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Appunti di viaggio nel mondo del ”SI” (Celso Vassalini)

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Alcuni appunti di viaggio di questa campagna referendaria e di una Provincia che continua a incontrarsi e discutere, con responsabilità ed entusiasmo, del proprio futuro. Da giorni nella nostra Provincia di Brescia le iniziative per il Sì sono davvero tante e belle, come tanto è l’impegno delle nostre comunità-città nella nostra provincia. Io sono stato in decine piccole sale e case private nelle nostre comunità-cottà della nostra Provincia, con luoghi pubblici e privati sempre partecipati: mi ha colpito l’energia e la determinazione che quelle decine di persone – e più – stanno mettendo in questa sfida. Alcuni ragazzi di appena diciotto anni ci hanno raccontato della loro personale battaglia nei loro licei per far votare Sì i loro compagni, impressionati dalla quantità di bugie che sono circolate dal fronte del No: un lavoraccio doverle smascherare una ad una, eppure loro lo stanno facendo. E come loro tanti altri cittadine/i si impegnano per cambiare questo Paese, convinti che questa occasione appartenga innanzitutto a loro. Come una trottola sono tanti i posti che ho raggiunto senza clamori di stampa e di sigla politica. Ho solo usato il metodo che mi hanno insegnato i Maestri compianto On. Gianni Savoldi e l’ex Parroco di Roccafranca don Giuseppe Verzeletti. Una cosa è certa: le ragioni per votare No, soprattutto quando esprimono un giudizio sul governo anziché sul merito della riforma, non appaiono del tutto convincenti, diciamo così. Ma spiegare le ragioni del Sì, discutendo con i cittadini che rappresentano la storia delle loro Città-comunità, è stata una occasione preziosa anche per riaffermare le ragioni storiche e politiche di questa riforma che sono alla base del suo significato più profondo. Questa campagna referendaria sta unendo le nostre piccole e grandi Città dalla pianura alle nostre comunità montana, nel suo bisogno di riparlarsi, di partecipare. Sono i toni volgari e spesso violenti a dividerlo, che sono il solo argomento di chi l’antipolitica – a differenza nostra – non vuole combatterla ma alimentarla. Per questo sono convinto che tanti elettori del No, provenienti da una storia e da una cultura democratica, il 4 dicembre rifletteranno a fondo sulla propria scelta. Sono stato ospitato anche a dormire in alcuni lontani isolati borghi, in case private stracolme di persone: E certo qui si muovono anche dagli altri paesi, quando si organizza qualcosa. Poi a nessuno sembrava possibile che ci fosse ancora disponibilità di andare da loro. In queste parole c’è tutto il senso di solidarietà e di accoglienza che descrive le nostre piccole comunità, che con orgoglio ti ricordano quanto spesso la politica sia distratta, ma che con lo stesso orgoglio preservano un’identità e una storia che sono patrimonio della nostra Provincia soprattutto del nostro Paese. Dopo il confronto discussioni in buon sano dialetto di tanto in tanto dovevo tradurre alla presenza dei nuovi Cittadini/e stranieri residenti-votanti che nei prossimi decenni sarà caratterizzata in misura significativa da due fenomeni principali: il progressivo invecchiamento della popolazione, frutto sia della riduzione dei tassi di natalità sia della maggiore longevità, e la crescente mobilità geografica della popolazione soprattutto verso i paesi più industrializzati, frutto della rapida integrazione mondiale e degli stessi squilibri demografici. Non te ne vai via senza aver provato i prodotti tipici e un po’ di vino. Le sagge meravigliose Donne, preoccupate perché sono ancora scapolone, ti vediamo sciupato, mancano pochi giorni e ti servono energie. E allora ben venga il rifornimento di energie, idee e passione: continuiamo questa campagna referendaria con ancora più serenità. Stiamo facendo una cosa bella e giusta per il nostro Paese. Insomma diciamo Sì al futuro Se vince il SI abbiamo un sacco di cose da fare. E lo faremo tutti insieme, senza divisioni. La Riforma Costituzionale non è fine a stessa. È la cassetta degli attrezzi per occuparci meglio dei problemi quotidiani delle persone. Un Abbraccio, Celso Vassalini.

Koulibaly, l’ agente: “E’ tornato su grandi livelli, sta giocando da leader”

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Presente al WyScout Forum di Londra, Bruno Satin, agente di Kalidou Koulibaly, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Tuttomercatoweb.com:

