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Strinic: “Real Madrid? Vendicheremo Maradona. Ronaldo è fortissimo ma Modric…”

Ivan Strinic, terzino sinistro del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai colleghi croati di Sportske Novosti:

 

“Sorteggio? Vendicheremo Maradona,  contro il Real Madrid faremo ciò che non è riuscito a Diego. Sarà  dura, sappiamo quanto sono forti gli spagnoli. Anche noi stiamo giocando molto bene, se giocassimo la prossima settimana, sarei molto ottimista. Chissà quanto lo saremo noi, e loro, in futuro. Cristiano Ronaldo? Calciatore fortissimo, ma dovremo interrogarci su come  fermare Luka Modric”.

Rai – Per Pavoletti il Napoli può chiudere il 23 dicembre: novità sulle cifre

Ciro Venerato, giornalista Rai esperto di calciomercato, ha fatto il punto sulla trattativa Napoli-Pavoletti ai microfoni di Radio Crc. Ecco quanto evidenziato:

 
“Nessuno scambio di documenti tra le due società, i contratti verranno visti a fine dicembre. È comunque un trattativa ben avviata ma vi sono delle novità. La prima riguarda il costo del cartellino che sarà di 13 milioni più bonus vari legati a una futura rivendita e alle presenze in Nazionale. Si è parlato di un possibile inserimento del Milan. Il Napoli offrirebbe comunque di più dei rossoneri che prima dovrebbero cedere Bacca al Psg. Il ds Giuntoli ha fatto sapere che l’ affare si farà il 23 dicembre. L’ attaccante andrebbe a guadagnare 2 milioni più bonus a stagione per quasi cinque anni.

Il giorno stabilito è il 23, se De Laurentiis recapita il bonifico a Preziosi si prende Pavoletti. Il presidente del Genoa è ancora stizzito con il Milan per l’ affare Lapadula. Bisogna capire se il giocatore può tornare in campo a breve, motivo per il quale il Napoli continua a monitorare Zaza”.

Amichevole, Asd Recale-Juve Stabia: luogo e data del match

Amichevole, Asd Recale-Juve Stabia: luogo e data del match

Amichevole di lusso per l’Asd Recale 2002 che giovedì 15 dicembre affronterà i classe 2003 della Juve Stabia. Appuntamento alle ore 15 al centro sportivo Acconcia, in viale dei Pini, Recale (CE).

a cura di Ciro Novellino

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Il Torino punta Tonelli per la difesa

Il Torino punta Tonelli per la difesa

La Gazzetta dello Sport riferisce che il Torino starebbe pensando a Lorenzo Tonelli come possibile rinforzo difensivo in vista di gennaio: “Il Toro per tentare di entrare in Europa ha bisogno di rinforzare la difesa con almeno un elemento di qualità, un secondo giocatore per la prossima stagione. Il presidente Cairo è consapevole della necessità di un investimento oneroso: Tonelli subito e Caldara per la prossima stagione i suggerimenti di Mihajlovic. Lorenzo Tonelli, ex centrale dell’Empoli, non ha trovato spazio nel Napoli di Sarri, prima per via di un infortunio al ginocchio, poi per scelte tecniche. Di qui la corte dei granata che potrebbero assicurarsi il difensore classe ’90 con la formula del prestito con diritto di riscatto”

Per Pavoletti contratto quinquennale: le cifre dell’ingaggio

Per Pavoletti contratto quinquennale: le cifre dell’ingaggio

Il Mattino riferisce ulteriori dettagli sull’affare Pavoletti-Napoli. L’attaccante firmerà un contratto fino al 2021 con il club di Aurelio De Laurentiis. Il suo ingaggio base sarà di 1.4 milioni con bonus facilmente raggiungibili che potrebbero far lievitare la cifra iniziale di altri quattrocentomila euro. Il quotidiano aggiunge poi sulle condizioni fisiche dell’attaccante che è ai box da alcune settimane: “Il Napoli ha ottenuto notizie confortanti sulle condizione fisiche dell’attaccante genoano e quindi l’intesa tra le parti può essere formalizzata”

De Laurentiis: “Farò una conferenza per dire che il San Paolo non è mio”

Le sue parole

Aurelio De Laurentiis, patron del Napoli, ha parlato ai microfoni di Canale 21, in occasione della presentazione del suo nuovo film ‘Natale a Londra’: “Il Real Madrid è una squadra estremamente forte, ha dei fuoriclasse, ma anche noi non scherziamo e recupereremo Milik. Per quando recupererà avremo già comprato un’altra che speriamo si inserirà degnamente nel contesto di gioco di Sarri. Poi col Real Madrid si vedrà chi schierare, avremo per certi versi due punte nuove. 

Ora però pensiamo al Torino, sarà una gara dura, hanno Belotti che è un grande attaccante. Cerchiamo di non pensare che siamo già a Natale, restiamo concentrati, con Torino e Fiorentina servirà umiltà.

Stadio? Io non sono il proprietario, ad inizio anno ho offerto una mano per rimettere a posto delle cose, oltre 1mln di euro ad aprile dopo un sopralluogo con i miei tecnici, ma mi è stato detto che avrebbero fatto loro durante l’estate, poi hanno rimandato a settembre, ottobre, novembre ed ancora. Quindi ora faremo un’altra bella figura col Real, ma io farò una conferenza per dire che lo stadio non è mio! Io ho speso parecchi milioni, non avrei dovuto, non mi sono stati restituiti dopo anni e sono ancora in attesa, per questo non pagherò l’affitto per ora”.

Andrea Bertolacci in mixed zone nel post Roma-Milan (VIDEO)

Tre domande per Andrea Bertolacci, in mixed zone nel post Roma-Milan

Ai microfoni dei cronisti, dopo la bruciante sconfitta contro la Roma che costa ai rossoneri di Montella il secondo posto in classifica nello scontro diretto, il centrocampista del Milan Andrea Bertolacci dichiara: “Ci serve continuità e dobbiamo continuare con questa mentalità. A fine campionato vediamo dove siamo”.

TRE DOMANDE…

Il risultato dice che non è il Milan ma la prestazione c’è…

Io dico che il campionato è lungo e, indipendentemente dal risultato, abbiamo dimostrato di essere una squadra forte soprattutto nel primo tempo.

Avete giocato con le più grandi del n che posizione metti la Roma?

Sicuramente è un’ottima squadra che può dar fastidio alla Juve, al Napoli… e allo stato attuale anche noi possiamo.

Nello spogliatoio  vi siete fissati un obiettivo?

No, penso che dobbiamo guardare partita dopo partita… se le prestazioni sono queste sicuramente puntiamo in alto.

Maria D’Auria

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Szczesny in mixed zone nel post Roma-Milan (VIDEO)

Roma Milan 1-0. Tre domande per Szczesny, il portiere  risponde ai cronisti in mixed zone.

Wojciech Szczesny, dopo aver parato il rigore inflitto alla Roma nel primo tempo, in Mixed Zone ai microfoni di Vivicentro ci racconta cosa ha provato. Ecco le dichiarazioni del portiere giallorosso nel post Roma-Milan.

TRE DOMANDE….

Siete voi l’anti-Juve?

È stata una partita molto importante e al di là della classifica affrontavamo una squadra che era a pari punti con noi e avevamo l’occasione di staccarla. Abbiamo fatto una partita molto seria e con grande professionalità.

Cosa hai provato nel parare quel rigore?

Avevamo studiato e analizzato i rigoristi del Milan con i nostro preparatore… e ha dato i suoi frutti, siamo contenti!

