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Mitrovic: “Fa piacere l’ interesse del Napoli ma resto al Newcastle”

Diversi i nomi che circolano per l’ attacco azzurro e tra questi c’è Aleksandar Mitrovic. L’ attaccante serbo, attualmente in forze al Newcastle di Rafa Benitez, ha rotto gli indugi rilasciando alcune dichiarazioni al The Sun:

 

“Fa sempre piacere quando i grandi club si interessano a te. Ma adesso sono un calciatore del Newcastle e voglio tornare in Premier League. Voglio continuare a fare tanti gol per questa squadra. Ai miei tifosi voglio dire che resterò qui per il resto della stagione, non c’è motivo di preoccuparsi. Dobbiamo continuare a lavorare al meglio per restare al top”.

Chelsea-Koulibaly, l’affare si farà a giugno

I dettagli

Come riporta Il Mattino alla fine il corteggiamento del Chelsea per Koulibaly andrà in porto il prossimo giugno. Questa estate De Laurentiis ha rifiutato 57 milioni da Antonio Conte per il centrale senegalese, ma Koulibaly potrebbe regalare al Napoli una plusvalenza maggiore perfino a quella di Higuain.

Per Hysaj si muove il Man Utd

Per Hysaj si muove il Man Utd

Secondo Il Mattino, dall’Inghilterra fanno sapere che il Manchester United di Mourinho starebbe per far recapitare a De Laurentiis un’offerta di 30 milioni per il cartellino di Elseid Hysaj. L’albanese pochi mesi fa ha rinnovato il suo accordo con il Napoli fino al 2021 con una clausola valida solo per l’estero. De Laurentiis dalla sua non ha alcuna voglia di sedersi a trattare.

Non solo attacco: Giuntoli pensa a D’Ambrosio

Non solo attacco: Giuntoli pensa a D’Ambrosio

La Gazzetta dello Sport approfondisce la questione mercato non solo in chiave attacco Futuro prossimo e futuro remoto. Il Napoli pensa al domani e per gennaio cerca due profili: una punta centrale ed eventualmente un terzino in grado di giocare su entrambe le fasce. Pavoletti è per distacco il primo obiettivo in attacco, mentre per il ruolo di difensore esterno si pensa, anche, a D’Ambrosio dell’Inter.

Stellone: “Sarri conosce bene i suoi: non credo che il Napoli cambierà modulo”

Le sue parole

A Radio Crc nella trasmissione “Si gonfia la rete” di Raffaele Auriemma è intervenuto Roberto Stellone:

“Sarri conosce le qualità tecniche, fisiche e morali dei calciatori della sua squadra e sicuramente a Udine sceglierà il modulo e gli interpreti giusti per ottenere un risultato positivo. Non credo che il Napoli cambierà modulo perché è vero che non stanno arrivando molti punti nell’ultimo periodo, ma le prestazioni sono sempre di alto livello. Se a fine partita le statistiche dicono che chi gioca non ha disputato una buona prestazione è giusto cambiare, ma non è questo il caso del Napoli che fornisce sempre tante palle gol, tiene bene il pallone e si difende bene. 

Ho giocato con Milito ed è stato l’attaccante più forte con cui ho giocato e sotto certi aspetti credo che Higuain sia un pizzico più avanti rispetto a lui”. 

Venerato: “Il Napoli ha fatto un tentativo per Vrsaljko. Ecco la risposta da Madrid”

Ghoulam sarà impegnato con l’ Algeria in Coppa d’ Africa. Ecco perché il Napoli avrebbe contattato l’ agente di Sime Vrsaljko per tentare di riportare l’ ex Sassuolo in Italia. Ciro Venerato, giornalista di Rai Sport ed esperto di calciomercato, ha fatto il punto della situazione ai microfoni di Radio Crc:
“Il Napoli ha provato a parlare con l’ Atletico per un prestito ma la risposta è stata negativa. Il giocatore non si muove da Madrid nonostante il poco spazio a disposizione”.

Inler: “Spero che in futuro il Napoli possa giocare in un grande stadio perché con quella tifoseria può spaccare tutto”

Le sue parole

Caos Casertana: le giovanili si fermano!

Lo riporta sportcasertano.it

Piove sempre sul bagnato in casa Casertana. Arriva la notizia piuttosto allarmante che il settore giovanile da oggi è ufficialmente in sciopero. Niente attrezzature, niente divise invernali, rimborsi spesa mai percepiti e allora è giusto fermarsi. Una vicenda che fa capire le reali problematiche societarie che attraversa il club. Con Berretti (prossimo avversario della Juve Stabia), Allievi e Giovanissimi fermi è veramente giunto il momento di dare una svolta a questa tormentata stagione rossoblù.

Turi a Il Pungiglione: “Mi guardo intorno, devo dare una ‘casa’ ai miei ragazzi”

In esclusiva le dichiarazioni di Alberico Turi

Nel corso della trasmissione di ViViRadioWeb, Il Pungiglione Stabiese, abbiamo ascoltato il Direttore Responsabile del settore giovanile della Juve Stabia, Alberico Turi.

Perché Dan Berci non gioca ancora?: È un discorso di tesseramento, il transfert Fifa ancora deve arrivare e di conseguenza non può partecipare a gare ufficiali ma si sta solo allenando. Ha dovuto seguire un iter burocratico, abbiamo svolto tutto ciò che è stato richiesto dalle norme Uefa, garantendo diritto al ragazzo allo studio, vitto, alloggio e quanto richiesto dalle federazioni. È un nazionale rumeno, classe 99 che vanta diverse presenze nella serie B rumena, un ragazzo di prospettiva che sta facendo bene nelle varie nazionali laddove è stato chiamato. Ci sono grosse aspettative su di lui, partirà dal settore giovanile, poi se servirà alla prima squadra non ci saranno problemi visto che è stato tesserato in piena regola.

