Besiktas e Napoli si sono affrontati alla Vodafone Arena nella quarta gara del Gruppo B di Champions League. Una gara terminata con il risultato di parità 1-1 che ha mostrato la superiorità del Napoli sul campo ma che sottolinea ancora gli evidenti problemi di questo periodo. Rete di Quaresma (B) al 33° s.t. su rigore e di Hamsik (N) al 82° s.t.
NAPOLI (4-3-3) – 25 Reina; 2 Hysaj, 19 Maksimovic, 26 Koulibaly, 31 Ghoulam; 5 Allan (20 Zielinski, dal 35° s.t.), 8 Jorginho (42 Diawara, dal 34° s.t.), 17 Hamsik; 7 Callejon, 23 Gabbiadini (14 Mertens, dal 18° s.t.), 24 Insigne. A disp. 1 Rafael, 11 Maggio, 21 Chiriches, 4 Giaccherini. All. Sarri
ARBITRO – Mark CLATTENBURG (Inghilterra). Assistenti Jake Collin e Simon Bennett. Arbitri di porta: Andre Marriner e Anthony Taylor. IV uomo: Ian Hussin.
Al termine dell’allenamento di questo pomeriggio, mister Impagliazzo ha diramato la lista dei convocati per la gara di domani pomeriggio (ore 14.30) in quel di Volla, valida per l’andata degli ottavi di finale di Coppa Italia Eccellenza e Promozione: Verde, Impagliazzo, Iacono C., Iacono F., Calise, Conte, Trani, Fanelli, Trofa, Mazzella, De Luise V., Fiorentino, Sannino, Vitgliano, De Luise M., Chiaiese, Arcamone, Saurino G., De Felice.
Un abito indossato con ‘sentimento’: la Juve Stabia, ‘vespa regina’ del campionato
Se qualcuno capita a Castellammare di Stabia in questi giorni viene preso da un’euforia contagiosa. E’ quella di una città che sta vivendo un sogno: il primato solitario in classifica nel girone C della Lega Pro, frutto di un avvio di stagione super e di un pareggio, quello tra Lecce e Foggia che, sulla carta, sono le pretendenti alla palma della promozione in B. La Juve Stabia è la ‘vesparegina‘ solitaria, con otto vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte, con 23 gol fatti e 9 subiti e 25 punti totali in classifica e un calciatore ritrovato come Francesco Ripa, in grado di andare a segno con ritmo regolare. E poi ci sono i tifosi che vivono in simbiosi con la squadra, che la esaltano in maniera costante al Menti e che la seguono in ogni dove.
Tutto merito di un uomo solo al comando, tutto merito di Gaetano Fontana. Il suo gioco, spumeggiante, la sua abnegazione, la sua cattiveria agonistica trasmessa nella giusta misura, rendono il tutto più bello. Il suo doppio modo di fare è l’arma in più: grande persona, umile e disponbile fuori dal campo, deciso e intraprendente sul terreno di gioco. Uomo solo al comando? Affatto, ‘stiamo cucendo un po’ alla volta un abito perfetto che i ragazzi hanno deciso di indossare con cura’, erano le parole del tecnico di qualche settimana fa. Un abito che ora viene indossato alla perfezione, con ‘sentimento’, basta quello ed è ciò che serve, in dose sempre maggiore, per coronare un sogno, rendendolo realtà. La Juve Stabia è in testa, Fontana è in testa con una risposta netta e decisa, con un gioco fatto di giovani, quelli si che trovano spazio con lui, soprattutto in mediana: vedi Mastalli e Izzillo su tutti, vere sorprese di un avvio fantastico.
Castellammare si gode il primo posto e sogna la serie B. Se sarà vera gloria, si vedrà…
Sono meno potenti, ma più distruttivi. E’ questa l’analisi che il geologo Mario Tozzi fa degli eventi sismici che hanno colpito il nostro Paese. Un territorio con mini-faglie ed epicentri a poca profondità che rendono lo scenario italiano quasi unico al mondo.
Il paradosso dei sismi italiani. Meno potenti, ma più distruttivi
Scenario quasi unico al mondo di mini-faglie e di epicentri a poca profondità
Non sappiamo ancora quale sarà l’evoluzione di questa crisi sismica, ma sappiamo che i terremoti italiani hanno caratteristiche talmente peculiari da renderli del tutto diversi da quelli giapponesi o andini, così come pure da quelli californiani o turchi.
L’origine del terremoto è sempre la stessa: uno scarico repentino di energia accumulata dalla rocce nel tempo. E, in ultima analisi, il gioco reciproco delle placche tettoniche (se si eccettuano i terremoti vulcanici), in cui si può considerare scomposta la crosta terrestre. Ma ecco che, già sotto questo profilo, i terremoti italiani sono caratteristici, perché non entra in gioco solo la placca africana che si infila sotto quella europea. Ci sono blocchi più piccoli (microplacche), come quello adriatico e quello siculo-ibleo, che complicano l’interazione fra le placche più grandi, tanto da indurre terremoti fra i più disastrosi della Penisola, seppure dimenticati, come quello di Catania del 1693. Non solo: le velocità di interazione nel Mediterraneo sono minori di quelle sudamericane o giapponesi e dunque le energie in gioco sono più basse e le magnitudo, di conseguenza, più piccole. In Italia non si è mai superata magnitudo 7,5 Richter, anche se nessuno potrebbe escludere questa eventualità. I terremoti più forti mai registrati al mondo sono, invece, di magnitudo 9 Richter, in Giappone, Indonesia e Cile, non nel Mediterraneo.
Non è però soltanto questione di magnitudo, da noi generalmente più basse, e di placche tettoniche, da noi più frammentate, ma è anche questione di faglie, di orografia e di terreni. In Italia, infatti, non è riconoscibile una grande struttura che origina i terremoti, come la faglia di San Andreas (in California) oppure quella della Valle del Giordano oppure quella nord-anatolica. Nei primi due casi si tratta di faglie lunghissime (centinaia di km): «faglie trasformi» (come si chiamano), in cui le placche scorrono le une accanto alle altre, suscettibili di generare sismi di magnitudo 7,5-8 Richter. Oggetti geologici non presenti sul nostro territorio, dove generalmente, i terremoti derivano da faglie di lunghezza limitata (20-40 km), che sono spesso interrotte da altre faglie più corte, fino a comporre un quadro complesso. Perlopiù, poi, sono faglie attraverso cui l’Appennino si assesta a quote topografiche inferiori, con un movimento in verticale, non uno scorrimento laterale.
