosso in bocca al lupo per il suo futuro calcistico da parte di tutta la famiglia rossonera.

Sorteggio fortunato, il Napoli ha la grande opportunità di andare avanti

Potrebbe essere finalmente una Champions tranquilla per il Napoli dopo le passate edizioni e gli sfavorevoli sorteggi

L’edizione odierna de La Repubblica commenta così quanto accaduto nella giornata di ieri: “Vista la posizione di partenza è andata bene soprattutto a Sarri, che ha evitato gli avversari impossibili pescando invece un interessante confronto con il Benfica, formazione di talento e giovinezza, con mentalità aperta e il vivaio (curato da Rui Costa e Nuno Gomes) oggi più produttivo d’Europa: il fuoriclasse emergente è il 19enne Gonçalo Guedes, di cui si dicono meraviglie. Nel gruppo B ci sono anche la Dinamo Kiev, bicampione d’Ucraina, e, unica estrazione che ha provocato una smorfia, il Besiktas, una delle peggiori tra le squadre di ultima fascia. Il vero pericolo, per il Napoli, è l’equilibrio: è un girone che minaccia di rimanere in sospeso fino all’ultimo, nel quale si possono rubare punti ai più forti ma perderne con i più deboli”.

Rog, l’intermediario: “Mi sento di dire che l’operazione andrà a buon fine”

Le sue parole

A Radio CRC è intervenuto Stefano Antonelli, ex direttore sportivo del Torino adesso intermediario di mercato vicino all’agente di Marko Rog Fali Ramadani, rilasciando alcune dichiarazioni: “L’affare Rog? Io credo che alla fine le volontà assolute siano quelle, bisogna colmare alcune situazioni in una trattativa dove ci sono tre-quattro parti che ruotano attorno: oggi mi sento di dire che è una operazione che andrà a buon fine.

Rog al San Paolo per Napoli-Milan? Ci può stare. Le qualità di Marko sono indiscusse, è un prospetto tecnico e patrimoniale: dubbi non ce ne sono, Rog è un profilo di altissimo livello che il Napoli acquista a condizioni economiche importanti.

Gli azzurri stanno facendo un ragionamento intelligente, tra due-tre anni vogliono trovarsi con calciatori di valore pronti per vincere: al momento Rog non sposta gli equilibri, ma è il percorso per ottenere risultati nel tempo. Gente come Milik in un paio d’anni sarà al top del suo ruolo, mi piace il modo d’agire del Napoli”.

I Borghi magici ora rischiano di restare vuoti : Spelonga? Arquata?

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«Notizie da Spelonga? Il centro di Arquata?» Le prime immagini che sono arrivate nella notte, una notte spezzata male da quella scossa fortissima e lunga, erano una foto di crolli ad Amatrice e una da Spelonga. E la notizia di Arquata messa male, malissimo, con i primi due morti accertati.

Spelonga. Uno dei paesi del cuore. Alla congiunzione di due parchi: quello dei monti Sibillini e quello dei monti della Laga (più selvaggio, più segreto). Paese piccolo, una frazione, quasi sconosciuto agli ascolani stessi nonostante sia stato il set del film di Pietro Germi «Serafino», la commedia del ’68 con Ottavia Piccolo e Adriano Celentano pastore pazzerello. Paese sospeso nel tempo, non solo per le case in pietra con scale esterne e logge e dettagli a bassorilievo agli angoli delle vie o sui portoni – angeli in volo, rosoni, animali, motivi geometrici – e non solo per il bar dove trovi le bustine di zucchero aromatizzato all’anice tante volte per il caffè non bastasse la correzione alla sambuca. Sospeso nel tempo anche per la chiesetta con una bella falce e martello dipinta su un muro laterale e guardata a vista da un cane pastore abruzzese accoccolato al sole, per una cucina esterna equipaggiata di tutto punto (casseruole in rame appese alla parete, un tavolo quadrato coperto da una cerata, la bombola di gas collegata ai fuochi) di una casa lungo la stradello che dal paese conduce ai pascoli. Sembra una cucina messa lì per invitarti a sedere come in certe fiabe: Riccioli d’oro, Biancaneve.

Paese della Festa Bella, ogni tre anni, in cui si sale sulla montagna per cercare un albero grande da portare a braccia in piazza per rievocare la battaglia di Lepanto perché anche qui, come in ogni borgo dell’Italia centrale, d’estate si rievoca qualcosa di antichissimo, possibilmente medievale, quasi sempre un evento storico o religioso, meglio se tutti e due: di quella battaglia in cui gli spelongani combatterono in massa contro i turchi, si conserva, nella chiesa principale, un ampio lembo di bandiera nemica.

Tutto attorno al paese, i boschi. Boschi di faggi e castagni, boschi di carbonaie. Sotto, prima di tornare sulla Salaria antica e a Trisungo con il suo bel ponte romano sul Tronto, la frazioncina di Faete con, in una radura, la chiesetta della Madonna della Neve, una delle neviere che un tempo costituiva il frigorifero della comunità.

