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Juve Stabia vs Lecce: Parte la prevendita, indetta la giornata gialloblè

Juve Stabia vs Lecce le indicazioni per l’acquisto dei tagliandi di ingresso al Menti

Juve Stabia vs Lecce è sicuramente il big match della quattordicesima giornata del girone C di Lega Pro.

La prima della classe contenderà i tre punti all’attuale seconda.

La Juve Stabia, a dispetto delle previsioni iniziali che vedevano Lecce, Foggia e Matera contendersi il primo posto, sta meravigliando tutti gli addetti ai lavori, attirando l’interesse di tanti che in queste settimane hanno dato spazio ai gialloblù nei loro progetti editoriali.

Consapevole dell’importanza della partita, la società termale, ha deciso di indire la giornata gialloblù, che vuol dire che anche gli abbonati dovranno acquistare il biglietto di ingresso.

Dopo l’esodo di Caserta, la Juve Stabia, si augura che il pubblico di casa risponda in massa alla chiamata degli uomini di mister Fontana.

I tifosi in più di un’occasione hanno dimostrato di gradire il gioco e le prestazioni offerte dagli uomini di Fontana, non resta che aspettare domenica pomeriggio per tastare l’amore della piazza verso la propria squadra del cuore.

Di seguito pubblichiamo il comunicato ufficiale della Juve Stabia:

S.S. Juve Stabia rende noto che sono disponibili in prevendita, fino alle ore 16,30 di domenica 20 novembre, i tagliandi di ingresso per assistere alla gara Juve Stabia-Lecce, che si disputerà domenica 20 novembre alle ore 16,30 presso lo Stadio “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia, valevole per l’14a giornata del Girone C della Lega Pro Divisione Unica 2016/2017.

S.S. Juve Stabia rende noto che per la gara Juve Stabia-Lecce è stata indetta la “GIORNATA GIALLOBLE’”, pertanto, NON saranno validi abbonamenti di alcun tipo e NON saranno rilasciati accrediti.

 

Di seguito i prezzi dei tagliandi:

Curva San Marco € 12 + € 2 diritti di prevendita
Tribuna Varano (distinti) €15 + € 2 diritti di prevendita
Tribuna Quisisana (scoperta) € 18 + € 2 diritti di prevendita
Tribuna Monte Faito (coperta) € 23 + € 2 diritti di prevendita
Tribuna Panoramica VIP € 98 + € 2 diritti di prevendita

I tagliandi potranno essere acquistati esclusivamente presso i punti vendita abilitati  che qui di seguito riepiloghiamo:

Bar Dolci Momenti – Via Cosenza
Bar Gialloblù – Viale Europa
Light Break – Corso Vittorio Emanuele
Centro Ricreativo Juve Stabia – Via Bonito
Agenzia B2875 Via Tavernola 113
Asa Gaetano Musella Via G.Cosenza 293

Per la gara Juve Stabia-Lecce, saranno messi in vendita, in numero limitato, tagliandi RIDOTTI per bambini di età compresa da 0-12 anni al costo simbolico di 5€ comprensivi di diritti di prevendita.

Dopo Lecce la Juve Stabia sarà di scena a Matera, due partite che diranno tanto in ottica campionato. Domenica perdersi lo spettacolo di una partita così importante, può essere considerato quasi un “delitto”, per cui anche noi ci auguriamo che tutti gli stabiesi che abbiano la possibilità siano presenti al Menti a sostenere le Vespe.

Ue, arriva il parere di Bruxelles. Usa, Trump prepara squadra

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In Itaia continua la campagna per il referendum. Renzi alla manifestazione del Pd a Cagliari, Di Maio a Parigi

  • UE – A Bruxelles la Commissione Europea dà il parere sulla manovra italiana. L’Italia tramite il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, ha fatto sapere che è pronta a bloccare la revisione di medio termine del bilancio pluriennale dell’Unione europea se l’Europa non sarà “coerente con se stessa” e metterà “i soldi dove mette le parole e le priorità”. “Con il suo stop l’Italia mantiene aperto” il negoziato e “da’ la possibilita’ al Parlamento di migliorare l’intero pacchetto. E poi dei rischi dobbiamo cominciare a prenderceli se vogliamo che l’Europa si dia una svegliata”. E’ quanto sostiene Sandro Gozi in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.
  • USA – Il presidente eletto Donald Trump lavora ancora alla sua squadra e prepara le linee di politica economica. In un documento riservato del cosiddetto ‘transition team’ reso noto dalla Cnn il piano del nuovo inquilino della Casa Bianca per ‘rivoluzionare’ in 200 giorni la politica commerciale degli Stati Uniti.
  • ITALIA – Continua la campagna per il referendum. Renzi alla manifestazione del Pd a Cagliari, Di Maio a Parigi, il centrodestra aderisce all’iniziativa del ‘Nuovo Cdu per il No’ a Roma. A ‘Porta a Porta’ confronto tra il ministro Maria Elena Boschi, Padoan, Calenda, Salvini, Bernini e Fassina. Il Tar del Lazio decide sui ricorsi del professor Valerio Onida sul quesito referendario dopo che il tribunale di Milano li aveva rigettati il 10 novembre scorso.

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agi

Maltrattamenti e Abusi sui bambini, in Italia troppo pochi i centri specializzati

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Il tema dei maltrattamenti sui minori visto come una questione di salute pubblica. Il dossier di Terre des Hommes, la diagnosi precoce può salvarli.

Roma – Il 30% dei minori vittime di maltrattamenti in Italia subisce abusi multipli, contemporaneamente presenti cioè in forme diverse: dal maltrattamento fisico alla trascuratezza grave, dall’abuso sessuale alla sindrome di Munchausen per procura, all’abuso psicoemozionale, alla violenza assistita e al bambino conteso. E’ quanto emerge dal report su 3mila casi rilevati negli ultimi cinque anni da cinque grandi strutture ospedaliere specializzate, al centro del dossier ‘Maltrattamento e abuso sui bambini: una questione di salute pubblica’, realizzato dalla onlus Terre des Hommes Italia (Tdh) e presentato alla Biblioteca del Senato.

dossier-maltrattamento-bambini-2016_coverCHI SONO LE VITTIME DEGLI ABUSI
L’età media delle vittime rilevata nel quinquennio è intorno ai 7 anni, con una maggioranza di bambine. Il maltrattamento è stato rilevato in tutte le fasce di età e spesso è contemporaneamente presente in forme diverse, (il maltrattamento multiplo infatti raggiunge circa il 30% delle vittime intercettate dai Centri negli anni). L’indagine ha consentito di far emergere anche nuove forme di abusi. Tra queste spicca il ‘chemical abuse’, ovvero qualsiasi ingestione intenzionale a scopo di minaccia o ingestione intenzionale risultante da negligenza di agenti potenzialmente velenosi: per esempio i farmaci o prodotti quali l’etanolo o i solventi, così come sostanze illegali (gli stupefacenti). Riscontrati anche casi di shaken baby syndrome (la sindrome del bambino scosso), in cui sono colpiti i bambini in tenerissima età: è una forma di maltrattamento fisico in cui il bambino, di solito sotto i 2 anni, viene violentemente scosso imprimendo forze di accelerazione, decelerazione e rotazione al capo e alle altre strutture del corpo, con il risultato di provocare lesioni gravissime. Per questo Terre des Hommes ritiene sia necessario pianificare campagne d’informazione e sensibilizzazione presso le istituzioni ma anche per il grande pubblico.

