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Segui la diretta radio – Berretti, Casertana-Juve Stabia: i convocati di Panico

Berretti, Casertana-Juve Stabia seguila su ViviRadioWeb

Dopo il pareggio interno contro il Catanzaro, la Juve Stabia allenata da Domenico Panico sarà di scena allo stadio Vallefuoco a Mugnano di Napoli, domani alle ore 14:30 per giocare il derby contro la Casertana. Potrete seguire la diretta radiofonica su ViviRadioWeb a partire dalle 14:15.

Questi i convocati scelti da mister Panico:

Borrelli F, Riccio, Rubino, Iengo, Matarazzo, Strianese, Bisceglia, Borrelli E, Elefante, Mauro, Sorrentino F, Vecchione, Scognamiglio
Servillo, Del Prete, Langella, Procida, Chirullo, Contieri, Matassa

a cura di Ciro Novellino

Come sempre potrete ascoltarla in diretta radiofonica a questo indirizzo:

Cliccando questo link https://www.vivicentro.it/viviradioweb/

dalle 20:15 e in differita due ore dopo la fine della trasmissione a questo indirizzo https://www.spreaker.com/show/vivi_radio

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Milik: “Bello ricevere tanti messaggi di affetto dalla gente di Napoli. Voglio fare del mio meglio quando tornerò”

Arkadiusz Milik ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Sky Sport. Ecco alcuni passaggi dell’ intervista

 
“Il momento più brutto? Sicuramente quando i medici della Nazionale hanno detto che mi sarei dovuto operare per tornare a giocare. Quello è stato il momento peggiore ma ormai è passato, momenti come questo ti fanno diventare più forte.
Sto cominciando ad apprezzare la città di Napoli ma non la conosco ancora bene. È una città molto caotica ed è difficile per noi calciatori poterci passeggiare in tranquillità.
È stata una bella sensazione ricevere così tanti messaggi di affetto dalla gente di Napoli, della Polonia, da tutti i miei tifosi e non solo. Non mi aspettavo una reazione così grande: anche adesso a Napoli la gente mi ferma e mi dice: ‘torna in campo il prima possibile perché abbiamo bisogno di te ’. Adesso mi sto allenando ancora più duramente perché sento quanto è forte il calore della gente. È una sensazione meravigliosa e quando tornerà in campo so che farò del mio meglio anche per loro”.

Milik: “Mi sento bene ma non posso dire quando tornerò”

Arkadiusz Milik ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Sky Sport. Ecco alcuni passaggi dell’ intervista:

“Mi sento molto bene. Non mi ricordo neanche quanti giorni sono trascorsi dall’ infortunio, forse quaranta. Ora posso tornare in campo, ovviamente non a giocare ma solo a correre e questo mi rende molto felice. Sono sulla strada giusta, il ginocchio sta tenendo bene e non si sta gonfiando.
Quando tornerò? Non posso dirlo io, voglio farlo il prima possibile ma non dipende da me. Sto lavorando duro ogni giorno ma non so quando tornerò. Non me la sento di sbilanciarmi sulla data”.

I matrimoni tornano di moda? Forse!

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Inaspettatamente, nell’ultimo anno il numero dei matrimoni in Italia è cresciuto. Per la prima volta dall’inizio della Grande crisi, quando chi aveva in progetto di sposarsi tendeva a rimandare. Questo dato positivo può quindi essere letto come inizio dello scongelamento delle scelte? Sì, ma con cautela.

Aumentano le nozze, ma aspettiamo a festeggiare

L’aumento dei matrimoni è un segnale incoraggiante, soprattutto in confronto a quanto accaduto negli anni scorsi. Ma perché possa dare un vero impulso di vitalità al paese, si devono potenziare gli strumenti a favore dell’autonomia delle nuove generazioni e di solido accesso al mondo del lavoro.

Un dato positivo

La crisi economica (e la sua durata), l’esito del referendum britannico e delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti: comunque la si pensi, sono tutti eventi in qualche modo “inattesi”, che producono incertezza sul futuro e incentivano un atteggiamento difensivo. Anche il crollo delle nascite degli ultimi anni sui valori più bassi dall’Unità a oggi non era previsto. Lo “scenario basso” (quello meno roseo) delle proiezioni Istat più recenti, con base 2011, restituisce 513mila nati nel 2015, mentre il valore reale osservato è stato di 486mila. Risulta allora particolarmente interessante il dato in controtendenza dei matrimoni, in aumento nel 2015 rispetto all’anno precedente. Tanto più che solo pochi mesi fa il Censis aveva delineato un quadro deprimente nel suo studio dal titolo “Non mi sposo più”. Ne usciva il ritratto di una crisi irreversibile da ricondurre in larga parte “alla deresponsabilizzazione affettiva delle nuove generazioni”. Tutto ciò ci dice, prima di tutto, che dobbiamo fortemente potenziare la nostra capacità di lettura e analisi della realtà, dei suoi mutamenti, dei comportamenti e dei processi decisionali dei cittadini.
Detto questo, un aumento della formazione delle unioni era però da mettere in conto, anche se non era scontato vederlo con i dati del 2015 e sulle unioni coniugali. Per capire meglio le dinamiche attuali può essere utile uno sguardo all’evoluzione storica dei matrimoni in Italia.

Cambiamenti culturali e freni oggettivi

Nel 1939 si sono celebrate in Italia 320mila nozze. Negli anni più bui della guerra si scende a 215mila, ma nel 1948 si sale a ben 385 mila. Valeva anche per le grandi carestie ed epidemie del passato: durante gli anni difficili chi progetta di sposarsi ci pensa un po’ di più prima di fare il grande passo, sia per le difficoltà oggettive sia per il clima di incertezza. Finita la crisi, c’è un ritorno alla normalità, a cui si somma il recupero di chi ha rinviato. Anche il dato positivo del 2015 può quindi essere letto come inizio dello scongelamento delle scelte dopo un lungo periodo di recessione. Ma l’inversione di tendenza è ancora più rilevante se si pensa che la crisi ha accentuato una contrazione dei matrimoni già in atto prima del 2008.
Il numero di matrimoni rimane elevato fino al 1973, anno della crisi petrolifera che segna anche la fine dei “trenta gloriosi”, ovvero della fase di crescita e welfare espansivo che aveva caratterizzato i primi tre decenni del secondo dopoguerra. Da allora inizia una parabola discendente. Ci si sposa sempre più tardi e sempre di meno. Si entra in uno stato di minori sicurezze sociali, di maggiori incertezze verso il futuro, di riduzione di opportunità per le nuove generazioni.
Da oltre 400mila matrimoni a inizio anni Settanta si scende a meno di 250mila nel 2008. Ai fattori strutturali si sovrappongono anche cambiamenti culturali profondi. I percorsi di transizione alla vita adulta si fanno meno standardizzati, più liberi dalle norme sociali e più autodiretti. Un po’ più tardi rispetto agli altri paesi, ma questi cambiamenti investono anche l’Italia. Sia per scelta che per reazione adattiva a uno scenario di crescenti incertezze nelle relazioni di coppia e di prospettive lavorative, aumentano le unioni informali.
Non a caso, a diminuire sono soprattutto i “primi” matrimoni, quelli tra celibi e nubili: scendono a 185.749 nel 2008 e a 142.754 nel 2014, il valore più basso in assoluto da quanto l’Istat rileva il dato.