Abbiamo dunque strutture geologiche a scala più ridotta e meno energie sismiche, perché da noi i terremoti fanno più vittime e danni che in Giappone o in California? Una prima risposta può essere che l’Italia è un Paese di montagna e questo è un fattore che aggrava i danni. Ma le montagne ci sono pure in Giappone e nelle Ande. Un’altra causa è la scarsa profondità ipocentrale dei terremoti italiani, che difficilmente superano i 30-40 km di profondità e, anzi, si attestano attorno ai 10 km. Le onde sismiche, dunque, non si attenuano perché attraversano uno spessore meno cospicuo di rocce rispetto a quanto accade, per esempio, in Giappone oppure in Cile, dove gli ipocentri sono a centinaia di km di profondità. Poi ci sono le rocce: spesso edifici e paesi vengono distrutti dall’«effetto-sito», l’amplificazione che le onde sismiche subiscono in corrispondenza di terreni più «molli».
Ma quello che conta di più è il patrimonio edilizio: vetusto e poco controllato. Il terremoto distrugge abitazioni rurali di collina fatte con ciottoli di fiume e malte scadenti oppure costruzioni più recenti in cemento armato, però mal progettate e peggio realizzate. Infine sembra anche esserci un’incapacità, tutta italiana, di imparare da secoli di catastrofi: in ogni Paese a rischio sismico, prima o poi, si cambia rotta, magari dopo un terremoto devastante, come negli Usa (dopo San Francisco, 1906) o in Giappone (dopo il 1855 e il 1923). Da noi nemmeno il terremoto del 1908 è stato sufficiente: qualche regola un po’ più rigida, a cui ha fatto seguito soltanto una più raffinata capacità di deroga. In tutti i casi le energie sprigionate dai nostri terremoti, per quanto ridotte e frammentate alla scala italiana, sono ancora più che sufficienti a devastare un Paese costantemente impreparato.
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Sc Valle Telesina-Juve Stabia: una giornata di sport
Oggi l’attività di base si è trasferita a Telese Terme, ospite della Sc Valle Telesina. Un binomio questo che sta portando frutti, considerando che dalla società telesina guidata dal responsabile tecnico Romano Eugenio, sono entrati nelle rose Juve Stabia i 2000 Follo e Stallone, i 2002 Selvaggio, Masotta, Guerra, i 2003 Tosto e Martino e i 2005 Marcuccio e Dello Iacono.
La scuola calcio Valle Telesina e’ sempre onorata di ospitare la Juve Stabia ed il direttore Alberico Turi, considerandolo un grande amico. Si sono svolte amichevoli tra i 2005 stabiesi e i 2004 Telesini, tra i 2004 stabiesi e i 2003 Telesini, infine tra i 2003 giallo blu e i mini allievi Telesini: una giornata di sport, utile per le nostre vespette per prepararsi al meglio per i prossimi impegni di campionato.
Maggio: “Vogliamo zittire lo stadio, daremo il massimo”
Ai microfoni di Premium Sport, è intervenuto Maggio, difensore azzurro, il quale ha dichiarato: “Cerchiamo di zittire questo stadio, come ha detto Sarri. Sappiamo che è una partita difficile, lo stadio è molto caldo. Veniamo dal match con una grande squadra in campionato, oggi daremo il massimo per fare bene. Juventus? Né rabbia né frustrazione, c’è stata l’impressione da parte di tutti che potevamo portare a casa la partita. Sappiamo le qualità della Juve ed è arrivata questa sconfitta. Però ora pensiamo a stasera”.
Ai microfoni Premium Sport, è intervenuto Hysaj, il quale ha dichiarato: “Siamo una grande squadra, abbiamo fatto bene anche a Torino, dove abbiamo messo in difficoltà la Juventus. La sconfitta ci ha lasciato un po’ di amaro in bocca, ma buona la prestazione. Ora stiamo facendo il meglio per non sbagliare in campo e stare corti, credo che oggi sarà una bellissima partita. Dobbiamo stare sempre concentrati, fino al novantesimo”.
Ecco cosa è accaduto al Menti tra Manniello e i tifosi della Juve Stabia
La Juve Stabia è in testa alla classifica visto il pareggio tra Lecce e Foggia di ieri. la squadra di Gaetano Fontana si gode il momento ma lavora sempre con tanta concentrazione. Seduta pomeridiana aperta al pubblico e tifosi giunti al Menti per salutare la capolista in occasione dell’amichevole disputata contro la Berretti. Alcuni tifosi hanno salutato il presidente Franco Manniello con applausi e uno di essi gli si è rivolto esclamando: “Presidente, viviamo questo momento”, pronta la replica del patron: “Voglio vivere il finale”. L’amore per la sua creatura è impareggiabile, il desiderio di coronare il proprio sogno è realtà.
a cura di Ciro Novellino
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Sono state appena diramate le formazioni ufficiali di Besiktas-Napoli, match fondamentale sia per i turchi che per gli azzurri in chiave qualificazione. Ritorna in campo Manolo Gabbiadini. C’è anche Lorenzo Insigne.
L’intervento di Pasquale Logiudice in diretta e in esclusiva al Pungiglione Stabiese.
Nel corso della puntata de “Il Pungiglione Stabiese”, programma radiofonico a cura della nostra redazione in onda su ViviRadioWeb, abbiamo avuto come ospite telefonico il Direttore Sportivo della Juve Stabia Pasquale Logiudice, l’uomo che insieme a Manniello e agli altri consulenti di mercato ha costruito questa Juve Stabia vincente.
Tanti i temi trattati con il dirigente stabiese, dall’analisi della vittoria della Juve Stabia con il Cosenza all’analisi del prossimo impegno in campionato delle Vespe.
Questi sono alcuni passaggi della lunga intervista:
La Juve Stabia è l’attuale capolista del girone meridionale di Lega Pro in virtù del successo interno contro il Cosenza. Primato in classifica prezioso, frutto non di fortuna ma di tanto lavoro profuso in questa estate in fase di costruzione della rosa, con Fontana poi bravo ad assemblare l’attuale rosa, concorda con la nostra analisi?