 
“Il Napoli gioca bene ma spreca molto. La mancanza del centravanti puro si fa sentire chiaramente. Pavoletti, Zaza o Muriel per gennaio? Tutti giocatori importanti, di sicuro ci vuole uno specialista dell’ area perché è un peccato che il Napoli non possa fare i risultati che merita. Anche ieri contro il Sassuolo sono arrivate tante occasioni ma è mancata la vittoria.
Scudetto? Dipende dalle squadre che occupano i vertici della classifica. La Juventus ha avuto un momento di calo ma anche un vantaggio importante. Ma ci sono tante squadre che stanno facendo benissimo come Milan, Lazio e Atalanta. Il Napoli deve pensare a vincere le prossime partite, i conti si fanno alla fine.
Koulibaly? È stata un’ estate difficile per lui. A poco a poco ha ritrovato le sue qualità, sta giocando al massimo e si sta comportando da leader. È veramente tornato su grandi livelli.
Rapporto con De Laurentiis? Abbiamo sistemato tutto, sono cose che possono succedere. Ci ritroveremo a fine settimana perché assisterò alla gara contro l’ Inter.
Coppa d’ Africa? Non solo Kalidou, anche Ghoulam sarà impegnato con l’ Algeria. Credo che da questo punto di vista il Napoli sia coperto. C’è stato il recupero di Albiol ma ci sono anche Chiriches e Maksimovic, giocatori che possono ricoprire l’ assenza di Kalidou”.

VIDEO ESCLUSIVO – Virtus Junior Napoli-Juve Stabia, il tabellino e le immagini del match

VIDEO ESCLUSIVO – Virtus Junior Napoli-Juve Stabia, il tabellino e le immagini del match

L’attività di base della Juve Stabia, in particolare i classe 2005 di mister Cocchiarella, hanno giocato al comunale di Casola contro la Virtus Junior Napoli. Tre tempi da 20 minuti che ha visto i primi due terminare con il risultato di parità, 1-1, con i gol di Iengo, Balestrieri (VJN) e Dello Iacono, Longobardi (VJN). Nel terzo tempo, invece, in campo i 2006 delle Vespette che hanno perso per 4-1 con i gol messi a segno da Celentano, Domanico, Aprea e Cinque, mentre per le Vespette ha segnato Buzzo.

Così in campo nel 1° tempo:

VIRTUS JUNIOR NAPOLI – De Julio, Vicinanza, Ruocco, Genovese, Galizia, Domanico, Fortunato, Ceccarini, Celentano, Balestrieri, Varone.

JUVE STABIA – Sacco, Provvisiero, Papa, Granatello, Marcuccio, Ferrara, Improta, Iengo, Di Serio, Di Nardo, Miele.

 

Così in campo nel 2° tempo:

VIRTUS JUNIOR NAPOLI – De Simone, Langellotti, Caiazzo, Izzo, Ruocco, Cinque, Viesti, Longobardi, De Feo, Aprea, Battimelli.

JUVE STABIA – Sacco, Provvisiero, Papa, Coppola, Marcuccio, Mottola, Cioffi, Dello Iacono, Di Serio, Di Nardo, Miele

 

Così in campo nel 3° tempo:

VIRTUS JUNIOR NAPOLI – De Julio, Vicinanza, Ruocco, Genovese, Galizia, Domanico, Fortunato, Ceccarini, Celentano, Balestrieri, Varone

JUVE STABIA – Sacco, Zaccariello, Fabrizio, Peluso, Buzzo, Rinaldi, Minasi, Ferrara, Miele, Di Serio, Papa

a cura di Ciro Novellino

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Il Chelsea torna su Koulibaly, il suo agente è a Londra ma…

Il Chelsea prepara un nuovo assalto a Kalidou Koulibaly, pilastro della difesa del Napoli già seguito con particolare attenzione dal club allenato da Antonio Conte in estate. Come rivelato da Calciomercato.it, il Chelsea, ad agosto, è arrivato a mettere sul piatto 58 milioni per Koulibaly. Ma nulla ha potuto contro il muro innalzato da Aurelio De Laurentiis, che è riuscito, poi, anche a blindare il difensore con un rinnovo fino al 2021 arrivato a Settembre.

L’ombra dei ‘Blues’, però, è tornata ora ad aleggiare sul giocatore. Il suo agente, Bruno Satin, è oggi a Londra per partecipare al Wyscout Forum allo Stamford Bridge (la ‘casa’ del Chelsea). Il club inglese, primo in classifica a quota 31 punti, non lo ha dimenticato ed è pronto a ribussare alla porta.

Servirà un’altra offerta shock per strapparlo a De Laurentiis dal momento che Koulibaly sta molto ben impressionando anche in questa stagione (è il leader della speciale classifica dei palloni recuperati in Serie A), ma la visita allo stadio dei ‘Blues’ dell’agente potrebbe risultare fatalmente ‘galeotta’.

 

Da Calciomercato.it

UFFICIALE – Mertens squalificato per un turno: salterà l’ Inter

Conclusa la quattordicesima giornata di Serie A, sono state rese note le decisioni del giudice sportivo. Brutte notizie per Dries Mertens che, a causa del cartellino giallo rimediato ieri contro il Sassuolo, dovrà saltare il prossimo impegno contro l’ Inter.
CALCIATORI NON ESPULSI SQUALIFICA PER UNA GIORNATA EFFETTIVA DI GARA
DIAMANTI Alessandro (Palermo): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).
GAGLIARDINI Roberto (Atalanta): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).
GASTALDELLO Daniele (Bologna): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).
GOLDANIGA Edoardo (Palermo): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).
MERTENS Dries (Napoli): per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; già diffidato (Quinta sanzione).

