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Del Sante: “Finalmente sto bene. Ce la giocheremo con tutti” (VIDEO)

Per la consueta conferenza stampa infrasettimanale, si è presentato in sala stampa l’attaccante della Juve Stabia Stefano Del Sante.

Queste le parole di Stefano Del Sante rilasciate alla nostra redazione durante la conferenza al Menti:

“Il risultato di domenica è molto rotondo, abbiamo fatto una grandissima prestazione e sono felice del gol. Nel primo tempo mi sono divorato un gol ma sono stato bravo a non buttarmi giù e nel secondo tempo, grazie all’assist di Kanoute, sono riuscito a fare il gol del 4-0. Fontana? Lo abbiamo seguito del primo giorno e continueremo a farlo fino alla fine, ci ha dato una mentalità vincente e ci fa giocare un calcio spumeggiante. Cos’è cambiato rispetto all’anno scorso? Non ero un brocco prima e non sono un fenomeno ora, sono arrivato in ritardo di condizione ed ero reduce da un infortunio, in più la squadra non girava e questo ha gravato anche su di me. Ora ho fatto il ritiro e sto bene, questo è il vero Del Sante. Posso fare sicuramente meglio ma sono felice per quel che ho fatto finora. Fontana è stato decisivo per farmi restare qui, potevo andare via ma lui mi ha convinto a restare e sono molto felice della mia scelta. Partire in ritiro per me è decisivo perché mi sento bene. La differenza rispetto all’anno scorso forse è anche la qualità della rosa, quest’anno la squadra è molto forte. Il Monopoli? Noi siamo la Juve Stabia e ci giochiamo qualcosa d’importante. Saremo umili in tutti ma noi vogliamo vincere con tutti, siamo consapevoli di avere qualità e un gruppo importante e sicuramente ce la giocheremo su tutti i campi contro chiunque. Il campionato è lunghissimo, dobbiamo lavorare e lottare per raggiungere un grande risultato. I tifosi? Fa sempre piacere con più gente, l’entusiasmo è giusto e fa bene ma dobbiamo restare con i piedi per terra per evitare depressioni in eventuali periodi negativi.”

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Luperto: “Il Napoli ha un grande gruppo! Io come Albiol? Magari…”

Luperto ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli, è intervenuto il giovane Sebastiano Luperto, difensore del Napoli ora in prestito alla Pro Vercelli: “Pro Vercelli? L’impatto è stato ottimo, per essere una squadra che punta alla salvezza credo che giochiamo davvero bene. L’obiettivo è giocare il più possibile per acquisire l’esperienza che mi permetterebbe di tornare a Napoli.  Sarri? Il mister mi ha fatto crescere tanto, ha un modo di difendere diverso che dà ottimi risultati. Ho ringraziato. tutti i compagni dello spogliatoio azzurro, mi hanno aiutato tantissimo e ne sono grato. Quello partenopeo è un gran gruppo, che lavora insieme verso l’obiettivo. Nel mondo del calcio è difficile trovarne uno così unito. Somiglianza con Albiol? Spero di fare un minimo della sua carriera, ha vinto di tutto. Obiettivi del Napoli? Bisogna pensare di partita in partita, dando il massimo a prescindere dagli obiettivi e dagli avversari. Dezi? Con lui c’è un grande rapporto, siamo quasi come fratelli e secondo me è davvero forte. E Roberto Insigne? È molto forte ed è un ragazzo tranquillo, con la testa a posto: può fare grandi cose”.

 

Barano Calcio,Esposito: ” In estate mi hanno cercato Nuova Ischia e Forio”

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Esposito Barano

E’ stato uno dei grandi protagonisti della promozione raggiunta l’anno scorso. Christian Esposito, in barba alla giovane età (è un classe 97), ha preso subito per mano la mediana del Barano Calcio, conferendole geometrie ed i dovuti equilibri tattici. Gli impegni universitari l’hanno portato a firmare per gli aquilotti appena nella giornata di venerdì: “Ad inizio estate avevo dei dubbi perché, dovendo iniziare la carriera universitaria, non avevo la certezza di poter rimanere ad Ischia. Pertanto, ho preferito esclusivamente allenarmi con una squadra, senza legarmi. La mia scelta è ovviamente ricaduta sul Barano perché già conoscevo i compagni ed il mister e qui mi sento come se fossi in famiglia. Tra le opzioni universitarie ho selezionato Napoli, proprio per continuare a giocare. Se poi dovessi frequentare la facoltà ad Avellino, valuteremo come fare”. La sua bravura non è passata inosservata: al primo anno di Promozione Esposito ha mostrato la saggezza tattica di un veterano: “Mi hanno contattato le principali squadre dell’isola. Quali? Nuova Ischia e Real Forio. Ma io ho scelto il Barano”.

Risveglio da coma: il caso di Messina riapre il dibattito

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A Messina una 68enne si è svegliata dal coma dopo 4 anni : il caso riapre il dibattito del confine tra la vita e la morte, come scrive Antonio Scurati.

Le domande che poniamo all’aldilà

Una donna si risveglia dopo quattro anni di coma profondo. Smentendo ogni prognosi medica, rivive. Qual è la prima domanda che le rivolgereste? Ovvio, mi direte: le chiederei cosa c’è di là. Oltre la coscienza, oltre la vita. Mica così ovvio, invece. Tra le tante idee antichissime morte a questo inizio di Ventunesimo secolo, forse l’idea dell’aldilà è la più morta di tutte.

I risvegli, i redivivi, i ritornanti popolano l’odierno immaginario mediatico eppure il fuoco del racconto si concentra quasi sempre sul difficile reinserimento nel loro mondo quotidiano più che su quell’altro mondo da cui ritornano, sul loro reintegrarsi nella vita a noi nota più che sull’ignoto di cui potrebbero farsi ambasciatori. L’aldilà trapela attraverso piccoli segni – interruzioni di corrente elettrica, ferite sui corpi – ma non interessa davvero. Pare quasi che, alla luce di questo soprannaturale crepuscolare di terzo millennio, l’elemento miracoloso sia la nostra esistenza ordinaria, rivelata al nostro sguardo cieco da questo brillio di straordinario.

Il modo in cui l’Ansa ha battuto la notizia del misterioso risveglio sembra dimostrarlo: «Dopo 4 anni di coma si risveglia e intona canzoni di Massimo Ranieri». Un altro modo per dire che non esiste altra vita oltre questa. L’intero nostro orizzonte è racchiuso nel cerchio di un cantante melodico. Alla musica leggera si limita il repertorio dell’universo. Al miracoloso, al numinoso, al portentoso, non chiediamo nulla di più di quel che già conosciamo, di quel che siamo. Forse per malinconia, forse per paura. Temiamo che, se osassimo la domanda delle domande, riceveremmo la stessa risposta ottenuta da Melisandre quando, ne Il trono di Spade, dopo averlo riportato in vita, chiede a John Snow: «Ascolta, quando sei morto, dopo le pugnalate, dove sei andato? Che cosa hai visto?». «Nulla … assolutamente nulla», le risponde il più celebre ritornante del nostro tempo senza aldilà.