E davanti, Arquata. Uno spettacolo con la rocca del mastio che sorge dai boschi verdissimi del monte Ceresa con il grande Vettore sullo sfondo. Arquata e la frazione di Pretare, paese di fate al seguito della Sibilla appenninica. Arquata e la sua posizione strategica nei secoli: luogo particolarmente munito sulla via Salaria, snodo verso Comunanza e Fermo da una parte, snodo per L’Aquila via Amatrice dall’altra, strada per Norcia. Ma soprattutto, per me, Arquata e la strada che sale a Forca di Presta, la strada che sale in vetta e scavalla nella straordinaria conca di Castelluccio, dove ogni anno a luglio si ripete la meraviglia della fioritura della piana e dove ogni anno, puntualmente, andiamo.

Ecco. I paesi marchigiani del terremoto sono questi.  

Paesini bellissimi che a molti di noi rievocano vecchi viaggi in corriera, prima dell’apertura della Roma-L’Aquila, con i biglietti della Start che riportavano tutte le fermate, alcune dai nomi strani: oltre a Trisungo, Favalanciata, Quintodecimo, la più famosa Acquasanta Terme.

Altra frazione di Arquata è Pescara del Tronto, che come dice il nome, è paese di acqua, pescaia, sorgente del nostro acquedotto e della centrale idroelettrica di Capodacqua che serve tutta la valle e arriva alla costa.

Intorno, fra i boschi, borghi abbandonati, piccoli gruppi di case sparse ormai diroccate, villaggi spopolati dall’emigrazione verso Roma degli anni cinquanta e sessanta, come spettri – affascinanti ma sfasciati, gli scuri delle case in piedi ormai marci, le scalette d’ingresso piene di muschi, i cumuli di pietre, le strade interrotte da una frana, da un tronco d’albero caduto. Tallacano con il suo unico abitante, Venamartello, Cocoscia, Agore… ruderi abitati da tassi, ghiri, picchi, civette, ricoperti di rovi e felci e rampicanti. Paesaggi bellissimi, intatti, non toccati dal turismo, anzi quasi irraggiungibili, ben nascosti, da cercare dopo aver chiesto mille indicazioni. Villaggi-monito: in un attimo i paesi di montagna si sono fatti deserti, gli abitanti anziani spenti poco a poco, i giovani tutti partiti. Ma quelli erano i paesi più inerpicati, più alti, mentre Arquata e le sue frazioni, seppure piccolette (il comprensorio tutto insieme arriva a 1178 abitanti), sono lungo la Salaria, una strada viva.

Così adesso, il timore è tutto per quel che sarà. 

«Notizie da Spelonga? Il centro di Arquata?». Al mio messaggio buttato in rete al mattino e diretto ai giornalisti locali, risponde solo a sera un giovane cronista, Mario Di Vito, che è partito subito: «Non c’è più niente».

E’ stato ad Arquata, nella notte, salendo a piedi per la strada bloccata: «La torre è in piedi ma le case attorno sono crollate. E’ tutta zona rossa», mi dice. I paesi sono evacuati, vuoti. Gli abitanti nelle tende. Di Spelonga, di Faete non sa.

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Il ruttodromo della Rete sul terremoto : Rutto d’oro a Salvini, Bertolaso …

Rutto d’oro a Bertolaso, don Cesare e Salvini

Il ruttodromo messo in moto nella rete nel dopo terremoto è capeggiato dai soliti italioti: Guido Bertolaso, noto esperto di prefabbricati abruzzesi scoperchiabili e di massaggi a pagamento altrui, un parroco ligure, tale don Cesare, che ha spacciato la sua ricetta di mettere gli sfollati al posto dei migranti per «cristianesimo», l’immancabile Salvini che subito plaude e troppi altri ancora. Che pena e che vomito dopo tanti rutti!

Capri e caproni MASSIMO GRAMELLINI

Ma cosa c’entrano i migranti con il terremoto? C’entrano, c’entrano. Per parecchi nostri connazionali, teste sismiche e raffinatissime, lo scandalo dei disastri naturali in Italia non è rappresentato dalla mancanza di prevenzione e dall’eternità della ricostruzione. La vera vergogna è che gli sfollati dormono sotto le tende mentre i migranti pasteggiano a champagne, stravaccati nelle suite dei loro hotel a cinque stelle.

Nella nobile arte della ricerca di un capro espiatorio ieri si sono esercitati in tanti: da Guido Bertolaso, noto esperto di prefabbricati abruzzesi scoperchiabili e di massaggi a pagamento altrui, fino a un parroco ligure, tale don Cesare, che ha spacciato la sua ricetta di mettere gli sfollati al posto dei migranti per «cristianesimo», contraddicendo il titolare del marchio ma ricevendo in compenso il plauso di Salvini. Il ruttodromo della Rete ha dilatato l’ideona ad argomento di dibattito, ostentando una fiera resistenza nei confronti della realtà: nessuno sfollato vorrebbe allontanarsi adesso dai luoghi del dramma, i migranti non stanno in alberghi di lusso ma nelle topaie, e dei 35 euro al giorno a loro destinati (soldi europei, peraltro) nelle tasche dei profughi ne entrano non più di due, per cui l’indignazione andrebbe semmai indirizzata agli italiani che ci lucrano sopra. Mi associo alla richiesta del signor Pierpaolo Ascari: issare fino al diploma di terza media certi pensatori del web (e pure certi parroci) è costato alla collettività 63.900 euro. Fanno circa 38 euro per ogni giorno di scuola. Si possono cortesemente riavere indietro? Questo sì sarebbe cristianesimo.

