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REFERENDUM – Il Sì è in vantaggio ma la fiducia personale per Renzi è al 33%

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Dal barometro di Nicola Piepoli una notizia in chiaroscuro per il premier: il Sì è in rimonta ma la sua fiducia personale è al 33% ma il premier Renzi, durante la visita-maratona a Torino, dichiara: “Se perdo il referendum cambio mestiere”. E’ una frase che descrive l’approccio al voto del 4 dicembre. “Il referendum è l’ultima occasione per cambiare le cose”, spiega nell’intervista pubblica a Massimo Gramellini. Da registrare il feeling con la sindaca Chiara Appendino, con cui ha parlato di politica e G7 pranzando con caviale di tartufo.

Il sondaggio – La sfida di Renzi parte dal 33%. Mentre il Sì rimonta e passa in vantaggio

Piace l’abolizione del bicameralismo perfetto, bocciato il Senato non elettivo

La fiducia degli italiani nel premier Renzi resta attorno al 33 per cento, quella nel governo appena un punto sopra. La tendenza non si inverte. In compenso, la partita del referendum è apertissima, con il Sì che rimonta puntando su alcuni punti della riforma, che suscitano largo consenso.

Verso il voto  

Di eventi futuri che dominano il pensiero degli italiani (la ricerca è stata eseguita da Istituto Piepoli su campioni settimanali rotativi di 500 casi, rappresentativi della popolazione degli elettori) ce n’è solo uno: il referendum del 4 dicembre. Dal punto di vista formale si conferma il No, che è al 54% mentre i Sì sono al 46%. Tuttavia chi è abituato come me a fare test di prodotto è giunto a una conclusione un po’ diversa. Abbiamo sottoposto infatti agli italiani le varie aree referendarie contenute nel quesito che sarà proposto nella scheda elettorale. In sintesi, delle 8 parti in cui abbiamo suddiviso il quesito referendario, ben 6 ottengono la maggioranza assoluta dei Sì, e solo 2 ottengono una netta sconfitta, cioè un No da parte degli elettori. Quindi, nel caso in cui si spezzetti il referendum e si approvino o disapprovino le singole parti dello stesso, il risultato finale è marginalmente favorevole al Sì: il 47% approva il referendum contro il 46% che lo rifiuta.

La distanza è irrisoria. L’unica cosa altamente probabile è una forte partecipazione degli elettori alla prova. La nostra previsione è di una presenza al referendum di 30 milioni di italiani.

Il mondo del potere  

Dall’inizio di aprile, Renzi naviga sotto il 40% nella fiducia degli italiani. Quanto alla compagine ministeriale, tiene bene alla botta del tempo, anche se i Top 10 sono cambiati: nella prima epoca del governo erano sostanzialmente donne e adesso sono tutti uomini; la prima delle donne, Roberta Pinotti, compare infatti al sesto posto. La consuetudine di leader dei ministri si materializza in Graziano Delrio e l’ultimo della classe è, dall’inizio del governo, Angelino Alfano. In ogni modo, nel complesso, questo governo ha una popolarità più costante e dimostra di essere «più squadra» rispetto ai cinque governi precedenti.

Ma cosa ha fatto di buono questo governo? Lo abbiamo chiesto agli elettori e loro puntualmente ci hanno risposto che tra i provvedimenti del governo Renzi detiene la palma il bonus di 80 euro in busta paga per i lavoratori dipendenti e per quelli a progetto. Seguono, in termini di preferenza, i tagli alla spesa pubblica e il taglio del 10% dell’Irap. Anche la riforma del lavoro, il Jobs Act e gli incentivi connessi alle assunzioni a tempo indeterminato completano l’area di maggior gradimento da parte dell’opinione pubblica. Quindi, più lavoro e meno tasse: queste sono le cose che valgono per la gente. Il resto è silenzio.

Il Quirinale  

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si fa poco sentire dalla gente soprattutto confrontandolo con l’attivismo del suo predecessore Giorgio Napolitano. La sua patente ritrosia a comparire non tarpa le ali alla sua immagine che è piuttosto alta: 6 italiani su 10 si dichiarano contenti della sua presenza al Quirinale. E’ ben vero che qualche punto, attraverso i mesi di gestione del ruolo di Presidente, Mattarella l’ha perso. Ma è sempre costantemente superiore a Scalfaro che aveva una media di 54/55% e non è lontano dagli ultimi momenti di Napolitano che qualche volta, come Ciampi, ha goduto del punteggio di solito riservato ai Re (oltre l’80%).

Le istituzioni  

Chi resta oltre al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio Renzi e ai suoi ministri? Ben poco secondo l’opinione pubblica, che infatti assegna punteggi bassi o in discesa persino a Luigi Di Maio (che in quest’ultimo mese ha perso alcuni punti in termini di fiducia). Quanto agli altri, il 27% assegnato a Beppe Grillo, il 21% assegnato a Matteo Salvini e il 14% assegnato a Silvio Berlusconi sono piuttosto poco: un’opposizione all’attuale governo è tutta da costruire, e senza un’opposizione seria, un governo serio perde colpi.

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Higuain? La clausola l’ha messa De Laurentiis…

Questo quanto riferisce il quotidiano

Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha definito poco elegante la mossa, fatta dalla Juventus, del pagare interamente la clausola rescissoria in estate per acquistare Gonzalo Higuain. Tuttosport lo bacchetta: “Singolare che un imprenditore come il presidente del Napoli non si renda conto che la clausola rescissoria è stata da lui medesimo imposta a piè pagina del contratto che legava Higuain al Napoli. Ora sarebbe come se il concessionario di automobili di lusso definisse inelegante l’acquirente che, previo pagamento del prezzo fissato, si portasse a casa una delle migliori vetture in esposizione”.