 

Da legaseriea.it

Ugolini: “Serve maggiore personalità, Sarri lo ha ribadito anche stamattina”

Massimo Ugolini, giornalista di Sky Sport, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli. Ecco quanto evidenziato:

 
“Il Napoli non riesce più a sfruttare il fattore San Paolo. Il pari contro il Sassuolo ha evidenziato, come ha detto lo stesso Sarri, mancanza di mentalità. Ma soprattutto è mancata una prima punta vera e propria. Sono trascorsi circa due mesi dall’ infortunio di Milik, andava trovata qualche soluzione diversa viste le difficoltà di Gabbiadini.
Tutto è ancora aperto sia in campionato che in Europa ma serve qualcosa in più. Stamattina Sarri ha voluto parlare alla squadra prima della seduta di allenamento: ieri c’è stata una buona prestazione ma bisogna crescere di personalità”.

Defrel, l’ agente: “Non è escluso che possa partire a gennaio, tutto dipende dal Sassuolo”

A Radio Kiss Kiss, nel coeso di ‘Radio Gol’, è intervenuto Giampiero Pocetta, agente di Gregoire Defrel. Ecco quanto evidenziato:

 
“Gol al San Paolo? Si è presentato per chi non lo conosce. Ha mostrato quelle che sono le proprie caratteristiche. Non mi sorprende perché è un attaccante straordinario. Anche ieri il Napoli ha dimostrato di giocare il miglior calcio in Italia, ciò che manca è forse maggiore cattiveria. Da l’ impressione di guardarsi troppo allo specchio.
Defrel via a gennaio? Il calcio mi ha insegnato che le cose possono cambiare da un giorno all’ altro. Tanti club, sia italiani che esteri, sono interessati a lui. Dopo la sosta natalizia vediamo cosa accadrà, è ovvio che la decisione spetta al Sassuolo che ha investito molto su di lui. Quella di Napoli rappresenta una piazza davvero appetibile, sia per la sua storia che per il pubblico eccezionale”.

De Laurentiis: “Aspetto con interesse il debutto di Marko Rog”

“Aspetto con interesse il debutto di Rog”. Lo ha detto il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis che il giorno dopo il pareggio interno degli azzurri con il Sassuolo ha partecipato alle Giornate professionali di cinema a Sorrento per presentare il film di Natale della Filmauro ‘Natale a Londra’. Il centrocampista croato Marko Rog, tra gli acquisti di punta di questa stagione, non ha ancora esordito nel Napoli.

 

Da Ansa.it

FOTO ViViCentro – Il racconto in scatti di Napoli vs Sassuolo

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Napoli vs Sassuolo, le foto di Giovanni Somma

Napoli vs Sassuolo era l’occasione giusta per la squadra di Sarri di accorciare in classifica.

Il Napoli impatta in casa, allo stadio San Paolo, contro la formazione di De Francesco per 1-1.

Insigne illude ma nei minuti finali della partita Defrel condanna il Napoli ad un altro risultato diverso da quello della vittoria. Questo il racconto in scatti fotografici del nostro Giovanni Somma.

CLICCA SULLE FOTO per ingrandirle

Trump sfida Cuba: migliorare l’intesa a favore dei cubani nell’isola e negli Usa

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Fidel Castro è morto, Donald Trump è il presidente eletto degli Stati Uniti. L’effetto di questa coincidenza è che Trump Trump sfida Cuba sull’intesa L’Avana-Washington siglata da Obama appena un anno fa: “Se Cuba non vuole un accordo migliore per il suo popolo, per i cubano-americani e per gli Stati Uniti, metterò fine all’intesa”.

Trump minaccia L’Avana: “Cambiamo l’accordo o è rottura”

Il presidente eletto: migliorare l’intesa a favore dei cubani nell’isola e negli Usa. Ma Obama difende il disgelo: benefici per gli esuli e per indebolire la repressione

L’AVANA – «Se Cuba non vuole fare un accordo migliore per il suo popolo, per i cubano-americani e per gli Stati Uniti, io metterò fine all’intesa». Il presidente eletto Donald Trump ha scelto ancora Twitter per comunicare la sua linea dura a L’Avana. Se il regime non è disposto a cambiare i termini dell’accordo con cui Obama ha ristabilito le relazioni bilaterali a dicembre 2015, lui è pronto a cancellarlo. Ora si tratta di capire quanto questa durezza sia retorica politica, dovuta per compensare gli elettori di origini cubane che lo hanno aiutato a vincere in Florida, e quanto invece sia una linea meditata che riporterebbe agli anni duri dell’embargo.

