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Marra può inguaiare Raggi

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Per la prima volta dopo l’arresto, oggi i pm sentono Raffaele Marra. L’ex capo del personale del Campidoglio ha già detto che “risponderà a qualche domanda”. Le sue parole potrebbero inguaiare la sindaca Virginia Raggi che continua a essere assediata e in privato confida: “Per ogni atto rischio la galera”. Sulla nomina del vicesindaco intanto è tregua con Grillo: scelto l’assessore Bergamo.

Roma, oggi i pm sentono Marra. Se parla può inguaiare Raggi

Inquirenti anche da Scarpellini per setacciare la rete dell’immobiliarista

ROMA –  Occhi puntati sul carcere di Regina Coeli. I magistrati romani oggi interrogano Raffaele Marra, il Rasputin de’ Noantri, l’uomo che si definiva «lo spermatozoo che ha fecondato l’uovo dei 5 Stelle». Marra è stato scaricato dalla sindaca Virginia Raggi e dalla sua cella fa sapere che risponderà «ad alcune domande». Considerando la fama di uomo vendicativo, qualcuno deve tremare. Una sola parola di Marra potrebbe inguaiare definitivamente Raggi, già oggetto di un esposto di Fratelli d’Italia.

Il nuovo anno potrebbe essere molto doloroso per la prima cittadina di Roma. Marra è a conoscenza di tutti i segreti del Campidoglio. L’ex capo di gabinetto, Carla Romana Raineri, ne parlava così in un esposto di fine settembre: «Aveva la qualifica di vicecapo di gabinetto e nei 45 giorni di mia permanenza non ho mai avuto il piacere di condividere con lui alcuna decisione. Riferiva direttamente alla sindaca». Quella volta che la Raineri provò a far cacciare Marra, «la Raggi rimase più che contrariata. Ricordo ancora il suo sguardo pieno di odio». Ecco, questi è Marra. Secondo l’ex capo dell’Avvocatura comunale, Rodolfo Murra, a proposito dei grillini diceva spesso: «So tutto di loro, prima o poi parlerò. E se parlo, non so che cosa succede».

Guai però a sottovalutare anche il secondo interrogatorio di giornata, quello all’immobiliarista Sergio Scarpellini, sodale di Marra. Un imprenditore dalle mille relazioni. Le informative dei carabinieri che lo riguardano sono zeppe di omissis, segno che la procura ha imboccato un filone che porterà molte sorprese. Per il momento sono segreti i nomi di tanti suoi interlocutori. Ed è da capire il ruolo di quel malavitoso, già membro della Banda della Magliana, Manlio Vitale, che a cadenza settimanale si metteva la cravatta e raggiungeva il suo studio. Prima di salire, gli faceva uno squillo da una cabina in strada e poi, quando andava via, si portava 5000 euro nella borsa. S’ipotizza un’estorsione. Ma qualcuno vorrebbe capire meglio perché Vitale contattasse tanti parlamentari.

Scarpellini è un altro che se decidesse di parlare potrebbe rovinare molte carriere. Intratteneva feconde relazioni sia con la sinistra, sia con la destra. Il 29 aprile 2016 trilla il telefono e c’è all’altro capo il chirurgo estetico Giancarlo Spallone, figlio del famoso Mario, che fu il medico di Togliatti. Giancarlo Spallone, che fu coinvolto in una inchiesta sugli aborti clandestini a Villa Gina, gli chiede un appuntamento, ma è totalmente evasivo sull’affare. «Non se ne esclude la natura illecita», commentano i carabinieri. Il giorno dopo, al telefono ci sono invece il segretario amministrativo di Fratelli d’Italia, l’ex parlamentare Marco Marsilio, e Antonio Paone, direttore della Asl Roma-B. Si parla di un palazzo di 11 piani sulla Cristoforo Colombo, in largo Loria, che appartiene all’istituto di previdenza dei giornalisti. Nel 2006 l’Inpgi lo affittò a Scarpellini per 2,1 milioni di euro, e quello subito dopo lo subaffittò al Campidoglio a 9,5 milioni di euro. La pacchia è andata avanti per sette anni, fino al 2013. Ora l’immobile è sfitto. Paone dice dei colleghi della Asl Roma 2: «Stanno cercando una sede». Scarpellini intuisce il business e s’infervora: «E diamogli questa… Facciamoci un incontro… Dai, muoviti… Dai, dai…». Paone: «Io l’ho vista». Scarpellini: «È perfetta… Vediamo come ci possiamo muovere… Io quella l’ho rigirata all’Inpgi, però posso fare qualche cosa».

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lastampa/Roma, oggi i pm sentono Marra. Se parla può inguaiare Raggi FRANCESCO GRIGNETTI

Mertens: “Bello il paragone con Diego, ma basta una gara per dimenticare tutto”

Le sue parole

Dries Mertens, attaccante del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Vtm Nieuws: “E’ molto bello sentirsi paragonati a Maradona, ma devo lavorare di più. Se gioco male la prossima partita, ci si potrebbe dimenticare di quanto ho fatto.

Rinnovo? Vero, non ho ancora firmato, ma non è la cosa più importante per me.

