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A Roma è resa dei conti: esplode la protesta della base

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A Roma è resa dei conti tra Virginia Raggi e il direttorio M5S. Esplode la protesta della base M5S e sul blog di Beppe Grillo alcuni messaggi vengono depennati. Per il Movimento la grande opportunità di governare la capitale si trasforma in una prova ad alto rischio. I vertici chiedono alla sindaca di rivedere le nomine di 4 membri dell’amministrazione capitolina considerati espressione dei “vecchi poteri”. La prima cittadina tenta di non cedere su tutta la linea. Oggi il direttorio la incontra.

Esplode la protesta della base M5S. E sul blog di Grillo torna la censura

Decine di commenti cancellati. Gli iscritti: “Dov’è la trasparenza? Beppe intervieni”

Proteste, richieste di dimissioni e commenti censurati. Il blog di Beppe Grillo è la cartina di tornasole dell’imbarazzo che regna sovrano all’interno del Movimento Cinque Stelle sul caos romano. Lunedì sera – mentre davanti alla Commissione Ecomafie e sulle agenzie di stampa andava in scena lo scaricabarile tra Virginia Raggi e il direttorio su chi fosse o meno informato dell’indagine della Procura sull’assessora Paola Muraro – il sito del leader M5S proponeva un video in cui la sindaca esordiva con un «ciao, stiamo lavorando per Roma», spiegava ai cittadini di aver incontrato «resistenze», ma di non essere spaventata. Nella giornata di ieri il filmato, quantomeno infelice per tempistica, era scivolato più in basso, soppiantato dal post «L’euro è il problema dell’Europa». Ma la base, nelle ultime ore, non pare interessata a monete uniche e tassi di cambio.

Utenti bannati  

Sui siti della galassia grillina e sui social i militanti sono in rivolta. Accusano la sindaca di aver nascosto all’opinione pubblica l’inchiesta su Muraro, invocano «onestà e trasparenza», lamentano il tradimento dei princìpi del Movimento e il «silenzio assordante» dei vertici. Il video autoassolutorio di Raggi raccoglie centinaia di commenti. «Virginia deve dimettersi prima che la situazione travolga tutto il M5S», scrive Michele De Donato. «La sindaca di Roma sta disperdendo un immenso patrimonio di consensi in modo del tutto stupido», sostiene Mauro Ciccarelli.

Di fronte alla valanga di proteste, gli amministratori del blog rispolverano la censura. Il sito “nocensura.eusoft.net” raccoglie i commenti rimossi dal blog di Grillo: gli interventi cancellati dai moderatori della Casaleggio sono decine. Come quello di Mario C., che si dice «esterrefatto da come siete cambiati in peggio in un paio di mesi». «Parlo dello scandalo Raggi – spiega -, sperpero di soldi con compensi doppi rispetto alle amministrazioni precedenti, collaboratori raccolti tra gente che ha creato il danno, la Muraro indagata da mesi e Virginia che tace facendo finta di niente. E anche beppegrillo.it tace quando queste schifezze sono sulle prime pagine di tutti i giornali». Marco Gradozzi si rivolge direttamente alla sindaca: «Ti ho votato molto volentieri, però credo che tu sia venuta meno ai principi fondamentali, trasparenza e onestà. Perciò penso che ti dovresti dimettere». «Siete come i vecchi con vestiti nuovi e niente più, che schifo», sbotta Enrico Fratus. «Come si fa a lasciare un governo così importante in mano a delle persone che non si fanno scrupolo di mentire? Beppe devi intervenire», chiede Antonella Guglielmino.

Sfogatoio collettivo  

La base è in fibrillazione. Brama risposte, ma dal direttorio tutto tace. Di Maio cancella l’intervista su Raitre e Di Battista interrompe il tour. Tanti iscritti invitano Grillo a prendere in mano la situazione. Il blog diventa sfogatoio collettivo. «Qui scricchiola tutto. Muraro sapeva. Raggi sapeva. Raggi ha informato i vertici. Tutti hanno negato», accusa Stefano Mennei. Marcello Bini fiuta il complotto: «Raggi è un’infiltrata, creata a tavolino da certi poteri». «Siete tutti uguali», chiosa un altro utente. Mentre Giovani Baroso avvisa: «Fallire a Roma significa fallire con il governo del Paese». Bisogna scorrere decine di commenti prima di scovarne uno a difesa della Raggi. È quello firmato da Carlo S.: «Virginia tieni duro, continua la lotta contro la casta». «Non mollare», concorda Giuseppe Di Vico. Roberto Rossi è già pronto al perdono: invita la sindaca a chiedere scusa e ad andare «avanti a testa bassa».

Mentre sui social rimbalza il video in cui Raggi chiedeva trasparenza a Pizzarotti accusandolo di aver «nascosto il suo avviso di garanzia», Beppe Grillo prende tempo. Rilancia su Twitter e Facebook la lettera anti-euro dei pentastellati eletti a Bruxelles, ma in risposta ottiene una caterva di domande sulla baraonda in Campidoglio. Rispunta pure Daniele Martinelli, licenziato tre anni fa dallo staff comunicazione M5S: «Un grillino non racconta frottole, e soprattutto non gioca sulle parole tra “avviso di garanzia” e “indagine”. Il Movimento che ho conosciuto io, una cosa così, non l’avrebbe tollerata». Nel giorno più lungo del Movimento, tornano a galla vecchi rancori. L’ex ideologo Paolo Becchi ne approfitta per pubblicizzare il suo libro su Casaleggio.

«Non vi voto più»  

A settanta giorni dal trionfo nelle urne, la disillusione dell’elettorato grillino deborda in rete. Quello di Igor Fabbri è un addio: «Dopo la schizofrenica gestione della città di Roma, non voterò mai più il Movimento». I moderatori fanno sparire gli interventi più duri dal blog, ma non basta. «Ho criticato civilmente la Raggi e sono stato censurato, non ci posso credere! Che sta succedendo?», chiede Mario. Nessuno risponde.

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lastampa/Esplode la protesta della base M5S. E sul blog di Grillo torna la censura GABRIELE MARTINI

Resa dei conti Raggi-M5S a Roma

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A Roma è resa dei conti tra Virginia Raggi e il direttorio M5S I vertici chiedono alla sindaca di rivedere le nomine di 4 membri dell’amministrazione capitolina considerati espressione dei “vecchi poteri”. La prima cittadina tenta di non cedere su tutta la linea. Oggi il direttorio la incontra. Esplode la protesta della base M5S e sul blog di Beppe Grillo alcuni messaggi vengono depennati. Per il Movimento la grande opportunità di governare la capitale si trasforma in una prova ad alto rischio.

Braccio di ferro tra il direttorio M5S e la Raggi. Processo a Di Maio. Lui in lacrime: “Sì, sapevo”
La sindaca cede a Grillo su Marra e Romeo, ma s’impunta su Muraro e De Dominicis. Finisce sotto accusa il candidato premier in pectore, che ammette di aver saputo dell’indagine sull’assessora: «Ho letto quella mail, ma ho capito male». Taverna: si è montato la testa

ROMA – «Nulla sarà più tollerato» dice Beppe Grillo al telefono. Virginia Raggi è avvisata. O fa come le dicono i vertici del Movimento o le toglieranno il simbolo e ognuno per la sua strada. Così si conclude la giornata più lunga del M5S. Una giornata che ha un altro protagonista, forse il più importante, sotto accusa. Potrebbe partire da qui il racconto, dagli occhi Luigi Di Maio. Stanchi, quasi in lacrime, racconta chi è stato testimone della riunione più lunga della storia del Movimento fondato da Grillo e Gianroberto Casaleggio. Durante l’incontro fiume vengono prese decisioni senza appello sul cerchio magico della sindaca.