‘Il referendum è l’ultima occasione per cambiare le cose’, parola di Renzi

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“Il referendum è l’ultima occasione per cambiare le cose”, spiega nell’intervista pubblica a Massimo Gramellini. Da registrare il feeling con la sindaca Chiara Appendino, con cui ha parlato di politica e G7 pranzando con caviale di tartufo. Dal barometro di Nicola Piepoli una notizia in chiaroscuro per il premier: il Sì è in rimonta ma la sua fiducia personale è al 33%. Ma intanto lui dichiara: “Se perdo il referendum cambio mestiere”.

Il salto senza rete di Renzi

Oltre al riconosciuto talento teatrale che fa di lui un conferenziere di alta gamma, il Renzi con cui ho conversato ieri in pubblico a Torino mi ha trasmesso una sensazione anomala per un presidente del Consiglio. Come di uno che si batte per vincere con tutte le sue forze, ma ha già messo in conto la sconfitta. Non so se si tratti di una tecnica psicologica appresa dai guru di Obama, ma l’uomo del Sì non sembra un politico impegnato in una delle numerose battaglie della sua carriera, una di quelle che si possono vincere o perdere, tanto alla peggio si rimane fermi un giro e si ricomincia. Nel caso in cui gli italiani gli sbattessero la porta del referendum in faccia, Renzi andrebbe a casa davvero. E non per cambiare ruolo, ma mestiere.

Sembra assurdo che un premier di appena 42 anni sottoponga a plebiscito la sua auto-rottamazione precoce su una faccenda di regole importanti ma fredde, invece che su una riforma di forte impatto emotivo come quelle del lavoro e della scuola. Ma ora non può più tirarsi indietro. Anche perché il voto del 4 dicembre non riguarderà la riforma costituzionale, di cui la maggioranza degli italiani ha capito ben poco. «Ti fidi ancora di Renzi più che dei suoi rivali?». Questa è la vera frase che sta scritta sulla scheda e a cui gli elettori dovranno rispondere Sì o No. Lui lo sa perfettamente, perciò va in battaglia senza piani di riserva. La sua è una debolezza talmente ostentata che potrebbe trasformarsi in un punto di forza.

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Renzi: referendum ultima occasione per il Paese. Se perdo cambio mestiere

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“Se perdo il referendum cambio mestiere”. A dirlo è il premier Renzi durante la visita-maratona a Torino. E’ una frase che descrive l’approccio al voto del 4 dicembre. “Il referendum è l’ultima occasione per cambiare le cose”, spiega nell’intervista pubblica a Massimo Gramellini. Da registrare il feeling con la sindaca Chiara Appendino, con cui ha parlato di politica e G7 pranzando con caviale di tartufo. Dal barometro di Nicola Piepoli una notizia in chiaroscuro per il premier: il Sì è in rimonta ma la sua fiducia personale è al 33%.

Renzi: se perdo cambio mestiere

Il premier: referendum ultima occasione per il Paese. L’Ue apre sulla flessibilità

TORINO – «La partita non è facile» ammette. Eppure «una vittoria del no vuol dire buttare via l’ultima occasione in trent’anni per cambiare le cose». Alla fine della giornata torinese, dopo aver dribblato l’argomento sia durante l’incontro con gli imprenditori sia nella visita allo stabilimento della Thales Alenia Space, per Renzi arriva il momento di affrontare il referendum. Si parte da un dato di fatto: dall’Ungheria alla Colombia, passando per la Brexit, quando si è andati al voto ha vinto il rifiuto per chi sta al governo. Il premier lo sa, «è un tema impressionante. Però io non ho paura dei miei concittadini e non ho paura della democrazia» dice nell’intervista pubblica con Massimo Gramellini all’Unione Industriale.

Sulla data del 4 dicembre la stampa internazionale continua ad allungare ombre: dopo Cameron, Renzi sarà la nuova vittima scriveva ieri il Guardian, che s’aggiunge a Financial Times e Wall Street Journal. Renzi taglia corto: «Credo non abbiano mai avuto una perfetta percezione dei problemi italiani». Gli industriali in platea, invece, sì. Si sono lamentati, ma ora applaudono quando il premier rivendica le misure economiche, dagli 80 euro «non sono una mancia», dice, agli sconti per chi investe passando dall’abolizione dell’Imu sulla prima casa e il Jobs Act. «Abbiamo fatto un sacco di errori, però le cose si stanno muovendo». E «criticare è bello, ma è più bello sporcarsi le mani e provare a cambiare». È una frecciata ai nemici interni – «D’Alema? Non penso che possa aprirsi una fase di duello con lui, mi piacerebbe confrontarmi con Berlusconi» – ma anche «ai leoni da tastiera» che una volta al governo si trovano in difficoltà. Riferimento chiaro al caso Raggi e agli affanni romani dei Cinque Stelle, e il premier puntualizza: «Non parlo di questa città».

Il patto per Torino  

A Torino, infatti, il barometro dei rapporti con la sindaca Appendino segna il sereno. I due si sfiorano in mattinata- «Cara Chiara», saluta Renzi dal palco – e il caffè al grattacielo di Intesa Sanpaolo si trasforma in un pranzo. C’è feeling e, sul tavolo, argomenti pesanti: dal G7 dell’Industria, che il prossimo anno sarà sotto la Mole, ai fondi per lo sviluppo delle infrastrutture. «L’incontro è andato bene, abbiamo parlato del patto per Torino. Sul modello di quello di Milano immaginando qualcosa per la nostra città», sorride la sindaca, che dà del «tu» agli industriali e, davanti al ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, rilancia l’idea delle «free tax area».