Aggiungere qualche altro zero al mio ingaggio dopo le ultime prestazioni? Perchè no

Novellino: “Tra Mertens e Lavezzi, dico il belga: ha una caratteristica in più dell’argentino”

Novellino: “Tra Mertens e Lavezzi, dico il belga: ha una caratteristica in più dell’argentino”

Ciro Novellino, caporedattore di ViviCentro.it, è intervenuto a “Fuori Gara”, trasmissione radiofonica dedicata al Calcio Napoli, in onda dal lunedì al venerdì, dalle 14.00 alle 16.00, condotta da Michele Sibilla e Fabio Tarantino: “Mertens voleva segnare sul quarto gol, quando salta l’avversario pensa subito di calciare in porta. La rete è bellissima, straordinaria, il belga è tornato ad essere quello di qualche tempo fa, forse anche superiore, è ormai un calciatore imprescindibile. Tra Mertens e Lavezzi dico che il belga è più forte perché sotto porta è più cinico. L’argentino ha infiammato lo stadio San Paolo ma non era letale come Mertens a tu per tu col portiere. Peccato per la sosta, a Firenze bisogna assolutamente vincere perché ormai il Napoli s’è ripreso. La rosa è più forte rispetto a quella della Roma, che resta squadra inferiore agli azzurri. Il Napoli è terzo solo perché ha perso alcuni punti preziosi. Nonostante la bravura di Mertens la prima punta da acquistare a gennaio è ancora necessaria. Gabbiadini? Lo stimo tantissimo, in Italia è un talento indiscusso, ma purtroppo non è ben visto da Sarri che ha fatto altre scelte. Peccato, avrei voluto vederlo esterno, ovvero nel suo ruolo. Pavoletti? Ho parlato coi suoi ex compagni alla Juve Stabia, mi hanno detto che soffre la concorrenza ma mi auguro che a Napoli non accada, anche perché, non dimentichiamolo, Milik resta il titolare”.

La jihad torna a colpire e le minacce non se ne andranno presto

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Una guerra a tutto campo che i terroristi islamici conducono su più fronti: l’Europa, la Russia, gli Stati Uniti e i fedeli sciiti.

Come scrive Stefano Stefanini “la Jihad rilancia la sua sfida e le minacce non se ne andranno presto”.

Così la jihad rilancia la sua sfida

Il 2016 agli sgoccioli ci ha riservato un altro violento colpo di coda terrorista. L’attentato di Berlino rievoca tragicamente quello di Nizza, nel modus operandi e nella falcidie di civili in una serata di festa. L’imitazione fa scuola: non servono armi sofisticate, basta un camion. Ancor meglio un autotreno. Non si possono bandire dalla circolazione né dalle città. Ecco il dilemma di sicurezza in cui ci dibattiamo.

L’attacco ai mercati natalizi della capitale tedesca riporta in primo piano il rischio di un’Europa alle prese con un’offensiva contro la quale la difesa assoluta non è possibile. Al vertice europeo i leader non hanno fatto il punto sulla minaccia terroristica. Pensavano che il problema si fosse allontanato. Forse stamattina si pentono di non averci dedicato più attenzione. La minaccia non se ne andrà presto.

L’agghiacciante attentato di ieri ad Ankara è una barbara vendetta contro la Russia. Con l’intervento in Siria, Mosca è diventata protagonista in Medio Oriente. Ha riportato successi militari. Si è rafforzata politicamente. Si è esposta. Il suo ambasciatore in Turchia, Andrei Karlov, ne ha pagato il prezzo con la vita. Era un professionista che rappresentava il suo Paese: quindi un bersaglio. La diplomazia è un mestiere pericoloso.

Quattro anni fa la tragica sorte era toccata all’americano Christopher Stevens, a Bengasi. Questo attentato è stato più chirurgico. Una sola vittima, abbattuta gelidamente, e un messaggio, rimbalzato sugli schermi televisivi di tutto il mondo. L’attentatore prima ha sparato, poi ha avuto il tempo di fare le dichiarazioni programmatiche: «Allah Akbar – non dimenticate Aleppo, non dimenticate la Siria».

Ad Ankara sembra fosse un ex-poliziotto. Questo non basta a spiegare come abbia fatto ad arrivare, con una pistola in tasca, a due passi dall’ambasciatore russo in una cerimonia ufficiale. Ha agito da solo o faceva parte di una cellula organizzata e collegata con le formazioni ribelli in Siria, in particolare con Al-Nusra, e/o Isis?

La Turchia si desta con un problema di sicurezza. E’ impossibile proteggere tutti da tutto (questo vale a maggior ragione per l’attentato in Germania), ma lascia perplessi l’apparente facilità con cui l’attentatore è arrivato al bersaglio. Inizierà la ricerca delle responsabilità. Le massicce purghe dopo il fallito colpo di Stato in luglio potrebbero aver anche indebolito le strutture dello Stato, compresi servizi e intelligence.

La Russia si desta col problema politico della sovraesposizione in Medio Oriente. Le posizioni di Mosca nel Mediterraneo non sono mai state così forti, neppure all’apogeo dell’Urss. Resta da vedere quanto sostenibili, ma intanto tengono alto il profilo – e i rischi.

Il legame a filo doppio con Damasco assicura in permanenza le basi militari di Latakia e Tartus (un porto in acque calde, vecchio sogno zarista). L’Iran è un alleato, almeno per ora. I rapporti con Netanyahu sono buoni (Israele ha comunque un milione d’immigrati russi). Mosca getta ponti all’Egitto di Al Sisi, si riaffaccia in Libia, allaccia un dialogo petrolifero e politico con l’Arabia Saudita e con i Paesi del Golfo. Il tassello centrale è la paziente ricucitura con la Turchia. Non saranno pallottole che hanno abbattuto Sergei Karlov a deragliarla.

Il gioco è acrobatico, ma la geometria euclidea non si applica al Medio Oriente. La Russia si è assicurata il posto al tavolo con l’argomento più rispettato nella regione: la forza. Il 27 dicembre, a Mosca, i rappresentanti di Russia, Iran e Turchia si riuniranno per discutere del futuro della Siria. Assente, non invitato, l’Occidente. Tra festività natalizie, transizione americana e latitanza europea sulla Siria, non poteva esserci momento migliore per tenerlo in disparte. Quando Washington rientrerà in partita, sarà la Washington di Donald Trump. Putin e Erdogan pensano che con lui sarà più facile trattare che non con Obama. Sanno che gli europei avranno altro cui pensare. La tragedia di ieri notte a Berlino li spingerà ancora di più su questa strada.