(agi)

Appendino e Sala, patto sulla sicurezza. Entrambi chiedono più poteri e maggiori risorse

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I sindaci di Milano e Torino, Giuseppe Sala e Chiara Appendino, cercano nuove soluzioni e un patto sulla sicurezza per far fronte all’emergenza criminalità. Entrambi chiedono al ministro dell’Interno più poteri e maggiori risorse «così da avere la possibilità di elaborare politiche per la sicurezza più complete, dalla prevenzione alla repressione».

Anche Chiara Appendino si schiera con Sala: ”Le nostre città insicure, servono soldi e poteri”

I sindaci di Torino e Milano lanciano l’allarme sicurezza sulle loro città: «Avanti con la proposta Alfano»

TORINO – Chiara Appendino e Giuseppe Sala si erano parlati a Londra durante il World Travel Market. Ieri si sono visti a Torino per continuare a parlare di progetti comuni su cultura e turismo. Ma l’occasione è servita anche per iniziare a ragionare insieme su come contrastare la criminalità urbana. “Con Sala – racconta la sindaca di Torino – abbiamo in corso una collaborazione su molti temi e condivido la necessità di fissare tra le priorità la sicurezza”. Il punto di partenza di questo ragionamento comune è la necessità di “riaprire il dialogo col Governo in merito alla proposta del ministro Alfano sui nuovi poteri da assegnare ai Sindaci”. Appendino e Sala, però, nello stesso tempo mettono subito un paletto nei confronti del governo: “Resta chiaro – prosegue Appendino – che alle nuove competenze devono seguire maggiori risorse”.

I due sindaci non hanno parlato della possibilità di schierare l’esercito nelle zone a rischio delle città. Secondo il punto di vista di Appendino, però, il combinato disposto tra più poteri e più risorse potrebbe permettere ai comuni “italiani di avere la possibilità di elaborare politiche per la sicurezza più complete, dalla prevenzione alla repressione, soprattutto dei fatti che provocano allarme tra la popolazione”.

 

Ma quali sono i maggiori poteri previsti per i sindaci dalla proposta Alfano? Facciamo un passo indietro, nell’aprile del 2016. Siamo alla vigilia delle elezioni amministrative e inizia a circolare una bozza discussa tra il Viminale e l’Anci (l’associazione dei comuni italiani) che punta a garantire più indipendenza decisionale ai Comuni sulla sicurezza urbana. Lo strumento? La concessione ai sindaci del potere di firmare ordinanze in materia di sicurezza fino ad oggi di competenza di prefetti e questori. In quella bozza si parla anche della possibilità di istituire aree a “tolleranza zero” contro la prostituzione e del divieto ai cortei di attraversare i centri storici. Anche il ruolo dei vigili urbani potrebbe definitivamente cambiare per essere trasformato in “polizia di prossimità”.

Da allora, però, la bozza è rimasta sulla carta ed è tornata d’attualità con l’allarme lanciato dal sindaco di Milano che, tra le altre misure, ha chiesto l’intervento dei militari. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha risposto positivamente da Bruxelles perché l’operazione Strade Sicure ha finora dato “riscontri estremamente positivi”, tra i quali la “riduzione del 30% dei reati a Roma”. Per il generale Claudio Graziano, capo di Stato maggiore, la “presenza dei militari è richiesta da sindaci e dalla gente comune. Per Milano siamo in grado di dare una risposta immediata”. La Difesa, così, potrebbe ricorrere ai circa 1800 militari impiegati per il Giubileo.

LEGGI ANCHE: La legge sulla sicurezza urbana resta impantanata al Senato

Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, non ci sta: “Non credo che la militarizzazione del territorio possa essere una risposta alla criminalità, che ha sempre radici e caratteristiche non legate unicamente alla sua dimensione violenta e appunto militare. Certamente una presenza più capillare delle Forze dell’ordine è importante”.

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Pressing di Renzi sull’Europa: «Basta soldi a chi alza muri»

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Matteo Renzi annuncia il veto italiano al bilancio Ue. Sicurezza, ricerca, politiche giovanili e immigrazione sono i capitoli di spesa contestati. «Basta soldi a chi alza muri», ha detto il premier. Ma, nonostante la “riserva” italiana, la presidenza di turno slovacca afferma che andrà avanti lo stesso perché ha «un ampio consenso».

L’Europa all’Italia: conti a rischio. Ma Roma blocca il bilancio Ue

Scontro tra Bruxelles e il governo che teme la procedura d’infrazione

BRUXELLES – L’esito dell’esame di Bruxelles dice che l’Italia è rimandata. Nella pagella della Commissione sulla manovra, che verrà resa nota all’ora di pranzo al termine di un ultimissimo confronto tra i commissari, c’è scritto che il progetto di bilancio del governo è a «rischio di non conformità» con i requisiti del Patto di Stabilità. E la questione del debito, che aumenta anziché salire, verrà affrontata separatamente. Se l’Italia non fa nulla, l’apertura di una procedura potrebbe arrivare “shortly”, vale a dire «al più presto». Non a gennaio, ma già a dicembre. Immediatamente dopo il referendum. È questa la novità dell’ultim’ora più significativa.

Non si tratta di una bocciatura netta, ovviamente. Ma non si può certo parlare di promozione. Come già ventilato nelle scorse settimane, con il referendum che incombe sullo scenario politico italiano, Bruxelles ha deciso di sospendere il giudizio definitivo. Nel farlo metterà in fila, «in modo critico», tutti i parametri che «potrebbero comportare una deviazione significativa dal percorso di avvicinamento verso gli obiettivi di medio termine», in particolare per quanto riguarda l’aumento del deficit strutturale. Fino a ieri sera – assicurano diverse fonti – era ancora in corso il confronto interno su alcune cifre, in particolare sulle quote relative alle spese eccezionali per migranti e sisma che l’Ue è disposta a scontare.

La strategia dell’esecutivo  

In questo scenario, Matteo Renzi ha deciso di passare al contrattacco e di alzare la voce a Bruxelles. Anche se non nel palazzo della Commissione, ma dall’altra parte della strada, al Consiglio. Ieri il sottosegretario Sandro Gozi ha infatti espresso la “riserva” italiana sulla proposta di revisione di medio termine del bilancio pluriennale Ue, per gli anni dal 2017 al 2020. Sicurezza, ricerca, politiche giovanili e soprattutto immigrazione sono i capitoli di spesa contestati dall’esponente del governo italiano, che ha comunicato il suo “no” ai colleghi durante un pranzo informale.