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UFFICIALE – Champions, dal 2018 si cambia: quattro squadre per l’Italia

Lo riporta il sito uefa.com

“I format della UEFA Champions League e della UEFA Europa League per le stagioni 2018/19, 2019/20 e 2020/21 sono stati confermati ufficialmente. Mentre non sono previste variazioni al sistema delle due competizioni, cambiano le procedure di accesso”. Così comincia la nota pubblicata dal sito ufficiale della Uefa che comunica le novità per la prossime edizioni delle coppe europee. Ecco il comunicato che spiega nel dettaglio le modifiche.

Dopo una lunga consultazione con tutti i portatori di interesse del calcio europeo, la UEFA ha proposto alcuni emendamenti, che sono stati successivamente approvati dal Comitato Esecutivo UEFA su raccomandazione del Comitato Competizioni per Club UEFA e del consiglio dell’Associazione dei Club (ECA).

Che cosa cambia

– La vincitrice della UEFA Europa League si qualificherà direttamente alla fase a gironi di UEFA Champions League (oggi può eventualmente partecipare agli spareggi).

– Le prime quattro squadre delle quattro nazioni con il ranking più alto andranno direttamente alla fase a gironi di UEFA Champions League.

– Tutti i dettagli della lista di accesso per entrambe le competizioni verranno finalizzati entro la fine dell’anno.

– Nuovo sistema di coefficienti per club: le squadre saranno giudicate individualmente (viene a cadere la quota di rappresentanza nazionale per il coeffiente dei singoli club, a meno che il coefficiente sia inferiore al 20% del coefficiente della federazione).

– Per calcolare il coefficiente verranno considerati anche i successi nella storia della competizione (assegnati punti per i precedenti titoli europei con un sistema ponderato per la UEFA Champions League e la UEFA Europa League)

– La distribuzione finanziaria ai club sarà aumentata significativamente per entrambe le competizioni.

– Il nuovo sistema di distribuzione finanziaria, composto da quattro pilastri (quota di partenza, risultati nella competizione, coefficienti per singoli club e market pool), vedrà premiate maggiormente le prestazioni sportive, mentre diminuirà la quota relativa al market pool.

Che cosa non cambia

– Mantenimento dei percorsi Campioni e Piazzate per la qualificazione alla UEFA Champions League. In questo modo, si garantisce che i club di tutte le federazioni possano accedere attraverso i campionati nazionali e qualificarsi per entrambe le competizioni.

– La UEFA Champions League continuerà ad avere una fase a gironi a 32 squadre e una fase a eliminazione diretta a 16 squadre. Allo stesso modo, la UEFA Europa League rimarrà a 48 squadre.

Per determinare il futuro e la gestione delle competizioni per club, nascerà una società controllata che avrà un ruolo strategico: UEFA Club Competitions SA, in cui metà dei direttori amministrativi verranno designati dalla UEFA e l’altra metà dalla ECA.

A proposito delle variazioni concordate per il nuovo ciclo, Theodore Theodoridis, segretario generale UEFA ad interim, ha dichiarato: “L’evoluzione delle competizioni UEFA per club nasce da vaste consultazioni con tutti gli interlocutori e tiene conto di un’ampia gamma di competenze e prospettive”.

“Le modifiche continueranno a garantire la qualificazione in base a meriti sportivi e il diritto di tutte le federazioni e i loro club di partecipare alle principali competizioni europee”.

“Siamo contenti che il calcio europeo rimanga legato ai concetti di solidarietà, competizione equa, distribuzione uniforme e buon governo”.

Juve Stabia, in viaggio verso Catania

La Juve Stabia viaggia verso Catania con tante certezze e qualche dubbio

È cominciato ieri il viaggio verso Catania della Juve Stabia. Le vespe, che saranno impegnate domani alle ore 16.30 al Massimino, sono partite ieri alla volta di Lamezia Terme, località in cui hanno alloggiato per la notte di ieri e in cui rimarranno ad allenarsi questa mattina prima della partenza nel pomeriggio verso il capoluogo siciliano.

Al gruppo, che ancora una volta ha “postato” sui social istantanee in cui viene dimostrata la propria unione, non si è ancora aggregato l’ultimo arrivato l’attaccante Adriano Montalto (CLICCA QUI). L’accordo con il giocatore e la società proprietaria del cartellino è stato trovato ed è stato anche ufficializzato, ma l’attaccante di Erice sarà a disposizione del Trapani per l’ultima volta nel match di domani contro il Novara. Da lunedì sarà a disposizione di Fontana.

Non sono partiti alla volta di Catania gli infortunati Agostino Camigliano, per lui un problema fisico avuto quando ancora era tesserato con il Brescia; Paolo Capodaglio per lui infortunio durante l’amichevole con la Frattese; Matteo Liviero infortunatosi nella gara d’esordio in TIM CUP con il Livorno, a questi calciatori bisogna aggiungere Mamadou Kanoute che è stato squalificato l’anno scorso quando giocava con l’Ischia.

FOTOGALLERY – Maradona incontra Diego jr: gli scatti

Pace fatta tra Diego Armando Maradona e suo figlio Diego jr

Un abbraccio a Santa Maria del Tigre, città dell’area metropolitana di Buenos Aires, ha sancito la pace tra Diego Armando Maradona e suo figlio Diego Junior, nato trent’anni fa dalla relazione extraconiugale con Cristiana Sinagra. L’abbraccio ha messo fine a una lunga telenovela che sembrava lontana dal lieto fine. E invece, a sorpresa, il Pibe mercoledì ha voluto incontrare il figlio, impegnato in queste settimane nella versione sudamericana di “Ballando con le stelle”, in un hotel della capitale argentina, mettendosi alle spalle in un solo pomeriggio una vita di tensioni e litigi.