Arrivate alla sfida con la Juve nel modo migliore, più di così non si poteva fare?

Abbiamo fatto il nostro dovere: dovevamo vincere queste 2 partite, in casa siamo una squadra molto forte, molto solida, che concede pochi gol e che quasi sempre vince, adesso in vista della Juventus si alza l’asticella e dovremmo essere all’altezza di questa sfida.

Maria D’Auria

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I ministri cambiano poco. Molto cambia la dialettica

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Cambiano poco i ministri ma, scrive Francesco Bei su La Stampa, “quello che cambia davvero è il modo di presentare i problemi, la narrazione. Si è notata subito in Gentiloni una consapevolezza dei problemi del Paese diversa, lontana da quell’ottimismo a tutti i costi del presidente del Consiglio uscente”. Per questo Gentiloni ha parlato di “lotta alle diseguaglianze” prendendo atto del vero significato espresso dalla vittoria del “No” al referendum sulla Costituzione.

Ricucire la frattura con il Paese

La proprietà commutativa che ci hanno insegnato a scuola dice che cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia. Non dovrebbe cambiare nulla quindi spostando un Alfano dal Viminale alla Farnesina o una Boschi da un ministero a una poltrona da sottosegretario, movimenti che profumano molto di Prima Repubblica e delle sue liturgie partitiche e correntizie. Così sembrerebbero aver ragione le opposizioni che, a proposito della staffetta Renzi-Gentiloni a palazzo Chigi, parlano di un governo-fotocopia, un governo copia-incolla, un esecutivo Avatar.

Ma purtroppo o per fortuna la politica non è solo aritmetica. E basta avvicinare un po’ lo sguardo, e lasciare per un momento da parte le semplificazioni della propaganda, per capire che le similitudini sono più apparenti che reali. Certo, la composizione è quella che è e forse inevitabilmente il nuovo governo sconta un tasso eccessivo di continuità con il precedente. Del resto anche nel Duemila, con la staffetta tra D’Alema e Amato, la squadra fu quasi identica, a parte un paio di ministri.

E tuttavia, al di là dei cliché, quello che cambia davvero è il modo di presentare i problemi, la narrazione, come usa dire oggi. Si è notata subito in Gentiloni una consapevolezza dei problemi del Paese diversa, lontana da quell’ottimismo a tutti i costi del presidente del Consiglio uscente. «Non si possono ignorare le forme di disagio, specie del ceto medio e del Mezzogiorno, in cui il lavoro è un’emergenza più drammatica che altrove», ha detto ieri Gentiloni presentando il governo. Che include, appunto, un ministro ad hoc per il Mezzogiorno e una ex sindacalista della Cgil al dicastero dell’Istruzione. Non a caso proprio al Sud e tra gli insegnanti si è verificato lo scollamento più grande tra il renzismo e il paese reale, nonostante i miliardi destinati alla Buona Scuola e la decina di patti territoriali siglati in questi mesi nel Meridione. Come se, seppur tardivamente, il Pd avesse finalmente compreso la lezione del referendum – il No ha prevalso non per l’attaccamento degli elettori al bicameralismo paritario o al Cnel ma per la rabbia degli esclusi, dei dimenticati, dei giovani Neet – e provasse a ricucire quella frattura. Sperando che non sia troppo tardi.

Ma c’è un’altra ragione per cui sarebbe un abbaglio considerare Gentiloni un clone politico di Renzi, un burattino. Intanto perché il nuovo presidente del Consiglio, come ha scritto con acume la Sueddeutsche Zeitung, era già renziano prima che l’ex sindaco di Firenze facesse irruzione sulla scena politica. Ovvero, fin dai tempi di Rutelli e della Margherita, Gentiloni è sempre stato sulla frontiera più avanzata di una sinistra riformista di tipo nuovo, libera dall’ancoraggio novecentesco della Ditta comunista. Ma soprattutto, a differenziarlo oggi da Renzi, c’è la questione non secondaria dei tempi del governo. Sarà un esecutivo-yogurt, con la scadenza di poche settimane? O andrà avanti finché avrà i voti in Parlamento? La questione per ora resta sottotraccia, ma c’è da scommettere che, al di là della lealtà di Gentiloni a Renzi, è destinata a riproporsi presto. E’ una dialettica inevitabile, perché in natura non esiste presidente del Consiglio che non voglia proseguire il suo mandato, mentre l’esigenza del segretario Pd è andare al voto nel più breve tempo possibile.

Ieri Renzi, durante la direzione del Pd, si è spinto a definire le elezioni «imminenti», mentre Ignazio la Russa, riferendo ai giornalisti il colloquio appena avuto con il nuovo premier, ha affermato che l’intenzione è «restare finché avrà la fiducia, quindi anche fino alla fine della legislatura». La data preferita da Renzi per le urne sarebbe il 4 giugno, domenica di Pentecoste. Gentiloni sarà d’accordo a dimettersi così presto? Ma soprattutto, Mattarella riterrà opportuno sciogliere le Camere e far gestire il G7 di fine maggio in Italia, sotto presidenza italiana, da un governo dimissionario, con una campagna elettorale in corso? Sono domande che troveranno risposta solo nelle prossime settimane.

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Il governo Gentiloni con i ministri di Renzi

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L’Italia ha il suo sessantaquattresimo governo: Paolo Gentiloni e i suoi ministri giurano al Quirinale. Nell’esecutivo non si notano grandi differenze con il governo precedente, tanto che l’incipit del pezzo di Mattia Feltri de La Stampa, che era sul Colle a seguire il giuramento, è: “Mancava soltanto Matteo Renzi”.

Le new entries sono Anna Finocchiaro e Valeria Fedeli, l’unica a uscire è Stefania Giannini. Il nuovo ministro degli Esteri è Angelino Alfano, il ministro degli Interni è Marco Minniti.

Una cerimonia sprint tra precarietà e malinconia

La Boschi arriva prima al Quirinale. Alfano non nasconde la soddisfazione. Pochi parenti e nessuna gaffe

ROMA – Mancava soltanto Matteo Renzi. Per il resto c’erano tutti, è stata una bellissima rimpatriata, c’era anche Maria Elena Boschi, cancellata dal governo da cui è stato cancellato il suo ministero, quelle delle riforme cancellate dal referendum, ma arrivata al Quirinale come a marcare il territorio, dall’alto del sottosegretariato alla presidenza del Consiglio che il premier, Paolo Gentiloni, ha concesso a lei e al suo predecessore. Arriva per prima, Maria Elena, con un sorriso da continuità nella discontinuità (ormai risuonano in acustica perfetta certe espressioni antiche), vestita in blu quirinalizio, attraversa il salone delle Feste, sede del giuramento con il passo di carica dei frementi giorni d’esordio, e si infila dietro al cordone insieme con i parenti dei ministri. Ecco, i parenti. Si cercano sempre i parenti in queste occasioni, fanno quel po’ di colore in una cerimonia grigia, di una rigidità protocollare raggelante, una specie di cimitero della narrativa; ma stavolta i parenti li si guarda da lontano, il figlioletto di Angelino Alfano, la figlia grandicella e carinissima di Dario Franceschini, il marito di Valeria Fedeli, l’unica vera esordiente, destinata all’Istruzione. Ma stavolta, per decisione unanime, i giornalisti li lasciano stare, li chiamano i «parenti delle vittime», e un po’ le espressioni dei giuranti sono quelle, non proprio un luna park della politica. Hanno tutti quella cera dei sopravvissuti al capitano, e però coi giorni contati, certe faccine diafane, si potrebbe dire del colore dello yogurt, per usare il termine in voga a cui il governo non andrebbe accostato, ma si accosta, eccome.