Gli obiettivi

Dove vuole arrivare l’Italia? Per il via libera al bilancio è necessaria l’unanimità, dunque la mossa è potenzialmente in grado di paralizzarne l’approvazione. Ma la questione sembra essere più di forma che di sostanza. Prima di tutto perché non si può ancora parlare di veto, in quanto non c’è stata alcuna votazione ma soltanto un parere (il Regno Unito si è astenuto). E poi perché a Bruxelles sono tutti convinti che l’Italia stia facendo “un po’ di show”, per usare un’espressione raccolta tra i corridoi del Consiglio, ma che alla fine tornerà sui suoi passi.

«Sulla nostra proposta per la revisione del bilancio – ha spiegato Ivan Korcok, sottosegretario slovacco agli Affari Europei presiedendo il vertice di ieri – il sostegno è ampio. Con questo compromesso riusciremo a trovare anche il necessario consenso del Parlamento Europeo».

E il “veto” italiano? «L’Italia ha mantenuto la sua riserva perché ha bisogno di più tempo». Almeno fino al 4 dicembre. Eppure Renzi sulla questione promette di andare fino in fondo e spiega che questa decisione è stata presa per non finanziare «quei Paesi che con i nostri soldi tirano su i muri». La questione immigrazione è infatti strettamente legata all’atteggiamento sul bilancio, dato che l’Italia sta contestando la proposta di riforma del regolamento di Dublino sul diritto di asilo.

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, ieri a Bruxelles, l’ha definita «del tutto insoddisfacente» perché l’Italia considera «non accettabile» il concetto di solidarietà flessibile, secondo cui i Paesi possono rifiutarsi di accogliere migranti fornendo in cambio più risorse per la protezione dei confini. Ma soprattutto perché «carica molti oneri sui paesi di accoglienza».

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vivicentro/Pressing di Renzi sull’Europa: «Basta soldi a chi alza muri»
lastampa/L’Europa all’Italia: conti a rischio. Ma Roma blocca il bilancio Ue MARCO BRESOLIN – INVIATO A BRUXELLES

Roma, la pausa nazionali è dedicata a nuovo stadio e barriere

NOTIZIE AS ROMA – Nonostante i giochi siano fermi a causa dello stop per le partite delle nazionali, in casa Roma questi sono stati giorni frenetici. Ieri all’Acquario Romano si è tenuta la presentazione dello Studio di Impatto Economico e Sociale del nuovo Stadio di Tor di Valle. Attualmente oggetto della conferenza di servizi in Regione Lazio, il progetto è stato “vivisezionato” dalla facoltà di Economia dell’Università La Sapienza. Presente anche Alessandro Florenzi, che ha rilasciato alcune dichiarazioni: “Non parlo dell’infortunio perché non è il luogo adatto. Si parla di una cosa importante, prima di essere un giocatore della Roma, sono orgoglioso di vedere la mia società così attiva su questo punto. Sembra banale, ma darà tanti posti di lavoro e la gente ha voglia di lavorare per salvare la propria famiglia (viene interrotto da un breve applauso), per non parlare del bene economico che porta alla Roma e a Roma. Io vado sul rettangolo verde, la cosa che a me preme è quella di avere uno stadio infuocato, le persone che mi urlano di fare di più per darmi quella forza. Ho giocato in stadi avversari che danno queste sensazioni e non è facile, ho giocato due volte nello stadio della Juventus ed è bello avere i tifosi che ti spingono da vicino. Sembra banale, ma aiutano tantissimo. Ho visto lo stadio della Roma da alcune foto, è veramente bello e sono felice di rappresentare la Roma in questa situazione e spero di giocarci presto, sarà emozionante”. Oggetto dello studio condotto dall’Ateneo, è stato l’impatto ambientale, economico/occupazionale, infrastrutturale e sociale del progetto.

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BARRIERE STADIO OLIMPICO – L’ amministrazione capitolina targata M5S, nella figura del presidente della Commissione Sport Angelo Diario, ha convocato questa mattina alle ore 10, presso la Casa della Città di via Moletta, una seduta ufficiale alla quale ha partecipato il vicesindaco con delega allo Sport, Daniele Frongia e aperto a rappresentanti del Coni, dei club AS Roma e SS Lazio, della Questura e della Prefettura e, appunto, delle due tifoserie, sul tema delle barriere presenti nelle Curve dello Stadio Olimpico.  Questa una delle proposte di Diario:”Speriamo che, magari fra sei mesi, si possa provare a considerare le nostre proposte di alleggerimento. Una di queste potrebbe essere quella di mettere dei nastri colorati al posto delle barriere“.

SUMMIT CON I VERTICI DEL COMUNE – Poi, intorno alle 15, si è tenuto in Campidoglio un incontro tra i vertici della società giallorossa e l’amministrazione capitolina per confrontare le visioni sul nuovo Stadio della Roma. Sono stai presenti il DG Mauro Baldissoni, l’AD Umberto Gandini e l’assessore allo sport e vicesindaco di Roma Daniele Frongia. Queste le parole di Frongia al termine del summit: “I proponenti e il Comune hanno lo stesso obiettivo, cioè quello di portare avanti il progetto stadio. I proponenti hanno illustrato nel dettaglio molti aspetti del progetto, noi come amministrazioni abbiamo formulato alcune domande e considerazione. Continueremo a lavorare insieme, ci incontreremo ancora sempre nel rispetto della Conferenza dei Servizi”.

Quaresma: “Dicevano che col Napoli avremmo perso invece è tutto nelle nostre mani”

Champions League, Quaresma commenta

Ricardo Quaresma, attaccante del Besiktas, ai microfoni della stampa portoghese, ha dichiarato: “Siamo una grande squadra, sarà bello giocare contro il Benfica e peso che possiamo batterli. Tutti dicevano che avremmo perso col Napoli, ma siamo andati a vincere lì ed ora è tutto nelle nostre mani.” 

NazioNapoli, vittoria per la Polonia under 21 di Lasicki

NazioNapoli, vittoria per la Polonia under 21 di Lasicki

Vince la Polonia under 21 di Lasicki, che ha battuto la Germania per 1-0, grazie alla rete di Kownacki. Il giovane giocatore azzurro, tuttavia, è rimasto in panchina per tutto il corso della gara.

NazioNapoli, male Maksimovic: Ucraina-Serbia 2-0, il difensore in campo solo per 7 minuti

Maksimovic, perde la Serbia

Serata amara per Nikola Maksimovic. La sua Serbia perde, in amichevole, per 2-0 con gli l’Ucraina. In gol,  Skakhov e Yarmolenko. Per il difensore azzurro solo sette minuti a disposizione, entrato alla fine del secondo tempo.

Allenamento pomeridiano per il Napoli: solo terapie per Hamsik

Seduta pomeridiana per il Napoli a Castelvolturno.

Gli azzurri preparano il match contro l’Udinese di sabato 19 novembre al Friuli, anticipo della 13esima giornata di Serie A (ore 18).