Settimana importante per la formazione Berretti al di là del pareggio, lodevole l’impegno profuso dai ragazzi, penalizzati però dal campo stretto di Casola: Sicuramente, lo sto ribadendo da diverso tempo, rammaricati di non poter usufruire del Romeo Menti, si deve fare di necessità virtù, la prima squadra attualmente guida il campionato e i ragazzi hanno bisogno di avere tutti i confort per potersi esprimere al meglio. Dispiace per il risultato visto che la nostra Berretti guida la classifica e dovrebbe sfruttare in tutti i modi le armi a nostra disposizione. Vi anticipo già da adesso che sabato prossimo i ragazzi del 2003 non potranno giocare a Castellammare in quanto mister Fontana dovrebbe rifare la rifinitura a tale ora e non essendoci la disponibilità del Menti sarà necessario andare su un altro campo per poter far giocare i nostri ragazzi. In attesa di una soluzione definitiva, in settimana sarò in un comune alle porte di Napoli affinché possiamo trovare la disponibilità di un impianto sportivo per il settore giovanile, sono costretto a trovare una soluzione definitiva. Non è possibile fare settore quando poi non hai una propria casa perché poi i calciatori ci si abituano a giocare. Se ricordate l’anno scorso ci fu tutta una diatriba tra il comune e la Juve Stabia e noi del settore giovanile riuscimmo a spuntarla in un certo modo accontentando spesso la prima squadra affinché si potesse allenare anche utilizzando i nostri orari. La problematica rimane sempre la stessa, sia per gli enti preposti e sia per il comune di Castellammare e della polizia di stato per tante regole che solo a noi vengono imposte. Non possiamo giocare di domenica mattina perché di pomeriggio gioca la prima squadra, sembra un paradosso e pure altrove giocano senza problemi e nessuno dice niente, mentre a Castellammare vi è questa usanza di bloccare tutto già di buon mattino. È il cane che si morde la code, evidentemente, alla Juve Stabia da’ fastidio, non voglio essere polemico ma non vedo questa grossa disponibilità visto che alla lunga persistono questi problemi di organizzazioni. Spero di risolvere il problema altrove, così non daremo più fastidio ai politici e alle autorità di polizia, forse si lamenterá qualche tifoso del settore giovanile, ma siamo esenti da colpe.

Un tuo commento sull’andamento dell’under 15 e l’under 17: Sono due formazioni competitiva soprattutto per quanto riguarda l’under 15. Tale formazione sta dando soddisfazione sotto tutti i punti di vista, un lavoro importante derivante dall’attività di base, proprio perché la nostra fortuna deriva dal lavoro di Saby Mainolfi. I collaboratori che scelgo hanno la più ampia visibilità, spero che Saby rimanga a lungo con la Juve Stabia al di là de fatto che ci sia o meno Alberico Turi. C’è un rapporto  viscerale tra me e lui: un figlio d’arte che è stato molto sfortunato in quanto poteva avere anche una carriera brillante come calciatore: aveva grosse potenzialità, forse non tutti lo sanno ma era una delle promesse del Milan a suo tempo. Anche i nostri tecnici hanno grosse qualità, da mister Belmonte a Nunzio Di Somma: stiamo cercando di portare tanta qualità nelle varie situazioni partendo dalle attività di base. Il discorso di fare l’attività di base sotto età è giusto visto che non vi è una regola precisa ma imposta dai grossi club, non per modestia, ma con l’aggiornamento costante, intraprendiamo l’attività di base con l’anno in meno proprio per dare quel tipo di agonismo in modo tale da preparare i ragazzi senza badare troppo al risultato che serve a ben poco, ma a mentalizzare e a spronarli nel confronto con gli altri.

Domenica guardando la partita degli allievi regionali di mister Macone, abbiamo apprezzato il suo modo di dirigere la gara, dispensando di continuo aiuti ai ragazzi: Gianluca viene dall’esperienza alla Mariano Keller, lavorando al fianco di Vincenzo Onorato e patron Righi. Negli anni scorsi la Mariano Keller è stata negli anni scorsi una scuola calcio d’eccellenza che faceva attività agonistiche, stiamo parlando di una grossa realtà nel napoletano all’avanguardia da un punto di vista strutturale che annoverava 1000 iscritti e bisognava prenotarsi due anni prima per poter portare il proprio figlio in tale scuola calcio. Stesso dicasi per Mandragora che è di tale provenienza. In giro si dirà che la Juve Stabia avrà avuto le sue pecche negli anni scorsi, forse magari qualche tecnico doveva esser messo più a suo agio, però gira e rigira tutti vogliono venire alla Juve Stabia seppur tanti “pallonari” dicono che non si può lavorare con il sottoscritto, o quelli che prendono convitti o quelli che vendono illusioni ai genitori. Tali persone possono parlar male del sottoscritto, ma le persone perbene del calcio vedi Enzo Montefusco e suo figlio sono amici miei. Faccio calcio in un certo livello non spendendo mai grosse cifre per l’acquisto di giovani promesse e così arrivano i risultati. Avrò perso qualche compagno di vecchia data per colpe non proprie, la vita ti toglie e ti da ed infatti ho conosciuto anche tante persone dalle quali ho ricevuto attestati di stima.

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Di Somma: “Ciciretti-Napoli? Nessuna trattativa, non c’è nulla”

Amato Ciciretti è il nome nuovo per l’ attacco azzurro. L’ esterno, classe ’93, di proprietà del Benevento sarebbe finito nel mirino di Cristiano Giuntoli e della società partenopea. Gli ultimi rumors di mercato parlano di un incontro tenutosi ieri tra il ds azzurro e l’ entourage del giocatore. La redazione di Tuttomercatoweb.com ha contattato in proposito Salvatore Di Somma, dg del Benevento, che ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:

 

“Spero che l’incontro sia stato casuale, perché noi non sappiamo nulla. Ho saputo di questo incontro perché me l’hanno detto poche ore fa. Non c’è nulla, nessuna trattativa. L’incontro di ieri sera tra le parti è stato assolutamente casuale. E per il futuro? Beh, se chiama il Napoli, la Juve o chicchessia se ne parla, è normale. Ma oggi Ciciretti è e rimane un nostro giocatore”.

 

Da Tuttomercatoweb.com

Radio Crc – Difficile il recupero di Gabbiadini, a Udine ancora falso nueve

Manolo Gabbiadini non è ancora rientrato a lavorare in gruppo dopo il problema muscolare riscontrato durante il ritiro della Nazionale. Stando a quanto riferisce Radio Crc, l’ attaccante bergamasco difficilmente dovrebbe partire alla volta di Udine. Contro l’ Udinese Sarri riproporrà il falso nueve con Dries Mertens al centro dell’ attacco ancora una volta.

Mediaset – Dietro il rifiuto di Pavoletti c’è l’ esperienza alla Juve Stabia

Il Napoli è sempre sulle tracce di un nuovo attaccante da regalare a Maurizio Sarri nel mercato invernale. L’ indiziato principale resta Leonardo Pavoletti del Genoa. Il ragazzo, però, nonostante un’ intesa di massima tra i due club di 18-20 milioni continua ad essere scettico riguardo la destinazione partenopea. Stando a quanto riferisce Sport Mediaset , il motivo del continuo rifiuto sarebbe legato ad un’ esperienza personale avuta al Sud quando militava tra le fila della Juve Stabia.