Nella lotta di potere interna al M5S sono costretti a intervenire anche Grillo e Davide Casaleggio. Il comico chiama lo staff, poi alcuni deputati, infine Raggi che nel frattempo è in continuo contatto con la riunione del direttorio alla Camera. «Non voglio più sentire il nome di Raffaele Marra associato al M5S. Non è accettabile che il vecchio sistema legato ad Alemanno gestisca il Campidoglio». Lei resiste. Prima dice che lo sposta, poi rifiuta. Il balletto dura qualche ora. Alla fine cede. Marra esce dal gabinetto della sindaca mentre vengono ridimensionati ruolo e stipendio di Salvatore Romeo.

Virginia Raggi e gli altri protagonisti della tempesta in Campidoglio

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Ma i vertici del M5S vogliono di più. Chiedono la testa di Paola Muraro, assessora all’ambiente indagata, e di Raffaele De Dominicis, il nuovo assessore al Bilancio appena nominato: «Ha il marchio dello studio Sammarco e del giro di Previti» le dicono. Ma su questo non molla. Il braccio di ferro con il direttorio continua: «Su Muraro avevamo detto che prima leggevamo le carte» dice Raggi, che con i suoi si sfoga: «Io prima devo pensare a Roma, poi al M5S. De Dominicis è un magistrato della Corte dei Conti, non si tocca». Oggi si vedrà come andrà a finire. Nel frattempo il Movimento deve gestire un’altra grana altrettanto pesante, se non di più. «Scusate» ripete più volte Luigi Di Maio, l’enfant prodige appena trentenne a cui l’Italia pentastellata aveva offerto il proprio destino. «Ho letto quella mail ma ho capito male» è la sua difesa.

Il processo a Di Maio comincia alle 9.30 del mattino nel peggiore dei modi. Nelle stanze che ospitano i gruppi del M5S viene sommerso di accuse da Paola Taverna e Carla Ruocco. Sono «indiavolate» spiega chi era lì. «Luigi io non me faccio lasciare la responsabilità solo a me. Io ti avevo avvertito. Siete solo ragazzini che si sono montati la testa» urla la Taverna, la senatrice che è stata tirata in ballo da Virginia Raggi durante l’audizione di lunedì alla commissione di inchiesta sui rifiuti. La sindaca seduta accanto all’assessora ha fornito nel giro di poche ore due versioni differenti. Ha detto di aver informato i vertici 5 Stelle, per poi precisare, qualche ora dopo, di averlo detto solo al minidirettorio romano guidato dalla senatrice Taverna. «Non a Di Maio e a Grillo». Una correzione di rotta dovuta anche al caos scatenato nel frattempo nel M5S dalle sue rivelazioni. Taverna però non la manda giù, non vuole passare per quella che ha taciuto un notizia così importante e nella notte tra lunedì e ieri lascia trapelare di aver inviato una mail a Di Maio il 5 agosto. Qui la storia prende tutta un’altra piega. Perché non solo l’assessora sapeva dal 18 luglio, dopo aver chiesto la certificazione alla procura, di essere iscritta nel registro degli indagati dal 21 aprile. Non solo lo sapeva Raggi che, informata dall’assessora il giorno seguente, tenta le capriole in avvocatese specificando la differenza tra avviso di garanzia (non ricevuto) e iscrizione sul registro degli indagati. Qui è la testa del M5S, l’uomo più in vista, il candidato premier, a essere accusato di aver mentito come Muraro e come Raggi. O, perlomeno, di aver nascosto la verità.

E allora nella giornata più convulsa, mentre si alternano riunioni tra il Campidoglio e Montecitorio, in un guerra di tutti contro tutti, il M5S deve capire quale strategia di emergenza adottare per salvare il prescelto Di Maio e l’intera baracca. Perché quella mail lui l’ha ricevuta ed è lui stesso ad ammetterlo. «Muraro ha chiesto la certificazione ai pm e risulta indagata da aprile per reati ambientali». Questo il contenuto di quello che scrive Taverna a lui e in copia conoscenza a Fabio Massimo Castaldo, Stefano Vignaroli e Gianluca Perilli, tutti i membri del minidirettorio. Taverna scrive solo a lui perché responsabile degli enti locali.

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Durante la riunione di ieri Ruocco è senza freni: «Ti stai comportando come una Raggi al quadrato» gli dice. Anche lei membro del direttorio, era già infuriata per le dimissioni secondo lei telecomandate da fuori di Minenna: «Sei tu che hai scelto di difendere a oltranza la Raggi». I deputati lo scrutano mentre il suo volto si scava nell’imbarazzo. Gli chiedono il perché del suo silenzio. Anche Fico che come Ruocco e Sibilia (il più arrabbiato di tutti, raccontano) prendono le distanze. «Lo abbiamo saputo dai giornali! Vi rendete conto?». Di Maio non si nasconde, spiega di aver sottovalutato la questione, di essersi «confuso» e lo motiva così: «Avevo saputo dall’audizione di Daniele Fortini (ex ad di Ama) in Ecomafia il 3 agosto che era andato a denunciare Muraro. Che fosse indagata mi sembrava quasi dovuto, ma mi sembrava una notizia tipo quella delle indagini su Raggi». Poi quasi in un estremo sussulto di difesa: «Non pensate che senza di me troverete un altro nome. È tutto il M5S a perdere».

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Già oggi molto probabilmente Di Maio offrirà le sue scuse al popolo dei 5 Stelle. Intanto, declina all’improvviso l’invito su Raitre alla tramissione Politics. Anche Alessandro Di Battista annulla la tappa del suo tour sulla costituzione. Bisogna salvare il Movimento, la tv può aspettare.

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lastampa/Braccio di ferro tra il direttorio M5S e la Raggi. Processo a Di Maio. Lui in lacrime: “Sì, sapevo” ILARIO LOMBARDO

All’Ombra del Campidoglio.