Prima fase dedicata all’attivazione, successivamente la squadra è stata impegnata su un circuito di forza. Chiusura con serie di partitine con le sponde.

Hamsik ha fatto solo terapie per un leggero stato influenzale.

Differenziato in campo e palestra per Gabbiadini. Terapie e palestra per Milik.

Domani doppia seduta.

 

Da sscnapoli.it

Pochi giorni a Udinese-Napoli, da Udine attaccano: “Noi non siamo napoletani”

‘Noi non siamo napoletani’, questo il titolo di un editoriale che campeggia sul portale Mondo Udinese, uno dei siti di riferimento della tifoseria friulana. Un attacco, o forse una provocazione, privo di alcun senso pubblicato a pochi giorni dalla sfida tra Udinese e Napoli:

 
“Le sfide tra Udinese e Napoli sono sempre state molto accese. Sia quelle disputate al Friuli come quelle giocate al San Paolo, precedute e susseguite da polemiche senza fine. Tanto da rientrare tra le partite più sentite, specialmente dai tifosi bianconeri. Le differenze tra le due tifoserie sono evidenti, geografiche, culturali, gastronomiche, comportamentali, ma c’è un’ulteriore serie di motivi per i quali si differenziano, per i quali noi non siamo napoletani.
Mai un nostro giocatore si è permesso di segnare con la mano, come fece Maradona, il più grande calciatore come il più antisportivo, nella stagione 1984/85 allo stadio Friuli; se subiamo una sconfitta ingiusta a malapena protestiamo, e il giorno dopo ricominciamo, ci rimbocchiamo le maniche, guardiamo avanti; se otteniamo una vittoria festeggiamo, non considerandola una cosa dovuta o normale ; non abbiamo il cronista tifoso, che magari denigra la squadra avversaria; alla vigilia di una partita così importante, non sarebbe nel nostro stile chiedere il ritorno di un giocatore nel mercato di gennaio. Creandone un caso, facendo nomi di possibili scambi, influenzando quel calciatore, per poi scaricarlo, dimenticarlo, non appena rientrerà quello infortunato.

Anche quest’anno Di Natale non giocherà, ma almeno questa volta è per ovvi motivi. E se non abbiamo un Marekiaro da guardare, quantomeno andremo a sgarfare”.

 

Da mondoudinese.it

L’Esercito indigeno italiano: una realtà eroica – Le campagne di Grecia e Creta (1)

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Innesti culturali sul filo dei ricordi e della Storia per la rubrica ”PILLOLE DI STORIA”

L’esercito indigeno italiano dal 1885 al 1941 fu protagonista della vita nelle Colonie. Migliaia di Caduti nel nome dell’Italia.

PARTE 1 – Eroismo, fedeltà e dedizione.

Chissà quanti romani sanno perché una delle più grandi piazze di Roma, quella antistante la stazione ferroviaria “Termini”, si chiama piazza dei Cinquecento. Eppure riguarda un episodio cruento della storia del nostro Paese da poco costituitosi in Stato unitario. I “cinquecento” erano nostri soldati, al comando del Col. De Cristoforis, caduti in un’imboscata di 10.000 Abissini a Dogali, una località eritrea dell’interno, sulla strada Massaua-Asmara. Era il 26 gennaio 1887 e da due anni l’Italia ha una sua piccola Colonia in un territorio senza nome, sulla costa africana del Mar Rosso. È l’Italia a darle il nome di Eritrea, denominazione che conserva tuttora, riprendendola dal nome che i Greci avevano dato al mare che la bagna, Erythrè Thalassa, letteralmente “rosso mare” (mar Rosso).

La storia coloniale italiana nasce come conseguenza dell’apertura, nell’agosto 1869, del Canale di Suez, che crea un passaggio diretto fra l’Europa e le rotte asiatiche. L’esigenza di costituire basi logistiche lungo la nuova via di comunicazione è rappresentata dalle Camere di Commercio italiane al Governo per contenere la concorrenza delle società commerciali straniere, in particolare inglesi e francesi.

È così che l’11 marzo 1870, un missionario Lazzarista, Giuseppe Sapeto, africanista ed antropologo, acquista, dal sultano Abdallah Sciahim, per conto della Compagnia genovese di navigazione Rubattino (quella che fornì le navi per la spedizione dei Mille di Garibaldi), la baia di Assab. Tutto lascia pensare che la somma sia fornita dal Governo italiano con la prospettiva politica di ampliare, in un secondo tempo, il territorio per un insediamento nell’Africa Orientale. Non è da escludere in proposito un incoraggiamento di parte inglese interessato a contrastare indirettamente un’espansione francese nell’area.

È l’inizio dell’avventura coloniale e Roma non è ancora capitale d’Italia!

La storia vera e propria della Colonia in quanto tale inizia, però, solo il 5 febbraio 1885, quando il Governo decide di acquisire in proprio il territorio con l’invio di un reggimento di Bersaglieri, al comando del col. Tancredi Saletta che, sbarcando a Massaua, completa l’occupazione del tratto di costa che va fino ad Assab. Dopo di che, con puntate nell’interno, amplierà il territorio spingendosi verso il Tigrè e l’Ogaden, costituendo, così, motivo di perenne frizione con l’Abissinia.

Con la Colonia inizia anche la storia dell’Esercito Indigeno. Il Col. Saletta, non potendo disporre di sufficiente personale per garantire la sicurezza del territorio, arruola la guardia armata precedentemente al servizio dell’Autorità egiziana che esercitava la sovranità sul territorio per conto del Governo ottomano.

Sono per lo più sudanesi ed, in parte, eritrei, yemeniti e somali, che, con un termine, certamente non gratificante, sono chiamati bashi-buzuk, letteralmente, “zucche vuote”, per il loro tarbush, il copricapo di foggia turca che indossano. Sono 200 elementi che passano al servizio dell’Italia al comando di un albanese, già fiduciario dei Turchi.

Il col. Saletta avverte subito l’esigenza di un salto di qualità con l’addestramento ed una maggiore disciplina affidando, ad Ufficiali nazionali, il comando dei reparti, lasciando a personale indigeno, i gradi intermedi. I sottufficiali nazionali hanno solo il compito di “istruttori”.

Già a Dogali, fra i “cinquecento” ricordati nella piazza romana, vanno annoverati anche i 40 indigeni che guidano, da esploratori, la colonna De Cristoforis.

La consacrazione definitiva di un Esercito indigeno si avrà solo con l’arrivo in Colonia del gen. Baldissera nell’aprile 1888. Questi, in maggio, trasforma radicalmente l’organizzazione dei “mercenari” stabilendo regole di arruolamento e di addestramento per migliorare l’efficienza dei reparti. Vengono costituiti quattro battaglioni, per un totale di 3.200 uomini, dislocati a Massaua, Saati, Moncullo e Archico, località strategiche per la difesa della Colonia dalle scorribande di predoni dal Sudan e dall’Abissinia. Non sono più bashi-buzuk, ma, per una loro maggiore dignità, saranno chiamati Ascari, parola turca che significa “soldato”. Nel 1891 entreranno a far parte del Corpo delle Regie Truppe d’Africa e l’anno successivo, l’11 dicembre 1892, con decreto reale, entreranno a far parte integrante del Regio Esercito Italiano. Hanno un’uniforme, gagliardetti e fasce indossate alla vita, di colore diverso per ogni battaglione. Saranno costituiti anche i Carabinieri indigeni che si chiameranno Zaptiè.