Un segnale positivo, ma il futuro rimane incerto

Il dato positivo del 2015 riguarda i matrimoni nel complesso, aumentati di circa 4.600 unità rispetto all’anno precedente, ma anche le prime nozze tra cittadini italiani crescono di circa duemila unità. Può sembrare un incremento modesto, ma è particolarmente rilevante per almeno tre motivi. In primo luogo, la riduzione era stata di oltre 10mila unità dal 2013 al 2014. Se si fosse scesi ancora della stessa entità – e nessuno se ne sarebbe meravigliato – avremmo avuto 132mila prime nozze nel 2015. Secondo: è cresciuta nel tempo la propensione dei giovani a formare la prima unione in modo informale, non era quindi scontato che la ripresa post crisi interessasse anche il vincolo coniugale. Terzo: la denatalità passata sta producendo un processo di “degiovanimento” della popolazione italiana, con la conseguente riduzione progressiva della popolazione potenziale in età da prime nozze: la popolazione femminile di 32 anni – che corrisponde all’attuale età media al primo matrimonio – è passata da oltre 450mila donne di dieci anni fa alle circa 350mila di oggi.
L’aumento dei matrimoni è quindi un segnale incoraggiante, ma se non potenziamo gli strumenti a favore dell’autonomia delle nuove generazioni e di solido accesso al mondo del lavoro, rischia di essere una ripresa timida, non in grado di dare un vero impulso di vitalità al paese.

vivicentro.it/attualità
vivicentro/Il matrimonio torna di moda? Forse!
lavoce.info/Aumentano le nozze, ma aspettiamo a festeggiare (Alessandro Rosina)

Udinese-Napoli, i convocati di Sarri: confermata l’ assenza di Gabbiadini

Allenamento pomeridiano per il Napoli a Castelvolturno.
Gli azzurri preparano il match contro l’Udinese di domani, sabato 19 novembre, al Friuli. Anticipo della 13esima giornata di Serie A (ore 18).
La squadra dopo la prima fase di attivazione ha svolto seduta tecnico tattica. Chiusura con partitina e campo ridotto ed esercitazioni su calci da fermo.
Differenziato per Gabbiadini che non sarà del match.
I convocati: Reina, Rafael, Sepe, Chiriches, Tonelli, Ghoulam, Hysaj, Koulibaly, Maksimovic, Maggio, Strinic, Albiol, Allan, Diawara, Hamsik, Rog, Jorginho, Zielinski, Giaccherini, Callejon, Lorenzo Insigne, El Kaddouri, Mertens.

 

Da sscnapoli.it

Le misure sulla previdenza previste dalla legge di bilancio 2017

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Dall’Ape (anticipo pensionistico) alla possibilità di cumulo dei contributi versati a casse diverse, all’estensione di quattordicesima e “no-tax area” vediamo le misure sulla previdenza previste dalla legge di bilancio 2017 in discussione in Parlamento. E perché la loro copertura finanziaria non convince.

Le novità per chi va in pensione e chi già c’è

Sulle pensioni la legge di bilancio 2017 conferma quanto era già stato anticipato. Le coperture derivano sostanzialmente da misure una tantum. Suscitando dubbi sulla sostenibilità futura dei provvedimenti. Il poco tempo per l’approvazione non permetterà miglioramenti attraverso gli emendamenti.

Come sarà l’Ape

La legge di bilancio 2017 è finalmente arrivata in parlamento per la discussione. Le novità rispetto a quanto anticipato sul capitolo pensioni sono minime, vale comunque la pena di riepilogarle.
Come preannunciato, sarà introdotta in via sperimentale la possibilità per dipendenti pubblici e privati di anticipare fino a 3 anni la pensione di vecchiaia. La cosiddetta Ape sociale sarà riservata ai disoccupati di lungo corso, ai lavoratori con invalidità superiore al 73 per cento, a chi assiste parenti di primo grado con disabilità gravi e a chi ha svolto lavori pesanti per almeno 6 anni. Il requisito contributivo sarà di 30 anni per tutte le categorie eccetto l’ultima, per la quale saranno necessari 36 anni di contributi. Per pensioni inferiori ai 1.500 euro lordi, lo Stato erogherà un assegno di accompagnamento alla pensione senza applicare alcun taglio. Per importi superiori, il lavoratore si farà carico della sola differenza.
Il costo sarà coperto dell’azienda nel caso in cui il prepensionamento sia richiesto dal datore di lavoro, mentre sarà a carico del lavoratore qualora l’anticipo sia volontario. In entrambi i casi, il requisito contributivo sarà di 20 anni e lo Stato sconterà metà del costo finanziario e assicurativo. La quota più importante del taglio applicato all’assegno sarà dunque quella di ammortamento del finanziamento, ed è perciò errato parlare di “penalizzazioni”: i tagli applicati all’assegno in caso di Ape volontaria (4,6 per cento per ogni anno di anticipo richiesto per i successivi 20 anni) rappresentano il costo, per giunta parziale, dell’anticipo.
Il coinvolgimento del settore creditizio-assicurativo è necessario per limitare l’impatto finanziario, i tassi d’interesse e i premi assicurativi dovuti saranno regolati da accordi-quadro e saranno favorevoli anche in virtù dell’introduzione di un apposito fondo di garanzia. L’obbligo assicurativo farà sì che il lavoratore non sia costretto a fornire garanzie reali e che non ci siano decurtazioni sull’assegno di reversibilità in caso di premorienza del pensionato.
Una novità rispetto a quanto anticipato riguarda la preclusione del diritto all’anticipo nel caso in cui l’assegno che ne risulta sia inferiore ai 700 euro. La ragione della limitazione, richiesta dai sindacati in sede di concertazione, sarebbe quella di evitare l’erogazione di assegni troppo bassi. È tuttavia evidente che buona parte degli esclusi appartengono in realtà a nuclei famigliari agiati. Sarebbe dunque più giusto non regolamentare la questione e lasciare la valutazione alla libera scelta del lavoratore.
Il meccanismo prevede invece un buon grado di flessibilità per i redditi più alti: il lavoratore potrà richiedere un anticipo parziale e modulare i tagli al fine di estinguere il debito in anticipo, mentre per gli iscritti ai fondi complementari è confermata la possibilità di attingervi per pagare, in tutto o in parte, il costo dell’anticipo (Rita – rendita integrativa anticipata).

Quattordicesima ed esodati

Per gli iscritti a più forme di assicurazione obbligatoria, sarà introdotta la possibilità di cumulo gratuito. Rimangono purtroppo escluse le casse professionali in quanto, a causa dei diversi meccanismi finanziari, la possibilità di cumulo ne comprometterebbe la stabilità finanziaria.
Confermati poi gli interventi sulle pensioni basse: la quattordicesima sarà estesa ai redditi fino a mille euro e sarà aumentata del 30 per cento per chi già la percepisce.
La no-tax area sarà equiparata a quella vigente per i lavoratori dipendenti anche per chi ha meno di 75 anni. A beneficiare dell’aumento saranno in gran parte pensionati appartenenti a nuclei famigliari agiati (soltanto metà della spesa relativa a detrazioni e quattordicesime andrà a effettivo beneficio di individui il cui reddito famigliare è nel 40 per cento più povero). Anche in questo caso, la definizione degli aventi diritto sulla base del reddito individuale rende la manovra mal calibrata.
La legge prevede infine l’ottava e ultima salvaguardia per gli esodati e alcune agevolazioni per chi svolge lavori usuranti e per i lavoratori precoci.
La manovra sarà finanziata prevalentemente con misure una tantum, quali ad esempio la rottamazione delle cartelle Equitalia, di fatto un condono che garantirà entrate solo nel breve periodo. Rimane dunque il dubbio su come i meccanismi introdotti verranno finanziati una volta scaduto il periodo sperimentale. Nonostante le entrate straordinarie, inoltre, la misura sarà parzialmente finanziata a deficit e ciò comporterà il rischio di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea.
Nel complesso, si tratta di provvedimenti positivi ma i margini di miglioramento sono molti. In particolare, sarebbe opportuno destinare le quattordicesime sulla base del patrimonio famigliare ed estendere l’Ape anche ai percettori di redditi bassi. Sta al parlamento proporre modifiche migliorative, ma a causa dei continui slittamenti nella presentazione della legge, i tempi per l’approvazione sono ormai contingentati. Si dovrà lavorare a ritmi serrati e pare improbabile che il governo abbia il tempo di valutare nel merito gli emendamenti.

vivicentro.it/economia
vivicentro/Le misure sulla previdenza previste dalla legge di bilancio 2017
lavoce.info/Le novità per chi va in pensione e chi già c’è (Simone Ferro)

Sky – Callejon ha smaltito l’ influenza, sarà titolare contro l’ Udinese

Josè Callejon anche oggi ha preso parte regolarmente alla seduta di allenamento prima della partenza per Udine. Sicura la sua presenza in campo domani sera dopo che un virus influenzale aveva destato particolari preoccupazioni sul suo impiego. Il problema, dunque, sembra completamente smaltito. Anche Raul Albiol ha lavorato con il gruppo e contro l’ Udinese giocherà dal 1’ minuto. Lo riferisce Sky Sport.

