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L’ impotenza che aleggia sul Palazzo di Vetro

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“L’attacco aereo in Siria contro un convoglio di aiuti delle Nazioni Unite è una tragedia Non conosce e non rispetta limiti”, scrive Stefano Stefanini, descrivendo l’ impotenza che aleggia sul Palazzo di Vetro.

Dove nasce l’impotenza dei Grandi

Vittime civili di azioni militari sono sempre una tragedia umanitaria. L’attacco aereo in Siria contro un convoglio di aiuti delle Nazioni Unite è anche molto di peggio. E’ tutta la brutalità del conflitto siriano all’opera. Non conosce e non rispetta limiti. Sposandola il regime di Damasco non può neppure dare lezioni alla barbarie dello Stato islamico. Mentre a New York si apriva l’Assemblea Generale e si celebravano i riti annuali della diplomazia internazionale, la violenza gratuita del raid se ne faceva le beffe in Siria. L’immagine d’impotenza dei leader riuniti al Palazzo di Vetro non poteva essere più devastante.

Non sappiamo con certezza assoluta chi sia il responsabile del raid, ma è difficile concedere ad Assad il beneficio del dubbio. I ribelli non hanno aerei. L’errore di altre forze operanti nei cieli siriani è sempre possibile, ma Russia, Stati Uniti, Turchia e altri si tenevano stretta la tregua. Rimane solo l’aviazione di Damasco. Ban Ki-moon non ha avuto dubbi nell’accusare il governo siriano. Raramente un Segretario Generale dell’Onu è stato così esplicito nel puntare il dito contro un Paese membro: «Nessuno ha ucciso più civili del governo siriano, che continua a bombardare quartieri e torturare migliaia di detenuti». Ban avrà avuto buoni motivi, e sufficienti prove, per andare giù così pesante.

Nelle parole del Segretario Generale c’è molta frustrazione. Da due anni, il suo inviato speciale, Staffan de Mistura, insegue con tenacia una soluzione politica del conflitto siriano. Più di una volta si è avvicinato al negoziato. Il primo passo era, ed è, il cessate il fuoco. Altrimenti è impossibile negoziare seriamente.

Il raid è un siluro contro la faticosissima tregua raggiunta pochi giorni fa da John Kerry e Sergei Lavrov. Ha ridato la parola alla violenza, per di più a spese del personale civile dell’Onu che portava aiuti alla popolazione siriana. Le operazioni umanitarie sono state sospese o rallentate anche da altre organizzazioni come la Croce Rossa o la Mezzaluna siriana.

Restano ora da raccogliere i cocci. La diplomazia cercherà di salvare il salvabile – lo fa sempre. Il Segretario di Stato americano ha detto che «la tregua in Siria non è morta». Lavrov non l’ha smentito, ma la tensione fra Mosca e Washington si è subito impennata. Il barlume di cooperazione russo-americana contro Isis si è smorzato sul nascere.

Anche se le accuse ad «aerei russi» si riveleranno del tutto infondate (dimostrerebbe una tragica incompetenza), Mosca è comunque nella scomoda posizione di negare a priori che l’attacco sia opera dell’aviazione di Damasco. Altrimenti dovrebbe riconoscere di non controllare l’alleato siriano. Come avvenuto nel 2014 con l’abbattimento del volo MH17 da parte dei ribelli ucraini, la Russia si trova fra la padella della responsabilità per associazione e la brace del non voler prendere le distanze dagli autori del misfatto. E’ probabile che scelga il diniego – anche dell’evidenza. Resta l’interrogativo politico se sia Mosca a controllare Damasco o il regime a tenere la Russia ostaggio delle proprie fortune. Assad affronta una partita in cui Putin si gioca la credibilità, nonché le basi di Tartus e Latakia.

Siamo abituati, da sempre, all’incapacità dell’Onu di controllare le crisi internazionali. Le Nazioni Unite sono il riflesso delle scelte della comunità internazionale, in particolare delle grandi potenze, a cominciare da Stati Uniti e Russia (oggi se ne aggiungono altre). Durante la Guerra Fredda le crisi non si risolvevano perché i «grandi» non lo volevano. Lo scenario è cambiato – in peggio. Oggi non si risolvono perché neppure i leader mondiali hanno la capacità di controllare le forze che scatenano i conflitti e che sono alla radice delle minacce o crisi che devono fronteggiare.

Con una tregua violata alla faccia dei negoziatori riuniti a New York, la Siria è l’esempio più clamoroso. Lo è anche il prepotente irrompere dell’immigrazione nel mondo (non solo in Europa). Lo è anche il terrorismo, riapparso improvvisamente nelle strade di Manhattan alla vigilia del discorso con cui Barack Obama si è congedato dall’Onu.

Il Presidente americano ha parlato da saggio, ma la saggezza non rassicura gli americani o il pubblico mondiale. Altri, come Angela Merkel dopo la sconfitta elettorale a Berlino, affrontano lo stesso dilemma: tener ferma la barra, ma mostrare la via d’uscita. Il mondo è alla presa con forze dirompenti. La risposta alla sfida non si trova solo nei fori europei e internazionali, a Bratislava o a New York. I giochi si fanno sul terreno: in Siria, in Africa, nel Mediterraneo.

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lastampa/Dove nasce l’impotenza dei Grandi STEFANO STEFANINI

Lo schiaffo della Siria all’ Onu

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Le bombe in Siria prendono a schiaffi i grandi del mondo all’ Onu. Il Segretario di Stato americano John Kerry dice che la tregua c’è ancora ma il raid sul convoglio umanitario ad Aleppo riapre le ostilità. “L’attacco aereo in Siria contro un convoglio di aiuti delle Nazioni Unite è una tragedia. Non conosce e non rispetta limiti”, scrive Stefano Stefanini, descrivendo l’impotenza che aleggia sul Palazzo di Vetro.

Diluvio di bombe, accuse e nuovi fronti. La Siria prende a schiaffi i Grandi all’Onu

Kerry: la tregua c’è ancora. Ma il raid sul convoglio umanitario ad Aleppo riapre le ostilità. La furia di Ban Ki-moon contro Assad: “È il principale responsabile di 300 mila morti”

BEIRUT – Le carcasse annerite dei camion degli aiuti umanitari, i venti operatori inceneriti dal diluvio di bombe e fuoco alle porte di Aleppo assediata, sono una porta in faccia a ogni tentativo di soluzione politica in Siria. Se non fosse per le vite umane spazzate via, compresa quella del direttore della Mezzaluna rossa siriana, Omar Barakat, sembrerebbe un colpo di teatro. Un gesto eccessivo per imporre la propria posizione. In Siria la guerra è totale, non ci sarà pietà per nessuno.

Uno schiaffo soprattutto all’Onu. Il segretario generale Ban Ki-moon lo ha sentito in pieno. E ha reagito. Denuncia dal Palazzo di Vetro l’attacco «disgustoso, barbaro e deliberato». Accusa Assad di essere il «principale responsabile» dei 300 mila morti della guerra civile. Ma è di fronte a questa realtà che la tregua concordata fra Russia e Usa, fra John Kerry e Serghei Lavrov, è finita nel peggiore dei modi. In una settimana è successo di tutto. Si sono aperti nuovi fronti, inseriti altri attori a complicare la trama. Errori clamorosi, per negligenza o dolo, hanno spalancato il via alle dietrologie più nefaste.

