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Furti in appartamento e borseggi

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È ragionevole collegare alla Grande crisi l’aumento di furti in appartamento e borseggi tra il 2007 e il 2010 dopo anni di cali quasi continui. Altri reati contro il patrimonio – come scippi e furti d’auto – continuano invece a diminuire. Anche perché sono sempre meno remunerativi per chi li compie.

I topi d’appartamento? Tornano con la crisi economica

Se in molti paesi il numero dei furti e delle rapine è diminuito costantemente dal 1992 è perché questi reati sono diventati meno remunerativi e più difficili da compiere. Di recente però, almeno in Italia, si registra un aumento di furti in appartamento e borseggi. La spiegazione è nella crisi economica.

Tutto merito della tolleranza zero?

Venti anni fa, quando negli Stati Uniti il tasso di omicidi e quello dei reati contro il patrimonio subì una forte e imprevista flessione si pensò che la tendenza fosse una peculiarità di quel paese e se ne cercarono le cause nelle politiche dei sindaci e dal governo federale. Lo slogan della “tolleranza zero”, attribuito a Rudolph Giuliani, ebbe una grande risonanza e si discusse a lungo se la flessione fosse stata provocata principalmente dall’inasprimento delle pene per alcuni reati e dalla conseguente crescita del tasso di incarcerazione. È solo da poco che gli studiosi si sono resi conto che la diminuzione di molte forme di criminalità era avvenuta, più o meno nello stesso periodo, anche negli altri paesi occidentali e due anni fa la University of Chicago Press ha pubblicato un bel volume, dal titolo Why Crime Rates Fall and Why They Don’t, a cura di Michael Tonry, uno dei più brillanti criminologi americani, che documenta l’importante mutamento e ne propone alcune spiegazioni. Numerosi dati mostrano che il declino del numero dei reati contro il patrimonio è iniziato in momenti diversi, ma a pochi anni di distanza l’uno dall’altro, nei vari paesi occidentali. Nella figura 1, la linea verde e bianca, che riporta la media della quota di persone che hanno subito un reato in trenta paesi, indica che la sua diminuzione è cominciata verso il 1992. Ma le altre curve, riguardanti sette diversi paesi, mostrano che il cambiamento è partito negli Stati Uniti, giungendo in Francia, in Svezia e in Australia cinque o dieci anni dopo.

Figura 1

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Fonte: M. Tonry [2014]

Una delle spiegazioni più convincenti della diminuzione del numero dei furti e delle rapine verificatasi dal 1992 è quella offerta dalla teoria delle attività abituali, secondo la quale la variazione nello spazio e nel tempo della frequenza di questi reati non dipende tanto dal numero di autori potenziali esistenti, cioè delle persone disposte a commetterli, ma dalla remuneratività dei delitti e dai rischi che comportano. Se il numero dei furti e delle rapine decresce è perché diventano meno remunerativi e più difficili da compiere. I borseggi rendono sempre meno perché nei portafogli sottratti si trovano meno contanti e più carte di credito e bancomat. I furti di auto, di oggetti da auto o quelli in appartamenti sono sempre meno convenenti perché il mercato degli oggetti rubati è saturo e i ricettatori li pagano meno di prima. Compiere questi reati è sempre più difficile perché i beni più interessanti, per chi se ne vuole appropriare, sono sempre meglio custoditi e difesi dai loro proprietari.

La situazione in Italia

Il mutamento è avvenuto anche in Italia. Dal 1992, la frequenza dei furti ha preso a diminuire, seppure in modi e con ritmi diversi a seconda dei vari tipi di questo reato. La flessione degli scippi è stata progressiva e regolare ed è continuata fino a oggi. Nel 2015, il loro numero (per 100mila abitanti) è stato meno di un quarto di quanto era all’inizio del periodo (figura 2). Progressiva e regolare è stata anche la diminuzione del numero di autoveicoli rubati. L’apparente ripresa del 2004, che si può vedere dalla figura 2, è dovuta solo a una discontinuità nella serie storica. In realtà, negli ultimi ventiquattro anni, il numero di auto, motocicli, ciclomotori sottratti ai loro proprietari è dimezzato.

Figura 2

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Fonte: elaborazione su dati Ministero dell’Interno.

Nb: La curva relativa ai furti d’auto è spezzata in quanto la definizione del reato ha subito una diversa formulazione.

Non altrettanto si può dire per altri due tipi di furto, che tanto influiscono sul senso di insicurezza degli abitanti di un paese: i borseggi e i furti in appartamento (figura 3). Anche il loro numero ha preso a diminuire dal 1992. Ma la tendenza è durata poco ed è stata seguita da continue oscillazioni. Nell’ultima fase, la crescita dei borseggi è ripresa nel 2011, quella dei furti in appartamento nel 2007 ed è stata piuttosto forte. Nel 2015 la loro frequenza è stata superiore a quella del 1991. Anzi, il numero dei furti in appartamento ha raggiunto nel 2014 il picco toccato nel 1998, il più alto dell’ultimo mezzo secolo.
La rilevante crescita di questi due tipi di reato nell’ultima fase è probabilmente dovuta alla crisi economica. La loro redditività è minore di un tempo, ma maggiore di quella dei furti di autoveicoli. Il rischio che comportano, per chi conosca bene il mestiere, è più limitato di quello degli scippi. In anni nei quali trovare un’occupazione è diventato sempre più difficile, alcuni appartenenti agli strati marginali sono stati invogliati a dedicarsi a quelle forme di attività predatoria compiute non con la violenza, ma con l’inganno, il raggiro, evitando la vittima o facendo in modo che non si accorga di quanto sta avvenendo.
I pochi dati oggi disponibili fanno pensare che, durante gli anni della crisi, il numero dei furti in appartamento sia aumentato anche in altri paesi europei, mentre negli Stati Uniti ha continuato a diminuire. Speriamo che il lieve calo registratosi in Italia nel 2015 (figura 3) sia riconducibile alla timida ripresa economica.

Figura 3

Barbagli 3

Fonte: elaborazione su dati Ministero dell’Interno.

MARZIO BARBAGLI

Laureato in Scienze Politiche all’Università di Firenze, è stato direttore dell’Istituto Cattaneo di Bologna, professore ordinario di sociologia a Bologna e Trento, visiting scholar in numerose università americane, inglesi e australiane. Ha diretto l’Osservatorio nazionale sulle famiglie della Presidenza del Consiglio dei Ministri. E’ stato consulente del Ministero dell’Interno come direttore scientifico di quattro rapporti sulla criminalità in Italia e membro del Consiglio dell’Istat. E’ autore di numerosi libri, fra i quali “Congedarsi dal mondo. Il suicidio in Occidente e in Oriente”, vincitore del premio Mondello per la saggistica. E’ professore emerito all’Università di Bologna e Accademico dei Lincei.

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Virginia Raggi e lo sfascio delle due grandi municipalizzate di Roma

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Lo sfascio delle due grandi municipalizzate di Roma – per i trasporti e per i rifiuti – è la sfida numero uno per la sindaca Virginia Raggi. Le imprese pubbliche si reggono su un delicato equilibrio tra poteri di indirizzo della politica e responsabilità gestionali dei manager. Che non possono essere commissariati nel quotidiano.

Roma, città dei disservizi pubblici

Non è semplice valutare dall’esterno la gestione delle municipalizzate romane. Ma in generale le imprese pubbliche si reggono su un delicato equilibrio tra poteri di indirizzo della politica e responsabilità di amministratori e dirigenti. Se non si rispettano i ruoli, si rischia la peggior deriva.

Trasporti e rifiuti sotto accusa

Premetto che chiunque provi ad amministrare Roma gode – per il coraggio che così manifesta – la mia assoluta ammirazione. E premetto che – da amministratore di una azienda pubblica in un contesto assai più semplice – in queste osservazioni riverserò la mia esperienza personale; lascio ai lettori valutare se il potenziale conflitto di interessi, che non ho alcuna intenzione di celare, possa entrare da qualche parte.
L’attuale fase della politica nella città di Roma verte attorno a problemi veri: alcuni servizi pubblici nella capitale funzionano davvero malissimo. La gestione dei rifiuti è scadente, la mobilità pubblica pure e si dibatte anche in pesanti problemi finanziari. Accade sia per ragioni infrastrutturali, sia per una gestione storicamente spesso poco incisiva (per non dire di peggio). Ma ciò non significa che tutto sia da buttare, e non so quanto una sistematica caccia alle streghe aiuti a migliorare l’esistente o non serva invece a deprimere ulteriormente chi prova(va) a fare le cose giuste.
Trasporti e rifiuti sono ovviamente sul banco degli imputati. La rete della metropolitana è inesistente, così come la raccolta dei rifiuti, basata sui cassonetti e con difficoltà di smaltimento, presenta evidenti criticità. Una valutazione della gestione è difficile da parte di un esterno. Ma, solo per fare un esempio, fino a pochi mesi fa la maggioranza dei mezzi per la raccolta rifiuti era ferma in manutenzione (erano più i mezzi in officina che quelli circolanti), e notizie simili rimbalzano dall’azienda trasporti, mentre i giornali forniscono molti altri esempi aneddotici di una gestione “difficile”. Inettitudine? Corruzione? Strapotere sindacale? Una risposta “non qualunquistica” richiederebbe un’analisi molto più dall’interno, ma pare assai probabile che nel passato tutti questi elementi siano stati presenti e abbiano concorso all’attuale situazione.

