Marek Hamsikha commentato la bella vittoria contro il Torino sul proprio sito ufficiale. Ecco quanto evidenziato:
“Abbiamo fatto una grande partita, mostrando un calcio offensivo. Abbiamo creato tante occasioni, riuscendo a fare cinque gol. Gli spettatori credo si siano divertiti e siamo felici di aver vinto l’ultima partita in casa di questo 2016. Ora siamo terzi in classifica, ma crediamo di poter arrivare ancora più in alto”.
La Nuova Ischia, vince per 2-0 contro il Santa Maria La Carità e chiude in vetta il girone di andata, laureandosi campione d’inverno. I gialloblù vincono grazie ad una doppietta del capocannoniere Arcobelli (arrivato a 15 reti) .La classifica del campionato di Promozione del girone B, vede in testa proprio gli isolani, con il Bacoli Sibilla ad appena un punto di distanza. Il Santa Maria La Carità ,scesa in campo contro i gialloblù,nonostante una media di età davvero molto bassa, ha dimostrato di essere una squadra ostica, che darà molti grattacapi a tutte le avversarie in questo campionato.
La partita. Mister Isidoro Di Meglio manda in campo la sua squadra con un modulo inedito: 4-3-1-2, con Mennella tra i pali, difesa con Calise a destra e Stile (nuovo acquisto classe ’98 proveniente dal Savoia) a sinistra, con al centro Del Deo e Chiariello. Un centrocampo a tre con Marano, Ciro Saurino e Matarese, con Cuomo schierato da trequartista dietro le due punte, Gianluca Saurino ( alla sua prima partita da titolare con la maglia gialloblù) e il bomber Domenico Arcobelli. Primi minuti di studio da parte delle due squadre, dove non riescono a costruire azioni da gol. Bisogna aspettare 17’ quando arriva il primo tiro di Gianluca Saurino, che riceve un pallone dalla sinistra ma il suo tiro termina alto. Non passa nemmeno un minuto che Matarese, sulla fascia sinistra lascia partire un cross piuttosto teso che finisce per diventare un tiro, con De Gennaro che è costretto alla parata. Al 25’ lancio in profondità per Arcobelli, l’attaccante lascia partire un tiro ma l’estremo difensore ospite si distende e blocca la conclusione. Nello stesso minuto di gioco,gli ospiti ci provano con Varriale dal limite dell’area ma Mennella si distende e respinge. Al 29’ si sblocca il match: contropiede fulmineo dei gialloblù con Gianluca Saurino che va via sulla destra, arriva in area e serve Arcobelli sul secondo palo per il tap-in vincente che porta in vantaggio i padroni di casa. Dopo due minuti sempre Arcobelli ha l’occasione per raddoppiare con un tiro al volo,ma De Gennaro si oppone rifugiandosi in corner. Il primo tempo si conclude sul risultato di 1-0 per i padroni di casa. Nella ripresa, subito un cambio per gli isolani,mister Isidoro Di Meglio manda in campo Faustino Oratore, (anche lui al debutto) al posto di Gianluca Saurino, costretto al cambio per un problema alla caviglia. Al 6′ Arcobelli si divora un gol clamoroso: lancio lungo per l’attaccante,che arriva davanti al portiere ma il suo tiro è debole. Al 12′ Cuomo recupera palla sulla destra serve Matarese cross basso sul secondo palo con Arcobelli che non arriva per il tap-in vincente da due passi. Al 17′ punizione battuta da Ciro Saurino dalla destra che scodella in area sul secondo palo per Arcobelli che di testa schiaccia con De Gennaro che ancora una volta si oppone. Un minuto dopo, ci prova Marano con un destro al volo da fuori area,ma la sua conclusione termina di poco alta. Al 20′ brivido per i tifosi presenti sulle gradinate del Mazzella,con Liguori che ci prova dalla lunga distanza con la sfera che fa la barba alla traversa. Al 23′ la Nuova Ischia trova il raddoppio: Arcobelli riceve un cross dalla sinistra,e di testa è bravo ad anticipare il portiere in uscita,e trova così la sua doppietta di giornata. Al 33′ Marano sfiora il tris,arriva davanti al portiere lo salta ma al momento di calciare viene intercettato da un difensore ospite che lo attera in area di rigore,con il centrocampista che recrimina il calcio di rigore. Al 41′ Liguori da calcio piazzato tenta una conclusione velenosa con costringe Mennella alla parata,sulla respinta corta del portiere si avventa Santonicola che di poco non trova lo specchio della porta. A un minuto dal termine della partita i padroni di casa costruiscono un azione da manuale del calcio: Matarese sulla trequarti,cambia gioco servendo Cuomo sulla fascia destra,si invola e restituisce al compagno la sfera con un lancio al bacio con Matarese che controlla in area e batte di destro, ma l’estremo difensore ospite si salva bloccando il pallone in due tempi. E’ l’ultima azione da segnare,prima del fischio finale del direttore di gara dopo 2′ di recupero. La Nuova Ischia vince per 2-0, e chiude il proprio girone di andata in testa alla classifica. Nel prossimo turno i gialloblù ospiteranno al “Mazzella” il Rione Terra per la prima giornata di ritorno, in attesa del big match alla seconda giornata in casa della Sibila Bacoli
A cura di Simone Vicidomini
Nuova Ischia 2
Santa Maria La Carità 0
Nuova Ischia: Mennella, Calise, Stile, Marano (42’st Varchetta), Chiariello, Del Deo, Cuomo, Saurino C., Arcobelli (32’st Prestopino), Saurino G. (1’st Oratore), Matarese. In panchina Fiore, Silvitelli, Capuano, Aiello. All. Isidoro Di Meglio
S. Maria La Carità: De Gennaro, Di Vuolo, Inserra, Liguori, Mastellone, D’Auria (22’st Sorrentino) , Somma Val., Raffone (34’st Somma Vinc.), Varriale, Vitiello (45’st Vizzato), Santonicola. In panchina Formisano, Caso, Nastro. All. Raffaele De Risi
Arbitro: Armando D’Auria, di Frattamaggiore; assistenti Chimenti di Napoli e Iazzetta di Frattamaggiore.