La nuova Leopolda  

Prima il premier era passato alla scuola del Cottolengo, «uno dei luoghi più belli d’Italia» dove tra i maestri e gli educatori promette che «valorizzerà l’insegnamento di sostegno». E poi la tappa alla Thales Alenia Space Italia, il centro simbolo delle attività spaziali, al lavoro su Cygnus e ExoMars, che prepara la missione su Marte del 2020. «Possiamo essere un Paese leader anche nell’innovazione», dice. Ma quello è il futuro. Il presente si chiama referendum: mancano meno due di mesi e per lanciare la volata, al giro di boa – dal 4 al 6 novembre – il presidente del Consiglio si riaffiderà alla Leopolda. Si potrà discutere anche di legge elettorale: «Il ballottaggio per me è giusto. Ma vogliamo eliminarlo? Vogliamo cambiare la legge elettorale? Bene, discutiamone. Ma non mi si dica che l’Italicum è antidemocratico». Mano tesa pure agli elettori dell’opposizione: «Un fracco di gente della Lega e dei Cinque Stelle, quando leggerà il quesito referendario, voterà sì».

L’appoggio di Boccia  

Di sicuro, lo farà la Confindustria. «Al referendum ci auguriamo che vinca il sì perché quando prendiamo una posizione non lo facciamo per un atto formale, ma perché ci crediamo», scandisce il presidente Vincenzo Boccia chiudendo l’assemblea che segna il passaggio di testimone tra Licia Mattioli e Dario Gallina al vertice dell’Unione industriale. Non è la riforma perfetta, ammettono parecchi degli industriali presenti in sala. E lo sa anche il premier. «In futuro – dice – Ci sarà lo spazio per migliorare e intervenire».

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lastampa/Renzi: se perdo cambio mestiere GIUSEPPE BOTTERO

Rog, che duttilità: Sarri l’ha provato ovunque a centrocampo

I dettagli

Sette gare prima della prossima sosta per le nazionali, dove si può provare a dare spazio a Rog, Diawara e Tonelli. Il Corriere del Mezzogiorno riferisce che “nelle scorse settimane era toccato a Rog, schierato come mediano o a sinistra o a destra, ma lui può giocare anche da trequartista. Per Sarri sarebbe una tentazione giocare con il suo vecchio modulo, ma il 4-3-3 ora non si tocca. Scalpitano i nuovi, ma anche i vecchi come Mertens”.

Icardi, Wanda Nara: “L’offerta del Napoli meritava rispetto! No al film di De Laurentiis”

Le sue parole

Wanda Nara, agente e compagna dell’attaccante dell’Inter Mauro Icardi, ha rilasciato una lunga intervista al settimanale della Gazzetta dello Sport ‘SportWeek’, della quale viene proposta un’anticipazione da parte del quotidiano: “Inter ed il direttore sportivo Piero Ausilio? Torniamo amici come prima: è un gran professionista. Non si sa a quanti soldi, tantissimi, ha rinunciato Mauro per restare all’Inter e che la Juve ha cercato di prenderlo fino a due minuti dalla mezzanotte del giorno in cui poi ha concluso con Higuain. L’offerta del Napoli era importante e meritava rispetto. De Laurentiis mi aveva proposto un film. Ho detto no: dove trovo il tempo con cinque figli?”.

Decesso Mascolo: avvisi di garanzia a 5 medici e personale del 118

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Sottoposti ad indagine i medici del pronto soccorso, cardiologia e radiologia. Avviso anche per i soccorritori del 118 che non avrebbero fatto l’indispensabile quando sono stati chiamati

Castellammare di Stabia. Michele Mascolo, 31enne stabiese abitante nella zona di Madonna delle Grazie dipendente di una società informatica di Napoli, nella mattinata di mercoledì scorso, 5 ottobre 2016, si era recato al pronto soccorso lamentando dolori all’addome. Dopo le visite e gli esami i medici gli diagnosticarono una semplice colica addominale per cui fu dimesso senz’altre attenzioni o cure ed invece, stando a quanto accaduto in poche ore, ben diversa doveva essere il suo stato reale. Dopo appena 6 ore, infatti, Michele fu costretto a tornare nuovamente al pronto soccorso lamentando dolori ancora più forte ma ormai, a quanto sembra, era già tardi tanto che morì prima ancora di poter completare nuove visite e controlli per quello che, a posteriori, appare possa essere stato, presumibilmente, un infarto addominale.

Oggi si è avuto un primo sviluppo nelle indagini a seguito delle quali, sia pur per quello che viene definito come “atto dovuto” dalla Procura di Torre Annunziata, detentrice del caso, sono partiti 5 avvisi di garanzia nei confronti dei cinque medici intervenuti nei due ricoveri ed anche nei confronti del personale del 118 che aveva prestato i primi soccorsi ed il trasporto al Asan Leonardo.

Intanto, dall’Asl NA 3 Sud fanno sapere che i medici intervenuti avrebbero osservato con professionalità il protocollo e disposte, ed effettuati, tulle le analisi e gli esami di rito e che pertanto, gli stessi, sono a disposizione della magistratura per qualunque chiarimento.

Dopo le “formalità” d’uso si è ora in attesa dell’esito dell’autopsia che sarà effettuata domani pomeriggio e che potrà stabilire, con precisione, le cause del decesso.

