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De Maggio: “Napoli-Besiktas? Vi svelo una curiosità”

Le parole di Valter De Maggio

Valter De Maggio, giornalista di Mediaset, ha rilasciato alcune dichiarazioni durante la trasmissione Radio Goal in onda su Radio Kiss Kiss Napoli, parlando della gara tra Napoli e Besiktas valevole per la fase a gironi di Champions League, programma mercoledì 19 ottobre alle 20:45: “L’ex Napoli Gokhan Inler ora gioca nelle fila del Besiktas. Come da protocollo Uefa prima della rifinitura al San Paolo ci sarà la conferenza stampa dell’allenatore dei turchi e potrebbe essere proprio Inler ad affiancare il tecnico del Besiktas facendo gli “onori di casa”. Sarebbe proprio una bella e gradita sorpresa per tutti noi. Inler ha lasciato un grande ricordo tra tutti, tifosi ed addetti ai lavori”.

Auriemma su Gabbidini: “Manolo va caricato!”

Le parole di Raffaele Auriemma

Raffaele Auriemma, giornalista di Premium Sport, ha rilasciato alcune dichiarazioni durante la trasmissione Sigonfia la rete in onda su Radio Crc: “La partita con la Roma sarà l’ultima chance per Manolo Gabbiadini? Assolutamente no, dovete dimenticare queste parole! Da questo momento fino al mercato di gennaio tutti saranno indispensabili per il Napoli, soprattutto Gabbiadini. I calciatori del Napoli in questo momento vanno caricati più di qualsiasi altra volta, ed in particola modo Manolo: se non giocherà bene contro la Roma ci saranno altre possibilità di rifarsi”.

Analizzando l’avversario – Roma a Napoli, fuori i secondi

Analizzando l’avversario – Roma a Napoli, fuori i secondi

La Roma di Luciano Spalletti è terza in classifica a meno uno dal Napoli, i giallorossi sono pronti ad affrontare questo scontro diretto, riprendendo da dove hanno lasciato prima della sosta nazionali, dal 2-1 con l’Inter. Il Napoli, invece, dopo aver metabolizzato la sconfitta di Bergamo, deve ripartire da domani, servono i tre punti per stare dietro a questa Juventus. La Roma scenderà in campo con tutti i suoi titolari a differenza del Napoli che per la prima volta si ritroverà orfano di Milik. I capitolini sfrutteranno la loro rapidità sulle fasce e la qualità di Strootman in fase offensiva per ferire il Napoli. Gli azzurri dovranno essere in grado di gestire al meglio le manovre d’attacco e finalizzare le occasioni create anche sfruttando le disattenzioni della difesa romana.

Questo il probabile undici di Spalletti con il 4-2-3-1:
Szczesny, Peres, Manolas, Fazio, Jesus, Strootman, De Rossi, Salah, Florenzi, Perotti, Dzeko.

L’ultimo incontro tenuto al San Paolo è datato 13 dicembre 2015, si concluse con uno 0-0 amaro per i partenopei che sciuparono svariate occasioni, fu invece una partita anonima quella disputata dai giallorossi che si chiusero in difesa per tutti i 90 minuti.  La Roma proverà ad abbatere il fortino San Paolo con tutte le sue carte, inserendo anche a gara in corso giocatori come Totti, Nainggolan ed El Shaarawy.

a cura di Andrea Bosco

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Sarri: “La Juve più forte? Mi girano i co***, sono uno che non si arrende”

Sarri in conferenza stampa

Alla vigilia di Napoli-Roma, è intervenuto anche il mister, Maurizio Sarri, il quale ha dichiarato:

Sarri sulla Roma e sull’alternativa a Gabbiadini – “Penso che da sette mesi giochiamo contro squadre che mettono un uomo su Jorginho e non credo sia quello un problema per noi, come lo è l’incapacità di giocare partite più sporche. Gabbiadini? Abbiamo diverse soluzioni, dipenderà dalle partite, contro le squadre chiuse può far meglio Mertens da attaccante centrale, ma contro squadre che giocano alte può far bene anche Callejon”.

Sarri ancora – “Dipende da noi dove potremo arrivare, quei difetti che abbiamo dobbiamo cambiarli per diventare una grande squadra. Sono d’accordo con la società per ciò ch’è stato fatto in estate. Altrimenti c’era il rischio di comprare giocatori bolliti, invece sono arrivati dei giovani che ci faranno bestemmiare per sei mesi, ma in futuro saranno una risorsa importante. Vedo bene questo gruppo nel lungo periodo, nel breve dipende da noi e dalla nostra capacità di giocare in un solo modo. E’ questo il limite”.

Sarri sulla rosa – “Il Napoli ha grosse potenzialità e dobbiamo farle venire fuori in maniera importante. Son rimasto amareggiato dalla gara di Bergamo perchè ho tanta fiducia nel mio gruppo. Il Napoli ha la possibilità di aprire un ciclo importante e quando ci sono queste battute d’arresto rimango abbastanza deluso, ma devo farmi forza per dare coraggio ai miei ragazzi”.

Sarri su Roma e Besiktas – “Spalletti dice che noi giochiamo il calcio migliore, ed io dico che la Roma ha le ripartenze più pericolose in Italia. Luciano è un allenatore di livello elevatissimo. Il nostro limite è l’incapacità di gestire le situazioni, tutto il nostro sforzo dev’essere quello di crescere sotto il profilo della personalità e dobbiamo imparare a giocare anche in modo diverso”.

Sarri: “Vorrei capire perchè dopo una sconfitta certe parole vengono interpretate diversamente da quando vinciamo. Ho sempre detto cosa rappresenta la Juve in Italia, perchè l’avete interpretato così stavolta? Mi ha fatto girare il cazzo quando ho sentito che è uscita fuori come una forma di resa”.

De Laurentiis e le parole di Sarri sulla Juve – “Il senso delle parole di Sarri dev’essere interpretato. La Juventus appartiene alla Famiglia Agnelli da decenni. Dietro la Juve c’è la Ferrari, la Maserati, la Fiat ed un secolo di storia. Ciò che mi fa tenerezza, ma non mi pesa, è che non capite che noi non abbiamo ereditato il Napoli. Perciò la chiamai Napoli Soccer perchè pensare che potessimo ripartire dalla C mi faceva schifo e tenerezza nello stesso tempo. Adesso tutti parlano del Napoli come se tra quello di Maradona e quellodi oggi ci fosse un filo. Io potevo chiamare il Napoli ‘Campania’, non c’è nesso tra le due società. L’immagine di Napoli è forte perchè sono i napoletani i veri protagonisti dell’Italia che se risogerà lo dovrà solo ai napoletani. Abbiamo vinto due scudetti, abbiamo avuto Maradona, ma se non l’avessimo avuto che avremmo fatto. Di cosa parleremo oggi? Questi dodici anni di questo New Naples teniamoceli stretti. Ho sempre vinto nella vita, pensate se non mi incazzo e se non mi sta stretto il Napoli, ma sto zitto, sto al mio posto, gioco in un contesto dove non sono d’accordo su niente. Dicono che ho le vision, ma molte si sono avverate. Scudetto? Se se vinciamo uno e poi non li vinciamo più cosa cambia. Datemi il fatturato della Juve e vediamo se non vinco anche io, ma di cosa stiamo parlando. Pensavate di esser stati traditi da napoletani? Io non me lo immaginavo per una questione di stile e di educazione, perchè ci sono due stili diversi. Ho accettato di giocare il campionato e me la gioco fino alla fine. Se devo andare in uno stadio che non mi appartiene e i giornali mi attribuiscono resppnsabilità che non m’appartengono, che devo fare? Il Napoli è andato in giro per il mondo in questi anni, a prescindere”.

Sarri: “Domani avremo bisogno di tutti, è un mio appello ai tifosi. Voglio anche Aurelio allo stadio”. De Laurentiis: “Se me lo chiede il mister non posso non venire”.

Interviene De Laurentiis – “Il fatto di riparametrare il secondo mercato mi sta bene. Il fatto di essere costretti a vendere qualcuno durante il campionato non va bene, bisognerebbe fare una pausa di 15 giorni a gennaio per le trattative di mercato, periodo in cui non si gioca. In modo che gli agenti non facciano i fetentoni”

Sarri sulle parole di Allegri – “La riforma Allegri è quello che sognano tutti gli allenatori, di andare in ritiro con la squadra fatta, altrimenti succede come sta accadendo a noi che abbiamo calciatori arrivati negli ultimi giorni di mercato e si ha più difficoltà ad inserirli nel contesto”.

Sarri su Gabbiadini: “Non gli ho detto nulla perchè non è cambiato niente. Si è fatto male Milik, abbiamo Manolo che ha già giocato da titolare. Ora si presenta la necessità di inventarsi qualcosa per trovare una soluzione a Gabbiadini che non può giocare ogni tre giorni”.