Liviero: ”I nostri tifosi sono fondamentali per noi, ci aiuteranno anche con il Lecce. Se segno, esulto” VIDEO

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Per la consueta conferenza stampa infrasettimanale si è presentato al Menti il terzino delle vespe, ex Lecce, Matteo Liviero.

Ecco le sue dichiarazioni live dal Menti:

“Per come si era messa la partita, il punto di Caserta è un punto importante. Mi è piaciuta la nostra reazione e credo che se avessimo avuto qualche minuto in più l’avremmo vinta. Non penso ai risultati degli altri ma ai nostri, dobbiamo pensare a noi stessi e a fare il massimo. Una volta fatto il massimo noi siamo sereni senza pensare alle altre squadre. Lecce? Sono contento di essere arrivato a titolo definitivo alla Juve Stabia, mi sento parte importante del progetto Juve Stabia. L’anno scorso ero a Lecce e sarà una partita particolare per me, ora però penso solo ed esclusivamente alle vespe. Lecce è una piazza importante che ha tanti giocatori forti, alcuni li conosco in quanto hanno giocato con me. Sicuramente studieremo i loro punti di forza e i loro punti deboli, chiaramente alcuni punti deboli li conosco essendo ex miei compagni. Sicuramente andremo in campo per fare la partita. Non c’è rammarico per il match di Caserta perché abbiamo dato tutto, siamo andati sotto e abbiamo trovato il pari. Dobbiamo continuare ad avere un gruppo unito e ad andare al 200% in ogni partita. Abbiamo una rosa importante con tante alternative, il mister ha cambiato tanti giocatori ma il nostro modo di giocare è rimasto invariato. Questo vuol dire che tutti sono importanti e nessuno è indispensabile. Tutti ci adattiamo alle qualità dei compagni e questo ci aiuta. A mio avviso un grande giocatore è quello che mette nelle migliori condizioni i suoi compagni. I tifosi? È stato davvero bello vederli al Pinto, dobbiamo continuare a coinvolgerli perché solo così continueranno a spingerci. In casa si avverte tanto il loro supporto e questo, finora, ha fatto la differenza. Se segno contro il Lecce? Esulto per la gioia del momento, mi piacerebbe molto segnare. Nulla contro il Lecce.”

Salvatore Sorrentino

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Russo: ”Lecce grande squadra. Dobbiamo essere compatti per fare una grande partita” VIDEO

Per la consueta conferenza stampa infrasettimanale si è presentato al Menti il portiere delle vespe Danilo Russo.

Ecco le sue dichiarazioni live dal Menti:

“A Caserta è stata una partita aperta in cui entrambe le squadra hanno giocato bene. Siamo stati bravi a recuperare il risultato dopo lo svantaggio, fuori casa è sempre difficile scardinare la difesa avversaria, soprattutto in rimonta. Questo è da lodare. Grazie ai tifosi è stato come giocare in casa, l’atmosfera era ideale la differenza l’ha fatta il manto erboso. I nostri tifosi sono molto passionali e noi non ci sentiamo mai soli. Lecce? In lega pro è difficile trovare una squadra che ammazzi il campionato, in quanto il campionato è abbastanza equilibrato. Sappiamo che è una grandissima squadra ma anche noi lo siamo, siamo contenti di quello che abbiamo fatto finora con la consapevolezza che dovremo fare ancora di più per continuare su questa strada. Fontana? Mi chiede di giocare molto alto e di giocare molto con i piedi e questo mi fa essere più concentrato perché non devo occuparmi solo della porta ma anche di altre zone del campo. Atteggiamento? Sappiamo come dobbiamo scendere in campo contro il Lecce, una squadra ben allenata e ben allestita. Ripeto, però, che sappiamo cosa fare per batterli. Sarà un’altra gara aperta e credo equilibrata. Dobbiamo essere uniti e compatti per uscire vincitori da questo difficile match. Il mio campionato? Sono soddisfatto del mio campionato personale, anche se è abbastanza normale che si può migliorare dai proprio errori. Tifosi? Siamo contenti di aver riportato entusiasmo finora, sono contento di vedere tutta questa felicità e questo entusiasmo, mi auguro che venga sempre più gente a sostenerci.”

Salvatore Sorrentino

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L’Esercito indigeno italiano: una realtà eroica – Le campagne di Grecia e Creta (2)

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Innesti culturali sul filo dei ricordi e della Storia per la rubrica ”PILLOLE DI STORIA”

L’esercito indigeno italiano dal 1885 al 1941 fu protagonista della vita nelle Colonie. Migliaia di Caduti nel nome dell’Italia.

PARTE 2 – L’ASSURDA AGGRESSIONE ALLA GRECIA NEL 1940

Retroscena di una guerra fatta per irresponsabile rivalsa. Nonostante il categorico impegno del Duce di “spezzare le reni alla Grecia”, poco mancò che fossimo cacciati dall’Albania.

È una frase d’autore pronunciata da Benito Mussolini il 18 novembre 1940, giorno dell’anniversario delle sanzioni economiche irrogate all’Italia, cinque anni prima, dalla Società delle Nazioni a seguito dell’invasione coloniale dell’Abissinia. Essa nasce da un discorso tenuto a Piazza Venezia alla presenza di tutti i gerarchi provinciali del Partito Nazionale Fascista convocati per il Gran Rapporto, poi trasmesso anche dalla radio italiana, dovuto alla disastrosa situazione della campagna italiana di Grecia:

« Affermai cinque anni fa: spezzeremo le reni al Negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia in due o dodici mesi poco importa, la guerra è appena cominciata! »

(Benito Mussolini)

Il 23 febbraio 1941, a distanza di tre mesi dal primo discorso, Mussolini fece un annuncio sulle imminenti sorti della campagna di Grecia, così affermando: “fra poco verrà il bello”.

L’espressione spezzare le reni/spezzeremo le reni a… sopravvive soprattutto come parodia dello stile militaresco fascista, secondo un intento subito affermatosi nell’uso, anche nella cinematografia italiana. Un esempio è l’uso che ne fa Totò nel film Totò contro Maciste, di Fernando Cerchio, del 1962:

« Tebani, abbiamo lance, spade, frecce, mortaretti, tricche tracchi e castagnole. E con queste armi potenti, dico armi potenti, noi, noi, spezzeremo le reni a Maciste e ai suoi compagni, a Rocco e i suoi fratelli! Valoroso soldato tebano, mio padre da lassù ti guarda e ti protegge. Armiamoci e partite! Io vi seguo dopo »

(Totò in Totò contro Maciste)

Era un chiaro riferimento ad un discorso del Duce, comandante in capo delle truppe italiane, pronunciato ai Quadri del partito il 18 novembre 1940 quando era già in corso la campagna di Grecia: “Affermai cinque anni fa ‘spezzeremo le reni al Negus’. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto, assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia …”. È quindi il caso di dire che Mussolini è stato, in certo modo, anche l’ispiratore di Totò.