Modugno: “58 mln per Koulibaly? L’avrei impacchettato e mandato via”

Modugno ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli, è intervenuto il giornalista Francesco Modugno, che ha dichiarato: “Koulibaly, a 58 milioni di euro, l’avrei impacchettato e portato a Londra. Ha dei mezzi straordinari, è potente e prepotente, è un giocatore che, se raffinato ulteriormente, fa la differenza. Ma a quei soldi si vende. Il Napoli ha avuto una grandissima forza nel trattenerlo, la permanenza è condizionata anche dalla cessione di Higuain”.

Alvino: “Mertens il più in forma, ma Lorenzo Insigne…”

Alvino ai microfoni di Radio Goal

Ai  microfoni di Radio Goal, è intervenuto Carlo Alvino, giornalista di Tv Luna, che ha dichiarato: “Mertens? Sta meglio di Insigne mentalmente e fisicamente, ma la bravura del Napoli sta nell’avere un sostituto come Insigne, un fior fior di giocatore. Il club sta provando ad allargare il concetto dei co-titolari in ogni ruolo, in questo modo si arriverà al top”.

Ancora su sostegno e carenza docenti

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Carlo Braga, dirigente del “Salvemini” di Casalecchio di Reno, dove erano stati trasferiti 18 docenti di sostegno,  si ritrova senza 17 di questi che hanno ottenuto l’assegnazione provvisoria per cui si trova nei problemi ma anche con una logica distorta e, a quanto sembrerebbe, disconnessa tanto da fargli dire ai genitori dei disabili di tenerli a casa sino alla nomina dei supplenti. In seguito il dirigente in questione, ha respinto le accuse affermando, all’agenzia Ansa, di non aver detto di tenere a casa gli allievi ma di valutare, nel caso di studenti con problemi gravissimi, la possibilità di lasciarli a casa, qualora la mancanza dell’insegnante di sostegno potesse destabilizzarli. Grande arrampicatore di specchi, quindi. Ma poi, ancora non contento, ed ancora disconnesso, alla domanda “se tutto ciò sia dovuto alla buona scuola”, risponde:

“No. La ‘Buona scuola’ ha garantito diritti e stabilizzato posti di lavoro. Il problema è stato garantito ai docenti di lasciare il posto di lavoro con varie motivazioni. Ora, visto che i contratti sono triennali, questo problema rischia di ripetersi anche nei prossimi due anni”.

Il tutto, riportato anche su Orizzonte Scuola, invece di sopire l’increscioso svarione, ha attizzato ancor più il fuoco e sollecitati commenti infuocati tra i quali citiamo quello che abbiamo ricevuto dal Prof. Giuseppe Vollono  che vi riportiamo a seguire:

Il dirigente in questione non dicesse Stupidate (per parlar pulito)! O crede che gli alunni H del nord abbiano più diritti di quelli del sud? Il fatto è che mancano docenti specializzati, ma fra un po’ ci penserà Faraone a riformare il sostegno abbassando ancora di più il numero dei docenti specializzati affidando alcune tipologie di disabilità alle “cure” dei collaboratori scolastici!

Queste illazioni sono tutte Stupidate (per parlar pulito) – continua il Dott. Vollono – alle quali bisogna rispondere a muso duro!

Gli anni scorsi come hanno mandato avanti le scuole questi DS? Al sud i docenti di sostegno hanno da sempre occupato queste cattedre dell’organico di fatto! Io ho chiesto in tutti i modi di essere assunto e poi trasferito su posto di sostegno, perché in 14 anni d’insegnamento avevo insegnato per ben 10 anni su posto di sostegno, ma l’algoritmo mi ha prima assunto e poi trasferito su C310!

Ho chiesto API anche su sostegno, ma ancora una volta l’ho ottenuta su C310! Intanto i miei ragazzi H di Scampia chiedevano di me e non volevano più andare a scuola non avendomi visto a scuola nei primi giorni! E ora hanno dato queste cattedre anche a chi non si è voluto specializzare perché affatto interessato a questo tipo d’insegnamento! E nel frattempo restano ancora cattedre scoperte! Uno schifo totale! Quindi non è vero che al sud ci sono più docenti che alunni, ciò sarà vero per qualche classe di concorso o ordine di scuola, e se pure è così lo dobbiamo alla mancanza del tempo pieno e al fatto che non si vuole eliminare il problema delle classi pollaio! 

#LaBuonaSòla! ?
COLLEGATE:
Il Prof. Giuseppe Vollono a TV LUNA

ATTUALITÀSUD – OPINIONI

Buona scuola? No, mala scuola!: l’odissea di un Prof (VIDEO)

docenti bruciano titoli

SUD – CRONACA

Napoli, i docenti bruciano in piazza i titoli di studio – VIDEO (Giuseppe Vollono)

Dopo l’approvazione alla Camera dell’articolo 9 (“Chiamata diretta dei Presidi”), questa sera (ndr: ieri sera, 19 Maggio 2015)…

COMUNICATO AS ROMA – Rescissione consensuale del contratto con Sabatini. Il ds sarà Massara

NOTIZIE AS ROMA – È arrivata l’ufficialità di una notizia che circolava già da mesi nell’ambiente romanista: Walter Sabatini non è più il direttore sportivo della AS Roma. A comunicarlo, è stata direttamente la società giallorossa con un comunicato diffuso sul proprio sito ufficiale. Questo il testuale della nota:

“L’AS Roma e Walter Sabatini annunciano di aver deciso di terminare consensualmente il loro rapporto lavorativo con effetto a partire da domani, 7 ottobre 2016.

L’AS Roma ringrazia Walter Sabatini per il lavoro svolto in questi cinque anni e gli augura il meglio per il futuro.