Reti: 29’pt, 23’st Arcobelli
Note: ammoniti Vitiello (SM), De Gennaro (SM), Marano , Di Vuolo (SM), Somma Vinc. (SM), Saurino C. . Recupero 2’ pt, 2’ st. Calci d’angolo 4-2. Spettatori 200 circa
Nel cielo pentastellato romano in questi ultimi giorni si erano create forti pertubazioni giudiziarie.
Nel Campidoglio ci si aspettava uno tzunami a 5 stelle, si e’ avuta solo una blanda potatura.
I vertici del movimento 5 Stelle dopo l’arresto del “ramo” dx della Raggi, Raffaele Marra, e prima ancora dell’iscrizione nel registro degli indagati della Muraro, gia’ discussa abbondantemente, si sono riuniti in fretta.
La posta in gioco era molto alta, bisognava dare delle direttive o meglio ancora delle regole alla Virginia, colpevole di essersi attorniata di persone discutibili dal punto di vista morale e poco raccomandabili dal punto di vista immagine.
Daniele Frongia e Salvatore Romeo erano rami stagionati, facevano parte di un’albero che la Raggi avrebbe dovuto recidere prima ancora del proprio “innesto” Capitolino.
Mea culpa mea grandissima culpa :
Con il mea culpa della Raggi, i grillini sperano che possa tornare il sereno nel Campidoglio, un raggi(o) di sole sembra essersi fatto breccia fra le nubi del cielo pentastellato.
Mentre come capri espiatori :
Daniele Frongia e Salvatore Romeo dicono addio ai loro incarichi di Vicesindaco e Capo della Segreteria di Virginia Raggi, che esce di fatto commissariata dalla crisi aperta dall’arresto di Raffaele Marra.
Contestualmente alla decisione di Frongia arriva quella di Salvatore Romeo che si dimette dall’incarico di Capo della Segreteria politica.
Dichiarazione post resuscitation della Raggi :
“Abbiamo deciso di dare un segnale di cambiamento”, afferma la Sindaca in un comunicato serale dopo una riunione fiume con consiglieri comunali, alcuni Assessori e Presidenti M5S dei Municipi di Roma.
Purga pentastellata :
Il nuovo Vicesindaco di Roma verrà scelto e votato dai consiglieri comunali del M5S. Tra le ipotesi che circolano nelle ultime ore c’è quella di Massimo Colomban, attuale Assessore alle partecipate. Ma l’ultima parola, in ogni caso, spetterà ai consiglieri che si esprimeranno nei prossimi giorni.
Se la Raggi dovesse fare un’altro passo falso, la purga a 5 Stelle, e’ pronta per esserle somministrata, ormai la Sindaca e’ guardata a vista, qualsiasi decisione la prenderanno i vertici del Partito: sara’ solo una pedina e non una Regina nello scacchiere pentastellato.
Scrive Antonio Corbo nel suo editoriale per La Repubblica: Nel trionfo di Mertens c’è il fondo un po’ amaro di rimorsi, dubbi, equivoci. Eccoli. Dopo l’infortunio di Milik, davvero il Napoli doveva disperarsi, inseguire un attaccante, chiunque fosse, magari Pavoletti? Nel primato dei gol (37 ieri, uno più della Juve) si nasconde una domanda. Perché la squadra che segna più di tutte è a 8 punti dalla Juve? Nella cascata di elogi su Sarri sfugge un motivo: ha solo un punto meno della Roma, fa giocare la squadra meglio, ma come mai Spalletti passa come il rivale di Allegri, e lui no? Manca quasi mezzo campionato, c’è tempo per ribaltare favole e pregiudizi, ma il 5-3 di Napoli- Torino qualche risposta può darla. Si consuma per la Sarri- band una domenica di dissennata grandezza, di imbarazzante superiorità atletica, tecnica, tattica, di sfrontata allegria. La seconda con 5 gol segnati. Ma succede qualcosa di esaltante e allarmante insieme: come chi impazzisce al casinò, accumula manate di soldi, non si guarda più intorno e se ne fa portar via una parte dal disperato che accanto perde di brutto. Si stradomina la partita e si regalano tre gol? I primi due da Reina, il terzo con un fanciullesco rigore. Pari generosità l’ha avuta solo Mihajlovic verso il Napoli. Lo affronta con uno squinternato 4-3-3. Temendo la catena di sinistra, prova a bloccare Ghoulam. Avanza Zappacosta. Errore. Può riuscirvi un attaccante astuto, un mediano si fa prendere in velocità. Il Torino teme Jorginho, ma lo agevola: gli oppone lo smilzo e timido Valdifiori. Lascia poi fra le tre linee troppi spazi: li inonda il Napoli dilagando con la sua irresistibile velocità. Il Napoli trae profitto dal dinamismo di Zielinski, e da due talenti finalmente compresi. Mertens si rivela non un ripiego, non un falso 9, ma un attaccante dal famelico istinto, un border-collie piccolo ma aggressivo. Era in staffetta con Insigne. Sprecato. I due sono simili ma diversi. Mertens è accecato dall’ansia di tirare. Insigne ha invece altra dote: sterza e fa l’assist lungo in diagonale. Ci si accorge ora che sono complementari: anzi, che intravvede il prossimo modulo. Insigne gioca nella scia della prima punta, al centro, non più sulla fascia occupata da Ghoulam. E Callejon non arretra più ma va spesso in tandem con Mertens ad aspettare i diagonali di Insigne. Sarri lentamente ritorna al suo primo amore: difesa a 4, tre mediani, un rifinitore (ad Empoli Saponara, qui Insigne), due punte. Finché non scoprono un antidoto alla nuova formula, avanti così. Deve riflettere anche il Napoli. Ha recuperato una condizione formidabile, dopo il calo atletico che lo inabissò al settimo posto: risale al terzo. Ma dopo un’ora prosegue la fase offensiva e chiude quella difensiva. Evidente lo squilibrio. Tardivo il primo cambio: Diawara per Jorginho dopo un’ora, quando era già uscito Valdifiori per Lukic, e si agitava Iaco Falque al posto di Baselli. Il Napoli sostituisce Zielinski fermato dai crampi con Allan, giusto; ma lascia in campo l’affannato Hamsik, andava costituito con Rog. Se non ora, quando? Si preferisce invece Giaccherini al posto dell’imbronciato Insigne. Cambio superfluo, senza dimenticare che Gabbiadini nel giorno del trionfo viene di nuovo murato in panchina. Ma quei 10 gol in due domeniche sono assordanti: un Napoli tornato grande non sente ragioni.