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Roma era gia’ nella bufera prima ancora che i grillini ne prendessero la gestione, in queste ore la Citta’ eterna ha fatto un passo avanti, si ritrova in una tempesta politica dalle conseguenze imprevedibili.
Che il compito della Raggi non fosse fra i piu’ semplici nel cercare di risolvere gli innumerevoli problemi che da anni hanno attanagliato la Capitale lo si era capito da subito. Roma era marcia dalle fondamenta, un verminaio politico affaristico mafioso era riuscito a corrompere ogni attivita’, tutto era controllato, qualsiasi “lavoro” era affidato agli amici degli amici.
I Romani schifati da una miriade di scandali hanno votato la Raggi nella speranza che una ventata di giovinezza non solo fisica, ma morale, potesse essere in grado di ridare alla Citta’ la dignita’ persa e farla tornare vivibile.
Le inchieste degli ultimi 2 anni su Mafia Capitale ne avevano scoperchiato il cupolone, nessuno avrebbe immaginato che sotto la sua ombra vi fosse un vero e proprio verminaio. In questa claoaca maxima era convogliata la peggiore monnezza sociale, politici corrotti, faccendieri tuttofare, servitori dello Stato prezzolati, tutto era contaminato, anche i tubi delle fogne.
Virginia Raggi forse per la sua giovane eta’, deficitaria d’esperienza politica, sta iniziando il suo cammino nel peggiore dei modi, a pochi mesi dalla sua elezione i tanti problemi sono rimasti immutati, come se cio’ non bastasse, altri se ne sono aggiunti in rapporto alle nomine fatte.
Il caso della Muraro e’ stata la miccia che ha fatto riaccendere i riflettori mediatici, la sua scelta come Assessore all’ambiente, Paola Muraro, , non e’ stata bene accolta ne’ dagli avversari politici, ne’ tantomeno dal Direttivo 5 Stelle.
Nominare una persona che in pochi anni ha gravato sui costi della monnezza per piu’ di 1 milione di euro, non e’ stata una scelta brillante, due giorni fa i primi altarini sono venuti a galla, quando sia la Raggi che la Muraro hanno dovuto rispondere ad alcune domande davanti alla Commissione Ecomafie..
E’ perfettamente inutile che la Raggi continui a difendere la Muraro, entrambe hanno pesanti responsabilita’ questo e’ palese. Che la finiscano di fare le povere vittime, erano a conoscenza della iscrizione della Muraro nel registro degli indagati potrebbero cambiare solo le date, la Muraro lo seppe nel mese di Aprile, la Raggi nel mese di Luglio.
Incalzate dalle domande della Commissione, entrambe con tanto imbarazzo hanno dovuto ammettere che “sapevano”, a che serve ora che la Raggi dica che sul caso in questione ne aveva parlato con i massimi dirigenti del M5S, Grillo e Di Maio. Questi ultimi hanno gia’ sconfessato la Raggi, come se le avessero dato della bugiarda, hanno negato pubblicamente e c’e’ da credergli, che la Raggi non li avesse informati.
Qualunque possa essere la verita’in merito a questa vicenda, il movimento di Beppe Grillo potrebbe uscirne con le ossa rotte.
Oggi vi sara’ un vertice a Roma, sicuramente Grillo e Di Maio chiederanno alla Raggi di fare alcuni passi indietro e di rinunciare alle nomine dei suoi 4 suoi collaboratori :
Raffaele Marra…………………….Vice Capo di Gabinetto
Paola Muraro………………………Assessore all’Ambiente
Salvatore Romeo………………….Capo Segreteria
Raffaele De Dominicis……………Assessore in pectore al Bilancio
Domani il Direttorio del M5S, chiedera al Sindaco di togliere il mandato alla Muraro, Romeo, Marra e De Dominicis ultimo arrivato nella Giunta Capitolina.Mettiamo per ipotesi che la Raggi non voglia ubbidire agli ordini imposti dal suo partito  le conseguenze sarebbero imprevedibili, potrebbe esserne  esclusa.
In ogni caso gli unici a perdere purtroppo saranno i Cittadini romani, le beghe fra i rappresentanti dello stesso partito, le diatribe, i voltafaccia, hanno valenza zero per una Citta’ che avrebbe bisogno di chiarezza e governabilita’.

vivicetro.it/centro/politica/ All’Ombra del Campidoglio (Lo Piano RedSaint)

Lasicki: “Dovevo andar via, ma Sarri mi ha convinto a restare”

Il giovane Lasicki, le sue parole

Ai microfoni di una emittente polacca, Polsatslport, Igor Lasicki, giovane difensore azzurro, ha dichiarato: “Il mio contratto col Napoli termina l’anno prossimo. Stavo per essere ceduto in B in cui avrei fatto il quarto difensore quando poi il mister mi ha detto di restare, che avrei imparato molto. E’ una grande opportunità per me, aspetterò con pazienza il mio turno, non sarà facile. In Italia spesso non si punta sui giovani difensori. Nel mio ruolo ho giocatori fortissimi come Koulibaly, Maksimovic, Albiol, Chiriches. Sono ancora giovane, devo imparare molto. Da parte mia darò il massimo lavorando quotidianamente. Imparare l’Italiano non è stato semplice anche se adesso si parla un po’ polacco grazie a Piotr ed Arek. Hamsik e Albiol danno sempre consigli preziosi, mentre Mertens saluta tutti.” 

Hamsik il più ricco in rosa, seguono Callejon ed a sorpresa Milik

Il Punto della Gazzetta dello Sport

Con Higuain alla Juventus, adesso è Marek Hamsik il giocatore più pagato azzurro, con 3,5 milioni di euro all’anno. In seconda posizione, troviamo José Maria Callejon che ne guadagna 500 mila euro in meno rispetto al capitano azzurro. Al terzo posto, troviamo, a sorpresa, il nuovo acquisto azzurro Arek Milik, con 2,5 milioni di euro. Dei nuovi arrivati è lui quello più pagato. Per Giaccherini e Zielinksi, infatti, siamo su 1,5 milioni di euro, mentre per Rog sui 1,3. Lontani dal podio Diawara(1,2), Maksimovic(1,2) e Tonelli(0,9). Il meno pagato in squadra è, attualmente, il fratellino di Lorenzo Insigne, Roberto, con 200 mila euro annui. Seguito da Lasicki che ne guadagna 100 mila.

Mancini: “Non è l’anno del Napoli, tanti giovani interessanti”

Mancini ai microfoni del Corriere dello Sport

Ai microfoni del Corriere dello Sport, l’ex allenatore dell’Inter, Roberto Mancini, in una lunga intervista, ha rilasciato anche una piccola dichiarazione sulle avversarie dell’Inter e sul gap che intercorre tra i bianconeri e le avversarie:  “Juve? Il colpo Higuain fa la differenza. E’ chiaro che Gonzalo non segnerà 36 gol come a Napoli perché si dividerà tra campionato e Champions, però è uno di quegli acquisti che creano il vuoto alle spalle. La società bianconera è avanti anni luce. Ha lo stadio di proprietà, ha vinto cinque titoli consecutivi e voglio vedere quanti ancora ne raggiungerà. Può battere ogni record. Napoli, Roma, Inter e Milan, con Fiorentina e Lazio che possono creare problemi a tutti in una partita secca. Hanno giovani talenti molto interessanti. De Laurentiis ha investito i 90 milioni di Higuain su talenti importanti: raccoglierà i frutti di questi investimenti con il tempo, non quest’anno”.

Flop abbonamenti: i numeri fanno rabbrividire ADL

Flop abbonamenti, il punto del Mattino

L’edizione odierna del Mattino apre analizzando il rapporto tra il Napoli e la sua tifoseria, ormai sempre più freddo, come si può notare dai numeri degli abbonamenti venduti( 5.600) nell’anno del ritorno in Champions. Siamo ai minimi storici. Anche le neopromesse, Pescara, Crotone e Cagliari, hanno registrato più tessere vendute. Solo nel 2001 s’è fatto peggio, in serie B, quando, con a capo i presidenti Ferlaino Corbelli, furono venduti solamente 3.395 abbonamenti.

Mertens, Koulibaly, Hysaj e Gabbiadini, le cifre dei rinnovi e un futuro sempre più azzurro

Napoli e i rinnovi:  le ultime Mertens, Koulibaly, Hysaj e Gabbiadini

Non si ferma ADL: il presidente del Napoli è impegnato da tempo a risolvere la questione relativa ai rinnovi contrattuali di Mertens, Gabbiadini, Hysaj e Koulibaly. Per il primo, si parla di adeguamento da 2 milioni di euro, mentre per Manolo da 3 più bonus, fino al 2020. A Koulibaly, invece, andranno 2,2 milioni di euro con l’aggiunta di una clausola rescissoria, valida solo all’estero, fissata a 80 milioni di euro. Saranno 50, invece, i milioni necessari per strappare Hysaj al Napoli, che, provvisto di clausola e rinnovo contrattuale da 1,5 milioni di euro, è pronto ad iniziare una nuova stagione alla corte di Maurizio Sarri. A riportarlo, la Gazzetta dello Sport.