“Vorrei ringraziare Walter per quello che ha fatto per la Roma e per la sua dedizione nei confronti del nostro Club – ha affermato il Presidente dell’AS Roma James Pallotta -. Vorrei anche ringraziarlo per tutto quello che ho imparato da lui. Smetti di fumare per favore!”.

La direzione sportiva verrà affidata a Frederic Massara.

Claudia Demenica da asroma.com

 

Galli: “La differenza è che se i bianconeri non giocano bene vincono lo stesso”

Le parole di Giovanni Galli

L’ex portiere del Napoli, Giovanni Galli, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Radio Crc nel corso di Si gonfia la rete, parlando del campionato in corso: “L’unico avversario della Juventus in Italia è la Juventus stessa. I bianconeri in campionato partono avvantaggiati e anche se giocano male vincono lo stesso. La prova è stata la partita contro il Palermo, la Juve ha fatto una partita disastrosa ma con un solo tiro in porta è riuscita a vincere. A differenza della Juventus il Napoli si deve impegnare e deve giocare bene per vincere”.

Ranieri: “Sarri è onesto, le sue parole sulla Juve sono vere, ma c’è una cosa che non dice”

Le parole dell’allenatore del Leicester

L’attuale allenatore del Leicester, Claudio Ranieri, ha rilasciato alcune dichiarazioni in occasione del Premio Mecenate. L’ex mister di Juve e Napoli ha parlato in particolare delle dichiarazioni di Sarri sul campionato: “La Juve è una squadra che da anni semina bene e raccoglie meglio. Le parole di Sarri sui bianconeri? Dice la verità, ma io so che dentro di se lui sta pensando a tutto pur di sconfiggere la Vecchia Signora. La Juventus adesso è di un altro pianeta, ma il Napoli ci proverà fino alla fine, ne sono certo”.

La Chieti calcio femminile pronta al riscatto sabato contro il Como

Stamattina presso il Caffè Letterario “Il Duca Minimo” di Chieti Scalo è stata presentata alla stampa la prima partita casalinga della Chieti Calcio Femminile.

Si giocherà sabato 8 ottobre alle ore 15.00 allo Stadio “G. Angelini” contro il Como.

Sarà un match importante per le neroverdi pronte a riscattare la sconfitta subita al debutto con le Campionesse d’Italia del Brescia.

Alla conferenza erano presenti il Mister Lello Di Camillo e il difensore Giada Di Camillo che hanno parlato delle difficoltà di questa partita tornando anche ad analizzare la sconfitta di Brescia nei suoi aspetti positivi e negativi.

“Sabato sarà una partita importante per la squadra soprattutto per il fatto che dopo seguiranno due settimane di sosta – spiega Mister Di Camillo – e quindi lavorando quindici giorni senza giocare l’umore può cambiare a seconda del risultato che faremo: sarebbe ben diverso avere zero punti dall’averne uno o tre, avendone tre si lavorerebbe con stimoli migliori, perdendo sarebbe invece dura.

Conoscevamo molto meglio il Brescia, avevo potuto studiare abbastanza bene la partita. Con il Como ho avuto meno materiale a disposizione da analizzare, ma mi sembra di aver capito dove potrebbero avere problemi. Voglio che la squadra mi confermi quanto di buono ha fatto nella prima parte del match a Brescia, ma non tanto sotto l’aspetto tecnico – tattico, quanto su quello dello stimolo a raggiungere il risultato, la parte tecnico – tattica sarà smussata strada facendo. In questo momento sto facendo giocare anche un paio delle mie ragazze fuori ruolo per questioni di rosa, sarebbe servita almeno una ragazza in più, ma questa non è una scusante. Credo infatti che questa squadra sia già pronta per salvarsi, sarà il campo poi a dire dove potremo arrivare. Per raggiungere l’obiettivo bisognerà sempre mantenere la concentrazione giusta durante la stagione”.

Il mister ha rivolto alla fine un appello al pubblico di Chieti: “Noi abbiamo proseguito la linea di lasciare l’ingresso gratuito allo stadio, tutte le nostre antagoniste fanno pagare l’ingresso, noi abbiamo invece fatto un regalo a chi ci vorrà venire a seguire, ora loro devono farci un regalo venendo ad incitarci allo stadio”.

 

Giada Di Camillo ha fatto il punto sulla situazione della squadra e sulla partita che l’aspetta:

“Ripartiamo dai sessanta minuti giocati bene a Brescia; questa settimana abbiamo ricominciato a lavorare già con una mentalità diversa nel senso che  sembriamo più squadra nel giro di pochi giorni. Il mese che siamo state insieme ci ha aiutato tanto, sabato è stata una sconfitta costruttiva. I sessanta minuti positivi ci  hanno fatto bene a livello psicologico e stiamo lavorando con una voglia diversa per vincere e conquistare i primi tre punti dimostrando di dimostrare questa categoria”.

Tornando ancora sul match di Brescia Giada Di Camillo ha ribadito il concetto del cambiamento di mentalità nella squadra: “Gli ultimi trenta minuti di gioco ci siamo disunite fraseggiando un po’ meno e chiudendo meno gli spazi, una compagine forte come il Brescia poteva solo fare tesoro degli errori ingenui che abbiamo commesso. Archiviamo la bella e brutta esperienza allo stesso tempo fatta sabato scorso e guardiamo oltre. Dobbiamo da ora in poi affrontare ogni partita come se fosse uno scontro diretto, conquistare più punti possibile con qualsiasi squadra. Ora conosciamo i nostri limiti, sappiamo dove possiamo spingere di più e dove lavorare meglio. Da questa settimana abbiamo compreso che bisogna pigiare sull’acceleratore senza risparmiarsi, impegnarsi in ogni momento dell’allenamento. Al campo si respira già un’aria diversa”.

