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Morandi e i moralisti della domenica

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Gianni Morandi è finito di nuovo nell’occhio del ciclone dei social per la foto che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook dove ha immortalato una tranquilla domenica di spesa con la moglie.

Gianni Morandi pubblica sulla sua pagina Facebook una foto che lo immortala con la busta della spesa e scrive tutto contento: «Buona domenica! Ho accompagnato mia moglie al supermercato». Ignoro le ragioni per cui un uomo di mondo senta il bisogno insopprimibile di diffondere certe notizie cruciali all’umanità: forse il desiderio di mostrarsi un comune mortale. In ogni caso la reazione dei fan è feroce. Un’orchestra di critiche, tra cui «vergognati» risulta la più graziosa. La colpa del Morandi? Essersi recato a fare la spesa di domenica, costringendo i commessi a sacrificare il giorno di riposo e l’armonia familiare per badare ai suoi comodi. La domenica, scrivono i fustigatori, non si va nei supermercati, templi del consumismo schiavista, ma a messa o a vedere un film (sorvolando sul prete e sui chierichetti, chi sta alla cassa di un cinema non ha dunque lo stesso status di chi presidia quella di un supermercato?).

Il lato tenero della vicenda sono le risposte di Morandi. Avrebbe potuto andare a lezione di sadismo web da Mentana e zittire i moralisti della domenica, ricordando loro quante volte saranno entrati in un bar o in una pizzeria nei giorni festivi. Invece, in preda alla sindrome di Stoccolma o forse solo alla sua innata gentilezza, il distruttore inconsapevole di famiglie si è scusato persino di avere augurato «buona domenica» e ha promesso che non si avvicinerà mai più a un supermercato durante le feste comandate. Conoscendolo, d’ora in poi nei concerti suggerirà alle fidanzate di farsi mandare dalla mamma a prendere il latte soltanto dal lunedì al sabato.

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ALLERTA Maltempo: temporali su Lombardia e al Sud

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Previste, dalla serata di oggi, martedì 20 settembre, precipitazioni anche a carattere di rovescio o temporale su Lombardia e, da domani, su Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia, specie sui settori tirrenici. Allerta arancione sul nodo idraulico di Milano

Dalla serata di oggi è atteso un rinforzo dell’area depressionaria che da diversi giorni è presente sull’Italia. La fase di maltempo sarà più attiva su Lombardia e regioni tirreniche meridionali.

Sulla base delle previsioni disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le Regioni coinvolte – alle quali spetta l’attivazione dei sistemi di protezione civile nei territori interessati – ha emesso un nuovo avviso di condizioni meteorologiche avverse. I fenomeni meteo, impattando sulle diverse aree del Paese, potrebbero determinare delle criticità idrogeologiche e idrauliche che sono riportate, in una sintesi nazionale, nel bollettino di criticità consultabile sul sito del Dipartimento (www.protezionecivile.gov.it).

L’avviso prevede dalla serata di oggi, martedì 20 settembre, precipitazioni da sparse a diffuse, anche a carattere di rovescio o temporale, sulla Lombardia. Dal primo mattino di domani sono previste poi precipitazioni sparse, anche a carattere di rovescio o temporale, su Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia, specie sui settori tirrenici.
I fenomeni temporaleschi saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, locali grandinate e forti raffiche di vento.

Sulla base dei fenomeni previsti è stata valutata per oggi e domani allerta arancione sul nodo idraulico di Milano. Allerta gialla domani sui restanti settori della Lombardia occidentale, buona parte del Veneto e su quasi tutto il centro-sud, dalla Toscana meridionale fino alla Puglia, nonché sulla Sicilia.

Il quadro meteorologico e delle criticità previste sull’Italia è aggiornato quotidianamente in base alle nuove previsioni e all’evolversi dei fenomeni, ed è disponibile sul sito del Dipartimento della Protezione Civile (www.protezionecivile.gov.it), insieme alle norme generali di comportamento da tenere in caso di maltempo. Le informazioni sui livelli di allerta regionali, sulle criticità specifiche che potrebbero riguardare i singoli territori e sulle azioni di prevenzione adottate sono gestite dalle strutture territoriali di protezione civile, in contatto con le quali il Dipartimento seguirà l’evolversi della situazione.

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Genoa-Napoli, le ultime sulla formazione azzurra: Sarri cambia ancora

Archiviata la pratica Bologna sabato sera al San Paolo, il Napoli torna subito in campo contro il Genoa a Marassi per il turno infrasettimanale della quinta giornata di Serie A.
Napoli in grande spolvero che, complice la sconfitta della Juventus contro l’ Inter e quella della Roma contro la Fiorentina, viaggia in solitaria in vetta alla classifica. È vero, siamo solo all’ inizio della stagione ma i numeri parlano di una squadra ancora imbattuta in campionato, detentrice del miglior attacco con 12 reti messe a segno. Ma guai ad abbassare la concentrazione, lo sa bene Maurizio Sarri che dovrà centellinare le forze in vista di tre partite in soli sette giorni: dopo il Genoa a Marassi domani sera, sabato è atteso il Chievo al San Paolo mentre mercoledì sarà la volta del Benfica in Champions League. Tecnico partenopeo costretto nuovamente a mischiare le carte contro un avversario e su un campo che si sono rivelati particolarmente ostici negli ultimi anni.

LE ULTIME SUL NAPOLI – L’ unica certezza è il modulo, consueto 4-3-3. Per il resto tanti i dubbi di formazione a cominciare dalla difesa dove Maksimovic potrebbe far rifiatare uno tra Albiol e Koulibaly. Sulla sinistra c’è Ghoulam al posto di Strinic. A centrocampo torna dal primo minuto Allan, possibile panchina per capitan Hamsik mentre si va per la conferma di Zielinski e Jorginho. In attacco l’ intoccabile sembra essere il solo Callejon, solite staffette Mertens-Insigne e Milik-Gabbiadini con il belga e il polacco favoriti. Occhio a Giaccherini e a Diawara che potrebbero avere una chance a gara in corso, Chiriches unico indisponibile. Di seguito il probabile undici titolare.
Napoli(4-3-3): Reina; Hysaj, Koulibaly, Maksimovic, Ghoulam; Allan, Jorginho, Zielinski; Callejon, Milik, Mertens.   All. Sarri

 

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‘Dopo di noi’ dovrebbe garantire protezione, cura e assistenza ai disabili gravi

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“ Dopo di noi ” è la legge – approvata di recente – che dovrebbe garantire protezione, cura e assistenza ai disabili gravi anche dopo la morte dei genitori. Un provvedimento da paese civile. Peccato però che non riordini i frammentati servizi sanitari e assistenziali. E la sua attuazione si preannunci complicata.