La scomparsa dell’orizzonte metafisico, la «morte di Dio», il disincanto del mondo, la secolarizzazione, sono state le questioni filosofiche fondamentali dell’età moderna, i temi capitali di un’epoca oramai alle nostre spalle e non ho certo la pretesa di aggiungervi qualcosa in queste quattro righe. Mi pare, inoltre, del tutto evidente che, almeno in Occidente, si sia conclusa anche l’epoca della cosiddetta «sopravvivenza erratica del sacro», vale a dire il periodo in cui la ricerca del senso ultimo della vita umana e della posizione dell’uomo nel cosmo, tramontata la visione religiosa del mondo, perdurava andandosene a zonzo nei miti della modernità: il progresso scientifico e sociale, le grandi ideologie totalitarie, la religione della politica da cui ci si attendeva una rinascita tutta terrena.

Rimane da chiedersi, però, che cosa ne è di noi quando gli interrogativi che hanno guidato l’umanità fin dal suo apparire sulla terra trovano posto soltanto ai margini di una breve in cronaca, quando ogni residua metafisica è lasciata alle serie di una televisione a pagamento. Quando sei morto, dove sei andato? Che cosa hai visto? Cosa c’è oltre la vita? E che cos’è la vita se non trascende la morte? Sono interrogativi in compagnia dei quali non si può vivere ma senza i quali la vita non ha senso.

Ma poi, forse, la domanda rimane la stessa ed è cambiato solo il modo di porla. Chi l’ha detto, in fondo, che un romanzo o una serie tv valgono meno di un sermone o di un trattato politico? In un suo libro di alcuni anni fa, Carlo Ginzburg osservava la somiglianza profonda che lega tutti i miti poi confluiti nel sabba. Tutti rielaborano un tema comune: andare nell’aldilà, tornare dall’aldilà; e concludeva affermando che raccontare significa sempre parlare qui e ora con un’autorità che deriva dall’essere stati, metaforicamente o letteralmente, là e allora, che la capacità di partecipare al mondo dei vivi e a quello dei morti, alla sfera del visibile e a quello dell’invisibile, proprio questo sarebbe il tratto distintivo della specie umana.

Forse resta sempre vero, qualunque sia il genere del racconto.

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Messina: donna esce dal coma dopo 4 anni

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A Messina una 68enne si è svegliata dal coma dopo 4 anni poi ha ricominciato a parlare e a cantare le sue canzoni preferite (Massimo Ranieri e Claudio Baglioni). Secondo i medici si tratta di un evento rarissimo, nel mondo se ne verifica in media uno ogni cinque anni, e difficile da spiegare. Il caso riapre il dibattito del confine tra la vita e la morte, come scrive Antonio Scurati. 

Esce dal coma dopo 4 anni. I medici: evento rarissimo

Messina, sospesa tra la vita e la morte. Ora canta canzoni di Ranieri e Iglesias

PALERMO – Da quattro anni era un corpo disteso su un letto dell’ospedale per neurolesi Bonino Pulejo a Messina. In stato vegetativo. In coma profondo. Non un movimento, non una parola, non un segno di vita.

Ma una notte quel corpo si è animato e ha cominciato a parlare. «Anna, Anna», ha chiamato, il nome dell’infermiera. E quella, che per lavoro è abituata ad aggirarsi intorno a corpi muti, ha avuto un sobbalzo chiedendosi da dove venisse quella voce. Ha faticato prima di capire che veniva da un letto. E che a parlare era Rosalba Giusti, per tutti «Giustina», palermitana, 68 anni, parrucchiera, sei figli, finita tra quelle lenzuola dopo un’emorragia cerebrale devastante.

Da allora appesa alla vita per un filo, e solo perché il medico che aveva tentato un intervento disperato, nel 2012 all’ospedale Civico di Palermo, si era rifiutato di dichiararla in stato di morte cerebrale visto che l’elettroencefalogramma non era piatto. «Non dimenticherò mai la faccia dell’operatore che, dietro le porte della rianimazione, ci chiedeva il consenso per la donazione degli organi», raccontano i figli Rita, Vincenzo, Giusi, Piero, Tony ed Emanuele, in questi anni a fare la spola tra Messina e Palermo per prenderle la mano, accarezzarle il viso, guardarla immobile.

A dicembre scorso i primi segni di risveglio. E adesso Giustina è qui, a scandire con voce incerta le parole delle sue canzoni preferite. Quelle di Massimo Ranieri, Claudio Baglioni, Julio Iglesias. «Rose rosse per te…» le canta la nipote. «…ho comprato stasera», risponde lei accennando un sorriso.

Un caso al mondo ogni cinque anni, dicono i luminari della medicina raggiunti dalla notizia del risveglio. Un caso che riapre il dibattito del confine tra vita e morte. «In 25 anni di carriera – racconta la neurologa Patrizia Pollicino – non mi era mai capitato di vedere una paziente in stato vegetativo riacquistare coscienza. La signora non ha solo riaperto gli occhi, ma dà risposte coerenti e complesse». Gli infermieri fanno a gara per registrare la sua voce, i medici chiamano colleghi da tutta Italia per raccontarlo.

Già, Giustina ragiona. È paralizzata, non può muoversi, si nutre artificialmente. Ma parla, riconosce, ricorda. E canta. Quelle che si chiamano «porzioni corticali superiori», evidentemente, sono rimaste integre. Così ha potuto riacquistare la memoria e la parola. Chissà da quanto tempo, seppure immobile, cominciava a risvegliarsi. Chissà da quanto tempo ascoltava quello che succedeva in quella stanza d’ospedale senza riuscire a emettere un sospiro.

Lo dimostra il fatto che conosceva il nome dell’infermiera del reparto, la donna che accudiva e badava al suo corpo. «Si chiama sindrome “Locked in” — spiegano i medici — percepisci quello che ti sta intorno ma non dai segni esterni, è come se la signora fosse stata prigioniera del suo corpo». Muta, immobile, apparentemente morta. Ma in realtà viva e capace di registrare ogni cosa. Abbastanza per riaccendere le speranze di tanti, nella consapevolezza però che si tratta di un caso rarissimo. «Rarissimo sì, ma non miracoloso – puntualizza Placido Bramanti, direttore scientifico dell’istituto neurolesi Bonino Pulejo – sono eventi prevedibili negli stati vegetativi e per questo motivo sono state istituite unità che si chiamano Suap, Speciali unità di accoglienza permanente, con strutture dedicate per le terapie degli stati vegetativi».