Analizzando l’avversario – Udine campo stregato per il Napoli

Finita la sosta nazionali il Napoli deve riprendere punti in campionato, deve accorciare le distanze con i posti che gli spettano. Dopo aver giocato una discreta partita con la Lazio, il campionato degli azzurri riparte da Udine. Un campo a dir poco stregato per i partenopei. Un campo dove già solo lo scorso campionato il Napoli ha visto sfumare definitivamente il sogno scudetto, portando a casa un clamoroso 3-1 e l’espulsione dell’ex bomber Higuaín che mancò per le successive tre giornate.

L’Udinese si trova attualmente nella tredicesima posizione a pari punti con Chievo e Sampdoria. L’ex di giornata Zapata può essere fondamentale per le manovre d’attacco dei friulani che sicuramente avranno preparata al meglio questo incontro.

 

L’allenatore dei friulani Delneri schiererà il seguente 4-3-3: Karnezis; Widmer, Danilo, Wague, Felipe; Fofana, Kums, Badu; De Paul, Zapata, Thereau.

 

Il Napoli non vince ad Udine dal 2 settembre 2007 quando conquistò un sonoro 0-5. Dopo quel giorno in otto partite in quel campo il Napoli ha collezionato quattro pareggi e altrettante sconfitte.

 

a cura di Andrea Bosco

RIPRODUZIONE RISERVATA

Aleix Vidal, l’ intermediario: “Parlo spesso con Giuntoli, al momento non c’è nulla ma…”

Graziano Battistini, intermediario che cura gli interessi di Aleix Vidal per l’ Italia, ha parlato ai microfoni di Radio Crc nel corso di ‘Si Gonfia la Rete’:
“Una dura prova attende il Napoli, a Udine è sempre complicato giocare. Contro la Lazio ho visto una squadra tutt’ altro che in crisi.
Vidal al Napoli? Sono spesso in contatto con Giuntoli che stravede per Aleix. Ma al momento non c’è nulla, non è stato intavolato alcun discorso. Ovvio che la destinazione sarebbe gradita ma nel mercato invernale il tempo a disposizione è davvero poco per concludere trattative. Napoli è una grande piazza, è normale che venga presa in considerazione da un grande calciatore”.

Udinese-Napoli, la probabile formazione azzurra: una buona e una cattiva notizia per Sarri

Tredicesima giornata di Serie A che vede il Napoli impegnato in trasferta sul campo dell’ Udinese. Il match si disputerà domani, ore 18:00, alla ‘Dacia Arena’ di Udine.
Momento negativo per la squadra di Maurizio Sarri sul piano dei risultati. I partenopei nelle ultime tre partite, tra campionato e Champions, hanno totalizzato solo due punti. Il pari al San Paolo contro la Lazio ha fatto scivolare il Napoli al sesto posto in classifica a meno nove dalla Juventus. Ritrovare la vittoria per rilanciarsi in campionato e prepararsi al meglio alla sfida di Champions contro la Dinamo Kiev. Questo l’ obbiettivo degli azzurri che però devono fare i conti con un avversario ostico e un campo che ha regalato tanti dispiaceri in passato.

 

LE ULTIME SULLA FORMAZIONE AZZURRA  Una buona e una cattiva notizia per Maurizio Sarri. La prima è il recupero di Raul Albiol che tornerà ad affiancare Koulibaly al centro della difesa. La seconda è l’ assenza di Manolo Gabbiadini che non ha smaltito appieno il problema muscolare rimediato con la Nazionale. L’ attaccante sarà preservato per il match contro la Dinamo Kiev e resterà in città. Sarà ancora una volta Dries Mertens il perno dell’ attacco, supportato da Lorenzo Insigne e Josè Callejon. Gli esterni difensivi saranno Hysaj e Ghoulam. A centrocampo più Diawara che Jorginho in cabina di regia, sul centro destra ballottaggio Allan/ Zielinski con il brasiliano in vantaggio. Imprescindibile capitan Marek Hamsik in gol anche con la sua Slovacchia.

 

NAPOLI(4-3-3): Reina; Hysaj, Koulibaly, Albiol, Ghoulam; Allan, Diawara, Hamsik; Callejon, Mertens, L. Insigne.

 
ALLENATORE: Maurizio Sarri
A DISPOSIZIONE: Sepe, Rafael, Maggio, Tonelli, Maksimovic, Chiriches, Strinic, Zielinski, Jorginho, Rog, El Kaddouri, Giaccherini.
SQUALIFICATI: –
INDISPONIBILI: Milik, Gabbiadini

 

RIPRODUZIONE RISERVATA

Rai – Per Pavoletti pronto un quinquennale: i dettagli

Ciro Venerato, giornalista di Rai Sport ed esperto di calciomercato, è intervenuto a ‘Si Gonfia la Rete’, in onda su Radio Crc. Ecco quanto evidenziato:
“Contratto quinquennale di 2 milioni più bonus vari legati a presenze, gol e convocazione in Nazionale. Questa l’ offerta che il Napoli ha presentato all’ entourage di Pavoletti, cifre che soddisfano sia gli agenti che l’ attaccante. Il problema potrebbe essere l’ inserimento di qualche club del nord per giugno. In quel caso l’ affare si complicherebbe ma attualmente credo che sia il Milan che l’ Inter non siano interessate. L’ accordo con il Genoa sembra esserci, per il momento siamo intorno ai 18-19 milioni bonus compresi. Si attendono risposte dal calciatore. L’ alternativa resta Simone Zaza su cui si può lavorare nel mese di dicembre.
Gabbiadini? Non è detto che venga ceduto. C’è da registrare l’ interesse di diversi club e il suo agente sta comunque lavorando al suo futuro”.

Delneri: “Affronteremo il Napoli senza paura. Zapata? I rumors lo hanno stimolato”

Luigi Delneri, allenatore dell’ Udinese, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della sfida contro il Napoli.

 
Inizia il secondo miniciclo. Basterà una buona prestazione come a Torino?
“A Torino non cercavo solo prestazione, e quindi non la cerco solo col Napoli. Ci siamo preparati bene, è una partita complicata. Loro sono stati costruiti per fare bene in Italia e in Champions. Speriamo di non aver perso quello che avevamo 10 giorni fa. I ragazzi si sono allenati bene e come approccio alla partita. La sosta vale per tutti; un po’ ci ha disturbato, ma questo vale per loro”.

 

Bisognerà prendere alto anche il Napoli?
“Non dobbiamo svilire le nostre qualità. Dobbiamo mettere quello che abbiamo in campo. Non dobbiamo adattarci all’avversario, ma solo essere attenti a rispettare le loro qualità, per poi essere pronti ad affrontarlo con un giusto gioco di squadra, senza perdere di vista le piccole certezze dei nostri ultimi tempi”.