“Dopo di noi”, buone intenzioni di scarsa efficacia*

La cosiddetta legge “Dopo di noi” dovrebbe garantire protezione, cura e assistenza ai disabili gravi, anche dopo la morte dei genitori. Ma non rimedia all’attuale frammentazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali. E la sua attuazione è minata da tempi incerti e percorsi complessi e tortuosi.

Legge con diversi limiti

La legge n. 112/2016, cosiddetta “Dopo di noi”, sulla “assistenza, cura e protezione” dei portatori di disabilità gravi non causate da naturale invecchiamento o patologie senili, è finalizzata a consentirne la progressiva presa in carico da parte delle strutture pubbliche “già durante l’esistenza in vita dei genitori” – in vista della loro scomparsa o del momento in cui non siano più in grado di fornire “adeguato sostegno”. Punta anche a evitare il ricovero dei disabili in appositi istituti, mediante, tra l’altro, soluzioni alloggiative di tipo familiare e di co-housing.
La normativa è un importante segnale di attenzione verso questi soggetti “fragili”. Tuttavia, sussistono alcune perplessità.
Già dalla relazione tecnica alla legge emerge la difficoltà di individuare con sufficiente precisione la platea dei disabili destinatari della disciplina. Non si predispongono infatti strumenti utili a una necessaria “ricomposizione conoscitiva” mediante l’utilizzo di sistemi informativi inter-istituzionali che siano in grado non solo di quantificare i soggetti interessati, ma anche di registrare le loro esigenze e gli interventi di cui sono oggetto. Peraltro, l’indeterminatezza del numero dei beneficiari rende arduo valutare la congruità delle risorse stanziate.
Le misure per il “dopo di noi” andranno inserite nel cosiddetto progetto individuale del portatore di handicap, che già viene redatto da comune e Asl per il “durante noi” (legge 328/2000). L’apprezzabile tentativo di sintesi in un unico documento non rimedia, tuttavia, all’inefficiente frammentazione degli attuali servizi sanitari e socio-assistenziali per i disabili, sia nelle prestazioni fornite (trasferimenti finanziari, supporto domiciliare, riabilitazione, centri diurni) sia nei soggetti erogatori (Asl, Inps, comune o altro). Inoltre, la nuova legge non prevede una figura che – specie in mancanza dei genitori ed eventualmente di altri familiari – si assuma la responsabilità del progetto complessivo, coordinando i vari enti coinvolti e verificando l’assolvimento dei rispettivi compiti.
In sintesi, l’assenza di un sistema informativo adeguato, di una effettiva integrazione fra tutti gli operatori coinvolti e di un’attività di monitoraggio e valutazione degli interventi costituisce una criticità rilevante.

Le difficoltà di attuazione

A ciò si aggiunga che le finalità indicate dalla legge andranno individuate specificamente nell’ambito di cosiddetti obiettivi di servizio, i quali rappresentano una mera soluzione transitoria in attesa della determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (Leps). Tuttavia, a differenza di questi ultimi, gli “obiettivi” non conferiranno il diritto esigibile alle prestazioni, le quali resteranno condizionate alla capienza del Fondo istituito dalla legge stessa. E poiché non è prescritto un termine entro cui fissare i Leps, il regime di assistenza per il “dopo di noi” rischia di rimanere indefinitamente provvisorio, minando una progettualità credibile, capace cioè di fornire ai disabili garanzie certe e politiche stabili nel tempo.
Il rischio è accentuato dal fatto che l’attuazione della legge n. 112/2016 viene rimessa a una serie di provvedimenti da adottare con il concorso di molteplici attori ed entro scadenze difficili da rispettare o addirittura imprecisate. Per esempio, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge (25/6/2016), il ministro del lavoro, di concerto con quello dell’Economia, previa intesa in Conferenza Stato-regioni, stabilisce gli “obiettivi di servizio”; nello stesso termine i medesimi soggetti, più il ministro della Salute, individuano i requisiti per l’accesso al Fondo, da ripartire tra le regioni in base a un ulteriore decreto del ministro del Lavoro da emanare entro sei mesi. Nessuna scadenza è invece fissata per la definizione dei Leps, né per la deliberazione da parte delle regioni degli indirizzi di programmazione e dei criteri e delle modalità di erogazione dei finanziamenti.
Intanto, la scadenza di sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge per l’emanazione del decreto del ministro dell’Economia, di concerto con il ministro del Lavoro, in attuazione dell’articolo 6 è già stata disattesa. Peraltro, oltre ai tempi della decretazione, quelli tecnico-amministrativi per il trasferimento dei fondi alle Regioni potrebbero ritardare interventi concreti.
Dal 2017 la disciplina dispone, poi, anche benefici fiscali per erogazioni private, polizze assicurative, trust e soluzioni similari: la copertura delle agevolazioni connesse a questi strumenti, utilizzabili in prevalenza da chi si trova in situazioni di agiatezza economica, sottrarrà risorse a disabili più svantaggiati.
C’è da dubitare dunque che legge n. 112/2016 possa garantire “il benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia” dei più fragili, in attuazione dei principi della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Per il “dopo di noi” è essenziale che certe espressioni normative non restino soltanto una formula vuota.

* Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono l’istituzione per cui lavora.

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lavoce.info/“Dopo di noi”, buone intenzioni di scarsa efficacia* (Vitalba Azzollini)

Juve Stabia, in tribuna anche un amico del pres. sett. giovanile Andrea De Lucia

Ecco di chi si tratta

In occasione della gara interna vinta dalla Juve Stabia di Gaetano Fontana, allo stadio Romeo Menti di Castellammare di Stabia, contro il Siracusa, in tribuna era presente anche Antonio Nuzzo, presidente della Nerostellati Frattese. Nel pomeriggio, forte dell’amicizia che lo lega con il presidente del settore giovanile delle Vespe, Andrea De Lucia, era stato in tribuna a Frattamaggiore per assistere al match vittorioso del proprio club contro la Turris, e al suo fianco c’era proprio sia Andrea De Lucia che il direttore Alberico Turi. Imprenditori casertani appassionati delle Vespe, forte anche del rapporto solido che ha portato Mario Marotta in maglia gialloblè e alcuni giovani stabiesi in maglia invertita.