Sicuramente, quando ti trovi ad ottenere dei risultati così importanti come attualmente li sta ottenendo la Juve Stabia, non possiamo parlare certamente di casualità, alla base vi è tutto un lavoro dietro e in questo momento il lavoro dell’allenatore sta esaltando il tutto.
Lei è consapevole di aver costruito quest’anno un gruppo importante per questa categoria?
No non è questione di gonfiare il petto, dall’inizio ero consapevole che comunque avevamo allestito una squadra competitiva, poi da qui a dire che questa squadra potesse essere forte non era possibile stabilirlo senza il giudizio del campo, ci vuole comunque del lavoro. Abbiamo cambiato diversi calciatori e quindi non hai mai la certezze del potenziale massimo, seppur ripeto abbiamo la consapevolezza di aver allestito quantomeno una squadra sicuramente forte da poter dar fastidio alle altre compagini che sulla carta sono più blasonate rispetto a noi.
Questo primato deve essere inquadrato solo come un fatto momentaneo o questa situazione può essere un segnale che questa Juve Stabia può incutere paura alle così dette grandi? Adesso anche diversi addetti ai lavori considerano la Juve Stabia tra le favorite alla vittoria del campionato e può recitare un ruolo da protagonista.
Sono contento che siamo considerati anche noi tra le compagini accreditate per la volata finale, forse è anche giusto che sia così, anche se noi dobbiamo ancora dimostrare con sacrificio e lavoro di poter meritare questo posto e poi sono sicuro che possiamo migliorare giorno per giorno. Il campionato è ancora lungo per cui è troppo presto parlare di risultato finale visto che sono passati appena 11 gare e ci sono ancora altre 27 gare da affrontare. Noi dobbiamo solo continuare su questa strada cercando di migliorare come ho sempre detto, e continuo a dirlo anche adesso, altri hanno l’obbligo di vincere questo campionato noi no.
La dirigenza ha avuto il merito di aver costruito una rosa importante e competitiva per un campionato difficile. Un aspetto importante di quest’anno sono le alternative sugli esterni, e in particolare si nota una grande crescita di Lisi e soprattutto Sandomenico in queste ultime gare, un valido acquisto proprio per favorire i compagni cercando di chiudere la partita nelle ripartenze. Qual è il suo pensiero?
Il problema di Sandomenico è stato più di condizione fisica, e parlandone anche con lui ieri sera, gli ho detto che da calciatore non riesci a capire il motivo per cui il tuo allenatore ti tiene fuori. L’ho rassicurato visto che d’altronde capitava anche a me da calciatore. Al contrario, il mister che ti vede mentre ti alleni continuamente in settimana non ti mette in discussione da un punto di vista tecnico, ma da un punto di vista atletico può capire se sei in condizioni di scendere in campo. Quello che è accaduto a Sandomenico capita spesso ai che non hanno fatto il ritiro, inserirli in rosa in un secondo momento è sempre difficile. Questa situazione si è verificata anche per altri calciatori della nostra rosa che ancora faticano a trovare la giusta condizione. Pertanto Sandomenico trovando una condizione accettabile, ha poi ritrovato la sua lucidità ed infatti ne sta beneficiando poi tutta la squadra.
Per quanto riguarda Lisi, è stata una grande intuizione dell’ allenatore nell’impiegarlo in quel ruolo (terzino destro n.d.a.) per sopperire alla mancanza di Cancellotti. Sicuramente su di lui c’è da elogiare la sua grande disponibilità ed in questo momento lui è l’immagine positiva di questo gruppo dove un singolo si mette a disposizione del gruppo stesso. Non è semplice trovare calciatori disponibili ad adattarsi per il bene della squadra. Sta giocando in un ruolo non suo, sapendo di andare sicuramente incontro a critiche o cattive figure. Quindi credo che questo sia lo spirito giusto, d’altronde è quello che intendo io, serve un gruppo coeso per affrontare un campionato importante e difficile come quello di Lega Pro.
Direttore andando ad analizzare i vari reparti di questa Juve Stabia, in estate parlavamo un po’ tutti di un folto centrocampo a livello numerico con tanti ricambi, e tra questi Mastalli sta diventando un leader nonostante la sua giovane età. Un suo pensiero sul calciatore, e soprattutto come ha convinto il calciatore ad accettare la Juve Stabia?
In questi casi i matrimoni si fanno in due, Mastalli ha accettato di buon grado Castellammare. Si conoscevano le qualità del ragazzo già dalle giovanili del Milan e poi c’è stata anche un’intuizione mia dall’anno scorso, quando andai a Lugano per trattare Migliorini con il club elvetico; e Mastalli giocava in quel club. Al di là di questi aspetti, voglio dire che è un giocatore importante, serio e veramente professionale, in giro non si trovano calciatori dalle sue attitudini. Chi vive lo spogliatoio sa che stiamo parlando veramente di una persona importante dal punto di vista tecnico, lo stiamo vedendo e apprezzando un po’ tutti. In campo ha quantità e qualità, quindi sta figurando bene con quello che è il progetto dell’allenatore e sicuramente il mister lo sta aiutando molto per la sua crescita da un punto di vista professionale. Credo ci siano ancora margini di miglioramento ed io lo sto spronando in quanto ritengo che possa anche proporsi in fase realizzativa.
Per quanto riguarda l’attacco, in estate la società ha cercato di ingaggiare una punta di spessore, ma con tutte le difficoltà del caso si è deciso di puntare su Montalto in chiusura di calciomercato. Adesso possiamo dire con certezza alla luce delle prestazioni di Ripa, che avevamo l’attaccante in casa e tra l’altro lei lo aveva detto ampiamente ai nostri microfoni?
Francamente l’anno scorso avevo deciso di puntare su Ripa, ed ero fermamente convinto che quell’attacco (insieme a Gomez n.d.a.) poteva fare bene e anche Gomez poteva beneficiarne della sua presenza. Ho la massima stima verso il calciatore visto che due anni fa fu ingaggiato per sostituire Di Carmine, poi ovvio le perplessità erano solo da un punto di vista fisico visto che veniva da un infortunio e ovviamente non sai mai quali sono i tempi di recupero e se casomai davvero potesse recuperare. Infatti basta vedere che anche Marchisio sta recuperando pian piano dopo otto mesi. Considerando che quest’anno stavamo cercando di costruire una squadra competitiva e non potendo rischiare di rimanere solo con Ripa e Del Sante, proprio per l’incognita di ordine fisico di Ripa, abbiamo ingaggiato un altro attaccante.