Il rapporto politica-aziende pubbliche

Per affrontare questioni simili “ci vuole un fisico bestiale”. Che io non credo avrei, e ribadisco quindi il rispetto per chi ci stia provando (o ci abbia provato nel passato – l’attuale amministrazione non è la prima…). Però alcune considerazioni generali sono necessarie.
È del tutto errato far pensare che una situazione di enorme gravità possa trovare soluzione in poche settimane. Se la soluzione fosse stata semplice, la avrebbero già attuata da tempo. Servono infrastrutture migliori, servono interventi drastici sui contratti aziendali per aumentare la produttività, servono quattrini per gestire la manutenzione dei mezzi fin quando la situazione non si sarà normalizzata, e molte altre cose ancora. Nulla di tutto questo può arrivare solo perché cambia un amministratore. Per avere una città pulita occorre anche incidere su abitudini pluri-decennali che difficilmente si scalfiscono in qualche mese, e non ci si riuscirà se i cittadini non saranno certi che ciò si sposi ad una ri-organizzazione del servizio (il tema dello smaltimento della raccolta differenziata e non) che non si improvvisa.
Mi chiedo anche a cosa serva cacciare via (o lasciar andare) le persone che da qualche mese provavano a mettere le cose in ordine. Le aziende in questione (Ama e Atac) non avevano cambiato faccia – in pochi mesi sarebbe stato impossibile – ma sicuramente erano in lento miglioramento. Decidere di cestinare le persone e il lavoro effettuato di recente è stato un gesto rischioso: non possiamo che sperare che la scelta finisca per premiare, però oggi i dubbi sono forti.
Le schermaglie di questi mesi tra amministrazione comunale e aziende impongono poi una riflessione generale su quale debba essere il modello di gestione e di rapporto politica-imprese. All’inizio, la sindaca pareva voler affrontare ogni problema chiedendo alle aziende “relazioni settimanali” su qualunque questione. Comprensibile come gesto segnaletico, ma se lo si applica in troppi casi fa pensare che scrittura e lettura delle relazioni divenga una delle principali occupazioni delle imprese da un lato, e della sindaca dall’altro. Ora, l’ex amministratore delegato di Atac, Marco Rettighieri, riferisce alla stampa che un assessore avrebbe chiesto di vagliare preventivamente gli interventi sui dirigenti dell’azienda.
La gestione di un’impresa di quella complessità richiede tempi lunghi e tranquillità. Se non ci si fida di chi vi opera lo si manda via, non si chiedono rapporti settimanali. Quando poi si pensa alla gestione del personale, il suo controllo puntuale è esattamente quello che molti etichettavano come indebita ingerenza della politica. Vogliamo tornare alle telefonate del ministro di turno al vertice delle imprese statali per proteggere o promuovere i propri “clientes”? Non so se il Movimento 5 Stelle sia stato portato al potere a Roma per fare questo. Ma preoccupa comunque l’idea generale che traspare, secondo la quale la gestione del personale di un’impresa debba essere decisa dal politico in carica.
Le imprese in mano pubblica si reggono su un delicato equilibrio tra poteri di indirizzo della politica, responsabilità degli amministratori e poteri di gestione dei dirigenti. Se non si rispettano i ruoli, ci si espone alla peggior deriva. Il passato delle aziende romane (almeno gran parte di esso) non è difendibile. Ma di un ritorno agli anni Ottanta non si sentiva proprio il bisogno.

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lavoce.info/Roma, città dei disservizi pubblici (Carlo Scarpa)

ASD San Paolo – Primo giorno di raduno, parte la nuova stagione

Un giorno con i ragazzi e lo staff della scuola calcio ASD San Paolo

Ieri è stata una giornata importante per la scuola calcio ASD San Paolo di Madonna delle Grazie a Gragnano. Dopo la preparazione estiva svolta sui boschi di Quisisana a Castellammare di Stabia (CLICCA QUI) c’è stato il primo raduno ufficiale presso il campo di allenamento “Don Luigi Russo” di proprietà della parrocchia del quartiere della cittadina della pasta.

Quest’anno è stato ampliato lo staff tecnico che allenerà i ragazzi. Lo staff si arricchisce della professionalità e competenza di Mauro Ruffelli (ex centrocampista della Juve Stabia degli anni ’80) e di Angelo Teta (ex centrocampista della Juve Stabia degli inizi del 2000).

Grande soddisfazione per chi sta lottando e si impegna ogni giorno nel portare avanti questo progetto, stiamo parlando dell’Amministratore Salvatore D’Antuono, del D.G. Giovanni Malafronte e dei collaboratori Antonio Romano e Edgardo Esposito. Il motto della scuola calcio anche per quest’anno è: “impegno, costanza e divertimento per tutti …”

L’amministratore Salvatore D’Antuono, visibilmente emozionato, conferma l’ampliamento non solo dello staff tecnico e annuncia per quest’anno tante novità. L’amministratore ricorda a tutti che l’ASD San Paolo può essere vista come una grande famiglia che sottrae bambini dalle “strade”. Lo spirito familiare della scuola calcio si è manifestato già dalle prime giornate di questa nuova stagione con la preparazione estiva che si è svolta ogni giorno con passeggiate ai boschi di Quisisana che terminavano ogni volta con un bagno presso i lidi della città di Castellammare di Stabia.

Il D.G. Giovanni Malafronte, che è la vera anima di questa realtà, ci conferma che quest’anno con l’ampliamento del settore tecnico si farà davvero sul serio, nel segno però del divertimento che deve essere alla base di tutte le attività di questa bella realtà. Giovanni non dimentica tutti i suoi amici che lo stanno aiutando fisicamente e moralmente a portare avanti questo progetto, stiamo parlano di Salvatore D’Antuono, Roberto Fiore, Umberto Ritondale, gli ex calciatori della Juve Stabia Onorato, Monti, ecc. tutti personaggi del mondo dello sport che lo consigliano e lo spronano a continuare questo suo percorso. Il D.G. fa un appello all’amministrazione di Gragnano affinchè si adoperi per la realizzazione di un manto sintetico per l’impianto sportivo “Don Luigi Russo”.

Il Presidente Don Vincenzo Rosanova è felice che questo progetto continui nel segno della fede. Un progetto importante per tutta la comunità che può usufruire così di un punto di riferimento per tutti i bambini. Chiude il suo intervento con un ringraziamento alle famiglie dei piccoli calciatori che si sono “fidati” degli operatori dell’ASD San Paolo,  agli indecisi li esorta a credere in loro perché i ragazzi sono trattati alla stregua di figli.

Una nuova figura di quest’anno dell’ASD San Paolo è Angelo Teta. Angelo si dichiara molto entusiasta per questa nuova realtà dalle finalità sociali nel segno del calcio e del divertimento. Angelo si auspica che l’ASD San Paolo continui la propria attività per tanti anni con l’aiuto della Diocesi che da sempre è al fianco di questa scuola calcio.

Infine Mauro Ruffelli ci fa sapere che quando Giovanni Malafronte l’ha contattato lui ha accettato subito, non solo perché lo conosce, ma anche perché quando si parla di ragazzini lui è sempre disponibile a dare una mano. L’obiettivo degli allenatori dell’ASD “San Paolo” sarà far crescere calcisticamente i ragazzi, per dare soddisfazione alle famiglie, nel segno però del divertimento e dell’impegno nello studio che deve essere la base.

Forza ASD San Paolo che la fede cristiana sia con tutti voi e vi aiuti a continuare questo bellissimo percorso.