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lastampa/Così la jihad rilancia la sua sfida STEFANO STEFANINI

Zaccheroni: “In questo momento il Napoli deve credere di poter vincere lo scudetto”

Le sue parole

Alberto Zaccheroni, ex allenatore del Milan, ha parlato a Il Mattino: “Il Napoli gioca il più bel calcio ma la Juve vincerà un altro scudetto? La Juve non ha già vinto perché è presa dalla Champions e per questo motivo in campionato è molto concreta. Le altre, a cominciare dal Napoli, dovranno farsi trovare pronte proprio perché la Juventus non sta facendo sfracelli. Sicuramente in questo momento il Napoli deve credere di poter vincere lo scudetto“.

De Magistris: “San Paolo? Ci auguriamo piena cooperazione con De Laurentiis”

De Magistris: “San Paolo? Ci auguriamo piena cooperazione con De Laurentiis”

Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha rilasciato alcune dichiarazioni riportate dal Corriere del Mezzogiorno: “Dopo tanto parlare oggi sono cominciati i lavori allo stadio San Paolo e ci auguriamo che ci possa essere piena cooperazione con la Società Calcio Napoli. Oggi si dovrebbe registrare un passo in avanti per lavorare insieme. Ritengo che ci siano tutte le condizioni per lavorare bene e non vedo alcun motivo per non andare d’accordo“. Nella giornata di oggi ci sarà un incontro a Roma tra l’assessore allo Sport Ciro Borriello, il capo di gabinetto del Comune Attilio Auricchio, ed il presidente della SSC Napoli Aurelio De Laurentiis.

“Voglio restare a Napoli”, Mertens rinnova: le cifre

“Voglio restare a Napoli”, Mertens rinnova: le cifre

L’attaccante belga del Napoli Dries Mertens, dieci gol in campionato, ha dichiarato recentemente: “Voglio restare a Napoli, per il rinnovo non c’è fretta”. Secondo il Corriere del Mezzogiorno, nel gennaio del 2017 arriverà il nuovo accordo che legherà l’ex PSV Eindhoven al Napoli: i dettagli parlano di una durata del contratto fino al 2021 con ingaggio raddoppiato (attualmente Mertens guadagna 1,2 milioni di euro, e l’accordo scadrebbe nel 2018). Non è da escludere anche una clausola rescissoria da oltre 50 milioni di euro.

A gennaio, ecco Pavoletti: l’ha richiesto Sarri

Colpo invernale per il Napoli

La Gazzetta dello Sport scrive: “A gennaio arriverà Pavoletti e Sarri avrà a disposizione nuove soluzioni, perché l’unica alternativa in attacco resta Gabbiadini che, peraltro, verrà ceduto. Con il genoano, l’allenatore potrà riportare Mertens nel suo ruolo di esterno sinistro e avere un centravanti di peso al centro del tridente in attesa che Milik recuperi del tutto dall’intervento al ginocchio. Tra campionato, Champions e Coppa Italia gli impegni saranno molteplici dopo la pausa natalizia. E nuovi gol (a tal proposito, ieri visite a Castelvolturno per il classe ‘98 brasiliano Leandrinho) potrebbero soltanto arricchire il progetto napoletano. Ma da ieri si è aperta una nuova discussione in proposito. E’ opinione comune, infatti, che Aurelio De Laurentiis potrebbe anche risparmiarli i 18 milioni da versare al collega Preziosi e che Sarri potrà continuare a gestire l’emergenza (!) in attacco, continuando a schierare il nazionale belga al centro del tridente. Un’ipotesi remota, comunque, quella di rinunciare a Pavoletti, perché il giocatore è stato richiesto espressamente dall’allenatore che ha ancora una mezza stagione, Champions League compresa, da gestire”.

L’Angolo di Samuelmania – Col Torino che show di Mertens!

L’Angolo di Samuelmania – Col Torino che show di Mertens!

Napoli-Torino 5-3, grandissima partita per gli azzurri con uno strepitoso Mertens che mette ko la difesa del Toro con un poker e un grandissimo euro goal che chiude la partita. Complimenti a tutta la squadra che ha giocato un grande calcio, peccando solo un po’ in difesa cosa che ha portato gli avversari a mettere a segno 3 gol. Un bellissimo gioco, un grande Napoli che sta tornando ad essere grande. Adesso Firenze, speriamo in un bel regalo di Natale: andiamo a conquistare questi 3 punti!

a cura di Samuele Esposito

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Under 17, le Vespette Casella, Fibiano e Ceparano in Nazionale: non una presenza ma una conferma!

Under 17, le Vespette Casella, Fibiano e Ceparano in Nazionale: non una presenza ma una conferma!

Non è una sola presenza, ma è una conferma: tornano nella Nazionale di categoria gli Under 17 della Juve Stabia Giuseppe Casella, Domenico Ceparano e Michael Fibiano. Il settore giovanile della Juve Stabia fa sapere che: “Le tre Vespette saranno a Coverciano per lo stage che si terrà nei giorni 21-22 dicembre per confermare l’ottimo livello di preparazione e l’ottima impressione fatta ai vertici nazionali. Casella e Fibiano avevano preso parte anche allo stage tenutosi pochi giorni fa mentre per Ceparano è un ritorno”. Conferme a livello nazionale per il settore giovanile della Juve Stabia.

a cura di Ciro Novellino

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ESCLUSIVA – Clemente Filippi: “Occhio al Catania, servirà la migliore Juve Stabia per chiudere l’anno in bellezza”

In esclusiva le dichiarazioni di Clemente Filippi

Nel corso della trasmissione di ViViRadioWeb, Il Pungiglione Stabiese, abbiamo ascoltato in esclusiva il Direttore Generale della Juve Stabia Clemente Filippi con il quale abbiamo fatto un punto sul girone d’andata e delle aspettative per quello di ritorno.

Direttore facciamo un bilancio del girone d’andata; la Juve Stabia a 37 punti batte il record di Pancaro, un dato statistico, a dimostrazione che il campionato fin qui è stato di un certo livello, considerando che le attuali capoliste distano a due punti: Si, certamente i numeri parlano chiaro. Un risultato non dico insperato, ma sicuramente importante, quando si inizia un campionato si cerca sempre di far bene, come del resto in tutte le cose quando si lavora con serenità e con la coscienza pulita. Quindi arrivare a 37 punti sicuramente è un bel traguardo, che di fatto andrà migliorato con il lavoro quotidiano, pur sapendo che sarà difficile andare oltre.