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Torna alla ribalta l’idea “fascicolo del fabbricato” anche per prevenire un sisma

Con i crolli e i morti di Amatrice e di altri 17 comuni, torna alla ribalta l’idea “fascicolo del fabbricato”, un documento con tutte le informazioni amministrative e tecniche relative a ogni immobile. Impopolare perché costoso se applicato all’esistente. Realizzabile se varrà solo per le nuove costruzioni.

Quel documento che serve anche per prevenire un sisma

Nel fascicolo del fabbricato sono riportati dati e informazioni principali su progettazione, struttura e diverse componenti di un immobile. Chi ha provato a introdurlo non ha avuto fortuna, ma ora ci prova Milano. E forse è il momento che il governo proponga uno schema valido per tutto il paese.

Cos’è il fascicolo del fabbricato

Con i crolli e i morti di Amatrice, e degli altri diciassette comuni, si è ripreso a discutere del fascicolo del fabbricato. Cerchiamo di capire cos’è e perché non è stato finora introdotto.
Il fascicolo del fabbricato è un documento nel quale sono riportati i dati e le informazioni principali relative alla progettazione, alla struttura, alle diverse componenti statiche, funzionali e impiantistiche di un immobile. Serve in sostanza a far conoscere meglio come è fatta una scuola, una palestra, una casa o un capannone. Vi possono essere riportati i dati amministrativi, relativi per esempio al permesso di costruire, ma anche informazioni più strettamente tecniche. La sua lettura potrebbe consentire a chi acquista una casa, anche in un condominio, di sapere, per esempio se la struttura è in muratura portante o in cemento armato; l’esito delle prove di compressione della malta cementizia con la quale sono stati riempiti i pilastri e fatti i solai; il diametro dei tondini di ferro usati per armare quei pilastri; dove passano i tubi dell’acqua, del gas, del riscaldamento e i fili dell’elettricità; che materiali sono stati usati; qual è la trasmittenza termica dei vetri e il consumo di energia necessario per riscaldare e rinfrescare l’immobile.
Il libretto non garantisce, ovviamente, che le case non crollino se la terra traballa. È un po’ come il libretto di istruzione dell’automobile: averlo non evita di sbattere contro un muro, ma spiega di che manutenzione ha bisogno la macchina, dove mettere l’olio o l’acqua per il tergicristallo e come cambiare una ruota.
Il fascicolo del fabbricato può risultare utile non solo nelle emergenze, ma anche nell’ordinaria gestione dell’immobile e quando vi è necessità di opere di manutenzione e ristrutturazione oppure di riparare qualche guasto.

Le obiezioni

Senza alcuna fortuna, hanno provato a introdurlo alcune regioni. Le loro norme non sono mai entrate in vigore perché sono state annullate dal Tar oppure perché sono state abrogate delle stesse regioni per non affrontare un giudizio di legittimità costituzionale a seguito dell’impugnazione da parte del governo. Da ultimo è successo, nel 2014, alla legge della Regione Puglia, contro la quale ricorse la presidenza del Consiglio dei ministri. Secondo il governo, la normativa regionale avrebbe aggravato il procedimento per il rilascio del certificato di agibilità per le nuove costruzioni, reso più complessi i procedimenti amministrativi in contrasto con l’esigenza di semplificazione. Inoltre con il libretto si “impongono ai privati oneri non necessari e comunque sproporzionati ed eccessivamente gravosi (che comportano anche a carico dei proprietari di più modeste condizioni economiche la necessità di ricorrere a una pluralità di professionisti) – si pongono altresì in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione, sotto il profilo delle disparità di trattamento e del principio di ragionevolezza, e con l’articolo 42, secondo comma, Costituzione, in quanto impongono limiti alla proprietà privata, che non appaiono necessari ad assicurarne la funzione sociale”.
Al di là delle argomentazioni giuridiche, le obiezioni mosse alle leggi regionali, anche dalle associazioni della proprietà immobiliare, riguardano la previsione della necessità del libretto per il patrimonio esistente e la facoltà attribuita ai comuni di renderlo obbligatorio, nei casi in cui ciò non fosse stato già previsto per legge.

La scelta di Milano

I proprietari degli immobili esistenti temono che, oltre a pagare ingegneri e architetti per la redazione del fascicolo, possano essere anche obbligati a realizzare gli interventi edilizi che dovessero risultare necessari dalla ricognizione fatta dai tecnici: non tutti hanno i soldi necessari.
Forse anche per fugare questi timori, il comune di Milano ha previsto l’obbligo del fascicolo solo per gli edifici di nuova costruzione e per quelli oggetto di sostituzione o ristrutturazione edilizia e ampliamento. Contro la norma è stato proposto ricorso al Tar da un’associazione della proprietà immobiliare.
Una sua conferma potrebbe fare da apripista ad altri sindaci, con il rischio di avere migliaia di modelli di fascicolo, salvo poi, tra qualche anno, caricarsi di una fatica di Sisifo per creare un modello unico, come sta succedendo ora per i regolamenti edilizi comunali. Per evitarlo sarebbe meglio che il governo, anche nell’ottica della semplificazione, proponesse uno schema unificato di libretto del fabbricato per le nuove costruzioni.
Un’ipotesi limitata come questa non dovrebbe dispiacere neanche alle imprese di costruzione. In mancanza di un’iniziativa governativa, le loro stesse associazioni di categoria potrebbero promuovere volontariamente l’introduzione del libretto, che diverrebbe un fattore di competitività, perché aiuta a rendere trasparente il livello qualitativo della costruzione.

RAFFAELE LUNGARELLAlungarella

Raffaele Lungarella, laureato in scienze statistiche ed economiche, è stato docente a contratto di economia applicata nell’università di Modena e Reggio Emilia, dove è stato anche cultore della materia di economia politica. Ha diretto il nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della regione Emilia-Romagna; dello stesso ente è stato responsabile dei servizi politiche abitative e lavori pubblici. È stato anche responsabile del servizio finanziamenti per l’innovazione tecnologica di una società finanziaria. Ora è in pensione.