Sarri sul campionato – “E’ prematuro parlare di partita decisiva, quella di domani. Sarà una gara importante perchè siamo reduci da una sconfitta. La Roma ha un potenziale offensivo ed un allenatore di grandissimo livello. Spero che la squadra stia bene, la partita di Bergamo ci potrebbe aver fatto perdere fiducia. Dobbiamo crescere nelle partite in cui non siamo sui binari più congeniali. Dobbiamo imparare a gestire meglio certi match, la squadra deve passare attraverso questo tipo di errori, ma dobbiamocrescere in mentalità e oersonalità nel gestire certe partite o certi momenti durante le partite. Anche per la Roma sarà una gara difficile”

Sui bilanci – “Si fanno sempre alla fine, l’ho imparato nel cinema. Il prpblema è al di là del fatto che dobbiamo riempire la pagine dei giornali. Quando sollecitate il circo o il colosseo con le belve e i leoni, perchè alla prima giornata già fate dei romanzi a puntate, alla settima giornata cosa vuoi che ti dica? Dico che abbiamo una rosa stracompetitiva, forse più competitiva dell’anno scorso. Abbiamo avuto l’incidente di Milik, ma c’è Gabbiadini, c’è Callejon e il falso nove. Sarri saprà creare un’altarnativa, questa squadra l’abbiamo plasmata su quella che è la modalità di gioco del mister. E’ chiaro che ci vuole tempo per i nuovi arrivati, ad un mister può venire il dubbio su un Diawara che quest’estate si è ritirato per conto suo. Preferisce utilizzare uno più stanco, ma si prende questi rischi. E’ un suo diritto ed un suo dovere assumersi le repsonsabilità delle scelte”.

De Laurentiis: “Poi ho dovuto precisare tramite il sito ufficiale perchè la gente può mal interpretare e può ascoltar male. Io, al dodicesimo anno di calcio, è come se fossi invecchiato per il calcio. Non posso più perdermi nel parlare degli arbitri, avrei potuto farlo due anni fa, cinque anni fa. Arriverà la moviola in campo, tra tre anni avremo una schermatura che farà vedere immediatamente sul campo cosa accade, così tutti quanti avranno la lesa riparata”.

“Volevo che qualcuno della società parlasse degli arbitri, non parlavo dei torti”. Poi De Laurentiis: “Lui ha solo risposto a delle domande, io avrei fatto lo stesso al posto del mister. Era finita la partita da poco ed avevamo perso. Quelli che intervistano, vecchi lupi, fanno certe domande apposta, così sembra che la sua risposta sembra sia una sua autonoma affermazione”.

Su Renzi – “L’hanno crocifisso perchè si è autoeletto, ma chi erano i concorrenti? Ma chi ha le palle cubitali per governare un paese anarchico come l’Italia. Siamo un paese di finti fascisti, di finti comunisti. Siamo un paese finto, ricchissimo, ma siamo una copia sbiadita di quello che avremmo potuto essere. Io mi rendo disponibile a lavorare con voi, non per parlare del Napoli, ma per migliorare il calcio in Italia. Perchè appartiene a tutti noi”.

“Ho sempre dichiarato che avrei avuto un gran problema temporale. Ormai devo immaginarmi dedicato alla mondializzazione. Il Napoli mi sta molto a cuore, ma voglio fare un patto con voi, un patto di collaborazione, ma non perchè dobbiate parlare bene di me o dell’allenatore, ma perchè vorrei parliate del calcio in genere bene. Vedo sempre pagine avvelenate sul calcio, come se fossimo arrivati all’ultimo stadio, come se avessimo un cancro che non ci lascia speranza. Credo che noi, se amiamo questo mondo, dobbiamo seminare perchè i media e i social network viene visto anche dai giovani. Se cominciamo a disamorare a me non cambia nulla o cambia molto, ma pensate quanti delusi e innamorati uccideremmo. Non possiamo sempre dire che gli stadi sono brutti, che gli arbitri non vanno bene, tanto è l’Italia che non funziona oltre che il sistema Europa. La legge Melandri non funziona? E perchè non la cancelliamo? Per altri vent’anni diremo che ci ha fatto un danno pazzesco, ma non cambiamo. Siamo il paese che fa a cazzotti con tutto ciò che c’è prima”

De Laurentiis: “Presi Higuain all’insaputa di Bigon, ma il fratello se ne uscì con una cretinata”

De Laurentiis in conferenza stampa

Alla vigilia di Napoli-Roma, è intervenuto, in conferenza stampa pre partita, Aurelio De Laurentiis: “L’esser stato per tanto tempo fuori, parecchio in Cina, poi son tornato in Inghilterra, ho notato che c’è tanto amore per il calcio in questi territori internazionali. A Lonra ho incontrato i due presidenti delle leghe americane ed anche negli Stati Uniti c’è un grande fermento, un grande scalpitare, c’è il desiderio di iniziare un calcio professionale. Visto che i medici hanno detto che il Football Americano fa molto male, i genitori stanno prendendo coscienza ed il calcio prende sempre più piede. Ho notato a Londra, dov’ero con la Baronessa del West Ham, che c’erano anche delle modalità dove non si cercava mai la battuta, lo scoop ed il commento. Quando ho parlato dei procuratori nessuno si è scandalizzato, si sono fatti una risata. C’è professionismo e non faccio di tutt’un’erba un fascio. Penso che il calcio sia obsoleto, molto vecchio, un contesto abitato da persone anziane culturalmente parlando. Oggi ho aperto il Corriere dello Sport e leggo un’intervista ad Allegri e senza entrare nel merito delle risposte del tecnico si dice una cosa. Dice iniziando che ‘il giornalismo rischia di essere schiavo di una sindrome pericolosa, non ama più raccontare lo sport, come faceva un certo Brera. Il giornalista nemmeno ama analizzare la tecnica, ad oggi conta solo la polemica, l’approssimazione analitica per il quale finisce per meritare 8 in pagella un giocatore che ha giocato da schifo ma che ha fatto goal”. Quando acquistai il Napoli non avevo nulla, c’erano solo i tifosì. In Inghilterra, dove il calcio la fa da padrona, i presidneti son tutti americani, arabi o cinesi. In America stanno arrivando in tanti dal Sud America. Alle 3 del mattino, smadonnavo al telefono con Formisano perchè la partita del Napoli non riuscivo a vederla sul mio tablet. Poi arrivò un cinesino che con due cellularini mi fece vedere la partita, senza il commento di quei telecronisti che non amano il Napoli. Tutti i telecronisti di Sky e Mediaset sono ex calciatori non del Napoli. Solo se vinciamo dicono che il Napoli sia di una forza superiore. Perchè Infront vende delle cose che non fanno parte di un calcio intelligente? Se promuovo il calcio devo farlo bene, quali sarebbero le linee che conducono i programmi? O dobbiamo fare le comparse perchè dovete giustificare il milione e mezzo che vi danno all’anno e che io non vi darei mai? Sembriamo un teatrino, sembriamo deficienti”. 

15.31 – De Laurentiis sul marketing, la Cina e la Dott.ssa Salvione – “Ne sto prendendo circa otto di esperti, non c’è solo la Salvione. Il mio nonno materno ha lavorato sia in Cina che in Giappone ed io in Cina son sempre stato molto attento. Quando ero presidente dei produttori mondiali, il mio vice era un cinese e durante una discussione sentì un grosso boato, questo cinese mi porta con sè, entriamo inbuna sala grandissima e la Cina era entrata come centottesimo paese nel commercio mondiale. Quella sera dissi ai miei figli di imparare il cinese. Poi otto anni fa passai un capodanno a Shangai rimasi folgorato, e qualche anno dopo ho aperto un mio ufficio a Pechino. L’ho voluto io e l’ho preso insieme a Chiavelli, non lo sapeva nessuno. Bigon si offese, mi chiese come mai non lo avesse saputo. Benitez mi aveva suggerito di prendere Diamao e quando venne il suo agente al Vesuvio, me lo guardai e dissi che l’agente di Damiao non mi stava simpatico e mi mossi subito su Higuain. Higuain aveva segnato tanto a Madrid, ma non era ancora una stella. Quando diventi una stella perchè segni tanto, crei il disagio nei tuoi compagni che si sentono obbligati a doverti venire incontro e giocare anche per te. Quando scelsi Sarri, scelta stracontestata, a un certo punto è stato molto bravo e furbo, come i toscani, a favorire il Pipita nel gioco. Però non è bello vedere dei gesti strani da parte dei calciatori che non ricevono la palla, il calcio è un gioco di squadra e d’insieme. Offrì ad Higuain un contratto più ricco di quello che gli ha offerto la Juve, ero d’accordo con la sua famiglia per il rinnovo, poi il fratello a marzo mi disse che Higuain non voleva giocare a Napoli perchè non ci sono calciatori importanti. Ma che cretinata è? Poi mi ha detto una cosa che non voglio riferire perchè altrimenti succede il casino e creerei un dissapore interno alla mia squadra. Lì ho capito che siamo fatti di pasta diversa, succedono i divorzi. Con Hamsik ci sto insieme da dieci anni, ce l’hanno chiesto e non mi dimenticherò mai quando mi chiamò Moratti chiedendomi Hamsik. Gli risposi che era incedibile, parlo di qualche anno fa. Anche quando Hamsik mi ha fatto delle richieste d’aumento io gli sono andato incontro. Il Natale Azzurro? Possiamo dire che regaliamo una maglia del Napoli, la terza bianca, una camera sì ed una camera no. Così capiamo quanto produttiva è stata questa iniziativa. In Italia c’era una ricchezza, sui ritiri, che da un po’ di anni si è ritirata: ad un certo punto abbiamo dato incarico a dei nostri impiegati esteri di studiare altre soluzioni. Come se ci facessero un piacere nell’andare in ritiro da una parte o dall’altra: una volta c’era molta più disponibilità, adesso c’è il braccino corto. Sono degli sponsor importanti per una squadra come il Napoli. Quest’anno non vado altrove, vengo in Trentino a fare, verso il 4 di febbraio, porterò degli ospiti eccellenti. Quanto vale questo (scherza ndr.)? Sto scrivendo una serie televisiva che si chiamava ‘Nonni bastardi’, sarà stupenda perchè si rivelano cazzutissimi. Poi ho cambiato idea, la chiamo ‘Nonni da leoni’, sarà simpaticissimo. L’offerta del ‘Natale Azzurro’ lo stiamo pubblicizzando, regalerò anche la terza maglia del Napoli e una camera gratis”. 