 

 

 

 

Il variegato, discutibile, battaglione della Raggi

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Grillo auspicava, e prometteva, bilanci pubblici gestiti dalle casalinghe di Voghera ed altre amenità del genere e la Raggi deve averlo preso in parola ma, come scrive Gramellini, evidentemente le casalinghe devono essere finite, o erano solo una leggenda. Fatto sta che la Raggi è partita allo sbaraglio ed ha cominciato a raccattare quanto trovava, e trova, in giro. Il problema è che, normalmente, in giro si ritrovano solo sacchetti di spazzatura, e lei non se ne è perso nemmeno uno. Leggiamo come Gramellini descrive la situazione:

Il battaglione Sammarco

La cosa grave non è tanto che la sindaca Raggi abbia nominato assessore al Bilancio un ex magistrato economico che dice «sprid» invece di spread e «down ground» invece di downgrade. E non è neanche che i conti depressi della Capitale siano finiti nelle mani di un signore che chiese, inascoltato, 351 miliardi di euro alle agenzie di rating per avere complottato contro Berlusconi e che ha dato alle stampe un saggio, ingiustamente passato sotto silenzio, dal titolo «Giulio Andreotti, Paolo Conte e Tinto Brass». Non è neppure che questo portento, il dottor De Dominicis, le sia stato segnalato dall’avvocato Sammarco, socio del berlusconiano di estrema destra Cesare Previti. Né che la Raggi, in campagna elettorale, si sia dimenticata di avere fatto pratica nel loro studio per poi minimizzare quella frequentazione imbarazzante riducendola a fugace struscio (a giudicare dalle ultime mosse, non così fugace).

La cosa grave è che la sindaca dei Cinquestelle sia salita al Campidoglio senza uno straccio di classe dirigente, mentre il principale scopo di un movimento politico dovrebbe essere quello di selezionare le personalità da inserire nelle istituzioni. Così la Raggi ha dovuto affidarsi al bricolage, mettendo insieme pezzi della destra romana e figure discusse come quell’assessora all’Ambiente che ha tenuto nascosto per mesi un avviso di garanzia. Ricordate quando Grillo arringava i grulli profetando che in una politica liberata dall’infame presenza dei partiti avrebbe fatto gestire i bilanci dalle casalinghe di Voghera? Evidentemente le casalinghe sono finite. O non sono mai cominciate.

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Juve Stabia, l’ex bomber Checco Ingenito: E’ sempre un piacere tornare qui! Spero in una grande stagione delle Vespe

In occasione della gara di campionato tra Juve Stabia e Melfi, era presente al menti, l’ex bomber della Juve Stabia, Checco Ingenito. L’ex attaccante gialloblù torna spesso con piacere a Castellammare, dove si gusta dalla tribuna le gare della “sua” Juve Stabia.

E’ stata la buona occasione per tastare le sensazioni del bomber circa la nuova Juve Stabia e non solo.

Checco qui a Castellammare a distanza di anni sei ancora amatissimo e la tua presenza qui ne è la conferma: Il mio legame con Castellammare ed i tifosi della Juve Stabia è qualcosa di indissolubile. Ogni volta che torno la gente mi fa sentire tanto affetto e mi fa capire che i miei gol non sono stati dimenticati. E’ davvero piacevole assistere alle gare della Juve Stabia con tanti miei ex tifosi che ancora oggi mi salutano e mi ringraziano per quanto fatto con la casacca gialloblù.

Hai vissuto momenti bellissimi con la Juve Stabia; c’è un ricordo o un gol che porti ancora nel cuore più di altri?: Ho tanti ricordi bellissimi della mia esperienza in gialloblù, ma se dovessi scegliere ti dico il rigore della vittoria contro il Potenza del Campionato 2003/04. Era l’ultima gara del campionato di Serie D e arrivammo a giocarci tutto con il Potenza, che aveva solo un punto più di noi in classifica. Il mio rigore segnato sotto la Curva Sud valse il 2 a 1 e fece esplodere il Menti che era stracolmo. Fu la rete della promozione in C2 e credo che anche da quella rete sono poi derivate tante delle successive vittorie della Juve Stabia. Quella vittoria consentì alla squadra ed alla città di tornare nel calcio che conta. Considero quel gol il più importante della mia carriera.

Le tue impressioni sulla stagione che è appena iniziata: Credo che la Società stabiese abbia allestito un organico importante, che può puntare alle posizioni importanti della classifica. A mio avviso le Juve Stabia ha poco da invidiare a squadre come Catania, Lecce, Matera e Foggia. Ci sono tutte le componenti per fare una grande stagione e puntare al salto di categoria.

Le Vespe hanno un parco attaccanti di assoluto valore; chi delle tre punte assomiglia di più a Checco Ingenito?: La Juve Stabia ha tre attaccanti importanti: Ripa, Del Sante e Montalto sono attaccanti importanti a cui auguro di fare bene con questa maglia. Se dovessi scegliere chi accostare a me direi però Francesco Ripa, mio ex compagno di squadra al Sorrento e caro amico.

Se in futuro dovesse arrivare una chiamata da Castellammare ed un ruolo di qualsiasi tipo in società, cosa risponderesti: Che sarebbe stupendo! Verrei di corsa!

Un saluto ai tifosi della Juve Stabia: Vi porto sempre nel cuore e vi faccio l’in bocca al lupo per questa stagione. Spero di poter tornare il prossimo anno per assistere a gare del Campionato di Serie B..

Raffaele Izzo

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Immobile, il padre: “Napoli? Sarri mi fece una confidenza l’ anno scorso”

Ciro Immobile, nuovo attaccante della Lazio, è riuscito a mettere lo zampino nella vittoria dell’ Italia di Ventura contro Israele siglando la rete del definitivo 3-1. La redazione di Radio Crc ha contattato il padre dell’ attaccante campano, Antonio Immobile, che, oltre a commentare la prestazione del figlio, ha rivelato un importante retroscena:
“L’ anno scorso ho incontrato Maurizio Sarri il quale mi confidò che se fosse partito Higuain il Napoli avrebbe puntato su Immobile. Quindi se un presidente vuole un calciatore lo acquista e non fa una questione di soldi.
Ho sentito il ragazzo ieri sera dopo la partita contro Israele, era davvero contento. Ventura riesce a farlo esprimere al massimo”.

Maglia numero 9 assente ma quest’ anno c’è di più

Il calciomercato si è ormai concluso da una settimana, e questo è il momento di riflettere su quanto fatto: giocatori acquistati, giocatori venduti, bandiere che si sono ritirate e “tradimenti”. Su questi ultimi non si può che ricordare la vicenda di Gonzalo Higuian e del suo passaggio all ’acerrima rivale del club partenopeo, la Juventus.
Ma di questo già si è parlato in abbondanza, il passaggio di Higuain alla Vecchia Signora ha lasciato un altro buco in casa Napoli, quello della maglia numero “9”. Il Napoli durante il suo mercato frenetico ed entusiasmante ha cercato di colmare il vuoto con nomi quali Icardi, Tevez e il sogno tanto sperato dai tifosi azzurri del ritorno di Edinson Cavani. Alla fine dei giochi la maglia dell’argentino non verrà indossata da nessuno, almeno per questa stagione. C’è un’altra maglia, però, la numero 99 che sarà indossata dal nuovo centravanti azzurro Arkadiusz Milik.
Intanto la numero 9, indossata da giocatori del calibro di Vojak, Giordano e Careca rimarrà per un’intera stagione senza qualcuno che saprà onorarla. Chissà, forse a gennaio…

 

G.D.D.

Giaccherini, l’ agente: “A Palermo può essere della partita. E’ molto carico: non lo vedevo così da tempo”

Ai microfoni di Radio Crc, nel corso della trasmissione Si Gonfia la Rete, è intervenuto Fulvio Valcareggi, agente di Emanuele Giaccherini. Ecco quanto evidenziato:
“In queste ultime due settimane si è allenato al massimo e spera di essere a disposizione contro il Palermo, tutto dipende da Sarri ovviamente. Ci sono ottime possibilità che possa essere nella lista dei convocati. È un calciatore molto duttile capace di adattarsi a più di un ruolo a seconda delle esigenze, il suo ruolo naturale è la mezz’ ala di centrocampo. Non lo vedo così carico da diverso tempo, Napoli lo ha fatto innamorare. È stato sottovalutato ma saprà dire la sua, Sarri lo ha voluto fortemente ed in termini di qualità-prezzo è stao uno dei migliori acquisti di questa sessione di mercato”.

Incensurato arrestato per droga a Pescara

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I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Pescara hanno tratto in arresto, nella flagranza del reato di coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, F. P. A., 30enne incensurato di Pescara.

I militari dell’Arma hanno individuato l’appartamento, sito ai Colli, con un’indagine “vecchio stile”, fatta di servizi sul territorio di osservazione e controllo. Dopo alcuni giorni di monitoraggio, hanno deciso accedere all’interno dell’appartamento, trovandosi di fronte ad una vera e propria centrale di coltivazione e spaccio: nell’abitazione, interamente adattata all’illecita attività, i militari infatti hanno rinvenuto dentro un cassetto 1 kg di hascish, suddiviso in 10 panetti nascosti in palloncini di plastica colorata.