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vivicentro/Torna alla ribalta l’idea “fascicolo del fabbricato” anche per prevenire un sisma
lavoce.info/Quel documento che serve anche per prevenire un sisma (Raffaele Lungarella)

Rebus Albiol: il Napoli gli offre il rinnovo, ma c’è un problema

Albiol-Napoli, il Mattino sul rinnovo

Secondo quanto riporta il Mattino, il Napoli, dopo il rinnovo di Koulibaly, Gabbiadini e Hysaj, starebbe lavorando per risolvere anche la questione relativa ad Albiol. La moglie del calciatore vorrebbe ritornare a casa, a Valencia, ma il difensore sarebbe affascinato dalla proposta di ADL di un contratto da tre anni più opzione per il quarto. Da una parte la Spagna e dall’altra il Napoli.

A Pescara controllo gratis dell’udito il 2 ottobre

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Domenica 2 Ottobre 2016 dalle ore 10.00 alle ore 19.00, presso Piazza della Rinascita (Piazza Salotto) a Pescara, si svolgerà la manifestazione “Nonno ascoltami”.

La campagna è stata patrocinata dal Ministero della Salute, dalla Regione Abruzzo, dalla ASL di Pescara, dal Comune della città di Pescara e prevede stand informativo e controllo gratuito dell’udito.

Durante la giornata presenzierà il Direttore dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria del Presidio Ospedaliero di Pescara – Dott. Claudio Donadio Caporale.

Nonno Ascoltami vuole diffondere un concetto nuovo di salute, sviluppando con l’informazione e l’educazione e con il sostegno di comportamenti corretti.

 

 

La Responsabile

Dott.ssa M. A. Ceccagnoli

Koulibaly, l’agente: “Clausola Kalidou? Sono cose riservate”

Koulibaly ai microfoni di Radio Kiss Kiss Italia

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Italia, Bruno Satin, agente di Kalidou Koulibaly, ha dichiarato: “A tutti i problemi bisogna trovare una soluzione e noi ci siamo riusciti. Ci siamo seduti con il Napoli e grazie agli sforzi di tutti siamo riusciti ad accordarci per il rinnovo di Koulibaly. Il Napoli ha preso giocatori di spessore, ci sono 16/17 titolare che si possono alternare. Vuol dire che la squadra e la società possono inseguire diversi obiettivi. Kalidou è un ragazzo che ogni anno è riuscito ad alzare il suo livello, lo scorso anno con Sarri è cresciuto davvero tanto. Anche Reina è stato molto importante nella sua crescita grazie al suo carisma. Si sta avvicinando al livello dei top, a questo punto quello che conta è restare a questi livelli, perché nel grande calcio la cosa più importante è la continuità. Clausola? Le cose sulla clausola di rescissione restano riservate”.

Rumeni rubano rame a Pescara: arrestati

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Nella nottata di ieri i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Pescara hanno tratto in arresto, nella flagranza del reato di furto aggravato in concorso, PAUN Ciprian, 31enne, BLANARIU Vasile-Remus, 38enne, COMARDICI Sile-Marian, 30enne, PLESCAN Costel, 35enne, e CLOSCA Ionel, 37enne, tutti rumeni residenti a Vasto con numerosi precedenti e segnalazioni di polizia per reati contro il patrimonio.

Tutto è cominciato alla 22.00 circa di domenica 18 settembre quando una pattuglia in borghese del NOR di Pescara, che stava svolgendo servizio mirato alla repressione di furti, ha notato transitare, in via Aterno, una Mercedes di colore nero con 5 soggetti a bordo. I militari hanno immediatamente riconosciuto l’auto poiché già segnalata in altre circostanze come mezzo utilizzato per compiere reati predatori ed hanno deciso di pedinarla. Il mezzo ha imboccato via Raiale in direzione Chieti e, giunto  all’altezza dello svincolo del cavalcavia dell’asse attrezzato, ha imboccato la stradina che conduce al canile municipale. Percorsi circa un centinaio di metri, l’auto si è fermata e gli operanti si sono appostati in posizione favorevole all’osservazione, riuscendo a notare che quattro uomini,  a piedi, si sono diretti presso il muro di cinta del cementificio. L’autista, rimasto sul mezzo, ha percorso la strada a ritroso e si è posizionato poco più avanti, fungendo da “palo”.

A questo punto i militari hanno deciso di seguire i quattro all’interno del cementificio nascondendosi alla vista del ladri che, non accortisi di nulla hanno iniziato a tagliare grossi cavi elettrici; capite le intenzioni dei malviventi gli operanti hanno chiesto rinforzi e altre due pattuglie si sono appostate circondando l’edificio. Dopo una lunga attesa per i militari e di intenso “lavoro” per i ladri, intorno alle 04.00 i malviventi sono usciti dallo stabilimento con numerose matasse di rame già pulito pronte ad essere caricate sull’auto.

A quel punto è scattata la trappola: il personale appostato all’interno del cementificio è intervenuto immediatamente unitamente ad altro equipaggio allertato nel frattempo. Per i  malfattori non c’è stato scampo: non hanno potuto far altro che arrendersi, colti, come si suol dire, “con le mani nel sacco”.  Ingente il bottino del furto: 47 matasse di rame per un peso complessivo di quasi 800 kg per un valore di mercato di poco inferiore ai 6000 euro.

Gli arrestati sono stati processati per direttissima e rimessi in libertà con l’applicazione della misura cautelare dell’obbligo di dimora.

Compie rapina con il mitra finto: arrestato

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Nella nottata i Carabinieri della Stazione di Spoltore (Pe) unitamente a quelli del Nucleo Operativo e Radiomobile di Pescara hanno tratto in arresto, nella flagranza del reato di rapina a mano armata e ricettazione  Andrea Saccente, 33enne di Bari, già gravato da numerosi precedenti.

Erano circa le 20.30 quando al 112 è arrivata una chiamata che segnalava una rapina presso la stazione di servizio Total Erg, in via Carducci di Cappelle sul Tavo (Pe). Due sconosciuti, sotto minaccia di un mitra rivelatosi poi giocattolo, si sono fatti consegnare dal titolare dell’impianto la somma contante di 470 euro ed uno zaino contenente un pc, scaraventando a terra il malcapitato prima di darsi alla fuga a bordo di un Citroen Berlingo, risultato oggetto di furto a San Benedetto del Tronto. Una pattuglia della Stazione Carabinieri di Spoltore, che transitava nelle vicinanze, ha intercettato il mezzo ponendosi immediatamente all’inseguimento dei malviventi. Braccati, sono andati fuori strada terminando la fuga in mezzo alle campagne, proseguendo a piedi; nel frattempo erano giunte sul posto anche altre pattuglie della Radiomobile che nel giro di poco, dopo aver battuto campi e stradine della zona, hanno individuato uno dei responsabili che stava fuggendo a piedi nella piazza del paese, sporco di fango e con ancora il denaro addosso, interamente recuperato e restituito all’avente diritto, così come la borsa con il computer. L’arrestato,  che dovrà rispondere anche del reato di ricettazione, è stato associato presso la casa circondariale di Pescara.