Passando alle note dolenti, Amenta non riesce ad entrare in gruppo tranne per le piccole apparizioni iniziali, incide anche l’eta?
Amenta sta avendo qualche problemino fisico perché anche lui è uno di quelli che comunque non ha svolto il ritiro e attualmente paga pegno, discorso diverso per Sandomenico che ha un fisico esile e più leggero, per cui non abbiamo avuto problemi per rimetterlo in sesto dopo pochi giorni. Amenta ha giocato da subito la partita di Livorno, poi dopo pochi giorni ha avuto un problema muscolare e successivamente un problema alla caviglia. Voglio ricordare che a Monopoli è stato decisivo salvando il risultato nel finale di gara, poi abbiamo visto tutti che da allora in poi i pugliesi hanno fatto risultato con tutti.
In settimana Amenta ha avuto un problema alla caviglia e appena l’altro ieri si è bloccato con la schiena, purtroppo non riesce a trovare continuità da un punto di vista fisico. Spero in una sua ripresa, certamente non si può mettere in discussione un calciatore esperto da un punto di vista tecnico, ha un curriculum di tutto rispetto; purtroppo sta attraversando un brutto momento, ci sono sempre imprevisti, fa parte del gioco, ci sono tante variante e tra le tante varianti incide anche la condizione fisica.
Direttore, cosa possiamo dire in merito di Zibert, è out per un problema fisico o ci sono altri problemi? Zibert idem, pure lui ha avuto sia un problema alla caviglia è sia un problema al ginocchio. È normale che la squadra sta cercando di sacrificarsi, chi ha giocato al posto suo ben si è comportato e come ci siamo detti tutti, Izzillo in mezzo al campo sta facendo benissimo, idem Mastalli. Adesso è normale che mentre prima i titolari ipoteticamente partivano un gradino sopra, ora ci sarà da battagliare per andarli a sostituire, per fortuna direi.
Intanto direttore, vogliamo tranquillizzare i tifosi circa le condizioni di Izzillo, uscito domenica anzitempo per un problema alla spalla? Izzillo ha subito un fastidio alla spalla, nei prossimi giorni ne sapremo di più, almeno per questa settimana ritengo che debba stare fermo, poi non so, sarà lo staff medico che deciderà i tempi. Dispiace perché Izzillo stava giocando veramente bene. Ora abbiamo un Salvi ritrovato, confidiamo nella voglia di Zibert; e come avete detto voi ci sono diverse soluzioni e l’allenatore farà delle scelte in base a ciò che vedrà durante gli allenamenti. Credo che in questo momento le soluzioni non manchino.
Ecco direttore, è iniziata la settimana di preparazione che porterà alla sfida contro il Catanzaro. Sarà un altro banco di prova, di fronte l’ex Zavettieri che ha ottenuto due pareggi da quando siede sulla panchina calabrese e tra l’altro lei ben conosce l’ambiente catanzarese. Cosa si aspetta da questa gara?
Il Catanzaro è in crescita da come mi dicono fonti calabresi. L’ambiente ha ritrovato la serenità perché vedono un Catanzaro diverso, più propositivo, reduce da un ottimo pareggio in quel di Monopoli, un risultato seppur bugiardo in quanto la squadra poteva tranquillamente vincere. Quindi sarà una partita ostica perché comunque Zavettieri lo conosciamo bene anche noi, un tecnico bravo a guidare squadre a campionato in corsa e non a caso l’anno scorso con noi nel momento di sfascio arrivò e ottenne subito dei risultati. Quindi sicuramente per lui è una gara dove ci terrà in modo particolare, però tutte le partite sono difficili, non dimentichiamoci che abbiamo perso a Reggio Calabria, una partita strana, quindi in questo campionato e soprattutto in questo girone partite facili non ce ne sono. Ogni partita nasconde un’insidia e quella di Catanzaro sarà una partita molto insidiosa. Non vincono da un bel po’, navigano in acque agitate di classifica, ma è una squadra in crescita e di categoria. Noi siamo consapevoli che fortunatamente questa Juve Stabia è nelle condizioni di poter fare qualsiasi risultato contro qualsiasi squadra, abbiamo rifilato quattro reti al Foggia. Noi in questo momento abbiamo una certezza, mi riferisco al grande merito che ha avuto l’allenatore nell’assemblare in due mesi venti calciatori nuovi dando una fisionomia e un’idea di gioco ben delineata e specifica. Ormai avete capito un po’ tutti che la Juve Stabia cerca di impostare la partita sia in casa che fuori e difficilmente subiamo il gioco dei nostri avversari. In queste undici partite siamo riusciti ad imporre il nostro gioco anche quando abbiamo perso come in quel di Catania o Reggio Calabria, ricevendo in particolare i complimenti a fine gara dal tecnico Zeman. Anche a Catanzaro metteremo in atto la nostra mentalità di gioco sperando di ottenere punti preziosi per la nostra classifica.
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Amichevole in famiglia allo stadio Romeo Menti di Castellammare di Stabia tra la prima squadra allenata da Gaetano Fontana, in testa alla classifica e la Berretti di mister Domenico Panico, anche lei in testa al proprio girone. Buona sgambata per le due compagini e risultato finale di 6-0 grazie ai gol di Zibert, Del Sante (2), Kanoute, Montalto e autogol di Naso. In campo anche Dan Berci nelle fila della Berretti, entrato nella ripresa ha cominciato a saggiare il calcio italiano con maggiore continuità. Buona prova, al di là del risultato, di alcune Vespette che si sono rese pericolose anche con un palo colpito da Matassa nella ripresa.
Ad Amatrice la grande paura del ”Big One” spinge la gente a fuggire. A Civitanova sono già 5 mila le persone giunte sulla costa. E c’è chi, come Gabriela, nella tragedia per la prima volta vede il mare. A Norcia, invece, gli sfollati sono in rivolta: non vogliono abbandonare le loro zone e vengono montate le prime tende collettive. Passeranno l’inverno nei container.