Ieri mattina alle 9 dall’aeroporto Kennedy di New York è decollato il primo volo commerciale americano per Cuba in oltre mezzo secolo. L’aereo apparteneva alla JetBlue, e poco dopo l’American Airlines ha fatto il suo debutto, da Miami a L’Avana. In realtà i voli diretti tra i due Paesi esistevano già da tempo, ma non erano commerciali come quelli di ieri. Trump però minaccia di bloccarli sul nascere, così come tutti i progetti di investimento per lo sviluppo dell’isola, se Raúl Castro non farà più concessioni, ad esempio liberando i dissidenti, consentendo la libertà di espressione, convocando elezioni davvero libere e democratiche e compensando i cubani americani, le cui proprietà furono confiscate dopo la rivoluzione. «Il presidente eletto Trump – ha spiegato la sua consigliera Kellyanne Conway – è aperto alle relazioni bilaterali, ma in cambio non abbiamo avuto nulla. Fingiamo di fare affari col popolo cubano, quando in realtà li concludiamo col governo e le forze armate, che controllano ancora tutto».

Pochi capiscono le prospettive di sviluppo esistenti a Cuba meglio di Trump, perché consistono soprattutto nel turismo, gli alberghi, i campi da golf e l’edilizia residenziale. Infatti negli anni scorsi aveva visitato l’isola, aveva criticato l’embargo, che non era riuscito a rovesciare il regime, diventando invece la giustificazione del pugno di ferro adottato dai fratelli Castro. Poi però si è candidato alla Casa Bianca, e ha capito che come repubblicano non poteva più tenere questa posizione. Durante uno dei suoi viaggi elettorali in Florida ha incontrato in segreto gli esponenti della comunità cubana, gli eredi di Jorge Mas Canosa, alleato di Ronald Reagan e fondatore della Cuban American National Foundation, promettendo la linea dura contro L’Avana in cambio del voto. L’8 novembre ha vinto e quindi ora deve onorare l’impegno.

La realtà però non è così semplice. Come prima cosa l’amministrazione Obama sostiene che la riapertura delle relazioni è stata voluta da Castro perché ha bisogno di fondi, dopo la fine degli aiuti del Venezuela, e proprio i cubano- americani ormai sono proprietari di mezza isola, che hanno comprato mandando i soldi ai parenti rimasti nel Paese. Pochi capiscono come Trump le opportunità economiche di Cuba, che offrono anche una leva per fare pressione sul regime. Chiudere questi canali, invece, restituirebbe a Raúl la scusa dell’embargo per adottare politiche più repressive, e magari favorirebbe tensioni violente, scatenando una nuova ondata di profughi verso la Florida che metterebbe in crisi gli Usa.

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lastampa/Trump minaccia L’Avana: “Cambiamo l’accordo o è rottura” PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A L’AVANA

La vita migliore? A Mantova, tra storia, arte e affari

E’ Mantova la città nella quale si vive meglio in Italia. E a dar retta a quel che si scopre nella capitale dei Gonzaga sarebbe merito dei vigili urbani, del risotto con la salamella e dello scrittore Jonathan Safran Foer. Le visite ai monumenti crescono (+48%), gli hotel le inseguono e via così: Niccolò Zancan è andato sul posto per indagare i segreti di un successo annunciato. E, chissà, forse perfino replicabile.

Storia, bellezza e affari così la cultura rende Mantova la più felice

I segreti della formula premiata dalla classifica La Sapienza-Italia Oggi

MANTOVA – Cosa c’entrano, tutti insieme, i vigili urbani, il risotto con la salamella e lo scrittore Jonathan Safran Foer? Dicono che sia merito di tutti e tre se Mantova nel 2016 è diventata la città dove si vive meglio in Italia. Era storicamente seconda dietro a Trento, fino a quando è successo qualcosa, i cui effetti sono visibili in tre dati che raccontano bene cosa potrebbe essere il futuro italiano: +48% di visite nei musei, +28% per cento di pernottamenti negli hotel, +1,1 per cento nel rapporto fra natalità e mortalità delle imprese (+0,8 in Lombardia, +0,3 in Italia).

Vita semplice  

È successo che, dopo anni di sfiducia, Mantova ha ritrovato soldi da investire sbloccati dal patto di stabilità e orgoglio per se stessa. Ha spolverato i suoi gioielli, ha cambiato le luci delle strade. È stata capitale della cultura, e lo è ancora fino alla fine dell’anno. Resta sempre provincia, certo: vita semplice, nebbia e zanzare giganti, i laghi e il silenzio di certe passeggiate notturne in Piazza delle Erbe senza un’anima viva già alle undici di sera. Però, nel frattempo, si è anche sprovincializzata. Con il primo treno veloce che la collega a Roma. Con la mappatura digitalizzata di tutti i suoi capolavori, fatta da Google con un nuovo sistema a 5 miliardi di pixel. Prima città italiana a finire in rete con una definizione superiore a quella dell’occhio umano.

«Quello che ci contraddistingue, ed è forse la cosa più bella di Mantova, è proprio questo connubio unico fra paesaggio, patrimonio culturale e enogastronomia», dice il sindaco Mattia Palazzi. Ha 38 anni, nato e cresciuto qui, ex dirigente dell’Arci, una compagna e un cane trovatello che porta a spasso di notte per le strade della sua città. Sulla scrivania tiene orgogliosamente una foto con il presidente del consiglio Matteo Renzi. «La prima cosa che ho fatto appena eletto, ormai un anno e sei mesi fa, è stata istituire il vigili urbani di quartiere. La seconda decisione, pagare gli straordinari per le pattuglie notturne degli agenti. La terza, investire 1 milione e 400 mila euro nella nuova illuminazione. Perché la percezione della sicurezza conta quanto la sicurezza stessa».