ESCLUSIVA Juve Stabia, parla De Lucia: “La curva mi ha fatto provare una forte emozione: ringrazio tutti i tifosi”

De Lucia sempre più innamorato della Juve Stabia

Il Presidente del settore giovanile della Juve Stabia, Andrea De Lucia, domenica ha calcato per la prima volta il prato sintetico del Menti e, dopo la sua prima apparizione nell’ultima gara con il Foggia dello scorso anno (CLICCA QUI), ha potuto ammirare l’entusiasmo che si sta creando attorno alla Juve Stabia.

Prima dell’esordio stagionale casalingo della prima squadra è stato presentato al pubblico presente (circa 1600 tifosi n.d.a.) il settore giovanile della Juve Stabia. Le tre compagini con i rispettivi staff hanno sfilato sul terreno di gioco. C’era la Berretti al gran completo con mister Domenico Panico e tutto il suo staff. Presente l’Under 17 e l’Under 15 con mister Nunzio Di Somma e mister Alfonso Belmonte alla guida.

Raggiunto al telefono dai redattori della nostra redazione sportiva, Andrea De Lucia ci ha svelato cosa ha provato in quei momenti:

“Una sensazione unica quella che ho provato nella giornata di domenica allo stadio Menti. Vedere la curva applaudire e sostenere tutti i nostri ragazzi è stato un qualcosa di straordinario, cosa questa che mi sprona sempre più. Da quando sono arrivato, mi sono innamorato dei colori gialloble’, me li sento addosso e voglio ringraziare l’intera curva per l’affetto che mi hanno, ci hanno dimostrato. L’affetto prima e il coro che hanno intonato alla nostra presenza poi sono un qualcosa che mai avevo visto. Forza Juve Stabia!”

a cura di Ciro Novellino

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ESCLUSIVA – Capparella: “Sarà una grande stagione per gli uomini di Sarri”

Intervista a Marco Capparella ex ala del Napoli

E’ stato un ex, uno di quelli che ha seguito il Napoli dalla serie C fino alla massima serie firmando 51 presenze e 5 reti, la redazione di Vivicentro.it ha raggiunto, in esclusiva, Marco Capparella. Queste le sue dichiarazioni:

Cosa ne pensi dell’inizio stagione del Napoli?

“Inizio di stagione positivo nonostante il pareggio col Pescara contro il quale il Napoli ha disputato una bella partita, per quanto riguarda il Milan ha disputato una bella partita. Penso che sarà una grande stagione per gli uomini di Sarri”.

Cosa ne pensi del duo Gabbiadini-Milik visti anche i tanti impegni del Napoli?

“Faranno sicuramente una grande stagione e saranno favoriti dal gioco di Sarri che mette in risalto l’attaccante centrale che con gli esterni offensivi bravi nell’1 contro 1 e a saltare l’uomo possono dare una grande mano ai due attaccanti”.

Secondo te la linea verde di centrocampo sarà all’altezza degli altri centrocampisti del Napoli?

“Penso che il Napoli a centrocampo abbia fatto un grande mercato, ha inserito giocatori forti e di qualità che possono essere dei ricambi molto validi soprattutto in vista degli impegni di Champions League”.

Come vedi la sfida contro il Palermo?

“Penso che sarà una partita delicata per il Napoli ma per quanto mi riguarda il livello qualitativo del Napoli è nettamente superiore, comunque non sarà un partita facile anche perché spesso con le più “piccole” il Napoli ha sofferto”.

a cura di Gennaro Di Dio

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Il caso delle ‘Gabbie salariali’

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Qualche volta ritornano, nel dibattito pubblico, le cosiddette gabbie salariali, un sistema che differenziava i salari a seconda del costo della vita delle varie zone del paese. Hanno accompagnato il boom economico italiano. Ma una ricerca rivela che l’effetto sull’occupazione è stato davvero modesto.

Gabbie salariali: il caso è chiuso*

Le moderne tecniche statistiche permettono di rispondere a quesiti a lungo dibattuti. Come le gabbie salariali, il sistema di differenziazione territoriale delle remunerazioni in vigore nel secondo dopoguerra. Uno studio suggerisce che l’effetto sull’occupazione di quegli anni sia stato modesto.

L’esperienza delle gabbie salariali – il sistema di differenziazione territoriale delle remunerazioni in vigore nel nostro paese nel secondo dopoguerra – viene chiamata in causa (ad esempio qui) ogni qual volta si discute dell’opportunità di assetti contrattuali che prevedano la possibilità di una diversificazione dei salari a livello locale. È un richiamo un po’ curioso, non solo perché le opzioni regolatorie in discussione oggi sono diverse da quelle adottate nel 1945, ma anche perché nulla si sa se quello schema salariale abbia contribuito o meno a sostenere l’occupazione di quegli anni.

L’effetto delle gabbie sull’occupazione

In un nostro lavoro recente (“The Impact of Local Wage Regulation on Employment: A Border Analysis from Italy in the 1950s”, in corso di pubblicazione sul Journal of Regional Science) abbiamo utilizzato alcune moderne tecniche statistiche per verificare gli effetti delle gabbie salariali. Si sono confrontate per gli anni Cinquanta le dinamiche occupazionali di comuni di province adiacenti, sottoposte però a diverse zone salariali in base alle regole allora vigenti. Studiare territori contigui permette di meglio isolare l’impatto delle regole salariali, rispetto a quelli relativi agli innumerevoli fattori che possono influenzare il funzionamento del mercato del lavoro. Allo stesso tempo, consente di focalizzarsi su quello che accade nelle vicinanze del confine tra due diverse zone, che in linea di principio rappresenta, per via dei più ridotti costi di mobilità rispetto a trasferimenti di più lunga gittata, l’area che maggiormente potrebbe riflettere le conseguenze dell’aver fissato retribuzioni diverse.

I nostri risultati mostrano che:

  • per i settori del comparto industriale soggetti alle regole delle gabbie nella provincia con salari più bassi e limitatamente ai territori più vicini al confine, si è avuta una maggiore crescita occupazionale. Ad esempio, all’interno di una fascia di 15 chilometri dal confine provinciale, un salario dell’1 per cento più basso determina una maggiore crescita del 2,25 per cento (misurata su un intervallo decennale);
  • l’effetto di riallocazione si indebolisce man mano che ci si allontana dal confine. Si esaurisce sostanzialmente entro 45 chilometri;
  • ulteriori evidenze suggeriscono che per l’occupazione privata (non agricola) complessiva, che comprende sia i settori inclusi nella regolamentazione sia quelli non inclusi non vi sarebbe alcun effetto, neanche al confine.