Beppe Savoldi ha dichiarato a Il Mattino: “Sono felice per lui, segnare quattro gol in una gara e’ un momento indimenticabile. Segnai due rigori e due gol su azione, incredibile che Mertens lo abbia fatto nello stesso giorno e dopo che la Rai mi aveva dedicato un servizio su quell’impresa. Ha portato bene, evidentemente. Fu una goduria, capisci che solo una volta in carriera puo’ capitarti di segnarne quattro in una sola gara. Se lo gusti anche il belga sino in fondo. A Mertens faccio i complimenti, ha segnato reti di qualita’. Spero che questi gol gli diano fiducia per avere ancora piu’ convinzioni sulle sue enormi possibilità. Mi sono piaciute anche le parole di attaccamento al Napoli: lo stimo come calciatore e ancora di piu’ come uomo. Il suo exploit e’ figlio della tranquillità mentale. Aveva bisogno di fiducia e di continuita’, senza partire sempre dalla panchina. Ha dimostrato di essere grandissimo anche dal 1’, cancellando certe assurde perplessita’. In generale va lasciato libero di esprimere per intero la sua fantasia. Dal nuovo anno si riprendera’ a giocare ogni tre giorni, Milik non e’ ancora recuperato e si è capito che Gabbiadini che cambiera’ aria. Serve uno come Pavoletti, per alternare i calciatori e i modi di giocare in attacco. Piuttosto sono preoccupato per un’altra cosa: quando Milik starà bene o se Pavoletti ingrana Sarri che fa, rimette in panchina Mertens? O lo alternera’ con Insigne? Non vorrei che il belga facesse come Diego Costa al Chelsea con Conte, ovvero chiedergli provocatoriamente il cambio… Tocchera’ al Napoli e a Sarri gestire bene la situazione”.
Vlad Chiriches è tornato al gol rubando palla in anticipo all’altezza del centrocampo e partendo dritto per dritto verso la porta avversaria: l’ha inseguito con feroce determinazione e l’ha trovato con un movimento a centro area da attaccante di razza sull’assist di Callejon. Il secondo gol stagionale, come riport Il Mattino, l’ha dedicato al bimbo nato il mese scorso: una gioia grande quella del rumeno.
Col suo intervento all’Assemblea nazionale del Pd, Matteo Renzi ha fatto capire, se mai ce ne fosse stato bisogno, di non essere per nulla disposto ad abbandonare, seppur momentaneamente, il centro della scena politica, come in molti gli avevano suggerito.
Al contrario, ha gettato sul tavolo una carta capace di sparigliare i giochi, al di là delle autocritiche e delle dispute retrospettive, e di mettere in difficoltà i suoi avversari interni ed esterni: la proposta di sciogliere il nodo della legge elettorale riesumando quella in vigore fra il 1993 e il 2005, che porta il nome dell’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Sul merito si può naturalmente discutere. Non dimentichiamo che quella legge fu scritta e applicata in una fase storica, la stagione del bipolarismo vincente, molto diversa dall’attuale; e fu a suo tempo contestata per il suo carattere ibrido (nel 1999 si tenne addirittura un referendum per l’abolizione della quota proporzionale, fallito per mancanza di quorum) e per la sua inidoneità ad assicurare da sola governi solidi e maggioranze stabili: basterà ricordare i travagli che accompagnarono la legislatura «ulivista» del 1996-2001. Ma di meccanismi capaci di assicurare quell’obiettivo ce n’è uno solo: il ballottaggio nazionale previsto dall’Italicum, oggi teoricamente in vigore, ma ormai abbandonato dai suoi stessi proponenti, anche perché inapplicabile in presenza di un Senato eletto, come vuole la Costituzione, su base regionale (non solo dunque per il timore di una vittoria dei grillini).
Il Mattarellum, con tutti i suoi difetti, presenta invece alcuni vantaggi indiscutibili. Si può reintrodurre con una legge di poche righe, senza nemmeno dover ridisegnare la carta dei collegi, e consente dunque di andare alle urne nei tempi rapidi auspicati anche dalle opposizioni. Ma soprattutto è al riparo da possibili contestazioni della Corte costituzionale: può dunque assicurare il sistema dal rischio di dar vita per la quarta volta a un Parlamento delegittimato, o comunque a rischio di delegittimazione. Un rischio che il Paese non può permettersi.