ESCLUSIVA – Panico, all. Berretti Juve Stabia: “Squadra pronta all’esordio: ho un gruppo fantastico”

Queste le sue parole

Mimmo Panico, allenatore della Berretti della Juve Stabia, ha parlato in diretta e in esclusiva a Il Pungiglione Stabiese: “Abbiamo iniziato prima la stagione e il lavoro, concordato con il nostro staff, ci ha visti protagonisti contro squadre di categori superiore e forti. Abbiamo lavorato sulla fase di non possesso visto che erano più pronti dal punto di vista fisico. Siamo passati poi alla fase due e abbiamo giocato contro squadre del nostro livello: la gamba funziona. Siamo pronti a cominciare la stagione”.

Cosa è cambiato in questi ragazzi? “Sono ragazzi che quattro anni fa erano accompagnati dai genitori e ora arrivano in macchina e sono fidanzati. Hanno problematiche da uomini ma siamo sempre sul pezzo. Hanno capito l’importanza di questa stagione e sia il presidente Andrea De Lucia che il direttore Alberico Turi sono sempre al nostro fianco. La prima squadra cresce ma ci sono alcuni ragazzi che con loro si allenano e possono fare esperienze”.

Cosa ti ha spinto a tornare alla Juve Stabia? “C’è un rapporto importante con il direttore Turi. C’è stima e mi ha fatto crescere nella precedente esperienza, raggiungendo traguardi importanti. Sono potuto andare a Napoli grazie a lui, ma oggi alleno una Berretti che vale una prima squadra. Durante la stagione, per come concepisce il calcio mister Fontana, ci sarà modo di vedere i nostri ragazzi in prima squadra. L’obiettivo è riurre il gap con la squadra di Gaetano Fontana per consegnare ragazzi pronti. Il progetto è importante e il presidente De Lucia vuole fare tante cose importanti e noi siamo contenti di questo”.

Castellammare è piazza calda, non è facile inserire giovani. Ma da qui è possibile farlo, magari nel prossimo anno? “Sono convinto di avere dei ’98 importanti, richiesti da molte società che puntano anche a vincere il campionato. Il club li ha mantenuti proprio per fare una stagione di primo piano e, per l’idea di gioco di mister Fontana, che ha fatto giocare tre giovanissimi in mediana contro il Siracusa, è uno stimolo in più. Lui fa giocare chi sta meglio. Ho parlato a loro, li ho convinti che potranno avere qualche possibilità con questa maglia: uno spezzone, una panchina, una presenza nello spogliatoio o un ritiro potranno farla. Meglio di andare a giocare in D ma senza continuità. Il lavoro del nostro settore è tale da far si che molti ragazzi possano crescere nel tempo”.

Strianese il primo a debuttare? “Un uomo, un ragazzo serio con la testa sulle spalle. Ma come lui ce ne sono tanti nel mio gruppo. Quando è andato in prima squadra, si è approcciato bene e può ricoprire più ruoli per la sua duttilità. Fontana lo ritiene pronto e bravo, spero che possa debuttare presto. Se continua così lui e noi tutti anche, possiamo toglierci grandi soddisfazioni”.

Ci aspettiamo novità tattiche in questa stagione? “I ragazzi stanno tutti bene, lo staff tecnico e sanitario è importante e mi segue al meglio. Non abbiamo avuto problemi in questo momento, ma abbiamo recuperato qualche ragazzo infortunato. Ho una rosa ampia, fatta da 23-24 giocatori, e giocherà chi merita. Non abbiamo una formazione base, sono un allenatore fortunato”.

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L’Italia e la prevenzione dei rischi naturali

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All’Italia arrivano dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale 2,3 miliardi (periodo 2014-2020). Questi soldi dovrebbero andare – tra le altre destinazioni – alla prevenzione dei rischi naturali, inclusi i terremoti.

Lacrime di coccodrillo sulla difesa dai rischi naturali

I disastri naturali si abbattono spesso sul nostro paese. Per l’elevato rischio sismico e l’incuria con cui trattiamo il territorio. Solo poche regioni destinano risorse alla prevenzione e gestione delle calamità. Generalmente dopo averne subita una. I dati sull’utilizzo dei Fondi europei.

Fondi europei per la prevenzione

Il recente sisma del centro Italia ha provocato un numero inammissibile di vittime, sollevato polemiche e condotto a una inchiesta per corruzione su appalti affidati a trattativa privata e presunte omissioni su lavori, pagati con soldi pubblici, che non avrebbero rispettato le prescrizioni previste nella ristrutturazione degli immobili. Tutto ciò solleva una domanda da rivolgere ai governanti responsabili delle politiche per la prevenzione e la gestione dei rischi naturali – inclusi quelli sismici: l’Italia fa tutto il possibile per prevenirli e affrontarli, sapendo che il nostro territorio è particolarmente vulnerabile?
Il Fondo europeo per lo sviluppo regionale è una delle fonti di finanziamento degli interventi per prevenire i rischi naturali e affrontarne le conseguenze. Può finanziare attività di prevenzione e gestione sia dei rischi legati ai cambiamenti climatici che di altra origine, quali per esempio quelli sismici. Le attività finanziabili includono sistemi e infrastrutture per la gestione dei disastri, protezione civile, campagne di informazione e altro. Il fondo finanzia anche la protezione del patrimonio culturale pubblico, lo sviluppo di servizi pubblici a esso legati, la promozione della biodiversità.
Nell’attuale periodo di programmazione (2014-2020), l’Italia ha destinato ai problemi legati alla protezione dell’ambiente, inclusa la prevenzione dei rischi, circa 2,3 miliardi di euro di Fesr (dati Commissione europea – Dg Regio) a cui si aggiunge il co-finanziamento nazionale. Si tratta dell’11 per cento dei fondi totali disponibili, in linea con la media europea, ma un po’ meno di altri grandi paesi come la Francia (12 per cento) e la Germania (13 per cento).
Se distinguiamo nel dettaglio i vari ambiti di intervento, il grosso delle risorse è destinato all’adattamento ai cambiamenti climatici (31 per cento) e alla protezione del patrimonio culturale pubblico (29 per cento). Le risorse destinate ai rischi naturali non-climatici, quali i terremoti, sono appena il 6 per cento delle risorse totali destinate all’ambiente e l’1 per cento del totale dei fondi Fesr. Si tratta di 131,3 milioni di euro o, in media, 17,8 milioni l’anno. Molto poco, considerando il contesto. Questi fondi sono concentrati in pochissime regioni. Infatti solo i programmi operativi delle regioni meno sviluppate (ex Obiettivo convergenza: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e il Veneto hanno destinato risorse alla prevenzione e gestione dei rischi legati a terremoti e altri disastri naturali. Nulla da parte delle regioni in cui si trovano le province interessate dall’ultima ondata di terremoti, ossia Lazio, Marche e Umbria, né da parte dell’Abruzzo, colpito da un forte sisma nel 2009.