Tale utilizzo ironico viene favorito anche dalla memoria storica, che ricorda la sproporzione tra la tracotanza eroica delle parole e la dura realtà dei fatti, con le numerose sconfitte che il Regio Esercito Italiano patì dalle meno quotate forze armate elleniche, che rende ancora più assurda e iperbolica la locuzione.

Per anni la frase “spezzeremo le reni” è rimasta nel linguaggio comune soprattutto come parodia e utilizzandola ogni qualvolta c’era un incontro sportivo tra squadre italiane e greche oppure per indicare un’operazione il cui esito si dava per certo e che non si sarebbe realizzata. Pertanto il Duce del fascismo è passato alla Storia non solo per la gaffe del bagnasciuga (invece della battigia) ma anche per colui che aveva in programma di spezzare le reni alla Grecia non riuscendovi.

L’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940 è determinata dai fulminei successi tedeschi nel nord Europa per cui Mussolini, con spiccato senso realistico, accorre … in aiuto del vincitore. I successi di Hitler creano nel Duce un vero e proprio complesso d’inferiorità e di gelosia verso l’alleato tedesco al quale va tutto bene e, soprattutto, gli nasconde gli obiettivi della sua politica espansionistica. Il Duce cova quindi il desiderio di una vittoria tutta sua che possa dare un “peso” alle future pretese territoriali e d’influenza politica da dettare al tavolo della pace. La campagna di Francia non è stata proprio un successo e l’offensiva in Africa Settentrionale non riesce ad andare oltre i 100 km. di deserto in territorio egiziano fermandosi a Sidi El Barrani. Questo è il quadro politico-militare che si presenta al Duce nell’ottobre 1940.

Hitler, molto più concretamente, si preoccupa di precostituirsi basi sicure alle spalle del futuro schieramento verso Est, il suo recondito obiettivo finale.

Nell’ottobre 1940 un fatto nuovo viene a scombinare la situazione politica: i Tedeschi, che hanno già sotto vigilanza i pozzi petroliferi romeni di Ploesti, occupano militarmente la Romania. Mussolini, preoccupato per il maggior peso tedesco nei Balcani sui quali ha mire d’influenza politica, soprattutto non tollera l’ennesimo sgarbo della politica del fatto compiuto che Hitler attua sistematicamente nei suoi confronti in aperta violazione del Patto d’Acciaio. È l’occasione che fa scattare la molla per ripagare l’alleato con la stessa moneta. Prende così corpo un vecchio progetto e, preconizzando una “sua” blitzkrieg, pensa anch’egli ad attuare la politica del fatto compiuto: invadere la Grecia senza preavvertire l’alleato.

Già in precedenza, per la verità, aveva timidamente manifestato ad Hitler un interesse verso la Grecia ma ne era stato dissuaso per concrete e valide ragioni strategiche. Hitler aveva infatti evidenziato gli aspetti negativi di tali mire perché avrebbe fornito alla Gran Bretagna l’occasione di accorrere in aiuto alla Grecia avvicinando così l’insidia nemica ai pozzi petroliferi romeni, insidia che si sarebbe estesa conseguentemente alla stessa Italia Meridionale.

La Grecia ha un regime di tipo fascista, finanche con tanto di saluto “romano”, (contrabbandato per “greco”) ed il suo presidente, Metaxas, è un ammiratore di Mussolini. Ma c’è solo la Grecia disponibile perché confina con l’Albania e, quindi, occorre accontentarsi di quello che passa il convento. Non esistono motivazioni politiche o strategiche, quanto meno immediate: è solo un “capriccio”!

La decisione “irrevocabile”, secondo le migliori tradizioni mussoliniane, è presa il 15 ottobre del 1940 e la data per l’attuazione fissata al 26 ottobre. Alla riunione prendono parte il Ministro degli Esteri e genero del Duce, Galeazzo Ciano, il Capo di Stato Maggiore Generale Badoglio, il Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito Roatta (il Capo di S.M. Graziani è ormai in Libia in pianta stabile), il Luogotenente in Albania Jacomoni di San Savino, il comandante delle Truppe d’Albania gen. Visconti Prasca. Che l’Albania sia al di là del mare per cui i rifornimenti devono necessariamente provenire dalla Madrepatria attraverso il Canale di Otranto, è un particolare trascurabile per cui non si ritiene necessaria la partecipazione di Marina ed Aeronautica. Così come superflua è ritenuta la partecipazione dell’Ambasciatore ad Atene, Grazzi, che dovrebbe fornire notizie sulla situazione interna del Paese candidato a divenire nemico. Ma Grazzi è notoriamente contrario all’intervento e le voci discordanti non sono gradite al dittatore fascista.

Il Duce ha deciso e le decisioni non si discutono: non è lui che regge i destini della Patria? È così che l’uomo dalle decisioni immediate ed irrevocabili, quasi si dovesse organizzare una gita fra amici, dispone che nel giro di 11 giorni occorre scatenare una guerra ed aprire un nuovo fronte.

Sul piano tattico l’aggressione dovrebbe avere il vantaggio della sorpresa ma non si trascura nulla perché si intravedano le vere intenzioni che, fra l’altro, hanno anche avuto dei segnali premonitori nel recente passato. Da qualche tempo è stata infatti riesumata una vecchia rivendicazione albanese: la zona costiera del confinante Epiro, la Ciamuria, nel 1918 è stata assegnata alla Grecia nonostante la presenza di una maggioranza etnica albanese e l’Italia, quella “fascista”, sensibile alle rivendicazioni delle minoranze etniche oppresse, si erge a difesa dei diritti degli Albanesi soggetti alla sovranità greca. Una radio da Argirocastro, località albanese prossima al confine, trasmette, in lingua albanese e greca, un’attiva propaganda per predisporre le popolazioni ciamuriote di etnia albanese alla rivolta contro i Greci. I Ciamurioti dovrebbero insorgere e costituire una forte “quinta colonna” per agevolare l’avanzata trionfale delle nostre truppe. Di ciò si è fatto garante, con tanto di spesa a bilancio, il Luogotenente d’Albania in ciò sostenuto dal Ministro degli Esteri Galeazzo Ciano.