È stata una cerimonia così, malinconica – l’aggettivo preciso usato in uscita dal palazzo da Marianna Madia – sembrata persino più sbrigativa del solito, cominciata con qualche minuto di anticipo in sintonia con la fretta furibonda di queste ore, di un ritmo che nessuno avrebbe sospettato nel presidente Sergio Mattarella, e che anche ieri sera aveva l’espressione e la vivacità di certi mediani del calcio, che sembrano fermi ma poi fanno girar veloce la palla. Tutte le nostre aspettative non sono nemmeno andate deluse, erano entrate con noi dal retro, già infiacchite, tutto quell’armamentario delle cerimonie inutili, l’emozione dei novizi, i balbettii a voce tremolante alla lettura della formula, i piccoli inciampi sui tappeti preziosi, erano un armamentario in cui nessuno confidava perché al Quirinale, ieri sera, erano già tutti scafatissimi, al secondo o al terzo giro e, anzi, uno come Angelino Alfano ormai sale al Colle ogni sei mesi per giurare, visto che cambiano i governi, le maggioranze, gli schieramenti, intere geografie politiche, ma lui c’è sempre, una specie di corazziere degli esecutivi. E infatti è stato fra quelli che dopo si sono concessi alle telecamere, aveva una fierezza da leader che ha confermato i ministri del suo composito gruppo parlamentare, una soddisfazione da buon mercante uscito ingrassato da un grande affare.

A parte questa contabilità, nessuna emozione, nessun fermento, una mestizia da incarico serale, quasi di soppiatto, fra l’aperitivo e la cena per non dare nell’occhio, e forse non dare nell’occhio sarà il programma dei prossimi mesi, che siano pochi o pochissimi. Una sfilata di precari delle istituzioni, di reduci da un’avventura che doveva essere esaltante e rivoluzionaria e s’è conclusa con un plebiscito al contrario, e che adesso sono obbligati a tirare a campare dentro un progetto ambiziosamente generico e con davanti un orizzonte ristretto, anche nella migliore delle ipotesi. E in un clima del genere che si poteva fare? Qualcuno ha provato con i soliti trucchetti, per esempio a sfogliare il pantone per centrare l’esatta tonalità di rosso della giacca di Beatrice Lorenzin, o a individuare qualche capo di Zara o di Coin o di altri magazzini popolari esibito in certificazione di frugalità. Macché, niente. Non faceva presa. Non funzionavano nemmeno le ironie canore di uno che citava Sergio Caputo («ma è lunedì / e i barbieri sono chiusi») per insinuare su acconciature instabili quanto l’esecutivo. E probabilmente a scoraggiare arie di festa c’era anche lo sguardo di Mattarella, quasi un imitatore di se stesso, un busto di marmo, non sbatteva nemmeno le palpebre, guardava inchiodato i ministri impegnati nel giuramento lasciando trasparire una fissità eterna, e concedendo una smorfia interpretabile come sorriso soltanto alla fine, alla foto di gruppo.

LEGGI ANCHE – Paolo Gentiloni al Quirinale. Tolta la riserva: ecco la lista dei ministri. 

Neanche mezzora ed era già tempo di andarsene, si è lasciato blandamente il salone solitamente strapieno, dove conquistare un quarto di metro quadrato era un’impresa, e invece ieri si era in quattro gatti, costretti alla solita incombenza quasi per dovere di presenza. E con noi sono usciti i ministri, fuori al freddo su una piazza semivuota, ed era successo tutto così alla svelta – le dimissioni di Renzi, le consultazioni, l’incarico, il nuovo gabinetto, il giuramento, le feroce polemiche sulla squadra fotocopia – che non c’è stato nemmeno il tempo di notare che le donne sono di nuovo poche, che i giovani sono un po’ meno giovani, che bisognerà andare alla ricerca di soccorritori dopo l’arrivederci di Denis Verdini per mancata ricompensa. Perché è una sera d’inverno, e qua fuori il mondo è furente, affila le punte dei forconi, e non sembra avere alcuna aspettativa in questo drappello di volenterosi, soldati di prima linea su cui arriveranno i primi colpi, se non l’aspettativa che anche questa strana stagione si concluda per aprirsi a una primavera. Sebbene poi, in primavera, piova spesso.

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Graziano Mesina condannato a 30 anni per traffico di stupefacenti

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(di Virginia Murru)

Si potrebbe dire che a 74 anni suonati, la sentenza emessa dal Tribunale di Cagliari, apra un’ulteriore voragine nel lungo repertorio di crimini commessi dall’ex primula rossa barbaricina. Questa volta la lezione è solenne, e annulla tutto un percorso umano di riscatto che inesorabilmente lo scaraventa, ancora una volta e definitivamente, dietro le squallide sbarre della detenzione, alle estreme periferie della società.

Revocata anche la grazia concessagli nel 2004. Mesina si è giocato tutto, e questa volta non si trattava di vendette per torti subiti, o regolamento di conti, e nemmeno l’esigenza di denaro per saldare le parcelle dei legali che lo hanno assistito per una vita. No, questa volta è stato il denaro facile e basta a incastrarlo. Secondo i giudici, era addirittura il capo della banda dedita al traffico di droga. L’ex latitante si trovava nel carcere di Nuoro ‘Badu è  Carros’ dal giorno stesso dell’arresto, avvenuto il 10 giugno del 2013. Sono stati condannati insieme a lui anche gli altri imputati: a 16 anni l’avvocato Corrado Altea, 5 anni sono stati inflitti a Vinicio Fois,  tre anni e 4 mesi ad Efisio Mura, infine due anni a Luigi Atzori. Graziano non era in aula quando è stato pronunciato il verdetto.

 Per me che l’ho conosciuto da vicino è stato quasi scioccante, proprio nel gennaio del 2013 andai ad Orgosolo per un’intervista, che mi concesse volentieri. Aveva 70 anni allora, ma nessuno e tanto meno io, sospettava che dietro quella cortina di sdegno e livore nei confronti della giustizia, vi fosse un uomo che non era riuscito a spezzare il vincolo stretto col crimine, del quale ancora e inesorabilmente era ostaggio.

Non dimostrava tre anni fa l’età che aveva, sicuramente quindici in meno, appariva ancora pieno di vigore  e la sua era una personalità da ‘capo branco’, dominante, fortissima. Inarrestabile il fiume in piena di avventure e sventure che mi aveva raccontato nel volgere di alcune ore.

Per due volte si era alzato dal tavolino del bar nel quale eravamo seduti perché le forze dell’ordine, in modo discreto ma costante, passavano davanti a noi, in apparenza senza una ragione. Lui s’indignava e mi chiedeva di seguirlo perché gli agenti lo innervosivano. E anche sulla strada era un via vai di auto della polizia, al punto che ne era seccatissimo, e sosteneva che per lui non esisteva pace, diceva di vivere perennemente una condizione di braccato..

Ma infine, Graziano, è caduto come un allocco nelle trappole di un mondo dal quale s’illudeva d’essersi affrancato per sempre.  Poco prima del  2013 però si lascia sedurre,  il crimine lo circuisce,  lo tenta e lo irretisce fino a farlo cedere, ancora una volta. Eppure Graziano in questi giochi sporchi della droga non aveva frequentazioni, sono state sicuramente le conoscenze e le compagnie di quegli anni, a condurlo in quel girone infernale. Era stimato, vezzeggiato, anche da illustri personaggi come Montanelli, era amico di Pino Scaccia e tanti altri giornalisti che  credevano nella sua definitiva riabilitazione.