Damasco e Mosca negano di aver compiuto i raid che, nella notte fra lunedì e ieri, hanno distrutto i 38 camion di aiuti diretti ad Aleppo. Accusano i ribelli di aver incendiato i mezzi apposta, «per dare la colpa a loro». Ma immagini di fori causati dalle deflagrazioni fanno propendere per un bombardamento aereo, e lì volano solo jet governativi e russi. Washington accusa la Russia. Almeno sono queste le conclusioni preliminari cui è giunta un’inchiesta. La tregua voluta da Kerry, Lavrov e l’inviato dell’Onu De Mistura dava fastidio a molti. In particolare al fronte islamista, che sente vicina la creazione di un Emirato retto dalla sharia nel Nord. E al regime di Bashar al-Assad, in possesso per la prima volta in 5 anni dell’iniziativa sul campo.

Sono progetti opposti ma in questo momento complementari. Assad ha continuato anche durante la tregua nella sua strategia delle evacuazioni forzate. Dopo i sobborghi damasceni di Dayyara e Moadamiya, lunedì è cominciata quella del quartiere Waer di Homs, un tempo multiculturale e dinamico, diventato il feudo degli islamisti di Jaysh al-Islam. I combattenti sunniti con le famiglie sono stati trasferiti a Idlib. La provincia del Nord-Ovest diventa sempre più jihadista, dominata da Jabat al-Fatah al-Sham, l’ultima sigla di facciata che nasconde il volto di Al-Qaeda in Siria.

La «Siria utile», la spina dorsale che va da Damasco ad Aleppo, è invece più alawita e cristiana, con associati i sunniti lealisti. Cambiano le percentuali fra le confessioni. Osservatori libanesi notano che si va verso «un terzo, un terzo e un terzo» fra sciiti, cristiani e sunniti. Assad, anche se dice di «voler riconquistare ogni centimetro quadrato di territorio», diventerebbe il garante di questa Siria occidentale simile al Libano. Mancano ancora però parte di Hama e i quartieri Est di Aleppo. È qui che i ribelli hanno compiuto la maggior parte delle «trecento violazioni» denunciate da Damasco e Mosca. E che sono continuati imperterriti i raid.

La strategia di Assad ha quasi cancellato i ribelli moderati. Un dato di fatto che sembrava accettato da Kerry, attaccato a una tregua che «non è ancora morta», che cerca di resuscitare con Lavrov, mentre gli alleati, a partire dal ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, incitano a «non arrendersi alla guerra». Ma forse non convinceva il Pentagono. I raid americani che domenica hanno ucciso 90 soldati governativi a Deir ez-Zour sono frutto di un errore al limite dell’incredibile. Le mazzate di Aleppo e Deir ez-Zour hanno seppellito la fiducia reciproca fra russi e americani e la war-room in comune che doveva coordinare i raid contro l’Isis.

È stato probabilmente Assad a trascinare i russi. Ma anche all’America mancano alleati affidabili. Il New Syrian Army, che deve conquistare il Sud, conta 300 combattenti. L’alleanza curdo-araba al Nord è stata messa fuori gioco dall’intervento della Turchia. I ribelli filo-turchi hanno accolto con insulti e minacce le forze speciali Usa al confine fra Turchia e Siria. Ad Aleppo, Hama, Damasco sono le forze islamiste a guidare la lotta. A Quneitra, fronte a ridosso del Golan l’iniziativa è in mano a Jabat al-Fatah al-Sham. Anche i missili anti-aerei S-200 lanciati dai siriani contro i jet israeliani che compivano una rappresaglia dopo i colpi di artiglieria arrivati sul Golan, segnano un cambio di passo. Assad si sente più forte e reclama i suoi diritti. Più che mai vuole Aleppo dove, secondo le testimonianze dei ribelli, le bombe-barile «cadono come pioggia», peggio di prima. I cento morti nella settimana di tregua «sulla carta» sono comunque meno della media. Trecentomila vittime in cinque anni fanno mille a settimana.

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lastampa/Diluvio di bombe, accuse e nuovi fronti. La Siria prende a schiaffi i Grandi all’Onu  GIORDANO STABILE – INVIATO A BEIRUT

Salone del libro: è andata come doveva andare, cioè male

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Torino e Milano non trovano l’intesa sul Salone del Libro e dunque ve ne saranno due. “È andata come doveva andare, cioè male”, commenta Massimo Gramellini nel suo editoriale. “La Patria degli analfabeti di ritorno, e spesso di sola andata, avrà due fiere del libro in meno di un mese e di cento chilometri. Troppa grazia, sicura disgrazia”, aggiunge Massimo.

Salone, la somma non farà mai il totale

È andata come doveva andare, cioè male . La Patria degli analfabeti di ritorno, e spesso di sola andata, avrà due fiere del libro in meno di un mese e di cento chilometri. Troppa grazia, sicura disgrazia. Anche se non una tragedia. Solo una figuraccia. E un’occasione perduta. La fiera del libro di Milano si chiamerà Fabbrica, si svolgerà a fine aprile nei padiglioni di Rho ancora caldi di Expo eospiterà i grandi editori, gli scrittori internazionali invitati dai grandi editori e i giornalisti di tutta Italia, che la illumineranno con centinaia di articoli e decine di servizi televisivi. Quella di Torino continuerà a chiamarsi Salone, si svolgerà a maggio nel costosissimo Lingotto e ospiterà i piccoli editori, gli autori di nicchia e i giornalisti di tutto il Piemonte e delle riviste specializzate. Per gli scrittori italiani delle grandi case editrici cambierà poco: se prima i loro libri primaverili dovevano essere pronti a maggio, in tempo utile per la kermesse torinese, adesso verrà loro chiesto di anticiparli ad aprile, così da garantire a Milano lo «jus primae noctis», esaudito il quale saranno liberi di affacciarsi in seconda battuta al Lingotto.

Ci abitueremo, ci si abitua a tutto. Milano andrà avanti senza guardarsi indietro né intorno, energica ed efficiente come tutti i predatori. Torino attraverserà la fase del mugugno, accusando i milanesi di averle portato via anche i libri, dopo la moda e la pubblicità. Ma al mugugno seguirà un sussulto d’orgoglio, culminante in un’idea innovativa che in caso di successo finirà a Milano fra una trentina d’anni.