 

Italicum: il primo sistema elettorale che forse sarà riformato prima dell’uso

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Politicamente collegato al referendum, l’ Italicum sarà forse il primo sistema elettorale riformato prima di sapere se funziona. In ogni caso, impossibile cambiarlo senza rinunciare ai suoi due capisaldi: la certezza del vincitore “la sera del voto” e la garanzia di governi di legislatura.

Nel labirinto dell’Italicum

Ragioni squisitamente politiche portano a riemettere in discussione l’Italicum. Si ipotizza l’eliminazione del ballottaggio e l’introduzione del premio di coalizione. Due novità che però minerebbero l’intero impianto di quella legge elettorale. Non sarebbe forse meglio ricominciare tutto da capo?

Italicum è legge, via libera della Camera: 334 sì. Opposizioni fuori, parte della minoranza vota no
Politicamente collegato al referendum, l’ Italicum sarà forse il primo sistema elettorale riformato prima di sapere se funziona.

Perché si rimette mano alla legge elettorale

Si è riaperto il cantiere delle regole elettorali che sembrava chiuso con l’entrata in vigore della legge 52/2015. Ma perché modificare un sistema da poco approvato dopo una battaglia tanto aspra e divisiva dentro e fuori la maggioranza? E in che direzione andare?
La risposta alla prima domanda è semplice. Se l’Italicum verrà modificato non sarà per ragioni tecniche, bensì politiche. I limiti del sistema erano emersi fin dal principio, indicati in decine di contributi scientifici o giornalistici e potremmo limitarci a notare che la politica avrebbe dovuto dare maggiore ascolto quando era in tempo. Se si ipotizza un cambiamento, non sarà tuttavia per accogliere i suggerimenti critici ma per fronteggiare due esigenze puramente politiche, una di breve periodo, l’altra di medio-lungo, dando vita a una complessa partita a scacchi.
La ragione di breve periodo è legata al referendum del prossimo 4 dicembre: in parte della classe politica e dell’opinione pubblica c’è il timore che il “combinato disposto” riforma-sistema elettorale possa generare un eccesso di potere in favore del vincitore, sacrificando sull’altare della stabilità troppo del sistema di garanzie e limitazione del potere. Ed è espressamente per rendere meno accidentato il percorso referendario che il presidente del Consiglio si è espresso in favore della modifica dell’Italicum, affermando che “la riforma costituzionale è più importante”.
La seconda ragione è lo spettro di una vittoria del M5S alle elezioni politiche grazie al ballottaggio che – in un sistema tripolare – potrebbe portare le opposizioni a unirsi contro il governo. Come affermato dal presidente emerito Giorgio Napolitano in una intervista del 19 luglio scorso: “con il tripolarismo (…) credo sia da considerare di non puntare a tutti i costi sul ballottaggio, che rischia, nel contesto attuale, di lasciare la direzione del paese a una forza politica di troppo ristretta legittimazione nel voto del primo turno”.
Poiché il sistema era tripolare già nel 2013, è evidente come sia stato il risultato delle amministrative di giugno a intimorire i fautori dell’Italicum, molti dei quali sono ora favorevoli a una nuova legge per impedire la vittoria di una forza politica considerata un’incognita.

Una riforma impossibile

Ma l’Italicum è riformabile? La mia risposta è no, a meno che i suoi sostenitori non siano disposti a rinunciare ai due capisaldi della retorica edificata attorno a esso: a) “la sera del voto si saprà chi vince” e b) “il sistema produrrà stabilità garantendo governi di legislatura”.
La garanzia del primo punto è possibile solo con un sistema a premio di maggioranza prefissato, com’era il Porcellum e com’è l’Italicum, dato che, in un contesto multipolare, nessun’altra formula può determinare con certezza una maggioranza, al massimo può limitarsi a favorirla. D’altra parte, però, o il premio di maggioranza viene attribuito al primo turno senza prevedere quorum (andando palesemente contro la sentenza della Corte costituzionale che anche su questo aspetto sancì l’incostituzionalità del Porcellum), oppure si prevede un quorum (che potrebbe non essere raggiunto e dunque niente “vincitore la sera stessa”), ovvero si ricorrere al ballottaggio, dando così corpo ai timori paventati da Napolitano. Insomma, poiché la formula magica del “vincitore la sera stessa” è giocoforza legata al premio di maggioranza, non è possibile eliminare il ballottaggio senza renderla vana.
Il secondo pilastro retorico dell’Italicum è quello della stabilità: “una legge elettorale con vincitore certo produrrà governi di legislatura”. Ora, senza dimenticare che la stabilità è una virtù politica e non un ritrovato della tecnica, è chiaro che viene favorita da un sistema di attribuzione del premio a una lista singola: un premio di coalizione produrrebbe il rischio che uno o due partitini del 3 per cento possano ottenere i pochi seggi necessari a mettere sotto ricatto il partitone alleato, con buona pace del “governo di legislatura”. In più, l’attribuzione del premio a una coalizione aumenterebbe ulteriormente la percentuale di deputati “nominati” con lista bloccata.
Insomma, le principali modifiche ipotizzate – eliminazione del ballottaggio e introduzione del premio di coalizione – metterebbero in crisi l’intero impianto politico dell’Italicum. Certo, sono possibili ritocchi importanti (come l’eliminazione dei capilista bloccati o la sostituzione delle circoscrizioni con collegi uninominali e riparto proporzionale), ma da soli non risponderebbero alle esigenze politiche che determinano la necessità di un cambiamento.
La via maestra è probabilmente una sola, quella che il presidente del Consiglio non può percorrere: ammettere di aver sbagliato e fare un sistema elettorale nuovo. Questa volta semplice, lineare e comprensibile, per non rimanere nuovamente imbrigliato nella sua stessa ragnatela.

lavoce.info/Nel labirinto dell’Italicum (Marco Cucchini)

Il nuovo Senato non sarà come il Bundesrat tedesco

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Nel discutere delle riforme sottoposte a referendum, si raffronta spesso il nuovo Senato con il Bundesrat tedesco. Le due camere sono a rappresentanza regionale. Ma i senatori italiani rispecchiano la distribuzione dei seggi nei consigli di origine, mentre gli omologhi tedeschi devono votare secondo gli interessi dei governi degli stati federati.

Perché il nuovo Senato non è il Bundesrat

Poteri di proposta di nuove leggi e pareri sui provvedimenti approvati dall’altra camera. Si fermano qui le similitudini tra il Senato delle autonomie che esce dalla riforma costituzionale e il Bundesrat. Le differenze dovute a due diverse impostazioni: federalista in Germania, regionale in Italia.

Composizione ed Elezione

Nel dibattito sulla riforma costituzionale, sovente i fronti del “Sì” e del “No” si dividono sulla composizione e sulle funzioni del nuovo Senato delle autonomie. Poiché viene spesso richiamato il confronto con il Bundesrat tedesco, proviamo ad analizzare similitudini e differenze tra le due istituzioni.
Il nuovo articolo 57 prevede un Senato delle autonomie composto da 95 senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali (consiglieri regionali e sindaci) e da 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica. Il mandato dei primi scade al termine di quello nell’istituzione che rappresentano, mentre per i secondi è di sette anni. I seggi sono ripartiti in base alla popolazione di ogni regione, il cui consiglio elegge i propri senatori “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri”.
L’esatta formula elettorale è rimandata a una successiva legge ordinaria; nell’attesa, le disposizioni transitorie prevedono il metodo proporzionale.
In Germania, il Bundesrat è composto da 69 rappresentanti degli stati federali. Il numero di delegati per stato varia in base alla popolazione e ogni delegato è espressione del partito o della coalizione di governo dello stato che rappresenta. L’elezione non è dunque diretta neanche nel caso tedesco. La durata della carica coincide, anche lì, con la durata del mandato nell’istituzione locale che il delegato rappresenta.
La principale differenza nella composizione del Senato e del Bundesrat si concentra dunque sulla ripartizione dei seggi assegnati a ciascuna regione: in Italia sarà proporzionale della rappresentanza nei consigli regionali, mentre in Germania è espressione della coalizione di governo dello stato.