Mesina ha tradito tutti senza pietà, complice quell’istinto che forse gli serpeggiava dentro come un demone ribelle, lasciando proprio le amicizie che lo avevano difeso, che avevano perorato la sua causa quando chiedeva la grazia, senza uno ‘spicciolo in tasca’, senza parole. E’ quasi inaccettabile, mortificante, per chi ha creduto che quell’anima selvaggia, ‘felina’, potesse conformarsi alle strade senza ombra della giustizia, e soprattutto della dignità. Un dignità che lui aveva anche cercato per anni di portare via dagli acquitrini limacciosi dell’errore, ma evidentemente il suo era un male con troppe recrudescenze, che non concedeva una vera remissione. E’ la peggiore, la più deteriore autocondanna di un uomo, quando la vita gli offre serie opportunità di condono, e  invece lui si prende gioco del destino attraverso sberleffi che alla fine non sono più degni di clemenza. Chiamando in causa un luogo comune, si può  tranquillamente dire che la volpe perde il pelo ma non il vizio. Beh, è proprio il suo caso.

Graziano Mesina e complici, sono stati accusati di associazione a delinquere e traffico di droga, oggi la sentenza del tribunale di Cagliari. Al di là della condanna, viene spontaneo chiedersi se un uomo che era diventato quasi un mito, amato perfino dalla gente, che lo trattava alla stregua di un Robin Hood, a questo punto della vita, non si sia dato dell’imbecille.

Se lo contendeva il mondo dell’informazione e la TV, tantissime sono le apparizioni dopo la sua scarcerazione, avvenuta in virtù della grazia concessagli dal Presidente della Reppubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il decreto di clemenza fu firmato infatti nel novembre del 2004. Ma aveva anche ottenuto nell’ottobre del 1992, la libertà condizionale, dopo 29 anni di carcere.

Raccontare le vicissitudini umane e il suo conto perennemente aperto con la giustizia, è davvero un’impresa, poiché la sua esistenza, fin da giovanissimo, è costellata di avvenimenti che lo hanno sempre tenuto tra i clamori che la ribalta del crimine gli ha concesso. Dietro le sue traversie giudiziarie vi è sempre stato qualcosa che lo ha distinto dal delinquente comune, forse sono stati  il substrato sociale dal quale proveniva, quella sua aria da “bandito buono”, e una serie di caratteristiche personali, che col tempo lo hanno reso leggendario. E non solo per le fughe rocambolesche messe in atto nei diversi istituti di pena, anche se, eludere la strettissima sorveglianza delle guardie, non era uno scherzo da sprovveduti, e tutte le precauzioni che i direttori del carcere prendevano per evitare l’ennesima pessima figura, erano ritenute a prova di Grazianeddu. Ma per lui non è mai esistito l’impossibile, fino a oltre cinquant’anni aveva l’agilità di una tigre, era scaltro e avveduto, tutte qualità che gli hanno permesso di superare gli insormontabili ostacoli che ogni evasione aveva presentato.

Riporto qualche stralcio dell’intervista che Graziano Mesina mi aveva concesso nel gennaio del 2013. Ne viene fuori l’immagine di un uomo che si è riconciliato con la vita, e se in passato si era compromesso con il crimine, allora sembrava redento totalmente. Così appariva, ma in realtà tradiva ancora, e soprattutto, come un cretino tradiva se stesso.

A Orgosolo è una mattinata gelida, il vento crea piccoli vortici di polvere in Piazza dei Caduti, e contribuisce ad abbassare la temperatura  intorno al Supramonte. Ci troviamo a circa 650 m. d’altitudine, e a metà gennaio,  da queste parti, hanno visto anche di peggio.

In un angolo di questa bella piazza, scorgo Graziano Mesina, che sorride in compagnia di  qualcuno nei pressi di un locale pubblico, questo è il luogo in cui avevamo convenuto d’incontrarci. Stretta di mano e solite frasi convenzionali, poi ci dirigiamo verso il bar, fuori per me è impossibile stare,  risiedo nella costa orientale dell’isola, dove il clima è decisamente più mite. Peccato, Orgosolo si presenta come una cartolina illustrata,  nonostante i rigori della stagione invernale,  il cielo è incredibilmente azzurro.

Si chiacchiera, e Mesina non vuole  sentire parlare di “Codice Barbaricino”, in questo senso è ‘un dissacratore’ di pubblicazioni sull’argomento, e tesi sostenute in ambienti giuridico-accademici. Egli afferma che alcuni rappresentanti della cultura isolana e non, per stigmatizzare il fenomeno del malessere che ha riguardato la Barbagia, si siano inventate letteralmente queste leggi orali, che a suo avviso non troverebbero un autentico riscontro nei fatti. Non sarebbero, a suo dire, che supposizioni, una pessima lettura della realtà. “Ogni società – sostiene – ha i suoi usi e consuetudini.  Noi, qui ad Orgosolo, non abbiamo mai seguito un Codice che ha vincolato il nostro comportamento e le relazioni tra gli individui. Ognuno ha agito e valutato individualmente e liberamente le situazioni che lo hanno riguardato, senza riferimenti morbosi a regole che in verità non sono mai state stabilite, né in passato né mai. Non prova molta simpatia verso coloro che continuano imperterriti a parlare di questo ‘fantomatico’ Codice, così egli lo definisce.

Ascolto e prendo atto, come ribattere su un aspetto così importante, quando egli ha vissuto da protagonista nella società barbaricina, ne ha assorbito gli umori e le inquietudini, ma alla sua maniera, senza sentirsi legato da vincoli stretti come pastoie. Tale sarebbe stato il Codice Barbaricino.

Graziano preferisce andare oltre la questione, che ritiene marginale, rispetto alle traversie delle sue vicende giudiziarie. Non ha certo una buona opinione degli istituti di pena nei quali si è trovato  nel corso dei suoi 40 anni di carcere.

Ha un grande rimpianto:  non avere avuto l’opportunità di studiare, egli afferma che gli è stato in definitiva vietato avvicinarsi alle biblioteche, e questo perché i libri potevano in qualche modo veicolare ‘messaggi’.. “Sei troppo intelligente – pare sostenessero i responsabili di questi istituti, quando egli inoltrava precise richieste in merito – potresti diventare più pericoloso..”

“E si stava in questa trincea – continua Mesina – giorno dopo giorno, anno dopo anno.. a riflettere con rabbia su questi diritti mancati..”

Risposte che ovviamente non potevano giustificare ai suoi occhi il rifiuto di un diritto che in fin dei conti avrebbero sublimato in positivo l’istinto verso la ribellione. “E poi” – dice – “mi parlavano di ravvedimento.. Ma come si può ricostruire la vita di un individuo se non gli si permette di migliorare, di preparare il suo futuro – quando se ne prospettasse uno fuori da quelle mura – senza offrirgli le opportunità necessarie? Studiando lo si distoglie da pensieri di devianza, dalla solitudine e disperazione, derive insidiose alle quali  il carcere vissuto senza speranza può portare.. Il rifiuto era il veleno peggiore che potessero inocularmi. E poi si stupivano delle mie evasioni..”

Racconta di avere  subito 24 anni di regime carcerario durissimo, prima in applicazione della legge 90, entrata in vigore negli anni 80’, poi sostituita, nel 92’, dalla  41bis, un intervento che doveva rappresentare la reazione dello Stato alla strage del 23 maggio, nella quale persero la vita Falcone, la moglie e la scorta.