Naturalmente la Grecia ha tutto il tempo di mobilitare l’Esercito con un’azione discreta e nello stesso tempo preparare psicologicamente la popolazione alla “resistenza contro aggressioni esterne”.

Nel suo studio di Palazzo Venezia, il Duce, svestita ormai da tempo la vecchia divisa grigioverde di caporale dei Bersaglieri della prima guerra mondiale, autonominatosi, alla vigilia dell’entrata in guerra, comandante in capo delle Forze Armate, impartisce le necessarie istruzioni e le strategie per la “sua” guerra. Il piano: puntare attraverso la catena montuosa del Pindo al passo di Metzovo per tagliare in due lo schieramento greco della Macedonia e dell’Epiro, occupare Giannina e proseguire per Salonicco. Solo in un secondo tempo scendere verso la capitale. Per appoggiare l’avanzata sul litorale epirota, occupare le isole di Corfù, Cefalonia e Zante. L’occupazione del litorale greco avrebbe poi consentito l’utilizzo dei porti di Prevesa ed Arta, più ricettivi dei porti albanesi di Durazzo e Valona che sarebbero rimasti lontani dalle linee. La logistica sarebbe stata quindi garantita dai porti occupati. La ciliegina sulla torta sarebbe stato un contestuale attacco della Bulgaria che avrebbe avuto l’occasione propizia per soddisfare la sua antica aspirazione di acquisire la Macedonia e lo sbocco al mare.

Il piano, per onestà occorre riconoscerlo, è perfetto anche se non tiene conto di un fattore non certo trascurabile: l’adesione della Grecia che, purtroppo, non ci sarà! A nulla vale che i Capi di Stato Maggiore delle tre Armi, tre giorni dopo la riunione di vertice dell’11 ottobre, si pronuncino nettamente contrari all’ aggressione: non ci sono le condizioni tecnico-militari per affrontare una guerra lontano dal territorio nazionale. In proposito la Marina, inopportunamente non invitata alla riunione delll’11 ottobre, fa sapere che il porto di Prevesa non può essere utilizzato per il semplice fatto che i fondali sono troppo bassi ed i rifornimenti devono attraversare l’Adriatico e lo Ionio col pericolo costante dei sommergibili britannici.

Inoltre, i porti di Durazzo e Valona, non solo non possono sopportare un ritmo costante di materiali per la limitata capacità delle strutture, ma vengono a trovarsi lontani dalle linee e, per di più, le strade non sono adeguate a consentire un agevole trasporto dei rifornimenti. In questo quadro assolutamente negativo, Badoglio riesce solo ad ottenere un rinvio di due giorni: sarà per il 28 ottobre, data storica del fascismo: questa volta invece che su Roma la marcia sarà su Atene, almeno nelle intenzioni.

Un ultimo tentativo, almeno per ritardare l’azione, è la previsione di forti perturbazioni atmosferiche che aggraverebbero la situazione logistica ed impedirebbero l’intervento dell’Aviazione. ma il Duce, nella sua lungimiranza strategica, obietta che le condizioni avverse sarebbero state analoghe anche per i Greci non tenendo conto che la situazione grava di più su chi attacca.

Intanto la Bulgaria fa sapere che non è interessata al problema greco per cui viene a mancare uno dei pilastri della “guerra da risiko” predisposta a Palazzo Venezia. Non ci sarà neanche l’occupazione delle isole Ionie, a causa del cattivo tempo, per cui mancherà l’appoggio dal mare alle truppe del litorale. Le condizioni atmosferiche avverse non consentiranno gli interventi dell’Aeronautica. Verrà poi meno anche l’appoggio degli Albanesi di Ciamuria e la preventivata defezione delle truppe greche. Anche se ci sono tutti i fattori negativi, si parte lo stesso. Il Duce non è il novello Cesare? Quindi, “il dado è tratto”!

Il comandante in capo delle Forze d’Albania ha dichiarato che il contingente militare è senz’altro sufficiente. Ci sono 9 Divisioni mentre precedenti piani operativi, predisposti nel passato, ne prevedevano in numero maggiore (“Piano 1939” gen. Guzzoni: 20; “Piano luglio 40” gen. Geloso: 11). Purtroppo subentra anche la cupidigia personale che dimostra con quanta superficialità ed incoscienza è preparata una guerra: il gen. Visconti Prasca vede profilarsi, con l’aggressione alla Grecia, la promozione a generale d’Armata. Le Forze disponibili in Albania equivalgono infatti all’organico di un’Armata anche se divisi in due Corpi d’Armata per cui la vittoria gli frutterebbe la promozione automatica per il riconoscimento di una funzione già svolta sul campo. Rifiuta, pertanto, eccessivi rinforzi per eludere l’eventualità della designazione di un superiore di grado che avrebbe sconvolto i suoi piani personali. Incredibile ma vero!

L’Esercito dell’Italia fascista è anche questo!

All’alba del 28 ottobre 1940, dopo un ultimatum-farsa di appena 3 ore con richieste pretestuose al Capo del Governo greco, le Truppe partono all’attacco. Fin dalle prime battute la prevista “passeggiata militare” si tramuta in un fallimento. Le strade sono invase dal fango che ostacolano qualsiasi movimento di mezzi (troppo pochi), uomini e quadrupedi. I fiumi sono in piena e non possono essere guadati anche per mancanza del materiale idoneo a sostituire i ponti ovviamente fatti saltare dai Greci. Da novembre ad aprile, fino a quando non interverrà da nord l’Armata tedesca, sarà un continuo indietreggiare ed un invio affrettato di truppe dall’Italia per tappare le falle ed impedire, a costo di enormi sacrifici umani, che i Greci non ci buttino in mare.

L’aggressione alla Grecia, alla quale il Duce aveva garantito che avremmo spezzato le reni, costa la più grande umiliazione che l’Esercito italiano abbia mai subito. Solo il sacrificio illimitato dei nostri soldati, primi fra tutti gli Alpini (la leggendaria Julia su tutti), riusciranno ad ergere un muro difensivo sulle ultime propaggini montagnose albanesi per impedire che i Greci si riversino nella pianura e raggiungere il mare.

La guerra del Duce non è in Grecia ma in Albania!