Il vincolo di fedeltà con l’Italia è ormai un fatto concreto, gli Ascari sono “soldati d’Italia” con un prestigio ed una carica di forti sentimenti di appartenenza. Baldissera pone la massima attenzione anche alla preparazione psicologica degli Ufficiali destinati al comando che devono mantenere la disciplina di soldati di etnie, usi, costumi e religioni, diversi fra loro. Oltre ai reparti di fanteria, vengono costituite due batterie di artiglieria da montagna, due squadroni di cavalleria e meharisti su cammelli veloci. Col tempo sarà prevalente l’elemento eritreo perché si è ormai cementata la fiducia della gente locale verso l’Italia.

Gli Ascari si accontentano di poco: viene loro dato il necessario per il sostentamento e, alla fine dell’ addestramento o delle operazioni belliche, dotati di padelle, si radunano in gruppi per cucinare. Inoltre sono seguiti dalle famiglie che si sistemano in appositi “campi-famiglia”. Da parte italiana vengono tenute nel massimo rispetto anche le abitudini alimentari, specie di matrice religiosa.

L’abilità e l’affidabilità degli Ascari si manifesta già nella campagna 1890/94 contro i Dervisci del Mahdi (santone musulmano) insediatisi a Cassala, che si spingono verso il confine eritreo terrorizzando le popolazioni dei villaggi con motivazioni di guerra santa. Fra tutte è doveroso ricordare la battaglia di Agordat dove, dopo una lunga marcia notturna, poco più di 2.000 Ascari, e soli 33 soldati nazionali, mettono in fuga circa diecimila Dervisci. Cadono oltre cento Ascari e per la prima volta sono concesse decorazioni anche se la parte preminente è appannaggio dei soldati nazionali. Il 17 luglio 1894 un’altra data miliare nella storia dell’Esercito indigeno (2.000 Ascari e soli 41 soldati nazionali): la conquista di Cassala, nel Sudan, capitale del regno Mahdista, roccaforte dei Dervisci. Gli Ascari riescono laddove erano falliti vari tentativi inglesi. Saranno ancora i battaglioni Ascari comandati da Toselli, Galliano e Hidalgo a risolvere le sorti della battaglia di Coatit il 13 gennaio 1895 e salvare la Colonia dalle mire di Mangascià, Ras del Tigrè, forte di circa 18mila guerrieri.

Lo spirito ed il morale degli Ascari resta saldo anche nei momenti difficili e nelle sconfitte. Verranno, infatti, le disfatte dell’Amba Alagi e di Macallè e la tragedia di Adua (1° marzo 1896) nelle quali gli Ascari s’immolano incuranti della schiacciante superiorità nemica (circa 100mila Abissini). Cadranno in combattimento i miti italiani delle guerre africane, il magg. Toselli all’Amba Alagi, il magg. Galliano ad Adua: in loro onore i battaglioni da loro comandati assumeranno i loro nomi e costituiranno le prime forti tradizioni militari delle truppe coloniali indigene. Gli Ascari saranno gelosi dell’appartenenza ai battaglioni di più eroica tradizione: gli arruolamenti per questi Reparti, in particolare i primi quattro, saranno selezionati e limitati ai villaggi di provenienza dei Caduti per consolidare il vincolo di sangue fra territorio e reparti. Significativo il contegno tenuto dagli Ascari presi prigionieri ad Adua: il Negus fa amputare loro la mano destra ed il piede sinistro. La feroce rappresaglia sui fedeli Ascari, è vissuta con rara dignità e le mutilazioni sono addirittura ostentate per dimostrare la partecipazione alla battaglia e la fedeltà al giuramento anche nella sconfitta.

Intanto nel 1890 le mire coloniali italiane si spingono alla costa somala. È sempre la spinta commerciale a determinare la politica governativa di espansione. Nell’agosto del 1892 è costituita la Colonia della Somalia del Sud, limitata alla regione del Benadir. Anche in Somalia viene costituito il Corpo degli Ascari, anch’essi passati dal servizio del Sultano a quello dell’Esercito italiano. Epica resta la difesa di Merca, paese della costa, nel maggio del 1904: 240 Ascari difendono la cittadina assediata da bande di guerriglieri per ben nove mesi.

Ormai l’impiego degli Ascari dimostra tutta la sua efficienza specie per la mobilità delle truppe che restano rigidamente appiedate. Si penserà a loro quando il problema del controllo della nuova colonia mediterranea, la Libia, dopo anni di occupazione, non trova soluzione a causa della guerriglia senussa.

Saranno i battaglioni Ascari eritrei, i nuovi reparti di Dubat, fanteria mobile creata in Somalia nel 1923, che affiancheranno gli Ascari libici ed i Savari, cavalleria libica, a risolvere, nel 1931, la piaga della guerriglia che si protraeva fin dal 1911. Sarà proprio un reparto indigeno libico a catturare l’imprendibile Omar el Muktar, il mitico capo della Resistenza cirenaica. Gli Ascari, impiegati anche come truppe da sbarco, alla fine delle operazioni avranno circa 200 decorati.

Gli Ascari partecipano, in numero cospicuo, anche alla campagna d’Etiopia. La loro avanzata è travolgente (Valle dell’Ende, Mai Ceu, Lago Ascianghi) e decisiva sarà la battaglia del Mecan (31 marzo 1936) dove devono sostenere il grosso ed il meglio dell’esercito del Negus determinandone la rotta. Solo motivazioni politiche li priveranno del privilegio della vittoria finale perché “dovranno” essere i soldati nazionali ad entrare ad Addis Abeba. Pur raggiungendo per primi i sobborghi della capitale etiopica vengono inviati a presidiare la stazione ferroviaria. Saranno solo truppe nazionali a sfilare trionfalmente nella capitale: il valore, la determinazione ed il decisivo contributo degli Ascari sarà riconosciuto da Badoglio solo nelle sue Memorie.

La seconda guerra mondiale è la consacrazione definitiva dell’Esercito indigeno. La difesa dell’Africa Orientale italiana, costituita dalle tre Colonie (Etiopia, Eritrea e Somalia) è affidata a 200mila Ascari e Dubat e 80mila nazionali. Lo sforzo maggiore dell’avanzata verso la Somalia britannica sarà sbloccata dagli Ascari nella battaglia del Passo Argan (10/14 agosto 1940) che lamenteranno 1868 Caduti, contro i 161 nazionali.