Per intenderci. Omicidi a Mantova nel 2016? Nessuno. Ma questo è un territorio dove i confini fra la città e la campagna sfumano subito, ed iniziano le cascine e le imprese che lavorano la carne, quelle del legno e del tessile. «Sono orgoglioso di questo riconoscimento», dice il presidente della Confindustria di Mantova Alberto Marenghi. «Vorrei che fosse un punto di partenza e non di arrivo. Perché negli ultimi anni purtroppo nella nostra provincia abbiamo perso molti posti di lavoro. Sono andate bene le aziende che hanno esportato e investito su nuovi prodotti, stanno soffrendo quelle inevitabilmente legate al mercato locale. Penso all’edilizia. Tutto il nostro comparto industriale è calato da 75 mila a 62.500 posti nel giro di dieci anni».

E la cultura, cosa c’entra con l’industria? «Tanto. Sono molto più vicine di quanto non si creda. La bellezza serve anche agli imprenditori. Una città conosciuta ed apprezzata aiuta ad esportare i nostri prodotti nel mondo e ad attrarre nuovi investimenti. Io credo che il futuro di Mantova sarà sempre nel manifatturiero, ma quello che è successo quest’anno va preso ad esempio e potenziato». Ci sarebbe poi anche un fattore difficile da vedere nelle statistiche, ma forse non meno importante, quello che il presidente degli industriali riassume così: «Siamo diventati una città che fa squadra».

Servizi che funzionano  

Gli ospedali che funzionano, la navetta gratuita per il centro storico ogni dieci minuti. I turisti vengono a vedere il Festival della Letteratura, passato da 15 mila a 130 mila presenze nel giro di vent’anni. Scrittori come Julian Barnes, Jonathan Coe, Alain De Botton e Safran Foer. Vengono per l’eredità lasciate dai principi Gonzaga. Ovunque ti giri, una meraviglia. Palazzo Ducale, Palazzo Te. La rotonda di San Lorenzo. La casa del Mantegna. Il teatro scientifico del Bibiena. La possibilità di dormire nella Casa di Palazzo Gonzaga, un hotel museo. Ma non è tutto un sogno, certo. Neppure qui, nella città dove si vive meglio in Italia. C’è la decisione tormentata sulla costruzione di un supermercato forse in antitesi a tutta questa bellezza. C’è la storica cartiera Burgo chiusa, che attende il progetto di ristrutturazione dalla nuova proprietà. C’è il porto fluviale e la via per Venezia, ancora più un sogno che una realtà. Ci sono, soprattutto, le indagini in corso sull’inquinamento lasciato negli anni dal petrolchimico. Saranno queste le prossime sfide da vincere per rimanere in testa alla classifica.

Ma intanto quest’anno Mantova, la capitale del Rinascimento, è rinata. Cultura, sicurezza, cibo. Certe volte bastano solo i nomi per capire di cosa stiamo parlando: tortelli di zucca, agnolini, salamelle, torta sbrisolona…

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Le facce del No: gli italiani che votano per dare una spallata a Renzi

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Arrabbiati, delusi da Renzi: dai pensionati ai patiti della barca a vela, dagli artigiani scottati dalla crisi agli intellettuali innamorati della Costituzione così com’è. Maria Corbi ci accompagna in un viaggio nel popolo del No. I ritratti degli italiani che domenica cercheranno di dare una spallata al governo.

Arrabbiati e delusi da Renzi. I mille volti del popolo del No

Pensionate, patiti di barca a vela e artigiani uniti dalla protesta. Ecco quelli che domenica proveranno a dare un colpo al premier

ROMA – Il «No» come voto di protesta, per una Costituzione da difendere ma soprattutto per un premier da sfiduciare. Perché nel «popolo dei No» sono molti quelli che il 4 dicembre arriveranno alle urne decisi a mettere la loro croce su Renzi. Arrabbiati, delusi, come se quella fosse l’occasione del giudizio universale a cui sopravvivere con l’Arca della cara, vecchia, Costituzione, sordi alle parole di Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Mi auguro che i cittadini scelgano sulla base del merito della riforma e non contro il governo». Ettore Thermes, 52 anni, esperto di finanza, velista, chiamato il Beppe Grillo della vela perché critica la gestione e i soldi pubblici a palate bruciati dalla Fiv spiega di «essere contrario al referendum perché non affronta i veri problemi organici del Paese, anzi, li complica», ma anche «perché personalmente ho più fiducia dei tantissimi costituzionalisti che si sono espressi e non di Renzi e Boschi che trovo semplicemente dei furbi ma con scarsissima preparazione tecnica».