I figli quasi non credono di potere riavere accanto la madre, come tornata da un altro mondo. Sono sei. Lei si ricordava di averne cinque. Si era dimenticata del più giovane, Emanuele, di 24 anni. Gliel’hanno presentato. E lei ha sorriso, con un barlume di felicità.

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lastampa/Esce dal coma dopo 4 anni. I medici: evento rarissimo LAURA ANELLO

De Magistris: “Ristrutturazione San Paolo? Aspettiamo il Napoli”

De Magistris a Radio RTL

Ai microfoni di Radio RTL, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha dichiarato: “Con il presidente De Laurentiis ci sono rapporti buoni, anche se certe volte anche con lui ci sono delle divergenze. Stiamo lavorando per la ristrutturazione seria del San Paolo, sono già cominciate le procedure, ma aspettiamo che il Napoli possa mettere in mezzo le sue risorse perché finora i venticinque milioni di euro di cui si parla sono arrivati dal Credito Sportivo”.

Mertens-Napoli, a breve il rinnovo: il belga fa una promessa ad ADL

Rinnovi, le ultime

Rinnovo Mertens: siamo ad un passo dalla chiusura. L’edizione odierna de Il Roma scrive: “Mertens presto avrà un nuovo contratto. L’accordo c’è già da parecchio: oggi il belga guadagna 1,2 milioni, proprio come Gabbiadini, e firmerà un accordo da quasi tre milioni di euro a stagione. Sembrava che l’annuncio dovesse arrivare già dopo gli Europei, ma Mertens ha “rotto” con Soren Lerby e sta trattando con un nuovo procuratore. Appena arriverà la scelta si potrà firmare il rinnovo. Il belga ha promesso a De Laurentiis che nonostante il cambio di manager non ridiscuterà l’accordo ormai preso”.

A Roma è lotta di potere sull’eredità di Casaleggio

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A Roma è lotta di potere tra Virginia Raggi e il direttorio M5S. Per il Movimento la grande opportunità di governare la capitale si trasforma in una prova ad alto rischioEsplode la protesta della base M5S e sul blog di Beppe Grillo alcuni messaggi vengono depennati. I vertici chiedono alla sindaca di rivedere le nomine di 4 membri dell’amministrazione capitolina considerati espressione dei “vecchi poteri”. La prima cittadina tenta di non cedere su tutta la linea. Oggi il direttorio la incontra.

Lotta di potere sull’eredità di Casaleggio 

La cosa più stupefacente è che hanno fatto e stanno facendo davvero tutto da soli. Quello che sta accadendo a Roma, dove un’esperienza amministrativa appena nata si sta accartocciando su se stessa davanti allo sguardo sbigottito anzitutto degli elettori grillini, è un avvenimento politico di prima grandezza. Destinato ad avere ripercussioni almeno pari a quelle del referendum e capace di imprimere una brusca svolta alla vicenda italiana e alla natura stessa dei cinque stelle. La pietruzza di un’assessora maldestra e (quantomeno) reticente, rotolando giù dal colle del Campidoglio, ha colpito prima la sindaca Raggi e poi, a cascata, il candidato in pectore Luigi Di Maio. Macchiandone l’immagine e indebolendolo sul piano interno a favore di un altro potenziale leader come Alessandro Di Battista. Perché «Roma è Roma», come disse lo stesso Di Maio, non è Quarto o Livorno. Se il Movimento cade nella Capitale è finito.

A ben vedere non è la prima grave crisi di maturità dei cinque stelle dalla loro clamorosa affermazione nel 2013. Altri momenti molto difficili furono le espulsioni di massa del primo anno, culminate con l’assalto degli eretici alla villa di Grillo a Marina di Bibbona, la sconfitta alle Europee da parte di Renzi, la gestione dei sindaci di Parma e Quarto.

Nulla di paragonabile al caso Raggi. E c’è una ragione precisa che porta a considerare questo il passaggio centrale per capire quello che sarà e come evolverà il partito-non-partito che ha rivoluzionato la politica italiana. Il motivo si chiama Gianroberto Casaleggio. Il vero leader dei Cinquestelle, il capo «politico». «Il movimento farà a meno di me e di Grillo», disse in una intervista a Lucia Annunziata del 2014. Quel momento è arrivato. Cosa avrebbe fatto Casaleggio? Possiamo supporre che avrebbe convocato a Milano Raggi e le avrebbe intimato di cacciare su due piedi l’assessore Muraro e tutto quel giro di strane figure di staff di cui si è circondata. Pena l’espulsione immediata. Non avrebbe aspettato di essere travolto dallo scandalo e dalle bugie, avrebbe agito in contropiede. In maniera anche brutale. In fondo si deve a Casaleggio quell’articolo 9 del codice di comportamento degli eletti che impone al sindaco e a «ciascun assessore e ciascun consigliere di dimettersi laddove, in seguito a fatti penalmente rilevanti, venga iscritto nel registro degli indagati».

E’ quello che il Direttorio ha chiesto in extremis alla sindaca: la cacciata delle anime nere che hanno «contaminato» la purezza del M5s. Ci sono arrivati però dopo mille reticenze, mezze bugie, afasie e convulsioni, disvelando in questo modo una sorda lotta di potere interna. Da come il partito-non-partito uscirà da questa vicenda si capirà non solo chi comanda davvero a Roma – se i vertici M5S o la sindaca scelta da quasi 800 mila romani – ma soprattutto se il gruppo dirigente che ha preso in mano il Movimento dopo la morte del leader ha la capacità e lo spessore di candidarsi a guidare il Paese. «E’ in arrivo una tempesta, con lampi e tuoni», profetizzò ai primi di agosto uno stralunato Beppe Grillo in un video che fece molto rumore. Quello che non si aspettava è che avrebbe piovuto solo sui suoi ragazzi.

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lastampa/Lotta di potere sull’eredità di Casaleggio FRANCESCO BEI

A Roma è resa dei conti: esplode la protesta della base

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A Roma è resa dei conti tra Virginia Raggi e il direttorio M5S. Esplode la protesta della base M5S e sul blog di Beppe Grillo alcuni messaggi vengono depennati. Per il Movimento la grande opportunità di governare la capitale si trasforma in una prova ad alto rischio. I vertici chiedono alla sindaca di rivedere le nomine di 4 membri dell’amministrazione capitolina considerati espressione dei “vecchi poteri”. La prima cittadina tenta di non cedere su tutta la linea. Oggi il direttorio la incontra.