I milanesi non hanno più colpe di quante ne ebbero i visigoti nel disfacimento dell’Impero Romano. Hanno visto un vuoto e da abili imprenditori ci si sono infilati senza pietà. Ingabbiato nelle sue complesse procedure pubbliche, il Salone di Torino ha avuto almeno due anni per risolvere i problemi interni e porre rimedio allo scandalo dell’affitto dei padiglioni del Lingotto, di sei volte superiore a quello della Fiera di Milano. Un milione e duecentomila euro. A riprova che era esagerato, la nuova sindaca Appendino è riuscito a dimezzarlo in meno di due ore, ma era ancora troppo caro e soprattutto era troppo tardi. Milano aveva ormai fiutato e afferrato la preda. I tentativi di mediazione del ministro Franceschini sono falliti di fronte alla evidente sproporzione delle forze in campo. A Torino è stata chiesta una capitolazione umiliante che non poteva accettare. I milanesi volevano tenersi tutti gli editori (e gli autori) e lasciarle soltanto i librai. Su queste colonne avevo lanciato una modesta proposta di compromesso: evitare la concomitanza delle date, letale per la più piccola Torino, dando vita a una staffetta che lasciasse a Milano la fiera e sotto la Mole lo spettacolo della lettura nelle piazze. Pur avendo ricevuto il gradimento di tanti lettori comuni, anch’essa è ovviamente naufragata nei campanilismi degli addetti ai lavori e ai livori.

Nell’emergenza ciascuno ha dato il peggio di sé, accusando la controparte di arroganza e disonestà. I milanesi si sono sentiti trattati come dei droghieri del libro attenti solo ai fatturati e adesso vorranno dimostrare di sapere organizzare una fiera culturale con lo stesso gusto dei torinesi. I quali, a loro volta, fomentati dai piccoli editori, si accingono a raccontare la prossima disfida dei due Saloni come un duello tra la gretta quantità di Milano e la raffinata qualità di Torino. Ma il segreto del Salone del Libro, diretto da intellettuali sublimi come Beniamino Placido e Ernesto Ferrero, consisteva proprio nel riuscire a mettere insieme quantità e qualità, tappeti rossi e materia grigia, Fabio Volo e lo scrittore tunisino esordiente. Paragonandolo al cinema, era come avere la Mostra di Venezia e il Torino Film Festival nello stesso luogo e nello stesso momento. Un miracolo durato ventinove anni. Ora la dabbenaggine e l’avidità degli uomini lo hanno spaccato in due. E ci spiace contraddire il grande Totò, ma stavolta la somma non fa il totale.

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lastampa/Salone, la somma non farà mai il totale MASSIMO GRAMELLINI

Milan-Lazio 2-0 quinta giornata Serie A 2016-17: Bacca e Niang

37′   Rete di Bacca

Bacca e Niang ed il Milan va: 2-0 alla Lazio nell’anticipo del turno infrasettimanale (quinta giornata di Serie A) con un contropiede del colombiano al 36′ e un rigore del francese al 74′. Con una partita in più Vincenzo Montella è alla pari della Juventus.

Il Milan batte la Lazio per 2-0 grazie al quinto goal di Bacca e al rigore di Niang, agganciata la Juventus. Felipe Anderson e Keita in campo solo nel secondo tempo.

Continua la maledizione San Siro rossonero per la Lazio. Sono ventisette gli anni che la squadra capitolina non riporta il bottino pieno in campionato. Nell’anticipo della quinta giornata, il Milan batte 2 a 0 la Lazio. Decidono un goal per tempo: Bacca nella prima frazione, Niang su rigore nella ripresa. Ma il 2 a 0 è forse un risultato abbastanza pesante per la Lazio, che ha giocato un buon calcio, a tratti, specialmente all’inizio, meglio di quello milanista.

La classifica aggiornata:
1 Napoli 10 punti
2 Juventus 9

3 Milan 9**
4 Roma 7
5 Lazio 7**
6 Chievo Verona 7
7 Inter 7
8 Genoa 6*
9 Sampdoria 6
10 Udinese 6
11 Bologna 6
12 Sassuolo 6
13 Fiorentina 6*
14 Pescara 4
15 Cagliari 4
16 Empoli 4
17 Torino 4
18 Atalanta 3
19 Palermo 2
20 Crotone 1
* una partita in meno

**una partita in più

vivicentro.it/redazione sportiva / francesco.caligaris@oasport.it /goal.com

Francesco Bombagi: Ho un ricordo stupendo della Juve Stabia

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Francesco Bombagi ci parla della Juve Stabia

Domenica la Juve Stabia farà visita all’Unicusano Fondi Calcio in cui sono presenti alcuni ex Juve Stabia tra i quali Francesco Bombagi, Diego Albadoro ed Elio Calderini.

Radio Cusano Campus, l’emittente radiofonica dell’Università Niccolò Cusano, ha intervistato proprio il più recente ex gialloblè Francesco Bombagi che con il Melfi ha dovuto dare forfait per un problema fisico, ma sta lavorando intensamente per recuperare la miglior forma ed essere disponibile in vista del match con la Juve Stabia e delle altre partite (Catania e Monopoli) che l’Unicusano Fondi si troverà ad affrontare nel giro di una settimana. E per il centrocampista Francesco Bombagi la gara con le “vespe” stabiesi assumerà valore particolare, in quanto il calciatore  di origine sarda sarà uno degli ex di giornata. E con tutta l’ intenzione di far bella figura.

Il tuo ricordo della Juve Stabia e delle partite giocate con i gialloblù?

“Un ricordo stupendo, non posso dire altro di diverso. Ho giocato un anno e mezzo a Castellammare ed ho vissuto prima di tutto il calore di una piazza appassionata e coinvolgente, capace di trasmettere emozioni. Inoltre, sono rimasto anche in contatto con alcuni calciatori che ho conosciuto durante la mia permanenza in Campania, e questa è un’ altra riprova del legame che si è venuto a creare”.

I risultati non sono mancati.

“Infatti sul campo facemmo grandi cose, soprattutto nella prima annata che ci vide arrivare sino ai play-off; peccato solamente per le polemiche che lo scorso anno hanno accompagnato la mia partenza. Guardiamo avanti”.

Come giudichi l’ attuale Juve Stabia?

“E’ partita con ambizioni importanti ed i risultati di queste prime giornate lo stanno confermando; il cammino sarà lungo, ma è compagine che può giustamente guardare alla parte alta della graduatoria”.

La tua squadra è reduce da un pareggio a Melfi, che ha lasciato parecchi rimpianti.

“In effetti siamo stati raggiunti a venti minuti dalla fine quando avevamo due goal di vantaggio, ed il rammarico è grande perché avevamo a portata di mano una vittoria che stavamo costruendo con pieno merito. Al di là del risultato, dobbiamo saper cogliere gli aspetti positivi e da quelli ripartire, perché ci attendono tre giorni ad alta intensità”.

P.R.

 

Analizzando l’avversario – A Genova per mantenere il primato, ma attenzione ai grifoni

Analizzando l’avversario – A Genova per mantenere il primato, ma attenzione ai grifon

Mercoledì alle 20:45, il Napoli affronterà al Ferraris il Genoa di Ivan Juric. “A Genova per i tre punti!”. Questo deve essere l’urlo di battaglia del Napoli, che nel capoluogo ligure deve continuare ad esprimere il proprio gioco vincente, bisogna mantenere questa striscia positiva per rimanere al primo posto in classifica. Sugli spalti ci sarà il solito clima di festa tra genoani e partenopei dato il solenne gemellaggio presente tra le due tifoserie, non sarà invece un clima del tutto amichevole in campo tra le due squadre, il Genoa deve riscattarsi dopo la caduta di Reggio Emilia contro il Sassuolo, un 2-0 poco sincero per i neroverdi, figlio più che altro del posso sterile e della poca efficacia offensiva dei grifoni.