Figura 1 – Ripartizione dei seggi nel Senato delle autonomie, vigente il criterio di ripartizione in vigore in Germania

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Come si può notare dalla figura 1, se i membri del Senato fossero espressione dei governi regionali, anziché dei consigli, avremmo uno sbilanciamento politico netto a favore dello schieramento che governa in gran parte delle regioni italiane (in questo momento storico il centro-sinistra). È ragionevole dunque supporre che non ci siano state le condizioni politiche per arrivare a un Senato federale come quello tedesco, in cui i membri della seconda camera siano espressione diretta dei governi territoriali.
Inoltre in Germania, i rappresentanti di uno stesso stato sono tenuti a votare in maniera unitaria sulle leggi discusse nel Bundesrat e possono essere sostituiti dal governo dello stato in qualunque momento, mentre ciò non avverrà nel Senato delle autonomie. Le due disposizioni aumentano le probabilità che i rappresentanti degli stati votino negli interessi delle istituzioni territoriali che rappresentano e non a seconda delle logiche di partito.

Doveri e funzioni

In Italia il superamento del bicameralismo paritario avviene perché si riducono drasticamente le funzioni del Senato, il quale non voterà più la fiducia al governo. Il Senato continuerà a legiferare collettivamente con la Camera solamente sulle materie elencate al primo comma del nuovo articolo 70, e cioè sostanzialmente sulle leggi costituzionali e quelle che determinano l’ordinamento dello Stato e degli enti locali, nonché sulle forme e i termini di attuazione delle politiche dell’UE.
Anche il Bundesrat non vota la fiducia al governo, ma ha funzioni in parte differenti da quelle del Senato italiano. Si esprime infatti sulle leggi costituzionali che hanno un impatto specifico sugli interessi degli stati, sulle leggi di bilancio, sulle delibere riguardanti la legislazione europea e sulle decisioni di politica estera.
Tra i punti in comune, Senato e il Bundesrat hanno poteri simili di proposta di nuove leggi e di pareri sui provvedimenti approvati rispettivamente dalla Camera e dal Bundestag, sebbene il potere di veto della seconda camera tedesca sia in alcune circostanze più marcato. Per esempio, se una legge viene respinta dal Bundesrat con una maggioranza dei due terzi, al Bundestag deve ottenere una maggioranza equivalente per essere approvata.

Senato regionale o Senato federale?

In definitiva, fra le molteplici differenze presenti fra il Senato e il Bundesrat, sembrano essercene due sostanziali, che costituiscono il solco più evidente fra un’impostazione federale e una regionale della seconda camera. Primo, il Bundesrat esprime la volontà dei governi degli stati membri della federazione, con voto univoco e vincolo di mandato, mentre il Senato delle autonomie esprimerà le esigenze territoriali con una rappresentanza proporzionale dei consigli regionali e senza vincoli di mandato per i senatori. Secondo, il Bundesrat partecipa all’approvazione delle leggi di bilancio, mentre il Senato avrà solamente la facoltà di proporre modifiche. Tuttavia, il diavolo potrebbe essere nei dettagli della legge che dovrà disciplinare l’elezione dei senatori: trattandosi di pochi seggi, la formula elettorale sarà cruciale nel determinare l’effettiva rappresentatività delle liste regionali.

vivicentro.it/politica
vivicentro/
lavoce.info/Perché il nuovo Senato non è il Bundesrat (Tortuga)

*TORTUGA

Tortuga è un gruppo di studenti di economia alla Bocconi, a LSE e UPF. Attualmente vi partecipano Andrea Cerrato, Francesco Chiocchio, Marco Felici, Francesco Filippucci, Giulia Gitti, Alessandro Greco, Giuseppe Ippedico, Cecilia Mariotti, Alberto Mola, Marco Palladino, Benedetta Pavesi, Isabella Rossi, Matteo Sartori, Giulia Travaglini, Francesca Viotti, Alessandro Zhou e Alessandro Zona. Questi i link alla loro pagina facebook e al loro sito https://www.facebook.com/tortugaecon/ ; https://www.tortugaecon.eu/

Naguib Sawiris, l’egiziano che investe in Basilicata per evitare guerre tra poveri

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Naguib Sawiris è uno degli uomini più ricchi d’Egitto e da mesi lavora a un progetto per aiutare i migranti. Sfumata la possibilità di acquistare un’isola greca per accoglierli, ora sta studiando con la Basilicata un piano di sviluppo e occupazione che interessa anche i residenti. Nell’intervista con Francesca Paci spiega che non vuole essere uno che “guarda le catastrofi in tv e non fa nulla”.

Il magnate egiziano: «Ecco il mio piano per la Basilicata: lavoro per evitare guerre tra poveri»

Parla Sawiris che vuole dare vita ad un nuovo modello di integrazione sociale. E sul caso Regeni: «Mi scuso a nome del mio popolo»

ROMA – In Egitto Naguib Sawiris è noto per non parlare a vanvera. Imprenditore con un giro d’affari di 3 miliardi di dollari, tycoon delle telecomunicazioni nonché presidente della Orascom Telecom Holding, il 61enne copto Sawiris, amato e odiato dai connazionali, è uno degli uomini più ricchi del paese ma anche dei più ostinati. Quando si schierò con la rivoluzione del 2011 fondò poi il partito liberale al Masriyin al Ahrar perché i sogni di Tharir non svanissero nel velleitarismo. Quando appoggiò la rivolta contro l’ex presidente Morsi si prese la responsabilità di avallare il ritorno dell’esercito con tutte le sue conseguenze, comprese le pressioni per cui mesi fa ha venduto l’emittente ONTV. Quando ha promesso di comprare un’isola per i rifugiati e la Grecia gliela ha negata si è rivolto alla Basilicata, l’unica regione italiana, come ha rivelato La Stampa, disposta ad accogliere più immigrati di quanti le spetterebbero.

Come ha scoperto la Basilicata?  

«Sono andato in Basilicata perché ne apprezzo la politica di accoglienza e ho trascorso una giornata con il sindaco a pianificare un progetto che coinvolga cultura, turismo, agricoltura, industria. L’obiettivo è creare posti di lavoro per i migranti e per gli italiani, perché solo se crei occupazione per tutti eviti le guerre tra poveri. La condizione, a cui tengo molto, è che, collaborando con la sicurezza, sia escluso chi ha ideologie radicali».

Quanto è disposto a stanziare?

«Non abbiamo ancora parlato di budget, siamo all’inizio. Ma io ci tengo. La mia idea originaria di comprare un’isola e destinarla ai rifugiati è naufragata sul rifiuto del governo greco. Avevo trovato 22 isole tutte private ma alla fine, sebbene avessi precedentemente incontrato il premier, sono mancati i permessi per ultimare l’acquisto».

La Basilicata sarà quell’isola?  

«No, ma può essere una soluzione da riprodurre altrove».

Perché s’interessa ai migranti?  

«Perché non voglio essere uno che guarda le catastrofi in tv e, potendo far qualcosa, non fa nulla. E perché il successo imprenditoriale non mi basta: non vorrei essere solo un businessman famoso ma un nome associato a qualcosa di umanitario».

Perché sono sempre di più i migranti che fuggono dall’Egitto?  

«Perché la situazione economica è pesante: il tasso di cambio incerto che spaventa gli investitori, il collasso del turismo, la burocrazia. Però attenti, in Egitto non mancano i posti lavoro: la gente scappa perché vuole salari migliori di quelli egiziani, sogna 2000 euro al mese, 10 volte quanto prende in patria. Otto anni fa, dopo un terribile naufragio, offrii 10 mila posti di lavoro affinché la gente non rischiasse più la vita. Si presentarono solo in 28, il salario era egiziano».

Difficile biasimare chi sogna…  

«Partono in modo illegale, rischioso. L’UE dovrebbe creare zone sicure per i migranti, corridoi legali, quote. Se accetta tutti indiscriminatamente finirà per incoraggiare flussi indiscriminati e infiltrazioni dell’Isis o dei Fratelli Musulmani».

L’Egitto controlla bene le coste?

«La sicurezza è buona. Ma i flussi sono cresciuti. E noi egiziani non siamo propriamente famosi per l’accuratezza».

E’ possibile che il suo governo usi i migranti per far leva sull’Europa come faceva Gheddafi?  

«L’Egitto non lo farebbe mai, è uno Stato vero, organizzato».

Sui rapporti tra Roma e il Cairo grava assai il caso Regeni.

«A nome del popolo egiziano voglio scusarmi con la famiglia e l’Italia per quanto accaduto a Regeni. Sebbene non sappiamo ancora chi l’abbia ucciso, per solo il fatto che sia accaduto in Egitto ne siamo responsabili».

Come va per i cristiani in Egitto?  

«Molto bene. Per i copti questo è il miglior regime di sempre».

L’Egitto si è infatuato di Putin?  

«Tutta colpa dalla pessima performance di Obama che, insieme alla Clinton, è reo della crescita dell’Isis. L’hanno visto nascere in Iraq, dove l’America aveva creato il caos, avrebbero dovuto occuparsene. L’arrivo di Putin, positivo o negativo, ha imposto un cambio di passo. Muoiono innocenti in Siria? Si. L’intervento russo è buono? No. Ma è meglio che stare fermi a guardare».

Ha puntato l’indice anche contro la Clinton. Meglio Trump?  

«No. Ma l’America ha davanti la peggiore delle scelte possibili».

Riad sta mollando l’Egitto?  