Esplode la protesta della base M5S. E sul blog di Grillo torna la censura

Decine di commenti cancellati. Gli iscritti: “Dov’è la trasparenza? Beppe intervieni”

Proteste, richieste di dimissioni e commenti censurati. Il blog di Beppe Grillo è la cartina di tornasole dell’imbarazzo che regna sovrano all’interno del Movimento Cinque Stelle sul caos romano. Lunedì sera – mentre davanti alla Commissione Ecomafie e sulle agenzie di stampa andava in scena lo scaricabarile tra Virginia Raggi e il direttorio su chi fosse o meno informato dell’indagine della Procura sull’assessora Paola Muraro – il sito del leader M5S proponeva un video in cui la sindaca esordiva con un «ciao, stiamo lavorando per Roma», spiegava ai cittadini di aver incontrato «resistenze», ma di non essere spaventata. Nella giornata di ieri il filmato, quantomeno infelice per tempistica, era scivolato più in basso, soppiantato dal post «L’euro è il problema dell’Europa». Ma la base, nelle ultime ore, non pare interessata a monete uniche e tassi di cambio.

Utenti bannati  

Sui siti della galassia grillina e sui social i militanti sono in rivolta. Accusano la sindaca di aver nascosto all’opinione pubblica l’inchiesta su Muraro, invocano «onestà e trasparenza», lamentano il tradimento dei princìpi del Movimento e il «silenzio assordante» dei vertici. Il video autoassolutorio di Raggi raccoglie centinaia di commenti. «Virginia deve dimettersi prima che la situazione travolga tutto il M5S», scrive Michele De Donato. «La sindaca di Roma sta disperdendo un immenso patrimonio di consensi in modo del tutto stupido», sostiene Mauro Ciccarelli.

Di fronte alla valanga di proteste, gli amministratori del blog rispolverano la censura. Il sito “nocensura.eusoft.net” raccoglie i commenti rimossi dal blog di Grillo: gli interventi cancellati dai moderatori della Casaleggio sono decine. Come quello di Mario C., che si dice «esterrefatto da come siete cambiati in peggio in un paio di mesi». «Parlo dello scandalo Raggi – spiega -, sperpero di soldi con compensi doppi rispetto alle amministrazioni precedenti, collaboratori raccolti tra gente che ha creato il danno, la Muraro indagata da mesi e Virginia che tace facendo finta di niente. E anche beppegrillo.it tace quando queste schifezze sono sulle prime pagine di tutti i giornali». Marco Gradozzi si rivolge direttamente alla sindaca: «Ti ho votato molto volentieri, però credo che tu sia venuta meno ai principi fondamentali, trasparenza e onestà. Perciò penso che ti dovresti dimettere». «Siete come i vecchi con vestiti nuovi e niente più, che schifo», sbotta Enrico Fratus. «Come si fa a lasciare un governo così importante in mano a delle persone che non si fanno scrupolo di mentire? Beppe devi intervenire», chiede Antonella Guglielmino.

Sfogatoio collettivo  

La base è in fibrillazione. Brama risposte, ma dal direttorio tutto tace. Di Maio cancella l’intervista su Raitre e Di Battista interrompe il tour. Tanti iscritti invitano Grillo a prendere in mano la situazione. Il blog diventa sfogatoio collettivo. «Qui scricchiola tutto. Muraro sapeva. Raggi sapeva. Raggi ha informato i vertici. Tutti hanno negato», accusa Stefano Mennei. Marcello Bini fiuta il complotto: «Raggi è un’infiltrata, creata a tavolino da certi poteri». «Siete tutti uguali», chiosa un altro utente. Mentre Giovani Baroso avvisa: «Fallire a Roma significa fallire con il governo del Paese». Bisogna scorrere decine di commenti prima di scovarne uno a difesa della Raggi. È quello firmato da Carlo S.: «Virginia tieni duro, continua la lotta contro la casta». «Non mollare», concorda Giuseppe Di Vico. Roberto Rossi è già pronto al perdono: invita la sindaca a chiedere scusa e ad andare «avanti a testa bassa».

Mentre sui social rimbalza il video in cui Raggi chiedeva trasparenza a Pizzarotti accusandolo di aver «nascosto il suo avviso di garanzia», Beppe Grillo prende tempo. Rilancia su Twitter e Facebook la lettera anti-euro dei pentastellati eletti a Bruxelles, ma in risposta ottiene una caterva di domande sulla baraonda in Campidoglio. Rispunta pure Daniele Martinelli, licenziato tre anni fa dallo staff comunicazione M5S: «Un grillino non racconta frottole, e soprattutto non gioca sulle parole tra “avviso di garanzia” e “indagine”. Il Movimento che ho conosciuto io, una cosa così, non l’avrebbe tollerata». Nel giorno più lungo del Movimento, tornano a galla vecchi rancori. L’ex ideologo Paolo Becchi ne approfitta per pubblicizzare il suo libro su Casaleggio.

«Non vi voto più»  

A settanta giorni dal trionfo nelle urne, la disillusione dell’elettorato grillino deborda in rete. Quello di Igor Fabbri è un addio: «Dopo la schizofrenica gestione della città di Roma, non voterò mai più il Movimento». I moderatori fanno sparire gli interventi più duri dal blog, ma non basta. «Ho criticato civilmente la Raggi e sono stato censurato, non ci posso credere! Che sta succedendo?», chiede Mario. Nessuno risponde.

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lastampa/Esplode la protesta della base M5S. E sul blog di Grillo torna la censura GABRIELE MARTINI

Resa dei conti Raggi-M5S a Roma

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A Roma è resa dei conti tra Virginia Raggi e il direttorio M5S I vertici chiedono alla sindaca di rivedere le nomine di 4 membri dell’amministrazione capitolina considerati espressione dei “vecchi poteri”. La prima cittadina tenta di non cedere su tutta la linea. Oggi il direttorio la incontra. Esplode la protesta della base M5S e sul blog di Beppe Grillo alcuni messaggi vengono depennati. Per il Movimento la grande opportunità di governare la capitale si trasforma in una prova ad alto rischio.