Resta da capire se la proposta sia oggi in grado di raccogliere una maggioranza, possibilmente non risicata. La minoranza del Pd si è detta disponibile, anche a costo di evidenziare i suoi cambiamenti di rotta e le sue contraddizioni interne (risultano tanto più incomprensibili i comportamenti «aventiniani»). La Lega si è dichiarata indifferente rispetto al sistema da adottare, tutto subordinando alla richiesta di elezioni subito. Grillo ha denunciato un non meglio definito «mercato delle vacche». I berlusconiani, corresponsabili undici anni fa dell’affondamento del Mattarellum, ritenuto non abbastanza maggioritario, e della sua sostituzione col Porcellum, si sono detti al momento contrari, ribadendo la loro recente conversione al proporzionalismo.
La situazione è dunque ancora fluida. Quel che è certo è che un’ampia convergenza almeno sulla legge elettorale contribuirebbe non poco a svelenire i toni del confronto, a cominciare da quello interno al partito di maggioranza relativa. Se invece prevalessero ancora una volta i tatticismi di breve respiro, l’unica alternativa possibile a nuovi e pericolosi pasticci sarebbe il recupero della vecchia normativa proporzionale pre-Mattarellum. Si tratterebbe evidentemente di una restaurazione. Ma sarebbe comunque preferibile a soluzioni raffazzonate e a compromessi pasticciati dell’ultima ora.
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vivicentro/Mattarellum 2: il ritorno
lastampa/Mattarellum, la legge che riapre la partita GIOVANNI SABBATUCCI
Il Napoli si è incontrato per la consueta cena natalizia, ieri sera, a Villa D’Angelo. Una serata di festa, ma alla fine, intorno alle 21,30, dopo il taglio della torta e i saluti, come riporta Il Mattino, De Laurentiis si è intrattenuto con Reina, Hamsik e Maggio, ovvero la delegazione dello spogliatoio che aveva chiesto un incontro per discutere del premio per il passaggio agli ottavi di Champions League. La chiacchierata è durata una ventina di minuti e alla fine il premio verrà aggiunto ai bonus già presenti nei rispettivi contratti.
Sarri attende Milik, ma dopo la sosta avrà anche Pavoletti
Arrivano buone notizie per il Napoli dall’infermeria, ma anche dal mercato. Come riporta La Gazzetta dello Sport, Maurizio Sarri dopo la sosta attende di riavere a disposizione Arek Milik. Il polacco ha fatto un’altra visita di controllo a Villa Stuart i giorni scorsi e le risposte sono state più che positive. Intanto Sarri potrà avere anche Leonardo Pavoletti che sarà a disposizione subito dopo la sosta. Il tecnico esulta, è un rinforzo chiesto personalmente alla dirigenza.
Per provare a rilanciarsi l’ex premier archivia il “ renzismo ” e propone il ritorno alla vecchia legge elettorale in vigore tra il 1993 e il 2005, il “Mattarellum”. Nei suoi piani ci sono alcuni viaggi all’estero. Come scrive Giovanni Sabbatucci la proposta di tornare al “Mattarellum” è una mossa che spariglia i giochi e riapre la partita.
Renzi: basta renzismo, ora viaggi studio per imparare a fare il premier come all’estero
L’ex presidente del consiglio: «Non mi vedrete in tour né sul camper». Poi l’autocritica: «C’è più bisogno di noi che di io»
ROMA – Nella stessa sala dell’hotel Ergife dove Bettino Craxi nel 1993 fece la sua ultima apparizione da leader del Psi, prende la parola Matteo Renzi e pronuncia l’atteso mea culpa con un garbo in lui inusuale. Davanti a centinaia di quadri del Pd l’ex rottamatore sciorina espressioni politicamente corrette, quasi candide: «La prima regola del nuovo corso è ascoltare di più, io per primo», «un uomo si vede da come porta le proprie ferite», fino a pronunciare la frase che vorrebbe segnare la maggiore discontinuità: «C’è più bisogno di noi che di io». In un discorso durato 58 minuti, il premier sconfitto ha pronunciato un’ articolata autocritica dopo la batosta referendaria del 4 dicembre – autocritica spesso più emozionale che fattuale – anche se l’attesa maggiore da parte dei quadri del Pd e dell’opinione pubblica coinvolta era contenuta nella domanda più ricorrente nei corridoi dell’Ergife: da una autentica autocritica prenderà corpo un “nuovo” Renzi, oppure si va verso un restyling tattico?
L’ex presidente del Consiglio sta privatamente coltivando nuovi progetti e un diverso stile di vita, ma intanto ha iniziato a tratteggiare un primo autoritratto del Matteo pubblico che verrà. Un Renzi che, nelle sue stesse intenzioni, dovrebbe archiviare una certa immagine del “renzismo” esteriore e tener vivo il nucleo duro del “renzismo” politico. Certo, sul piano politico, almeno per il momento, il premier uscente ha dovuto assecondare – e subire – una certa “normalizzazione”. Voleva un Renzi-bis per andare nel giro di qualche settimana alle elezioni anticipate e ci ha dovuto rinunciare. Accarezzava l’idea di Primarie ri-legittimanti da farsi a fine febbraio e ci ha dovuto rinunciare. La “normalizzazione” di Renzi si è potuta leggere negli interventi dei due ministri che nei giorni scorsi più si sono battuti dietro le quinte per assorbire le istanze renziane e che hanno lanciato ponti d’oro verso il leader ridimensionato. Hanno detto all’unisono Dario Franceschini e Andrea Orlando: «Matteo, la tua sconfitta è la sconfitta di tutti». Risultato: nessuno, a parte Gianni Cuperlo, ha approfondito più di tanto le ragioni e le conseguenze politico-sociali della vittoria del No, meno che mai la minoranza, protagonista di uno spettacolare forfait: non hanno parlato Bersani e D’Alema ma neppure Roberto Speranza, che pure si è candidato in nome di un ritrovato ruolo del partito.