Anche Giada Di Camillo chiama a rapporto il pubblico di Chieti, ma non solo:

“Deve essere il dodicesimo in campo, fare cioè la differenza: noi ci stiamo impegnando al meglio cercando di concentrarci sia sulla mentalità che sul fisico per raggiungere il top della forma ed affrontare i prossimi novanta minuti al meglio. Voglio tanta gente di Chieti allo stadio, ma non solo, vorrei che accorressero a vederci da tutta la regione in quanto quest’anno noi abbiamo la responsabilità di rappresentarla nel calcio femminile a livello nazionale nel campionato di Serie A e mi piacerebbe che venissero in tanti da ogni parte d’Abruzzo.

È uno stimolo grande avere un pubblico che dagli spalti si fa sentire”. 


 

 A CURA DELL’Addetto Stampa Chieti Calcio Femminile

Piero Vittoria  

Avv. Maradona: “Domani è attesa un’importante sentenza per Diego”

Le parole del legale del Pibe de Oro

L’avvocato di Diego Armando Maradona, Angelo Pisani, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Club Napoli All News, in onda su Teleclubitalia, parlando della situazione legale dell’argentino: “Domani, dal Tribunale di Napoli ci aspettiamo una sentenza che darà ragione a Diego per quanto riguarda la sua situazione con il fisco italiano. Sentenza che, a mio parere, sarà positiva per noi poiché Diego non ha alcuna colpa”.

Ezio Zingarelli nella contraddizione dell’arte divenuta oggetto di consumo

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MOSTRE – L’artista Ezio Zingarelli * in mostra fino al 17 ottobre alla “Galleria ab/arte” di Brescia, procede in un percorso individuale di grande interesse, dove trova nella tecnica mista il suo stile e la modalità d’espressione pur tenendo come base la pittura, in composizioni dense di forza creativa nella ricerca sull’oggetto trovato trasformato in opera d’arte. Non solo tele, dunque, ma altri supporti e materiali come stoffe, manifesti, giornali, juta, che combina e pennella in mescolanze autonome.

Ezio ZingarelliLa citazione è quella del racconto fin dal titolo della monografia che accompagna la mostra dal titolo: “Ezio Zingarelli e la necessità del reale” (ed. ab/arte, pp. 80). E lo schema è quello storico dell’arte che reclama a sé la vicinanza dell’estetica in una valutazione relazionale. Torna l’imperscrutabile e l’esperienza nell’uso di materiali eterogenei in una sorta di itinerario che ha dato molto al neo dada e al concettuale in cui Ezio Zingarelli interviene stracciando pubblicità e immagini di strada, e allo stesso tempo facendole sopravvivere in un farsi e disfarsi in cui compendiare i protagonisti della sperimentazione visiva degli anni Sessanta del Novecento. Riconfigura, in tal modo, il collage inserendolo nel proprio linguaggio espressivo, per arrivare all’assemblaggio, memore della storica mostra al MoMa di New York in ottobre del 1961 (The Art of Assemblage), e riprende il “papier collé” in un rimando velato ai “reade-mady” e ai “combine painting”, per dare all’arte – dichiara – la vitalità necessaria a introdurvi la vita, e per questo disassembla nel ritrarre la società che distrugge i valori morali.

E’ questa la manipolazione messa in atto da Zingarelli, ed è questo il senso percepito nell’estensione dell’utopia sociale dei nouveaux realiste, raccolti attorno a Pierre Restany, che supera nel divenire stesso dell’opera d’arte, nella distinzione tra artista e cut-up interpretativi, in una varietà letteraria stilistica allorquando frammenta i giornali e li ricompone mischiati in un senso logico per la sua rappresentazione.

Un’arte da leggere? Pure. Perché Zingarelli non dà mai nulla per scontato, finanche per quanto presuppone in un livello di finalità da prendere in esame per i molti aspetti connaturati al razionale, quale sia l’approccio. E l’innesco è quello del dialogo di quelle pagine strappate, in cui sembrerebbe richiamare un quadro di Franco Gentilini che negli anni Trenta del Novecento si autoritrae vestito di ritagli di giornali dai titoli roboanti di successi militari del regime.

Crea, in sostanza, un problema nell’agire secondo la volontà mai gridata del concetto di mimesi della deriva contemporanea che avvicini a un’idea catartica, in una sorta di antropologia della memoria che Ezio Zingarelli pone nei sacchi di juta stratificati a tradurre la mediazione all’indignazione dell’abitudine, nell’era post-postmoderna in cui non si riesce più neanche a scorgere un nuovo mondo. Una soluzione nell’arte come giuntura tra differenze da custodire e la contrapposizione di limitazioni emotive, è l’immediato avvicendamento in uno sguardo pieno delle sue opere, a contrastare l’irrealtà nella saggistica della sospensione dell’incombente: luce e ombra tra visibile e invisibile, incline verso la coscienza come punto di resistenza etica ed estetica. E c’invita a osservare con occhi nuovi la realtà che ci assedia eppure non ce ne accorgiamo, vittime dei mass media e della pubblicità, che non fanno elaborare un modo di vedere questo reale contemporaneo.

Non è così per il nostro autore, che con maggiore avvedutezza proporziona il conflitto nella condizione del dissociarsi, nel passo determinante nello sviluppo di una sperimentazione che conferisca tangibilità, nella confusione politica e sociale che rende tutto elusivo e mette nell’impossibilità di comprendere. Perché c’è l’insicurezza dei giovani, ma c’è anche l’indagine intellettuale che chiede la via per affrontare relazioni umane condivisibili in un momento, anzi in un’epoca, in cui tutto declina.