Braccio di ferro tra il direttorio M5S e la Raggi. Processo a Di Maio. Lui in lacrime: “Sì, sapevo”
La sindaca cede a Grillo su Marra e Romeo, ma s’impunta su Muraro e De Dominicis. Finisce sotto accusa il candidato premier in pectore, che ammette di aver saputo dell’indagine sull’assessora: «Ho letto quella mail, ma ho capito male». Taverna: si è montato la testa

ROMA – «Nulla sarà più tollerato» dice Beppe Grillo al telefono. Virginia Raggi è avvisata. O fa come le dicono i vertici del Movimento o le toglieranno il simbolo e ognuno per la sua strada. Così si conclude la giornata più lunga del M5S. Una giornata che ha un altro protagonista, forse il più importante, sotto accusa. Potrebbe partire da qui il racconto, dagli occhi Luigi Di Maio. Stanchi, quasi in lacrime, racconta chi è stato testimone della riunione più lunga della storia del Movimento fondato da Grillo e Gianroberto Casaleggio. Durante l’incontro fiume vengono prese decisioni senza appello sul cerchio magico della sindaca.

Nella lotta di potere interna al M5S sono costretti a intervenire anche Grillo e Davide Casaleggio. Il comico chiama lo staff, poi alcuni deputati, infine Raggi che nel frattempo è in continuo contatto con la riunione del direttorio alla Camera. «Non voglio più sentire il nome di Raffaele Marra associato al M5S. Non è accettabile che il vecchio sistema legato ad Alemanno gestisca il Campidoglio». Lei resiste. Prima dice che lo sposta, poi rifiuta. Il balletto dura qualche ora. Alla fine cede. Marra esce dal gabinetto della sindaca mentre vengono ridimensionati ruolo e stipendio di Salvatore Romeo.

Virginia Raggi e gli altri protagonisti della tempesta in Campidoglio

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Ma i vertici del M5S vogliono di più. Chiedono la testa di Paola Muraro, assessora all’ambiente indagata, e di Raffaele De Dominicis, il nuovo assessore al Bilancio appena nominato: «Ha il marchio dello studio Sammarco e del giro di Previti» le dicono. Ma su questo non molla. Il braccio di ferro con il direttorio continua: «Su Muraro avevamo detto che prima leggevamo le carte» dice Raggi, che con i suoi si sfoga: «Io prima devo pensare a Roma, poi al M5S. De Dominicis è un magistrato della Corte dei Conti, non si tocca». Oggi si vedrà come andrà a finire. Nel frattempo il Movimento deve gestire un’altra grana altrettanto pesante, se non di più. «Scusate» ripete più volte Luigi Di Maio, l’enfant prodige appena trentenne a cui l’Italia pentastellata aveva offerto il proprio destino. «Ho letto quella mail ma ho capito male» è la sua difesa.

Il processo a Di Maio comincia alle 9.30 del mattino nel peggiore dei modi. Nelle stanze che ospitano i gruppi del M5S viene sommerso di accuse da Paola Taverna e Carla Ruocco. Sono «indiavolate» spiega chi era lì. «Luigi io non me faccio lasciare la responsabilità solo a me. Io ti avevo avvertito. Siete solo ragazzini che si sono montati la testa» urla la Taverna, la senatrice che è stata tirata in ballo da Virginia Raggi durante l’audizione di lunedì alla commissione di inchiesta sui rifiuti. La sindaca seduta accanto all’assessora ha fornito nel giro di poche ore due versioni differenti. Ha detto di aver informato i vertici 5 Stelle, per poi precisare, qualche ora dopo, di averlo detto solo al minidirettorio romano guidato dalla senatrice Taverna. «Non a Di Maio e a Grillo». Una correzione di rotta dovuta anche al caos scatenato nel frattempo nel M5S dalle sue rivelazioni. Taverna però non la manda giù, non vuole passare per quella che ha taciuto un notizia così importante e nella notte tra lunedì e ieri lascia trapelare di aver inviato una mail a Di Maio il 5 agosto. Qui la storia prende tutta un’altra piega. Perché non solo l’assessora sapeva dal 18 luglio, dopo aver chiesto la certificazione alla procura, di essere iscritta nel registro degli indagati dal 21 aprile. Non solo lo sapeva Raggi che, informata dall’assessora il giorno seguente, tenta le capriole in avvocatese specificando la differenza tra avviso di garanzia (non ricevuto) e iscrizione sul registro degli indagati. Qui è la testa del M5S, l’uomo più in vista, il candidato premier, a essere accusato di aver mentito come Muraro e come Raggi. O, perlomeno, di aver nascosto la verità.

E allora nella giornata più convulsa, mentre si alternano riunioni tra il Campidoglio e Montecitorio, in un guerra di tutti contro tutti, il M5S deve capire quale strategia di emergenza adottare per salvare il prescelto Di Maio e l’intera baracca. Perché quella mail lui l’ha ricevuta ed è lui stesso ad ammetterlo. «Muraro ha chiesto la certificazione ai pm e risulta indagata da aprile per reati ambientali». Questo il contenuto di quello che scrive Taverna a lui e in copia conoscenza a Fabio Massimo Castaldo, Stefano Vignaroli e Gianluca Perilli, tutti i membri del minidirettorio. Taverna scrive solo a lui perché responsabile degli enti locali.

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Durante la riunione di ieri Ruocco è senza freni: «Ti stai comportando come una Raggi al quadrato» gli dice. Anche lei membro del direttorio, era già infuriata per le dimissioni secondo lei telecomandate da fuori di Minenna: «Sei tu che hai scelto di difendere a oltranza la Raggi». I deputati lo scrutano mentre il suo volto si scava nell’imbarazzo. Gli chiedono il perché del suo silenzio. Anche Fico che come Ruocco e Sibilia (il più arrabbiato di tutti, raccontano) prendono le distanze. «Lo abbiamo saputo dai giornali! Vi rendete conto?». Di Maio non si nasconde, spiega di aver sottovalutato la questione, di essersi «confuso» e lo motiva così: «Avevo saputo dall’audizione di Daniele Fortini (ex ad di Ama) in Ecomafia il 3 agosto che era andato a denunciare Muraro. Che fosse indagata mi sembrava quasi dovuto, ma mi sembrava una notizia tipo quella delle indagini su Raggi». Poi quasi in un estremo sussulto di difesa: «Non pensate che senza di me troverete un altro nome. È tutto il M5S a perdere».

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Già oggi molto probabilmente Di Maio offrirà le sue scuse al popolo dei 5 Stelle. Intanto, declina all’improvviso l’invito su Raitre alla tramissione Politics. Anche Alessandro Di Battista annulla la tappa del suo tour sulla costituzione. Bisogna salvare il Movimento, la tv può aspettare.

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lastampa/Braccio di ferro tra il direttorio M5S e la Raggi. Processo a Di Maio. Lui in lacrime: “Sì, sapevo” ILARIO LOMBARDO

All’Ombra del Campidoglio.