“Io sentivo di non meritare quel trattamento, nonostante i miei errori – prosegue –  Non avevo il curriculum di chi aveva commesso stragi in complicità con organizzazioni criminali. Ho vissuto per anni nei sotterranei delle carceri, c’era soltanto da impazzire. Non si può spiegare facilmente cosa si prova in certe condizioni di vita. “

Ci sarebbe da aggiungere che oltre a tutti gli articoli della Costituzione italiana, anche l’articolo 3 della Convenzione di Ginevra proibisce “gli oltraggi alla dignità umana dei detenuti, e i trattamenti umilianti e degradanti”

A Graziano Mesina chiedo cosa ne pensa del fatto che la sua esistenza, per tanti, è diventata leggenda, anche alcuni giornalisti lo hanno definito una sorta di Robin Hood..

Egli prima sorride, poi quasi appare infastidito. “Sono esagerazioni – risponde – io per amore di verità ho amato e amo profondamente la mia Barbagia, e Orgosolo in particolare, ma non ho mai manifestato atteggiamenti tipici di questo personaggio. La mia storia è un’altra”.

Inutile introdurre domande sulla vicenda Kassam, o sul suo incontro con Feltrinelli, è tempo sprecato, centellina le risposte, sostiene di avere già detto tutto ciò che sapeva, anche se i dubbi per chi ascolta sono legittimi.

Sostiene di avere pagato abbastanza anche per colpe non commesse, e si riferisce alle armi che le forze dell’ordine trovarono nella sua casa, nell’astigiano. Si parla degli anni ’90, reato che sostiene di non avere mai commesso, ma è inutile cercare di approfondire, aggiunge soltanto che il suo intervento nel sequestro Farouk non è certo dipeso da una iniziativa personale, che è intervenuto dietro precise richieste, e che non solo ha ricevuto in cambio ingratitudine, ma anche accuse con le quali non aveva nulla a che fare.

Per quel che riguarda l’editore Feltrinelli, niente di nuovo, ha ribadito di non averlo mai incontrato, di non averne mai voluto sapere di politica, non c’erano fini di questo tipo nella sua latitanza. Era stato avvicinato da tanti noti personaggi negli anni roventi del caos, tra gli anni 60’ e 70’, servizi segreti inclusi, ma ha sempre declinato ogni responsabilità o coinvolgimento in attività eversive.

Anche quando gli si faceva notare la condizione di colonia in cui si trovava la Sardegna, con parte delle sue coste vincolate dalle servitù militari. Centinaia di migliaia di ettari in mano ai militari della Nato, compreso il bellissimo litorale nei dintorni di Teulada, decine di km chiusi da filo spinato, e tante altre aree dell’isola precluse agli abitanti e destinate ad esercitazioni militari e poligoni di tiro. Afferma  che lui  non poteva decidere il destino della Sardegna.

Nonostante sia sempre stato sensibile ai tanti disagi sofferti dall’isola, ha sempre rifiutato d’impegnarsi in prima linea. Il suo spirito indipendente e il modo d’intendere  la vita, che non prevedeva padroni di alcun genere, lo portavano a concludere che certi obiettivi per lui erano come campi minati, non aveva competenze specifiche su certe materie, e sarebbe stato solo usato per fini forse lontani dall’interesse stesso dell’isola. Nel 93’ ha pubblicato un libro autobiografico “Io, Mesina”, dove la sua esistenza è messa in luce con obiettività e chiarezza.

Graziano, quanti anni ha in realtà? Non alludo all’età anagrafica, penso abbia capito..

Forse una trentina, e pure scarsi..

Che ruolo ha svolto la donna nella società barbaricina, è convinzione comune che si tratti di comunità orientate sul matriarcato. Cosa ne pensa?

Le donne hanno sempre contato in Barbagia.

La vita a volte va osservata in prospettiva, oggi ha una visione più chiara e lucida degli eventi che hanno maggiormente caratterizzato la sua esistenza?

La vita ha sempre un po’ di nebbia intorno, ma bisogna essere sinceri per capire quale ruolo si è voluto interpretare, e comunque restano sempre dei lati in ombra, anche quando si è obiettivi.

Ogni volta che è riuscito ad evadere dal carcere, era ben consapevole che non avrebbe potuto comunque vivere da uomo libero,  e che il rischio d’essere ripreso era altissimo, come poi in realtà è sempre accaduto. Erano certo valutazioni che non sfuggivano alla sua intelligenza, allora che cosa realmente la spingeva a violare le barriere degli istituti di pena?

La voglia di vivere, io sono nato libero e non mi sono mai rassegnato a vivere senza libertà, soprattutto quando il trattamento in carcere era durissimo.

Quale dei suoi affetti personali ha influito maggiormente nel corso della sua esistenza?

Forse nessuno, ho voluto davvero tanto bene a mia madre, ma io mi sono formato da solo, nel bene e nel male, proprio per questo mio carattere indipendente, ribelle.

Chi è oggi Graziano Mesina, che cosa chiede alla vita e alla società?

Oggi Mesina è una persona tranquilla, che lavora, e chiede soltanto il rispetto della gente che gli sta  intorno.

Magari fosse stato così Graziano, purtroppo all’ombra di quelle belle parole, stavi aggiungendo pietre su pietre a quel muro d’inspiegabile ribellione che è diventato poi la definitiva condanna della tua esistenza.

 

 

 

 

 

 

 

Matera- Juve Stabia, la presentazione del match

Per il continuo del match valido per la quindicesima giornata del campionato di Lega Pro, si affronteranno al “XXI Settembre- Franco Salerno” di Matera, il Matera e la Juve Stabia. Entrambe le squadre occupano posizioni nobili della classifica con 32 punti, alle spalle del solo Lecce. La gara disputata il 27 novembre scorso fu sospesa a causa della nebbia e domani alle 14.30 si giocherà per i 53 minuti restanti. Nei primi 37′ di gara furono Iannini e Capodaglio a fissare il risultato sull’1-1 prima della sospensione. I bianco blu sono reduci da tre vittorie in una settimana con Lecce, Casertana e Monopoli e sono una delle squadre più forti del campionato potendo contare su giocatori come il portiere Bifulco, i difensori De Franco e Mattera, i centrocampisti Iannini e Armellino e gli attaccanti Negro, Strambelli e Carretta, solo per citarne alcuni. La posizione in classifica rispecchia la qualità della rosa a disposizione di Gaetano Auteri, tecnico specializzato in promozioni. Cosi come il “bue” anche le vespe sono reduci dalla vittoria interna per 1-0 contro l’Akragas e la gara in terra lucana sarà il banco di prova per capire se i gialloblu hanno superato definitivamente o meno la batosta subita allo scadere contro Caturano e compagni al Menti. Tanti i dubbi per entrambi i tecnici: Auteri dovrà fare a meno di D’Egidio, Mattera, Papini e Di Lorenzo infortunati e De Rose squalificato, in più Infantino, Bifulco e Sartore non sono al meglio. Fontana, invece, dovrà ancora fare a meno di Liviero, ormai diventato un oggetto misterioso. Nelle ultime due stagioni, Matera e Juve Stabia si sono incontrate 4 volte in campionato e una volta in Coppa Italia Lega Pro. Due stagioni fa, le vespe e il bue pareggiarono 1-1 al Menti mentre in Lucania ci fu la vittoria del Matera per 3-1. Nella stessa stagione, in Coppa Italia, gli stabiesi eliminarono al Menti i biancoblu ai rigori. Nella stagione scorsa, invece, 0-0 al XXI Settembre e 1-1 al Menti. Auteri dovrebbe confermare, in linea di massima, la formazione vista ad Andria. Fontana, invece, potrebbe cambiare qualche pedina rispetto all’impegno contro il Lecce. Ecco le probabili formazioni:

MATERA (3-4-3): Alastra, Piccinni, De Franco, Ingrosso, Casoli, Armellino, Iannini, Meola, Strambelli, Carretta, Negro.