Anche Maria Conti, sessantenne di Viterbo, «non condivide nulla di quello che dice Renzi. Fino a poco tempo fa si sbrodolava dicendo che abbiamo una Costituzione che era il non plus ultra, tanto che Roberto Benigni e ci fece anche delle puntate in tv e adesso? La coerenza dove è finita?».

D’altronde anche Alessandra Ghisleri, sondaggista, direttrice di Euromedia, nota che «tutti quelli arrabbiati nel nostro Paese votano no». E Pietro Vento di Demopolis spiega che le persone non conoscono perfettamente la riforma e che «nelle ultime settimane è cresciuta la motivazione a votare contro Renzi». Come fa Fausto Nicolini, poeta, che ammette di non essere contro la riforma della Costituzione, «ma non fatta così e non da Renzi. Sono un poeta con tendenze teatrali e, come tale, immagino sempre una realtà un po’ verosimile un po’ sognata. Mi piacerebbe molto avere al governo un gruppo di persone migliori». Poi c’è chi come Luca Litrico, sarto, si concentra sulla riforma: «L’attuale Costituzione può essere letta e compresa anche da un bambino mentre la nuova non la capisce neanche un avvocato costituzionalista esperto. La Costituzione americana è vecchia di 200 anni, cambiata solo due volte per dare il voto anche a donne e neri, e non si capisce perché si debba cambiare la nostra». E mentre Matteo Renzi consuma chilometri e fiato spiegando che il bicameralismo è come avere due assemblee di condominio che votano la stessa cosa, c’è chi è ormai inconvincibile. Come Daniela Mastalli, pensionata, ex hostess Alitalia. «Mi sembra che cambiare 47 articoli della Costituzione, con un voto dato da un Parlamento semi vuoto sia poco etico. La maggioranza è stata raggiunta, per carità, ma che tristezza. A questo punto il referendum è una presa in giro». A Denny Cicognani, imprenditore, di Imola «fa paura per il futuro dei miei figli il fatto che non ci siano forze politiche capaci di invertire la deriva economica e sociale, e mi sembra chiaro il progetto di continuare a smantellare il Welfare a favore delle lobbies finanziarie, bancarie, assicurative e pseudo cooperative».

Sandro Di Macco, constata invece «che chi vota No spiega nel merito la propria scelta mentre chi vota sì ripete quanto ripetono a memoria il giovanotto e la Maria Elena Boschi senza entrare nel merito. Oggi poi il líder máximo ha detto che chi è contro il sistema voterà Sì. Infatti Briatore, Confalonieri, Marchionne, Rondolino, Velardi e il super filosofo Cacciari sono no global e frequentano da parecchio i pericolosi centri sociali, accompagnati da Re Giorgio. Solo questa ennesima sciocchezza dovrebbe far votare tutti per il No».

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lastampa/Arrabbiati e delusi da Renzi. I mille volti del popolo del No MARIA CORBI

Hamsik: “Il calcio è anche questo, giochiamo bene ma ci manca la fortuna”

Le sue parole

Attraverso il suo sito ufficiale, Marek Hamsik commenta la gara di ieri al San Paolo: “Il nostro è stato un gioco travolgente per tutta la partita, quasi sempre nella loro metà campo. A volte ci manca anche un po’ di fortuna. Gara insistente fino al minuto 82, poi gli abbiamo dato una chance e hanno colpito. Il calcio è anche questo”.

I quattro motivi per i quali Muriel non lascerà la Samp a gennaio

L’attaccante interessa al Napoli

La Repubblica genovese continua a parlare di quel Luis Muriel: “Su Luis Muriel i vertici di Corte Lambruschini continuano a ripetere di non aver parlato con alcun club. Il che può essere un dettaglio, quando sono i procuratori a portarsi avanti con il lavoro. Nel caso del colombiano, poi, c’è sempre il discorso clausola, i famosi 28 milioni di euro che chiunque può pagare per portarsi via l’attaccante. Da una decina di giorni il Napoli ha iniziato a guardare con grossa attenzione a Muriel, che a anche a Crotone pur non segnando è stato fra i migliori in campo. Avere un club pronto a pagare 28 milioni vuol dire rendere impotente la Sampdoria, ma non certo il giocatore. Che resta padrone del proprio destino. E l’impressione è che Muriel, d’accordo con il suo agente Alessandro Lucci (che con la Samp tra l’altro ha un ottimo rapporto), non abbia alcuna fretta di lasciare Genova. Dove si sente coccolato da compagni, allenatore, società e soprattutto tifosi, che in questi giorni si stanno mobilitando, in primis in rete, per non veder partire la propria stella”.

 

Effetto referendum sulle Borse

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Una giornata di passione, per le banche italiane in Borsa, con una serie di segni meno da brivido: è l’effetto referendum. Tanto i fautori del No quanto quelli del Sì interpretano i cali come una dimostrazione del fatto che hanno ragione.