Figura 1 – Distribuzione delle risorse Fesr destinate alla protezione dell’ambiente e prevenzione dei rischi per principali campi di intervento (Totale: euro 2,3 miliardi nel periodo 2014-2020)

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Fonte: Dati Commissione europea, Dg Regio.

Poca attenzione all’ambiente

La scarsa attenzione ai rischi naturali rientra in quella più generale – sempre limitata – che riguarda le problematiche ambientali. Tutte le spese per l’ambiente e i rischi naturali a valere sui fondi europei sono infatti in calo. Se si confrontano le spese degli ultimi due periodi di programmazione per cui abbiamo i dati, si può osservare che in alcune regioni del Centro Italia vi è stato una diminuzione significativa nella quota destinata all’ambiente sul totale dei fondi: -6 punti percentuali nel caso del Lazio, -12 punti percentuali nelle Marche nel periodo 2007-2013 rispetto al 2000-2006. Si sono osservati aumenti solo in Umbria (+7 punti percentuali) e in Abruzzo (+5 punti percentuali), in linea con gli eventi. In termini pro-capite, la spesa dei fondi europei per iniziative sull’ambiente, tra cui la gestione di rischi naturali, è stata molto bassa nel 2007-2013: circa 7 euro per abitante in media nel Centro Italia, molto al di sotto della media europea di circa 63 euro pro-capite.

Figura 2 – Variazione della quota di spesa Fesr dedicata all’ambiente* nel periodo di programmazione 2007-2013 rispetto al periodo precedente, 2000-2006, per regione (in punti percentuali)

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* include sia le risorse per la protezione dell’ambiente e la prevenzione dei rischi che quelle per le reti idriche e fognarie.

Fonte: Geography of Expenditure, Work Package 13, Ex-post evaluation of Cohesion policy 2007-2013 (Ismeri Europa, wiiw).

Certamente le risorse totali sono limitate, la coperta è corta e le regole di concentrazione dei fondi impongono molti vincoli sulle scelte. Tuttavia, proprio in considerazione della vulnerabilità del territorio italiano, forse ci si potrebbe impegnare a dare maggiore peso a questi temi: anche risorse limitate, in un territorio circoscritto ed esposto, possono dare un contributo significativo e fare la differenza per alcune comunità. I fondi strutturali 2014-2020 sono già programmati e ripartiti. Tuttavia, se necessario, sono possibili riallocazioni all’interno dei programmi, nel rispetto del principio di concentrazione.
L’ambiente è un fattore strategico per l’Italia, ma ce ne curiamo davvero poco, mentre potremmo trasformarlo in un’opportunità di sviluppo. Inoltre l’incuria determina rischi a volte letali. Certamente un malato cronico di vulnerabilità sismica e rischi idrogeologici, com’è il nostro paese, potrebbe dedicare una quota maggiore di tutti i fondi disponibili, incluse le risorse Fesr, ad attività rilevanti in questo campo, nel periodo di programmazione attuale e in quello dopo il 2020.

Figura 3: Spesa pro-capite Fesr per l’ambiente* nel periodo 2007-2013 per provincia (euro per abitante).

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* include sia le risorse per la protezione dell’ambiente e la prevenzione dei rischi che quelle per le reti idriche e fognarie.

Fonte: Geography of Expenditure, Work Package 13, Ex-post evaluation of Cohesion policy 2007-2013 (Ismeri Europa, wiiw).

ANDREA CIFFOLILLIDSC_0025

Senior Policy Consultant, si occupa di analisi e valutazione di politiche per lo sviluppo regionale, per la ricerca e l’innovazione co-finanziate dai fondi UE. Ha coordinato, per Ismeri Europa, numerosi progetti su incarico della Commissione Europea (DG Regional and Urban Policy, DG Research and Innovation, DG Employment, DG Internal Market, Industry, Entrepreneurship, SMEs) e valutato interventi nazionali. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Economia Politica presso l’Università Politecnica delle Marche e il Master of Science in Technology and Innovation Management presso lo SPRU – Science Policy Research Unit – University of Sussex.

vivicentro.it/economia
vivicentro/L’Italia e la prevenzione dei rischi naturali
lavoce.info/Lacrime di coccodrillo sulla difesa dai rischi naturali (Andrea Ciffolilli)

foto:combi con img dal web

Il primato del Napoli è il giusto riconoscimento a Sarri

Il primato del Napoli è il giusto riconoscimento a Sarri

Tuttosport scrive sul primato del Napoli: “Guardare tutti dall’alto, senza bearsi di quanto fatto finora, troppo poco per essere soddisfatti. La vetta della classifica è però il giusto riconoscimento per il lavoro svolto da allenatore e squadra: non era facile riconfermarsi, essendo ai nastri di partenza un Napoli indebolito dalla cessione di Higuain, rimpiazzato da ottimi giocatori ma pur sempre giovani. E’ bastato poco per capire quanto sbagliata fosse questa considerazione, è bastato che Maurizio Sarri facesse marcia indietro per dare vita a un nuovo Napoli, una squadra modellata in base al valore della rosa, da adeguare all’avversario e con una forza maggiore, quella del gruppo. Adesso tutti sono protagonisti, le riserve sono finalmente all’altezza con una figura che spicca su tutte: Arkadiusz Milik”.

Careca: “Napoli squadra vera grazie all’addio di Higuain!”