«Il principale obiettivo dei sauditi è combattere l’Iran, per farlo si solo alleati coi Fratelli Musulmani e hanno aiutato estremisti sunniti tipo al Nusra e l’Isis. Per noi la priorità non è l’Iran ma il terrorismo. Di certo non ci venderemo per soldi».

Secondo gli attivisti e le ong internazionali la violazione dei diritti umani in Egitto è oggi peggio che sotto Mubarak.È così?  

«Non è peggio ma neppure meglio. Gli arresti, le sparizioni, tutto questo è molto negativo e stupido. Non puoi incarcerare la gente per le sue opinioni».

Per questo ha venduto ONYV?  

«Sono un uomo libero. Se interferisci con la mia tv non mi piace. Alla fine ONTV mi dava solo mal di testa, erano tutti scontenti, mi criticavano i governativi, gli attivisti, i pro Mubarak, dicevano che agivo contro il mio paese mentre io amo l’Egitto. Così l’ho venduta, Meglio fare qualcosa per i migranti».

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vivicentro/Naguib Sawiris, l’egiziano che investe in Basilicata
lastampa/Il magnate egiziano: «Ecco il mio piano per la Basilicata: lavoro per evitare guerre tra poveri» FRANCESCA PACI

Il critico d’arte Andrea Barretta alla Giornata del Contemporaneo

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Sabato 15 ottobre 2016 l’incontro tra Andrea Barretta (giornalista, scrittore e critico d’arte) autore della monografia d’arte dell’artista Ezio Zingarelli presente con una sua personale alla “Galleria ab/arte” di Brescia, dà inizio all’evento previsto per la 12.ma Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI, l’Associazione dei Musei di Arte Contemporanea Italiana.

La monografia d’arte (pp. 80, ed. ab/arte) presenta oltre al saggio critico di Barretta sull’artista Zingarelli, la biografia, la bibliografia e l’elenco delle esposizioni personali e collettive, in una grafica editoriale di qualità nelle immagini e nell’impaginazione. Non solo. Verrà illustrato al pubblico il prossimo progetto espositivo dedicato alle avanguardie con i maggiori protagonisti, a cura di Andrea Barretta, che ne discuterà con il pubblico per obiettivi e finalità.

“Galleria ab/arte” a Brescia in Vicolo San Nicola 6. Ingresso gratuito: 9,30 – 12,30 e 15,30 – 19,30.

COLLEGATA:

L'artista Ezio Zingarelli (a sinistra) con il giornalista, scrittore e critico d’arte Andrea Barretta

CULTURANORD – TERZA PAGINA

Ezio Zingarelli nella contraddizione dell’arte divenuta oggetto di consumo

MOSTRE – L’artista Ezio Zingarelli * in mostra fino al 17 ottobre alla “Galleria ab/arte” di Brescia, procede in un percorso individuale di…

Padova: niente kebab e piatti stranieri nel centro della città

Il sindaco di Padova Massimo Bitonci firma un’ordinanza per cercare di vietare kebab e piatti stranieri nel centro della città. Secondo il provvedimento nei locali dovrà esserci almeno il 60% di prodotto veneti. “Vogliamo difendere le attività che vendono prodotti di qualità” spiega. Una svolta drastica destinata a scatenare polemiche anche se la giunta assicura che “sono previste deroghe”.

La svolta autarchica di Padova: 60% di prodotti veneti nei locali

Ordinanza del sindaco leghista Bitonci contro i ristoranti stranieri

PADOVA – «Prima i Veneti». Schiere di aspiranti primi cittadini marchiati Lega Nord, nati e cresciuti in seno alla ridente Padania, ci hanno ricamato sopra intere campagne elettorali. Dalle case, alle scuole, al lavoro. La padovanità e la trevigianità, tanto per fare un esempio, sono diventate valore aggiunto per avere un alloggio, un banco a scuola e quant’altro. Massimo Bitonci, primo cittadino di Padova, con l’ultima ordinanza, ha superato se stesso: ha declinato il primato veneto in chiave alimentare. Da «domani», chiunque voglia aprire un bar, un ristorante, un chiosco, dovrà esporre sul bancone il 60 per cento di prodotti veneti doc: dal baccalà ai bigoi in salsa, dall’oca in onto alla polenta in tocio passando per la sopa coada. «È consentito esclusivamente l’insediamento e il trasferimento di attività artigianali/commerciali di preparazione e/o vendita di prodotti alimentari, qualora l’esercente ponga in vendita nella misura di almeno il 60% di prodotti filiera veneta o comunque tipici del territorio e della tradizione storico culturale della città di Padova e della Regione Veneto» si legge all’articolo 4 bis del provvedimento, che sarà probabilmente quello che più provocherà polemiche.

L’obiettivo è chiaro, tanto che l’ultima trovata di Bitonci è già stata soprannominata ordinanza anti-kebab. C’è un ma: se la legge è uguale per tutti, nel menu di un qualsivoglia nuovo ristorante giapponese non potranno mancare le sarde in saor o il bisato in tocio (anguilla in umido, per i non appassionati del genere)…. «Per esser chiari, è una norma antikebab che la nostra giunta ha deciso di intraprendere per difendere le attività che vendono prodotti di qualità» ha sottolineato il braccio destro di Bitonci, Eleonora Mosco, presentando i contenuti del regolamento. In sostanza, chiunque vorrà aprire un’attività nel centro storico di Padova che preveda il commercio d’asporto (kebabbari, pizzerie, gastronomie, generi alimentari, rosticcerie e take away), dovrà dimostrare di vendere almeno il 60% dei prodotti provenienti dalla filiera veneta.

«Un prodotto si dice di filiera veneta quando ogni fase, dalla produzione primaria alla commercializzazione, avviene nella Regione Veneto» è ratificato nel regolamento. Che però da una chance anche a chi non vorrà rispettare questo limite, mettendo però dei paletti ben precisi, partendo innanzitutto dal veto della giunta comunale, ovvero del sindaco Massimo Bitonci. Che resta, s’intenda, il nemico numero uno dei kebbabari – li aveva già vietati quand’era sindaco di Cittadella, nel 2011, ma d’altronde è «nemico» anche di ambulanti, riviste pornografiche, commercianti abusivi e slot machine – ma non poteva usare il pugno di ferro. La giunta quindi si è accorta subito del «pasticcio» e si è premurata di annunciare che «sono previste deroghe». Ma, manco a dirlo «verrà effettuata un’analisi caso per caso», partendo comunque dal veto della giunta. Peccato, l’abbinata sashimi-sopa coada poteva dare soddisfazioni agli eterni indecisi.

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lastampa/La svolta autarchica di Padova: 60% di prodotti veneti nei locali MASSIMO GUERRETTA

De Magistris: “Lo scudetto non è già della Juve, mi dà fastidio…”

Queste le sue parole

Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, è intervenuto ai microfoni dell’emittente radiofonica Teleradiostereo:

“Roma e Napoli hanno tutto delle grandi città, sono considerate due capitali, è un peccato che quando si confrontano in campo si debba registrare qualcosa di diverso da come si viveva in passato questa partita. I sindaci, noi, dobbiamo fare un passo avanti, in campo si va per vincere ma poi si deve essere campioni d’Italia anche fuori, dimostrando quella superiorità anche non reagendo male a quelle che possono essere provocazioni. Lo dico spesso anche ai tifosi del Napoli.

Domani è match importantissimo, il Napoli deve dimostrare che la sconfitta di Bergamo è stata un’incidente di percorso. L’assenza di Milik può pesare ma il Napoli soprattutto deve evitare cali di tensione, e la partita di domani pomeriggio è un test anche per questo.

A me questa storia che a settembre si deve già dare per scontato chi vincerà il campionato dà fastidio. Lo scudetto non è già della Juventus. Lo dico pure a chi mi sta attorno. Bisogna crederci, faccio un esempio: chi pensava che io potessi diventare sindaco di Napoli? In ogni ambito della vita conta credere in ciò che si fa, altrimenti tutto perde valore. Napoli e Roma possono lottare per lo scudetto, devono credere di poterlo fare. Per arrendersi c’è sempre tempo.

Il rapporto sopratutto fra le curve e il presidente De Laurentiis non è idilliaco, lo si capisce anche durante la partita. Il rapporto è conflittuale soprattutto con la tifoseria più passionale, quella delle curve. Ma l’umore cambia anche in base ai risultati. Conosco bene Napoli città, giro molto a piedi, percepisco che il rapporto non sia idilliaco fra il presidente del Napoli e quella porzione di Napoli popolare, che va sempre tenuta in considerazione perché è la fetta più grande.

In attesa che il Napoli passi alla fase della presentazione del progetto stadio, noi come giunta abbiamo fatto una cosa unica in Italia, attraverso il Credito sportivo, abbiamo avuto accesso a 25 milioni di euro per permettere al San Paolo quei lavori che potranno partire prestissimo per renderlo più fruibile. Sacrosanto parlare di impianti di proprietà, ma dovranno sempre essere ad appannaggio di chi non può permettersi di spendere cifre notevoli per un biglietto di una partita di calcio”.