La paura del referendum su spread e banche italiane

Montepaschi affonda (-13,8%) trascinando tutti i principali istituti

Monte dei Paschi -13,8 per cento. E poi Bper (-6,58), Banco Popolare (-5,5), Bpm -(5,04), Unicredit (-4,5), Intesa San Paolo (-3,2). Chiamatelo effetto referendum, o come preferite. Ormai il dibattito è così sclerotizzato da spingersi fino agli indici di Borsa. Tesi del no: i mercati scontano già le probabili dimissioni di Renzi, dunque il giorno dopo non succederà nulla. Tesi del sì: i mercati si preparano alla tempesta perfetta ed ecco perché occorre salvare la continuità di governo. I fatti lasciano poco spazio alle interpretazioni: più si avvicina il fatidico 4 dicembre, più aumenta il numero di investitori in fuga o in cerca facili guadagni. I titoli bancari sono un facile boccone: benché non siano tutte nelle stesse condizioni, è noto che alcune di loro sono più deboli e gravate da antichi problemi. Mps ad esempio: va a caccia di cinque miliardi, peccato lo faccia dopo aver bruciato due aumenti di capitale, uno dei quali sostenuto da un robusto prestito pubblico. Di qui la fatal domanda: che accadrà il giorno dopo l’eventuale crisi di governo? Dopo aver paventato il rischio di governo tecnico, il premier si rifà cauto: «Sul governo del dopo non dico nulla». Secondo alcuni il Quirinale l’avrebbe nuovamente invitato alla cautela: il -1,8 per cento di Piazza Affari è un ottimo argomento.

Il Financial Times conta almeno otto banche a rischio, fra cui la più europea di tutte, Unicredit, anch’essa a caccia di capitali freschi. «Forse era lunedì e non avevano tante cose da dire», risponde stizzito il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, sempre più costretto nello scomodo ruolo di papabile successore di Renzi in caso di vittoria del no. Il fatto che alcune banche detengano un pezzo di debito italiano contribuisce ad alimentare i dubbi. L’ombrello protettivo della Banca centrale europea c’è, resterà anche dopo l’8 dicembre e comunque vada eviterà quell’aumento incontrollato degli spread che nel 2011 ci portò a un passo dal baratro finanziario. Ma non è abbastanza per mettere al riparo le banche ed evitare l’avvitarsi di rischio sovrano e rischio bancario. «La questione delle banche è fuori dalle nostre competenze», dice Mario Draghi in audizione al Parlamento europeo. «Ci sono regole e direttive europee in piedi». Il riferimento è alle regole del bail-in che in caso di fallimento di una banca azzera anzitutto azioni e obbligazioni. È un’altra delle differenze sostanziali con il 2011: allora quelle regole non erano in vigore.

A Bruxelles gli eurodeputati tentano di trascinare Draghi nel dibattito italiano, ma il governatore Bce evita le trappole. «No comment sulle conseguenze del referendum, né sugli eventuali effetti sulle banche». Un paio di cose le dice, una – per così dire – benevola col governo, l’altra meno: «Gli ultimi eventi confermano che le incertezze politiche sono la principale fonte di instabilità». Ad esempio la Brexit il cui negoziato «dovrebbe iniziare prima possibile». O i rischi di medio termine legati agli andamenti dei prezzi immobiliari in otto Paesi europei, sei dei quali dell’area euro come Austria, Belgio e Olanda. La seconda osservazione è un avvertimento: «Il debito italiano è sostenibile». Ma benché l’Italia sia «uno dei Paesi con il più alto avanzo primario» «non è l’ora di dormire sugli allori» perché «vulnerabile agli shock». Padoan dice che quel debito si è «stabilizzato», ma il problema è sempre quello, poco cambia se vinceranno i sì o no.

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Senza Albiol la difesa sbanda: c’è un dato preoccupante

Senza Albiol la difesa sbanda: c’è un dato preoccupante

Il Mattino scrive: Gli azzurri hanno preso gol anche contro il Sassuolo e il saldo negativo rispetto alla passata stagione è di sei reti, sono in questa stagione 15, l’anno scorso dopo 14 giornate erano 9. Senza Albiol, il vero regista della difesa, la linea difensiva sbanda e non a caso senza lo spagnolo il Napoli ha quasi sempre preso gol dagli avversari. Contro il Sassuolo nel complesso la linea difensiva ha funzionato piuttosto bene concedendo però due occasioni pulitissime agli uomini di Di Francesco. Il Napoli continua a fare la partita e a gestire il possesso palla tenendo a lungo il pallino del gioco. Sarri ha schierato Jorginho da playmaker al posto di Diawara e con l’italo-brasiliano la fase di costruzione è€ piu’ brillante ma la manovra comunque non è€ fluida come nella partite migliori. Nonostante la rosa sia piu’€ larga e Sarri abbia impiegato piuÌ’ uomini (Rog e Tonelli però non hanno giocato ancora neanche un minuto) il Napoli sta comunque pagando il doppio impegno, forse più a livello mentale che fisico.