Le sue parole

Antonio Careca, ex attaccante del Napoli, quando può torna sempre nella città partenopea. A Il Corriere dello Sport ha dichiarato: “Spero a novembre, vediamo: ho ricevuto una proposta per allenare in Cina e sto valutando”. Napoli? “La squadra è forte, molto forte, e può aspirare al titolo. Però è ancora troppo presto per sbilanciarsi. Al di là delle capacità dell’allenatore e della società, brava a puntare su Milik e su altri giocatori molto interessanti, credo che a favorire la crescita del Napoli sia stato l’addio di Higuain. Sì, è stato molto importante: senza di lui stanno migliorando tutti. Anche quelli che in precedenza venivano oscurati dal Pipita: fino a qualche tempo fa giocavano soltanto per lui, mentre ora vedo una squadra vera. Molto cresciuta. Che punta sul gruppo, crea più occasioni e permette a tanti altri di andare in gol. Il Napoli può arrivare fino in fondo, lottare fino alla fine. E poi, ci sono giocatori tipo Koulibaly che fanno la differenza: lui, ormai, è da Barcellona”.

Sarri non abbandona Gabbiadini: arriva un gesto a sorpresa

I dettagli

L’obiettivo primario di Maurizio Sarri è quello di far tornare a sorridere Manolo Gabbiadini dandogli fiducia in un periodo non facile per l’attaccante bergamasco. Domani sera a Marassi, secondo Il Mattino l’allenatore ha deciso che partirà ancora Gabbiadini dal primo minuto e non Milik. Un gesto da parte di Sarri volto a dare fiducia alla punta apparsa depressa dopo il cambio con Milik nel match casalingo contro il Bologna.

Sanità: a Nord e a Sud sono garantiti i Lea, i Livelli essenziali di assistenza?

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Quanto spenderà il governo per la sanità nel 2017? 113 miliardi? Sono più o meno del 2016? Dipende! Un polverone che nasconde il vero problema. A Nord e a Sud sono garantiti i Lea, i Livelli essenziali di assistenza? Se la risposta è “no”, difficile parlare di Ssn (Servizio sanitario nazionale).

Soldi alla sanità: una scelta tutta politica

Con la discussione sulla legge di bilancio si torna a parlare di finanziamenti alla sanità. Al di là della retorica di governo e regioni, prima di parlare di fabbisogno, si dovrebbe chiarire quale sistema sanitario si vuole per il futuro. Nuovi Lea: l’accentramento non risolve i divari territoriali.

Quando i numeri sono un’opinione

Ci risiamo. In attesa dell’approvazione definitiva della legge di bilancio per il 2017, ci toccherà subire la solita ridda di anticipazioni in merito ai denari per il Servizio sanitario nazionale, col governo ad argomentare che i fondi sono aumentati e le regioni a dire che sono meno di quelli promessi. Saranno davvero 113 miliardi di euro? Se fossero di meno sarebbe un vero taglio?
Se i numeri non fossero un’opinione, si dovrebbe riconoscere che il finanziamento del Ssn era già fissato a 115 miliardi per il 2016 nella versione originaria del Patto per la salute 2014-2016, poi sono scesi fino a 111 miliardi dopo un paio di modifiche da parte del governo.
Rispetto a questi numeri, con un finanziamento di 113 miliardi per l’anno a venire non sembrerebbe azzardato parlare di tagli, almeno alle promesse iniziali. Certo, rispetto ai 106 miliardi dell’ultima versione delle slides del governo sono soldi in più. Eravamo però a 106 miliardi nel 2011, quando Matteo Renzi pensava ancora a fare il sindaco a Firenze.
Ma una discussione del genere è semplicemente sterile, se non si chiarisce una volta per tutte l’equivoco di fondo su che cosa realmente rappresentino le risorse destinate alla sanità.
La retorica del governo vorrebbe che fossero i soldi per garantire, da Nord a Sud, i “livelli essenziali di assistenza”. Anche perché c’è scritto nella Costituzione che il diritto alla salute va garantito a tutti i cittadini. La retorica si scontra però con la realtà dei fatti: nel Patto per la salute 2014-2016, l’ultimo che è stato firmato, si diceva che le risorse sono date “salvo eventuali modifiche che si rendessero necessarie in relazione al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e a variazioni del quadro macroeconomico”. Ma una frase del genere vuol dire che i soldi per i Lea non sono tanti o pochi: sono solo quelli che possiamo permetterci, o decidiamo di poterci permettere, dati i vincoli normativi al disavanzo di bilancio. E negli ultimi anni sappiamo come è andata.

Disegnare il sistema sanitario del futuro

Quanti soldi dare alla sanità è una scelta politica e fa parte della strategia del governo, che deve avere una qualche idea in merito al sistema sanitario nazionale del futuro. In termini di risorse, finora si è traccheggiato, con soluzioni discutibili – come il pay-back (che possono servire a mettere una pezza nel breve, sempreché la magistratura le lasci passare); o da sostenere, come la riduzione delle inappropriatezze e la lotta agli sprechi, ma che certo non potranno essere utilizzate per rispondere alle pressioni sulla spesa che deriveranno nel medio-lungo periodo dall’impiego, per esempio, dei nuovi farmaci innovativi. Per avere contezza della scala del problema basti pensare che, già nei primi sei mesi di questo anno, la sola farmaceutica ospedaliera ha sfondato le previsioni di quasi 1 miliardo, circa il 50 per cento in più di quanto programmato.
Per coprire il fabbisogno ci sono solo due vie: o si mettono soldi pubblici in più (che presuppongono tasse in più oppure una riduzione di qualche altra categoria di spesa, se si ragiona almeno a saldo invariato); oppure si ricorre – senza aver paura di dirlo – a un secondo pilastro, come per la previdenza.
In termini di cose che il Ssn dovrebbe fare, invece, il governo ha definito i nuovi livelli essenziali di assistenza, fermi al 2001. Anche in questo caso la retorica è quella della creazione di un sistema sanitario al passo con l’innovazione tecnologica. In realtà, per alcune prestazioni, si è semplicemente riconosciuto a livello centrale ciò che alcune regioni già offrivano ai propri cittadini (per esempio, l’anestesia epidurale). Le differenze sui vecchi e sui nuovi Lea tra regioni sono ovviamente marcate: smussarle è l’altro grande problema da affrontare per disegnare la sanità pubblica del futuro. Difendere il decentramento fiscale come soluzione organizzativa per rendere le regioni più responsabili appare ormai come una battaglia di retroguardia. Certo, oggi sappiamo che il federalismo può funzionare solo nei contesti dove i governi locali possono metterci una quota rilevante di risorse proprie; pensare quindi di risolvere i problemi della sanità del Sud col federalismo non può funzionare. Ma pensare, come sembra fare il governo, che l’accentramento possa di per sé ridurre le differenze è altrettanto sbagliato: lo testimoniano i risultati sul versante dell’istruzione, che pure rimane una politica saldamente nelle mani del governo centrale, ma nonostante ciò mostra differenze marcate tra Nord e Sud.
Nel Patto per la salute 2017-2019, che ancora non c’è, ci si aspetta di leggere qualche chiarimento sostanziale su questi due punti da parte del governo.