La controffensiva britannica determinerà la fine delle Colonie dell’Africa Orientale. Gli Ascari subiranno pesanti perdite e i Caduti saranno 14.686 ma le loro gesta restano epiche. È la maggiore dimostrazione della loro fedeltà che non vacilla sotto i colpi delle preponderanti forze nemiche. La difesa estrema di Cheren vede gli Ascari accorrere laddove c’è il pericolo di sfondamento nemico: il Dongolaas, il Golodorodoc, il Sanchil, monti della cintura difensiva di Cheren, riecheggiano delle gesta epiche degli Ascari. Sarà il 4° battaglione Toselli, il più famoso reparto indigeno costituito da Eritrei, a riportare l’ultimo successo in terra d’Africa: è il 7 febbraio 1941. Dopo cinque giorni di marcia il Toselli giunge ai piedi del Sanchil e, con un assalto alla baionetta e bombe a mano, liberano dall’assedio i nostri Granatieri di Savoia. Il Toselli subirà la perdita di 12 Ufficiali e circa 500 Ascari. Poi sarà la fine dell’Africa Orientale Italiana e dell’Esercito coloniale, degli Ascari, dei Dubat, dei Meharisti e degli Zaptiè. Molti però faranno parte di formazioni “partigiane” continuando la guerra clandestina con i loro comandanti.

Varie bande operano nel territorio ormai completamente occupato dalle truppe del Commonwelth. Fra le più famose vanno ricordate la Banda Hati del Cap. Gianni, la Banda Bellia e, soprattutto, la Banda del mitico Cap. Guillet che, ormai novantacinquenne, nel 2004 non mancherà all’inaugurazione della mostra di Roma sulle attività dell’Esercito indigeno. Di questa Banda, la più numerosa e la più audace, non sarà mai reso abbastanza onore a quei valorosi che, senza speranza, con scarsi mezzi ma con un entusiasmo ed un eroismo senza pari, continueranno a combattere per tener fede al giuramento verso l’Italia fino allo stremo.

Un popolo civile non può dimenticare le gesta eroiche di quanti hanno fatto la sua storia e della “nostra” storia fanno parte anche gli Indigeni delle Colonie che combatterono al fianco dei nostri soldati, sotto le nostre bandiere, nel nome d’Italia. Il loro grido d’assalto era “Savoia” come quello dei nostri soldati nelle guerre d’indipendenza, sul Carso, sul Grappa, a Vittorio Veneto. Il rapporto con quei soldati di colore fu umano, corretto, basato sulla dignità, sul reciproco rispetto e loro dettero all’Italia tutto il loro entusiasmo e la loro fedeltà.

L’epopea dell’Esercito indigeno italiano non può essere dimenticata. Nel settembre 2004, al Vittoriano di Roma, una mostra ha rievocato l’epopea dei fedeli Ascari. La guerra perduta e la spoliazione delle Colonie sono state le ragioni per non tenerne vivo il ricordo. La mostra di Roma però deve essere un esempio che va rinnovato e spetta al Ministero della Difesa promuovere iniziative per tenerne vivo il ricordo, magari con una mostra itinerante.

C’è da chiedersi perché non colmare lo spazio lasciato dall’espianto della stele di Axum a Roma con un monumento che ricordi le varie formazioni indigene del nostro Esercito? Per quanto è dato sapere, solo a Peveragno, nel Cuneese, nel monumento che ricorda il Magg. Pietro Toselli, l’eroe dell’Amba Alagi, l’Ufficiale è raffigurato con a fianco un Ascari. Probabilmente è la sola testimonianza che l’Italia ha della presenza degli Ascari nel nostro Esercito.

Vecchi Ascari hanno continuato, fino agli ultimi giorni della loro esistenza, a rendere omaggio, nel cimitero di Asmara, la capitale eritrea che più di ogni altra ricorda l’amministrazione coloniale italiana, ai loro vecchi comandanti che riposano nel sonno eterno, nella vecchia Colonia primigenia.

Fra questi va ricordato il vecchio, pluridecorato Ghelchessidam, fiero delle sue decorazioni italiane. La sua era una visita quotidiana alla tomba del mitico generale Orlando Lorenzini, Caduto in battaglia alla testa dei suoi Ascari a Cheren, ultimo lembo italiano in terra d’Africa.

Ghelchessidam, come gli altri Ascari, rifiutarono, nel 1985, la proposta del Governo italiano di una liquidazione che avrebbe posto fine alla pensione mensile. Molti, abitanti all’interno del Paese, preferirono sobbarcarsi le difficoltà dei viaggi pur di presentarsi mensilmente nella più vicina sede consolare italiana anche perché era l’occasione per poter salutare, con fierezza, il Tricolore.

È un raro esempio di una perdurante fedeltà non affievolita dal tempo e dalla sconfitta.

Forse l’Italia non ha dato ai suoi soldati indigeni quanto loro hanno dato all’Italia.

dell’inverno. E sarà l’inizio della fine!

COLLEGATE: 

Giuseppe Vollono

(prima edizione Ottobre 2004) – novembre 2016

Del Neri: “Andiamo ad affrontare un avversario proibitivo sulla carta ma…”

Luigi Delneri, attuale allenatore dell’ Udinese, ha parlato ai microfoni di Premium Sport in vista dell’ impegno contro il Napoli di sabato prossimo. Ecco quanto evidenziato:

“Sulla carta andiamo ad affrontare un avversario proibitivo. Il Napoli è una squadra dalle potenzialità enormi costruita per ottenere risultati sia in campionato che in Champions. In campo tutto è diverso, ci sono tanti fattori diversi e in più possiamo contare sull’ apporto del nostro pubblico. Il Calcio non è matematica e speriamo di poter sovvertire il pronostico della carta”.

Pedullà: “Zaza e Pavoletti piste calde, Mitrovic defilato”

Alfredo Pedullà, giornalista di Sportitalia ed esperto di calciomercato, scrive sul proprio portale ufficiale in merito al mercato azzurro:

“Né caldo né freddo. Oggi più freddo che caldo, Al momento Aleksandar Mitrovic resta un nome “tiepido” nelle strategie del Napoli. Non sono previsti summit con il Newcastle, non ci sono trattative avviate, la valutazione è appena sotto i 20 milioni più bonus. Può anche darsi che lo scenario cambi tra pochi giorni, ma per il momento la situazione è chiara, stand-by. Sono due i nomi in cima alla lista del Napoli per l’attacco: in cima Pavoletti, a ruota Zaza. Con tutte le difficoltà del caso per il genoano, oggi poco orientato a trasferirsi, ma le cose possono anche cambiare in prospettiva. E con i problemi che riguarderebbero Zaza se il West Ham non lo riscattasse e occorresse trattare con la Juve.

Defrel resta un profilo molto apprezzato, possibile che il discorso venga rinviato a giugno se il Sassuolo ribadisse con fermezza (l’ha fatto Di Francesco) di non volerlo cedere nella prossima finestra di mercato. Altri nomi? In una situazione così fluida, tutto può accadere, ma per ora sono due in cima alla lista, con Pavoletti assolutamente al primo posto come gradimento.