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Roma era gia’ nella bufera prima ancora che i grillini ne prendessero la gestione, in queste ore la Citta’ eterna ha fatto un passo avanti, si ritrova in una tempesta politica dalle conseguenze imprevedibili.
Che il compito della Raggi non fosse fra i piu’ semplici nel cercare di risolvere gli innumerevoli problemi che da anni hanno attanagliato la Capitale lo si era capito da subito. Roma era marcia dalle fondamenta, un verminaio politico affaristico mafioso era riuscito a corrompere ogni attivita’, tutto era controllato, qualsiasi “lavoro” era affidato agli amici degli amici.
I Romani schifati da una miriade di scandali hanno votato la Raggi nella speranza che una ventata di giovinezza non solo fisica, ma morale, potesse essere in grado di ridare alla Citta’ la dignita’ persa e farla tornare vivibile.
Le inchieste degli ultimi 2 anni su Mafia Capitale ne avevano scoperchiato il cupolone, nessuno avrebbe immaginato che sotto la sua ombra vi fosse un vero e proprio verminaio. In questa claoaca maxima era convogliata la peggiore monnezza sociale, politici corrotti, faccendieri tuttofare, servitori dello Stato prezzolati, tutto era contaminato, anche i tubi delle fogne.
Virginia Raggi forse per la sua giovane eta’, deficitaria d’esperienza politica, sta iniziando il suo cammino nel peggiore dei modi, a pochi mesi dalla sua elezione i tanti problemi sono rimasti immutati, come se cio’ non bastasse, altri se ne sono aggiunti in rapporto alle nomine fatte.
Il caso della Muraro e’ stata la miccia che ha fatto riaccendere i riflettori mediatici, la sua scelta come Assessore all’ambiente, Paola Muraro, , non e’ stata bene accolta ne’ dagli avversari politici, ne’ tantomeno dal Direttivo 5 Stelle.
Nominare una persona che in pochi anni ha gravato sui costi della monnezza per piu’ di 1 milione di euro, non e’ stata una scelta brillante, due giorni fa i primi altarini sono venuti a galla, quando sia la Raggi che la Muraro hanno dovuto rispondere ad alcune domande davanti alla Commissione Ecomafie..
E’ perfettamente inutile che la Raggi continui a difendere la Muraro, entrambe hanno pesanti responsabilita’ questo e’ palese. Che la finiscano di fare le povere vittime, erano a conoscenza della iscrizione della Muraro nel registro degli indagati potrebbero cambiare solo le date, la Muraro lo seppe nel mese di Aprile, la Raggi nel mese di Luglio.
Incalzate dalle domande della Commissione, entrambe con tanto imbarazzo hanno dovuto ammettere che “sapevano”, a che serve ora che la Raggi dica che sul caso in questione ne aveva parlato con i massimi dirigenti del M5S, Grillo e Di Maio. Questi ultimi hanno gia’ sconfessato la Raggi, come se le avessero dato della bugiarda, hanno negato pubblicamente e c’e’ da credergli, che la Raggi non li avesse informati.
Qualunque possa essere la verita’in merito a questa vicenda, il movimento di Beppe Grillo potrebbe uscirne con le ossa rotte.
Oggi vi sara’ un vertice a Roma, sicuramente Grillo e Di Maio chiederanno alla Raggi di fare alcuni passi indietro e di rinunciare alle nomine dei suoi 4 suoi collaboratori :
Raffaele Marra…………………….Vice Capo di Gabinetto
Paola Muraro………………………Assessore all’Ambiente
Salvatore Romeo………………….Capo Segreteria
Raffaele De Dominicis……………Assessore in pectore al Bilancio
Domani il Direttorio del M5S, chiedera al Sindaco di togliere il mandato alla Muraro, Romeo, Marra e De Dominicis ultimo arrivato nella Giunta Capitolina.Mettiamo per ipotesi che la Raggi non voglia ubbidire agli ordini imposti dal suo partito  le conseguenze sarebbero imprevedibili, potrebbe esserne  esclusa.
In ogni caso gli unici a perdere purtroppo saranno i Cittadini romani, le beghe fra i rappresentanti dello stesso partito, le diatribe, i voltafaccia, hanno valenza zero per una Citta’ che avrebbe bisogno di chiarezza e governabilita’.

vivicetro.it/centro/politica/ All’Ombra del Campidoglio (Lo Piano RedSaint)

Lasicki: “Dovevo andar via, ma Sarri mi ha convinto a restare”

Il giovane Lasicki, le sue parole

Ai microfoni di una emittente polacca, Polsatslport, Igor Lasicki, giovane difensore azzurro, ha dichiarato: “Il mio contratto col Napoli termina l’anno prossimo. Stavo per essere ceduto in B in cui avrei fatto il quarto difensore quando poi il mister mi ha detto di restare, che avrei imparato molto. E’ una grande opportunità per me, aspetterò con pazienza il mio turno, non sarà facile. In Italia spesso non si punta sui giovani difensori. Nel mio ruolo ho giocatori fortissimi come Koulibaly, Maksimovic, Albiol, Chiriches. Sono ancora giovane, devo imparare molto. Da parte mia darò il massimo lavorando quotidianamente. Imparare l’Italiano non è stato semplice anche se adesso si parla un po’ polacco grazie a Piotr ed Arek. Hamsik e Albiol danno sempre consigli preziosi, mentre Mertens saluta tutti.” 

Hamsik il più ricco in rosa, seguono Callejon ed a sorpresa Milik

Il Punto della Gazzetta dello Sport

Con Higuain alla Juventus, adesso è Marek Hamsik il giocatore più pagato azzurro, con 3,5 milioni di euro all’anno. In seconda posizione, troviamo José Maria Callejon che ne guadagna 500 mila euro in meno rispetto al capitano azzurro. Al terzo posto, troviamo, a sorpresa, il nuovo acquisto azzurro Arek Milik, con 2,5 milioni di euro. Dei nuovi arrivati è lui quello più pagato. Per Giaccherini e Zielinksi, infatti, siamo su 1,5 milioni di euro, mentre per Rog sui 1,3. Lontani dal podio Diawara(1,2), Maksimovic(1,2) e Tonelli(0,9). Il meno pagato in squadra è, attualmente, il fratellino di Lorenzo Insigne, Roberto, con 200 mila euro annui. Seguito da Lasicki che ne guadagna 100 mila.