La grande paura del Big One: “Nessuno vuole tornare a casa”
Da Leonessa fino alle zone marchigiane, 50 chilometri senza più speranza. “Temiamo il botto, meglio fuggire”. “Prendiamo quattro cose, e via a Roma”
AMATRICE – Dal corso di Leonessa, Cascia e Norcia sono dietro l’angolo. «Al di là del monte Tolentino», indica il vigile urbano che sbarra l’ingresso per tutto il corso della cittadina dell’alto Lazio. Dopo il monte di mille metri, insomma, c’è il cratere scavato dal sisma. Lungo la strada viene prima la città di Rita, poi quella di Benedetto. Devozione vuole che anche Leonessa abbia il suo San Giuseppe. «Che ci protegge», assicura Irene, «non foss’altro perché dal ’79 il terremoto non fa più morti».
Dì là dal Tolentino la tragedia, al di qua la paura. «Ma paura e tragedia sono il rovescio della stessa medaglia», dice Serenella del Leon D’oro che preferisce «dormire per terra piuttosto che in una camera al terzo piano del Leo Hotel…». «Tutti si attendono il botto». «Per questo – riprende Serenella – nessuno vuol tornare nelle case». Una situazione che accomuna zone e cittadini per un raggio di almeno cinquanta chilometri dall’epicentro del terremoto di domenica scorsa. Da Vallumpuni a Vieci passando per Sala e Sant’Angelo fino a Terzone, «Dove abbiamo avuto numerosi crolli – spiega il sindaco di Leonessa Paolo Trancassini – tant’è che nessuno vuole ritornare nelle case». A prescindere «se siano lesionate o fortemente danneggiate…».
In tutto il montepiano dell’alto Lazio fino alle zone marchigiane nessuno ha più voglia «di stare in casa – commenta un operaio della pasticceria Battilocchi – si dorme in macchina, non sappiamo come finirà questa storia…speriamo solo che quest’anno bisestile si concluda in festa e non in tragedia». Già, la tragedia: la parola risuona da Albaneto a Favischio fino a Monteleone di Spoleto e Posta. «E’ come se fossimo tutti sospesi, ma cosa possiamo fare: lasciare tutto? – dice Paolo titolare dell’agriturismo “Il Poeta” –. Io ho avuti danni a Terzone ma non posso abbandonare…». Ma così non la pensa il cameriere del «Poeta» già «pronto nel prossimo fine settimana a fare le valige». «Che sto a fare qui…Prendo i quattro mobili che c’ho e porto tutto a Roma… Ma qui ogni giorno è sempre peggio, se leggi su Internet pare che arriverà la fine del mondo».
Previsioni, angosce tutti elementi che accrescono le paure e lasciano la gente dormire per strada, nel palazzetto dello sport, nelle tende. Del resto, riprende il vigile sulle porta di Leonessa, «chi ha visto come me domenica mattina il corso della strada quasi sollevarsi e rincorrersi come fosse un lungo serpente, di restare qui non ne vuol proprio sentir parlare…».
Tutti via, dunque, nel silenzio di queste ore dove la gente si raduna e parla quasi sottovoce. Nel luoghi delle scosse parlano ormai tutti sottovoce come a non voler disturbare la «bestia» o forse per ascoltare in lontananza l’arrivo di «un mostro che non ci lascia più in pace…Sono anni che ci insegue…Dal ’79 in poi non ci ha più dato tregua…Ogni tanto rispunta – dice Andreina titolare con Tonino dell’unico hotel di Albaneto – è come se volesse tornare per finire un lavoro che aveva lasciato in sospeso…». Forse allora meglio andare, aggiunge Luigi Bucci del Castagneto, «soprattutto se ti restano solo cumuli di macerie».
Terremoto: nuova scossa di magnitudo 4.7 questa mattina poco prima delle 9, in provincia di Macerata vicino ad Acquacanina, Fiastra, Bolignola e…
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vivicentro/Fuga da Amatrice: paura del ”Big One”
lastampa/La grande paura del Big One: “Nessuno vuole tornare a casa” PAOLO FESTUCCIA – INVIATO AD AMATRICE
A Norcia gli sfollati sono in rivolta: non vogliono abbandonare le loro zone e vengono montate le prime tende collettive. Passeranno l’inverno nei container. Spirito opposto ad Amatrice dove la grande paura del “Big One” spinge la gente a fuggire. A Civitanova sono già 5 mila le persone giunte sulla costa. E c’è chi,come Gabriela, nella tragedia per la prima volta vede il mare.
Terremoto, tra gli sfollati in rivolta: “Non ce ne andiamo”. Ora arrivano i container
La protesta costringe la Protezione civile a cambiare i piani. Già in serata montate le prime tendopoli collettive in paese
NORCIA (PERUGIA) – La rivolta della gente dei Sibillini ha vinto. Avevano detto che non se ne sarebbero andati dalla loro terra e il governo ne ha dovuto prendere atto. «Se non mollano, che altro possiamo fare?», riconosceva al mattino la governatrice dell’Umbria.
Catiuscia Marini ieri era nuovamente tra Preci e Norcia a parlare con sindaci e abitanti, e poi si è precipitata a Roma per partecipare al Consiglio dei ministri assieme ai colleghi delle altre tre regioni terremotate. Annuncia dunque Renzi al termine del Consiglio dei ministri: «Entro Natale, e speriamo anche prima, daremo i container». Renzi ha annusato odore di ribellione e ha reagito di conseguenza. «Nessuno di noi immagina di calare soluzioni dall’alto».
La sorda protesta degli sfollati ha costretto la Protezione civile a cambiare i piani a malincuore, perché Renzi ancora ieri mattina insisteva «Niente tendopoli in montagna». Le prime tensostrutture per trecento posti letto sono state montate a Norcia in serata. Altre ne arriveranno nei prossimi giorni perché ci sono migliaia di persone da ricoverare. E poi sono da aprire uffici pubblici, centri sanitari, farmacie, sportelli postali e di banca, negozi, supermercati. La vita deve ripartire. E poi verranno i container come fu in Irpinia.
Ha ragione chi non vuole lasciare Norcia: rischia di non tornare più
Il piano della Protezione civile, su impulso dei quattro governatori, dunque cambia in corsa. Si profilano tre passaggi prima di arrivare alla ricostruzione vera e propria: il primo è quello più temporaneo e prevede le grandi tende collettive in alternativa alle cuccette dei treni o alla sistemazione in albergo; il secondo step, considerando che la neve è dietro l’angolo, prevede container per tutti quelli che ne faranno richiesta entro Natale; il terzo, a più lunga scadenza, sono i moduli prefabbricati, ovvero le casette antisismiche da 40-60-80 metri quadri a seconda dei nuclei familiari.