 

Udinese un po’ corta nelle scelte a centrocampo?
“Abbiamo un dovere, che è quello di recuperare giocatori importanti, come Hallfredsson e Penaranda, che ha bisogno di ancora tempo per trovare condizione fisica e conoscenza tattica. L’ho avuto troppo poco a disposizione. Cerchiamo di averli pronti per la partita di Cagliari. Jankto sta bene, così come Badu, che è rientrato in anticipo rispetto al solito. Abbiamo alternative importanti, come Kone, che ci può dare esperienza e possibili cambi tattici”.

 

La preoccupa la loro velocità in avanti contro la nostra difesa?
“Anche il Pescara non aveva gente lenta davanti. Io penso che loro siano stati costruiti per ottenere grandi risultati. Se c’è un aiuto di squadra possiamo fronteggiare l’uno contro uno. Poi non penso che Wague sia così lento. Loro hanno segnato praticamente sempre, e domani speriamo di limitarli. Sappiamo che sarà una partita complicata, ma vogliamo tamponare le loro bocche da fuoco. Il Napoli gioca un calcio super in Italia, li rispettiamo, senza paura, che nel calcio non deve esistere. Cercheremo quindi di fargli mancare i riferimenti e di evitare di lasciare a loro l’uno contro uno. Il Napoli si batte da squadra, non singolarmente”.

 

Come ha visto Zapata in questa settimana particolare?
“Il tentativo di sviarlo dai suoi pensieri l’ha stimolato. A livello mediatico una cosa simile è stata fatta con Widmer, ma potete stare certi che domani tutti giocheranno al massimo, senza pensare al mercato, sperando che Zapata possa fare un gol, o magari due. Il mercato e le sue voci le accetto, ma non mi piace molto in questo momento dell’anno. Siamo uomini maturi, sgamati, e i ragazzi sanno che devono sputare sangue per la maglia che portano, e questo deve essere per loro un motivo d’orgoglio”.

 

Quali sono le certezze tattiche al momento?
“Nel calcio non c’è limite al miglioramento. Abbiamo le certezze di certi ruoli, e in altre cose dobbiamo migliorare. Non c’è mai una partita uguale alle altre o di essere arrivati al massimo. La certezza assoluta che vedo è quella del gruppo, di una squadra che sbaglia anche, ma si aiuta sempre”.

 

Quanto conta come certezza Danilo?
“Danilo è un ragazzo molto importante, ma non dimentico Felipe, che si adatta a un ruolo nuovo, Heurtaux che sta fuori. Chi sta qui da più tempo deve dare l’impronta a chi è nuovo. Io Danilo l’ho sempre visto giocare bene, ma non sono una partita o due che influiscono sul giudizio di un giocatore. Io voglio che loro portino in campo quello di cui sopra, perché questo migliora anche il loro rendimento”.

 

Da udinese.it

Koulibaly, l’ agente: “E’ un momento fondamentale, Kalidou è carico”

Bruno Satin, agente di Kalidou Koulibaly, è intervenuto ai microfoni di Radio Kiss Kiss nel corso di ‘Radio Gol’. Ecco quanto evidenziato:

 
“La squadra sta vivendo un momento un po’ delicato ma Kalidou è molto carico e vuole dare il massimo per i compagni. Fino a Natale ci sarà un ciclo di partite fondamentale: bisogna passare il turno in Champions e guadagnare terreno in campionato.
Parole De Laurentiis? In questo momento è importante guardare solo al futuro. Il Napoli deve fare punti in campionato ed accedere agli ottavi di Champions.
Koulibaly capitano in futuro? Nel calcio, si sa, nulla è impossibile. Avrebbe potuto lasciare Napoli in estate ma è voluto restare per contribuire a raggiungere grandi obbiettivi”.

Radio Kiss Kiss: “Gabbiadini assente contro l’ Udinese, lo si vuole preservare per la Champions”

A Radio Kiss Kiss, nel corso di ‘Radio Gol’, è intervenuto il conduttore Valter De Maggio per riportare importanti aggiornamenti in casa Napoli. Ecco quanto evidenziato:
“Manolo Gabbiadini non partirà alla volta di Udine con la squadra. Maurizio Sarri vuole preservare il suo attaccante in vista del match di Champions League contro la Dinamo Kiev. Per questo motivo non verrà convocato”.

Hamsik: “Possibile che chiuda la mia carriera al Napoli. Scudetto? Se dovessi vincerlo…”

Il capitano azzurro Marek Hamsik ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport. Di seguito alcuni estratti.

 

Soltanto 12 gol di distanza da Maradona
“Speriamo di raggiungerlo già quest’anno, mi dà gusto. Io non sarò mai come lui, né credo che sia possibile esserlo in assoluto, però almeno mi resterà questa soddisfazione di averlo battuto. E a quel punto gli chiederò di incontrarlo. Ho avuto la possibilità di parlarci al telefono, l’anno scorso: gli telefonò Higuain e me lo passò. Fu carino, come sempre, tante belle parole. Però stringergli la mano e parlargli di persona offrirà emozioni forti”.

 
Sveliamo qualche vicenda (quasi) inedita: lei è stato vicino alla Juve, all’Inter e al Milan.
“Confermo. Credo che sia chiaro che in Italia non ci sarà una squadra per me che non sia il Napoli, ma credo anche che esistano i margini affinché io chiuda qua la mia carriera. E’ una possibilità seria”.

 
Lo scudetto o la Champions?
“Impossibile scegliere, perché c’è un valore forte in entrambi i titoli. Però la Champions vuol dire, in pratica, essere i più forti al mondo. Darebbe una statura internazionale da far girare la testa. E’ bello pensarci, ma la vedo irrealizzabile”.

 
E allora siamo seri.
“Non credo che il Napoli possa essere ritenuto forte a quei livelli, in finale di Champions League ci arrivano i colossi. Però ritengo questo Napoli una gran squadra, capace di un gioco meraviglioso del quale si è grati a Sarri, e dunque in grado di giocarsela con la Juventus. Ci basta un filotto di vittorie, tre o quattro consecutive, per riavvicinarci e fare avvertire la nostra presenza. Abbiamo i mezzi per riuscirci, in quest’ultimo periodo non siamo stati assistiti dalla sorte e quando non vinci nasce il pessimismo. Io invece sono ottimista o forse realista perché conosco il valore dei compagni”.

 
Allo scudetto siete stati più o meno vicini in due circostanze.
“Con Mazzarri e con Sarri, poi c’è venuto meno qualcosa, forse certe caratteristiche che ancora non abbiamo e che per esempio i bianconeri hanno dimostrato di avere. Non abbiamo rimpianti, perché forse è così che doveva andare, ed alla fine sono stati premiati quelli che lo hanno meritato”.

 
Cosa vi è mancato, ripensandoci a distanza?
“Ci sarebbe bastato un pizzico di cattiveria, o forse quella mentalità che si acquisisce nel tempo e che, per esempio, alla Juventus hanno dimostrato di avere, soprattutto l’anno scorso, quando sono partiti in ritardo. O magari sarebbe servito anche un pizzico di fortuna, che in certi momenti ti aiuta e può risultare persino decisiva: Dettagli, episodi che si perdono nella memoria e che però in quelle circostanze avrebbero potuto capovolgere il senso di quella stagione. Ma si guarda avanti. Se dovessi vincere lo scudetto con la maglia del Napoli, potrei smettere il giorno dopo”.

Luigi D’Ambrosio: “Lecce troppo prevedibile, Padalino dovrà trovare nuove soluzioni”

L’intervento del collega Luigi D’Ambrosio in diretta e in esclusiva al Pungiglione Stabiese

Nel corso della trasmissione radiofonica di ViviRadioWeb, “Il Pungiglione Stabiese”, abbiamo avuto in collegamento Luigi D’Ambrosio, collega di colpoditaccoweb.it; con il quale si è parlato del match di domenica pomeriggio tra Juve Stabia e Lecce.