In un’altra stanza invece i Carabinieri hanno recuperato oltre 2 kg di marijuana, contenuta in 7 bustoni di plastica da 250 gr l’uno oltre ad alcuni etti conservati in un contenitori di vetro e plastica.

Una camera invece era adibita alla coltivazione poiché vi erano state installate due grosse serre, di circa 6 mq ciascuna, utilizzate per la produzione di marijuana: all’interno vi erano posizionate 16 canaline per la coltura idroponica e lampade a led per il riscaldamento delle piante. Al fine di massimizzare la produzione, le serre erano entrambe areate, ventilate ed irrigate, grazie a 3 diversi sistemi perfettamente funzionanti.

Sono stati inoltre trovati concimi e terriccio per la coltivazione, mentre il frigorifero era stipato da decine di confezioni di semi per la produzione di nuove piantine.

Due piante in vaso sono state trovate invece nel solone della casa.

Sottoposti infine  a sequestro confezioni di polistirolo e di plastica che chiuse ermeticamente avrebbero impedito di captarne il caratteristico odore.

L’ingente quantitativo di stupefacente rinvenuto avrebbe permesso il confezionamento di circa 6000 dosi per un controvalore, al dettaglio, di circa 30.000 euro.

L’arrestato è stato ristretto in carcere su disposizione della Dott.ssa Valentina D’AGOSTINO, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pescara.

 

 

Italia vs Israele 3-1: buona la prima, ma con sofferenza

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La Nazionale di Ventura batte Israele 3-1 nella prima partita valida per le qualificazioni ai Mondiali 2018. Per gli azzurri sono andati a segno Pellè, Candreva e Immobile. La prossima sfida è in programma il 6 ottobre contro la Spagna.

Punti di partenza

L’Italia vince in Israele dopo una gara sofferta: gli azzurri prima allungano, poi restano in 10 e si complicano la vita, ma spunta il carattere

Vincere era il minimo sindacale, per manifesta superiorità e dignità, e l’Italia l’ha fatto, non senza soffrire però: chiuso davanti un primo tempo abbastanza orribile (un tiro un gol, e un rigore), gli azzurri hanno tenuto per oltre mezz’ora in dieci contro undici (espulso Chiellini), scacciando la paura solo nel finale. Una volta si chiamava difesa e contropiede, e non c’è da vergognarsi: solo che contro Israele, numero 76 del ranking Fifa, ci si aspettava qualche altro menù. Ma contava il risultato appunto, e quello è arrivato. Del resto, la vera impresa sarebbe stato perdere, se la sconfitta nelle qualificazioni Mondiali agli azzurri manca dall’ottobre del 2004 (in Slovenia).

Serata afosa  

La stoffa è la stessa che c’era all’Europeo, tanto per non fare paragoni, anzi in più ci sono i lustrini di Verratti, ma soprattutto è cambiato il sarto: da Conte a Ventura, con tutto quel che ne consegue. In breve: dall’arrembaggio assatanato all’attesa pensierosa (e un po’ troppo spensierata). E meno male che qui ad Haifa il buon giorno non si vede dal mattino, perché fino al gol aveva comandato Israele: per carità, solo accenni di pericolo, ma un tentativo di pressione costante, e la voglia di correre il doppio, riuscendoci.

Di provarci. L’Italia, al solito, si siede in sala d’aspetto, appunto, come fosse fiaccata dall’afa, di un’umidissima sera, anche se si gioca alle 21,45 locali. La colpa è quella di spezzarsi subito in due tronconi: Verratti davanti alla difesa, e le due mezzali, Parolo e Bonaventura, venti metri avanti. Morale: il regista del Psg si trova spesso in inferiorità numerica, e una volta conquistata palla, al massimo si gioca sui lanci lunghi, e le ripartenze. Contropiede, insomma: Verratti-Antonelli-Pellé, e 1-0. Il replay arriva ancora sulle ali della qualità: rigore di Candreva, dopo lo slalom di Bonaventura. Brilla anche la Stella di David e, non sempre, la difesa azzurra. Ne approfitta Ben Haim, con un gol da proiettare al cineforum.

Arriva la Spagna  

Il risultato sembra aver messo in discesa la notte, invece Chiellini, ingenuamente, la rimette in equilibrio: espulso e Italia in dieci. Si soffre, ma di brutto, con l’alito entusiasta del pubblico, come sempre accade quando Davide sfida Golia: cross di Davidzada che attraversa tutto lo specchio della porta, poi rasoterra di Zahavi, con paratona di Buffon. Nel frattempo è entrato Ogbonna per tenere a tre il corpo di guardia del fortino, mentre con Immobile per Eder, Ventura carica la catapulta del contropiede. Difatti: lancione di Buffon, spizzata di Pellé, diagonale di Immobile, come ai tempi del Toro. Un pezzo dello staff azzurro salta in aria in tribuna stampa, e tutta la panchina entra in campo, come fossimo già alle fasi finali. Pure il ct, quand’è finita, va sotto la curva ad applaudire i tifosi italiani: tanto per dare l’idea della tensione, e di quando fosse importante non lasciare punti. Una vittoria non fa primavera, figurarsi a settembre e in Israele, ma rasserena un po’ il clima e rilassa gli animi. Giovedì 6 ottobre, allo Juventus Stadium, arriva la Spagna: peserà anche di più il risultato, ma senza giocare un po’ meglio, farlo sarà molto difficile.

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lastampa/Punti di partenza MASSIMILIANO NEROZZI – INVIATO AD HAIFA

Real Forio: il video dello spot per abbonarsi

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Un nuovo campionato tutto da vivere, una nuova scuola calcio tutta da scoprire. Il Real Forio è pronto ad affrontare un anno ricco di emozioni e , si spera, di tante soddisfazioni. Lo spot, che ha come protagonisti i bambini delle scuole calcio Soccer Panza e Amare lo Sport (che hanno intrapreso un’importante collaborazione con il settore giovanile biancoverde) e da alcuni giocatori della prima squadra, racchiude in pochi minuti il progetto della nuova società foriana: far sì che i bambini sognino di indossare da grandi la maglia biancoverde, cominciando ad indossarla già da piccoli. Un sogno che, a partire da quest’anno, può diventare realtà. Nel frattempo, bambini, genitori e tifosi non possono rinunciare al supporto della prima squadra, che da due anni milita nel massimo campionato regionale e che merita il calore della piazza. Per dare un contributo concreto basta esserci e per esserci serve sottoscrivere l’abbonamento. Da oggi è aperto anche il nuovo sito web biancoverde www.realforio.it, dove si potrà consultare la storia del calcio foriano, le info sulla società, sui giocatori, foto, video e tanto altro. Buona visione

SI RINGRAZIA:

SCHIANO BUS

SCUOLA CALCIO SOCCER PANZA

SCUOLA CALCIO AMARE LO SPORT

ESCLUSIVA- Logiudice: “Siamo competitivi, daremo battaglia contro tutti. Nessun rimpianto per la campagna acquisti”.

L’intervento di Pasquale Logiudice al Pungiglione Stabiese

Nel corso della puntata de “Il Pungiglione Stabiese”, programma radiofonico a cura della nostra redazione, abbiamo avuto come nostro ospite telefonico il D.S. della Juve Stabia Pasquale Logiudice. Tanti i temi trattati con il direttore stabiese, dalla vittoria contro il Melfi all’analisi della campagna acquisti, passando per la prossima sfida contro il Monopoli. Ecco alcuni frammenti della lunga intervista concessaci:

Direttore, vittoria importante alla prima apparizione in casa contro Il Melfi. È ancora prematuro esaltarsi dopo la vittoria di ieri: La sconfitta di Catania ci aveva lasciato un po’ di rammarico benché maturata più per meriti dell’avversario che per demeriti nostri. L’impatto alla partita era stato comunque positivo visto che al “Massimino” ci siamo ben comportati su un campo difficile, contro una squadra forte annoverando calciatori di esperienza. Poi comunque domenica in campo avevamo tanta rabbia ed è stato fondamentale approcciare bene la prima apparizione in casa davanti ai propri tifosi, visto che comunque una vittoria all’esordio esalta sempre la tifoseria, di più poi anche per come è maturata. Siamo consapevoli che comunque dobbiamo lavorare tanto ancora per migliorare, e tra infortuni e squalifiche tutti saranno chiamati in causa.