Dopo il sisma del 24 agosto, si era detto che le casette sarebbero state pronte entro 7 mesi. Ma all’epoca erano piccoli numeri e le casette le avrebbero avuto perlopiù gli allevatori; tutti gli altri dovevano andare in affitto (con il contributo dello Stato) o in hotel. Nel frattempo sono arrivate due botte micidiali, lo scenario è cambiato, e case a cui appoggiarsi non ce ne sono più. Perciò ora si cambia.
Dopo i container, verranno i moduli abitativi. Ne avranno diritto soltanto i cittadini le cui case sono gravemente lesionate (e quindi, va da sé, prima occorreranno le ispezioni dei tecnici: si consideri che per il 24 agosto erano state presentate 70 mila domande). «Ne hanno diritto perché potranno rientrare in una casa non prima di 5-7 anni», precisa la Governatrice Marini. Chi se la potrà cavare con piccoli interventi, invece, non avrà la casetta. Ma tutti, sia chiaro, lesioni leggere o gravi, avranno un adeguato contributo dello Stato.
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lastampa/Terremoto, tra gli sfollati in rivolta: “Non ce ne andiamo”. Ora arrivano i container FRANCESCO GRIGNETTI INVIATO A NORCIA (PERUGIA)
Abbiamo ascoltato in esclusiva Tomas Danilevicius, ex attaccante della Juve Stabia e della nazionale lituana. Con lui abbiamo ripercorso la sua esperienza in gialloblù.
Tomas innanzitutto cosa stai facendo ora? Ho smesso di giocare. Ho vissuto l’ultima stagione da calciatore ormai due anni e mezzo fa nell’ND Gorica. Avevo ancora un legame contrattuale con il Parma ma conosciamo tutti le scorse vicende della società emiliana quindi ho preferito sciogliere il contratto. Avevo richieste dall’India e dalla Lituania ma ho preferito fermarmi. Attualmente ho una mia attività imprenditoriale in ambito immobiliare che mi porta a vivere e lavorare tra la Svizzera e la Lituania. Sono contento, ho smesso per mia volontà e non per problemi fisici o per mancanza di alternative.
Hai ancora modo di seguire la Juve Stabia? Certo, seguo la Juve Stabia come tutte le squadre in cui ho giocato. Il periodo in gialloblù è stato bellissimo per me e condito da tante soddisfazioni. Non posso che guardare con interesse la Juve Stabia e sperare in risultati positivi per le Vespe.
Tu arrivasti a Castellammare come il calciatore di qualità ed esperienza. Molti ricordano i gol di Sau ma tu, Maury, Mezavilla ecc avevate un ruolo importantissimo: facevate il lavoro sporco in zone diverse del campo ma utilissimo per la squadra. Hai detto bene. Nella prima stagione c’era Marco che andava in rete in continuazione ed i suoi gol facevano bene a tutta la squadra. L’obiettivo era salvarsi ed i gol di Marco erano fondamentali. Io lo aiutavo nei contrasti, nelle sportellate e negli assist, magari segnando di meno. Non a caso nelle ultime giornate, quando non giocai per infortunio, anche Marco segnò molto poco. Ad ogni modo con Marco ci trovavamo molto bene; eravamo una bella coppia d’attacco.
La seconda stagione invece ti ha visto andare in rete con continuità. Esatto; il secondo anno è stato altrettanto bello dal punto di visto personale. Sono andato in rete con continuità e forse questo salta più all’occhio ma sono soddisfatto di entrambe le mie stagioni alla Juve Stabia; sia la prima che la seconda sono state bellissime. Credo di essere stato importante in entrambe le stagioni, prima con i contrasti e poi con i gol.
Poche settimane fa Francesco Ripa ha segnato una tripletta, proprio come facesti tu contro la Pro Vercelli. Che ricordo hai di quella giornata? Fu una partita particolare. La preparazione della gara fu esattamente come quella delle altre partite, solo in campo la giornata divenne speciale. Fu una tripletta importante perché permise alla squadra di vincere una partita tosta ed in trasferta. E’ senza dubbio un bellissimo ricordo.
A proposito di gol, a quali delle tue reti gialloblù sei più legato? Probabilmente alla prima, messa a segno nella gara interna contro il Pescara. Quella rete vale tanto per me, anche perché poche ore prima era scomparso mio nonno. In più era una gara che arrivava nella fase iniziale della stagione, che per noi fu molto difficile. Al Menti arrivava il Pescara di Immobile, Insigne e Zeman. Affrontare una squadra così forte, in un momento difficile per la tua squadra, avendo saputo della scomparsa di una persona cara ed andare in rete, poi vincendo, fu molto importante. Ricordo con emozione anche la rete nel derby contro la Nocerina, molto sentito dai tifosi ed arrivato nella giornata successiva.
A distanza di anni hai ancora modo di sentire Manniello e Braglia? Che rapporto è rimasto con loro? Mi sento spesso con il Presidente, soprattutto via sms. Non ti nascondo che ci siamo lasciati in ottimi rapporti e non mi dispiacerebbe tornare a salutarlo quando gli impegni me lo permetteranno. Con Mister Braglia quando era a Pisa ci sentivamo di più; ora lo tengo d’occhio grazie a Mezavilla che è con lui ad Alessandria (ride n.d.r.).
La forza della tua Juve Stabia era il gruppo; ti senti o vedi ancora con alcuni tuoi ex compagni? Era proprio così, eravamo un gruppo unito ed il campo esaltava il nostro legame. Mi sento e vedo spesso con Mezavilla e Maury; cerchiamo sempre di ritagliarci un po’ di tempo da passare insieme. Ricordo con affetto anche Caserta, Zito, Erpen, Molinari, Sasà Bruno..tutti calciatori importanti dentro e fuori dal campo.
Il tuo ricordo della tifoseria stabiese, adesso diventata famosa anche per il geyser sound di stile islandese. Difficile per un calciatore chiedere di più ad una tifoseria. I tifosi di Castellammare ci hanno sempre fatto sentire il loro affetto, in casa ed in trasferta. Ricordo soprattutto la trasferta di Genova, con il settore ospiti dello stadio Marassi stracolmo e tutto gialloblù. Poche piazze hanno tifosi passionali come quelli della Juve Stabia, vicini alla squadra sia nei momenti belli che brutti.