I rossoblu sono orfani dello squalificato Veloso, il regista che stava guidando il centrocampo genoano dovrà scontare la squalifica ottenuta per ” un’espressione irriguardosa” nei confronti dell’arbitro. Spesso e volentieri la squadra di Juric commette errori banali in fase di impostazione, dovuto soprattutto al momento di forma non particolarmente buono di alcuni giocatori. Ad esempio Rincon che si limita a fare il precario di Veloso, irriconoscibile rispetto alle passate stagioni quando si batteva su ogni pallone. Juric potrebbe cambiare modulo e mettersi a specchio, di fronte a questo Napoli straripante, quindi optando per un 4-3-3 invece del solito 3-4-3.

Se così fosse gli undici titolari genoani potrebbero essere i seguenti: Perin, Edenilson, Izzo, Burdisso, Orban, Rigoni, Rincon, Ntcham, Lazovic, Pavoletti, Gakpe.

L’ultimo incontro tra le due squadre al Ferraris, nello scorso campionato, finì in pareggio uno 0-0, causato secondo Sarri dalle cattive condizioni del terreno di gioco. L’ultima vittoria del Napoli a Genova sponda grifone è datata 31 agosto 2014, quando in panchina c’era ancora Benitez e gli azzurri si trovavano all’esordio in campionato nella stagione 2014-2015, la partita si concluse con un 1-2 conquistato al 95′ con un gol fortunoso di De Guzman.

a cura di Andrea Bosco

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Renzi è pronto a modifiche su Italicum e dice: “aspetto proposte Fi-Salvini”

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Roma – “Abbiamo detto che siamo pronti a cambiare” l’ Italicum, “che siamo disponibili. Il M5S dice che il ballottaggio e’ anti democratico, penso che Appendino e Raggi non siano d’accordo. Ma M5S ha detto la sua e aspettiamo la posizione di Berlusconi e Salvini e alla fine faremo le modifiche necessarie”.

Lo ha detto Matteo Renzi a margine dei lavori del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dopo il discorso di Barck Obama all’assemblea generale dell’Onu a New York. A chi gli chiedeva se le modifiche arriveranno dopo il referendum, Renzi ha risposto: “La discussione parlamentare viene gestita dal Parlamento, il governo ha dato disponibilita’ a intervenire nei modi e nei tempi che il Parlamento verra’”.

“I 5 stelle hanno spiegato la loro posizione, ora aspettiamo la posizione di Berlusconi e Salvini, così tutte le posizioni saranno chiare e in campo e alla fine faremo le modifiche necessarie” ha aggiunto Renzi. “Il referendum non riguarda la legge elettorale e con ieri si è fatto chiarezza, se l’Italia vuol fare la sua parte – ha concluso – ben vengano le discussioni interne ma poi l’Italia deve far sentire la sua voce in questi consessi”.

CHE COSA E’ L’ ITALICUM
La legge elettorale italiana del 2015, denominata ufficialmente legge 6 maggio 2015, n. 52 e comunemente nota come Italicum dal soprannome che le diede nel 2014 l’allora segretario del Partito Democratico e futuro presidente del Consiglio Matteo Renzi, suo principale promotore (fino a fine gennaio 2015 con l’appoggio anche di Forza Italia di Silvio Berlusconi, con il quale aveva stretto il Patto del Nazareno), prevede un sistema proporzionale a doppio turno a correzione maggioritaria, con premio di maggioranza, soglia di sbarramento e 100 collegi plurinominali con capilista “bloccati”. Essa disciplina l’elezione della sola Camera dei Deputati a decorrere dal 1º luglio 2016 e sostituisce la precedente legge elettorale del 2005, modificata dalla Corte Costituzionale con un giudizio di illegittimità costituzionale nel dicembre 2013

NAZIONALE – Quattro gli azzurri convocati per le qualificazioni ai mondiali 2018

Gli azzurri convocati

Sono quattro i calciatori azzurri convocati per le prossime sfide nazionali di qualificazione ai mondiali di Russia 2018: Mertens sarà impegnato nella doppia sfida di qualificazioni mondiali: Belgio-Bosnia (7 ottobre a Bruxelles) e Gibilterra-Belgio (10 ottobre ad Algarve). Hysaj sarà in campo per Liechtenstein-Albania (6 ottobre) e Albania-Spagna (9 ottobre). Koulibaly di scena nel match di qualificazione ai Mondiali 2018: Senegal-Capo Verde (8 ottobre a Dakar). Strinic convocato per le due gare di qualificazioni mondiali: Kosovo-Croazia (6 ottobre) e Finlandia-Croazia (9 ottobre).

Fonte: SSC Napoli

Pistocchi: “Belle le parole di Juric per Sarri”

Il messaggio di Pistocchi

Maurizio Pistocchi, giornalista di Mediaset, ha pubblicato sul suo profilo twitter un messaggio soffermandosi, tra le altre cose, sul campionato: Mi fa piacere che un allenatore di serie A riconosca i meriti di un collega. L’invidia spesso è più forte della verità”. Riferendosi alle parole spese dall’allenatore del Genoa Juric per Maurizio Sarri. Infatti il tecnico rossoblu avrebbe definito l’attuale allenatore azzurro come “uno dei migliori allenatori in Europa insieme a Guardiola!”.

Cacace e Calonego: perché erano lì da soli in un paese senza legge?

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Due tecnici italiani sono stati rapiti da un commando armato a Ghat, nel Sud della Libia, un paese ormai senza legge, in una zona controllata da tribù alleate del governo e infestata dai predoni. Si tratta di Bruno Cacace, residente a Borgo San Dalmazzo (Cuneo), e di Danilo Calonego di Sedico, in provincia di Belluno. Il premier Renzi ha annullato ieri gli impegni all’Onu, chiudendosi nel proprio hotel di New York per seguire la crisi.

Le riflessioni di Domenico Quirico nel suo editoriale di oggi

Il pericolo in un Paese senza legge

Il sequestro di due lavoratori italiani in Libia impone alcune scomode domande.  

Perché erano lì? Come è possibile che qualcuno li abbia mandati a far manutenzione in un aeroporto del Fezzan come se fosse un normale appalto in Calabria o in Svizzera, mentre erano in uno dei posti al mondo in cui il caos ha sostituito qualsiasi forma di ordine e la guerra è diventata la normalità quotidiana; in cui centinaia di formazioni armate sbandierando pretestuose bandiere politiche in realtà si scannano per il possesso di un pozzo petrolifero, per un frammento di oleodotto, per la gestione lucrosa di qualche attività parassitaria o criminale? E dove gli unici che hanno, purtroppo, uno scopo politico definito sono proprio i jihadisti che sognano la palingenesi sanguinaria del califfato sirtico.