Foto tratte da Teleshow su infobae.com

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Le tecniche antisismiche sono state inventate dagli italiani, eppure …..

Mentre i terremotati iniziano a pensare al domani, un ingegnere dell’ateneo di Pavia ci spiega che l’Italia ha inventato le tecniche antisismiche per mettere in sicurezza gli edifici, ma non le usa. Questo avviene perché nel nostro Paese ci sono “problemi di risorse e di volontà politica”.

Le misure antisismiche che l’Italia progetta ma esporta e non usa CLAUDIO BRESSANI

L’esperto: «Il costo? Solo il 10% di quello che pagheremmo per la ricostruzione»

PAVIA Si chiama «seismic retrofit», ovvero adeguamento sismico: un complesso di tecniche per intervenire sui vecchi edifici esistenti e renderli più sicuri contro i terremoti. Un campo in cui gli ingegneri italiani sono all’avanguardia a livello mondiale. Eppure poi solo in rarissimi casi queste misure sono applicate nel nostro Paese. «È certamente un problema di risorse – dice il professor Paolo Bazzurro, docente di tecnica delle costruzioni allo Iuss di Pavia, uno dei massimi esperti italiani – ma anche di volontà politica, ovvero di scelte su come spendere i soldi. Purtroppo scontiamo decenni di scarse azioni. Spesso anche le comunità locali fanno resistenza, temono effetti negativi sul turismo».

IL BUONGIORNO Capre e caproni (di Massimo Gramellini)

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Per l’adeguamento degli edifici privati non ci sono obblighi di legge, solo gli incentivi fiscali del 65% per i Comuni inseriti nelle zone 1 e 2. Per gli edifici definiti strategici gli obblighi invece ci sarebbero, «eppure – osserva il professor Bazzurro mentre nel pomeriggio torna dalla riunione della commissione Grandi rischi a Roma – in tutto l’epicentro non è rimasto più un edificio pubblico agibile. L’ospedale è andato giù, le scuole pure, la caserma dei carabinieri è lesionata. Ci sono programmi per intervenire, ma poi per attuarli di solito si aspetta la catastrofe. Dove è stato fatto, come a Norcia dopo il sisma del 1997, ha dimostrato la sua efficacia. La forza del terremoto che l’altra notte ha colpito la cittadina umbra è stata solo di poco inferiore a quella di Arquata del Tronto. Quest’ultima è distrutta, mentre a Norcia non c’è stato un solo morto e credo neanche un ferito».

Cosa possiamo fare dunque per proteggere i vecchi edifici di cui l’Italia è piena? «Se partiamo con l’idea di trasformare quelli in muratura raggiungendo livelli di sicurezza comparabili con gli edifici moderni costruiti con criteri antisismici, bisogna rassegnarci: non ci si arriverà mai. Ma sarebbe già un grande risultato renderli sicuri, fare cioè in modo che non collassino e che la gente non resti sotto». E quanto costa? «Si può fare con una spesa abbordabile, nell’ordine del 10 per cento di quello che costerebbe la ricostruzione».

REPORTAGE Nel “giardino dei senza nome”, dove i parenti riconoscono le salme  

«Gli antichi edifici in muratura – osserva ancora il professore pavese – stavano in piedi con catene, tiranti, morsature agli angoli, tetti in legno. Poi le catene sono state tolte, magari per ragioni estetiche, le finestre sono state ingrandite, sono state aggiunte porte, il tetto è stato rifatto in cemento armato che pesa di più. Risultato: l’edificio è diventato più vulnerabile».

Per migliorare la sicurezza può bastare poco, dalle semplici piastre per aggiungere vincoli, ad esempio tra pilastro e trave, alla posa di tendini d’acciaio all’aggiunta di elementi di rinforzo come archi o puntelli. Per gli edifici in cemento armato si va dal rendere le colonne più resistenti con un «jacket», un cappotto di calcestruzzo o materiali compositi, all’isolamento alla base, cui si ricorre di solito per edifici più importanti come ospedali e che si può adottare anche per quelli esistenti, dopo averli «sollevati». All’Aquila è stato impiegato diffusamente anche per i moduli abitativi del progetto Case. Soprattutto per gli edifici in acciaio si usano gli smorzatori o dissipatori sismici. Altre tecniche più complesse, come il cosiddetto «slosh tank», si utilizzano per edifici più alti come i grattacieli.

Gli strumenti a disposizione sono parecchi, per decidere quali adottare serve un’attenta analisi delle caratteristiche di ciascun edificio. Certo, il problema è che sono centinaia di migliaia: «Ci vogliono tanti soldi – conclude il professor Bazzurro – ma sono comunque meno di quelli che spendiamo per ricostruire».

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Ad Amatrice la vita si è spostata dal paese alla tendopoli

Nella tendopoli gli sfollati cercano faticosamente di tornare alla normalità. Il ritmo è scandito dai volontari che preparano le brande, offrono pasti e giocattoli ai bambini.