Mancini: “Non è l’anno del Napoli, tanti giovani interessanti”

Mancini ai microfoni del Corriere dello Sport

Ai microfoni del Corriere dello Sport, l’ex allenatore dell’Inter, Roberto Mancini, in una lunga intervista, ha rilasciato anche una piccola dichiarazione sulle avversarie dell’Inter e sul gap che intercorre tra i bianconeri e le avversarie:  “Juve? Il colpo Higuain fa la differenza. E’ chiaro che Gonzalo non segnerà 36 gol come a Napoli perché si dividerà tra campionato e Champions, però è uno di quegli acquisti che creano il vuoto alle spalle. La società bianconera è avanti anni luce. Ha lo stadio di proprietà, ha vinto cinque titoli consecutivi e voglio vedere quanti ancora ne raggiungerà. Può battere ogni record. Napoli, Roma, Inter e Milan, con Fiorentina e Lazio che possono creare problemi a tutti in una partita secca. Hanno giovani talenti molto interessanti. De Laurentiis ha investito i 90 milioni di Higuain su talenti importanti: raccoglierà i frutti di questi investimenti con il tempo, non quest’anno”.

Flop abbonamenti: i numeri fanno rabbrividire ADL

Flop abbonamenti, il punto del Mattino

L’edizione odierna del Mattino apre analizzando il rapporto tra il Napoli e la sua tifoseria, ormai sempre più freddo, come si può notare dai numeri degli abbonamenti venduti( 5.600) nell’anno del ritorno in Champions. Siamo ai minimi storici. Anche le neopromesse, Pescara, Crotone e Cagliari, hanno registrato più tessere vendute. Solo nel 2001 s’è fatto peggio, in serie B, quando, con a capo i presidenti Ferlaino Corbelli, furono venduti solamente 3.395 abbonamenti.

Mertens, Koulibaly, Hysaj e Gabbiadini, le cifre dei rinnovi e un futuro sempre più azzurro

Napoli e i rinnovi:  le ultime Mertens, Koulibaly, Hysaj e Gabbiadini

Non si ferma ADL: il presidente del Napoli è impegnato da tempo a risolvere la questione relativa ai rinnovi contrattuali di Mertens, Gabbiadini, Hysaj e Koulibaly. Per il primo, si parla di adeguamento da 2 milioni di euro, mentre per Manolo da 3 più bonus, fino al 2020. A Koulibaly, invece, andranno 2,2 milioni di euro con l’aggiunta di una clausola rescissoria, valida solo all’estero, fissata a 80 milioni di euro. Saranno 50, invece, i milioni necessari per strappare Hysaj al Napoli, che, provvisto di clausola e rinnovo contrattuale da 1,5 milioni di euro, è pronto ad iniziare una nuova stagione alla corte di Maurizio Sarri. A riportarlo, la Gazzetta dello Sport.

ESCLUSIVA Juve Stabia, parla De Lucia: “La curva mi ha fatto provare una forte emozione: ringrazio tutti i tifosi”

De Lucia sempre più innamorato della Juve Stabia

Il Presidente del settore giovanile della Juve Stabia, Andrea De Lucia, domenica ha calcato per la prima volta il prato sintetico del Menti e, dopo la sua prima apparizione nell’ultima gara con il Foggia dello scorso anno (CLICCA QUI), ha potuto ammirare l’entusiasmo che si sta creando attorno alla Juve Stabia.

Prima dell’esordio stagionale casalingo della prima squadra è stato presentato al pubblico presente (circa 1600 tifosi n.d.a.) il settore giovanile della Juve Stabia. Le tre compagini con i rispettivi staff hanno sfilato sul terreno di gioco. C’era la Berretti al gran completo con mister Domenico Panico e tutto il suo staff. Presente l’Under 17 e l’Under 15 con mister Nunzio Di Somma e mister Alfonso Belmonte alla guida.

Raggiunto al telefono dai redattori della nostra redazione sportiva, Andrea De Lucia ci ha svelato cosa ha provato in quei momenti:

“Una sensazione unica quella che ho provato nella giornata di domenica allo stadio Menti. Vedere la curva applaudire e sostenere tutti i nostri ragazzi è stato un qualcosa di straordinario, cosa questa che mi sprona sempre più. Da quando sono arrivato, mi sono innamorato dei colori gialloble’, me li sento addosso e voglio ringraziare l’intera curva per l’affetto che mi hanno, ci hanno dimostrato. L’affetto prima e il coro che hanno intonato alla nostra presenza poi sono un qualcosa che mai avevo visto. Forza Juve Stabia!”

a cura di Ciro Novellino

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ESCLUSIVA – Capparella: “Sarà una grande stagione per gli uomini di Sarri”

Intervista a Marco Capparella ex ala del Napoli

E’ stato un ex, uno di quelli che ha seguito il Napoli dalla serie C fino alla massima serie firmando 51 presenze e 5 reti, la redazione di Vivicentro.it ha raggiunto, in esclusiva, Marco Capparella. Queste le sue dichiarazioni:

Cosa ne pensi dell’inizio stagione del Napoli?

“Inizio di stagione positivo nonostante il pareggio col Pescara contro il quale il Napoli ha disputato una bella partita, per quanto riguarda il Milan ha disputato una bella partita. Penso che sarà una grande stagione per gli uomini di Sarri”.

Cosa ne pensi del duo Gabbiadini-Milik visti anche i tanti impegni del Napoli?

“Faranno sicuramente una grande stagione e saranno favoriti dal gioco di Sarri che mette in risalto l’attaccante centrale che con gli esterni offensivi bravi nell’1 contro 1 e a saltare l’uomo possono dare una grande mano ai due attaccanti”.

Secondo te la linea verde di centrocampo sarà all’altezza degli altri centrocampisti del Napoli?

“Penso che il Napoli a centrocampo abbia fatto un grande mercato, ha inserito giocatori forti e di qualità che possono essere dei ricambi molto validi soprattutto in vista degli impegni di Champions League”.

Come vedi la sfida contro il Palermo?

“Penso che sarà una partita delicata per il Napoli ma per quanto mi riguarda il livello qualitativo del Napoli è nettamente superiore, comunque non sarà un partita facile anche perché spesso con le più “piccole” il Napoli ha sofferto”.

a cura di Gennaro Di Dio

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Il caso delle ‘Gabbie salariali’

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Qualche volta ritornano, nel dibattito pubblico, le cosiddette gabbie salariali, un sistema che differenziava i salari a seconda del costo della vita delle varie zone del paese. Hanno accompagnato il boom economico italiano. Ma una ricerca rivela che l’effetto sull’occupazione è stato davvero modesto.

Gabbie salariali: il caso è chiuso*

Le moderne tecniche statistiche permettono di rispondere a quesiti a lungo dibattuti. Come le gabbie salariali, il sistema di differenziazione territoriale delle remunerazioni in vigore nel secondo dopoguerra. Uno studio suggerisce che l’effetto sull’occupazione di quegli anni sia stato modesto.