Giovedì sera al Menti arriverà il Catania, ancora una volta sono pochi i giorni per preparare la gara. La Juve Stabia è un pò stanca, come normale che sia, dopo le fatiche dell’intero girone d’andata e di questo tour de force delle ultime giornate. Sportivamente parlando, adesso bisognerà vendicare la sconfitta dell’andata, che di fatto gettò nello sconforto parte della tifoseria stabiese, in quell’occasione fu davvero bravo il Presidente Manniello a predicare calma. Per adesso, al termine del girone d’andata, possiamo dire che il Presidente ha avuto ragione: Si, anche se non vorrei parlare di vendetta perché nel calcio non ha senso, considerando che si tratta di una gara disputata ad Agosto. Sicuramente la Juve Stabia giocherà per vincere e per mettere in cassaforte altri tre punti che possono servire per arrivare più in alto in classifica. Non sarà una gara facile perché si gioca in un periodo in cui c’è un logorio mentale dovuto agli impegni ravvicinati. Abbiamo disputato tre trasferte in quattordici giorni, e quindi anche questo è un fattore da non sottovalutare. Poi ha inciso anche il recupero della gara contro il Matera, è stata una gara intensa che comunque è durata circa 60 minuti. È ovvio che in ogni stagione vi è un periodo di brillantezza minore, e adesso fortunatamente pur mancando di quella brillantezza iniziale, abbiamo comunque racimolato dei punti. Non era facile vincere contro l’Akragas, così come abbiamo ottenuto un buon punto a Matera che attualmente comanda in classifica; quindi penso che sia stato positivo aver mantenuto un equilibrio in termini di risultati.

Direttore, in un recente intervento, il Direttore Logiudice si lamentava delle pessime condizioni del terreno di gioco, ci sono aggiornamenti in merito l’inizio dei lavori: Il terreno di gioco può influire indubbiamente sui vari infortuni, però vediamo anche in serie A ci sono società che hanno 10-12 infortuni. Quindi credo che non sia un problema legato al terreno di gioco, ma bensì perché ci sono dei ritmi elevati nel calcio moderno che porta anche ad avere infortuni a ripetizione. Facendo i dovuti scongiuri, siamo fortunati sotto questo punto di vista, perchè tranne Liviero, operato al menisco con annessi problemi di infiammazione, penso che altri tipi di problemi non siano dettati solo ed esclusivamente al campo, ma a tanti fattori che riguardano gare ravvicinate e tempi di recupero con l’impossibilità ad allenarsi con continuità. Ed infatti proprio in questo mese dove si è giocato ogni tre giorni, l’allenamento è stato relativo, sono saltati i vari schemi di doppia seduta ed esercizi vari.

Riguardo il mercato, sempre parlando con Logiudice, ai nostri microfoni disse che la Juve Stabia sarebbe stata poco operativa, in quanto adesso è difficile inserire nuovi calciatori negli schemi di Fontana. In virtù della rescissione di Amenta e in generale dei vari infortuni, ci saranno movimenti in entrata e in uscita nel mercato di riparazione? Innanzitutto bisogna completare l’anno solare 2016 e disputare le restanti ultime gare che sono difficilissime e nascondono delle insidie. Poi in seguito vedremo il da farsi, la società ha già le idee chiare su come intervenire. Ovviamente la risoluzione di Amenta ha liberato un posto che numericamente andrà colmato. Il calciatore purtroppo non è riuscito a dare quel contributo che noi tutti ci aspettavamo, e poi cercheremo di migliorare dove è possibile la rosa. Di certo sarà difficile migliorare un organico che fin qui ha totalizzato 37 punti, però chi è preposto a fare ciò, sta lavorando in tal senso. Il Presidente, Logiudice e Polito stanno lavorando per portare gli uomini adatti per migliorare e alzare il tasso tecnico di questa rosa.

In questo girone d’andata, c’è il rammarico per una partita in particolare, laddove magari se fosse andata diversamente il campionato sarebbe stato ancora più eccezionale: Indubbiamente è la partita contro il Lecce. Ancora oggi se rivediamo la gara e ci fermiamo al 65’ minuto di gioco possiamo dire tranquillamente che non ci fu partita, poi dopo è successo l’imponderabile, ma credo che questo sia servito da lezione a tutti e ricordare che comunque le gare durano 90 minuti e non bisogna mai abbassare il livello di attenzione. Certamente avere 37 punti significa che abbiamo quasi sempre ottenuto il massimo. Per come recita la classifica, il rammarico mi viene ricordando la sconfitta di Reggio Calabria, risultato finale che ha lasciato l’amaro in bocca. Il primo tempo di Reggio è stato sicuramente il più bello di tutto il girone, penso che alla fine i punti che abbiamo sono quelli che abbiamo meritato sul campo. Nel girone di ritorno, magari ci sarà la possibilità di recuperare.

Classifica alla mano recita Catania a quota 27 (33 senza punti di penalizzazione), squadra che ha quasi gli punti della Juve Stabia. Cosa si aspetta da questa gara? Penso che il Catania, per organico, sia tra le più forti compagini del torneo. Senza penalizzazione avrebbe lottato per il vertice, adesso ha dodici punti di distacco dalla prima, potrebbe sembrare tagliata fuori dai giochi, però nel calcio nulla è dato per scontato. Ha una rosa importante, in casa non perde un colpo, ad eccezione delle sconfitta contro l’Akragas. Servirà la migliore Juve Stabia per cercare di ottenere i tre punti per congedarci dal Menti alla grande, dopo un 2016 che è stato tra “ombre” nella prima parte (riferimento allo scorso campionato), e “luci” fino ad oggi.