Giocattoli, chitarre e voglia di libri. Prove di vita normale in tendopoli MATTIA FELTRI*

I volontari restituiscono portafogli, telefonini e documenti ritrovati fra le macerie. I bambini aprono scatole di cartone: spuntano peluche, palloni, aeroplanini

Amatrice, anziani a passeggio nel campo di tende
Amatrice, anziani a passeggio nel campo di tende

«Sa di che cosa avrei bisogno? Di una sigaretta». La donna è nella tendopoli del campo sportivo. Ha 52 anni, si chiama Marisa. Siede nell’erba col figlio che mangia un piatto di pasta. «Dentro fa caldo, non si respira. Stanotte si gelava. Abbiamo dormito per terra».

Ora sono arrivate le brande, a poco a poco arrivano anche i materassi. Entro notte arriveranno i condizionatori per scaldare il sonno e rinfrescare la veglia. Un gruppo di ragazzi mostra come si sta dentro. «Neanche tanto male, vero?». Dicono che vorrebbero dei libri. Si annoiano un po’. Ci sono ventiquattro tende della Protezione civile, ognuna contiene fino a dodici brande. È l’ora del pranzo, quasi tutti si sono spostati nel campo di calcetto a fianco dove si servono pasti caldi, oggi farfalle al sugo, mozzarella, pomodori, pane a fette, pesche. «Ci stanno pure le sarciccie, bone bone, pure ’n gotto de vino», dice Sabatino, 83 anni, in ansia perché la cagnolina Lilly è terrorizzata.

Lungo il campo si vedono coperte, giacche di pile, maglioni impilati su sedie pieghevoli. I bambini hanno qualche giocattolo, cavallini a ruote, tricicli, casette per le bambole. Qualcuno di loro sta giocando su un piccolo scivolo. Altri sono al parco vicino, sulle altalene con le mamme a fianco, o a giocare a calcio e a gridare a mani al cielo per un gol. «Avrei bisogno che mia figlia capisse, ha cinque anni, mi chiede quando torniamo a casa e io non so dirle che una casa non l’abbiamo più», dice una donna sulla trentina che non vuole dire il nome: «Non ne posso più, nemmeno di voi».

Ognuno ha un bisogno diverso. «Vi prego, datemi qualcosa con cui lavarmi», dice una donna in fila alla palestra, dove ci sono spaghetti, succhi di frutta, legumi in scatola, tute, felpe, Scottex, caramelle, pelati, scarpe. È roba che arriva da tutta Italia. Lei avrà bagno schiuma e sapone liquido. «Dicono che oggi arrivano le docce da campo, intanto vado alla fontanella». Maricika, 30 anni, romena, non ha bisogno più di niente ora che sua sorella è morta. Martedì sera era andata coi Vigili del fuoco di Bergamo nella zona rossa, il centro storico, a indicare il punto esatto in cui scavare. Però s’era fatto tardi, e ha preteso di dormire per terra, fra le macerie. Stamattina hanno tirato fuori la sorella, 35 anni. Il riconoscimento è stato fatto lì.

Durante il giorno si riempie il tempo così. Aspettando il turno di accompagnare i pompieri, o in fila all’obitorio allestito nei giardini della casa di riposo. Lì ieri una palazzina ha ceduto ancora un pezzo di sé sotto una scossa violentissima e breve che ha finito di demolire la scuola elementare. Elisa ha nove anni e la madre che piange. Elisa no: guarda la scuola dove tra poche settimane avrebbe cominciato la quarta elementare. Non sei contenta che non devi più andare a scuola? «No». Perché? «Perché no».

A fianco della scuola ci sono gli uffici comunali con la stanza dell’assistenza alla popolazione. I volontari consegnano i passaporti, i portafogli, i telefonini che trovano nelle case diroccate e la gente va a ritirarli. Oppure a dare descrizione dei dispersi: il colore degli occhi, un tatuaggio, una catenina. Se le cose tornano, si mostrano le foto dei morti scattate dai carabinieri. Sembra, ma la vita quotidiana è piena di incombenze, anche oggi, anche ad Amatrice.

Una donna – quante donne indaffarate! – porta i pacchi di viveri con la figlia Alessia, vent’anni. Non ce la fanno. Qualcuno le aiuta. «Devo tornare alla mia frazione, San Benedetto, perché devo badare alle pecore». Anche Sabatino ha le pecore: «Le ho chiuse perché la modernità ci ha portato i lupi sull’uscio. Me ne hanno mangiate già tante…». Alla tendopoli è arrivato un camion di una cooperativa di Fondi che regala pomodori, melanzane, peperoni. Tutti aiutano a scaricare, poi vanno su all’obitorio dove il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, dice messa con un tavolino di plastica per altare. Un prete legge la prima lettera di San Paolo ai Corinzi. Il vescovo dice che si può pregare anche da arrabbiati. Anzi, è meglio. Cita Lutero: «Ci sono lodi più sincere in tante bestemmie che salgono al cielo». Un carabiniere riaccompagna una vecchia signora con gli occhi rossi. «È lui», dice a una ragazza. Ancora una scossa. A questo assurdo frullatore che ha prodotto migliaia di scosse non bada più nessuno. Semmai ci si anima perché da un furgone scendono volontari coi palloni e i coniglietti di peluche. «Chi li vuole i giocattoli?». Non c’è timidezza. I bambini strappano le scatole di cartone. «L’aeroplanino!». «L’orso!». «La chitarra!». «Io ne voglio due perché ho una sorellina». «Io no perché la mia sorellina è in cielo. Capito? È in cielo. In cielo!». «E lo so, è morta». Christian ha dieci anni e mette il muso. «Io non voglio un giocattolo. Voglio una tenda. Ma quanto ce vo’ per una tenda?».