E Mitrovic resta defilato, almeno oggi è così. Terza scelta, in attesa di ulteriori aggiornamenti. Zapata? Confermiamo la predisposizione del Napoli a lasciarlo a Udine fino alla conclusione della stagione per tantissimi motivi. Leon Bailey è un profilo che piace molto per il futuro. Ha le caratteristiche precise dell’esterno geniale, estroso, con ampi margini di miglioramento ma pronto già da subito. Con il Genk il diciannovenne giamaicano ha già convinto e stupito, c’è stato un incontro a fine settembre, la valutazione sfiora i 20 milioni, la concorrenza è soprattutto inglese. Una situazione per l’estate quando a Napoli – inutile nasconderlo – potranno cambiare diverse cose. Ma ci sarà tempo per riparlarne”.

Da alfredopedulla.com

Sepe, l’ agente: “Consapevoli di essere alle spalle di Reina ma a gennaio faremo le nostre valutazioni”

Mario Giuffredi, agente tra gli altri di Luigi Sepe, è intervenuto ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli. Ecco quanto evidenziato:

 

“Eravamo a conoscenza del fatto che avrebbe fatto il secondo di Reina. Attende la sua occasione ma è chiaro che nel mercato di gennaio faremo le nostre valutazioni. Un po’ come è successo con Valdifiori, il Napoli deve decidere: o resta o va via. Eravamo consapevoli di essere alle spalle di Reina, ma vogliamo capire se il Napoli vuole puntare su di lui anche in futuro. Se il Napoli non vuole puntarci, inutile perdere altro tempo, meglio andare via a gennaio. È uno dei migliori portieri giovani italiani e dispiace che spesso venga sottovalutato. Al momento il club deve ancora stabilire chi è il secondo tra lui e Rafael, servono delle gerarchie. Teoricamente dovrebbe essere Sepe, poi in Turchia vedo Rafael in panchina e non capisco nulla”.

Amichevole, Yoko Village-Juve stabia: data e ora del match

Amichevole, Yoko Village-Juve stabia: data e ora del match

Amichevole per i 2005 dell’attività di base della Juve Stabia contro la scuola calcio Yoko Village. Il match si giocherà martedì 22 novembre alle ore 15:30 al campo comunale di San Marcellino. Le Vespe saranno ospiti dell’amico Antonio De Lucia.

a cura di Ciro Novellino

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A Forio d’Ischia annullo speciale per il Crocefisso del Soccorso.

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L’evento avrà luogo su iniziativa del parroco don Pasquale Mattera, rettore del Santuario del Soccorso a Forio. Il Crocefisso visiterà le parrocchie foriane.

Ischia torna sulla scena della filatelia internazionale con un annullo speciale, in data 18 novembre 2016, e con la distribuzione di due cartoline filateliche a cura di Poste Italiane. La prima raffigura la chiesa del Soccorso con i tondi del Crocefisso e della Madonna, sulla seconda è invece, effigiata la cappella al cui interno è custodita la scultura lignea. Venerdì 18 novembre dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 18.00, sarà allestito un gazebo di Poste Italiane, davanti alla fontana del corso principale di Forio. Gli addetti postali, distribuiranno le cartoline annullate, e inoltre i filatelici e i marcofili potranno acquistare anche altri prodotti filatelici. L’Iniziativa è dedicata al cinquecentesco Crocefisso custodito nell’omonimo santuario dedicato alla Madonna del Soccorso, o cosiddetta della Neve. Infatti, nei giorni 17-19 novembre, il simulacro, cui l’intero comune di Forio è devoto da tempi remoti, a conclusione dell’anno Giubilare della Misericordia, sarà portato in processione per le strade cittadine, sostando anche nelle altre parrocchie locali.

Comunicato per lo storico evento
Comunicato per lo storico evento

Il primo annullo filatelico, risalente al 21 marzo 1976, fu francobollo da 150 lire, del lotto per la serie “Turismo”. Il trittico, comprendente il castello di Fenis, l’isola d’Ischia e la valle d’Itria, fu commissionato, per la parte grafica all’artista E. Vangelli, autore tra l’altro di numerose effigi su banconote da cinquecento e mille lire, ebbe una tiratura di 45.000.000 copie. A quarant’anni da quella storica data, che fece viaggiare Ischia per il globo, un altro annullo conferma l’attenzione di Poste Italiane per l’isola, che, da recenti classifiche, resta nelle prime posizioni internazionali come agognata meta turistica. Negli ultimi anni, sono stati emessi altri annulli postali, nel 2013 per il centenario di San Giovan Giuseppe della Croce, patrono dell’isola d’Ischia, nel 2014 per i 150 anni di Garibaldi a Casamicciola Terme, infine nel 2015 per le Frecce Tricolori, sempre a Casamicciola Terme.

Il francobollo con il porto di Forio del 1976
Il francobollo con il porto di Forio del 1976

Il Dott. in Conservazione dei Beni Culturali, Carmine Esposito, consulente finanziario in Poste Italiane, e coordinatore filatelico dell’isola d’Ischia, ci ha ricordato le scorse iniziative, e immortalerà l’evento foriano, con l’annullo postale il prossimo 18 novembre. L’esperto filatelico, inoltre, ci ha anticipato di altri annulli che ci saranno nei prossimi anni, in modo particolare per il prossimo mese di giugno. Si prevede, infatti, un altro annullo postale per la ricorrenza del 230° anniversario della realizzazione della statua argentea di San Vito, patrono di Forio. L’opera fu realizzata su bozzetto dello scultore napoletano Giuseppe Sammartino, dagli orefici Del Giudice. Inoltre, in quest’occasione, sarà pubblicato anche un libro sulla storia di San Vito, dalle sue origini, fino al culto a Forio, sulla scia della tesi di laurea del Dott. Esposito.

La chiesa del Soccorso tra le cui mura è custodito la celebre scultura lignea, e il Castello Aragonese, sono i luoghi più fotografati dell’isola. Essi rappresentano l’immagine più utilizzata per promuovere Ischia nel mondo. Probabilmente il contrasto tra il blu del mare e del cielo e il bianco della facciata contribuisce a rendere unico lo spettacolo tanto da farne scaturire una delle più belle cartoline del Mediterraneo. Tra le opere più pregiate custodite all’interno dell’antico monastero c’è un crocefisso ligneo, datato a metà del quindicesimo secolo.