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Dopo Ankara, terrore a Berlino: la guerra sui tre fronti degli estremisti sunniti

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L’Isis insanguina Berlino con una strage che ricorda quella di Nizza. Un camion piomba sulla folla dei mercatini di Natale provocando 12 morti e 48 feriti. Uno degli attentatori muore sul mezzo, l’altro viene arrestato dalla polizia. L’attacco fa pensare ancora una volta all’azione di “lupi solitari”. Una guerra a tutto campo che i terroristi islamici conducono su più fronti: l’Europa, la Russia, gli Stati Uniti e i fedeli sciiti. Come scrive Stefano Stefanini “la Jihad rilancia la sua sfida e le minacce non se ne andranno presto”.

Europa, Mosca e sciiti: la guerra sui tre fronti degli estremisti sunniti

Con i “lupi solitari” l’Isis colpisce obiettivi occidentali. Guerriglia e autobombe per destabilizzare Iran e alleati

BEIRUT – L’orrore di Berlino, la nuova ferita aperta in una grande capitale europea, porta il marchio inconfondibile dell’Isis. Una firma, per le modalità e l’obiettivo. L’assassinio dell’ambasciatore russo ad Ankara ha un’altra firma, secondo quanto trapelava ieri sera sui media turchi (anche se non c’è ancora conferma), quella di Al-Nusra, un’altra metastasi della disgregazione di Al-Qaeda fra Iraq e Siria. Due attentati diversi ma che nascono da una radice comune, l’estremismo sunnita. Lo stesso salafismo jihadista che ha preso il sopravvento sulle primavere arabe e trasformato le rivoluzioni in guerre settarie contro «infedeli» cristiani e musulmani. I sunniti, più che mai, soli contro tutti.

La vittoria di Bashar al-Assad e Vladimir Putin ad Aleppo ha paradossalmente dato fiato al fondamentalismo salafita. Ribelli «moderati» e l’ex Al-Nusra hanno condiviso la battaglia sotto i bombardamenti dell’aviazione russa. L’impossibilità dell’Occidente di difendere i civili innocenti, e soprattutto di separare i jihadisti dagli altri combattenti, ha portato alla disfatta dei ribelli. Il mondo arabo-sunnita è sotto choc. Né gli alleati in Europa e negli Stati Uniti né le monarchie del Golfo sono stati in grado di dare garanzie. L’altro garante dei sunniti, la Turchia, sta cercando un accordo con il Grande Nemico, la Russia. Gli estremisti si ergono a «veri» difensori della Sunna. Lo si è visto nelle ultime fasi della battaglia di Aleppo. Lo si vede nella nuova linfa che sembra pervadere il Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi.

La tesi totalitaria del Califfo riprende piede nella realtà. Gli arabi sunniti soli contro tutti. L’Occidente cristiano, l’Iran «eretico» guida degli sciiti, la Russia di nuovo imperiale in Medio Oriente. E a lanciare il contrattacco sono gli estremisti. Più che una vendetta per Aleppo, l’attentato di Ankara è un tentativo di bloccare il dopo-Aleppo. Il vertice che si terrà a Mosca la prossima settimana fra i ministri degli Esteri russo, turco e iraniano sta per delineare i futuri assetti della Siria. L’iniziativa diplomatica è dirompente. Tiene fuori l’Onu e soprattutto gli Stati Uniti, king maker della regione da settant’anni.

La sconfitta di Aleppo va ben oltre gli aspetti locali. È la pietra tombale sul progetto di sostituire le repubbliche laiche ma autoritarie, dalla Tunisia alla Siria, con una costellazione di Stati guidati da movimenti islamici moderati. Il progetto che ha subito un primo brusco arresto in Egitto nel 2013, quando il presidente fratello musulmano Mohammed Morsi non si è dimostrato all’altezza ed è stato esautorato dal generale Abdel Fateh al-Sisi, con il consenso di Washington e Riad. La sconfitta ad Aleppo ha però ben altro peso perché è una definitiva inversione di rotta imposta con la forza dalla Russia e dall’Iran, ottenuta con i bombardamenti a tappeto dell’aviazione di Mosca e le fanterie d’assalto sciite addestrate da Teheran.

Il grido di dolore che si è levato nei Paesi sunniti, le denunce del massacro ad Aleppo, di una nuova «Srebrenica», addirittura di un nuovo «Olocausto», sono state accompagnate da una serie di reazioni scomposte da parte degli elementi estremisti. L’evacuazione dei civili dall’ultimo quartiere di Aleppo in mano ai ribelli sono state frenate, è vero, dalle milizie sciite indisciplinate, ma molto di più dai gruppi combattenti salafiti, non solo l’ex Al-Nusra. Il brutto spettacolo dei pullman dati alle fiamme alle porte di Fua e Kefraia, due cittadine dove altre migliaia di civili innocenti, sciiti, hanno sofferto per quattro anni, è il sintomo di una voglia di vendetta irrefrenabile.

I taleban, Hamas, lo stesso Isis, si sono erti a «difensori» di Aleppo. A loro modo. Sia a Berlino che ad Ankara ieri sera le rivendicazioni non erano chiare. Ma è chiaro che i jihadisti stanno cercando di prendere in mano «il dopo-Aleppo». La grande mobilitazione sunnita «moderata» non ha fermato la sconfitta inevitabile. Putin è ora visto come il Grande nemico dell’islam politico, degli eredi dei Fratelli musulmani, delle potenze conservatrici. Ma anche Recep Tayyip Erdogan è considerato un «traditore». Aveva giurato che sarebbe andato a pregare nella Moschea degli Omayyadi ad Aleppo una volta «liberata» dai ribelli e ora si sta accordando con il loro nemico mortale.