Callejon è un vecchio pallino romanista: Massara lo consigliò a Sabatini

Callejon è un vecchio pallino romanista: Massara lo consigliò a Sabatini

La Gazzetta dello Sport racconta due retroscena di mercato legati a Callejon e Salah: “Il tecnico della Roma ha parlato di Callejon anche pubblicamente: «È il più bravo di tutti ad attaccare la profondità». Naturale allora che venga considerato a Trigoria il pericolo numero uno per la gara del San Paolo. Se non bastasse questo, si potrebbe aggiungere che lo spagnolo è un pallino di vecchia data del neo d.s. giallorosso Ricky Massara. E il caso vuole che Massara faccia il suo esordio in prima linea proprio di fronte al calciatore che a lungo ha consigliato a Sabatini. L’inseguimento non s’è mai completato. Callejon oggi se lo gode Sarri, è con lui che il tecnico del Napoli prova a dribblare, sì, a dribblare il ricordo del k.o. con l’Atalanta. A Spalletti non resta che immaginare un’inversione di tendenza grande così sotto porta di Mohamed, lui che domenica in Congo ha segnato. E che a Napoli ha un motivo in più per affondare il colpo: un anno De Laurentiis provò a strapparlo alla Roma, Salah disse no e prese la strada di Trigoria. Chissà come avrebbero giocato insieme, i due esterni diversi”

Allegri racconta Sarri: “Pensava a non prenderle, giocava con il 4-1-1-1-1-1”

Le sue parole

Massimiliano Allegri in una lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport ha dichiarato su Sarri:

Si ricorda i suoi inizi da allenatore? “Sì, ho cominciato allenando l’Aglianese, in cui avevo finito la carriera da calciatore. Io sapevo che non potevo chiedere a quei ragazzi quello che c’era stato nella mia vita in serie A. Insegnavo loro calcio e io imparavo ad allenare. Una scuola per me più divertente delle cinque ore di lezioni tecniche a Coverciano”

Sarri mi ha raccontato un derby di quegli anni con la sua squadra… “Micidiale, faceva un freddo becco, un vento terribile. Uno zero a zero senza neanche un tiro in porta. Uno spettacolo desolante. Sarri allora pensava a non prenderle. Giocava con il 4-1-1-1-1-1-1. A parte gli scherzi, alla fine giustamente gli spettatori ci insultarono dicendoci di andare a lavorare. Abbiamo seguito tutti e due il loro consiglio…”

Mattarella: ” per dialogare con il Cremlino serve coesione ”

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sostiene che “per dialogare con il Cremlino serve coesione”. La dichiarazione fa seguito all’annuncio che nel 2018 un contingente di soldati italiani sarà nei Paesi baltici al confine europeo con la Russia. Ad annunciarlo è stato il segretario della Nato Jens Stoltenberg che in un’intervista con Marco Zatterin affronta il tema delle relazioni con Mosca: “Siamo in un territorio mai visto prima d’ora” racconta. “L’Alleanza non serve a provocare una guerra ma a prevenirla”.

Mattarella: “Serve coesione per dialogare con il Cremlino”

In un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, quanto accade dentro e al di sopra degli Stati si riverbera su tutti.

A partire dal terrorismo fino alla grande sfida di migrazioni di massa epocali. Il Vertice di Varsavia del luglio scorso ha confermato che la Nato del ventunesimo secolo è aperta e pronta a sviluppare nuove sinergie: dall’approfondimento delle relazioni con gli Stati partner a quello con altre organizzazioni sovrannazionali e internazionali.

L’Italia crede fermamente nelle potenzialità di questa cooperazione e nel loro ulteriore sviluppo, soprattutto in una fase in cui l’Unione Europea sta attraversando un assestamento inevitabile a seguito degli esiti del referendum britannico. Londra rimane – nella nostra visione – un partner centrale nell’ambito dell’Occidente, un alleato imprescindibile. Ci auguriamo davvero che il popolo britannico intenda proseguire sulla strada della collaborazione.

È su queste basi che l’Italia vive la sua appartenenza alla famiglia atlantica, alla quale non ha mai fatto mancare il proprio contributo in termini di visione, prima ancora che in uomini e mezzi. È infatti in questi valori che ancora oggi, a distanza di quasi settanta anni, ci riconosciamo. Quei valori che ci portano oggi a considerare positivamente le richieste di rassicurazione da parte dei nostri Alleati dell’Est europeo ma anche a garantire una continuità alla nostra partecipazione alle missioni in Afghanistan e in Kosovo.

Sul piano strategico è vivo il dibattito sulla minaccia proveniente da Est. Non è mancato chi ha assimilato le frizioni dell’ultimo periodo a un ritorno alla «guerra fredda». Ma nessuno può riportare indietro la storia. Né, tantomeno, appare sensato riproporre il ripristino di una barriera che rievoca fatalmente quella cortina di ferro che umiliò le aspirazioni di libertà di interi popoli e per smantellare la quale fu necessaria la determinazione del mondo atlantico e il lungo percorso messo in campo con la Conferenza di Helsinki.

E’ indispensabile che si ponga fine all’irragionevole momento di tensione, la cui pericolosità vivono, quotidianamente, i nostri militari. Le esibizioni di forza, il continuo saggiare le forze, sono solo l’avvio di escalation per smontare le quali occorrono poi anni di ripristino di reciproca fiducia. Va affermata con priorità, naturalmente, la regola del ristabilimento della legalità internazionale. La via del dialogo rimane centrale. La convocazione del Consiglio Nato-Russia ha rappresentato un passo nella giusta direzione e ci auguriamo che tale filo non venga spezzato, auspicando che la Russia voglia seriamente collaborare in questa direzione. Ma – desidero ribadirlo – presupposto del dialogo sono la compattezza e la solidità dell’Alleanza e per questo l’Italia ha risposto nei fatti all’appello degli Alleati nordici e non ha mai fatto mancare loro la propria concreta vicinanza.

Identica coerenza e responsabilità occorre avere, naturalmente, nell’affrontare le tensioni presenti nello scacchiere cui guarda il Mediterraneo, per le numerose situazioni di instabilità che si stendono su di un arco che va dall’Iraq e dalla Siria e, passando dalla Libia, giunge sino al Sahel. Abbiamo accolto con rinnovato ottimismo la decisione presa a Varsavia di reindirizzare l’operazione «Active Endeavour» presente nel Mediterraneo, verso un’operazione denominata «Sea Guardian». Confidiamo che questa entri in azione senza ritardi, in sinergia con l’operazione «Sophia» e coordinamento con le iniziative che assumerà la Guardia Costiera e di Frontiera «Frontex», della Unione Europea. L’Italia sopporta praticamente da sola il peso della rotta mediterranea.

Estratti del discorso del Presidente della Repubblica al Nato Defense College

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lastampa/Mattarella: “Serve coesione per dialogare con il Cremlino” SERGIO MATTARELLA

De Laurentiis-Sarri, basta incomprensioni: fortificato il rapporto

De Laurentiis-Sarri, basta incomprensioni: fortificato il rapporto

L’occasione per chiarirsi è servita, come riporta il Corriere dello Sport la conferenza stampa congiunta oggi a Castel Volturno con De Laurentiis e Sarri, sarà un modo anche per mettere da parte tra i due alcune incomprensioni rilasciate a mezzo stampa e sarà un’occasione per fortificare il rapporto in nome del Napoli. L’atmosfera a Castel Volturno è delle migliori. La squadra si è radunata tutta ed ha accolto Milik rientrato in sede dopo l’intervento a Villa Stuart con un gran gesto.

Tra Milik e la squadra spunta una promessa speciale

I dettagli

L’atmosfera a Castel Volturno è delle migliori con la squadra si è radunata per accogliere Milik rientrato in sede dopo l’intervento a Villa Stuart. Spunta una promessa: in caso di vittoria contro i giallorossi, gli azzurri dedicheranno il successo proprio all’attaccante polacco. Un segnale di compattezza e unità del gruppo, Arek avrà sicuramente apprezzato. Il polacco, come si legge sul Corriere dello Sport, sarà in tribuna domani pomeriggio per sostenere la squadra contro la Roma. “Ho iniziato la riabilitazione, vorrei tornare il prima possibile!” queste le prime parole dette allo staff medico azzurro.

Cristiano Ronaldo sul Napoli: “Lo vedo bene, sono un gruppo forte”

Le sue parole

Cristiano Ronaldo ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport parlando anche del Napoli: “Lo vedo molto bene. Ho seguito la partita che hanno giocato contro il Benfica e mi sono fatto l’idea di un gruppo forte. Callejon sta disputando un ottimo inizio di stagione, sono contento”.

Sulla coppia Higuain-Dybala, l’attaccante del Real dice: “Sono stato compagno di squadra di Higuain, è un buon attaccante che segna tanto. Ma i conti si faranno a fine stagione in base ai trofei che riusciranno a conquistare. Spero che non vadano troppo bene in Champions perché a quella coppa teniamo noi. Vogliamo essere i primi a vincerla per due anni di fila. Diciamo che se la Juve si aggiudicasse lo scudetto non mi dispiacerebbe…”

Michele Gramazio: “Sarà un Foggia con un nuovo assetto tattico. Tre calciatori out nei satanelli”.

L’intervento del collega Michele Gramazio di Foggia Città Aperta in diretta e in esclusiva al Pungiglione Stabiese

Nel corso della trasmissione radiofonica di ViviRadioWeb, “Il Pungiglione Stabiese”, abbiamo avuto in collegamento Michele Gramazio, collega di Foggia Città Aperta; con lui si è parlato del match di domenica sera tra Juve Stabia e Foggia.