La Juve Stabia resta capolista con un margine di +3 dal Lecce seconda, ti aspettavi un campionato tale da parte di entrambi le compagini, ed in particolare questo primato della Juve Stabia non gettonato ad inizio torneo: Credo che in partenza nessuno si aspettasse un avvio di stagione da parte della Juve Stabia, nonostante il mercato proficuo con scelte oculate da parte della dirigenza campana. Però ovviamente il campionato ha sorpreso un po’ tutti, il Lecce che era partito bene ha fatto un grande avvio di stagione, inizio che non avveniva da tempo, stesso dicasi anche per Foggia e Matera, quest’ultima che invece ha arrancato per poi riprendersi successivamente. Il campionato pian piano sta iniziando a prendere forma continuando domenica dopo domenica con sorprese che non mancano, ed infatti anche nel turno precedente le prime squadre in vetta non hanno approfittato dei pareggi altrui. A mio avviso andando avanti su questa falsa riga si andrà poi a delineare il gruppetto di testa pronte a battagliare fino in fondo con Matera, Foggia e Lecce che di sicuro saranno tra le principali candidate e a queste si aggiunge di sicuro anche la Juve Stabia che con l’organizzazione e il silenzio sta sorprendendo tutti e a mettersi lì davanti alle concorrenti che attualmente sono alle sue spalle. Il Lecce in questo momento è in difficoltà, dovrebbe però uscirne e visto che il percorso è iniziato un paio di mesi fa, probabilmente la squadra non ha ancora preso la forma in base alle attitudini che ha in mente Padalino. Credo che sia questo il problema principale del Lecce non tanto il resto.

Parlando di mister Padalino, come effettivamente è visto dalla piazza in questo momento, dopo i tre pareggi consecutivi e una sconfitta a Catania, che di fatto hanno un po’ rallentato la squadra nell’ultimo mese: Sì infatti la squadra nelle ultime quattro partite non ha vinto e ha ottenuto solo 3 punti. Un bottino davvero striminzito se pensiamo alle spese economiche affrontate in estate per allestire questo organico importante e agli sforzi compiuti dalla società nell’arco di un progetto biennale avviato in estate dal Ds Meluso e da Pasquale Padalino che ovviamente impone quest’anno alla squadra di vincere il campionato. Il Lecce è partito bene come dicevamo, poi ha avuto questo periodo di appannamento e speriamo che si riprenda quanto prima. Ovviamente il campionato è lungo, e le difficoltà incontrate in questo periodo sono piuttosto preoccupanti e Padalino è piuttosto obiettivo, ovvero non si esalta e ne tanto meno si abbatte in quanto è un tecnico che ha nel suo credo calcistico l’impronta alla fase offensiva, propone gioco ed in particolare il 4-3-3 è un modulo fisso per cui tenta sempre di giocare la partita. Ma nelle ultime 4-5 partite si è visto poca propensione al gioco offensivo, ed infatti lo dimostra la vittoria casalinga ottenuta contro la Virtus Francavilla prima della sconfitta a Catania, gara che aveva dato dei segnali non proprio confortanti perché nonostante il risultato, la squadra fu poco propositiva con un possesso palla fine a se stesso che portava spesso gli attaccanti sul fondo senza poi incidere nell’incontro. Caturano al di là dell’assenza di domenica, non segna da 5 partite, per cui il Lecce nelle ultime uscite non ha steccato solo per il peso dell’attaccante ma evidentemente perché sono venuti a mancare altri meccanismi. Il problema credo sia in qualcos’altro, lo stesso Padalino ha evidenziato che qualcosa non funziona e speriamo che capisca quanto prima cosa attualmente non funziona in casa Lecce.

Com’è il rendimento degli ex Juve Stabia Ciancio e Contessa e se soprattutto stanno giocando con continuità: Ciancio in queste ultime apparizioni ha giocando anche a sinistra, lui che è un destro naturale. Probabilmente credo sia ricercato anche in questo uno dei tanti motivi per cui il Lecce non funziona, soprattutto nell’out sinistro. Ciancio può giocare a sinistra e lo ha dimostrato anche a Cosenza, ma probabilmente reputo sia più opportuno schierarlo a destra, renderebbe sicuramente di più. È piuttosto statico, aspetta l’avversario e non credo sia il modo migliore per una squadra che punta a vincere il campionato, visto che gioca un terzino che non spinge durante la partita e allo stato attuale non è adatto a giocare in quel ruolo. Per quanto riguarda Contessa, è appunto chiuso da Ciancio, in quanto viene schierato sull’out sinistro e di conseguenza a sinistra troverà sicuramente poco spazio. Nell’ultimo match contro il Cosenza, a partire dal 20’del secondo tempo, è entrato poco prima del pareggio di Mancosu dando un po’ di spinta a dimostrazione che Ciancio sulla sinistra sta rendendo poco, non tanto per limiti personali, ma per caratteristiche differenti e a destra di sicuro farebbe la differenza. Quindi Padalino dovrà decidere cosa fare e capire come schierare il suo Lecce e molto spesso è vittima delle gerarchie che si è prefissato, vedi Torromino il quale ha giocato per tutto l’incontro nonostante l’opaca prestazione, sostituendo Pacilli, nonostante il disappunto del pubblico di casa. Credo che questi siano i veri problemi in casa Lecce, il tecnico ne è a corrente e dovrà studiarne tutte le contromisure.

Il Lecce paga l’assenza di un vice Caturano-Torromino visto che finora sono stati decisivi a suon di gol. Quindi in un campionato lungo e difficile paga la mancanza di rincalzi: Si esattamente. Questo è un altro fattore che sta condannando il Lecce nell’ultimo periodo, se manca Caturano e soprattutto non segna Torromino, il Lecce trova tante difficoltà, e questo è stato sicuramente un errore da parte della società in sede di mercato estivo, laddove in sintonia con il tecnico si decise di non affiancare a Caturano un’altra punta di livello, ma lasciare in rosa Persano che è un ragazzo del 96 e che soltanto nell’ultima gara ha trovato spazio. Entrato nel secondo tempo ha giocato anche abbastanza bene portando un po’ di vermia in attacco e nel momento in cui entrato insieme a Contessa la squadra ha iniziato a giocare, a macinare un paio di metri e ad alzare il proprio baricentro, ed infatti poco dopo è pervenuto il gol del pareggio. Padalino inserendo Persano ha anche cambiato modulo, dal 4-3-3 passando al 4-4-2 con Torromino a fianco di Persano e questo ovviamente ha giovato ai giallorossi. È ovvio che a gennaio il primo acquisto sarà una punta da affiancare a Caturano, perché nel momento in cui la punta nell’arco di una stagione avrà difficoltà, la squadra a quel punto dovrà disporre di una valida alternativa in modo da tamponare il buco lasciato in attacco. Carenze che ci sono anche in altri ruoli, e credo che ovviamente si possa puntare anche su un centrocampo che detti gioco. In questa fase di campionato gli avversari hanno capito il gioco del Lecce, pronto a giocare sulle fasce con palla servita a Torromino-Pacilli per poi crossare al centro. Il problema, quindi, sta nel proporre la stessa dinamica di gioco, e chiaramente gli avversari hanno capito l’addattamento tattico e quindi di imprevedibile c’è ben poco e a lungo andare questo non va ad avvantaggiare il Lecce, anzi lo penalizza. Manca qualcosa e sono convinto che Padalino l’abbia notato. Vutov sta trovando poco spazio, lui che è sicuramente un calciatore valido e di prospettiva e ha dimostrato di poter dare il proprio apporto. Lo stesso Doumbia che molto spesso è chiuso da Torromino e poi ci sono anche tante valide alternative a centrocampo. Lepore viene schierato come mezz’ala e proprio per questo Contessa sta riscontrando difficoltà, ed infatti contro i Cosenza nel momento in cui la squadra è passata al 4-4-2, l’ex Juve Stabia ha giocato come esterno alto a destra e ha reso più di quanto avesse fatto nei 60 minuti precedenti, cancellando anche qualche cross interessante. Padalino dovrà un attimino capire il materiale umano a disposizione e come disporre i suoi uomini in campo. Nel momento in cui non si ha in mente in maniera chiara come adattare i vari calciatori, sarà sicuramente difficile pretendere prestazioni da parte della squadra. Necessitano aggiustamenti a centrocampo, reparto troppo leggero laddove manca qualcuno che faccia linea, ovvero adattare un mediano nel ruolo da incontrista. L’anno scorso il Lecce era etichettata come una squadra senza centrocampo a livello di costruzione, quest’anno invece ci sono Lepore e Arrigoni che sono calciatori tecnici, per cui anche se Padalino volesse giocare con due a centrocampo non potrebbe farlo con i calciatori a disposizione, perché Fiordilino è anche una mezz’ala e non vi è un’incontrista in rosa. Attualmente il 4-3-3 è il modulo più adatto per le caratteristiche dei calciatori, schieramento che sicuramente porterà avanti fin quanto non ci saranno variazioni in sede di calciomercato.