Quando in aprile i Tedeschi, obbligati dalle circostanze, intervengono in nostro aiuto, sfonderanno le linee greche nel giro di una ventina di giorni. I Greci saranno costretti a chiedere un armistizio ai Tedeschi quando un terzo d’Albania è nelle loro mani. Così com’era già accaduto con la Francia, anche i Greci non intendono chiedere l’armistizio all’Italia e nel primo protocollo di resa sarà chiesto ai Tedeschi addirittura di interporsi fra loro e le nostre truppe per impedirne l’entrata in territorio greco. Infatti, quando le avanguardie della Divisione Casale raggiungeranno il Ponte di Perati, luogo storico sul confine greco-albanese, i Tedeschi bloccheranno i nostri soldati spinti all’inseguimento dei Greci che si ritirano. Sarà l’intervento di Hitler ad imporre al suo comandante d’Armata in Grecia di pretendere, quale condizione di accettazione della resa (come accaduto con la Francia), che venga chiesta anche al comandante italiano.

L’assurda campagna di Grecia, una guerra voluta per una ripicca nei confronti dell’alleato tedesco, costituisce il più grave errore politico-militare del Duce. L’aggressione ad un popolo affine per cultura e retto da una classe politica ideologicamente vicina al regime fascista, con un modesto peso nell’agone internazionale che nessuna minaccia avrebbe potuto portare alla politica mussoliniana nel Mediterraneo, “mare nostrum”, costituirà una svolta fondamentale sull’intera guerra e sulla sua sorte finale. È evidente che la storia non si fa con i “se” ma una considerazione sul “colpo di testa greco” è d’obbligo.

Intanto la profusione di mezzi ed energie umane trasfuse in Grecia in sei mesi non consentirà di riversarle in Africa Settentrionale per tentare l’avanzata fino al canale di Suez con l’obiettivo di raggiungere i pozzi petroliferi del Medio Oriente. Soprattutto, la rotta in Albania costringerà i Tedeschi all’intervento con la conseguenza di far slittare l’aggressione all’Unione Sovietica: il ritardo sarà fatale per il sopraggiungere dell’inverno che bloccherà l’avanzata delle Armate tedesche alle porte di Mosca.

Alla fine delle ostilità, dalle 9 Divisioni iniziali, il contingente italiano salirà a 26 strutturato su 2 Armate e 6 Corpi d’Armata. Saranno cambiati, in corsa, tre comandanti in capo ed il Capo di Stato Maggiore Generale. Peseranno, però, molto di più, le paurose cifre a consuntivo: 13.755 morti, 25.067 dispersi, 50.874 feriti, 12.368 congelati, 52.108 ricoverati in luoghi di cura. Il tutto perché il Duce, fondatore dell’Impero, punto nell’orgoglio in seguito all’occupazione tedesca della Romania, vuole ripagare il suo alleato Hitler della stessa moneta e farlo trovare di fronte al fatto compiuto. Diventa così anche l’ideatore della “guerra per ripicca”.

Non bisogna poi dimenticare che le conseguenze della campagna di Grecia si riproporranno, in maniera drammatica, in occasione dell’armistizio del 1943 quando le nostre truppe colà dislocate subiranno morte e deportazione. Valga per tutte la strage dell’epica Divisione Acqui a Cefalonia e Corfù.

Ritornando indietro nella Storia, per ostacolare la follia bellica dell’ottobre 1940 sarebbe stato necessario il Mussolini rivoluzionario del 1911, quando, alla testa dei “proletari” forlivesi, aizzò i partecipanti allo sciopero generale contro l’invio di truppe in Libia. Per due giorni Forlì fu teatro di disordini con tagli di fili telegrafici e blocco delle rotaie dei treni per impedire la partenza dei richiamati. Nel 1940 avrebbe dovuto impedire, con analoga foga rivoluzionaria, l’avvio di truppe verso il macello greco-albanese.

Ma ormai Mussolini ha subito la metamorfosi politica, è diventato il Duce dell’Italia fascista, di una Potenza militare che, evidentemente, esiste nella sua fantasia e sarà proprio lui a dimostrarlo con l’assurda aggressione alla Grecia, il Paese al quale voleva spezzare le reni.

Inconsciamente pose solo le premesse perché le reni fossero spezzate a lui.

Giuseppe Vollono

COLLEGATA: L’Esercito indigeno italiano: una realtà eroica – Le campagne di Grecia e Creta (1)

(prima edizione Gennaio 2005) novembre 2016

Juve Stabia vs Lecce: Parte la prevendita, indetta la giornata gialloblè

Juve Stabia vs Lecce le indicazioni per l’acquisto dei tagliandi di ingresso al Menti

Juve Stabia vs Lecce è sicuramente il big match della quattordicesima giornata del girone C di Lega Pro.

La prima della classe contenderà i tre punti all’attuale seconda.

La Juve Stabia, a dispetto delle previsioni iniziali che vedevano Lecce, Foggia e Matera contendersi il primo posto, sta meravigliando tutti gli addetti ai lavori, attirando l’interesse di tanti che in queste settimane hanno dato spazio ai gialloblù nei loro progetti editoriali.

Consapevole dell’importanza della partita, la società termale, ha deciso di indire la giornata gialloblù, che vuol dire che anche gli abbonati dovranno acquistare il biglietto di ingresso.

Dopo l’esodo di Caserta, la Juve Stabia, si augura che il pubblico di casa risponda in massa alla chiamata degli uomini di mister Fontana.

I tifosi in più di un’occasione hanno dimostrato di gradire il gioco e le prestazioni offerte dagli uomini di Fontana, non resta che aspettare domenica pomeriggio per tastare l’amore della piazza verso la propria squadra del cuore.

Di seguito pubblichiamo il comunicato ufficiale della Juve Stabia:

S.S. Juve Stabia rende noto che sono disponibili in prevendita, fino alle ore 16,30 di domenica 20 novembre, i tagliandi di ingresso per assistere alla gara Juve Stabia-Lecce, che si disputerà domenica 20 novembre alle ore 16,30 presso lo Stadio “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia, valevole per l’14a giornata del Girone C della Lega Pro Divisione Unica 2016/2017.

S.S. Juve Stabia rende noto che per la gara Juve Stabia-Lecce è stata indetta la “GIORNATA GIALLOBLE’”, pertanto, NON saranno validi abbonamenti di alcun tipo e NON saranno rilasciati accrediti.

 

Di seguito i prezzi dei tagliandi:

Curva San Marco € 12 + € 2 diritti di prevendita
Tribuna Varano (distinti) €15 + € 2 diritti di prevendita
Tribuna Quisisana (scoperta) € 18 + € 2 diritti di prevendita
Tribuna Monte Faito (coperta) € 23 + € 2 diritti di prevendita
Tribuna Panoramica VIP € 98 + € 2 diritti di prevendita

I tagliandi potranno essere acquistati esclusivamente presso i punti vendita abilitati  che qui di seguito riepiloghiamo:

Bar Dolci Momenti – Via Cosenza
Bar Gialloblù – Viale Europa
Light Break – Corso Vittorio Emanuele
Centro Ricreativo Juve Stabia – Via Bonito
Agenzia B2875 Via Tavernola 113
Asa Gaetano Musella Via G.Cosenza 293

Per la gara Juve Stabia-Lecce, saranno messi in vendita, in numero limitato, tagliandi RIDOTTI per bambini di età compresa da 0-12 anni al costo simbolico di 5€ comprensivi di diritti di prevendita.