Allargando lo sguardo, tu hai segnato con la nazionale anche all’Italia a Napoli nel settembre 2006. Come vedi la nuova nazionale azzurra? I campioni del passato non ci sono più.. Sicuramente la nuova generazione ha forse meno talento di quella dei Del Piero, dei Totti e dei Pirlo. Anche i campioni del passato però sono stati giovani ed hanno avuto il tempo di diventare poi fenomeni. Purtroppo viviamo in un periodo in cui il tempo è sempre poco, soprattutto nel mondo del calcio. I giovani italiani hanno qualità ma è essenziale concedergli il tempo di crescere bene e di maturare. Se si farà questo, l’Italia continuerà ad essere forte.
Un saluto ai tifosi che ti stanno leggendo. Saluto con affetto tutti i tifosi della Juve Stabia. Ricordo tutta Castellammare con piacere; spero anzi di passare a salutare tutti allo stadio non appena mi sarà possibile. Forza Vespe!
Raffaele Izzo
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È morta Tina Anselmi Aveva 89 anni, era stata la prima donna a ricoprire la carica di ministro della Repubblica
È morta Tina Anselmi, importante politica italiana della Prima Repubblica, nota soprattutto per essere stata la prima donna a fare la ministra. Nata nel 1927 a Castelfranco Veneto, Anselmi è morta nella sua casa: aveva 89 anni. I funerali saranno celebrati venerdì 4 novembre nel Duomo di Castelfranco Veneto.
Tina Anselmi fece parte della Resistenza: quando aveva 17 anni, con il nome di battaglia “Gabriella”, divenne una staffetta della brigata Cesare Battisti per poi passare al Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà. Dopo la Seconda guerra mondiale aderì alla Democrazia Cristiana, si laureò in Lettere all’Università Cattolica di Milano e divenne insegnante elementare. In quello stesso periodo si impegnò nell’attività sindacale nella CGIL e poi, dalla sua fondazione nel 1950, nella CISL. Nel 1968 fu eletta in Parlamento – ci restò per sei legislature, fino al 1992, eletta sempre nella circoscrizione Venezia-Treviso – e nel 1976 diventò la prima donna ministro, quando fu nominata ministro del Lavoro in uno dei molti governi Andreotti di quegli anni. Anselmi fu molto attiva nelle cosiddette questioni femminili. In un recente documentario di Anna Vinci intitolato “Tina Anselmi, la grazia della normalità” Anselmi dice: «Dico alle mie nipoti: attente, fate la guardia. Perché le conquiste non sono mai definitive».
Nel 1978 Anselmi fu nominata ministra della Sanità e fu fra i principali autori della riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale. Successivamente fu presidente della commissione di indagine parlamentare sulla P2, della commissione nazionale per le pari opportunità e della commissione nazionale sulle conseguenze delle leggi razziali per la comunità ebraica italiana che concluse i lavori nel 2001. Anselmi è stata anche presidente onoraria dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia.
Terremoto: nuova scossa di magnitudo 4.7 questa mattina poco prima delle 9, in provincia di Macerata vicino ad Acquacanina, Fiastra, Bolignola e Ussita. Arrivano le tende; container prima di Natale. Renzi: nessun braccio di ferro con la Ue sul terremoto
La forte scossa di terremoto di domenica mattina ha avuto grandi ripercussioni sul livello del suolo che, in alcuni punti vicini all’epicentro, è sceso di 70 centimetri. Lo riferisce all’Agi Antonio Piersanti, sismologo dell’Ingv. In queste ore l’Istituto sta esaminando immagini satellitari delle zone colpite, e la stima è ancora in corso: in un primo momento risultava un abbassamento complessivo del suolo di 25 centimetri, ma analizzando meglio i dati si è giunti alla conclusione che il terreno è collassato da 50 a 70 centimetri. Piersanti spiega che per la prima stima “Abbiamo acquisito le misurazioni satellitari con la tecnica Sar, che copre un’area più vasta rispetto al Gps ma è un po’ meno precisa”.
Era successo anche con il sisma di agosto: “In realtà ogni scossa aggiunge deformazioni al suolo, in alcuni punti si alza, in altri si abbassa. Nei prossimi giorni potremo essere più precisi sul dato complessivo”.
ARRIVANO LE PRIME TENDE A NORCIA
Gli abitanti di Norcia che, nonostante le grandi difficoltà intendono rimanere nella cittadina distrutta dal terremoto, stanno ricevendo le prime tende ed entro Natale – come ha promesso il presidente del Consiglio Matteo Renzi – avranno a disposizione dei container che daranno loro un rifugio in attesa della costruzione delle casette di legno. Il governo è venuto così incontro alle richieste della popolazione che intende, nonostante la disponibilità di alberghi in altre località, rimanere nella cittadina di San Benedetto. La fase intermedia dei containers dovrà partire, ha spiegato Renzi, “nell’arco di qualche settimana”, prima di Natale per poi arrivare alla consegna delle casette di legno nella primaversa estate”.
Già stamani è in arrivo a Norcia una nuova colonna mobile con tende, medicinali, generi alimentari e di conforto per la popolazione che intende rimanere.
Secondo quanto riferisce la Protezione civile, adesso si inizierà a lavorare con Regione e Comune per mettere a punto un piano per l’installazione dei container. In particolare, è necessario quantificare la necessità di alloggi e individuare le opportune aree, anche per evitare che l’installazione dei container possa creare difficoltà alla realizzazione delle casette di legno.
NELLA NOTTE 107 SCOSSE
E proseguono senza sosta le scosse di terremoto tra Marche, Umbria e Lazio. Con l’ultima replica di magnitudo 2.4, rilevata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia in provincia di Macerata, sono 107 le scosse registrate dalla mezzanotte alle 6,39 nelle aree tra Rieti, Macerata, Perugia e Ascoli Piceno. Una scossa si è registrata anche in mare. La sala sismica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha infatti registato un movimento tellurico, di magnitudo 2.4 nel Mar Ionio settentrionale, alle 5,32, ad una profondità di 36 chilometri.