C’era una volta il Napoli, quattro differenze lampanti rispetto allo scorso anno

C’era una volta il Napoli, quattro differenze lampanti rispetto allo scorso anno

La Gazzetta dello Sport scrive sul pareggio tra Napoli e Sassuolo: “Il Napoli che fu svapora in una notte di contraddizioni lampanti, discontinuità confermate e dunque risposte chiare: non è così che ci si avvicina alla Juve, che infatti resta a +8, non è così che si prova a mettere la freccia sulle concorrenti nella rincorsa. Il Napoli che fu non si sente più a casa lì dove pochi mesi fa si sentiva invincibile: una vittoria nelle ultime sei al San Paolo (Champions League compresa). Il Napoli che fu non è più una gioiosa macchina da gol: 24 gol dopo 14 partite – l’anno scorso erano solamente due in più – ma con una media recente (12 nelle ultime 10 partite) che sembra ormai trend, e di non facile soluzione. Il Napoli che fu è un ricordo di solidità difensiva che per Sarri si è fatto tormento: solo due volte nelle ultime dodici gare fra Serie A e Champions la porta di Reina è rimasta vergine e in campionato il Napoli ha già beccato 6 gol in più rispetto a un anno fa. Con un Koulibaly così sembra offensivo parlare di legge di Albiol, ieri lasciato a riposo per non rischiare ricadute, ma non può essere più un caso che senza lo spagnolo la difesa non sia stata praticamente mai impermeabile. Ma soprattutto: il Napoli che fu aveva altro ritmo, rapidità di esecuzione, imprevedibilità. Aveva ripartenze molto più letali, schemi realizzati con altra fluidità. E li rendeva tesoro. Dunque, soprattutto in casa, riduceva all’impotenza le avversarie”.

De Laurentiis, tutta da decifrare la sua assenza in tribuna

De Laurentiis, tutta da decifrare la sua assenza in tribuna

La Repubblica prova a dare un’altra chiave di lettura riguardo il pareggio interno del Napoli contro il Sassuolo. Un risultato che ha lasciato tanta delusione nell’ambiente partenopeo: “I prezzi stracciati si sono rivelati un mezzo boomerang, con la contestazione degli ultrà a De Laurentiis. Ma sono destinate a fare discutere anche le mosse di Sarri, con l’esclusione dai titolari di tutti gli acquisti estivi e un paio di sostituzioni poco comprensibili, nel finale. Tutta da interpretare la defezione in tribuna di De Laurentiis. L’unico a sorridere è stato Di Francesco”.

Maggio: “Era una ghiotta occasione per avvicinare la Juventus”

Le sue parole…

A parlare al termine di Napoli-Sassuolo, finita in parità e giocata allo stadio San Paolo, è stato Christian Maggio, come riporta l’edizione odierna de Il Mattino: “Immaginavamo che il Sassuolo avrebbe potuto metterci in difficolta’€ con le ripartenze, loro sono bravi a giocare in velocitaÌ’. Era una ghiotta occasione per avvicinare la Juventus invece lasciamo per strada due punti. Giochiamo bene ma concretizziamo poco, solo il risultato ci penalizza”.

Lapo Elkann: Rampollo D’origine Controllata (Lo Piano Saintred)

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Lapo Elkann, rampollo “Doc” della casata Agnelli, e’ riuscito ancora una volta a mettersi nei guai; e’ stato arrestato dalla polizia di New York per avere simulato il proprio sequestro. L’accusa mossa nei suoi confronti  e’ di falsa denuncia.
 
Lo scopo della sua messa in scena, sarebbe stato quello di estorcere 10 mila euro alla propria famiglia, tentativo stupido quanto banale, messo in opera – dicono – da una mente sempre offuscata da fiumi di alcol e droghe. 
 
I fatti : 
 
Il ”giovane”, dopo aver sperparato tutto i soldi in suo possesso in compagnia di una escort, con cui avrebbe passato alcuni giorni di bagordi a base di sesso, cocaina e marijuana, trovandosi a corto di liquidita’, avrebbe avuto la “geniale” idea di simulare un tentativo di sequestro. Cosi’ le sue vacanze nella Citta’ di Manhattan, con la sua dolce meta’ in affitto, sarebbero potute proseguire in “serenita’”.
 
La Polizia di New York, e’ stata piu’ furba, dopo essere stata allertata dalla famiglia Agnelli, e’ riuscita in poche ore a venire a capo della squallida vicenda; al momento della consegna del denaro, hanno trovato lo stesso ideatore del “colpo” pronto ad incassare il malloppo mandato dai suoi familiari.
 
La potenza dei soldi :
 
L’udienza e’ stata fissata per il prossimo mese di Dicembre, sicuramente sara’ condannato, ma non scontera’ la pena visti i suoi nobili precedenti, paghera’ una lauta cauzione e tutto finira’ in una bolla di sapone.
 
Della vicenda non si sarebbe saputo nulla se 2 giornali ( New York Daily e Daily Best) non l’avessero data in pasto all’opinione pubblica americana, Solo per qualche giorno si gridera’ allo scandalo, poi tutto sara’ conservato negli archivi storici dei giornali di cronaca ”rosa”.