I movimenti jihadisti, dall’Isis in giù, hanno ora gioco facile nel dire che sono «loro» gli unici garanti degli arabo-sunniti. Il ritorno in forze del Califfo, che resiste a Mosul, si riprende Palmira, sferra un attacco nel cuore della Giordania, torna a colpire in Europa, è un primo sintomo. Al-Baghdadi continua a minacciare di «arrivare a Roma» come «alla Mecca e Medina». L’Arabia saudita si sta sfiancando in una guerra sulle montagne dello Yemen, una sorta di Afghanistan nella Penisola arabica, contro i ribelli sciiti Houthi. È stretta fra due fuochi. La ricomposizione del Medio Oriente, cominciata sei anni fa in Tunisia, è finita fuori controllo e minaccia l’Occidente e i suoi tradizionali alleati.

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lastampa/Europa, Mosca e sciiti: la guerra sui tre fronti degli estremisti sunniti GIORDANO STABILE – INVIATO A BEIRUT

Il Diavolo Veste Prada (Lo Piano Saint Red)

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I Cittadini Italiani non dovrebbero seguire il Partito che va piu’ di moda, visto che il Diavolo veste Prada, in Italia sarebbe preferibile seguire un Partito anche non omogeneo, per non usare il termine di bastardo, che fosse in grado di farci uscire da una crisi senza fine in cui gran parte della popolazione e’ suo malgrado piombata..
Se un politico porta  lo smoking, il tight, il frac o il tutu’ a pois, non ce ne puo’ fregare piu’ di niente, l’importante e’ che operi nell’interesse del Cittadino.
Stiamo vivendo il momento piu’ difficile di tutta la nostra storia dopo la nascita della Repubblica, non passa giorno che non vi sia una notizia sconvolgente ; arresti per corruzione, truffe bancarie, appalti truccati, elencarle tutte e’ praticamente “mission impossibol”.
Le “intifade” partitiche sono atti di terrorismo sociale, stanno portando inesorabilmente il Paese al collasso non solo economico ma anche morale.
L’ultimo politico arrivato, eredita sempre le incompiute altrui, se prima della sua elezione, tutto era possibile, diventa proibitivo nel presente, gli Italiani non possono piu’ vivere di promesse, di paghero’, o di prima o dopo qualcosa cambiera’.
Almeno 5 milioni di Italiani, vivono in una condizione di vita che peggiora di mese in mese, molte risorse sono state spese per i profughi e per i terremotati. Entrambi questi problemi hanno aiutato il Nostro Governo a sforare sui conti pubblici, cosi’ tante nostre magagne sono state nascoste.
Purtroppo ancora nulla e’ stato fatto per migliorare le condizioni di vita dei nostri connazionali, in questi giorni si litiga su come andare a votare, con il Mattarellum, Morticellum, o Porcellum, speriamo che i massimi dirigenti dei vari partiti la finiscano presto di essere grotteschi, la gente ha bisogno di risposte in tempi brevissimi.
Pensiero del mio amico Gino Gatto :
Fin quando la Politica, per alcuni sara’ solo ed esclusivamente una professione con tutti i pro e i contro del caso, direi che questa veste Prada. Come non dargli ragione.

ESCLUSIVA – Spavone lascia il Napoli, non andrà a Salerno ma resterà in Campania

I dettagli

Secondo quanto raccolto in esclusiva dalla redazione di Vivicentro.it, il centrocampista Salvatore Spavone che si è svincolato dalla Primavera del Napoli di mister Saurini non andrà alla Salernitana ma resterà in Campania. A breve seguiranno aggiornamenti su questo centrocampista centrale che sa adattarsi anche al ruolo di trequartista.

a cura di Ciro Novellino

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Dopo Ankara, Berlino: camion su mercatino di Natale

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” Un criminale sarebbe in fuga ”: lo scrive l’agenzia Agi, riferendo di «diversi mezzi della polizia che si dirigono verso Mitte”, il centro della ex-Berlino est. C’è la rivendicazione dell’Isis. Dodici le vittime, 48 i feriti. Il Tir era partito dall’Italia per rientrare in Polonia
Berlino  Un camion ha investito diverse persone in un mercatino di Natale del viale principale dello shopping di berlino, il Ku’Damm, proprio davanti la chiesa della commemorazione Kaiser Wilhelm. Il veicolo ha causato la morte di diverse, secondo quanto riferito dalla portavoce della polizia citata dalla Bild. I media tedeschi parlano di attentato terroristico

L’area in cui è avvenuto l’attacco è quella, frequentatissima dai turisti e dai berlinesi, della ‘Gedachtniskirche’, ovvero la chiesa della commemorazione del Kaiser Guglielmo che si trova all’inizio del Kurfurstendamm, il viale commerciale della capitale tedesca. Le modalità dell’attacco ricordano quelle dell’attentato del 14 luglio a Nizza, quando 86 persone furono travolte e uccise da un tir guidato da un estremista islamico.

Wir können 9 Tote & viele Verletzte bestätigen. Viele Kolleg. sind am im Einsatz um die Hintergründe zu ermitteln.

Aggiornamento: 20 dicembre ore 7

C’è la rivendicazione dell’Isis. Dodici le vittime, 48 i feriti. Il Tir era partito dall’Italia per rientrare in Polonia

COLLEGATA:
Attentato ad Ankara

CRONACA

Ankara, ucciso ambasciatore russo: attentatore era un poliziotto di 22 anni

L’ attentatore era un diplomato del 2014 dell’accademia di polizia Rustu Unsal di Smirne, si chiamava Mevlut Mert Altintas, aveva 22 anni e faceva…

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Ultimo aggiornamento: 20 dicembre ore 7 –

C’è la rivendicazione dell’Isis. Dodici le vittime, 48 i feriti. Il Tir era partito dall’Italia per rientrare in Polonia

MPS. Un esercito di piccoli azionisti deciderà le sorti dell’Istituto di credito

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(di Virginia Murru)

Non c’è molto tempo da spendere in dilemmi, MPS deve dimostrare che l’aumento di capitale da 5 miliardi, è possibile entro il 31 dicembre. E’ l’ultimatum che ha imposto alla banca la BCE. Ora i tempi sono stretti per convincere la grande legione di piccoli obbligazionisti a convertire il bond subordinato emesso nel 2008, in azioni (scadenza 2018). Altrimenti scattano le condizioni per l’intervento dello Stato.