Dopo Lecce la Juve Stabia sarà di scena a Matera, due partite che diranno tanto in ottica campionato. Domenica perdersi lo spettacolo di una partita così importante, può essere considerato quasi un “delitto”, per cui anche noi ci auguriamo che tutti gli stabiesi che abbiano la possibilità siano presenti al Menti a sostenere le Vespe.

Ue, arriva il parere di Bruxelles. Usa, Trump prepara squadra

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In Itaia continua la campagna per il referendum. Renzi alla manifestazione del Pd a Cagliari, Di Maio a Parigi

  • UE – A Bruxelles la Commissione Europea dà il parere sulla manovra italiana. L’Italia tramite il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, ha fatto sapere che è pronta a bloccare la revisione di medio termine del bilancio pluriennale dell’Unione europea se l’Europa non sarà “coerente con se stessa” e metterà “i soldi dove mette le parole e le priorità”. “Con il suo stop l’Italia mantiene aperto” il negoziato e “da’ la possibilita’ al Parlamento di migliorare l’intero pacchetto. E poi dei rischi dobbiamo cominciare a prenderceli se vogliamo che l’Europa si dia una svegliata”. E’ quanto sostiene Sandro Gozi in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.
  • USA – Il presidente eletto Donald Trump lavora ancora alla sua squadra e prepara le linee di politica economica. In un documento riservato del cosiddetto ‘transition team’ reso noto dalla Cnn il piano del nuovo inquilino della Casa Bianca per ‘rivoluzionare’ in 200 giorni la politica commerciale degli Stati Uniti.
  • ITALIA – Continua la campagna per il referendum. Renzi alla manifestazione del Pd a Cagliari, Di Maio a Parigi, il centrodestra aderisce all’iniziativa del ‘Nuovo Cdu per il No’ a Roma. A ‘Porta a Porta’ confronto tra il ministro Maria Elena Boschi, Padoan, Calenda, Salvini, Bernini e Fassina. Il Tar del Lazio decide sui ricorsi del professor Valerio Onida sul quesito referendario dopo che il tribunale di Milano li aveva rigettati il 10 novembre scorso.

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agi

Maltrattamenti e Abusi sui bambini, in Italia troppo pochi i centri specializzati

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Il tema dei maltrattamenti sui minori visto come una questione di salute pubblica. Il dossier di Terre des Hommes, la diagnosi precoce può salvarli.

Roma – Il 30% dei minori vittime di maltrattamenti in Italia subisce abusi multipli, contemporaneamente presenti cioè in forme diverse: dal maltrattamento fisico alla trascuratezza grave, dall’abuso sessuale alla sindrome di Munchausen per procura, all’abuso psicoemozionale, alla violenza assistita e al bambino conteso. E’ quanto emerge dal report su 3mila casi rilevati negli ultimi cinque anni da cinque grandi strutture ospedaliere specializzate, al centro del dossier ‘Maltrattamento e abuso sui bambini: una questione di salute pubblica’, realizzato dalla onlus Terre des Hommes Italia (Tdh) e presentato alla Biblioteca del Senato.

dossier-maltrattamento-bambini-2016_coverCHI SONO LE VITTIME DEGLI ABUSI
L’età media delle vittime rilevata nel quinquennio è intorno ai 7 anni, con una maggioranza di bambine. Il maltrattamento è stato rilevato in tutte le fasce di età e spesso è contemporaneamente presente in forme diverse, (il maltrattamento multiplo infatti raggiunge circa il 30% delle vittime intercettate dai Centri negli anni). L’indagine ha consentito di far emergere anche nuove forme di abusi. Tra queste spicca il ‘chemical abuse’, ovvero qualsiasi ingestione intenzionale a scopo di minaccia o ingestione intenzionale risultante da negligenza di agenti potenzialmente velenosi: per esempio i farmaci o prodotti quali l’etanolo o i solventi, così come sostanze illegali (gli stupefacenti). Riscontrati anche casi di shaken baby syndrome (la sindrome del bambino scosso), in cui sono colpiti i bambini in tenerissima età: è una forma di maltrattamento fisico in cui il bambino, di solito sotto i 2 anni, viene violentemente scosso imprimendo forze di accelerazione, decelerazione e rotazione al capo e alle altre strutture del corpo, con il risultato di provocare lesioni gravissime. Per questo Terre des Hommes ritiene sia necessario pianificare campagne d’informazione e sensibilizzazione presso le istituzioni ma anche per il grande pubblico.

(agi)

Appendino e Sala, patto sulla sicurezza. Entrambi chiedono più poteri e maggiori risorse

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I sindaci di Milano e Torino, Giuseppe Sala e Chiara Appendino, cercano nuove soluzioni e un patto sulla sicurezza per far fronte all’emergenza criminalità. Entrambi chiedono al ministro dell’Interno più poteri e maggiori risorse «così da avere la possibilità di elaborare politiche per la sicurezza più complete, dalla prevenzione alla repressione».

Anche Chiara Appendino si schiera con Sala: ”Le nostre città insicure, servono soldi e poteri”

I sindaci di Torino e Milano lanciano l’allarme sicurezza sulle loro città: «Avanti con la proposta Alfano»

TORINO – Chiara Appendino e Giuseppe Sala si erano parlati a Londra durante il World Travel Market. Ieri si sono visti a Torino per continuare a parlare di progetti comuni su cultura e turismo. Ma l’occasione è servita anche per iniziare a ragionare insieme su come contrastare la criminalità urbana. “Con Sala – racconta la sindaca di Torino – abbiamo in corso una collaborazione su molti temi e condivido la necessità di fissare tra le priorità la sicurezza”. Il punto di partenza di questo ragionamento comune è la necessità di “riaprire il dialogo col Governo in merito alla proposta del ministro Alfano sui nuovi poteri da assegnare ai Sindaci”. Appendino e Sala, però, nello stesso tempo mettono subito un paletto nei confronti del governo: “Resta chiaro – prosegue Appendino – che alle nuove competenze devono seguire maggiori risorse”.