Questa juve stabia contro il Melfi sembra che non ne abbia risentito dell’assenza dei vari infortunati ( su tutti Capodaglio e Liviero) e della mancanza di Salvi per squalifica: Contro il Melfi si è vista una continuità di gioco che avevamo apprezzato già in quel di Catania. Izzillo e Liotti sono state due piacevoli conferme; poi comunque abbiamo puntato sugli Under che avevano tanta esperienza nel loro bagaglio con diverse apparizioni in Lega Pro. Possiamo vantare nel reparto avanzato di soluzioni importanti con caratteristiche differenti ed infatti a testa abbiamo visto che almeno uno di loro ha avuto una chance per andare in gol.

Ritornando al calciomercato qual è stata la trattativa che ha portato in porto che lei reputa sia stata la più difficile e soddisfacente: Sicuramente quella di Zibert. Avevamo la concorrenza del Catania e non è stato facile spuntarla contro un team che ha blasone. In particolare ci sono state comunque difficoltà visto che abbiamo ceduto tre calciatori all’Akragas, ed infatti in questa operazione abbiamo mosso quattro calciatori, tutti aventi diversi procuratori. Credo che alla fine sia stata questa l’operazione il mercato più complicata e soddisfacente allo stesso tempo.

In questo momento giunti alle porte della terza di campionato, lei è più ottimista dopo la prestazione di domenica o preferisce più un profilo prudente: Da calciatore ho realizzato pochi e in una circostanza segnai a tempo scaduto contro il Bari, altri esultavano, per me invece rientrava nella normalità. Con questo voglio dirvi che caratterialmente non mi esalto e allo stesso tempo non mi deprimo dopo le sconfitte. Sono abbastanza realista e consapevole di aver allestito una buona squadra. È chiaro che nonostante la buona prestazione di ieri ci sono ancora molti aspetti da migliorare, rientra nella logica, visto che abbiamo cambiato diversi elementi in rosa e alla base non è sufficiente solo la conoscenza tecnico-tattica, ma rientra fondamentalmente la conoscenza del compagno di squadra. Chiaramente quest’anno abbiamo cambiato tanto, e anche con poche settimane di lavoro, sono ottimista e alla luce di questi cambiamenti, Il gioco ammirato contro il Melfi fa ben sperare.

Ritornando all’acquisto di Nicolas Izzillo, da Ischia sono giunte voci che lo paragonavano al nuovo Zidane della Lega Pro, sono voci accostabili alla realtà: Nicholas ha giocato in tutti i ruoli del centrocampo. È un calciatore che sta dimostrando le sue potenzialità, poi ovvio affinché possa diventare un calciatore importante, sarà determinante l’accorciamento della sua crescita. Prima raggiungerà un certo livello di maturità e presto potrà ambire ad un salto di categoria.

Ha qualche rimpianto per questa campagna acquisti: Non ho rimpianti perché comunque abbiamo centrato tutti gli obiettivi che volevamo prendere, soprattutto mai come quest’anno abbiamo contattato tanti calciatori soprattutto nel reparto avanzato. Ovviamente non tutti sono stati propensi a venire, l’importante è che non abbiamo avuto rimpianti. Moscardelli ed Ebagua? Vi dico più Moscardelli visto che Ebagua ci siamo solo sentiti telefonicamente e l’operazione è stata una chimera. Moscardelli aveva dato un minimo di apertura, poi si è consultato con la famiglia e ha optato per altre scelte. Ripeto, non ci siamo rammaricati, abbiamo fatto il possibile in base alle nostre possibilità.

Domenica sera si va a Monopoli, a fine campionato finì 4-0. Adesso in Puglia la squadra giungerà con il chiaro intento di togliersi i quattro sassolini dalla scarpa: Sassolini direi di no, l’anno scorso la sconfitta maturo’ per circostanze diverse. La squadra aveva appena raggiunto la salvezza e quindi poi la partita fu affrontata non con quel giusto piglio, senza dimenticare le parate di Pisseri a negarci il gol in diverse circostanze. Ci auguriamo un diverso epilogo.

Direttore, si potrebbe pensare anche di preservare i calciatori dai social media, soprattutto per quanto riguarda i più giovani in quanto potrebbero destabilizzarsi avendo poca esperienza: È un fenomeno incontrollabile, purtroppo ci dobbiamo abituare alla tecnologia. La realtà è evidente; ai ragazzi giocare in piazze calde può comportare pro e contro. Vivere in piazze come quella stabiese sicuramente aiuta la crescita del calciatore, visto che la competenza dei tifosi riesce a far esaltare in particolare un singolo calcolatore. Del resto quando le cose non vanno bene, la piazza aiuta comunque il gruppo a capire che è un lavoro e bisogna svolgere il proprio compito con professionalità. Quindi reputo che giocare a Castellammare non è uguale ad esprimersi come a Lumezzane, anzi sono convinto che si possa far bene qui nel meridione. Sono dell’ avviso che le squadre di serie A, anziché mandare i propri calciatori a Renate o in altre piazze tranquille, puntassero più a valorizzare i propri ragazzi qui al Sud, e probabilmente si ritroveranno poi dei calciatori formati con delle basi e con un carattere già forgiato.

Mister Stroppa al termine di Siracusa-Foggia ha parlato delle avversarie, citando in particolare la Juve Stabia tra le possibili favorite per la vittoria finale: Non nascondo, e di questo ne sono convinto che abbiamo costruito una buona squadra, poi da qui a dire quale sarà il nostro campionato, questo dipenderà molto dalla squadra visto che, come ho già detto, l’organico è stato rinnovato in toto. La differenza c’è perché questa è una squadra, completa in ogni reparto e molto forte con tanta esperienza. Adesso quanto prima si acquisiscono i meccanismi meglio ne gioverà la squadra. È chiaro che gli addetti ai lavori ne parlino bene di noi, soprattutto perché abbiamo acquisito calciatori importanti per la categoria. Non ci sono partite “scontate” qui nel raggruppamento meridionale, ed infatti la realtà dice che è pur sempre un campionato difficile per tutte le compagini accreditate, stesso dicasi per la Juve Stabia in lotta con team blasonati.

Una qualità che vede in mister Fontana: Il tecnico tiene tutti in considerazione, senza fare retorica, conta su tutti gli effettivi in rosa. Ne da conferma la scelta di non impiegare Lisi dopo il gol a Catania contro il Melfi, magari tra gli addetti ai lavori tutti lo davavano tra i papabili titolari, ed invece il tecnico ha optato per altre valutazioni. Qui la gestione del gruppo diventa importante così pure la maturità del calciatore. È chiaro che in ottica di un campionato lungo e importante, devi avere almeno due soluzioni per reparto per mantenere alto il livello, in modo tale da riuscire a sopperire ad ogni mancanza.

Quali sono le sue aspettative in vista di Monopoli: Sarà una partita sicuramente diversa rispetto al match di Catania, il Monopoli è una squadra di categoria, a differenza degli etnei hanno meno tecnica, e quindi sicuramente concederà poco. È la classica partita di Lega Pro laddove bisogna mettere in campo tanto temperamento. Mi auguro che sarà ben interpretata, sperando di non commettere errori e di portare a casa l’intera posta in palio.

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Sturaro, l’ agente conferma: “Il Napoli ha provato a fare un tentativo”

La Redazione di TuttoJuve.com ha intervistato telefonicamente, in esclusiva, Carlo Volpi, agente del centrocampista bianconero Stefano Sturaro. Diversi gli argomenti trattati tra i quali le voci di mercato legate ad un suo possibile approdo al Napoli:
“ Napoli e Lazio su Stefano durante questa sessione di calciomercato? L’ interesse c’ è stato ma si è trattato di un discorso tramontato prima della fase calda del calciomercato. Non c’ era la volontà di cederlo da parte della società. Soprattutto il Napoli, nella persona di Giuntoli che stravede per lui, ha provato a chiedere la disponibilità del ragazzo prima di giugno: è una grandissima piazza che sta crescendo ma il mio assistito è in un progetto importante. C’è grande stima ma Stefano è juventino. Le due società hanno parlato nel momento in cui i bianconeri stavano cedendo Pereyra, ma probabilmente c’è stata la chiusura della Juve”.

Un tour de force attende il Napoli, il turn over è d’ obbligo ma…

Sull’ edizione online del quotidiano La Repubblica si legge del tour de force che vedrà il Napoli impegnato in un mese di fuoco. Toccherà a Sarri fare le scelte giuste per dosare le forze, avendo a disposizione valide alternative in ogni zona del campo:
Il ritorno tra le grandi d’Europa ha imposto al Napoli di cambiare strategia attrezzandosi sul mercato per competere su tutti i fronti e non esclusivamente sul campionato, a differenza di quanto era successo nella scorsa stagione. I sette acquisti estivi di Aurelio De Laurentiis, nei piani della società, dovrebbero infatti mettere la squadra nella condizione di alzare l’asticella: senza rinunciare in partenza ad alcun obiettivo. Molto dipenderà però dalle prossime mosse di Sarri, alla sua terza avventura in serie A e al suo debutto assoluto nella Champions. Il tecnico toscano è atteso da una nuova sfida, allo stesso tempo difficile e affascinante: in cui il turn over è destinato ad avere un ruolo cruciale. Altro che titolarissimi, insomma. Ruotare gli uomini a disposizione sarà una necessità, a cominciare dal trittico di impegni che attende gli azzurri dopo la sosta: Palermo, Dinamo Kiev e Bologna in 7 giorni.