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Una sola vittoria in casa per la Juve Stabia contro il Lecce. Precedenti

Da oltre vent’anni la Juve Stabia non batte il Lecce al Menti

Stabia e Lecce, si sono affrontate in gare di campionato al “vecchio San Marco – Romeo Menti” di Castellammare di Stabia in quattro occasioni con una vittoria dei salentini, due vittorie dei gialloblù ed un pari. Vediamo nei dettagli tutti i precedenti:

– 1927 / 1928 – Campionato Nazionale di Seconda Divisione girone Sud ‘ C ‘

13 novembre 1927: STABIA – LECCE 1 – 0.

– 1949 / 1950 – Campionato Nazionale di serie C girone ‘ D ‘

30 ottobre 1949 – 6° giornata d’andata: STABIA – LECCE 0 – 4 (arbitro Di Giovanni di Pescara) giallorossi in gol con le reti di Magurano, Cardinali, Cillo e Silvestri.

– 1950 / 1951 – Campionato Nazionale di Serie C girone ‘ D ‘

29 aprile 1951 – 13° giornata di ritorno: STABIA – LECCE 1 – 0 gol vittoria dei gialloblù dell’attaccante Gaspare PARVIS.

– 1952 / 1953 – Campionato Nazionale di Serie C

2 novembre 1952 – 7° giornata d’andata STABIA – LECCE 0 – 0.

Juve Stabia e Lecce, si sono affrontate cinque volte a Castellammare con tre pareggi e una vittoria per i giallorossi ed una per i gialloblù. Vediamo nei dettagli i precedenti:

– 1972 / 1973 – Campionato Nazionale di Serie C girone ‘ C ‘

10 giugno 1973 – 18° giornata di ritorno: JUVE STABIA – LECCE 0 – 0 (arbitro Gino Menicucci di Firenze).

– 1973/ 1974– Campionato Nazionale di Serie C girone ‘ C ‘

13 aprile 1974 – 10° giornata di ritorno: JUVE STABIA – LECCE 1 – 1 (arbitro Lanzetti di Viterbo) alla rete salentina di Pantani, fece seguito il penalty realizzato dalle vespe dal centrocampista TOSCANO.

– 1995 / 1996 – Campionato Nazionale Serie C1 girone ‘ B ‘

10 settembre 1995 – 3° giornata d’andata: JUVE STABIA – LECCE 3 – 2 (arbitro Franco Sirotti di Forlì) vespe in vantaggio a fine primo tempo con Giovanni CEFIS, nella ripresa ci fu il “sorpasso” dei giallorossi con Mazzeo e De Patre seguito dopo pochi minuti dal pareggio ancora di Giovanni CEFIS. Al novantesimo Antonio DELL’OGLIO realizzò il gol vittoria per le gli uomini di mister Paolo SPECCHIA (segue video a cura della redazione sportiva di Vivicentro).

– 2014 / 2015 – Campionato Nazionale Lega Pro girone ‘ C ‘

19 ottobre 2014 – 9° giornata d’andata: JUVE STABIA – LECCE 1 – 1 (arbitro Stefano Giovani di Grosseto) salentini in vantaggio a metà ripresa con Moscardelli, dopo sette minuti le vespe pareggiarono grazie al gol del centrale di difesa Samuele ROMEO.

– 2015 / 2016 – Campionato Nazionale Lega Pro girone ‘ C ‘

13 settembre 2015 – 2° giornata d’andata: JUVE STABIA – LECCE 0 – 1 (arbitro Livio Marinelli di Tivoli) gol vittoria dei pugliesi del sud ad inizio ripresa con Papini.

Giovanni MATRONE

Esercito a Milano? Ecco i numeri della delinquenza in città

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Ha ragione il sindaco di Milano Sala a chiedere rinforzi per l’ordine pubblico? Guardando i dati sulle denunce si vede che la città è nelle prime posizioni per omicidi e rapine. E se la criminalità non è aumentata con l’arrivo di stranieri e profughi, il loro frequente coinvolgimento in furti e borseggi è un problema che la politica non può ignorare.

Ecco i numeri della delinquenza in città

Dal 2004 a oggi, la percentuale di stranieri sul totale dei denunciati nel complesso è rimasta stabile, ma è cresciuta molto per due reati: gli scippi e le rapine agli uffici postali. Il fenomeno riguarda in particolare le grandi città del Centro-Nord e alimenta le preoccupazioni dei cittadini.

Esercito a Milano?

Fa discutere la richiesta del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, di un intervento dell’esercito nelle strade della città dopo la morte del trentasettenne Antonio Rafael Ramirez, di Santo Domingo, accoltellato nella zona di piazzale Loreto. Sono giustificate le preoccupazioni di Sala?
Dal 1992, il tasso di omicidi è continuamente diminuito nel nostro paese e non è mai stato così basso. Tuttavia, negli anni della grande crisi, il numero dei borseggi e dei furti in appartamento è cresciuto.
Ma l’andamento dei reati non è stato lo stesso in tutta Italia. Analizzando la frequenza di quattro reati nelle grandi città italiane negli ultimi dodici mesi (tabella 1) troviamo conferme e sorprese rispetto a quanto è avvenuto nell’ultimo trentennio. La conferma è che in quelle centro-settentrionali sono più frequenti i reati contro il patrimonio compiuti con l’inganno (ad esempio, borseggi e furti in appartamento), in quelle meridionali i delitti violenti (gli omicidi e le rapine). Le soprese sono che Milano, Torino e Bologna hanno tassi di rapine in pubblica via più alte di tutte le altre (con l’eccezione di Napoli) e che Milano ha un tasso di omicidi di poco inferiore a Palermo e superiore a quello di Genova, Bologna, Firenze, Torino e Roma.

Tabella 1 – Tasso per 100 mila abitanti di quattro reati commessi nelle grandi città italiane nel 2015

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Fonte: elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno

La richiesta del sindaco di Milano evoca però anche la delicata questione degli immigrati. Il timore che gli stranieri presenti nel nostro paese compiano un numero sproporzionato di alcuni reati rispetto al loro peso demografico è presente da tempo nella popolazione italiana ed è probabilmente cresciuto dal 2014 a oggi con l’arrivo di decine di migliaia di profughi. Da cosa nasce questo timore? Dalla difficoltà di capire e accettare gli altri, i diversi, come alcuni dicono o dall’alto numero di reati (di alcuni tipi di reati) commessi dagli stranieri? Ho sottolineato l’espressione “alcuni tipi”, perché è indubbio che altri reati – quelli detti dei colletti bianchi e dei potenti (corruzione e concussione, appropriazione indebita, insider trading, aggiotaggio) – continuano a essere commessi quasi esclusivamente dagli italiani.