JUVE STABIA (4-3-3): Russo, Cancellotti, Morero, Atanasov, Liotti, Izzillo, Capodaglio, Salvi, Sandomenico, Ripa, Kanoute.

Roma Milan 1-0| Szczesny para un rigore al 27′. Nainggolan al 62′ conquista il secondo posto

Roma Milan 1-0. Nel primo tempo la Roma domina, poi rigore procurato e parato da Szczesny ed è show all’Olimpico con un Milan più agguerrito. Vantaggio giallorosso nella ripresa, il Ninja batte Donnarumma e conquista il secondo posto.

Roma- Olimpico gremito per il lunedì sera del big match tra Roma MIlan, oltre 41mila spettatori presenti sugli spalti. L’imperativo per i giallorossi di Spalletti, stasera, era VINCERE. Con la Juventus in fuga a 39 punti dopo la vittoria sul Torino, la Roma era insieme al Milan a 32 punti in classifica. Spalletti centra l’obiettivo conquistando il secondo posto: questa gara rappresentava l’occasione ghiotta per staccare le inseguitrici (Napoli e Lazio a 31 punti).

Il primo tempo si conclude con un pareggio a reti bianche, nella ripresa il bolide di Nainggolan al 62′ regala la sospirata vittoria e il secondo posto in classifica.

Primo Tempo

2′ La Roma entra in campo con il piglio giusto, al 2′ botta di Dzeko respinta in angolo da Donnarumma.

10′ Possesso palla per i gialllorossi che hanno all’attivo già 2 corner.

15′ la Roma continua a spingere in area, la difesa rossonera è davvero impegnata. Fallo su Peres, punizione punizione per i giallorossi battuta dal limite

20′ Insistono gli uomini di Spalletti, annientato un timido tentativo del rossonero Lapadula dalle parti di Donnarumma. Si susseguono i falli ai danni della Roma, al 18′ ammonito PASALIC.

26′ Il Milan prova l’impennata in area gioallorossa, ottima la difesa romanista, non lascia molto spazio agli avversari che provano ora a rendersi più pereicolosi.

27′ RIGORE PER IL MILAN per un intervento di Szczesny sul Lapadula, l’attaccante milanista era ben defilato verso la porta.

PARATA DI SUPER SZCZESNY! Niang sul dischetto, Szczersny capisce tutto e si oppone al vantaggio respingendo in scivolata.

30′ Ritmi elevati, si corre da una parte all’altra, il Milan conquista più campo ed è più aggressivo.

36′ Dzeko sfiora il vantaggio ma fallisce miseramente il tentativo: in vantaggio su tutti, scatta sul filo del fuorigioco, stoppa di petto, allunga la palla verso la porta e al momento del tiro viene disturbato dall’avversario, palla fuori di poco.

38′ Gioco fermo per infortunio di Peres, costrertto pochi minuti dopo a lasciare il campo, entra EL SHARAAWY.

43′ Ci si avvia verso la fine del tempo regolamentare senza abbassare i ritmi.

3 minuti di recupero. Questa frazione di gioco si chiude sullo 0-0 senza azioni rilevanti

Secondo Tempo

55′ Nella ripresa le squadre sono più corte e stazionano di più al centro. Gran botta di Perotti che finisce alta sulla traversa

60′ Ancora Roma: prima Nainggolan fa partire un siluro, alto, poi anciora Perotti calcia di destro ma la palla finisce sull’esterno della rete, c’è aria di gol…

62′ VANTAGGIO DELLA ROMA!!! NAINGGOLAN porta in vantaggio i giallorossi. Il Ninja è marcato da Locatelli, scarta l’avversario e con un gran tiro da fuori area batte Donnarumma, riesce a trovare la giusta conclusione in rete!

Roma Milan 1-0

71′ Sostitizione per Montella: entra Luiz Adriano ed esce Lapadula. L’effetto gol stordisce i rossoneri che non roiescono più a costruire azioni periocolose.

76′ Punizione per i giallorossi dal limite dell’area,m la palla si infrange sul muro della difesa avversaria.

78′ Ammonito Paleta per un intervento falloso in scivolata su El Shaarawy.

81” Ancora Dzeko che sfiora il raddoppio, bravo Donnarumma a deviare in angolo.

83′ Ammonito Rudiger

84′ esce Pasalic, dentro Honda.

85′ Romagnoli prova a sfondare la difesa con un colpo di tacco, ma la palla non passa.

88′ La Roma continua ad insistere contro un Milan che va alla ricerca disperata del gol del pareggio

3 minuti di recupero, la gara è ancora viva.

FORMAZIONI

ROMA: Szczesny; Rudiger, Manolas, Fazio, Emerson; De Rossi, Strootman, Peres; Perotti, Nainggolan; Dzeko
A disp.: Alisson; Greco, Vermaelen, Juan Jesus, Mario Rui, Seck, Gerson, Spinozzi, Iturbe.

Allenatore: Spalletti

MILAN: Donnarumma; Abate, Paletta, Romagnoli, De Sciglio; Pasalic, Locatelli, Bertolacci; Suso, Lapadula, Niang.
A disp.: Gabriel, Plizzari, Zapata, G. Gomez, Ely, Antonelli, Vangioni, Poli, Mati Fernandez, Honda, Luiz Adriano, Sosa.
Allenatore: Montella.

Arbitro: Mazzoleni di Bergamo

Maria D’Auria e Claudia Demenica

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Gentiloni riceve la campanella da Renzi. Baci e abbracci

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Atmosfera rilassata, a Palazzo Chigi, durante il tradizionale rito della consegna della Campanella che ‘perfeziona’ simbolicamente il passaggio di consegne tra il presidente del consiglio uscente e il neo-premier. Matteo Renzi ha inoltre regalato a Paolo Gentiloni una felpa con la scritta ‘Amatrice‘ in rosso, sul petto. Tra i due c’è stato un caloroso abbraccio.

Roma, 12 dic. – Dalla freddezza di Enrico Letta, ai baci e agli abbracci con Paolo Gentiloni. La consegna della campanella tra Matteo Renzi e il suo successore avviene in un clima del tutto diverso da quando l’ex sindaco di Firenze è entrato a palazzo Chigi.

Un colloquio privato durato una decina di minuti, poi in Sala dei Galeoni la consegna della simbolica campanella, accompagnata da un altro dono che Renzi tiene a fare a Gentiloni: la felpa di Amatrice “che mi ha dato il sindaco di Amatrice”. Poi una stretta di mano vigorosa, un abbraccio, e un abbraccio anche a Claudio De Vincenti e Maria Elena Boschi per l’avvicendamento come segretario del Consiglio dei ministri. “Buon lavoro a tutti”, è la frase con cui Renzi si congeda dalle sale in cui è stato protagonista per mille giorni, prima di ricevere nel cortile di palazzo Chigi il saluto del picchetto d’onore.