È di nuovo sera. Non arriva mai la sera e poi arriva di colpo e fa subito freddo. E poi sarà domattina, e ci sarà un’altra giornata piena, in cui ognuno andrà qua, là, farà questo, quello, perché Amatrice è anche la città dei vivi.

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*INVIATO AD AMATRICE (RI)

Juve Stabia Branding, ecco di cosa si tratta

Nel mondo del calcio si sente sempre più spesso parlare di marchi, brand, ricavi, sponsor ecc. Le società calcistiche non sono più ancorate esclusivamente al rettangolo di gioco ma anzi, gran parte del loro futuro si gioca su campi diversi da quello verde.
E’ in virtù di queste considerazioni che nei giorni scorsi in casa Juve Stabia è stato inaugurato ed annunciato il progetto “Juve Stabia Branding”, affidato al Dr. Enzo Logobardi ch entra a far parte della società gialloblù in qualità di responsabile del marketing.

L’idea che sta alla base di questo progetto è quella di ampliare la fama e l’appeal della Juve Stabia, rendendo la società stabile e forte non soltanto in campo ma anche nei rapporti con altre aziende, sponsor e società. Nel calcio moderno, infatti, solo il 40% dei ricavi proviene dalla vendita dei biglietti, mentre il restante 60% deriva proprio dalle partnership in tanti settori diversi da quello puramente di campo.

Il Dr. Longobardi avrà quindi il compito di espandere la conoscenza del marchio “Juve Stabia”, facendolo apprezzare non soltanto nell’ambito imprenditoriale locale, step questo imprescindibile, ma anche in ambito nazionale, con sponsorizzazioni ed iniziative commerciali che possano essere proficue sia per la Juve Stabia che per gli altri partner. Il tutto, ovviamente, favorendo i tifosi stabiesi con iniziative a loro dedicate.

Il programma che prenderà forma con “Juve Stabia Branding” si costituisce di vari punti sia nel rapporto con i tifosi, che in quello con altre società calcistiche e non. L’obiettivo è quello di far crescere la Juve Stabia sia in campo, cercando di riempire lo stadio Menti di tifosi, sia fuori dal campo, instaurando rapporti e relazioni positive con tante aziende.

L’importanza che avranno i tifosi stabiesi anche in questo aspetto è già sotto gli occhi di tutti. Prima iniziativa legata a “Juve Stabia Branding” è stata quella di mettere in vendita 250 scratch card di Lega Pro Channel, al prezzo speciale e scontato di euro 12,00 (anziché 19,00 euro) per vedere tutte le partite in trasferta delle Vespe sulla webtv Sportube. Chiaro quindi l’intento della società gialloblù: mettere a disposizione dei tifosi queste scratch card ad un prezzo inferiore alla norma, così da venire incontro alle loro esigenze ed avvicinarli alle Vespe alla vigilia di una stagione importante dentro e fuori dal campo (Per i dettagli CLICCA QUI).

Altro punto importante delle prossime iniziative sarà il settore distinti, non messo a disposizione della campagna abbonamenti dalla Juve Stabia. Il settore sarà teatro, settimana dopo settimana, di iniziative destinate agli ambienti scolastici e non solo del circondario. In tal modo tanti ragazzi delle scuole stabiesi si potranno avvicinare alla Juve Stabia a condizioni agevolate, legandosi ed appassionandosi ai colori gialloblù.

Non resta che attendere le prossime iniziative, con la conferma di un Patron Manniello che, sempre proiettato al futuro, vuole far crescere la sua Juve Stabia sia in campo che fuori.

Raffaele Izzo

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Incidente al Rione San Marco, investita una donna

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Questo il racconto dell’incidente del Rione San Marco

Una mattinata come le altre al Rione San Marco, lungo Via Giuseppe Cosenza, ma che poi è diventata movimentata e ha rischiato di essere segnata da un brutto episodio. Infatti, uno scooter, proveniente dal senso di marcia opposto, ha investito una donna intenta ad attraversare dal lato stadio Menti verso la Chiesa di San Marco Evangelista intorno alle 08:45. L’impatto è stato forte, tant’è che la donna è rimasta a terra dolorante. Subito soccorsa dai passanti e successivamente dall’ambulanza che l’ha trasportata al pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo per ulteriori accertamenti del caso.

Il giardino delle vittime senza nome

Ad Amatrice c’è un posto che riassume il dramma: il “giardino dei senza nome”. Qui i parenti delle vittime vengono per tentare di riconoscere i propri cari. Un obitorio a cielo aperto dove decine di morti ancora non hanno un’identità. Il rischio è che non ci siano più neanche i loro parenti. Secondo i soccorritori in molti potrebbero restare senza un nome. Intanto ci sono state nuove scosse nelle zone colpite dal terremoto in Italia Centrale mentre si aggrava il conto delle vittime. L’ultimo bilancio parla di oltre 250 vite spezzate. Persone di tutte le età, spesso nonni e bambini accomunati da un tragico destino. Abbiamo ricostruito molte di queste vite sepolte dalle macerie perché descrivono il nostro Paese.