Renzi a questo punto si è “rassegnato” a votare a giugno e anche se nessuno può garantirgli questo timing, d’ora in poi il segretario del Pd riorganizzerà tutto se stesso su questo traguardo. Primo obiettivo confidato: abbassare il profilo, sgonfiare la “bolla comunicativa” che lo ha circondato, riducendo le presenze televisive. E anche quelle in giro per il Paese: «Non mi vedrete a fare tour per l’Italia o giri in camper». Un distacco esibito che Renzi intende concretizzare con due-tre viaggi all’estero, viaggi di approfondimento, di “aggiornamento professionale” al massimo livello e non finalizzati ad incontri politici. Su un piano parallelo Renzi sta lavorando ad un libro, a cavallo tra consuntivo e progetto per la “nuova” Italia che dovrebbe andare in libreria a febbraio. Progetti che dovrebbero avere protagonista un Renzi che, dice lui, sarà più attento all’«umanità» e per farlo credere, ha raccontato di aver preparato gli scatoloni «di notte, per non farmi vedere». Nel frattempo Paolo Gentiloni, che Renzi ha voluto a palazzo Chigi, è uscito dall’Ergife convinto di una cosa: la ribadita leadership di Renzi e il rinvio del congresso Pd consentono al governo di navigare nelle prossime settimane senza scosse “innaturali”.
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lastampa/Renzi: basta renzismo, ora viaggi studio per imparare a fare il premier come all’estero
Renzi interviene all’assemblea del Pd, fa autocritica, rinuncia all’idea di anticipare il congresso e propone il ritorno alla vecchia legge elettorale in vigore tra il 1993 e il 2005, il “Mattarellum”. Per provare a rilanciarsi l’ex premier archivia il “renzismo” e ora nei suoi piani ci sono alcuni viaggi all’estero. Come scrive Giovanni Sabbatucci la proposta di tornare al “Mattarellum” è una mossa che spariglia i giochi e riapre la partita.
Renzi in contropiede: no al congresso anticipato e ritorno al Mattarellum
Il segretario: «Abbiamo straperso tra i giovani, sul web e al Sud». E Grillo lo attacca: «Bugiardo, avevi promesso di lasciare»
ROMA – Un tentativo di autocritica, niente congresso anticipato e proposta di tornare al sistema elettorale chiamato Mattarellum. Chi si aspettava plateali rese dei conti all’Assemblea nazionale del Pd di ieri sarà rimasto deluso dalla nuova «fase zen» esibita da Matteo Renzi. A due settimane dal referendum «non perso, straperso» che gli è costato la poltrona da premier, ieri la sua relazione, nella grande sala sotterranea dell’albergo romano colonizzato dai delegati dem, mette tutti d’accordo: 481 voti a favore, 10 astenuti e due contrari. La minoranza non vota: altrimenti, pur critica con l’analisi della sconfitta, avrebbero dovuto dire sì al Mattarellum.
«Eravamo a un passo dalla Terza repubblica: sembra di essere tornati alla Prima», e proprio con il brano «La Prima repubblica» di Checco Zalone si è aperto l’appuntamento. «Non è facile lasciare», ha avuto voglia di mollare tutto, giura il segretario, mentre elenca le ragioni della sconfitta: il web «lasciato nelle mani di chi è sotto gli occhi del mondo come diffusore di notizie false», lo scollamento con il Sud, con le periferie, con i 30-40enni (e per chi ne ha 41 «è come perdere in casa»).
Alla sua destra nel tavolo della presidenza il premier Paolo Gentiloni: un abbraccio dopo l’inno, una breve citazione. Lancia qualche frecciata alla minoranza, si dice «ferito» da chi ha festeggiato le sue dimissioni, risponde a D’Alema che ha parlato della «puzza» delle sue riforme: «Non puzzano, segnano la grandezza del Pd». Ma non è questo il momento delle polemiche sanguinose, e allora manco cita il contestato Jobs Act. Il clima è disteso, gli attacchi moderati: ci pensa solo il renziano Roberto Giachetti a svegliare la platea, attaccando la minoranza a suon di «avete la faccia come il c…». Le bordate di Renzi sono più per il M5S: «Smettete di dire bugie su di noi, e noi smettiamo di dire la verità su di voi, cioè che siete un’azienda privata che firma contratti con gli amministratori». Sulla corruzione, infilza sul caso Marra: più dire no alle Olimpiadi «bisognerebbe scegliere meglio i collaboratori».
Promette un nuovo corso nel Pd: campagna di ascolto, «più noi e meno io», niente tour in camper per il Paese perché «voglio essere allenatore più che giocatore, fare da talent scout», segreteria da rinnovare e scadenze varie (21 gennaio mobilitazione dei circoli, 4 febbraio evento sull’Europa). Senza riuscire a convincere molti del suo cambiamento, ma tant’è: «Ho accettato il consiglio di non fare del congresso il terreno di scontro sulla pelle del Paese», e quindi la conta interna è rinviata di un anno. E le elezioni quando saranno? «Stiamo andando al voto, non sappiamo quando ma come», evita di dare una data di scadenza al governo, anche se sul discorso scritto che ha sotto mano si era appuntato «per noi prima possibile», e la stessa frase la pronuncia il ministro Graziano Delrio.