E gli altri, i cosiddetti «governi»? I sedicenti governi di Tripoli di Bengasi di Misurata con cui fingiamo di avere fitti e normali rapporti diplomatici come con la Svizzera o la Bolivia altro non sono che formazioni banditesche di dimensioni maggiori di quelle tribali e con appetiti più smisurati.

Sapevano, le due vittime del sequestro, tutto questo? E i loro datori di lavoro? C’è purtroppo quando si parla della Libia, soprattutto a livello di governi compreso quello italiano, una evidente stonatura: per paura di ammettere il fallimento colossale delle politiche applicate in quel paese dalla caduta di Gheddafi si fa finta di credere che siamo di fronte a un Paese più o meno «normale», in cui la diplomazia fa passi avanti, ci sono interlocutori affidabili, si finirà prima o poi per mettere attorno a un tavolo come scolari po’ renitenti tutti i protagonisti della tragedia. Una volta che da Sirte verranno eliminati i feroci sgherri del Califfato. Purtroppo non è così e governi e cancellerie tra cui anche il nostro lo sanno benissimo. La Libia è una di quelle zone del mondo dove sono definitivamente scomparse cose come la diplomazia e la politica, e la guerra alimenta la guerra in un infernale gorgo di loschi interessi, fanatismi e bugie. Ammettiamolo: ci sono luoghi al mondo in cui gli occidentali non possono più andare. Sono loro vietati. L’unico loro valore è di essere ostaggi da riscattare a caro prezzo o soggetti da sacrificare a feroci strategie comunicative.

L’altra domanda è: chi sono in Libia coloro che sono con noi e contro di noi? Non i buoni o i cattivi che sarebbe domanda ingenua, e urterebbe contro al costatazione realistica che forse non ci sono buoni. Semplicemente bisogna definire chi potrebbe essere per noi un alleato affidabile e utile: il governo di Tripoli che non controlla nulla? Quello di Bengasi con il suo aspirante napoleone? La banda di Misurata? E ancora: chi ha il compito e il potere di definire questa lista, chi sceglie? Il governo italiano? Il Parlamento? L’Unione europea? L’Eni? Gli interessi petroliferi sono un elemento importante, di cui bisogna tenere conto. Ma costituiscono davvero una buona strada per scegliere una politica in questo luogo del mondo e delegarla?

Perché in Libia ci sono duecento paracadutisti che difendono un ospedale da campo? E i due sequestrati nel Fezzan chi li difendeva?

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De Maggio: “ADL proiettato verso il futuro, si pensa di quotare il Napoli in borsa

ADL pensa in grande

E’ un Napoli che pensa in grande quello di Aurelio De Laurentiis, infatti il patron azzurro starebbe già pensando a lungo termine per il suo club. Ne è certo il giornalista Valter De Maggio, che ai microfoni di Radio Gol ha rilasciato queste dichiarazioni: “Il presidente De Laurentiis sta pensando un futuro glorioso per il suo club. Da qui a 10 anni il Napoli sarà sempre più presente in ambito internazionale. Tutto questo si potrà vedere con una crescita della squadra, uno stadio di proprietà, gli affari del presidente in Cina e una quotazione in borsa del club partenopeo”.

“Mare Sicuro” 2016: il bilancio dell’operazione estiva

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Mare Sicuro 2016 – Più di tremilacinquecento le persone soccorse in mare, tra bagnanti, marittimi, diportisti e subacquei, nel corso della stagione estiva appena trascorsa. Interventi destinati a salvare vite umane, ma non solo: anche quest’anno, con l’operazione “Mare Sicuro” – dal 15 giugno al 18 settembre – la Guardia Costiera ha garantito la sicurezza degli utenti del mare, l’ordinato svolgimento delle attività ludiche e produttive, la tutela dell’ambiente e delle risorse ittiche.

Nel periodo in cui si registrano massima affluenza sui litorali e traffici marittimi più intensi, le Capitanerie di porto hanno ulteriormente rafforzato il loro impegno, mettendo in campo uomini e mezzi per le diverse attività che il Corpo svolge quale interfaccia operativa periferica di tre Dicasteri: il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

L’attività di controllo su imbarcazioni e natanti è stata determinante in un’ottica di prevenzione degli incidenti, sanzionando comportamenti che determinano situazioni di pericolo non solo per l’incolumità delle persone, ma anche per il patrimonio ambientale. Circa 49000, in particolare, sono state le verifiche eseguite nei confronti delle unità da diporto; verifiche ottimizzate attraverso il meccanismo premiale del “Bollino Blu”, che limita le possibili duplicazioni nei controlli ai diportisti. A fronte di tale impegno nei controlli, si rileva, rispetto allo scorso anno, una leggera diminuzione degli interventi di soccorso richiesti e prestati in favore di unità da diporto in difficoltà.

Per quanto riguarda le attività mirate a contrastare le condotte illecite perpetrate sul demanio marittimo, sono stati circa 57000 gli accertamenti eseguiti dalla Guardia Costiera nella cornice dell’operazione estiva, con un esito di oltre 260 notizie di reato e con i conseguenti provvedimenti di sequestro penale: un impegno che ha consentito di restituire alla legittima fruizione tratti di spiaggia sottratti da tentativi di occupazione indebita.

Sotto il profilo più strettamente legato alla tutela ambientale, più di 80 unità da diporto, fermate e sanzionate all’interno di aree marine protette; oltre 3800 controlli sugli scarichi in mare. I numerosi accertamenti condotti in ambito “Mare Sicuro”, finalizzando una mirata e sistematica attività di perlustrazione, anche aerea, esprimono l’attenzione del Corpo per la salvaguardia delle bellezze naturali, la salubrità degli habitat marini e costieri e la conservazione del patrimonio biologico che essi ospitano, e che costituisce una ricchezza comune.

A questo proposito si sottolinea che, anche a fronte del consistente aumento dei consumi di prodotti ittici registrato nella stagione estiva, sono stati particolarmente incisivi i controlli della Guardia Costiera sulla filiera della pesca: 75 le notizie di reato e più di 460 gli illeciti amministrativi contestati complessivamente tra giugno e settembre; centinaia le tonnellate di prodotto sequestrato, per motivi che spaziano dalla mancata etichettatura all’inosservanza dei limiti di taglia, dal cattivo stato di conservazione alla violazione del fermo biologico. Sono numeri da interpretare nell’ottica della tutela dei consumatori, ma anche della conservazione delle risorse ittiche; senza dimenticare che i controlli finiscono in ogni caso per proteggere gli interessi degli stessi operatori del settore, la maggioranza di essi, che lavorano nel rispetto delle regole.