L’effetto delle gabbie sembra quindi essere stato limitato solo ai settori oggetto della regolamentazione e ai territori prossimi al confine provinciale.
Una conferma arriva dalla dinamica della popolazione residente, per cui non troviamo mutamenti significativi: è quindi probabile che lo spostamento di parte dei posti di lavoro tra aree contigue abbia aumentato semmai solo il pendolarismo.
I nostri risultati continuano a valere se si tiene conto delle circostanze per cui: a) forme di regolamentazione salariale esistevano pure nel settore agricolo; b) i territori meridionali furono oggetto negli stessi anni di significativi programmi di sviluppo (come quelli finanziati attraverso la Cassa per il Mezzogiorno); c) le dinamiche occupazionali di quel periodo hanno risentito delle migrazioni dalle campagne alle città.

* Le idee e le opinioni sono quelle degli autori e non investono la responsabilità delle istituzioni di appartenenza.

GUIDO DE BLASIOde blasio

E’ un economista del Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca d’Italia. Ha lavorato in precedenza per il Fondo Monetario Internazionale. Ha pubblicato saggi di economia dello sviluppo, economia del lavoro, economia monetaria e scienze regionali https://sites.google.com/site/guidodeblasiohomepage

SAMUELE POYDSC_0025

Laurea in Economia all’Università di Torino, master in Economia del Coripe-Piemonte al Collegio Carlo Alberto, Ph.D. in Sociologia e Scienza Politica all’Università di Torino, è ricercatore presso il Laboratorio di Statistica Applicata alle decisioni economico-aziendali (LSA) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Collabora con il centro ARC della medesima Università e l’Istituto Luigi Sturzo di Roma. Si occupa di valutazione d’impatto delle politiche pubbliche, scienze regionali, welfare, costruzione di indicatori in ambito sociale.

vivicentro.it/economia
vivicentro/Il caso delle ‘Gabbie salariali’
lavoce.info/Gabbie salariali: il caso è chiuso* Guido De Blasio e Samuele Poy

Napoli, il miglior attacco deve essere la difesa

La difesa del Napoli deve essere registrata se si vuole competere con le grandi del torneo

I numeri, si sa, dicono sempre il vero: le fredde cifre, ci ricordano sempre che i tornei, specialmente quelli lunghi e difficili come è la Serie A, li vincono i team che possono contare sulla difesa più affidabile.

Al di là quindi dei punti conquistati in queste primissime fasi del campionato, dobbiamo fare i conti con un dato preoccupante: il Napoli ha incassato due gol a partita, decisamente troppi se si punta a rimanere nel gruppo di testa. Certo, il calcio d’agosto, è sempre bugiardo; non di rado veri e propri testacoda sulla carta, si trasformano in insidie pericolosissime. E’ quindi importante analizzare i motivi per cui la difesa partenopea, affidabile e a tratti insuperabile l’anno scorso, abbia così paurosamente sbandato per troppe volte in queste prime battute.

Il primo tempo di Pescara, ha messo in luce una difficoltà inedita nella nostra retroguardia: l’erronea interpretazione dei tempi del fuorigioco prima, e una difficoltà atletica evidente nel recupero, poi. Da imputarsi di certo alla preparazione sfiancante, arma a cui Sarri si affida per avere una squadra al top nel prosieguo; ma la maniacalità dei movimenti difensivi, altro tratto caratteristico del mister, è sembrata una pallida imitazione del perfetto meccanismo visto lo scorso anno; e non limitata solo alle occasioni poi tramutate in gol dai pescaresi.

Ancor più allarmanti i cinque minuti da incubo vissuti contro il Milan; non siamo abituati a vedere Hjsai in tale evidente debito di ossigeno, superato in scioltezza dal pur bravo Niang; né siamo soliti assistere all’indecisione di Reina su un tiro defilato e tutto sommato poco velenoso. Assolutamente incolpevole sul bolide inventato da Suso, il portierone è sembrato però rigido sulle gambe in occasione del primo gol, indeciso sulla modalità con cui intervenire. Un intervento alla Garella, anche se non stilisticamente perfetto, talvolta può toglierci dagli affanni!

Non è un caso che le ultime ore di mercato abbiano regalato a Sarri il tanto atteso Maksimovic, difensore tutto fisico e prestanza cercato da tempo; alla luce dell’infortunio del bravo Chiriches, poi, sembra essere stata una mossa quanto mai azzeccata.

Parola d’ordine: difendere il fortino!

a cura di Fabiano Malacario

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Furti in appartamento e borseggi

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È ragionevole collegare alla Grande crisi l’aumento di furti in appartamento e borseggi tra il 2007 e il 2010 dopo anni di cali quasi continui. Altri reati contro il patrimonio – come scippi e furti d’auto – continuano invece a diminuire. Anche perché sono sempre meno remunerativi per chi li compie.

I topi d’appartamento? Tornano con la crisi economica

Se in molti paesi il numero dei furti e delle rapine è diminuito costantemente dal 1992 è perché questi reati sono diventati meno remunerativi e più difficili da compiere. Di recente però, almeno in Italia, si registra un aumento di furti in appartamento e borseggi. La spiegazione è nella crisi economica.

Tutto merito della tolleranza zero?

Venti anni fa, quando negli Stati Uniti il tasso di omicidi e quello dei reati contro il patrimonio subì una forte e imprevista flessione si pensò che la tendenza fosse una peculiarità di quel paese e se ne cercarono le cause nelle politiche dei sindaci e dal governo federale. Lo slogan della “tolleranza zero”, attribuito a Rudolph Giuliani, ebbe una grande risonanza e si discusse a lungo se la flessione fosse stata provocata principalmente dall’inasprimento delle pene per alcuni reati e dalla conseguente crescita del tasso di incarcerazione. È solo da poco che gli studiosi si sono resi conto che la diminuzione di molte forme di criminalità era avvenuta, più o meno nello stesso periodo, anche negli altri paesi occidentali e due anni fa la University of Chicago Press ha pubblicato un bel volume, dal titolo Why Crime Rates Fall and Why They Don’t, a cura di Michael Tonry, uno dei più brillanti criminologi americani, che documenta l’importante mutamento e ne propone alcune spiegazioni. Numerosi dati mostrano che il declino del numero dei reati contro il patrimonio è iniziato in momenti diversi, ma a pochi anni di distanza l’uno dall’altro, nei vari paesi occidentali. Nella figura 1, la linea verde e bianca, che riporta la media della quota di persone che hanno subito un reato in trenta paesi, indica che la sua diminuzione è cominciata verso il 1992. Ma le altre curve, riguardanti sette diversi paesi, mostrano che il cambiamento è partito negli Stati Uniti, giungendo in Francia, in Svezia e in Australia cinque o dieci anni dopo.

Figura 1

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Fonte: M. Tonry [2014]

Una delle spiegazioni più convincenti della diminuzione del numero dei furti e delle rapine verificatasi dal 1992 è quella offerta dalla teoria delle attività abituali, secondo la quale la variazione nello spazio e nel tempo della frequenza di questi reati non dipende tanto dal numero di autori potenziali esistenti, cioè delle persone disposte a commetterli, ma dalla remuneratività dei delitti e dai rischi che comportano. Se il numero dei furti e delle rapine decresce è perché diventano meno remunerativi e più difficili da compiere. I borseggi rendono sempre meno perché nei portafogli sottratti si trovano meno contanti e più carte di credito e bancomat. I furti di auto, di oggetti da auto o quelli in appartamenti sono sempre meno convenenti perché il mercato degli oggetti rubati è saturo e i ricettatori li pagano meno di prima. Compiere questi reati è sempre più difficile perché i beni più interessanti, per chi se ne vuole appropriare, sono sempre meglio custoditi e difesi dai loro proprietari.