La Cappella del Crocefisso con i puttini di cartapesta
La Cappella del Crocefisso con i puttini di cartapesta

Dedicata al culto della Madonna della Neve, la Chiesa del Soccorso era inizialmente un convento fondato dai frati minori dell’Ordine di Sant’Agostino intorno al 1350. Così rimase fino alla seconda metà del XVII secolo. Nel 1653 il Papa Innocenzo X, con la bolla “Instauratae regularis disciplinae”, lo soppresse e la chiesa fu quindi amministrata dell’Università di Forio. Nel corso dei secoli sono stati eseguiti numerosi interventi di abbellimento e restauro alla chiesa e alle opere e il consolidamento della collinetta mediante un muraglione lungo il perimetro che hanno poi portato alle attuali forme l’intero promontorio. Ove adesso sorge il muro di contenimento, realizzato nei primi anni trenta, si estendeva l’antico convento dei frati agostiniani comprendente appezzamenti di terreno e cellai per la conservazione del vino. Ma a rendere mitico e affascinante il luogo non è solo la configurazione geografica da cui è possibile osservare talvolta il raggio verde, l’estremo saluto del sole che in particolari condizioni atmosferiche si manifesta all’incredulo spettatore, ma anche la leggenda del Crocefisso del Soccorso, altro elemento che conferisce storicità e fascino alla Chiesa. Si narra, infatti, che il crocefisso fosse stato sottratto al mare da un gruppo di marinai diretti in Sardegna e che questi, bloccati a Ischia da una tempesta, avessero così deciso di proteggerlo temporaneamente nel convento. Quando poi tornarono per riprenderlo non riuscirono a portare il crocefisso all’esterno perché l’uscita scomparve. Dopo tre tentativi, desistettero e lasciarono la scultura nel convento, a memoria del loro transito e a protezione di tutti i marinai. L’intera struttura è un luogo magico anche perché, il 5 maggio 2002, è stato benedetto da Papa Giovanni Paolo II in visita pastorale in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, che quell’anno si svolse a Toronto, in Canada. Da quel giorno, la piazza antistante alla chiesa, già Piazzale del Soccorso, è stata intitolata dall’amministrazione comunale al santo polacco.

Uno scorcio del Soccorso intorno agli anni '20
Uno scorcio del Soccorso intorno agli anni ’20

Nell’autunno 2013, dopo l’intervento di restauro a cura dell’Istituto Europeo del Restauro, polo di eccellenza isolano, di cui ricordiamo il recente restauro dei sarcofagi egizi di Deir El-Bahar, il Santissimo Crocefisso del Soccorso tornò a Forio. I lavori furono una continua scoperta di particolari che la Dott.ssa Gina Carla Ascione della Soprintendenza BAPSAE palesò in una conferenza presso la Basilica di S. Maria di Loreto in Forio. In quell’occasione la Sovrintendente, partendo da uno studio incrociato sulle varie sculture di Cristo eseguite in epoche e stili di pensiero differenti, attribuì la scultura a un autore tedesco della bassa Sassonia. Aggiunse che potrebbe anche essere stato un monaco agostiniano che avesse ivi vissuto diversi anni, e imparato in loco l’arte e la tecnica della scultura e quindi tornato a Forio con il Crocefisso. Anche i puttini di cartapesta sono stati oggetto di recupero statico e restauro. Affidati alla sapiente mano della Dott.ssa Gianna Iozzi, materana ma che predilige Ischia, i quindici angioletti di cartapesta furono restituiti, dopo un’enorme mole di lavoro, alla loro intera bellezza il 28 maggio 2016.

Si auspica che i graditi ospiti e l’intera cittadinanza isolana, siano presenti in questi giorni a Forio, per rendere omaggio al Crocefisso, considerato un’opera d’arte di notevole importanza, e sicuramente per fedeli sarà un momento particolare di preghiera e devozione.

Successive notizie e approfondimenti saranno disponibili sul sito: www.iltorrioneforio.it .

Luigi Castaldi

Juve Stabia, lutto in casa Amenta

Juve Stabia, lutto in casa Amenta

S.S. Juve Stabia, in tutte le sue componenti, esprime  cordoglio e vicinanza  al calciatore Federico Amenta, in questo momento di profondo dolore a seguito della perdita del caro papà Luciano. Il nostro pensiero, insieme a quello dei tifosi stabiesi, si rivolge a Federico al quale va un grande abbraccio. Le nostre più sentite condoglianze vanno a tutta la famiglia Amenta.

S.S. Juve Stabia

Semaforo Rosso (Lo Piano – SaintRed)

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Semaforo rosso a partire dal 1° Gennaio 2017 per oltre 3500 ricercatoti italiani, il loro contratto lavotativo scadrà.

Medici, Fisici, Chimici, Biologi, Ingegneri statistici ed epidemiologi che lavorano nei 21 Ospedali top a livello di ricerca, negli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici,(Irccs), hanno contratti atipici che non gli permetteranno rinnovi in base alle nuove norme dettate dal Governo Renzi sui contratti lavorativi..

Sembra che la Jobs Act continui a mietere vittime in questo campo, queste menti fra poco meno di 2 mesi, si troveranno a spasso al pari di milioni di persone che brancolano nel buio lavorativo.

L’unica via possibile per questi cervelli sarebbe quella di espatriare, di cercare fortuna in altri Paesi dove la ricerca e’ messa in primo piano.

Percorso di Stabilizzazione :

Il Ministero della Salute, guidato da Beatrice Lorenzin, propone un percorso di stabilizzazione, il cui simbolo e’ una piramide, non un convento di clausura.

Il ricercatore accede alla base della piramide con un concorso pubblico, con il quale puo’ ottenere un contratto di “lavoro subordinato a tempo determinato”. Le tappe per arrivare al vertice della Piramide dopo un percorso di penitenza che va dai 10 ai 15 anni sono 3.

Ricercatore
Ricercatore Esperto
Ricercatore Senior

I tre passaggi sono legati alle coperture economiche degli Ospedali, e alle solite valutazioni di merito, cio’ sta a significare che per gli aspiranti ricercatori, e’ preferibile essere dello stesso partito o saio politico di chi ti dovra’ valutare.

Al termine di questo “cammino” per raggiungere la sommita’ della piramide, avrai maturato l’eta’ giusta per “non” poter andare in pensione. I contributi versati basteranno a farti vivere nella migliore delle ipotesi con 500 euro al mese.

Amara Constatazione :

Questo provvedimento del Ministero della Salute, potrebbe interessare al massimo 2600 precari su 3500, la spesa prevista non dovrebbe superare i 50 milioni di euro, per tutti i restanti ricercatori si profila un destino amaro, sembra che l’Italia faccia di tutto per farli espatriare.

Questo ennesimo provvedimento della Lorenzin e’ destinato a sfociare in un mare di contratti atipici, sempre a tempo determinato.

La Storia si ripete, ma nessuno ne fa tesoro.

Berretti – Risultati, classifica e prossimo turno

Berretti – Risultati, classifica e prossimo turno

Dopo il pari interno contro il Catanzaro, la Juve Stabia allenata da Domenico Panico torna in campo per prepararsi al meglio in vista della trasferta di Caserta.

Questi i risultati dell’ultimo turno:

Catania-Casertana 3-1
Juve Stabia-Catanzaro 1-1
Paganese -Messina 1-0
Reggina-Akragas Città dei Templi 0-2
Vibonese-Cosenza rinviata
Turno di riposo: Siracusa

Questo il prossimo turno:

Casertana-Juve Stabia
Catanzaro-Vibonese
Cosenza- Paganese
Messina-Akragas Città dei Templi
Reggina-Siracusa
Turno di riposo: Catania

Questa la classifica:

a cura di Ciro Novellino

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