GILBERTO TURATIturati

Nel 1995 si laurea in Scienze Bancarie, Finanziarie e Assicurative presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel 1999 ottiene il M.Sc. in Economics presso la University of York nel Regno Unito e, successivamente, nel 2003, il Dottorato di Ricerca presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. E’ stato ricercatore in Scienza delle Finanze (SECS-P/03) presso l’Università degli Studi di Torino dal 2002 al 2011; dall’ottobre 2011 è Professore Associato in Scienza delle Finanze sempre presso l’Università di Torino. E’ autore di diverse pubblicazioni in campo nazionale e internazionale su tematiche legate principalmente alle industrie dei servizi di welfare, in particolare alla sanità. E’ attualmente il Direttore del Master in Economia e Politica Sanitaria dell’Università di Torino e del Coripe Piemonte e membro dell’Organismo Interno di Valutazione della AO Ordine Mauriziano di Torino. E’ anche membro del Board della European Public Choice Society per il term 2012-2015 .

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Il messaggio di Sarri alla squadra dopo lo scivolone della Juve

Il messaggio di Sarri alla squadra dopo lo scivolone della Juve

C’è grande soddisfazione nel clan azzurro dopo il successo contro il Bologna. Il Mattino riferisce che ieri il mister ha ricordato a tutta la squadra che lo scorso anno dopo aver battuto l’Inter ed essere balzati in vetta ci fu la fiduraccia di Bologna: “Si è fissato quattro obiettivi: uno, vincere tutte e quattro le gare, tra campionato e Champions, che lo separano dalla sosta. Secondo: far tornare il sorriso a Manolo Gabbiadini. Terzo: trovare la partita giusta per far esordire Maksimovic e Diawara e procedere così nel processo di ampliamento delle rosa e inserimento dei nuovi acquisti. Quarto: approfittare della sosta per un richiamo soprattutto atletico con quelli che resteranno a Castel Volturno”.

Genoa-Napoli, un gemellaggio che dura da anni

Un gemellaggio che dura da anni

Tra gli spettacoli che il calcio offre, sicuramente il più bello è l’immagine di due avversari che si abbracciano sportivamente, magari stanchi e sudati dopo una combattuta partita, ricca di gol ed emozioni. Sintetizzano il senso dello sport, il messaggio da trasmettere ai giovanissimi che si avvicinano a questa disciplina.  Tra le fortune di cui gode il tifoso del Napoli, si può annoverare lo spettacolo di essere ospiti allo stadio Luigi Ferraris, sponda genoana. Non ce ne voglia il popolo doriano, ma i cugini rossoblu riescono a farci sentire a casa, anche se a settecento km dal Vesuvio. Il calore, la condivisione, la piena consapevolezza di cosa significhi essere sportivi. La fusione di quei colori, con il grifone che abbraccia il ciuccio, come due vecchi amici che non si vedono da tempo, ma che ritrovano subito la bellezza di essere di nuovo insieme.

La storia di questo gemellaggio risale a qualche annetto fa. Correva l’anno 1982, sono passati quasi 34 stagioni; il Milan deve vincere per salvarsi dal baratro della B, ed è quello che sta facendo dopo essere stato sotto per due reti; il Genoa a questo punto necessita almeno di un pareggio. Il pubblico del San Paolo, però, percepisce la tragedia sportiva del Genoa, e comincia a sostenere sempre più animatamente la squadra del Grifone; il gol di Mario Faccenda, ischitano d’origine e  genovese d’adozione, che infila il giaguaro Castellini sugli sviluppi di un calcio d’angolo, sancisce un provvidenziale pareggio, la salvezza dei genoani e la nascita di un legame così lungo e sentito. Negli ultimi anni, un evento più unico che raro è riuscito a rinsaldare questo gemellaggio; campionato 2006-07, entrambi in seconda divisione, entrambi ambiscono giustamente alla promozione; la Juventus post-calciopoli occupa la prima posizione, il Napoli è secondo e il Genoa terzo a un punto. Per un evento praticamente inedito, i playoff non si disputeranno per eccessivo distacco tra terza posizione ed altre inseguitrici. L’ultima partita è proprio un Genoa-Napoli, 1 a 1 che fa esplodere la gioia di entrambe le tifoserie. Da allora obiettivi diversi, ma sintonia su quello che è il significato di un gemellaggio. Avversari per novanta minuti, fratelli per sempre.

a cura di Fabiano Malacario

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Koulibaly-Napoli, maxi aumento e nessuna clausola nel rinnovo

Koulibaly-Napoli, maxi aumento e nessuna clausola nel rinnovo

La Gazzetta dello Sport scrive sul rinnovo di Koulibaly: “Ci sono voluti oltre tre mesi ma adesso l’ascia di guerra tra Koulibaly ed il Napoli è stata definitivamente sotterrata ed il contratto del senegalese è stato rinnovato fino al 2021, come annunciato ieri con entusiasmo da De Laurentiis su Twitter. Bruno Satin, agente del calciatore, ha ottenuto ciò che voleva e che il suo assistito merita visto che Koulibaly è tra i migliori centrali del nostro campionato: un robusto aumento di ingaggio (da 800.000 euro a due milioni), tanti bonus che faranno lievitare ancora lo stipendio del ragazzo e nessuna clausola rescissoria (almeno così riferiscono, ovviamente in maniera non ufficiale, le parti interessate). Dunque, si andrà avanti insieme ancora a lungo o almeno così dice il contratto firmato ieri da K2. Poi è ovvio che di volta in volta verranno valutate le offerte che arriveranno per lui. Del resto, il Napoli lo ha già fatto quest’estate rispedendole però tutte al mittente con grande lungimiranza. Il Napoli lo ha pagato appena sette milioni e da poco ne ha rifiutati oltre 50 dal Chelsea di Conte, che ha chiesto espressamente Koulibaly a De Laurentiis. Quest’ultimo ha fatto muro per trattenere il muro della sua difesa”.