Pratica analitica nella sua appartenenza all’arte che si nutre di attualità, in mescolanze popolate dai silenzi di questa società. Sono le sue finestre sull’universo alla ricerca di una soluzione culturale con uno sguardo disincantato ma non provocatorio, lontano dalle esperienze ludiche di certa arte contemporanea, non foss’altro per la maturità dell’iniziarsi creativo a sessant’anni, e trovarsi oggi a settanta in un percorso in cui ha bruciato tappe intermedie di riflessioni e di evoluzioni stilistiche. Non è poco. Ma rende possibile essere considerato un “giovane” artista, se al limite dell’età si concede il beneficio del futuro, giacché ha personalizzato la pienezza dell’invecchiare nel confrontarsi non con la consuetudine di giornate vuote, quanto piuttosto con l’investigare alternative nella lettura di libri d’arte. Magari non ha certezze o responsi assoluti – e chi ne ha? – ma li cerca nel discutere con quanti guardano i suoi lavori, e per questo usa titoli di un giornale o righe di testo incolonnate tra cromie che richiamano fiducia e passioni, in risultati che dall’arte molti hanno rimosso.

L’artista Zingarelli, in fin dei conti, incarna il carisma dei precursori in un interesse documentario che svolge come un carteggio sull’oggetto d’uso, per rivendicare l’eredità e l’esigenza dell’uomo incoerente nel consumismo che non riesce a esaurire problematiche e motivi tipici di un contesto italiano. Fa dunque risaltare la finitezza dell’immagine che risulta in contrapposizione all’individualismo in una pittura che potremmo definire corporea, per l’intensità di sintesi in raffigurazioni a traguardo di una crescita interiore oltre il purismo figurativo. E a volte abbonda per quegli interventi successivi a coprire di fatto la visibilità dell’immagine stessa in una densità materica o sotto velature di tulle e carte quasi a rifigurare, in un peso fisico dato da rottami di ferro, la scorta di primordiali allusioni alla violenza economica dell’oro.

La discriminante della cultura contemporanea, infatti, sta nella soggezione al potere che fagocita la lotta individuale e postula la decadenza in un ripiegamento che Zingarelli rifiuta per una storia riposta in ogni carta che recupera e incolla e dipinge in una unità organica che diviene il suo “manifesto”. Da qui l’aggiunta di materiali non cartacei in un dispositivo grafico determinato dal progressivo uso dei supporti (tela, legni, tavole, cartoni) come se fossero muri di colore o, in una operazione posteriore a quella di Rotella, muri da scrostare. In tal senso si possono veder convergere la tecnica e la sintonia con i “frammenti” che assumono policromie di contorno pluriculturali o transculturali, osservando il riconoscimento di principi universali, nel rinnovo di un “Melting pot” che dagli anni Ottanta del XX secolo è ancora oggi attuale.

Sono le opportunità che Zingarelli cede nel dilatare attendibilità differenti in un processo connettivo con il pubblico cui far arrivare il suo messaggio, a indicare un nesso all’opinione nel conseguire una verità presupposta invece che incondizionata. Perché è l’oggetto che descrive e cambia lo scopo insito nell’integrarsi in una trama pittorica che a volte campiona inclinazioni espressioniste-astratte.

Quadri che sono il compendio di un’ambizione rivelativa in creazioni partecipative e comunicative, e sono il filo che lega generazioni d’artisti capaci di farci pensare che l’arte sia ancora in grado di cambiare qualcosa. In questo è nitido il suo intento, e ne sono palesi le ragioni al fine di proiettare condizioni che prescindono da prospettive visive nel vestire di colore i “rifiuti” della produzione capitalistica con l’impiegare materiali della tecnologia moderna, nei contrasti di superfici sfuggenti e mai ferme, pur tuttavia delimitate in strutture conoscibili e determinanti al suo percorso.

Assistiamo, dunque, a coinvolgimenti creativi atti a stimolare atteggiamenti costruttivi nelle attuali difficoltà senza altra risorsa che non la provocazione priva della tradizione con i suoi meriti. Per questo Zingarelli, fuori da etichette di gruppi o movimenti, rivendica la libertà di realizzare proposte non per evadere chissà dove ma per deporre la riconoscibilità nella contraddizione dell’arte divenuta oggetto di consumo non più partecipe della società. Come? Con la sua comunione alla poetica del fare per investire in un ritorno della cultura, e quindi innescare una interdipendenza e un contagio che configuri realtà e visione, quasi un dittico nelle varianti declinate attraverso un filtro letterario. Un artista, finalmente, del terzo millennio, e la riconoscibilità sta nell’occasione di pronunciare i privilegi di un’arte ormai in retroguardia e connotata dalla fine di un contraddittorio come risorsa.

Andrea Barretta

“Ezio Zingarelli e la necessità del reale”, a cura di Andrea Barretta, Galleria ab/arte, Vicolo San Nicola 6, Brescia, dal 17 settembre al 17 ottobre 2016.

Orari: da giovedì a sabato 9,30 – 12,30 e 15,30 – 19,30

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Sostegno, carenza docenti dovuta alla 107/15? No!

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No, alla possibilità data ai docenti di lasciare il posto con varie motivazioni.

SOSTEGNO – La mobilità straordinaria ha avuto, ed ancora, delle conseguenze assai gravi sull’inizio dell’anno scolastico, sugli allievi, soprattutto, disabili.