Nel “giardino dei senza nome”. Qui i parenti riconoscono le salme PAOLO FESTUCCIA*

Lo chiamano già il giardino dei senza nome. Un tempo ospitava gli anziani di Amatrice, oggi le vittime del terremoto. Alcune, la maggior parte di queste secondo i racconti, sono ancora senza identità. Senza un nome né un cognome. Allineate a pochi passi da quello che un tempo era il corso del passeggio centrale della cittadina montana da dove si scorgono poco più avanti le strutture attrezzate del primo campo di pronto intervento.

Le tende una accanto all’altra sono in tutto meno di venti. Al loro interno ci sono tra i dodici e i diciotto corpi. E lì che i sopravvissuti al sisma del 24 mattina si infilano. Anche per loro è l’ultima speranza: di vita o di morte che sia. La polizia scientifica ormai da giorni fa visionare foto e documenti (per chi li aveva, addosso, in verità pochissimi) al computer. È il primo dolorosissimo passaggio del riconoscimento dei corpi.

I cadaveri sono uno accanto all’altro. Sono decine che aspettano ancora un nome e cognome. Per quelle identificate c’è la restituzione delle salme, per gli altri il freddo delle celle frigorifere. L’ultimo atto è il certificato di avvenuto decesso. La procedura, del resto, è identica per tutti: un numero, una foto, i rilievi dattiloscopici e i prelievi del dna. Tutto registrato, archiviato, in attesa che «la ricognizione sul cadavere» fatta sulla vittima «possa dare esito positivo». Fuori e dentro le tende resiste solo la disperazione: sia per chi ritrova un figlio o un genitore morto sia per chi spera, a quarantotto ore dal terremoto, di trovarlo ancora in vita.

La fila è incessante, continua ma i corpi che reclamano un nome sono ancora molti. Tanti, troppi e forse non lo troveranno mai. «Almeno i due terzi di quelli che abbiamo qui…», si sbilanciano i soccorritori. Solo una cinquantina – ma il numero potrebbe essere destinato a cambiare col passare del tempo – in queste ultime ore avevano già un’identità certa. Ventinove quelli censiti la sera del 24 agosto dal consulente della procura Giovanna Scanzani. Gli altri aspettano ancora.

Tanti esempi, con storie diverse ma epiloghi analoghi. Ci sono volti ignoti che nessuno cerca perché nella tragedia della notte maledetta chi poteva o avrebbe potuto cercarli è morto insieme a loro. Oppure ci sono i cadaveri di uomini e donne senza parenti che nessuno conosce in città, e ancora corpi menomati che al primo riscontro fotografico nessuno ha saputo identificare. È il caso di un corpo decapitato o quello di altri straziati nel volto dal peso dei calcinacci. Ma tra tutti i casi, giovedì sera scorsa, allineato come gli altri, ce ne era uno che più degli altri però ha segnato profondamente i confini della tragedia di Amatrice. Quello di un bimbo, piccolissimo, di pochissimi mesi, come del resto è accaduto con Riccardo di Accumoli, anche lui di pochi mesi, che nessuno ha cercato o chiamato. Avvolto come le altre salme nel silenzio di una cerata argentata, in attesa di un nome e di una lapide da scolpire sul loculo.

Forse, raccontano le voci, anche i suoi genitori sono morti con lui. Insomma, ci vorrà del tempo non solo per ripartire ma anche per lenire il male delle ferite profonde lasciate dal terremoto. Un tempo che corre veloce e che non giova – come qualcuno ha lasciato intuire – al mantenimento in quelle strutture dei corpi martoriati. Di loro e del loro destino si è dibattuto a lungo. Si è discusso sia del luogo dove alloggiarli che del metodo per identificarli: se tenerli ad Amatrice o trasferirli altrove. In un primo momento si era pensato di identificare i cadaveri in loco per poi mettere in atto i trasferimenti, a cominciare dai non identificati. Tant’è che il Policlinico Umberto I di Roma aveva messo a disposizione 150 posti, mentre i restanti sarebbero stati ospitati tra gli obitori di Tor Vergata e quelli del Gemelli. Poi, il dietrofront di ieri mattina: tutti nelle tende climatizzate. E lì resteranno fin quando non saranno riconosciuti. Solo allora potranno ottenere il certificato necroscopico ed essere finalmente tumulati. Un’operazione lunga e difficile e necessaria perché, «senza identificazione – lasciano capire fonti della Procura – la restituzione della salma non arriva…».

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Volti e storie di alcune vittime del terremoto

Abbiamo ricostruito le storie di molte di queste vite sepolte dalle macerie perché descrivono il nostro Paese. Ad Amatrice c’è un posto che riassume il dramma: il “giardino dei senza nome”. Qui i parenti delle vittime vengono per tentare di riconoscere i propri cari. Un obitorio a cielo aperto dove decine di morti ancora non hanno un’identità. Il rischio è che non ci siano più neanche i loro parenti. Secondo i soccorritori in molti potrebbero restare senza un nome.  L’ultimo bilancio parla di oltre 250 vite spezzate. Persone di tutte le età, spesso nonni e bambini accomunati da un tragico destino.

Tiziana, Marisol, Ezio: i volti e le storie delle vittime del terremoto

Il bilancio delle vittime del terremoto che ha ferito l’Italia è ancora provvisorio. I soccorritori cercano di aprirsi una strada per individuare sopravvissuti. Ma la speranza si affievolisce con il passare del tempo. «Da diverse ore troviamo solo cadaveri», dice un ragazzo della protezione civile esausto a Pescara del Tronto. «Qui è peggio dell’Aquila», sussurra un altro volontario attonito. È un reduce del sisma che ha devastato il capoluogo abruzzese.