La proposta del Pd è arrivarci col Mattarellum: «Andiamo a vedere, gli altri ci dicano cos’hanno in testa». Lega e Fratelli d’Italia hanno detto sì; Fi con Gasparri no; il M5S con un post di Grillo lo attacca, «tu che hai un partito che è una banca», e lo invita a farsi da parte: «Lo avevi promesso, sei bugiardo.». Il segretario zen ha lanciato la proposta. «Non sottovalutino i signori del no che quel 41% è politico». Quella per lui è la percentuale da cui ripartire. Tutti insieme: resa dei conti rinviata.
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vivicentro/Le mosse di Renzi per il ritorno
lastampa/Renzi in contropiede: no al congresso anticipato e ritorno al Mattarellum FRANCESCA SCHIANCHI
La Gazzetta dello Sport celebra il poker di Dries Mertens al Torino: “L’incantesimo di Dries Mertens, di un talento vero, che pare non guardare in faccia a nessuno, tanto è la facilità con la quale distribuisce gol agli avversari. E che prodezze! Da quel giorno, Napoli ha iniziato a inanellare successi e a realizzare gol a grappoli. Dopo la tripletta di Cagliari, due domeniche fa, Dries Mertens s’è portato a casa pure il pallone di Napoli-Torino. Stavolta, però, è voluto andare oltre, ha voluto regalare a se stesso e ai compagni, una quaterna, con gol di rara bellezza, come il quarto, con quello scavetto che ha lasciato sulle gambe un portiere della statura di John Hart. Insomma, nel giorno in cui Cristiano Ronaldo ha conquistato il titolo di campione del mondo per club, col suo Real Madrid, realizzando una tripletta, Dries Mertens ha risposto in maniera prepotente, segnando una rete in più, al Torino, in attesa di sfidarlo nel doppio confronto degli ottavi di finale di Champions League”.
Se qualcuno pensava che l’ennesimo horror stagionale mandato in scena dal Pescara fosse finito solo al fischio finale dell’arbitro Rocchi, dopo la choccante, imbarazzante, e per certi versi inattesa sconfitta contro il Bologna di Donadoni, vittorioso con un rotondo 3 – 0 in riva all’Adriatico nel pomeriggio di domenica, si sbagliava. E anche di grosso.
L’atto conclusivo dell’ennesima giornata nera per il Delfino, infatti, è andato in scena al “Marassi” di Genova, quando il Palermo di Corini è riuscito a battere per 4 – 3 il Genoa, dopo che gli isolani si trovavano sotto per 3 – 1. Punteggio che permette ai rosanero (che attendono il Pescara nel prossimo turno ndc) di scavalcare il Delfino, lasciando gli abruzzesi all’ultimo posto in classifica, con 8 punti, 5 conquistati sul campo. Numeri eloquenti. Eppure, c’è chi ancora trova dei motivi per essere ottimista.
Al termine del match, il presidente del Pescara, Sebastiani, ha mostrato di non gradire le contestazioni a lui rivolte, cominciate lunedì durante la cena sociale natalizia, e continuate sugli spalti ed anche fuori dallo stadio, dopo lo scivolone patito contro i felsinei. Il presidente del sodalizio abruzzese ha rivendicato le due promozioni in serie A, la finale persa per l’accesso nella massima serie due stagioni fa, e tutto quello che, secondo di lui, avrebbe fatto di buono per questa società, destinata, a meno che non si intervenga in maniera decisa sul mercato a gennaio, a retrocedere mestamente e poco dignitosamente nella seria cadetta, come già successo sotto la gestione del presidente.
Anche Massimo Oddo, il quale ha avallato senza recalcitrare le scelte del mercato operate da Sebastiani, per la verità gradite, almeno ad inizio campionato, anche a gran parte della stampa locale, sembra non digerire le critiche. Oddo ha detto che non intende dimettersi. Sebastiani che non intende esonerarlo. Speriamo che la notte porti consiglio ed entrambi. Oppure, almeno a uno dei due. Il tecnico campione del mondo confidava per salvarsi ad inizio stagione sulla presunta superiorità della sua squadra nei confronti di almeno tre compagini, ma il 4 – 0 interno patito contro l’Empoli, e, soprattutto, la sconfitta di Crotone, hanno messo in una situazione poco comoda il tecnico pescarese, praticamente sostenuto solo dal presidente. La squadra sembra non seguire più il tecnico, e le pesanti cessioni di Lapadula e Torreira, non adeguatamente rimpiazzate, pesano come un macigno. Il campo, poi, ha fatto tutto il resto. Giovedì si chiuderà l’anno solare con la trasferta di Palermo, dato da tutti per morto e sepolto, ma risorto a “Marassi”. Poi, la sosta natalizia, dove si spera che a qualcuno si schiariscano le idee. Poi, si riprenderà nel mese di gennaio, con un calendario che prevederà sfide contro la Fiorentina, il Napoli e l’Inter. Finchè c’e campionato c’è speranza, ma la paura di ripetere gli exploit negativi di qualche stagione fa è più che fondata…
Taranto vs Juve Stabia doveva essere la partita dell’amicizia, non è accaduto nulla di particolare in campo e sugli spalti, ma noi abbiamo tanto da raccontare. Dopo quasi 24 ore dalla trasferta di Taranto e dopo aver riflettuto e smaltito la rabbia per come siamo stati accolti in uno stadio che pensavamo fosse amico, dobbiamo fare alcune premesse che reputiamo importanti al fine di evidenziare lo spirito di questo nostro “messaggio”: Il fine è puramente informativo e non cambierà il nostro rapporto di collaborazione che da sempre intratteniamo con operatori della città di Taranto, che reputiamo ancora nostri amici.