La situazione in Italia

Il mutamento è avvenuto anche in Italia. Dal 1992, la frequenza dei furti ha preso a diminuire, seppure in modi e con ritmi diversi a seconda dei vari tipi di questo reato. La flessione degli scippi è stata progressiva e regolare ed è continuata fino a oggi. Nel 2015, il loro numero (per 100mila abitanti) è stato meno di un quarto di quanto era all’inizio del periodo (figura 2). Progressiva e regolare è stata anche la diminuzione del numero di autoveicoli rubati. L’apparente ripresa del 2004, che si può vedere dalla figura 2, è dovuta solo a una discontinuità nella serie storica. In realtà, negli ultimi ventiquattro anni, il numero di auto, motocicli, ciclomotori sottratti ai loro proprietari è dimezzato.

Figura 2

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Fonte: elaborazione su dati Ministero dell’Interno.

Nb: La curva relativa ai furti d’auto è spezzata in quanto la definizione del reato ha subito una diversa formulazione.

Non altrettanto si può dire per altri due tipi di furto, che tanto influiscono sul senso di insicurezza degli abitanti di un paese: i borseggi e i furti in appartamento (figura 3). Anche il loro numero ha preso a diminuire dal 1992. Ma la tendenza è durata poco ed è stata seguita da continue oscillazioni. Nell’ultima fase, la crescita dei borseggi è ripresa nel 2011, quella dei furti in appartamento nel 2007 ed è stata piuttosto forte. Nel 2015 la loro frequenza è stata superiore a quella del 1991. Anzi, il numero dei furti in appartamento ha raggiunto nel 2014 il picco toccato nel 1998, il più alto dell’ultimo mezzo secolo.
La rilevante crescita di questi due tipi di reato nell’ultima fase è probabilmente dovuta alla crisi economica. La loro redditività è minore di un tempo, ma maggiore di quella dei furti di autoveicoli. Il rischio che comportano, per chi conosca bene il mestiere, è più limitato di quello degli scippi. In anni nei quali trovare un’occupazione è diventato sempre più difficile, alcuni appartenenti agli strati marginali sono stati invogliati a dedicarsi a quelle forme di attività predatoria compiute non con la violenza, ma con l’inganno, il raggiro, evitando la vittima o facendo in modo che non si accorga di quanto sta avvenendo.
I pochi dati oggi disponibili fanno pensare che, durante gli anni della crisi, il numero dei furti in appartamento sia aumentato anche in altri paesi europei, mentre negli Stati Uniti ha continuato a diminuire. Speriamo che il lieve calo registratosi in Italia nel 2015 (figura 3) sia riconducibile alla timida ripresa economica.

Figura 3

Barbagli 3

Fonte: elaborazione su dati Ministero dell’Interno.

MARZIO BARBAGLI

Laureato in Scienze Politiche all’Università di Firenze, è stato direttore dell’Istituto Cattaneo di Bologna, professore ordinario di sociologia a Bologna e Trento, visiting scholar in numerose università americane, inglesi e australiane. Ha diretto l’Osservatorio nazionale sulle famiglie della Presidenza del Consiglio dei Ministri. E’ stato consulente del Ministero dell’Interno come direttore scientifico di quattro rapporti sulla criminalità in Italia e membro del Consiglio dell’Istat. E’ autore di numerosi libri, fra i quali “Congedarsi dal mondo. Il suicidio in Occidente e in Oriente”, vincitore del premio Mondello per la saggistica. E’ professore emerito all’Università di Bologna e Accademico dei Lincei.

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lavoce.info/I topi d’appartamento? Tornano con la crisi economica (Marzio Barbagli)

Virginia Raggi e lo sfascio delle due grandi municipalizzate di Roma

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Lo sfascio delle due grandi municipalizzate di Roma – per i trasporti e per i rifiuti – è la sfida numero uno per la sindaca Virginia Raggi. Le imprese pubbliche si reggono su un delicato equilibrio tra poteri di indirizzo della politica e responsabilità gestionali dei manager. Che non possono essere commissariati nel quotidiano.

Roma, città dei disservizi pubblici

Non è semplice valutare dall’esterno la gestione delle municipalizzate romane. Ma in generale le imprese pubbliche si reggono su un delicato equilibrio tra poteri di indirizzo della politica e responsabilità di amministratori e dirigenti. Se non si rispettano i ruoli, si rischia la peggior deriva.

Trasporti e rifiuti sotto accusa

Premetto che chiunque provi ad amministrare Roma gode – per il coraggio che così manifesta – la mia assoluta ammirazione. E premetto che – da amministratore di una azienda pubblica in un contesto assai più semplice – in queste osservazioni riverserò la mia esperienza personale; lascio ai lettori valutare se il potenziale conflitto di interessi, che non ho alcuna intenzione di celare, possa entrare da qualche parte.
L’attuale fase della politica nella città di Roma verte attorno a problemi veri: alcuni servizi pubblici nella capitale funzionano davvero malissimo. La gestione dei rifiuti è scadente, la mobilità pubblica pure e si dibatte anche in pesanti problemi finanziari. Accade sia per ragioni infrastrutturali, sia per una gestione storicamente spesso poco incisiva (per non dire di peggio). Ma ciò non significa che tutto sia da buttare, e non so quanto una sistematica caccia alle streghe aiuti a migliorare l’esistente o non serva invece a deprimere ulteriormente chi prova(va) a fare le cose giuste.
Trasporti e rifiuti sono ovviamente sul banco degli imputati. La rete della metropolitana è inesistente, così come la raccolta dei rifiuti, basata sui cassonetti e con difficoltà di smaltimento, presenta evidenti criticità. Una valutazione della gestione è difficile da parte di un esterno. Ma, solo per fare un esempio, fino a pochi mesi fa la maggioranza dei mezzi per la raccolta rifiuti era ferma in manutenzione (erano più i mezzi in officina che quelli circolanti), e notizie simili rimbalzano dall’azienda trasporti, mentre i giornali forniscono molti altri esempi aneddotici di una gestione “difficile”. Inettitudine? Corruzione? Strapotere sindacale? Una risposta “non qualunquistica” richiederebbe un’analisi molto più dall’interno, ma pare assai probabile che nel passato tutti questi elementi siano stati presenti e abbiano concorso all’attuale situazione.