La Spoon River del sisma comprende intere famiglie, figli, genitori, fratelli. Tanti i bambini che non ce l’hanno fatta. Tra i morti c’è un marchigiano di 42 anni, Alessandro Neroni, che lavorava nella parruccheria di via Castelfidardo a Civitanova Marche: è morto ad Amatrice sotto le macerie dell’abitazione dei genitori, ai quali era andato a fare visita.

GRAMELLINI – Polvere e sangue, il volto della tragedia

ANSA

Anche Tiziana Lo Presti, 60 anni, funzionario romano del Dipartimento nazionale non ce l’ha fatta. Era esperta di terremoti, aveva speso una vita intera nella Protezione Civile a pianificare le strategie per risolvere le emergenze e ad aiutare gli altri, ma con Tiziana il destino è stato davvero beffardo. La morte l’ha sorpresa nella casa materna di Salette, una frazione di Amatrice dove si trovava per portare aiuto proprio all’anziana madre, in questi giorni ricoverata nell’ospedale del paese

Tra le vittime c’è anche l’assistente capo della Polizia Stradale, in servizio ad Aprilia, Ezio Tulli, di 42 anni. Tulli, spiega una nota della Polizia, ha perso la vita insieme ai suoi due figli, di 14 e 12 anni, nel terremoto ad Amatrice, dove erano in vacanza assieme alla moglie, rimasta illesa.

A rimanere sotto le macerie di un’abitazione familiare è stato il maresciallo dei carabinieri Giampaolo Pace, 43 anni, originario della frazione aquilana di Paolmbaia di Sassa. Il sottuficiale è deceduto in località San Giovanni di Accumuli (Rieti). Il suo corpo senza vita è stato trovato dai colleghi dell’Aquila dove viveva e lavorava da alcuni anni, dopo aver prestato servizio anche a Pescara, città nella quale si era fatto molto apprezzare per le sue doti professionali e umane. Nel momento della devastazione era solo in casa.

Straziante ed assurda la morte della piccola Marisol Piermarini, figlia di una giovane, sempre aquilana, scampata al sisma del 2009. È stata uccisa ad appena 18 mesi dal terremoto ad Arquata del Tronto. Dormiva nel suo lettino. La mamma, Martina Turco, aveva deciso di abbandonare L’Aquila dopo il sisma del 6 aprile 2009 trasferendosi nell’ascolano con il compagno Massimiliano.

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ANSA

Arianna Masciarelli, 15 anni, è morta nel crollo della casa dei nonni, colta nel sonno dalla scossa di terremoto che ha devastato alcune zone delle Marche e del Lazio. Era a Pescara del tronto a trascorrere un po’ di tempo con il papà e i nonni prima di riprendere la scuola. Frequentava il liceo artistico di Pomezia, in provincia di Roma, dove abitava.

Elisa Cafini aveva quattordici anni. Originaria di Pomezia, era in vacanza a Pescara del Tronto dalla nonna, insieme al cugino di otto anni. Entrambi sono morti sotto le macerie.

Era di Pomezia anche Andrea Cossu, 47 anni. Amante di cani (aveva due cocker), è morto morte a Pescara del Tronto nell’abitazione che gli avevano lasciato i genitori. La moglie si è salvata per miracolo.

La spagnola Ana Huete, rimasta uccisa nel terremoto, aveva 26 anni e si era da poco sposata con un italiano. La coppia, che gestiva una pizzeria a Granada, si trovava in vacanza ad Illica, uno dei centri più colpiti dal sisma. È stato il marito italiano di Ana, Christian, a dare la tragica notizia ai genitori che sono già arrivati in Italia.

Il terremoto ha diviso per sempre anche due giovani fidanzati, entrambi 21enni, il cui amore era sbocciato a L’Aquila grazie alla passione per la musica. Si trovavano in casa di lei, ad Amatrice, crollata in pochi attimi, e per Anna Grossi, flautista diplomata al Liceo musicale dell’Aquila nell’anno scolastico 2014-2015, non c’è stato nulla da fare. Il fidanzato, Claudio Leonetti, che studiava al conservatorio “Casella dell’Aquila”, è stato investito dal crollo ma i soccorritori lo hanno recuperato vivo anche se ferito in modo grave.

Dolore anche a Villa Lempa, frazione di Civitella del Tronto (Teramo) per lamorte del padre del parroco Don Stefano Iacono. Il genitore del religioso, che viveva a San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), per lo spavento della scossa ha avuto un infarto ed è morto.

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Aveva da poco festeggiato 44 anni. Nadia Magnanti era ad Amatrice, paese della famiglia della madre, insieme al marito e al figlio di 11 anni ad Amatrice, paese originario della famiglia della madre. È morta sotto le macerie insieme al figlio, si è invece salvato il marito.

Pierina, 52 anni, era arrivata a Pescara del Tronto da Milano, per trascorrere le vacanze di agosto nella casa di famiglia. Ma una volta arrivata si era accorta di non avere le chiavi per entrare: per questo aveva deciso di farsi aiutare a entrare comunque dalla finestra. Una decisione fatale, perché il terremoto l’ha colta, insieme alla figlia 16enne, proprio all’interno dell’abitazione: per entrambe, purtroppo, non c’è stato nulla da fare.

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