Quale imprescindibile completamento dell’attività di controllo, infine, anche quest’anno il Corpo ha investito in un’intensa campagna di sensibilizzazione svolta attraverso i propri mezzi di informazione (sito istituzionale, profili social, radio RTL 102.5) e attraverso gli spazi messi a disposizione dal servizio pubblico radiotelevisivo. Per tutto il periodo estivo, infatti, è stata assicurata sulle reti RAI la più ampia diffusione dello spot 1530, mentre una pagina del Televideo RAI è stata dedicata alla divulgazione di consigli e indicazioni utili per bagnanti e diportisti, pubblicati a cura della Guardia Costiera. L’attività di sensibilizzazione si è integrata, a livello periferico, con iniziative mirate delle singole Capitanerie, con il coinvolgimento degli organi di stampa locali. Una pluralità di canali tesi a intercettare le diverse tipologie di utenti del mare, veicolando messaggi importanti sulla sicurezza e sul rispetto dell’ambiente, con una particolare attenzione per i più giovani, destinatari di diverse iniziative specifiche.

Genoa-Napoli, sono 23 i convocati di Sarri

Allenamento pomeridiano e partenza per Genova per il Napoli.

Gli azzurri preparano il match di domani sera (20,45) contro il Genoa a Marassi per il turno infrasettimanale della quinta giornata di Serie A.

La squadra ha svolto attivazione e successivamente seduta tecnico tattica sulla fase difensiva ed esercitazioni su palle inattive

Chiusura con partitina a campo ridotto.

I convocati: Reina. Rafael, Sepe, Albiol, Tonelli, Ghoulam, Hysaj, Koulibaly, Maksimovic, Maggio, Strinic, Jorginho, Allan, Diawara, Hamsik, Rog, Zielinski, Giaccherini, Callejon, Insigne, Mertens, Gabbiadini, Milik.

 

Da sscnapoli.it

Morandi e i moralisti della domenica

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Gianni Morandi è finito di nuovo nell’occhio del ciclone dei social per la foto che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook dove ha immortalato una tranquilla domenica di spesa con la moglie.

Gianni Morandi pubblica sulla sua pagina Facebook una foto che lo immortala con la busta della spesa e scrive tutto contento: «Buona domenica! Ho accompagnato mia moglie al supermercato». Ignoro le ragioni per cui un uomo di mondo senta il bisogno insopprimibile di diffondere certe notizie cruciali all’umanità: forse il desiderio di mostrarsi un comune mortale. In ogni caso la reazione dei fan è feroce. Un’orchestra di critiche, tra cui «vergognati» risulta la più graziosa. La colpa del Morandi? Essersi recato a fare la spesa di domenica, costringendo i commessi a sacrificare il giorno di riposo e l’armonia familiare per badare ai suoi comodi. La domenica, scrivono i fustigatori, non si va nei supermercati, templi del consumismo schiavista, ma a messa o a vedere un film (sorvolando sul prete e sui chierichetti, chi sta alla cassa di un cinema non ha dunque lo stesso status di chi presidia quella di un supermercato?).

Il lato tenero della vicenda sono le risposte di Morandi. Avrebbe potuto andare a lezione di sadismo web da Mentana e zittire i moralisti della domenica, ricordando loro quante volte saranno entrati in un bar o in una pizzeria nei giorni festivi. Invece, in preda alla sindrome di Stoccolma o forse solo alla sua innata gentilezza, il distruttore inconsapevole di famiglie si è scusato persino di avere augurato «buona domenica» e ha promesso che non si avvicinerà mai più a un supermercato durante le feste comandate. Conoscendolo, d’ora in poi nei concerti suggerirà alle fidanzate di farsi mandare dalla mamma a prendere il latte soltanto dal lunedì al sabato.

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ALLERTA Maltempo: temporali su Lombardia e al Sud

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Previste, dalla serata di oggi, martedì 20 settembre, precipitazioni anche a carattere di rovescio o temporale su Lombardia e, da domani, su Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia, specie sui settori tirrenici. Allerta arancione sul nodo idraulico di Milano

Dalla serata di oggi è atteso un rinforzo dell’area depressionaria che da diversi giorni è presente sull’Italia. La fase di maltempo sarà più attiva su Lombardia e regioni tirreniche meridionali.

Sulla base delle previsioni disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le Regioni coinvolte – alle quali spetta l’attivazione dei sistemi di protezione civile nei territori interessati – ha emesso un nuovo avviso di condizioni meteorologiche avverse. I fenomeni meteo, impattando sulle diverse aree del Paese, potrebbero determinare delle criticità idrogeologiche e idrauliche che sono riportate, in una sintesi nazionale, nel bollettino di criticità consultabile sul sito del Dipartimento (www.protezionecivile.gov.it).

L’avviso prevede dalla serata di oggi, martedì 20 settembre, precipitazioni da sparse a diffuse, anche a carattere di rovescio o temporale, sulla Lombardia. Dal primo mattino di domani sono previste poi precipitazioni sparse, anche a carattere di rovescio o temporale, su Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia, specie sui settori tirrenici.
I fenomeni temporaleschi saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, locali grandinate e forti raffiche di vento.

Sulla base dei fenomeni previsti è stata valutata per oggi e domani allerta arancione sul nodo idraulico di Milano. Allerta gialla domani sui restanti settori della Lombardia occidentale, buona parte del Veneto e su quasi tutto il centro-sud, dalla Toscana meridionale fino alla Puglia, nonché sulla Sicilia.

Il quadro meteorologico e delle criticità previste sull’Italia è aggiornato quotidianamente in base alle nuove previsioni e all’evolversi dei fenomeni, ed è disponibile sul sito del Dipartimento della Protezione Civile (www.protezionecivile.gov.it), insieme alle norme generali di comportamento da tenere in caso di maltempo. Le informazioni sui livelli di allerta regionali, sulle criticità specifiche che potrebbero riguardare i singoli territori e sulle azioni di prevenzione adottate sono gestite dalle strutture territoriali di protezione civile, in contatto con le quali il Dipartimento seguirà l’evolversi della situazione.

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Genoa-Napoli, le ultime sulla formazione azzurra: Sarri cambia ancora

Archiviata la pratica Bologna sabato sera al San Paolo, il Napoli torna subito in campo contro il Genoa a Marassi per il turno infrasettimanale della quinta giornata di Serie A.
Napoli in grande spolvero che, complice la sconfitta della Juventus contro l’ Inter e quella della Roma contro la Fiorentina, viaggia in solitaria in vetta alla classifica. È vero, siamo solo all’ inizio della stagione ma i numeri parlano di una squadra ancora imbattuta in campionato, detentrice del miglior attacco con 12 reti messe a segno. Ma guai ad abbassare la concentrazione, lo sa bene Maurizio Sarri che dovrà centellinare le forze in vista di tre partite in soli sette giorni: dopo il Genoa a Marassi domani sera, sabato è atteso il Chievo al San Paolo mentre mercoledì sarà la volta del Benfica in Champions League. Tecnico partenopeo costretto nuovamente a mischiare le carte contro un avversario e su un campo che si sono rivelati particolarmente ostici negli ultimi anni.