Foggia reduce dal pari ad occhiali in casa contro l’Akragas. Risultato strano in virtù del potenziale offensivo dei satanelli. Che partita è stata?: Contro l’Akragas è stata una partita nella quale il Foggia ha perso 45 minuti, un primo tempo scialbo in cui la squadra è apparsa irriconoscibile. Nel secondo tempo a parte il rigore sbaglio  da Mazzeo, ci so state diverse  occasioni da gol; un mezzo passo falso visto la partita si poteva tranquillamente sbloccare.

Fatale è stato l’errore dal dischetto di Mazzeo : È il gioco del calcio, nessuna personalizzazione sul mancato penalty e non direi di incolpare Mazzeo. Questa volta ha inciso negativamente, ci può stare visto che parliamo di un  calciatore importante e determinante in tanti match, ricordando che recentemente  si è guadagnato da solo i tre punti a Messina realizzando per giunta un gol di pregevole fattura.

Il Foggia arriva a Castellammare priva di tre indisponibili: Mancheranno Vacca e Sarno, due calciatori di punta della squadra rossonera. Sarno attualmente soffre di pubalgia e ha deciso di riposare già da una decina di giorni tra il disappunto dei tifosi, i quali chiedevano un sacrificio da parte del calciatore di giocare almeno per tutto il mese di ottobre e di rendersi disponibile per le trasferte contro la Juve Stabia  e poi con il Lecce per fine mese. Rilevante la decisione dello staff medico che ha poi ha valutato di fermare il calciatore e quindi di fatto ritornerà a disposizione del tecnico per fine novembre. Ingiustificabili le assenze di Vacca, espulso per doppia ammonizione per proteste al 95’contro l’Akragase e del portiere Guarna. Anche quest’ultimo sarà out per quattro giornate saltando di fatto i due big-match, in quanto  a fine gara si è reso protagonista di una protesta plateale, un gesto incolsulto sbattendo il pallone che era già nelle mani dell’arbitro. È stata una leggerezza da punire senza ombra di dubbio, ma a mio avviso punire il calciatore per quattro giornate sembra un’esagerazione. Si è vero, magari andrebbe anche multato per la sua reazione in virtù della sua esperienza, ma  in fondo quattro giornate  sembrano spropositate visto che non è stato protagonista in un diverbio con l’arbitro e quasi mai impegnato durante il match, eccetto in sporadiche ripartenze.

In estate le dimissioni di De Zerbi hanno un po’ scosso l’ambiente. Invece adesso con Stroppa la piazza si è ricompattata: Stoppa entrato in punta di piedi è stato bravissimo sotto quest’aspetto. Un dato importante, e non da tutti, ammettere di sfruttare il lavoro di De Zerbi, per cui chi entra così con umiltà viene apprezzato dallo spogliatoio. Si temeva una protesta da parte della rosa, ma invece è stato bravo lui in primiss avendo esperienza internazionale entrando in un contesto nuovo, non ha intaccato gli equilibri dello spogliatoio e i calciatori hanno continuato a lavorare a testa bassa. Sotto quest’aspetto De Zerbi sembra quasi un ricordo lontano, adesso incomincia a intravedersi anche inedite novità apportate dallo stesso Stroppa che predilige le verticalizzazioni, mancate solo nell’ultimo match contro l’Akragas. Si lavora sui tagli lunghi provenienti dagli esterni,  non si intravedevano con De Zerbi, lui che giocava con il fraseggio corale, mente adesso con Stroppa manca l’ultimo passaggio sotto porta e si sta lavorando soprattutto per questa visione di gioco.

La mancanza di bomber Pietro Iemmello: Sicuramente, un attaccante importante che l’anno scorso ha messo a segno 40 gol tra Coppa Italia e campionato non si sostituisce facilmente. Adesso però il pacchetto di attaccanti non è da meno con Mazzeo, il promettente Padovan e tanti esterni di categoria.

L’ambiente rossonero ha la sensazione che adesso potrebbe essere l’anno giusto per il Foggia: Stranamente si è partiti con il profilo basso, a differenza dell’anno scorso che era eccessivamente alto. Adesso quest’anno nonostante il primo posto in classifica non ci sono grosse velleità di vittoria del campionato, si è consapevoli della propria forza e ci si è resi conto che quest’anno il campionato è spaccato a metà. Foggia, Lecce, Juve Stabia e Matera che lotteranno per il vertice, mente il resto direi uno scalino più in basso. Saranno determinati gli scontri diretti, tra cui quello di domenica prossima diventano ancora più decisivi per la leadership del vertice.

Qualche news sulla formazione rossonera: Sicuramente il tecnico avrà i suoi problemi nel sostituire Vacca, in termini di qualità e quantità del calciatore per tutto l’arco dei 90 minuti sono difficilmente sostituibili. Probabile l’inserimento di Coletti in quel ruolo, nonostante abbia già iniziato il campionato nelle vesti di difensore centrale; nelle ultime gare non ha trovato più spazio visto che l’attuale coppia centrale composta da Martinelli-Empereur ben si sta comportando. Coletti può giocare tranquillamente anche a centrocampo, lui che a Matera giocava in quel ruolo e adesso non dovrebbe patire difficoltà. Per quanto riguarda l’attacco, Stroppa potrebbe impiegare Padovan centrale e Mazzeo esterno. Tifosi al seguito? Ci sarà sicuramente l’esodo dei supporters rossoneri, già a Matera furono polverizzati 800 biglietti in poche ore, ci sarà seguito anche per la trasferta di Castellammare anche perché da quest’anno gli ultras della curva Sud hanno deciso di fidelizzarsi alla tessera del tifoso, una novità non di poco conto rispetto al passato.

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Soldati italiani al confine con la Russia,

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Nel 2018 un contingente di soldati italiani sarà nei Paesi baltici al confine europeo con la Russia. Ad annunciarlo è il segretario della Nato Jens Stoltenberg che in un’intervista con Marco Zatterin affronta il tema delle relazioni con Mosca: “Siamo in un territorio mai visto prima d’ora” racconta. “L’Alleanza non serve a provocare una guerra ma a prevenirla”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sostiene che “per dialogare con il Cremlino serve coesione”.

Stoltenberg: “Anche gli italiani schierati al confine con la Russia”

Il segretario generale della Nato avvisa Mosca: «Non avrà un’altra Yalta»

Nel 2018 un contingente di soldati italiani sarà inviato al confine europeo con la Russia. «Sarete parte di uno dei quattro battaglioni dell’Alleanza schierati nei Paesi baltici», precisa Jens Stoltenberg, da due anni segretario della Nato. Pochi uomini, presenza «simbolica» in una forza «simbolica» da quattromila unità.

Tuttavia, serve a dimostrare che «ci siamo e siamo uniti», che «abbiamo una difesa forte che garantisce la deterrenza», mentre «vogliamo tenere aperto il dialogo» col Cremlino. Non solo. «Sempre nel 2018 – aggiunge il norvegese – l’Italia sarà nazione guida nel Vjtf», la Task Force di azione ultrarapida, la «punta di lancia» in grado di intervenire in cinque giorni in caso di emergenza. Schierata, e non è un caso, sulla frontiera Est. Davanti a Putin che, ammette l’ex premier di Oslo, «ha dimostrato la volontà di usare la forza militare contro i vicini».

Visita romana ricca di incontri per Stoltenberg. Passaggio al Defence College, colloqui col Papa, col presidente Mattarella e coi ministri del governo Renzi. Bagno serale fra le stellette a Palazzo Brancaccio. Dove, per nulla distratto dai ricchi stucchi della residenza un tempo patrizia, il norvegese ha fatto il punto con «La Stampa» sulle tante minacce che ci circondano. Tranquillo e convinto, almeno nei limiti del possibile.

C’è una escalation tesa fra Russia e Alleanza. I rapporti fra Washington e Mosca sono ai minimi. È una nuova Guerra fredda?  

«Non siamo nella Guerra fredda, ma non c’è nemmeno il partenariato a cui lavoriamo da anni. Attraversiamo un territorio nuovo, è un sistema di relazioni con Mosca mai visto sinora».

Come lo affrontate?  

«La Nato deve essere in grado di adattarsi e rispondere alle sfide. Il messaggio è “Difesa e dialogo”. Non “Difesa o dialogo”. Sinché la Nato si dimostra ferma e prevedibile nelle sue azioni sarà possibile impegnarsi in contatti concreti con la Russia, che è il nostro vicino più importante. Non possiamo in alcun modo isolarla, non dobbiamo nemmeno provarci. Ma dobbiamo ribadire con chiarezza che la nostra missione è proteggere tutti gli alleati. Che serve una forte Alleanza non per provocare una guerra, ma per prevenirla. La chiave è la deterrenza, un concetto che si è dimostrato valido per quasi settant’anni».

Si sente pronunciare sempre più spesso la parola “guerra”.  

«La responsabilità della Nato è prevenirla. Conservare la pace. Per questo anche il linguaggio è importante e io non farò nulla per aumentare le tensioni. Anche perché non vedo minacce imminenti per gli alleati. Ce n’è una terroristica, ma non militare».