Il rapporto politica-aziende pubbliche

Per affrontare questioni simili “ci vuole un fisico bestiale”. Che io non credo avrei, e ribadisco quindi il rispetto per chi ci stia provando (o ci abbia provato nel passato – l’attuale amministrazione non è la prima…). Però alcune considerazioni generali sono necessarie.
È del tutto errato far pensare che una situazione di enorme gravità possa trovare soluzione in poche settimane. Se la soluzione fosse stata semplice, la avrebbero già attuata da tempo. Servono infrastrutture migliori, servono interventi drastici sui contratti aziendali per aumentare la produttività, servono quattrini per gestire la manutenzione dei mezzi fin quando la situazione non si sarà normalizzata, e molte altre cose ancora. Nulla di tutto questo può arrivare solo perché cambia un amministratore. Per avere una città pulita occorre anche incidere su abitudini pluri-decennali che difficilmente si scalfiscono in qualche mese, e non ci si riuscirà se i cittadini non saranno certi che ciò si sposi ad una ri-organizzazione del servizio (il tema dello smaltimento della raccolta differenziata e non) che non si improvvisa.
Mi chiedo anche a cosa serva cacciare via (o lasciar andare) le persone che da qualche mese provavano a mettere le cose in ordine. Le aziende in questione (Ama e Atac) non avevano cambiato faccia – in pochi mesi sarebbe stato impossibile – ma sicuramente erano in lento miglioramento. Decidere di cestinare le persone e il lavoro effettuato di recente è stato un gesto rischioso: non possiamo che sperare che la scelta finisca per premiare, però oggi i dubbi sono forti.
Le schermaglie di questi mesi tra amministrazione comunale e aziende impongono poi una riflessione generale su quale debba essere il modello di gestione e di rapporto politica-imprese. All’inizio, la sindaca pareva voler affrontare ogni problema chiedendo alle aziende “relazioni settimanali” su qualunque questione. Comprensibile come gesto segnaletico, ma se lo si applica in troppi casi fa pensare che scrittura e lettura delle relazioni divenga una delle principali occupazioni delle imprese da un lato, e della sindaca dall’altro. Ora, l’ex amministratore delegato di Atac, Marco Rettighieri, riferisce alla stampa che un assessore avrebbe chiesto di vagliare preventivamente gli interventi sui dirigenti dell’azienda.
La gestione di un’impresa di quella complessità richiede tempi lunghi e tranquillità. Se non ci si fida di chi vi opera lo si manda via, non si chiedono rapporti settimanali. Quando poi si pensa alla gestione del personale, il suo controllo puntuale è esattamente quello che molti etichettavano come indebita ingerenza della politica. Vogliamo tornare alle telefonate del ministro di turno al vertice delle imprese statali per proteggere o promuovere i propri “clientes”? Non so se il Movimento 5 Stelle sia stato portato al potere a Roma per fare questo. Ma preoccupa comunque l’idea generale che traspare, secondo la quale la gestione del personale di un’impresa debba essere decisa dal politico in carica.
Le imprese in mano pubblica si reggono su un delicato equilibrio tra poteri di indirizzo della politica, responsabilità degli amministratori e poteri di gestione dei dirigenti. Se non si rispettano i ruoli, ci si espone alla peggior deriva. Il passato delle aziende romane (almeno gran parte di esso) non è difendibile. Ma di un ritorno agli anni Ottanta non si sentiva proprio il bisogno.

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lavoce.info/Roma, città dei disservizi pubblici (Carlo Scarpa)

ASD San Paolo – Primo giorno di raduno, parte la nuova stagione

Un giorno con i ragazzi e lo staff della scuola calcio ASD San Paolo

Ieri è stata una giornata importante per la scuola calcio ASD San Paolo di Madonna delle Grazie a Gragnano. Dopo la preparazione estiva svolta sui boschi di Quisisana a Castellammare di Stabia (CLICCA QUI) c’è stato il primo raduno ufficiale presso il campo di allenamento “Don Luigi Russo” di proprietà della parrocchia del quartiere della cittadina della pasta.

Quest’anno è stato ampliato lo staff tecnico che allenerà i ragazzi. Lo staff si arricchisce della professionalità e competenza di Mauro Ruffelli (ex centrocampista della Juve Stabia degli anni ’80) e di Angelo Teta (ex centrocampista della Juve Stabia degli inizi del 2000).

Grande soddisfazione per chi sta lottando e si impegna ogni giorno nel portare avanti questo progetto, stiamo parlando dell’Amministratore Salvatore D’Antuono, del D.G. Giovanni Malafronte e dei collaboratori Antonio Romano e Edgardo Esposito. Il motto della scuola calcio anche per quest’anno è: “impegno, costanza e divertimento per tutti …”

L’amministratore Salvatore D’Antuono, visibilmente emozionato, conferma l’ampliamento non solo dello staff tecnico e annuncia per quest’anno tante novità. L’amministratore ricorda a tutti che l’ASD San Paolo può essere vista come una grande famiglia che sottrae bambini dalle “strade”. Lo spirito familiare della scuola calcio si è manifestato già dalle prime giornate di questa nuova stagione con la preparazione estiva che si è svolta ogni giorno con passeggiate ai boschi di Quisisana che terminavano ogni volta con un bagno presso i lidi della città di Castellammare di Stabia.

Il D.G. Giovanni Malafronte, che è la vera anima di questa realtà, ci conferma che quest’anno con l’ampliamento del settore tecnico si farà davvero sul serio, nel segno però del divertimento che deve essere alla base di tutte le attività di questa bella realtà. Giovanni non dimentica tutti i suoi amici che lo stanno aiutando fisicamente e moralmente a portare avanti questo progetto, stiamo parlano di Salvatore D’Antuono, Roberto Fiore, Umberto Ritondale, gli ex calciatori della Juve Stabia Onorato, Monti, ecc. tutti personaggi del mondo dello sport che lo consigliano e lo spronano a continuare questo suo percorso. Il D.G. fa un appello all’amministrazione di Gragnano affinchè si adoperi per la realizzazione di un manto sintetico per l’impianto sportivo “Don Luigi Russo”.

Il Presidente Don Vincenzo Rosanova è felice che questo progetto continui nel segno della fede. Un progetto importante per tutta la comunità che può usufruire così di un punto di riferimento per tutti i bambini. Chiude il suo intervento con un ringraziamento alle famiglie dei piccoli calciatori che si sono “fidati” degli operatori dell’ASD San Paolo,  agli indecisi li esorta a credere in loro perché i ragazzi sono trattati alla stregua di figli.

Una nuova figura di quest’anno dell’ASD San Paolo è Angelo Teta. Angelo si dichiara molto entusiasta per questa nuova realtà dalle finalità sociali nel segno del calcio e del divertimento. Angelo si auspica che l’ASD San Paolo continui la propria attività per tanti anni con l’aiuto della Diocesi che da sempre è al fianco di questa scuola calcio.

Infine Mauro Ruffelli ci fa sapere che quando Giovanni Malafronte l’ha contattato lui ha accettato subito, non solo perché lo conosce, ma anche perché quando si parla di ragazzini lui è sempre disponibile a dare una mano. L’obiettivo degli allenatori dell’ASD “San Paolo” sarà far crescere calcisticamente i ragazzi, per dare soddisfazione alle famiglie, nel segno però del divertimento e dell’impegno nello studio che deve essere la base.

Forza ASD San Paolo che la fede cristiana sia con tutti voi e vi aiuti a continuare questo bellissimo percorso.

 

 

 

 

Il variegato, discutibile, battaglione della Raggi

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Grillo auspicava, e prometteva, bilanci pubblici gestiti dalle casalinghe di Voghera ed altre amenità del genere e la Raggi deve averlo preso in parola ma, come scrive Gramellini, evidentemente le casalinghe devono essere finite, o erano solo una leggenda. Fatto sta che la Raggi è partita allo sbaraglio ed ha cominciato a raccattare quanto trovava, e trova, in giro. Il problema è che, normalmente, in giro si ritrovano solo sacchetti di spazzatura, e lei non se ne è perso nemmeno uno. Leggiamo come Gramellini descrive la situazione:

Il battaglione Sammarco

La cosa grave non è tanto che la sindaca Raggi abbia nominato assessore al Bilancio un ex magistrato economico che dice «sprid» invece di spread e «down ground» invece di downgrade. E non è neanche che i conti depressi della Capitale siano finiti nelle mani di un signore che chiese, inascoltato, 351 miliardi di euro alle agenzie di rating per avere complottato contro Berlusconi e che ha dato alle stampe un saggio, ingiustamente passato sotto silenzio, dal titolo «Giulio Andreotti, Paolo Conte e Tinto Brass». Non è neppure che questo portento, il dottor De Dominicis, le sia stato segnalato dall’avvocato Sammarco, socio del berlusconiano di estrema destra Cesare Previti. Né che la Raggi, in campagna elettorale, si sia dimenticata di avere fatto pratica nel loro studio per poi minimizzare quella frequentazione imbarazzante riducendola a fugace struscio (a giudicare dalle ultime mosse, non così fugace).