LE ULTIME SUL NAPOLI – L’ unica certezza è il modulo, consueto 4-3-3. Per il resto tanti i dubbi di formazione a cominciare dalla difesa dove Maksimovic potrebbe far rifiatare uno tra Albiol e Koulibaly. Sulla sinistra c’è Ghoulam al posto di Strinic. A centrocampo torna dal primo minuto Allan, possibile panchina per capitan Hamsik mentre si va per la conferma di Zielinski e Jorginho. In attacco l’ intoccabile sembra essere il solo Callejon, solite staffette Mertens-Insigne e Milik-Gabbiadini con il belga e il polacco favoriti. Occhio a Giaccherini e a Diawara che potrebbero avere una chance a gara in corso, Chiriches unico indisponibile. Di seguito il probabile undici titolare.
Napoli(4-3-3): Reina; Hysaj, Koulibaly, Maksimovic, Ghoulam; Allan, Jorginho, Zielinski; Callejon, Milik, Mertens.   All. Sarri

 

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‘Dopo di noi’ dovrebbe garantire protezione, cura e assistenza ai disabili gravi

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“ Dopo di noi ” è la legge – approvata di recente – che dovrebbe garantire protezione, cura e assistenza ai disabili gravi anche dopo la morte dei genitori. Un provvedimento da paese civile. Peccato però che non riordini i frammentati servizi sanitari e assistenziali. E la sua attuazione si preannunci complicata.

“Dopo di noi”, buone intenzioni di scarsa efficacia*

La cosiddetta legge “Dopo di noi” dovrebbe garantire protezione, cura e assistenza ai disabili gravi, anche dopo la morte dei genitori. Ma non rimedia all’attuale frammentazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali. E la sua attuazione è minata da tempi incerti e percorsi complessi e tortuosi.

Legge con diversi limiti

La legge n. 112/2016, cosiddetta “Dopo di noi”, sulla “assistenza, cura e protezione” dei portatori di disabilità gravi non causate da naturale invecchiamento o patologie senili, è finalizzata a consentirne la progressiva presa in carico da parte delle strutture pubbliche “già durante l’esistenza in vita dei genitori” – in vista della loro scomparsa o del momento in cui non siano più in grado di fornire “adeguato sostegno”. Punta anche a evitare il ricovero dei disabili in appositi istituti, mediante, tra l’altro, soluzioni alloggiative di tipo familiare e di co-housing.
La normativa è un importante segnale di attenzione verso questi soggetti “fragili”. Tuttavia, sussistono alcune perplessità.
Già dalla relazione tecnica alla legge emerge la difficoltà di individuare con sufficiente precisione la platea dei disabili destinatari della disciplina. Non si predispongono infatti strumenti utili a una necessaria “ricomposizione conoscitiva” mediante l’utilizzo di sistemi informativi inter-istituzionali che siano in grado non solo di quantificare i soggetti interessati, ma anche di registrare le loro esigenze e gli interventi di cui sono oggetto. Peraltro, l’indeterminatezza del numero dei beneficiari rende arduo valutare la congruità delle risorse stanziate.
Le misure per il “dopo di noi” andranno inserite nel cosiddetto progetto individuale del portatore di handicap, che già viene redatto da comune e Asl per il “durante noi” (legge 328/2000). L’apprezzabile tentativo di sintesi in un unico documento non rimedia, tuttavia, all’inefficiente frammentazione degli attuali servizi sanitari e socio-assistenziali per i disabili, sia nelle prestazioni fornite (trasferimenti finanziari, supporto domiciliare, riabilitazione, centri diurni) sia nei soggetti erogatori (Asl, Inps, comune o altro). Inoltre, la nuova legge non prevede una figura che – specie in mancanza dei genitori ed eventualmente di altri familiari – si assuma la responsabilità del progetto complessivo, coordinando i vari enti coinvolti e verificando l’assolvimento dei rispettivi compiti.
In sintesi, l’assenza di un sistema informativo adeguato, di una effettiva integrazione fra tutti gli operatori coinvolti e di un’attività di monitoraggio e valutazione degli interventi costituisce una criticità rilevante.

Le difficoltà di attuazione

A ciò si aggiunga che le finalità indicate dalla legge andranno individuate specificamente nell’ambito di cosiddetti obiettivi di servizio, i quali rappresentano una mera soluzione transitoria in attesa della determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (Leps). Tuttavia, a differenza di questi ultimi, gli “obiettivi” non conferiranno il diritto esigibile alle prestazioni, le quali resteranno condizionate alla capienza del Fondo istituito dalla legge stessa. E poiché non è prescritto un termine entro cui fissare i Leps, il regime di assistenza per il “dopo di noi” rischia di rimanere indefinitamente provvisorio, minando una progettualità credibile, capace cioè di fornire ai disabili garanzie certe e politiche stabili nel tempo.
Il rischio è accentuato dal fatto che l’attuazione della legge n. 112/2016 viene rimessa a una serie di provvedimenti da adottare con il concorso di molteplici attori ed entro scadenze difficili da rispettare o addirittura imprecisate. Per esempio, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge (25/6/2016), il ministro del lavoro, di concerto con quello dell’Economia, previa intesa in Conferenza Stato-regioni, stabilisce gli “obiettivi di servizio”; nello stesso termine i medesimi soggetti, più il ministro della Salute, individuano i requisiti per l’accesso al Fondo, da ripartire tra le regioni in base a un ulteriore decreto del ministro del Lavoro da emanare entro sei mesi. Nessuna scadenza è invece fissata per la definizione dei Leps, né per la deliberazione da parte delle regioni degli indirizzi di programmazione e dei criteri e delle modalità di erogazione dei finanziamenti.
Intanto, la scadenza di sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge per l’emanazione del decreto del ministro dell’Economia, di concerto con il ministro del Lavoro, in attuazione dell’articolo 6 è già stata disattesa. Peraltro, oltre ai tempi della decretazione, quelli tecnico-amministrativi per il trasferimento dei fondi alle Regioni potrebbero ritardare interventi concreti.
Dal 2017 la disciplina dispone, poi, anche benefici fiscali per erogazioni private, polizze assicurative, trust e soluzioni similari: la copertura delle agevolazioni connesse a questi strumenti, utilizzabili in prevalenza da chi si trova in situazioni di agiatezza economica, sottrarrà risorse a disabili più svantaggiati.
C’è da dubitare dunque che legge n. 112/2016 possa garantire “il benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia” dei più fragili, in attuazione dei principi della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Per il “dopo di noi” è essenziale che certe espressioni normative non restino soltanto una formula vuota.

* Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono l’istituzione per cui lavora.

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lavoce.info/“Dopo di noi”, buone intenzioni di scarsa efficacia* (Vitalba Azzollini)

Juve Stabia, in tribuna anche un amico del pres. sett. giovanile Andrea De Lucia

Ecco di chi si tratta

In occasione della gara interna vinta dalla Juve Stabia di Gaetano Fontana, allo stadio Romeo Menti di Castellammare di Stabia, contro il Siracusa, in tribuna era presente anche Antonio Nuzzo, presidente della Nerostellati Frattese. Nel pomeriggio, forte dell’amicizia che lo lega con il presidente del settore giovanile delle Vespe, Andrea De Lucia, era stato in tribuna a Frattamaggiore per assistere al match vittorioso del proprio club contro la Turris, e al suo fianco c’era proprio sia Andrea De Lucia che il direttore Alberico Turi. Imprenditori casertani appassionati delle Vespe, forte anche del rapporto solido che ha portato Mario Marotta in maglia gialloblè e alcuni giovani stabiesi in maglia invertita.