Alla mobilità, com’è noto, sono seguite le assegnazioni provvisorie, che hanno permesso a migliaia di docenti, trasferiti nelle regioni del Centro-Nord, di rientrare nelle province del Sud.

Come ha prontamente riferito la nostra redazione, i rientri hanno riguardato principalmente i docenti di sostegno, grazie all’attribuzione di migliaia di posti in deroga.

Tra le vittime di tale situazione, ricordiamo ad esempio il “Salvemini” di Casalecchio di Reno, dove sono stati trasferiti 18 docenti di sostegno, 17 dei quali hanno ottenuto l’assegnazione provvisoria, i cui provvedimenti sono stati effettuati in questi giorni, per cui le scuole di titolarità sono rimaste senza docenti, come il caso appena citato.

Nell’istituto suddetto, inoltre, è scoppiata una polemica per il fatto che il DS avrebbe detto ai genitori dei disabili di tenerli a casa sino alla nomina dei supplenti. Il dirigente in questione, Carlo Braga, ha respinto le accuse affermando, all’agenzia Ansa, di non aver detto di tenere a casa gli allievi ma di valutare, nel caso di studenti con problemi gravissimi, la possibilità di lasciarli a casa, qualora la mancanza dell’insegnante di sostegno potesse destabilizzarli.

Il problema dovrebbe risolversi (si fa per dire) tra questa e  la prossima settimana; tra domani e sabato, infatti, l’ATP procederà all’attribuzione degli incarichi, ma le graduatorie si esauriranno presto, se già non lo sono. Da lunedì, poi, il DS nominerà dalle graduatorie di istituto, ma si tratta di docenti non specializzati.

Alla domanda “se tutto ciò sia dovuto alla buona scuola”, il dirigente risponde:  “No. La ‘Buona scuola’ ha garantito diritti e stabilizzato posti di lavoro. Il problema è stato garantito ai docenti di lasciare il posto di lavoro con varie motivazioni. Ora, visto che i contratti sono triennali, questo problema rischia di ripetersi anche nei prossimi due anni”.

orizzontescuola – #LaBuonaSòla! ?

Ass. Borriello: “Niente impianto da ventimila posti. Pronta una nuova convenzione per il San Paolo”

Ciro Borriello, Assessore allo Sport del Comune di Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Crc. Ecco quanto evidenziato:

“Il  San Paolo è un progetto che stiamo portando avanti da diverso tempo e che vogliamo realizzare nonostante le innumerevoli difficoltà. De Laurentiis può fare tutte le considerazioni che vuole, noi seguiremo il percorso prestabilito. I tifosi napoletani non gradiscono uno stadio da ventimila posti, loro vogliono restare nel tempio del calcio.

Vogliamo una nuova convenzione che possa durare dai tre ai cinque anni. Lo scorso venerdì  abbiamo  presentato una bozza di progetto agli Uffici Regionali del Coni il quale è stato valutato valido. Il tutto dovrà essere convalidato proprio dal Coni. La prima ad essere adeguata sarà la Tribuna Stampa, poi gli spogliatoi e  tutte le aree di accoglienza per le ospiti. La Uefa , nei mesi scorsi, ci ha richiesto proprio una zona di accoglienza per la stampa estera”.

Tonelli: “Avevo pensato di lasciare il calcio: ora posso esordire in Champions”

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss è intervenuto Lorenzo Tonelli, difensore del Napoli. Ecco quanto evidenziato:
“La Champions è una competizione che sottrae molte energie, dopo può succedere che hai un calo fisico o mentale. Non dobbiamo bloccarci ma andare avanti per la nostra strada. Mai avuto alcun dubbio di vestire la maglia azzurra, purtroppo ho concluso male la scorsa stagione e anche durante il ritiro ho avuto qualche noia fisica. Ciò non mi ha permesso di allenarmi al meglio, per questo ho bisogno di più tempo per recuperare. Sarri? E’ lo stesso di Empoli ma è cambiata la sua mentalità: a Napoli sei obbligato a vincere sempre. Siamo pronti a livello fisico e mentale per affrontare la Roma. Nazionale? E’ una conseguenza del lavoro che svolgi con il club, ora voglio solo tornare in campo.

L’urlo del San Paolo in Champions è qualcosa di incredibile. Ho fatto di tutto per convincere la società a prendere Zielinski. E’ un centrocampista straordinario con ampi margini di miglioramento. Un sogno per me segnare al San Paolo e sentire urlare il mio nome. Napoli è una città fantastica, insieme alla mia ragazza ne sono stato molto colpito. Anche i tifosi mi hanno accolto bene e  sento di doverne ripagare la fiducia. Pochi anni fa giocavo lo spareggio per rimanere in C e avevo pensato di abbandonare il calcio. Adesso posso esordire in Champions, un sogno .

Giaccherini, l’ agente: “Le parole di De Laurentiis sui procuratori non mi sono piaciute ma lui…”

Furio Valcareggi, agente di Emanuele Giaccherini, ha parlato ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli. Ecco quanto evidenziato:
“Dispiaciuto delle parole di De Laurentiis, noi procuratori siamo persone perbene. Non accetto il fatto che ci definisca il cancro del calcio. Potrei dire lo stesso di molti presidenti di club. Con la società azzurra ho lavorato con grande serenità nella trattativa Giaccherini, c’ è stata piena sinergia con Giuntoli e Chiavelli. Detto questo non ce l’ ho con De Laurentiis. I tifosi sono davvero fortunati ad avere un presidente come lui, molto legato alla squadra. Ma meglio non fare di tutta l’erba un fascio”.