I due sindaci non hanno parlato della possibilità di schierare l’esercito nelle zone a rischio delle città. Secondo il punto di vista di Appendino, però, il combinato disposto tra più poteri e più risorse potrebbe permettere ai comuni “italiani di avere la possibilità di elaborare politiche per la sicurezza più complete, dalla prevenzione alla repressione, soprattutto dei fatti che provocano allarme tra la popolazione”.

 

Ma quali sono i maggiori poteri previsti per i sindaci dalla proposta Alfano? Facciamo un passo indietro, nell’aprile del 2016. Siamo alla vigilia delle elezioni amministrative e inizia a circolare una bozza discussa tra il Viminale e l’Anci (l’associazione dei comuni italiani) che punta a garantire più indipendenza decisionale ai Comuni sulla sicurezza urbana. Lo strumento? La concessione ai sindaci del potere di firmare ordinanze in materia di sicurezza fino ad oggi di competenza di prefetti e questori. In quella bozza si parla anche della possibilità di istituire aree a “tolleranza zero” contro la prostituzione e del divieto ai cortei di attraversare i centri storici. Anche il ruolo dei vigili urbani potrebbe definitivamente cambiare per essere trasformato in “polizia di prossimità”.

Da allora, però, la bozza è rimasta sulla carta ed è tornata d’attualità con l’allarme lanciato dal sindaco di Milano che, tra le altre misure, ha chiesto l’intervento dei militari. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha risposto positivamente da Bruxelles perché l’operazione Strade Sicure ha finora dato “riscontri estremamente positivi”, tra i quali la “riduzione del 30% dei reati a Roma”. Per il generale Claudio Graziano, capo di Stato maggiore, la “presenza dei militari è richiesta da sindaci e dalla gente comune. Per Milano siamo in grado di dare una risposta immediata”. La Difesa, così, potrebbe ricorrere ai circa 1800 militari impiegati per il Giubileo.

LEGGI ANCHE: La legge sulla sicurezza urbana resta impantanata al Senato

Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, non ci sta: “Non credo che la militarizzazione del territorio possa essere una risposta alla criminalità, che ha sempre radici e caratteristiche non legate unicamente alla sua dimensione violenta e appunto militare. Certamente una presenza più capillare delle Forze dell’ordine è importante”.

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Pressing di Renzi sull’Europa: «Basta soldi a chi alza muri»

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Matteo Renzi annuncia il veto italiano al bilancio Ue. Sicurezza, ricerca, politiche giovanili e immigrazione sono i capitoli di spesa contestati. «Basta soldi a chi alza muri», ha detto il premier. Ma, nonostante la “riserva” italiana, la presidenza di turno slovacca afferma che andrà avanti lo stesso perché ha «un ampio consenso».

L’Europa all’Italia: conti a rischio. Ma Roma blocca il bilancio Ue

Scontro tra Bruxelles e il governo che teme la procedura d’infrazione

BRUXELLES – L’esito dell’esame di Bruxelles dice che l’Italia è rimandata. Nella pagella della Commissione sulla manovra, che verrà resa nota all’ora di pranzo al termine di un ultimissimo confronto tra i commissari, c’è scritto che il progetto di bilancio del governo è a «rischio di non conformità» con i requisiti del Patto di Stabilità. E la questione del debito, che aumenta anziché salire, verrà affrontata separatamente. Se l’Italia non fa nulla, l’apertura di una procedura potrebbe arrivare “shortly”, vale a dire «al più presto». Non a gennaio, ma già a dicembre. Immediatamente dopo il referendum. È questa la novità dell’ultim’ora più significativa.

Non si tratta di una bocciatura netta, ovviamente. Ma non si può certo parlare di promozione. Come già ventilato nelle scorse settimane, con il referendum che incombe sullo scenario politico italiano, Bruxelles ha deciso di sospendere il giudizio definitivo. Nel farlo metterà in fila, «in modo critico», tutti i parametri che «potrebbero comportare una deviazione significativa dal percorso di avvicinamento verso gli obiettivi di medio termine», in particolare per quanto riguarda l’aumento del deficit strutturale. Fino a ieri sera – assicurano diverse fonti – era ancora in corso il confronto interno su alcune cifre, in particolare sulle quote relative alle spese eccezionali per migranti e sisma che l’Ue è disposta a scontare.

La strategia dell’esecutivo  

In questo scenario, Matteo Renzi ha deciso di passare al contrattacco e di alzare la voce a Bruxelles. Anche se non nel palazzo della Commissione, ma dall’altra parte della strada, al Consiglio. Ieri il sottosegretario Sandro Gozi ha infatti espresso la “riserva” italiana sulla proposta di revisione di medio termine del bilancio pluriennale Ue, per gli anni dal 2017 al 2020. Sicurezza, ricerca, politiche giovanili e soprattutto immigrazione sono i capitoli di spesa contestati dall’esponente del governo italiano, che ha comunicato il suo “no” ai colleghi durante un pranzo informale.

Gli obiettivi

Dove vuole arrivare l’Italia? Per il via libera al bilancio è necessaria l’unanimità, dunque la mossa è potenzialmente in grado di paralizzarne l’approvazione. Ma la questione sembra essere più di forma che di sostanza. Prima di tutto perché non si può ancora parlare di veto, in quanto non c’è stata alcuna votazione ma soltanto un parere (il Regno Unito si è astenuto). E poi perché a Bruxelles sono tutti convinti che l’Italia stia facendo “un po’ di show”, per usare un’espressione raccolta tra i corridoi del Consiglio, ma che alla fine tornerà sui suoi passi.

«Sulla nostra proposta per la revisione del bilancio – ha spiegato Ivan Korcok, sottosegretario slovacco agli Affari Europei presiedendo il vertice di ieri – il sostegno è ampio. Con questo compromesso riusciremo a trovare anche il necessario consenso del Parlamento Europeo».

E il “veto” italiano? «L’Italia ha mantenuto la sua riserva perché ha bisogno di più tempo». Almeno fino al 4 dicembre. Eppure Renzi sulla questione promette di andare fino in fondo e spiega che questa decisione è stata presa per non finanziare «quei Paesi che con i nostri soldi tirano su i muri». La questione immigrazione è infatti strettamente legata all’atteggiamento sul bilancio, dato che l’Italia sta contestando la proposta di riforma del regolamento di Dublino sul diritto di asilo.

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, ieri a Bruxelles, l’ha definita «del tutto insoddisfacente» perché l’Italia considera «non accettabile» il concetto di solidarietà flessibile, secondo cui i Paesi possono rifiutarsi di accogliere migranti fornendo in cambio più risorse per la protezione dei confini. Ma soprattutto perché «carica molti oneri sui paesi di accoglienza».

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