E potrebbe essere una strada piena di chiodi per i risparmiatori. Lo Stato potrebbe infatti imporre la conversione forzosa dei bond in azioni, ma non si conosce il valore di questo ‘passaggio’, pertanto le condizioni potrebbero anche essere peggiori rispetto a quelle offerte da MPS oggi con la conversione volontaria.

Vediamo cosa sono in realtà i bond subordinati.

Sono prima di tutto strumenti di debito complessi, non si devono ritenere ‘tradizionali’. In breve non sono altro che una categoria speciale di obbligazioni, le quali sono soggette, nel caso sussistano problemi di carattere finanziario, ad un rimborso successivo rispetto a quello dei creditori ordinari, e per questo hanno un certo margine di rischio. I bond subordinati, per loro natura, come si diceva, non sono strumenti tradizionali, ma si possono avvicinare di più al capitale proprio.
Possono essere emessI dalle aziende, perché hanno costi di collocamento meno incisivi rispetto alle azioni. Le obbligazioni subordinate sono chiamate anche ‘junior’ per distinguerle da quelle ‘senior’, che invece non sono subordinate. Le prime hanno un indice di rischio maggiore delle seconde, infatti i portatori, in caso di default della banca, vengono soddisfatti dopo i creditori ‘senior’.
Le emergenze di MPS, come del resto accade sempre quando un Istituto di credito è in difficoltà, mettono in evidenza le caratteristiche di questi strumenti.

Proprio oggi ‘Il Sole 24 ore’, ha pubblicato il Codice Identificativo del bond, o codice Isin: IT0004352586.

E’ stata la Consob ad autorizzare la conversione dei bond in azioni, tramite l’offerta pubblica di acquisto volontario, e si dovrà procedere entro le 14 del 21 dicembre. I piccoli risparmiatori, che sono 40 mila, un autentico battaglione, hanno una forza finanziaria pari a 2 miliardi di euro; valore delle obbligazioni che detengono in portafoglio.
A differenza del primo round di conversione, che si è concluso il 2 dicembre scorso, l’Istituto potrà intervenire con solleciti verso il retail, non è più previsto che tenga una linea di ‘discrezione’, ma un intervento diretto di raccomandazione verso l’adesione all’offerta. Dunque i risparmiatori propensi ad accettare l’offerta di MPS, avranno poi l’obbligo di reinvestire l’equivalente in azioni ordinarie di nuova emissione.

Di fronte ad un profilo di rischio del cliente, MPS non potrà opporsi, qualora il risparmiatore chiedesse di procedere in ogni caso, dettaglio che non era possibile applicare nel corso della prima offerta.
Saranno i 40 mila obbligazionisti che decideranno le sorti dell’aumento di capitale esatto dalla BCE, loro potranno convertire o meno in nuove azioni (emesse da Mps) il bond che hanno in portafogli. Qualora sia convertito totalmente in azioni, entro il 31 dicembre, ci sarebbe già una buona parte di capitale al sicuro.
Si parla di ‘conversione volontaria’, la quale, a livello formale, sarebbe da ritenere facoltativa; la Consob, tuttavia, come accennato, ha imposto termini precisi e inderogabili, ossia entro il 21 dicembre alle ore 14.

In realtà di fronte ad un intervento dello Stato, del quale non si conoscono per il momento le condizioni, i piccoli obbligazionisti, dovrebbero propendere per la prima soluzione, quindi per l’offerta di Mps, che almeno è chiara in chiave di risultati.
L’obbligazionista che volesse aderire all’offerta della banca, ma non possiede un profilo adeguato all’acquisto di titoli di rischio, quali sono appunto le azioni, deve firmare un’attestazione, prevista peraltro dalla MiFID (che è una legge autorizzata per operare nello Spazio economico europeo, SEE.

E’ infatti una legge dell’Unione Europea, che permette la regolamentazione dei servizi di investimento nei 30 stati membri dello Spazio economico europeo). Il modulo che il risparmiatore deve firmare in banca, attesta che: “ha aderito all’Offerta di propria iniziativa, senza sollecitazioni da parte di un intermediario, di essere altresì informato della non adeguatezza dell’operazione,  ma “di approvare e dare corso comunque all’adesione”.
E’ un passaggio importante, in quanto si stima che circa il 90% dei piccoli obbligazionisti di Mps, non hanno un profilo di rischio adeguato per investire in azioni. La Consob, la prima volta, aveva ritenuto non idoneo il piano di conversione e lo aveva bloccato, ora lo approva ma con l’auto-certificazione del rischio.

Il piano dell’Offerta in corso è più allettante rispetto a quello ancora incerto dell’intervento dello Stato, il rimborso delle obbligazioni corrisponde al valore nominale di 100. Se si pensa che questo bond aveva un valore di mercato esattamente della metà, si capisce che l’incentivo del 50% per gli obbligazionisti che decideranno di convertire i bond in nuove azioni Mps, risulta conveniente. Risorse che non potranno in ogni caso però essere disponibili, in quanto è un valore che confluirà nelle nuove azioni dell’Istituto, e dunque di Monte dei Paschi. Non è stato ancora dichiarato il valore nominale delle nuove azioni, poché  è legato all’aumento di capitale ancora in corso.
Di certo, il risparmiatore, da piccolo obbligazionista della banca, diventerà un nuovo azionista, e le sorti delle azioni dipenderanno dalle contrattazioni in Borsa, dopo la verifica dell’aumento di capitale. E’ evidente che se le azioni andranno sotto il nuovo prezzo, subirà una perdita, anche se bisogna considerare che i bond gli sono stati rimborsati con un 50% in più, esiste pertanto questo ‘ammortizzatore’ di rischio.

Per ora si ragiona sulle ipotesi, comunque si parla di processi in corso, e la conclusione delle operazioni è prevista prima della fine del 2016. Non resta che augurare il meglio a Monte dei Paschi, considerato che è comunque una colonna del comparto bancario italiano.