LEGGI ANCHE: Paolo Gentiloni al Quirinale. Tolta la riserva: ecco la lista dei ministri

(agi/askanews)

Ass.Borriello: “Champions? Dopo Napoli-Torino inizieranno il lavori”

Ass.Borriello: “Champions? Dopo Napoli-Torino inizieranno il lavori”

Ai microfoni di Radio Marte, è intervenuto l’assessore del Comune di Napoli, Ciro Borriello, il quale ha dichiarato: “De Laurentiis ha passato la palla al Comune. La sua mi è sembrata una sollecitazione anche simpatica. Per quanto ci riguarda abbiamo annunciato già l’inizio dei lavori subito dopo Napoli-Torino. Nel nostro progetto auguravamo agli azzurri il passaggio agli ottavi di finale di Champions per poter dare visibilità a luoghi come gli spogliatoi e la tribuna stampa. Il cronoprogramma prevede una durata di 90 giorni, ma potrebbero esserci aggiornamenti in corso d’opera. Il presidente può intervenire quanto vuole, i suoi consigli saranno sempre ben accetti. C’è da dire che negli anni De Laurentiis si è sempre fermato al primo ostacolo. Visto che potrà risparmiare 25 milioni di euro sullo stadio, potrà comprare un nuovo calciatore per rinforzare la squadra. Il Comune si è esposto a non poche critiche e si è indebitato per la questione San Paolo”

Koulibaly, l’agente: “Sosta anticipata per Kalidou. Coppa d’Africa? Ecco cosa succederà…”

Koulibaly, l’agente: “Sosta anticipata per Kalidou. Coppa d’Africa? Ecco cosa succederà…”

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Italia, è intervenuto l’agente di Koulibaly, Bruno Satin, il quale ha dichiarato: : “Con l’infortunio di ieri, è già sosta per Koulibaly che poi partirà per la coppa d’Africa. Dovrà essere a disposizione 14 giorni prima dell’inizio della competizione per cui dal 1 gennaio e il suo ritorno dipenderà da come andrà il Senegal e pure se arrivasse fino alla fine, ce la farà a tornare per la Champions. Kalidou è un giocatore importante, nel Napoli è cresciuto molto anche dal punto di vista mentale e psicologico, ora è molto forte ed è un pezzo importante di questa squadra, ma ha ancora grandi margini di miglioramento. Fa abbastanza paura con la sua potenza fisica e certi avversari contro di lui preferiscono dare la palla indietro e non provare il dribbling. Negli ultimi mesi è mancato il numero 9 dopo l’infortunio di Milik, ma la squadra sta giocando molto bene e la qualità è rimasta alta. Purtroppo però sono stati persi punti perché mancava chi concretizzasse, ma il calcio è strano e potrebbe anche sbloccarsi Gabbiadini. Non so se a gennaio resterà, è tutta una questione di fiducia, ma è importante non forzare il ritorno di Milik”. 

ADL al sito azzurro: “Col Real sfida dal grande fascino, farà la storia”

ADL al sito azzurro: “Col Real sfida dal grande fascino, farà la storia”

Agli ottavi il Napoli incontrerà il Real Madrid in una sfida dal grande fascino. Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ai microfoni del sito ufficiale, ha dichiarato: “Sarà una sfida bella e di grande fascino. Il Real Madrid e` detentrice del titolo, ha grandissimi campioni e fuoriclasse assoluti. Noi dal canto nostro abbiamo la forza di squadra e vogliamo dimostrare il nostro valore, esprimendo il gioco brillante che, grazie a Sarri, stiamo proponendo in Italia ed in Europa. E` un match che in ogni caso farà la storia del calcio napoletano. Siamo da anni stabilmente in Europa, con tanto orgoglio e passione. Questa partita rappresenterà una ulteriore esperienza per crescere e maturare in campo internazionale”

Paolo Gentiloni al Quirinale. Tolta la riserva: ecco la lista dei ministri.

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Tempi brevi aveva promesso il premier incaricato Paolo Gentiloni. E tempi brevi sono stati davvero. La fiducia del Parlamento entro mercoledì sera. La sorpresa dell’ultima ora riguarda l’esclusione dei pezzi da novanta del ‘Giglio magico’: Luca Lotti e Maria Elena Boschi. 

Gentiloni accetta l’incarico, nasce il nuovo governo Alfano agli Esteri, Minniti all’Interno. Boschi sottosegretario

Paolo Gentiloni ha accettato l’incarico di formare un nuovo governo. Il presidente del consiglio incaricato ha illustrato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella la lista dei ministri. Alle 20 è atteso il giuramento.

Ecco la lista del nuovo governo Gentiloni

Governo Gentiloni - Combi

Ministri con portafoglio:

Esteri – Angelino Alfano
Interno – Marco Minniti
Giustizia – Andrea Orlando
Economia – Pier Carlo Padoan
Sviluppo Economico – Carlo Calenda
Agricoltura – Maurizio Martina
Ambiente – Gian Luigi Galletti
Lavoro – Giuliano Poletti
Scuola – Valeria Fedeli
Turismo – Dario Franceschini
Trasporti – Graziano Delrio
Salute – Beatrice Lorenzin
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – Maria Elena Boschi

Ministri senza portafoglio:

Rapporti con il Parlamento – Anna Finocchiaro
Semplificazione e P.A. – Marianna Madia
Affari regionali – Enrico Costa
Coesione territoriale e mezzogiorno – Claudio De Vincenti
Sport – Luca Lotti

vivicentro.it/politica
vivicentro/Gentiloni al Quirinale con la lista dei ministri. La fiducia del Parlamento entro mercoledì sera
lastampa/Gentiloni accetta l’incarico, nasce il nuovo governo Alfano agli Esteri, Minniti all’Interno. Boschi sottosegretario

A New York City Marathon sventola il Tricolore

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Alla Maratona di New York City hanno partecipato oltre 50mila atleti, tra loro Maurizio Cudicio, l’italiano che correva con il Tricolore 

Roma- Lo scorso 6 novembre si è disputata la storica Maratona di New York alla quale hanno partecipato oltre 50 mila atleti, tra professionisti e non, provenienti da ogni parte del mondo. Tra i partecipanti c’erano anche molti italiani e, tra i tanti, a rappresentare la nostra bandiera in terra americana per la New York City Marathon, c’era Maurizio Cudicio, ex poliziotto ed atleta triestino che, giunto al traguardo, ha sventolato con orgoglio il Tricolore.

Maurizio coltiva la passione per le maratone dall’età di 6/7 anni, da quando grazie a suo padre iniziò a partecipare alle gare di 3/5 km con lo storico “GRUPPO SPORTIVO SAN GIACOMO” nato nel 1945, di cui fa ancora parte. Da allora non si è più fermato: ha partecipato al Trofeo Trieste, al Trofeo Gorizia e a tantissime altre gare in varie città del Nord Italia: “Dopo aver percorso centinaia di chilometri, alla veneranda età di circa 40 anni la società mi iscrisse ad una gara in pista– ci racconta l’ex poliziotto. – Era il 2004 e con mio grande stupore mi accorsi di essere veloce nel breve”.

Ha infatti vinto numerose volte i campionati provinciali e regionali nei 200 e 400 metri e nel 2005 è giunto in semifinale ai campionati Italiani. Quest’anno, nel 2016, realizza il sogno di partecipare alla Maratona di New York. “Credo che chiunque corra maratone o mezze maratone abbia il sogno della GRANDE MELA. La Maratona di New York è stata un’esperienza unica e indimenticabile, la sognavo da sempre, è stata la mia quinta e ultima maratona perché il sacrificio fisico e psicologico è davvero tanto. Come si dice? Volevo chiudere in bellezza!”.