Il nostro racconto è senza censura e senza aggiunte. Sarà corredato da spezzoni di video a riprova del clima di scarsa ospitalità, sportività e correttezza, che non rende merito ad una piazza che per tradizione e storia dovrebbe militare in campionati di maggior importanza, ma che per quello che si è visto ieri, meriterebbe al massimo di militare nel Campionato Nazionale Dilettante.
Il nostro giudizio è dettato dalla nostra esperienza giornalistica vissuta in tantissimi stadi di Serie A, B e Lega Pro, dove l’ospitalità è stata da sempre una componente principale.
Il nostro più che un articolo sarà una sorta di diario di bordo di quest’ultima trasferta del girone d’andata. Abbiamo seguito la “nostra” Juve Stabia in tutti gli stadi anche quest’anno, eccezion fatta per Reggio Calabria, e il trattamento riservatoci è sempre stato corretto ed ospitale.
Ma veniamo al racconto:
Partiamo dalla nostra richiesta d’accredito che come sempre effettuiamo con largo anticipo per non incorrere in problemi di rifiuto e che prevede sempre la richiesta di n.3 accrediti.
Il giorno precedente la gara l’ufficio stampa del Taranto ci fa la cortesia di risponderci (unica nota positiva del nostro viaggio), la risposta strana però è stata: “la nostra Società consente n.1 accredito per le testate giornalistiche online, ma in via eccezionale ne concederemo n.2. Si prega, dunque, indicare i nominativi da accreditare per la gara in oggetto.”
Secondo le norme AGCOM gli accrediti per le testate in possesso del nulla osta possono essere 3 che in caso di mancanza di posti in tribuna stampa possono ridursi a 2 (ma non a 1!).
Dopo una breve telefonata con l’addetto stampa per ottenere il terzo accredito, facciamo presente che siamo un giornale on-line che ha ottenuto il nulla osta della Lega Pro per le interviste in mixed zone (per ottenerlo bisogna rispettare dei requisiti e sottoscrivere una costosa assicurazione RC).
L’addetto stampa ci fa presente che le richieste sono state eccessive per cui non può esaudire la nostra richiesta per il terzo accredito sottolineando, ancora una volta, che ci stava facendo un “piacere” a concederci il secondo accredito.
Senza voler fare polemica accettiamo per così dire l’offerta e comunichiamo i due nominativi che vogliamo accreditare.
Vogliamo ricordare che l’AGCOM stabilisce che bisogna riservare un numero di posti per la stampa ospite e considerato che avevamo fatto richiesta in 7, poi ridotti a 6, ci domandiamo come è possibile che questa nostra richiesta rappresenti un numero eccessivo.
Arriviamo allo stadio con più di un’ora di anticipo, come è nostra consuetudine, ritiriamo gli accrediti e ci dirigiamo verso la tribuna stampa, chiediamo allo steward quali siano i posti della stampa ospite senza avere alcune risposta in merito. Chiediamo allora ai colleghi di Taranto che altrettanto non sanno nulla di preciso e ci dicono di sceglierci un posto. Scegliamo un posto in cui si possa vedere bene tutto il campo, per poter raccontare al meglio in radio la partita. Sistemiamo tutta la nostra attrezzatura e iniziamo a mandare in onda i primi servizi pre partita. Circa 20 minuti prima della gara si avvicina un collega anziano che ci “intima”, con modi non proprio garbati, di spostarci immediatamente perché i posti scelti sono in realtà assegnati da tempo a lui e ad un altro collega.
I posti liberi oramai sono pochi e ci accomodiamo alla “buona” su una panca in seconda fila dove non è possibile scorgere tutto il campo da gioco. In alcuni momenti della partita siamo costretti a seguire la partita in piedi.
Ci dirigiamo verso la Sala Stampa dello Iacovone sperando di aver terminato questo calvario, ma anche in questa zona dello stadio ci sono delle sorprese negative che coinvolgono non solo noi ma anche la Juve Stabia.
Dopo aver chiesto se ci fosse una sala per la mixed zone (nostro locale di competenza) ci rispondono che non esiste e che con la nostra telecamera dobbiamo riprendere le domande in sala stampa (altra violazione AGCOM).
Chiediamo dove poter sistemare la nostra telecamera, ma anche in questo caso nessuno degli altri operatori video ci sa indicare il posto giusto, a questo punto lo scegliamo noi senza intralciare le altre telecamere. Trascorrono circa 10 minuti con il mister Fontana che arriva in sala stampa, a quel punto si “sveglia” uno degli operatori locali precedentemente interpellato che ci dice che il posto scelto non è buono, per cui di fretta siamo costretti a spostarci di lato (ci domandiamo come mai gli operatori e giornalisti delle testate locali quando sono interpellati non sanno nulla? E poi invece quando la situazione si fa difficile sanno indicarti la scelta giusta?).
Gaetano Fontana si accomoda al di là del bancone degli imputati (il tavolo conferenza sembra quello) con l’Avv, Antonio Bongiovanni, vicepresidente del Taranto che si accomoda di fianco (altra cosa inaccettabile e assurda) ad ascoltare le sue risposte con una sguardo che non fa presagire nulla di buono.
Ci aspettiamo di avere una precedenza nel fare le domande al “nostro” mister, almeno per dovere di ospitalità, ma questo ci viene negato.
Gaetano Fontana inizia a rispondere alle domande dei giornalisti locali esprimendo il “suo” parere sulla partita e viene attaccato in maniera pungente da una parte della stampa di casa:
“Dominio Taranto? Assolutamente no. La Juve Stabia e il Taranto non hanno meritato oltre il pareggio che resta per me il risultato più giusto. Abbiamo commesso tanti errori, ma veniamo da un momento difficile causa i tanti impegni. Abbiamo momenti di stanchezza fisica e mentale. Spesso abbiamo corso a vuoto, ma sicuramente meglio la ripresa dove magari avremmo potuto ottenere qualcosa di più frutto dell’occasione del momento. Camigliano mi è piaciuto molto, un ragazzo in crescita.”