La Russia testa i suoi missili. È successo con gli Iskander a Kaliningrad poche ore fa. Solo “business as usual”?  

«Fa parte del loro modo di comportarsi. Hanno investito pesantemente nella Difesa. Hanno triplicato la spesa in termini reali dal Duemila, mentre gli alleati europei della Nato la tagliavano. Hanno modernizzato l’esercito. Hanno dimostrato di essere disposti a usare la forza. Questo è il motivo per cui la Nato ha reagito. Si è adattata a un contesto nuovo e più insidioso».

Con le nuove forze e basi alla frontiera orientale?  

«Abbiamo triplicato la dimensione della forza di risposta rapida, con otto quartieri generali nell’Europa centro-orientale. Ci sono i quattro battaglioni nelle repubbliche baltiche. Sono difensivi e proporzionati. Però dicono che la Nato c’è e che la risposta, certo limitata rispetto alle divisioni russe, è multinazionale».

Cosa vuole Putin?  

«Non voglio speculare troppo sulle sue ragioni. Vedo però cosa fa la Russia. Da anni cerca di ricostruire un sistema basato sulle sfere di influenza in cui le grandi potenze controllano i vicini, per limitarne sovranità e indipendenza. È il vecchio sistema, il sistema di Yalta in cui le potenze si spartivano l’Europa. Non lo vogliamo. Nessuno può violare la sovranità dei singoli Paesi».

Mosca dice che, crescendo, minacciate la loro sovranità?  

«Sbagliato. È una scelta libera e democratica di Stati sovrani quella di unirsi alla Nato».

Però si rischia grosso, no?

«Dobbiamo essere forti, calmi, uniti e determinati. È così che si prevengono i conflitti. La Nato deve rafforzare la Difesa e fare il possibile per avere una relazione di maggiore cooperazione con la Russia».

C’è un problema anche in Siria. Putin bombarda i convogli umanitari e minaccia le forze francesi e americane.  

«La risposta è evitare di aumentare le tensioni. Essere fermi, ma affermare che non vogliamo alcuno scontro».

E la Turchia?  

«È un valido alleato. Importante per la Nato e l’Europa».

Anche se Putin e Erdogan sono sempre più vicini.  

«Incoraggio il dialogo politico sempre e l’ho fatto anche dopo l’incidente dell’aereo abbattuto. Non è nell’interesse di nessuno che fra i due Paesi ci siano delle tensioni».

La Nato auspica che gli alleati spendano il 2% del Pil per la Difesa. È il momento di alzare la voce?  

«Non piace a nessuno aumentare le spese militari. Quando ero ministro delle Finanze negli Anni Novanta le ho tagliate. Ma era un altro tempo. Ora non si può. Bisogna aumentare la spesa. Non perché ci piace, ma perché una Difesa forte previene i conflitti».

Lo chiede anche all’Italia?  

«Apprezzo pienamente l’ottimo contributo dell’Italia all’Alleanza. È in Afghanistan come in Kosovo. Ospita molte installazioni, a partire dal comando di Napoli. Presto arriverà la sorveglianza del territorio con aerei e droni, a Sigonella. Nel 2018 sarete nella “punta di lancia” e nei battaglioni baltici».

E i soldi?  

«Nel 2016 per la prima volta da tempo ha aumentato la spesa per la Difesa. Tutti devono tendere al 2%. L’obiettivo resta».

Veniamo al Mediterraneo. Che programmi avete?  

«Ho discusso con l’Alto rappresentante Federica Mogherini e prepariamo un sostegno maggiore all’operazione Sophia per il controllo delle acque internazionali. Siamo pronti ad aiutare la formazione della guardia costiera e del personale della Difesa libica, se richiesti. La nostra operazione marittima “Sea Guardian” unirà i proprio sforzi a quelli di Sophia. Stiamo discutendo le modalità. Nato e Ue lavorano bene insieme».

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vivicentro/Soldati italiani al confine con la Russia,
lastampa/Stoltenberg: “Anche gli italiani schierati al confine con la Russia” MARCO ZATTERIN

Una Sforbiciata Democratica (Mauro Lo Piano)

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Renzi, se dovessero vincere i Si, sarebbe leggittimato a dare una bella sforbiciata alla nostra Democrazia, ridurre il numero dei Senatori, abbatterne i costi, portare l’Italia ad attuare le riforme “necessarie” perche’ si possa cambiare rotta dopo 30 anni di immobilismo politico.
Se pensate che queste riforme siano state partorite dalla fervida intelligenza Renziana e dai suoi fedeli Ministri, c’e’ qualche dubbio, vi e’ stato  lo zampino di un Potere Bancario talmente forte da poter sconvolgere in qualsiasi momento l’economia di potenti Nazioni, parlo della JP Morgan, Societa’ finanziaria con sede a New York, leader nei Servizi Finanziari Globali.
Molti non ricorderenno o non ne hanno mai avuto conoscenza di cio’ che arrivo’ sul tavolo del Governo Italiano nell’estate 2013. La JP Morgan, storica Societa’ finanziaria statunitense (con Banca inclusa), scrisse nero su bianco quella che avrebbe potuto essere la giusta ricetta per risollevare l’economia degli Stati dell’Eurozona.
Il consiglio dato al Governo Italiano dalla JP Morgan, era quello che per sopravvivere alle crisi finanziaria, sarebbe stato giusto liberarsi dell’a nostra obsoleta Costituzione antifascista.
In questo documento chiamato “aggiustamenti nell’Area Euro”, datato 28 Maggio 2013, firmato dalla JP Morgan, si fa riferimento alla necessita’ di intervenire politicamente nei vari Stati Europei,e di cambiare quelle Costituzioni (come quella Italiana), che non siano in grado di farne decollare l’economia.
Sempre secondo la JP Morgan, i Sistemi Politici italiani hanno esecutivi deboli nei confronti del Parlamento, Governi centrali deboli nei confronti delle Regioni, “troppe” tutele costituzionali nei confronti dei diritti dei lavoratori, “troppi” diritti di protesta, Stampa “troppo” libera. E’ “giusto” che nei sistemi dittatoriali, sia necessario imbavagliare prima la Stampa, poi soffocare ogni diritto del Cittadino.
Leggendo questo documento si capisce quale sia il vero interesse della potente Lobby bancaria: distruggere ogni forma di Democrazia e tornare ai sistemi Dittatoriali.
Letta e Renzi, sono figli dello stesso partito, fatti della stessa pasta, anche se Letta ha avuto poco tempo per prendere decisioni importanti, la sua meteora politica duro’ dal 28 Aprile 2013 al 22 Febbraio 2014, era Primo Ministro nel momento in cui la JP Morgan porto’ “l’incartamento” e sicuramente ne avra’ presa visione. Renzi al contrario ne capi’ l’importanza, la sua volonta’, il suo accanimento a cambiare la Costituzione, lo si deve al suo legame ai poteri forti dell’alta finanza,
Matteo che sta facendo i compiti assegnatili dalla potente Banca d’Affari Statunitense, ha havuto un ottimo maestro, Tony Blair, l’ex Primo Ministro inglese che una volta andato in pensione politica, guadagna un mare di soldi come consulente speciale di JP Morgan.
Nel 2012 a Palazzo Corsini (Firenze), si incontrarono a cena Tony e Matteo, chi organizzo’ l’incontro?
Nel 2014 i 2 “amiconi” Tony e Matteo si sono rivisti a Londra, in quell’occasione in un’intervista a Repubblica, Tony disse che Renzi aveva in mente uno splendido programmma di riforme per cambiare il Paese e rilanciare l’economia….. guarda un po’ sono le stesse riforme che aveva scritto la JP Morgan nel “lontano” 2013.
E non finisce qui’ :
Per quanto riguarda l’affare della Bad Bank :
La Bad Bank aveva avuto in gestione i crediti deteriorati delle 4 Banche dell’Apocalisse, poste in liquidazione coatta amministrativa; le loro sofferenze erano state valutate al 17% della loro quota nominale, sul mercato ne valevano almeno il 13% in piu’. Una bella gallina dalle uova d’oro che andava spennata al piu’ presto, ebbene  sapete chi e’ stato scelto dal Governo Renzi come consulente per quell’affare? la JP Morgan.
Solo che questa Societa’ mentre dava consigli al Governo su come uscire da questo empasse economico, consigliava ai propri clienti di evitare le Banche Italiane, mica scema questa JP Morgan.
Dulcis In Fundo :
Nel 2015 la JP Morgan ha preso una multa da 342 milioni di euro dalle Autorita’ americane per le loro manipolazioni operate su Libor e Forex, il Libor fa parte di quei tassi d’interesse che incidono notevolmente sul mercato finanziario, sia sugli investimenti nel Forex.
Se cio’ non bastasse, il Governo americano ha chiesto alla JP Morgan un indennizzo di 13 Miliardi di dollari per i mutui Sub Prime, uno scandalo scoppiato negli Stati Uniti nel 2006, una cifra colossale di risarcimento mai chiesta al Mondo, speriamo in un buon fine di questa “pratica”, mentre si auspica una cattiva fine per la modifica della nostra Costituzione.
MAURO LO PIANO
Un sentito ringraziamento va a Gino Gatto che mi ha fornito notizie utili per la stesura di questo articolo.

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