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Torna alla ribalta l’idea “fascicolo del fabbricato” anche per prevenire un sisma

Con i crolli e i morti di Amatrice e di altri 17 comuni, torna alla ribalta l’idea “fascicolo del fabbricato”, un documento con tutte le informazioni amministrative e tecniche relative a ogni immobile. Impopolare perché costoso se applicato all’esistente. Realizzabile se varrà solo per le nuove costruzioni.

Quel documento che serve anche per prevenire un sisma

Nel fascicolo del fabbricato sono riportati dati e informazioni principali su progettazione, struttura e diverse componenti di un immobile. Chi ha provato a introdurlo non ha avuto fortuna, ma ora ci prova Milano. E forse è il momento che il governo proponga uno schema valido per tutto il paese.

Cos’è il fascicolo del fabbricato

Con i crolli e i morti di Amatrice, e degli altri diciassette comuni, si è ripreso a discutere del fascicolo del fabbricato. Cerchiamo di capire cos’è e perché non è stato finora introdotto.
Il fascicolo del fabbricato è un documento nel quale sono riportati i dati e le informazioni principali relative alla progettazione, alla struttura, alle diverse componenti statiche, funzionali e impiantistiche di un immobile. Serve in sostanza a far conoscere meglio come è fatta una scuola, una palestra, una casa o un capannone. Vi possono essere riportati i dati amministrativi, relativi per esempio al permesso di costruire, ma anche informazioni più strettamente tecniche. La sua lettura potrebbe consentire a chi acquista una casa, anche in un condominio, di sapere, per esempio se la struttura è in muratura portante o in cemento armato; l’esito delle prove di compressione della malta cementizia con la quale sono stati riempiti i pilastri e fatti i solai; il diametro dei tondini di ferro usati per armare quei pilastri; dove passano i tubi dell’acqua, del gas, del riscaldamento e i fili dell’elettricità; che materiali sono stati usati; qual è la trasmittenza termica dei vetri e il consumo di energia necessario per riscaldare e rinfrescare l’immobile.
Il libretto non garantisce, ovviamente, che le case non crollino se la terra traballa. È un po’ come il libretto di istruzione dell’automobile: averlo non evita di sbattere contro un muro, ma spiega di che manutenzione ha bisogno la macchina, dove mettere l’olio o l’acqua per il tergicristallo e come cambiare una ruota.
Il fascicolo del fabbricato può risultare utile non solo nelle emergenze, ma anche nell’ordinaria gestione dell’immobile e quando vi è necessità di opere di manutenzione e ristrutturazione oppure di riparare qualche guasto.

Le obiezioni

Senza alcuna fortuna, hanno provato a introdurlo alcune regioni. Le loro norme non sono mai entrate in vigore perché sono state annullate dal Tar oppure perché sono state abrogate delle stesse regioni per non affrontare un giudizio di legittimità costituzionale a seguito dell’impugnazione da parte del governo. Da ultimo è successo, nel 2014, alla legge della Regione Puglia, contro la quale ricorse la presidenza del Consiglio dei ministri. Secondo il governo, la normativa regionale avrebbe aggravato il procedimento per il rilascio del certificato di agibilità per le nuove costruzioni, reso più complessi i procedimenti amministrativi in contrasto con l’esigenza di semplificazione. Inoltre con il libretto si “impongono ai privati oneri non necessari e comunque sproporzionati ed eccessivamente gravosi (che comportano anche a carico dei proprietari di più modeste condizioni economiche la necessità di ricorrere a una pluralità di professionisti) – si pongono altresì in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione, sotto il profilo delle disparità di trattamento e del principio di ragionevolezza, e con l’articolo 42, secondo comma, Costituzione, in quanto impongono limiti alla proprietà privata, che non appaiono necessari ad assicurarne la funzione sociale”.
Al di là delle argomentazioni giuridiche, le obiezioni mosse alle leggi regionali, anche dalle associazioni della proprietà immobiliare, riguardano la previsione della necessità del libretto per il patrimonio esistente e la facoltà attribuita ai comuni di renderlo obbligatorio, nei casi in cui ciò non fosse stato già previsto per legge.

La scelta di Milano

I proprietari degli immobili esistenti temono che, oltre a pagare ingegneri e architetti per la redazione del fascicolo, possano essere anche obbligati a realizzare gli interventi edilizi che dovessero risultare necessari dalla ricognizione fatta dai tecnici: non tutti hanno i soldi necessari.
Forse anche per fugare questi timori, il comune di Milano ha previsto l’obbligo del fascicolo solo per gli edifici di nuova costruzione e per quelli oggetto di sostituzione o ristrutturazione edilizia e ampliamento. Contro la norma è stato proposto ricorso al Tar da un’associazione della proprietà immobiliare.
Una sua conferma potrebbe fare da apripista ad altri sindaci, con il rischio di avere migliaia di modelli di fascicolo, salvo poi, tra qualche anno, caricarsi di una fatica di Sisifo per creare un modello unico, come sta succedendo ora per i regolamenti edilizi comunali. Per evitarlo sarebbe meglio che il governo, anche nell’ottica della semplificazione, proponesse uno schema unificato di libretto del fabbricato per le nuove costruzioni.
Un’ipotesi limitata come questa non dovrebbe dispiacere neanche alle imprese di costruzione. In mancanza di un’iniziativa governativa, le loro stesse associazioni di categoria potrebbero promuovere volontariamente l’introduzione del libretto, che diverrebbe un fattore di competitività, perché aiuta a rendere trasparente il livello qualitativo della costruzione.

RAFFAELE LUNGARELLAlungarella

Raffaele Lungarella, laureato in scienze statistiche ed economiche, è stato docente a contratto di economia applicata nell’università di Modena e Reggio Emilia, dove è stato anche cultore della materia di economia politica. Ha diretto il nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della regione Emilia-Romagna; dello stesso ente è stato responsabile dei servizi politiche abitative e lavori pubblici. È stato anche responsabile del servizio finanziamenti per l’innovazione tecnologica di una società finanziaria. Ora è in pensione.

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vivicentro/Torna alla ribalta l’idea “fascicolo del fabbricato” anche per prevenire un sisma
lavoce.info/Quel documento che serve anche per prevenire un sisma (Raffaele Lungarella)

Rebus Albiol: il Napoli gli offre il rinnovo, ma c’è un problema

Albiol-Napoli, il Mattino sul rinnovo

Secondo quanto riporta il Mattino, il Napoli, dopo il rinnovo di Koulibaly, Gabbiadini e Hysaj, starebbe lavorando per risolvere anche la questione relativa ad Albiol. La moglie del calciatore vorrebbe ritornare a casa, a Valencia, ma il difensore sarebbe affascinato dalla proposta di ADL di un contratto da tre anni più opzione per il quarto. Da una parte la Spagna e dall’altra il Napoli.