Perché hai deciso di partecipare proprio quest’anno?

“Perché per me era l’ultimo anno disponibile: il peso dell’età inizia a farsi sentire. Quest’anno ho corso tanti chilometri ma mi sono accorto che il mio allenamento è stato insufficiente per poter tentare un tempo da record personale”.

Ti abbiamo visto arrivare al traguardo sventolando il Tricolore e ci hai regalato un’emozione indescrivibile. Cosa hai provato in quel momento?

“Cosa ho provato? Impossibile descriverlo! Correre per tutta NY sventolando il tricolore e con il cappello in testa con scritto ITALIA, non ha prezzo. 42 km di adrenalina pura, con ali di folla che dopo aver visto la bandiera gridavano ‘Italia Italia!’… tutto questo è appassionate, unico e irripetibile, emozione senza fine. Posso dire con estrema sincerità che è stata una delle giornate più belle della mia vita. La bandiera- prosegue Maurizio–  era già da tempo pronta, stirata e pulita, ed è stata la prima cosa che ho messo in valigia”.

Cosa rappresenta per te questo sport?

La corsa per me è Amore allo stato puro, mi ha dato modo di conoscere migliaia di persone e fare tantissime amicizie e non serve saper parlare altre lingue perché quando corri si comunica in tanti altri modi. Gesti con le mani,  con gli occhi e tante veramente tante pacche sulle spalle… e ti accorgi che al mondo NON sei mai solo quando corri. Ho conosciuto molti Italiani e Americani e proprio negli ultimi km della gara li ho percorsi con un ragazzo di Bologna che mi ha aiutato ad arrivare fino in fondo, non mi ricordo il nome perché con la testa ero ko, ma lo ricorderò sempre con il cuore perché è stata una persona meravigliosa”.

Che consigli puoi dare a chi pensa di iscriversi per il prossimo anno?

Consiglio di rivolgersi, come ho fatto io con il mio gruppo di atleti, ad un’agenzia che si occupa esclusivamente dell’organizzazione degli atleti Italiani, così è più semplice iscriversi e partecipare.

Per quanto riguarda la preparazione, quella è soggettiva, in ogni caso bisogna sempre allenarsi almeno un po’ prima di gettarsi nella mischia: ho visto troppa gente a terra e questa gara non è una vera e propria gara ma un evento al quale tantissimi vorrebbero partecipare solo per poter dire ‘IO C’ERO’, ma poi si devono fare i conti con gli oltre 42 km, il freddo che alla fine della gara era davvero pesante e infine la preparazione psicologica che sembra di poco conto, ma per chi non è abituato a simili distanze è davvero dura”.

Un pensiero finale….

Come ho già detto, questa è stata la mia ultima maratona e descrivendo le emozioni che ho provato, mi vengono le lacrime di gioia per averla finita con il tricolore al petto. Ora mi dedico a gare non superiori alle mezze maratone, i 21 km per intenderci, e lo farò come sempre con gioia e solo per puro divertimento, perché senza di esso questo sport non riuscirei proprio a farlo.

Ci tengo infine a ringraziare la Società ASD GRUPPO SPORTIVO SAN GIACOMO che mi ha dato la possibilità di partecipare alla maratona e ringrazio i soci che con  me hanno condiviso questa grande emozione indimenticabile percorrendo questi 42 km meravigliosi: CIMADOR LUISA, CENTOMO ERIKA, BORTOLOTTI UMBERTO, SEMOLICH ANTONELLA e WINTER PAOLO”.

Maria D’Auriacopyright-vivicentro

Matera vs Juve Stabia, Auteri sperava nel buon senso da parte di Gravina

Matera vs Juve Stabia le parole di Mister Auteri

Nella conferenza stampa che precede la gara, che è la continuazione della gara sospesa per nebbia il 27 novembre, il tecnico Auteri pone l’accento sulla decisione “assurda”, secondo il suo parere, di inserire questo recupero in un calendario già fitto di impegni.

Matera vs Juve Stabia è la partita della speranza per le due compagini che sono appaiate a 35 punti in classifica a -3 dal Lecce. Un’eventuale vittoria permetterebbe all’una o all’altra di conquistare la vette anche se in condominio con la squadra allenata da Padalino.

Queste solo le sue parole rilasciate ai colleghi presenti in sala stampa e riportate da Roberto Chito di TuttoMatera.com:

“Speravo che con il nuovo corso della Lega Pro, ci fosse stato un po’ più di buon senso da parte del presidente Gravina. Si parla sempre di regolamenti che devono essere applicati, ma questo non succede per tutti. Andiamo a vedere altri casi e vediamo se è stato rispettato il regolamento”. Messaggio chiaro, quello di Gaetano Auteri in conferenza stampa pre Juve Stabia. Ma non poteva essere altrimenti visto che già da una settimana il tecnico siciliano contestava questo recupero.

Il tecnico biancoazzurro, poi, rincara la dose e continua: “Le uniche ad avere svantaggio siamo noi e la Juve Stabia. Proveniamo da una serie di partite in cui abbiamo giocato praticamente sempre fra campionato e Coppa Italia. In questo modo, i ragazzi rischiano davvero di farsi male. La partita la giocheremo, e la giocheremo come sempre per vincere, ma poteva essere anche fissata in un’altra data. In questo mese le partite sono troppo ravvicinate, e metterci pure questa è stata davvero crudele. Contesto questa decisione che è stata presa senza buon senso. Accettiamo tutto, compreso il regolamento e questa rabbia che abbiamo in questo momento, cercheremo di trasformala in energia positiva. Purtroppo non possiamo neanche definirla una partita, perché si tratta di un match anomalo. Ma da questo punto di vista, la preparazione non cambia. Si andrà in campo per poter fare il massimo come siamo abituati a fare. Si parte da un risultato di parità. Uno a uno o zero a zero cambia poco. I minuti saranno meno rispetto al solito, per questo è importante commettere meno errori. In questo momento non ha senso nemmeno pensare alla sfida dell’andata, visto che si gioca in un contesto e in una situazione diversa”.

Lo scorso 27 novembre c’era un XXI Settembre quasi completamente tutto esaurito. E domani, in un orario non proprio ottimale in un giorno feriale, cosa aspettarsi? Auteri non ha dubbi: “Questa è una squadra che merita seguito proprio per il tipo di calcio che esprime. Al di là dei risultati, abbiamo sempre sfornato un ottimo calcio, lasciando per strada anche qualche punto. Ma quelli che abbiamo in classifica non li abbiamo conquistati con fortuna, ma con merito. Noi vogliamo il confronto sul campo con le altre squadre. Si parla sempre di favoriti, ma lasciano il tempo che trovano. È in campo che si decidono i campionati e noi questa sfida l’abbiamo lanciata a tutti. Non ci piace sentirci inferiori, ce la vogliamo giocare. Certo, dobbiamo anche migliorare su alcuni aspetti, come giusto che sia. Però giochiamo da squadra, abbiamo un collettivo che finora ha sempre sfornato ottime prove”.

La situazione infortunati è sempre la stessa, e su questo, Auteri, conclude, dicendo: “Purtroppo, con tutte queste partite ravvicinate non c’è tempo per poter lavorare, figuriamoci per poter recuperare i giocatori infortunati. Anche per domani Infantino, Sartore e Di Lorenzo non potranno scendere in campo. Purtroppo ci manca il tempo. Questa poteva essere una settimana per rifiatare, ma la Lega Pro ha preso una decisione senza senso”.