Renzi: nessun braccio di ferro con la Ue sul terremoto
“Con l’Europa non c’è alcun braccio di ferro, quello che serve in conseguenza del terremoto lo mettiamo”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nella conferenza stampa a palazzo Chigi a conclusione del Consiglio dei ministri per i provvedimenti straordinari del dopo terremoto. “Vorrei che questo grande dibattito – ha aggiunto – che sta entusiasmando gli addetti ai lavori fosse riportato nella realtà, stiamo rispettando le regole europee che prevedono clausole eccezionali, legate a eventi eccezionali. La mia opinione è che un terremoto da 6.5 sia un evento eccezionale, ho questa idea che trovo difficile mettere in discussione”. “Prima ancora del fiscal compact, prima di questo drammatico errore che è stato fatto, nel 1997 – ha sottolineato il premier – i trattati europei prevedono clausole eccezionali, noi ne abbiamo individuati due di fatti eccezionali: uno è l’immigrazione e credo che si faccia fatica a dire che l’Italia non stia vivendo un periodo eccezionale. Se qualcuno fa fatica è l’Europa che ha dato regole che nessuno sta rispettando, a parte l’Italia, la Germania e pochi altri”.
Pierpaolo Marino ha parlato ai microfoni di Tuttomercatoweb:“Che c’è un giocatore decisivo di nome Higuain. Ha fatto la differenza in una partita molto equilibrata e che avrebbe potuto vincere anche il Napoli. Poi c’è stato il colpo risolutivo del campione. La dirigenza bianconera ha fatto bene a pagare i 90 milioni di euro della clausola rescissoria”.
C’è il rischio che il Napoli diventi l’eterna seconda? “Se si perdono dei top player come Higuain il rischio può esserci, considerando che la Juventus diventa ogni anno sempre più forte. Penso sia rischioso mettere certe clausole, valide anche per il campionato italiano. Così facendo il Napoli ha commesso un grosso errore. Ora la squadra, al netto del grave infortunio a Milik, non ha un vero e proprio attaccante centrale”.
A livello di singoli, cosa pensa delle difficoltà che sta incontrando Gabbiadini? “Conosco molto bene Manolo, un ragazzo molto sensibile. Sta facendo fatica a trovare la giusta collocazione tattica, e poi non credo che la fiducia di Sarri sia totale. Non si sente al centro delle sue idee, spesso e volentieri è la seconda opzione. Credo che la sua avventura a Napoli sia ormai ai titoli di coda”.
Crede che un cambio-maglia rappresenti la soluzione migliore? “Certo. Per il suo bene dovrebbe andare via. Ha delle qualità straordinarie e ha ancora dei margini di miglioramento importanti. In azzurro c’è troppa pressione e lui ne sta pagando le conseguenze. Gabbiadini è perennemente sotto esame”.
Le situazioni sono differenti, ma anche per Insigne il periodo non sembra affatto semplice. “Il tifoso napoletano si aspetta sempre tantissimo dai calciatori napoletani. Questo è normale. Diciamo che tra le parti c’è sempre stato un rapporto di amore e odio, ma non vedo alcun tipo di problema per il futuro. Ricordo che quando il sottoscritto era in società accadeva lo stesso con Cannavaro. Il pubblico sarà sempre con Lorenzo, nei momenti importanti non è mai mancato il sostegno nei suoi confronti. Anche se, in realtà, qualcosa che non va ci sarebbe. Il discorso riguardante il contratto. Questa situazione è ingarbugliata, Lorenzo vorrebbe essere trattato da grande calciatore. E diciamo che, almeno per il momento, non si sente realizzato”.
De Laurentiis dovrebbe fare affidamento sul prossimo mercato per rinforzare la rosa? “Credo proprio di sì. Serve assolutamente una prima punta di assoluto livello. Molto dipenderà da Milik e dal suo recupero”.
Forse Insigne non aveva fatto così tanto da scusarsi…
La Gazzetta dello Sport ritorna a parlare del caso Insigne allo Juventus Stadium: “E con parecchi temi sul tavolo. Il Gabbiadini che ritorna e che non si decide a sbocciare, l’Insigne che litiga con Sarri, poi si scusa, ma che forse non aveva così tanto da scusarsi e che stasera deve provare a fare la sua parte”.
Il Napoli si gioca tutto contro il Besiktas: è ad un bivio stagionale
La Gazzetta dello Sport scrive su Besiktas-Napoli: “Ci sono momenti che dividono in modo netto il passato dal futuro. Ci sono partite che segnano in maniera forse definitiva il prima e il dopo. Da qualunque angolazione la si voglia guardare, Besiktas-Napoli è una di quelle. Per l’importanza del risultato, in primis. Ma anche per il momento, per le scelte, per parecchi giocatori. Intorno a questa sfida c’è una miscela speriamo non esplosiva di obiettivi, stati d’animo, situazioni delicate, voglie di riscatti, rancori non ancora del tutto sotterrati. Il Besiktas è un rivale pericolosissimo, lo ha dimostrato al San Paolo. E se vince anche stavolta, ecco il sorpasso in vetta al girone. Ma il principale nemico del Napoli è il Napoli stesso. Reduce da una sconfitta con la Juve che forse non meritava, e per questo fa più male al corazon e al morale. E con parecchi temi sul tavolo. Il Gabbiadini che ritorna e che non si decide a sbocciare, l’Insigne che litiga con Sarri, poi si scusa, ma che forse non aveva così tanto da scusarsi e che stasera deve provare a fare la sua parte. Se il Napoli perde sono dolori . E per una serie di motivi. Ma può essere agli ottavi già stasera se vince e se Benfica-Dinamo finisce pari”.
La Repubblica scrive su cosa Sarri sta adottando per migliorare il suo 4-3-3: “Senza un centravanti di ruolo, infatti, il 4-3-3 è diventato per gli azzurri un abito meno su misura: dopo essersi già slabbrato per l’addio di Higuain. Sarri ci ha provato con Gabbiadini e poi con il tridente leggero, ma tutta la squadra è stata condizionata dalle difficoltà per trovare il gol e ha finito per sbilanciarsi: peccando anche di generosità. Gli esterni sono diventati troppo alti, i centrocampisti hanno privilegiato la qualità, perfino il reparto arretrato si è fatto prendere dalla frenesia offensiva. Tre degli ultimi 8 gol li hanno segnati i difensori: Koulibaly, Maksimovic e Chiriches. Avanti tutta, insomma. Un errore pagato pure nell’andata con il Besiktas, persa con un folle 3-2. Sarri non ha rinunciato al 4-3-3, ma lo sta riequilibrando con qualche accorgimento tattico (mediani più bassi, punte esterne meno avanzate) e il turn over: che ha già restituito agli azzurri brillantezza”.