Quali reati commettono gli stranieri

Per capire se, e in che misura, vi siano stati cambiamenti da questo punto di vista non possiamo basarci sulla presenza degli stranieri negli istituti di pena. In primo luogo perché si entra e si resta in carcere per ragioni del tutto diverse: per custodia cautelare, in attesa di giudizio e in esecuzione di pena, dopo la condanna definitiva. Ma, a parità di reato commesso, la custodia cautelare è imposta più spesso agli stranieri. In secondo luogo, a parità di pena, gli stranieri godono meno degli italiani delle misure alternative e di pene sostitutive della detenzione. I dati migliori che abbiamo sono quelli sulle denunce.
Analizzando l’andamento di dodici reati commessi in Italia dal 2004 a oggi (tabella 2), vediamo che la percentuale di stranieri sul totale dei denunciati talvolta ha subito delle oscillazioni (per i furti in appartamento), talvolta è lievemente aumentata (per gli omicidi) e solo per due – gli scippi e le rapine contro gli uffici postali – ha conosciuto una crescita considerevole. Nel complesso si può comunque dire che la quota di stranieri che ha compiuto questi reati è rimasta stabile in tutto il periodo e sicuramente non ha risentito del forte flusso di profughi.

Tabella 2 – Percentuale di stranieri sul totale dei denunciati, dal 2004 al 2015, per dodici reati

Fonte: elaborazioni su dati del Ministero dell'Interno

Fonte: elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno

Ma oltre a questa buona notizia, i dati della tabella 2 ne presentano anche una cattiva, che riguarda la frequenza del coinvolgimento degli stranieri in questi delitti. Pochissimi (il 5 o 6 per cento) sono stati e sono tuttora gli immigrati denunciati per una rapina di banca, cioè per il reato più remunerativo. Un po’ di più, ma comunque sempre molto pochi, quelli accusati di aver commesso una rapina contro gli uffici postali. Il che equivale a dire che gli stranieri restano estranei non solo ai reati dei colletti bianchi, ma anche a quelli violenti, predatori, che rendono maggiormente.
Ma per tutti gli altri delitti la quota degli stranieri sui denunciati è alta, talvolta molto alta. Supera il 25 per cento per gli omicidi consumati, il 30 per cento per quelli tentati e per le lesioni dolose, il 40 per cento per le rapine in pubblica via e quelle contro gli esercizi commerciali, il 50 per cento per le rapine in abitazione, i furti in appartamento e contro gli esercizi commerciali, addirittura il 60 per cento per i borseggi. Come non bastasse, queste percentuali presentano valori ancora maggiori nelle regioni centro-settentrionali. Nelle grandi città, la quota degli stranieri denunciati per un borseggio raggiunge il 74 per cento a Bologna, il 79 per cento a Firenze, il 90 per cento a Milano, il 92 per cento a Roma. Questi, e gli altri dati della tabella 3, ci fanno capire perché, in certi comuni italiani, la quota non può aumentare ancora molto e perché la preoccupazione di molti cittadini sia fondata. È un grande problema irrisolto, che la destra agita da tempo strumentalmente e che la sinistra ignora.

Tabella 3 – Percentuale di stranieri denunciati nel 2015 nelle grandi città italiani per quattro reati

*non significativo Fonte: elaborazioni su dati Ministero dell'Interno

*non significativo
Fonte: elaborazioni su dati Ministero dell’Interno

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lavoce.info/Ecco i numeri della delinquenza in città (Marzio Barbagli)

Monte dei Paschi: invito a bail-in mascherato

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Ai detentori di obbligazioni subordinate del Monte dei Paschi la banca offre la conversione in nuove azioni. Sulla carta a condizioni vantaggiose che però valgono solo se ci sono abbastanza volontari. Altrimenti ci sarà la conversione forzata. Unici sicuri vincenti gli istituti del consorzio guidato da JP Morgan e Mediobanca.

Mps, va in scena il bail-in mascherato

Mps propone ai suoi obbligazionisti di aderire a un bail-in mascherato. Se non lo faranno, arriverà quello vero e proprio. Ai risparmiatori si chiede di scegliere tra due alternative rischiose. Matteo Renzi può ringraziare J.P. Morgan, che gli ha creato una bella grana alla vigilia del referendum.

Bail-in “volontario”

Lunedì 14 novembre il Monte dei Paschi ha deciso di lanciare una offerta ai detentori di obbligazioni subordinate emesse in passato dalla banca. L’offerta prevede che l’istituto si ricompri quelle obbligazioni, a un prezzo molto vantaggioso per gli obbligazionisti, cioè con un lauto premio rispetto al valore che attualmente quei titoli hanno sul mercato. Peccato che il corrispettivo, pagato dalla banca ai venditori, dovrà obbligatoriamente essere investito in nuove azioni di Mps, che verranno emesse con il prossimo aumento di capitale.
Di fatto, quello che Mps propone ai suoi obbligazionisti (subordinati) è una conversione del loro credito in azioni della banca. L’offerta è accompagnata da una minaccia neanche troppo velata, contenuta nel comunicato diffuso dall’istituto. Se l’operazione di conversione di debito in azioni non dovesse avere un esito soddisfacente, “Mps non riuscirebbe verosimilmente a portare a termine l’aumento di capitale” previsto per rimettere la banca in condizioni di continuare a operare. In tal caso si aprirebbero le porte della risoluzione, prevista dalla direttiva sul bail-in (Bank Recovery and Resolution Directive) che prevede “la possibile conversione forzata dei titoli subordinati”. Come dire: o aderite all’offerta di conversione volontaria, oppure la conversione diventerà obbligatoria. È chiaro che la parola “volontaria” suona un po’ come una beffa; quello a cui stiamo assistendo è di fatto un bail-in, seppure mascherato.
Molte delle obbligazioni subordinate di cui stiamo parlando sono detenute da risparmiatori al dettaglio, che vengono posti di fronte a una scelta difficile. Se un obbligazionista aderisce all’offerta, usufruisce del premio che gli viene riconosciuto rispetto al prezzo corrente dei titoli, ma si trova in mano azioni di una banca dal futuro molto incerto. Se non aderisce, può sperare che lo facciano tutti gli altri, puntando così al rimborso integrale del suo investimento alla scadenza. In questo modo però rinuncia al premio offerto dalla banca e si tiene in mano titoli comunque rischiosi: se l’operazione non andasse in porto, la conversione forzata prevista dalla procedura di risoluzione potrebbe avvenire a condizioni molto meno favorevoli. Qualunque scelta faccia, un investitore si espone a rischi elevati.

Un disastro evitabile

La vicenda Mps si avvicina così al capolinea, cioè a un esito in cui, volenti o nolenti, i detentori di obbligazioni subordinate sono chiamati a contribuire alla ricapitalizzazione dell’istituto. Qualcuno potrebbe pensare che era inevitabile, data la mole di prestiti deteriorati accumulata dalla banca. Non è vero. Una possibilità c’era, ed era una ricapitalizzazione a carico del Tesoro italiano. Come è stato spiegato in un precedente articolo, secondo le regole europee è possibile fare ciò evitando il bail-in, nel caso di una banca di interesse sistemico. Perfino la severa Commissione UE aveva teso la mano al governo italiano prima dell’estate, proponendo una soluzione che consentisse di non coinvolgere i risparmiatori al dettaglio. Il nostro governo sembrava essere sul punto di accettare quella mano tesa, ma poi ha cambiato idea. Perché?