L’esperienza delle gabbie salariali – il sistema di differenziazione territoriale delle remunerazioni in vigore nel nostro paese nel secondo dopoguerra – viene chiamata in causa (ad esempio qui) ogni qual volta si discute dell’opportunità di assetti contrattuali che prevedano la possibilità di una diversificazione dei salari a livello locale. È un richiamo un po’ curioso, non solo perché le opzioni regolatorie in discussione oggi sono diverse da quelle adottate nel 1945, ma anche perché nulla si sa se quello schema salariale abbia contribuito o meno a sostenere l’occupazione di quegli anni.

L’effetto delle gabbie sull’occupazione

In un nostro lavoro recente (“The Impact of Local Wage Regulation on Employment: A Border Analysis from Italy in the 1950s”, in corso di pubblicazione sul Journal of Regional Science) abbiamo utilizzato alcune moderne tecniche statistiche per verificare gli effetti delle gabbie salariali. Si sono confrontate per gli anni Cinquanta le dinamiche occupazionali di comuni di province adiacenti, sottoposte però a diverse zone salariali in base alle regole allora vigenti. Studiare territori contigui permette di meglio isolare l’impatto delle regole salariali, rispetto a quelli relativi agli innumerevoli fattori che possono influenzare il funzionamento del mercato del lavoro. Allo stesso tempo, consente di focalizzarsi su quello che accade nelle vicinanze del confine tra due diverse zone, che in linea di principio rappresenta, per via dei più ridotti costi di mobilità rispetto a trasferimenti di più lunga gittata, l’area che maggiormente potrebbe riflettere le conseguenze dell’aver fissato retribuzioni diverse.

I nostri risultati mostrano che:

  • per i settori del comparto industriale soggetti alle regole delle gabbie nella provincia con salari più bassi e limitatamente ai territori più vicini al confine, si è avuta una maggiore crescita occupazionale. Ad esempio, all’interno di una fascia di 15 chilometri dal confine provinciale, un salario dell’1 per cento più basso determina una maggiore crescita del 2,25 per cento (misurata su un intervallo decennale);
  • l’effetto di riallocazione si indebolisce man mano che ci si allontana dal confine. Si esaurisce sostanzialmente entro 45 chilometri;
  • ulteriori evidenze suggeriscono che per l’occupazione privata (non agricola) complessiva, che comprende sia i settori inclusi nella regolamentazione sia quelli non inclusi non vi sarebbe alcun effetto, neanche al confine.

L’effetto delle gabbie sembra quindi essere stato limitato solo ai settori oggetto della regolamentazione e ai territori prossimi al confine provinciale.
Una conferma arriva dalla dinamica della popolazione residente, per cui non troviamo mutamenti significativi: è quindi probabile che lo spostamento di parte dei posti di lavoro tra aree contigue abbia aumentato semmai solo il pendolarismo.
I nostri risultati continuano a valere se si tiene conto delle circostanze per cui: a) forme di regolamentazione salariale esistevano pure nel settore agricolo; b) i territori meridionali furono oggetto negli stessi anni di significativi programmi di sviluppo (come quelli finanziati attraverso la Cassa per il Mezzogiorno); c) le dinamiche occupazionali di quel periodo hanno risentito delle migrazioni dalle campagne alle città.

* Le idee e le opinioni sono quelle degli autori e non investono la responsabilità delle istituzioni di appartenenza.

GUIDO DE BLASIOde blasio

E’ un economista del Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca d’Italia. Ha lavorato in precedenza per il Fondo Monetario Internazionale. Ha pubblicato saggi di economia dello sviluppo, economia del lavoro, economia monetaria e scienze regionali https://sites.google.com/site/guidodeblasiohomepage

SAMUELE POYDSC_0025

Laurea in Economia all’Università di Torino, master in Economia del Coripe-Piemonte al Collegio Carlo Alberto, Ph.D. in Sociologia e Scienza Politica all’Università di Torino, è ricercatore presso il Laboratorio di Statistica Applicata alle decisioni economico-aziendali (LSA) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Collabora con il centro ARC della medesima Università e l’Istituto Luigi Sturzo di Roma. Si occupa di valutazione d’impatto delle politiche pubbliche, scienze regionali, welfare, costruzione di indicatori in ambito sociale.

vivicentro.it/economia
vivicentro/Il caso delle ‘Gabbie salariali’
lavoce.info/Gabbie salariali: il caso è chiuso* Guido De Blasio e Samuele Poy

Napoli, il miglior attacco deve essere la difesa

La difesa del Napoli deve essere registrata se si vuole competere con le grandi del torneo

I numeri, si sa, dicono sempre il vero: le fredde cifre, ci ricordano sempre che i tornei, specialmente quelli lunghi e difficili come è la Serie A, li vincono i team che possono contare sulla difesa più affidabile.

Al di là quindi dei punti conquistati in queste primissime fasi del campionato, dobbiamo fare i conti con un dato preoccupante: il Napoli ha incassato due gol a partita, decisamente troppi se si punta a rimanere nel gruppo di testa. Certo, il calcio d’agosto, è sempre bugiardo; non di rado veri e propri testacoda sulla carta, si trasformano in insidie pericolosissime. E’ quindi importante analizzare i motivi per cui la difesa partenopea, affidabile e a tratti insuperabile l’anno scorso, abbia così paurosamente sbandato per troppe volte in queste prime battute.

Il primo tempo di Pescara, ha messo in luce una difficoltà inedita nella nostra retroguardia: l’erronea interpretazione dei tempi del fuorigioco prima, e una difficoltà atletica evidente nel recupero, poi. Da imputarsi di certo alla preparazione sfiancante, arma a cui Sarri si affida per avere una squadra al top nel prosieguo; ma la maniacalità dei movimenti difensivi, altro tratto caratteristico del mister, è sembrata una pallida imitazione del perfetto meccanismo visto lo scorso anno; e non limitata solo alle occasioni poi tramutate in gol dai pescaresi.

Ancor più allarmanti i cinque minuti da incubo vissuti contro il Milan; non siamo abituati a vedere Hjsai in tale evidente debito di ossigeno, superato in scioltezza dal pur bravo Niang; né siamo soliti assistere all’indecisione di Reina su un tiro defilato e tutto sommato poco velenoso. Assolutamente incolpevole sul bolide inventato da Suso, il portierone è sembrato però rigido sulle gambe in occasione del primo gol, indeciso sulla modalità con cui intervenire. Un intervento alla Garella, anche se non stilisticamente perfetto, talvolta può toglierci dagli affanni!

Non è un caso che le ultime ore di mercato abbiano regalato a Sarri il tanto atteso Maksimovic, difensore tutto fisico e prestanza cercato da tempo; alla luce dell’infortunio del bravo Chiriches, poi, sembra essere stata una mossa quanto mai azzeccata.

Parola d’ordine: difendere il fortino!

a cura di Fabiano Malacario

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