La cosa grave è che la sindaca dei Cinquestelle sia salita al Campidoglio senza uno straccio di classe dirigente, mentre il principale scopo di un movimento politico dovrebbe essere quello di selezionare le personalità da inserire nelle istituzioni. Così la Raggi ha dovuto affidarsi al bricolage, mettendo insieme pezzi della destra romana e figure discusse come quell’assessora all’Ambiente che ha tenuto nascosto per mesi un avviso di garanzia. Ricordate quando Grillo arringava i grulli profetando che in una politica liberata dall’infame presenza dei partiti avrebbe fatto gestire i bilanci dalle casalinghe di Voghera? Evidentemente le casalinghe sono finite. O non sono mai cominciate.

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lastampa/Il battaglione Sammarco MASSIMO GRAMELLINI

Juve Stabia, l’ex bomber Checco Ingenito: E’ sempre un piacere tornare qui! Spero in una grande stagione delle Vespe

In occasione della gara di campionato tra Juve Stabia e Melfi, era presente al menti, l’ex bomber della Juve Stabia, Checco Ingenito. L’ex attaccante gialloblù torna spesso con piacere a Castellammare, dove si gusta dalla tribuna le gare della “sua” Juve Stabia.

E’ stata la buona occasione per tastare le sensazioni del bomber circa la nuova Juve Stabia e non solo.

Checco qui a Castellammare a distanza di anni sei ancora amatissimo e la tua presenza qui ne è la conferma: Il mio legame con Castellammare ed i tifosi della Juve Stabia è qualcosa di indissolubile. Ogni volta che torno la gente mi fa sentire tanto affetto e mi fa capire che i miei gol non sono stati dimenticati. E’ davvero piacevole assistere alle gare della Juve Stabia con tanti miei ex tifosi che ancora oggi mi salutano e mi ringraziano per quanto fatto con la casacca gialloblù.

Hai vissuto momenti bellissimi con la Juve Stabia; c’è un ricordo o un gol che porti ancora nel cuore più di altri?: Ho tanti ricordi bellissimi della mia esperienza in gialloblù, ma se dovessi scegliere ti dico il rigore della vittoria contro il Potenza del Campionato 2003/04. Era l’ultima gara del campionato di Serie D e arrivammo a giocarci tutto con il Potenza, che aveva solo un punto più di noi in classifica. Il mio rigore segnato sotto la Curva Sud valse il 2 a 1 e fece esplodere il Menti che era stracolmo. Fu la rete della promozione in C2 e credo che anche da quella rete sono poi derivate tante delle successive vittorie della Juve Stabia. Quella vittoria consentì alla squadra ed alla città di tornare nel calcio che conta. Considero quel gol il più importante della mia carriera.

Le tue impressioni sulla stagione che è appena iniziata: Credo che la Società stabiese abbia allestito un organico importante, che può puntare alle posizioni importanti della classifica. A mio avviso le Juve Stabia ha poco da invidiare a squadre come Catania, Lecce, Matera e Foggia. Ci sono tutte le componenti per fare una grande stagione e puntare al salto di categoria.

Le Vespe hanno un parco attaccanti di assoluto valore; chi delle tre punte assomiglia di più a Checco Ingenito?: La Juve Stabia ha tre attaccanti importanti: Ripa, Del Sante e Montalto sono attaccanti importanti a cui auguro di fare bene con questa maglia. Se dovessi scegliere chi accostare a me direi però Francesco Ripa, mio ex compagno di squadra al Sorrento e caro amico.

Se in futuro dovesse arrivare una chiamata da Castellammare ed un ruolo di qualsiasi tipo in società, cosa risponderesti: Che sarebbe stupendo! Verrei di corsa!

Un saluto ai tifosi della Juve Stabia: Vi porto sempre nel cuore e vi faccio l’in bocca al lupo per questa stagione. Spero di poter tornare il prossimo anno per assistere a gare del Campionato di Serie B..

Raffaele Izzo

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Immobile, il padre: “Napoli? Sarri mi fece una confidenza l’ anno scorso”

Ciro Immobile, nuovo attaccante della Lazio, è riuscito a mettere lo zampino nella vittoria dell’ Italia di Ventura contro Israele siglando la rete del definitivo 3-1. La redazione di Radio Crc ha contattato il padre dell’ attaccante campano, Antonio Immobile, che, oltre a commentare la prestazione del figlio, ha rivelato un importante retroscena:
“L’ anno scorso ho incontrato Maurizio Sarri il quale mi confidò che se fosse partito Higuain il Napoli avrebbe puntato su Immobile. Quindi se un presidente vuole un calciatore lo acquista e non fa una questione di soldi.
Ho sentito il ragazzo ieri sera dopo la partita contro Israele, era davvero contento. Ventura riesce a farlo esprimere al massimo”.

Maglia numero 9 assente ma quest’ anno c’è di più

Il calciomercato si è ormai concluso da una settimana, e questo è il momento di riflettere su quanto fatto: giocatori acquistati, giocatori venduti, bandiere che si sono ritirate e “tradimenti”. Su questi ultimi non si può che ricordare la vicenda di Gonzalo Higuian e del suo passaggio all ’acerrima rivale del club partenopeo, la Juventus.
Ma di questo già si è parlato in abbondanza, il passaggio di Higuain alla Vecchia Signora ha lasciato un altro buco in casa Napoli, quello della maglia numero “9”. Il Napoli durante il suo mercato frenetico ed entusiasmante ha cercato di colmare il vuoto con nomi quali Icardi, Tevez e il sogno tanto sperato dai tifosi azzurri del ritorno di Edinson Cavani. Alla fine dei giochi la maglia dell’argentino non verrà indossata da nessuno, almeno per questa stagione. C’è un’altra maglia, però, la numero 99 che sarà indossata dal nuovo centravanti azzurro Arkadiusz Milik.
Intanto la numero 9, indossata da giocatori del calibro di Vojak, Giordano e Careca rimarrà per un’intera stagione senza qualcuno che saprà onorarla. Chissà, forse a gennaio…

 

G.D.D.

Giaccherini, l’ agente: “A Palermo può essere della partita. E’ molto carico: non lo vedevo così da tempo”

Ai microfoni di Radio Crc, nel corso della trasmissione Si Gonfia la Rete, è intervenuto Fulvio Valcareggi, agente di Emanuele Giaccherini. Ecco quanto evidenziato:
“In queste ultime due settimane si è allenato al massimo e spera di essere a disposizione contro il Palermo, tutto dipende da Sarri ovviamente. Ci sono ottime possibilità che possa essere nella lista dei convocati. È un calciatore molto duttile capace di adattarsi a più di un ruolo a seconda delle esigenze, il suo ruolo naturale è la mezz’ ala di centrocampo. Non lo vedo così carico da diverso tempo, Napoli lo ha fatto innamorare. È stato sottovalutato ma saprà dire la sua, Sarri lo ha voluto fortemente ed in termini di qualità-prezzo è stao uno dei migliori acquisti di questa sessione di mercato”.