Ankara, ucciso ambasciatore russo: attentatore era un poliziotto di 22 anni

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L’ attentatore era un diplomato del 2014 dell’accademia di polizia Rustu Unsal di Smirne, si chiamava Mevlut Mert Altintas, aveva 22 anni e faceva parte delle unità anti-sommossa di Ankara.

Ankara – Stava tenendo un discorso alla Galleria d’Arte Contemporanea per l’inaugurazione di una una mostra fotografica quando un uomo ha iniziato a sparare nella sua direzione urlando “Non dimenticate Aleppo, non dimenticate la Siria”. E’ morto così Andrey Karlov, ambasciatore russo ad Ankara. Il diplomatico, trasferito in ospedale in condizioni critiche, è deceduto poco dopo. Le forze speciali turche hanno ucciso in un blitz l’attentatore, che però ha ferito anche altre tre persone.

Da giorni in Turchia si susseguono proteste contro il coinvolgimento militare di Mosca nel conflitto siriano a sostegno del regime di Bashar al-Assad, e a più riprese i dimostranti hanno inscenato manifestazioni davanti alla legazione russa.
L’attentatore

Si è finto un agente in borghese ed è riuscito così ad entrare armato nel museo mostrando un finto tesserino. Giacca e cravatta nere, l’attentatore  di circa 25 anni, pochi minuti dopo l’inizio del discorso dell’ambasciatore alla mostra ‘La Russia vista dai turchi’ ha gridato in arabo: “Non dimenticare di Aleppo. Non dimenticare la Siria”.Nel video che ha fatto immediatamente il giro del web, lo si vede in piedi con la pistola in aria. Urla delle frasi in arabo, per la concitazione del momento si direbbe che è quasi calmo. Lucido. Secondo testimonianze raccolte dal Guardian, prima di sparare ha urlato: “Le nostre città non sono sicure, così non lo saranno le vostre. Non mi resta nient’altro che morire. Chi ha colpa delle nostre sofferenze pagherà un prezzo altissimo. Noi siamo quelli che hanno promesso fedeltà a Maometto”. Quindi al grido “Allahu akbar” ha fatto fuoco verso Karlov. Tre colpi di pistola che non hanno dato scampo all’ambasciatore.

La vittima
Classe 1954, Andrey Karlov era l’ambasciatore di Mosca in Turchia dal 12 luglio 2013. Diplomatico di lungo corso, ha iniziato la sua carriera nel 1976 al ministero degli Affari Esteri dell’allora Unione Sovietica. Prima di arrivare ad Ankara ha ricoperto il ruolo di ambasciatore in Corea del Nord. Nelle ultime settimane era stato coinvolto nelle discussioni  tra Mosca e il governo turco che hanno portato alle ultima evacuazione da Aleppo est. Ebbe anche un ruolo centrale nel riavvicinamento lo scorso aprile tra Mosca e Ankara.

agi

DESIGNAZIONI ARBITRALI: Fiorentina-Napoli affidata a Tagliavento

Si rendono noti i nominativi degli Arbitri, degli Assistenti, dei IV Ufficiali e degli Arbitri Addizionali d’area che dirigeranno le gare valide per la diciottesima giornata di andata del Campionato di Serie A 2016/17 in programma giovedì 22 dicembre alle ore 20.45.

ATALANTA – EMPOLI Martedì 20/12 h.20.45
FABBRI
MONDIN – LONGO
IV: TOLFO
ADD1: DOVERI
ADD2: MARTINELLI

CAGLIARI – SASSUOLO
CELI
CARBONE – DE MEO
IV: DEL GIOVANE
ADD1: MARIANI
ADD2: AURELIANO

FIORENTINA – NAPOLI
TAGLIAVENTO
TONOLINI – VUOTO
IV: DOBOSZ
ADD1: ORSATO
ADD2: PAIRETTO

INTER – LAZIO Mercoledì 21/12 h.20.45
MAZZOLENI
CRISPO – POSADO
IV: MELI
ADD1: ROCCHI
ADD2: GUIDA

PALERMO – PESCARA
MASSA
RANGHETTI – GAVA
IV: VIVENZI
ADD1: IRRATI
ADD2: CHIFFI

ROMA – CHIEVO
CALVARESE
FIORITO – ALASSIO
IV: LA ROCCA
ADD1: GIACOMELLI
ADD2: SAIA

SAMPDORIA – UDINESE
GAVILLUCCI
TASSO – DI VUOLO
IV: DI IORIO
ADD1: RIZZOLI
ADD2: MAINARDI

TORINO – GENOA
MARESCA
PERETTI – PEGORIN
IV: LO CICERO
ADD1: DI BELLO
ADD2: DI PAOLO

 

Da figc.it

Radio Kiss Kiss – Napoli in scena a Firenze: sarà l’ occasione per visionare Bernardeschi

La diciottesima giornata di campionato vedrà il Napoli impegnato all’ Artemio Franchi contro la Fiorentina per l’ ultima gara del 2016. Sarà anche l’ occasione per osservare da vicino Federico Bernardeschi, oggetto del desiderio del presidente De Laurentiis che già l’ estate scorsa aveva fatto un sondaggio. Chiaramente si parla di un’ operazione in ottica sessione estiva. Lo riporta Valter De Maggio a Radio Kiss Kiss Napoli, emittente ufficiale della società partenopea.

Ceccarini: “Pavoletti? A disposizione di Sarri già il 3 gennaio. Su Mertens…”

Niccolò Ceccarini, giornalista Mediaset ed esperto di calciomercato, è intervenuto ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli. Ecco quanto evidenziato:

 
“Per Pavoletti ci sono tutti gli accordi, l’ attaccante dovrebbe essere a disposizione di Maurizio Sarri già il tre gennaio.
Vi sono delle novità importanti anche per Dries Mertens: il belga si trova benissimo in azzurro e a fine gennaio potrebbe arrivare l’ ufficialità del prolungamento fino al 2021”.