Sarri è pronto, anche se lo aspetta una partenza a handicap. Molti dei nuovi acquisti sono arrivati infatti sul mercato solo in extremis (Diawara, Rog e Maksimovic) e altri sono stati penalizzati da problemi fisici: con Giaccherini appena tornato in gruppo e Tonelli ancora ai box. Solo i polacchi Zielinski e Milik, con il tour de force di settembre ormai dietro l’angolo, sembrano essere dunque nelle condizioni per dare subito una mano ai compagni, entrando a pieno titolo nelle rotazioni tra i titolari. Per vedere il turn over totale che si aspetta De Laurentiis, invece, ci sarà ancora bisogno di tempo e pazienza. Ma bisogna fare presto”.

Il gelo tra i Cinque Stelle a Roma

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L’indagine sull’assessora all’Ambiente Muraro mette in difficoltà l’amministrazione Raggi. La sindaca di Roma afferma di essere stata informata della vicenda a luglio e di aver subito messo al corrente i vertici del M5S. Ma il direttorio del Movimento prende le distanze affermando di “non sapere nulla”. Grillo alla prima cittadina: “Bisogna chiarire l’episodio”.

Gelo tra il direttorio Cinque Stelle e la Raggi. Grillo: “Adesso Virginia dovrà chiarire”

Di Maio: «Noi tenuti all’oscuro». La sindaca cambia versione: «Avvisai Taverna»

ROMA – Il direttorio sapeva oppure no? Un secondo dopo aver ascoltato Virginia Raggi ammettere che era a conoscenza delle indagini su Paola Muraro, questa è l’unica domanda che tutti si fanno. A porla in commissione è Andrea Augello. Ha informato i vertici del M5S? «Sì certo» è la risposta che dà la sindaca. Pochi minuti prima era filtrata invece la versione del direttorio: «Non sapevamo nulla». Muraro e Raggi sapevano, ma non avrebbero detto nulla. Beppe Grillo, Davide Casaleggio, Luigi Di Maio, il minidirettorio romano guidato da Paola Taverna: tutti erano all’oscuro. Ma la sindaca dice il contrario. Chi ha ragione? Qualcuno mente. Di certo stona l’ulteriore versione che a tarda serata offre la sindaca durante la parte secretata dell’audizione quando ammette: «Non ho informato Grillo né Di Maio, ma solo Taverna e Vignaroli del minidirettorio».

Il sospetto tra i deputati e i senatori della commissione è di trovarsi di fronte a una ricostruzione corretta dovuta alle ire del direttorio, tra la prima parte in streaming dei colloqui e la seconda a telecamere spente. Fonti dello staff pentastellato alla Camera confermano «il senso di stupore» in cui sono sprofondati i membri del direttorio. Di Maio ha chiesto conferma se qualcuno fosse stato perlomeno preallertato. Grillo ha fatto lo stesso, al telefono: «Chi sapeva?» ha domandato. «Nessuno di noi Beppe – gli è stato risposto da un membro del direttorio». In realtà tra Di Maio, Alessandro Di Battista – gli unici fino a ieri a difendere Raggi – Carla Ruocco e Roberto Fico, che invece con il loro silenzio ne hanno preso teatralmente le distanze, l’ammissione della sindaca sembra essere piombata all’improvviso. E non è stato certo piacevole. Ruocco, già furiosa per le dimissioni di Marcello Minenna, non si tiene e questa volta twitta di suo pugno. «Preciso di non conoscere la dott.sa Muraro e che apprendo da fonti giornalistiche le sue vicende giudiziarie».

Di Maio, pragmatico come al solito, vuole invece valutare attentamente la situazione. Capire da Raggi quale sarà la sua difesa questa volta e quali i contraccolpi. Anche perché non solo avrebbe nascosto la verità, ma li smentisce. «Non può venirci contro così» è la reazione nel direttorio mentre d’accordo con lo staff si pensa a cosa dire: «Sui giornali già si diceva delle indagini. Ma non sapevamo della richiesta del 335». Così il direttorio prova a fare fronte comune: non sapevano che Muraro aveva chiesto la certificazione dell’avvenuta iscrizione sul registro degli indagati. «Ora Virginia dovrà chiarire» concordano Grillo, Di Maio e Ruocco. Carlo Sibilia, il membro del direttorio solitamente più defilato, è l’unico a rilasciare dichiarazioni alle agenzie: «Personalmente non ne sapevo nulla. Ma da quanto ho capito non c’è stato un avviso di garanzia». I vertici del M5S hanno ben chiaro che la situazione a Roma è a un passo dall’essere drammatica. E quanto ha fatto Raggi potrebbe avere conseguenze imprevedibili nell’ascesa verso Palazzo Chigi di Di Maio. Perché un conto doveva essere gestire solo il caso di un’assessora indagata, Un altro sentirsi estromessi dalla verità dalla sindaca 5 Stelle di Roma. Lo stesso sentimento che provano gli assessori, come Paolo Berdini, all’Urbanistica e a un passo dall’addio. «Io l’ho saputo dai giornali» ammette Adriano Meloni, allo Sviluppo economico. Anche con i 29 consiglieri pentastellati, riuniti a pochi passi dal Campidoglio, il sindaco non ne ha mai parlato. C’è chi cerca di minimizzare la poca trasparenza come Enrico Stefano «Un vecchio adagio dice: Non si può dire tutto a tutti. Avranno avuto i loro buoni motivi per tenerci all’oscuro». E c’è invece chi quei buoni motivi vuole capirli: «Non ci ha mai detto nulla, ma con Virginia parleremo – assicura Alisia Marani – Non so invece se confermeremo la fiducia a Muraro».

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lastampa/Gelo tra il direttorio Cinque Stelle e la Raggi. Grillo: “Adesso Virginia dovrà chiarire” FEDERICO CAPURSO, ILARIO LOMBARDO

Paola Muraro era indagata fin da aprile, e tutti lo sapevano!

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Muraro e Raggi: “Inchiesta? Sapevamo da luglio”. Il direttorio M5s si smarca: noi tenuti all’oscuro

L’assessore all’Ambiente indagata da aprile per reati ambientali: «È un attacco mediatico». Il Pd critica anche il neoassessore al Bilancio De Dominicis: «Suggerito da Previti»

Paola Muraro era indagata fin da aprile. E del fascicolo aperto sull’assessore all’Ambiente del Comune di Roma sapevano sia la sindaca Virginia Raggi sia il direttorio del M5S. Sono diverse, e tutte dalle conseguenze imprevedibili, le notizie che emergono dall’audizione di Raggi e Muraro in commissione Rifiuti. Un’audizione fiume in cui, al di là della gestione dei rifiuti della Capitale, è la figura di Muraro a finire nel mirino dei componenti. E nella quale Raggi afferma, quasi a sorpresa, che dell’indagine sull’assessore aveva informato i vertici pentastellati.

DOCUMENTO – Le mani di Muraro sull’Ama: ecco la lista delle epurazioni romane

Scontro Raggi-direttorio  

Le parole delle prima cittadina sembrano in controtendenza con quanto emerge dal Direttorio, secondo cui del caso Muraro non si era a conoscenza, e che rischiano di portare ad uno scontro frontale tra la prima cittadina di Roma e i vertici del M5S. Direttorio che, sul caos in Campidoglio, da giorni appare andare in ordine sparso a testimonianza del fatto che, come osserva anche qualche pentastellato, a Roma si stia giocando da tempo la grande partita delle correnti interne. Gli unici ad intervenire in serata sono Alessandro Di Battista («Contro di noi c’è un intero sistema che ci fa guerra. Le Olimpiadi sono l’obiettivo di questi palazzinari», attacca su Facebook) e la portavoce alla Camera dei pentastellati che prende le distanze dalla Muraro con un tweet.

Il caso De Dominicis  

Ma sul Movimento, in queste ore, si è scatenata una vera e propria bufera, con il caso Muraro che si aggiunge alle critiche piovute sulla nomina di Raffaele De Dominicis e sul presunto coinvolgimento dello studio legale Sammarco. Due “grane” dalle conseguenze imprevedibili e che vedrebbero i vertici M5S, al di là della difesa di ordinanza, pronti anche a sacrificare Muraro, peraltro funzionario “esterno” al Movimento. Tanto che è la stessa Raggi ad azzardare: «Attendiamo di leggere le carte. Quando avremo maggiori informazioni prenderemo provvedimenti».