Il ruolo di J.P. Morgan

L’improvviso cambio di strategia avvenne quando la banca d’investimento americana J.P. Morgan si offrì di risolvere il problema con una operazione “di mercato”, nella quale sarebbero stati trovati cinque miliardi di capitali privati da mettere nel capitale di Mps. E così, nel luglio scorso la banca americana ci venne presentata come l’àncora di salvezza, in grado di garantire il buon esito dell’operazione, evitando di usare denaro pubblico e di doversi sottoporre alle condizioni della Commissione UE.
Adesso scopriamo che la pre-garanzia fornita da J.P. Morgan e dalla altre banche del consorzio (accordo del 24 ottobre) è una bufala, essendo subordinata a una serie di condizioni-capestro: (i) la vendita dei crediti in sofferenza, (ii) l’esito soddisfacente dell’offerta di conversione delle obbligazioni subordinate in azioni; (iii) l’andamento soddisfacente del marketing delle azioni di nuova emissione presso gli investitori. Solo se tutte queste cose avverranno, e quindi se tutti i rischi e i costi della complessa operazione saranno stati scaricati su altri soggetti, le banche del consorzio saranno disponibili a trasformare la pre-garanzia in una garanzia vera e propria, con la quale si impegneranno a sottoscrivere le azioni che restassero eventualmente invendute nell’aumento di capitale. Sarebbe interessante sapere quali commissioni si prendono le due banche che guidano il consorzio (J.P. Morgan e Mediobanca) e le altre partecipanti, per una operazione che presenta ben pochi rischi per loro e molti per gli altri.
Chissà se oggi Matteo Renzi deciderebbe ancora di affidarsi alla banca americana, dopo che questa ha creato una mina vagante, che rischia di esplodere proprio alla vigilia del referendum. Intanto, noi paghiamo le commissioni, visto che il Tesoro è azionista di Mps.

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lavoce.info/Mps, va in scena il bail-in mascherato (Angelo Baglioni)

Giuseppe Dosi: il superpoliziotto che i fascisti chiusero in manicomio

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Il funzionario di polizia Giuseppe Dosi, anche grazie ai suoi travestimenti, riuscì a far luce su molti casi. Il suo primo successo lo conseguì quando chiarì un inspiegabile «incidente» avvenuto a Gabriele D’Annunzio. Quando le sue indagini si fecero scottanti, finì in manicomio per volere dei fascisti.

Il poliziotto-Fregoli che risolveva troppi casi

Quando le sue indagini si fecero scottanti, Giuseppe Dosi fu spedito in manicomio dai fascisti. Salvò dal fuoco l’archivio romano della Gestapo che ora va, in parte, online

Il sole è appena sorto in via Tasso quando il 4 giugno 1944 dal tetro stabile che tutti i romani ben conoscono come luogo di orrori e di torture per antifascisti ed ebrei si sprigiona un denso fumo: un funzionario di polizia, Giuseppe Dosi, che si fa notare per il fisico robusto e prestante, incurante del pericolo irrompe nell’edificio e recupera i documenti.

Le truppe a stelle strisce del generale Mark Wayne Clark stanno entrando trionfalmente nella capitale e gli uomini delle SS e la Gestapo agli ordini del comandante Herbert Kappler sono fuggiti. Hanno provato a trasformare in cenere le carte che Dosi, facendosi largo tra la folla in procinto di dare l’assalto al carcere, riesce a sottrarre alla distruzione. Sono rapporti bruciacchiati sull’occupazione nazista della capitale, nomi di collaborazionisti, verbali d’interrogatori e tante schede segnaletiche di noti oppositori come don Pietro Pappagallo, don Giuseppe Morosini, Sandro Pertini, Giuseppe Saragat e Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo.

Tutta una serie di faldoni preziosi che, dopo essere stati custoditi per anni in casa del funzionario di polizia, sono stati donati al Museo storico della Liberazione di Roma, con sede proprio in via Tasso. A partire da mercoledì prossimo i documenti, molti dei quali fino a oggi inediti, potranno essere consultati sulla piattaforma web DIGILiberazione (a cui ha dato vita Alessia Glielmi, responsabile degli archivi del Museo). Adesso anche Raistoria dedica la sua attenzione a Dosi, poliziotto scomodo e quasi sconosciuto, e ne ricostruisce l’incredibile avventura giudiziaria nel bel documentario che andrà in onda martedì 29 novembre alle 22 e 10 (a cura di Massimiliano Griner, regia di Claudia Mencarelli).

Dosi, che cumulerà 43 anni di servizio e oltre 30 mila pratiche evase e che nel dopoguerra sarà tra i padri fondatori dell’Interpol, l’organizzazione internazionale della polizia criminale, fu chiuso in manicomio per aver pestato i piedi a gerarchi e superiori in epoca fascista. Non evitò questa sorte anche se era stato il risolutore dei più grandi casi giudiziari del tempo. Il suo primo, clamoroso successo il poliziotto lo conseguì quando riuscì a chiarire un’inspiegabile «incidente» che provocò seri guai fisici a Gabriele D’Annunzio. Il Vate nel 1922 era piombato giù dal balcone della sua dimora di Gardone Riviera. Circolava insistente la voce che il mandante di quello scivolone che aveva provvisoriamente tolto dalla scena politica l’unico personaggio in grado di insidiare la leadership del fascismo fosse stato proprio Mussolini.

Ma uno strano pittore claudicante, esule cecoslovacco, dal nome impronunciabile, Karèl Kratòkwill, riuscirà a farsi ospitare nella magione di D’Annunzio e a individuare l’autore di quel gesto sconsiderato. Dosi – era lui, il misterioso ceco, sotto mentite spoglie – chiarirà che all’origine della disgrazia era stata non la passione politica ma quella d’amore: la pianista Luisa Bàccara, amante del Vate, lo aveva defenestrato per gelosia nei confronti della sorella. Per evitare complicazioni fastidiose si deciderà di mettere tutto a tacere.

Il funzionario di polizia aveva esordito come attore al teatro Argentina di Roma ed era un geniale e un po’ folle esperto di travestimenti: ne praticava circa 17 e lo troviamo nel pieno esercizio delle sue funzioni nei panni di un libanese, di un emiro, di un bolscevico, di una dama dell’alta società e tanti altri. Un altro dei celebri intrighi su cui riuscì a far chiarezza fu lo stupro e l’assassinio, avvenuto nella capitale tra 1924 e il 1928, di quattro bambine. La polizia, desiderosa di individuare subito una vittima sacrificale, mise in ceppi il fotografo Gino Girolimoni, amante delle macchine di lusso e delle belle donne. Dosi era stato spedito a Capri dai suoi superiori per indagare su cenacoli e incontri omosessuali non graditi al regime.

Venne a conoscenza dell’arresto del reverendo anglicano settantunenne Ralph Lyonel Brydges per le molestie nei confronti di una piccola isolana. Tramite minuziose indagini, raccolse le prove che il vero responsabile dei delitti era il pedofilo padre Brydges. Con il suo desiderio di far luce sulla verità si scontrò con gli alti papaveri in camicia nera, per nulla desiderosi di processare il reverendo. Quest’ultimo, dopo essere stato arrestato fu lasciato libero di espatriare. Dosi insomma era un cavallo di razza che non si poteva imbrigliare: per la sua ostinazione nelle indagini fu ritenuto un elemento estremamente pericoloso. Fu rinchiuso prima a Regina Coeli e poi in manicomio criminale a Santa Maria della Pietà.

Verrà rilasciato dopo 17 mesi trascorsi a pane e acqua tra le docce gelate e la camicia di forza. Le carte salvate a via Tasso serviranno così anche alla sua riabilitazione: le cederà in parte al controspionaggio americano per essere riammesso nei ranghi della polizia dove porterà a termine altre investigazioni molto importanti, come la tratta delle bianche assai consistente nel dopoguerra. Ma quei documenti dagli orli ingialliti cambiarono anche il corso della storia: si riveleranno le pietre miliari che inchioderanno Kappler e anche Eichmann nei processi del dopoguerra e saranno fondamentali per la condanna dei criminali nazisti.

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