Le ammissioni di Muraro e Raggi  

Di certo l’audizione a Palazzo San Macuto si trasforma in una sorta di serrato interrogatorio (che costringe Raggi e Muraro a saltare la Giunta lampo prevista in serata in campidoglio) sin da quando, in apertura, il presidente Alessandro Bratti informa i membri della commissione che Muraro risulta indagata dal 21 aprile. L’assessore conferma, spiegando di aver saputo dell’indagine (le viene contestata la violazione dell’art.256 del testo unico sull’Ambiente) il 18 luglio. «Del fascicolo sono stata informata nella seconda metà di luglio», aggiunge Raggi che, alla richiesta se siano stati avvisati anche i vertici del M5S, si spinge in una risposta destinata a creare un nuovo vespaio: «si, certo».

La difesa: “Non abbiamo mai mentito sull’avviso di garanzia”  

Di fronte alla commissione Raggi e Muraro ribadiscono più volte di non aver mai mentito. «Le domande che ci ponevate erano sull’avviso di garanzia e non c’è alcun avviso di garanzia. Se mi avessero chiesto delle indagini avrei risposto quello che ho risposto qui», spiega Raggi difendendosi, indirettamente, anche dalla raffica di attacchi targati Pd secondo cui «Raggi e Muraro sono inaffidabili». Ma la sindaca capitolina, sebbene la difesa dei vertici M5S appaia più tenue di qualche settimana fa, non ha alcuna intenzione di mollare. «Abbiamo trovato qualche piccola resistenza ma non ci spaventiamo, lo sapevamo e andiamo avanti», assicura, prima di recarsi in commissione, in un video su Facebook pubblicato anche sul blog su Beppe Grillo. E in commissione rilancia: «Moi abbiamo questa pazza idea di governare per 5 anni».

Il precedente di Pizzarotti  

Ma il caso Muraro rischia di mettere in difficoltà l’intero Movimento e di dar voce più forte alle frange più critiche. Se il M5S si comporterà con Raggi come con me? «Bella domanda», risponde il sindaco Federico Pizzarotti, sospeso per non aver comunicato ai vertici di essere indagato. Le prossime ore saranno decisive. «Ho avuto un sms di sostegno di Grillo», assicurava in mattinata Raggi al Corsera. Ma l’impressione è che dai vertici 5S si farà di tutto per cercare di isolare il caso Roma dal resto del Movimento.

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Ama : le epurazione della Muraro

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Le mani della Muraro sull’Ama. Ecco la lista delle epurazioni

Esclusiva: il piano di ristrutturazione dell’azienda dei rifiuti. Così l’assessora è entrata in rotta con Minenna e voleva esautorarlo

Il boccone è Ama. Ma il boccone è anche uno strumento: per controllare la politica, avere voti e stare nelle partite economiche. Attorno ai rifiuti, a Roma si è giocata e si sta giocando una partita feroce e sanguinosa, per le sorti della giunta Raggi, del suo assessore all’ambiente e naturalmente per la qualità del servizio ai romani. Paola Muraro si è scontrata pesantemente con Marcello Minenna sul piano di ristrutturazione dell’azienda, che l’assessora ha scritto e La Stampa è in grado ora di raccontare nel dettaglio. Un progetto che finirà sul tavolo dei pm, in cui non c’è alcun riferimento alla ristrutturazione industriale, né un piano economico-finanziario, né delle linee guida strategiche o un ripensamento della macrostruttura, ma emerge invece prepotente un’urgenza: epurare i dirigenti nemici e sostituirli con dirigenti fidati. Per assecondare alcune logiche che qui possiamo spiegare.

Le mani di Paola Muraro su Ama si allungano risolutivamente in una riunione del 26 agosto. Alla riunione partecipano Marcello Minenna e la Muraro, dal Campidoglio, Alessandro Solidoro e Stefano Bina (presidente e dg) in collegamento telefonico. Il verbale viene trasmesso dal gabinetto del sindaco all’azienda (col protocollo Roma Capitale, Gabinetto del sindaco, 27 agosto 2016, N. Prot. RA/55796). La trasmissione è firmata Marcello Minenna. Il primo a essere rimosso è Pietro Zotti, direttore industriale da cui dipendono anche i due impianti di trattamento biomeccanico dei rifiuti di Ama (il dirigente è Marco Casonato, anche lui rimosso). Rimuovere Zotti significa togliergli qualunque arma di difesa, un domani qualunque cosa dicesse contro la Muraro passerebbe per la vendetta di un dirigente rimosso. Il secondo è Leopoldo D’Amico, già fatto fuori da Panzironi, il presidente dell’era Alemanno, e tornato, nella gestione Fortini, come capo del progetto degli Ecodistretti. Non un fulmine di guerra, ma una persona di cui tutti in azienda parlano bene. La sua rimozione serve a Muraro nel quadro del mantenimento del consenso interno con i comitati di Rocca Cencia.

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Il terzo da far fuori è Saverio Lopes, 41 anni, proveniente da Acea e poi Atac, direttore delle risorse umane. E qui la storia incrocia direttamente interessi elettorali. Lopes è giovane, capace. Ma ha tanti nemici. Facendo fuori Lopes, Muraro fa cosa gradita alle Usb e ad Alessandro Bonfigli, il potente capo della Cisl in Ama e amico di Marcello De Vito, una comune simpatia ideologica (a destra). Lopes è particolarmente inviso perché la sua battaglia cardine è stata contro l’assenteismo e il consociativismo nella gestione aziendale; Lopes denunciò brogli nell’accaparramento delle deleghe sindacali, e favorì il licenziamenti dei 41 di Parentopoli. Favorì, anche, una scissione sindacale che portò via 500 tessere dalla Cisl di Ama (tessere che valgono 120mila euro all’anno). Bonfigli, che chiede e ottiene la testa di Lopes, era stato estromesso dalla Cisl nel maggio 2016; ma a giugno vince la Raggi, e contemporaneamente lui torna in sella in come capo Cisl in Ama.

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Insomma: destra (network Alemanno), carabinieri, sindacati di base e pezzi (non i migliori) di Cisl sono sullo sfondo di questa Muraro story, e dei voti che essa significa per Virginia Raggi. In quella riunione del 26 agosto, Muraro decide dunque di togliere Zotti e D’Amico (le loro deleghe vanno tutte al nuovo dg Bina, che non ne è affatto contento, perché si trova gravato di un carico enorme di responsabilità, e connessi rischi giudiziari), e soprattutto di epurare Lopes. Solidoro, allora presidente, e Minenna, sono contrari a rimuovere Lopes (addirittura pensavano di nominarlo dg), ma la Muraro fa la voce grossa, alla sua maniera. A quel punto lo scontro è totale. Minenna, amico e mentore di Solidoro, qualche giorno dopo si dimette. Solidoro strappa l’ordine di servizio per la rimozione di Lopes e si dimette pure lui.

Tutto da rifare? No. Muraro riconvoca tutti i dirigenti Ama il 2 settembre – agendo come fosse l’amministratore dell’azienda, non l’assessore – e comunica che in Ama ci sarà anche Giancarlo Ceci, responsabile della programmazione del M5S, a darle una mano. Un’occupazione stile prima repubblica. Infine, Muraro chiama Giuseppe Rubrichi, 66 anni, oggi dirigente per la sicurezza sui luoghi di lavoro, e gli offre il posto di Lopes. Rubrichi nel 2000 finì nell’inchiesta per l’inceneritore di Colleferro, dove bruciavano rifiuti che non dovevano essere bruciati. Non tirò in ballo nessun altro, allora. Una sua nomina potrebbe far rientrare di fatto in gioco, a dirigere gli impianti, quell’Alessandro Muzi, in buoni rapporti con Manlio Cerroni, l’imprenditore “re delle discariche” romane, che nella prima uscita pubblica della Raggi con Muraro, a Rocca Cencia, si fece fotografare accanto a sindaco e assessora esibendo potenza e copertura politica. È un grosso boccone, Ama. Chi controlla Ama ha in mano mezza Roma.

Paola Muraro non si dimette: “Il M5s è unito contro i poteri forti”

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lastampa/Le mani della Muraro sull’Ama. Ecco la lista delle epurazioni JACOPO IACOBONI

Scuola: tutto questo sta accadendo! Ora!

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Voglio parlare di scuola soprattutto a chi ritiene che noi insegnanti deportati siamo fortunati perché un lavoro ce lo abbiamo e a chi dice che è un lavoro bello solo perché non si fa nulla e perché si sta tre mesi a casa in vacanza….

Comincio col dire che io ho “SCELTO” di fare l’insegnante, che lavoro da quando avevo 12 anni, che ho passato gli ultimi 13 anni fuori dalla mia terra (e solo gli ultimi due da insegnante), di cui più o meno un terzo lontano addirittura dall’Italia. Ho passato periodi in cui non parlavo, né pensavo neanche in italiano, con temperature estreme (dai -12 irlandesi, ai +52 omaniti) a gestire cose apparentemente più grandi di me, a sbattere la testa contro il muro per convincere gente con una cultura diversissima dalla ns, a istruire indiani, pakistani e svedesi sulle ns tecniche di progettazione, ma soprattutto a stare lontano dalla famiglia e dai miei affetti più grandi.

Un giorno uno di questi mi convince a tentare la strada dell’insegnamento. Io per gioco inizio e alla fine mi ritrovo a fare l’insegnante. Perché? Perché è una cosa che mi viene naturale come respirare e che mi riempie di soddisfazioni (certamente non dal punto di vista economico). E per riuscirci ovviamente supero prove non di certo più semplici di quelle finora già sormontate nel mio passato da ingegnere. L’ultimo anno poi l’impegno è stato talmente vasto che non riuscivo nemmeno a dedicarmi pienamente alla mia famiglia. Passavo 12 ore al giorno a scuola e l’insegnamento vero e proprio era solo un passatempo se paragonato alle ore passate a scuola per elaborare progetti, idee e tecniche che poi si sono rilevati fondamentali per l’acquisizione di 2/3 finanziamenti europei.

Questo solo per dire che ci sono insegnanti e insegnanti, chi svolge il proprio lavoro fatto di 18 ore frontali settimanali e 80 extra (per così dire ordinario lavoro fatto di programmazioni, riunioni, consigli, collegi) –  oltre alla preparazione delle lezioni, predisposizione dei materiali e delle verifiche, individualizzazione dei percorsi formativi, correzioni –  e chi oltre queste ore ne accumula anche il triplo per collaborare a far funzionare una macchina talmente complicata da far invidia alla migliore azienda privata italiana. E il paragone non è certamente buttato lì, così per nulla……! Successivamente decido di tentare la sorte e di provare a chiedere trasferimento in Sicilia. Parlo di sorte, perché da titolare di cattedra sono diventato titolare di ambito, costretto a cambiare scuola ogni tre anni…. Provo anche a comprare casa perché, dopo questo lungo periodo passato fuori, decido insieme alla mia famiglia di tornare finalmente nella mia terra. Chiedo trasferimento in un qualsivoglia ambito siciliano. Risultato? Trasferito in Veneto. Ah, ricordate…stavo comprando casa, mutuo approvato! Beh la banca mi chiama e mi dice: Ma lei è stato trasferito in Veneto? Come fa a pagare il mutuo, l’affitto e a mantenere la famiglia con uno stipendio da insegnante? Così, improvvisamente, mutuo sospeso!! Secondo risultato? Io adesso mi trovo in provincia di Vicenza, lontano 1300 km da casa, dai miei affetti, da mia moglie, da mia figlia, da quella casa che ho sognato per 25 anni.

Siamo fortunati? Non facciamo nulla perché lavoriamo solo mezza giornata?

La verità è che noi non abbiamo a che fare con asini ma siamo un importantissimo ingranaggio della società, il secondo dopo la famiglia. Noi educhiamo le future generazioni. Questo ce lo siamo dimenticati tutti. E concludo dicendo che tutto questo meccanismo assurdo inventato dalla ns politica sull’istruzione è semplicemente un calcolo appositamente sviluppato per fare in modo che la scuola non abbia più il compito di formare esseri umani consapevoli della loro storia e del loro futuro: deve invece produrre puri atomi pronti ad essere inseriti nel mercato del lavoro flessibile e precario. Ciò mira a flessibilizzare la vita e l’intera natura umana: mira a renderci tutti precari e senza diritti, migranti e senza famiglia, sradicati e deterritorializzati, schiavi sempre disponibili e senza alcuna garanzia.

Per questo, l’invito ubiquitario ad essere “cittadini del mondo” nasconde oggi la mal celata volontà, gravida di ideologia, di sradicare i popoli del pianeta e di ridurli a semplici atomi senza patria e senza diritti, senza identità e senza storia, meri schiavi alle dipendenze dell’economia globalizzata. Quello che Renzi-Giannini stanno realizzando è una strategia di annientamento del nostro essere cittadini (consapevoli dei diritti e costruttori di giustizia sociale), rendendoci adatti al lavoro, subordinando i valori della famiglia e dell’essere popolo. L’istruzione è ridotta a strumento di formazione di “esseri che lavorano” a totale disposizione del mercato.
Dalla formazione classica come momento etico orientato a generare consapevolezza critica per esseri umani in fase di sviluppo, si è disinvoltamente transitati all’economicizzazione postborghese e postproletaria dell’istruzione, ridotta ad azienda concorrenziale erogatrice di competenze tecniche e abilità pratiche.
Per questo, il sapere classico della cultura storica occidentale tende sempre più ad essere sostituito dallo know how dell’impresa capitalistica.

E poi si parla anche di fertility day????……Tutto questo sta accadendo. Ora!

Rosario Melissa

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Auto e moto d’epoca ad Airola per il 9° raduno nazionale ASI

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Airola (BN) – Grande il numero di partecipanti al raduno di auto e moto storiche a cura dell’A.S.A.S. di Benevento (Automotoclub Storiche Antico Sannio) con la collaborazione del ristorante “Green Hill” ed il patrocinio del Comune di Airola.

La manifestazione giunta per il 2016 alla nona edizione, si è tenuta domenica 4 Settembre presso la Piazza Caduti di Nassirya del comune beneventano, attirando tante persone arrivate da varie parti della Campania.
Alle ore 10:00 i circa 60 equipaggi, dopo le consuete fasi di registrazione delle proprie vetture, hanno avviato i propri motori per il giro turistico.

La prima tappa ha permesso la visita ai partecipanti del raduno alla nota Azienda “TTA – Adler Group” che nella sede di Airola produce componenti in fibra di carbonio sia per il settore Automotive che per il settore Aeronautico. Il direttore della produzione ha illustrato, destando notevole interesse nei visitatori, le varie fasi delle lavorazioni per l’ottenimento dei telai in carbonio dei modelli Alfa Romeo 4C e Ferrari “La Ferrari”. Si tratta senza dubbio di un’Azienda che rappresenta un vanto indiscusso, visto il proprio Know-how, per la Campania e l’Italia nel mondo.

A seguire il giro turistico ha previsto la visita delle città di Bucciano, Moiano e Luzzano dove il Disco Pub “Happy days” ed il Club Napoli hanno offerto un piacevole rinfresco sollevando così i partecipanti dalla calura estiva.

Presenti tra le tante auto, due moderne Ferrari, una California ed una 458 Italia spider, che hanno incantato tutti con le loro forme sinuose ed il rombo inconfondibile dei motori di Maranello. Immancabili le Fiat 500, alcune di esse “Abarthizzate”, poi Fiat 1400 berlina del 1954, Fiat 600, Fiat Topolino, VW Maggiolino, Alfa Romeo Spider Duetto, Mercedes classe S, Lancia Fulvia Zagato, Lancia Gamma berlina, Lancia Delta Integrale.

Tra le moto, inconfondibile il rombo delle Moto Guzzi, della BSA inglesi e delle immancabili Piaggio Vespa nei tanti colori e versioni.

Gli equipaggi, dopo il rinfresco, alle ore 13:00 circa si sono ritrovati nuovamente presso la Piazza Caduti di Nassirya per pranzare al ristorante “Green Hill” che ha deliziato tutti con la degustazione dei prodotti tipici del posto in un clima caloroso di amicizia e passione per i motori.

I complimenti vanno a tutto lo Staff dell’A.S.A.S. ed a tutti gli organizzatori dell’evento, hanno gestito con autorevolezza, esperienza e professionalità il lungo corteo di auto e moto per le strade cittadine del tour!

Avanti tutta!

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Sarri può sorridere: Giaccherini c’è

Emanuele Giaccherini pronto al ritorno dopo 45 giorni, lo rivela l’ edizione odierna de Il Mattino. Sarri può sorridere per quello che è un recupero molto importante considerando il tour de force che vedrà il Napoli impegnato in ben 7 partite in soli 23 giorni. Un’ arma in più, un calciatore duttile può ricoprire diversi ruoli: dall’ esterno d’ attacco alla mezz’ ala di centrocampo. Giaccherini seguirà i compagni nella trasferta di Palermo ma difficilmente partirà titolare.