In sostanza questo è stato il pensiero di Fontana sulla gara ma a qualche giornalista di casa non è piaciuta la versione del tecnico della Juve Stabia sostenendo di aver visto altro calcio ed in maniera “affettuosa “di aver visto sul campo una partita diversa:
Questa è stata la domanda: “Penso di aver problemi di vista, me lo dice anche mia moglie, perchè non ho visto la partita che ha visto lei, ma un Taranto che meritava la vittoria”.
Questa è stata una domanda “imbarazzante” che è stata rivolta a Fontana da una parte della stampa locale ed il tecnico in maniera signorile ha sorriso rispondendo:
“Se ha problemi di vista, saranno affari suoi. Mi vengono dubbi anche sulla mia vista per cui accetto il suo invito subliminale e vado a farla controllare”.
Le domande della stampa locale si susseguono quando ad un certo punto “pensiamo” erroneamente di poter fare le nostre, ma veniamo interrotti mentre la stiamo formulando per dare precedenza ad un giornalista locale che aveva iniziato contemporaneamente a farne una anche lui. Morale della favola abbiamo fatto solo due domande al mister!
Finito il tribunale di inquisizione da parte della stampa locale nei confronti di Mister Fontana, reo di non vederla come loro, si passa all’arringa dell’avvocato Bongiovanni che impone al Mister della Juve Stabia di accomodarsi di fianco impedendogli di fatto di concedersi ai microfoni di Radio S.Anna (radio ufficiale della Juve Stabia) se non con enorme ritardo:
“Il mister Fontana è simpatico, ma non sono d’accordo con il suo pensiero. Oggi avremmo meritato nettamente la vittoria.”
Fin qui nulla di male, solo che a fine dell’intervento di Fontana qualche sorriso ironico e qualche battuta sono volate lasciando intendere un sarcasmo evitabile.
Alla fine di questo “poco simpatico” siparietto la Juve Stabia ha deciso di non concedere altri tesserati alla stampa locale. In virtù di questa decisione siamo stati penalizzati ancora una volta in quanto Camigliano e il D.G. Filippi hanno parlato solo a Radio S.Anna unica che poteva fare le interviste al di fuori della sala stampa.
Mestamente guadagniamo l’uscita dalla sala stampa.
Vorremmo però ricordare all’avvocato Bongiovanni che questo sport è calcio e non box, dove magari ai punti avrebbe potuto meritare il Taranto. Il colpo del K.O. non è arrivato ed è stato sfiorato solo in un’occasione, singola occasione che ha avuto anche la Juve Stabia. Poi non basta una sola partita per dire che il Taranto è una grande squadra né si può dire che la Juve Stabia non merita il terzo posto in classifica. Una partita storta, un periodo di appannamento, capita a tutte, con i dovuti distingui se dovessimo valutare il campionato della Juventus, con lo stesso metro di giudizio dell’ambiente tarantino, dopo la partita con il Genoa persa per 3 a 1 dai bianconeri dovremmo dire che la vecchia signora non merita il primo posto!
Comunque lasciamo ai nostri lettori ogni altra considerazione.
Allievi regionali, Aversa Normanna-Juve Stabia 2-2: il tabellino del match
Pareggio esterno per gli allievi regionali della Juve Stabia allenati da mister Macone. Finisce 2-2 con la doppietta di Scalera. Espulso nelle Vespette Izzo.
Al termine del match vinto dal Napoli per 5-3 allo stadio San Paolo contro il Torino, in mixed zone, ai nostri microfoni, è arrivato Iago Falque, attaccante del Toro e queste sono le sue dichiarazioni.
Al termine del match vinto dal Napoli per 5-3 allo stadio San Paolo contro il Torino, in mixed zone, ai nostri microfoni, per parlare della vittoria ma anche del poker di Dries Mertens e del miglior attacco in serie A, è arrivato Piotr Zielinski e queste sono le sue dichiarazioni.
Il Napoli asfalta il Torino,questo il commento della Ssc Napolisul proprio sito ufficiale:
“L’affresco capolavoro, nel tramonto del San Paolo, dell’artista fiammingo. Dries c’è e come per magia trasforma il numero perfetto dal 3 al 4. C’era una volta ‘Tris’ Martens, adesso chiamatelo pure ‘Quadries’. Un falso nove che segna più e meglio di un centravanti vero, un ossimoro strepitoso che scandisce un pomeriggio favoloso. Ed un momento travolgente per Mertens che eleva alla potenza cifre esponenziali. Sette gol in sette giorni, l’ottavo in due settimane compresa la perla del Da Luz, decima rete in campionato, quattordicesima in stagione.
Ed al suo fianco viaggia un Napoli sensazionale che vince la quarta partita consecutiva tra Champions e campionato, con la seconda cinquina in una settimana, il secondo sigillo stagionale di Chiriches ed un totale di 14 gol segnati in questro meraviglioso dicembre azzurro. Se il Toro ci mette il proverbiale cuore, il Napoli ci mette l’anima, il corpo, la testa, il coraggio di 10 leoni e l’immensa classe di un diavolo belga dalla scia fiammeggiante. Un gol più bello dell’altro coronati da un arcobaleno che ancora chissà per quanto tempo resterà cielo del San Paolo. Come un affresco immortale che si illumina al tramonto. Nella grazia di un artista fiammingo”.
Sinisa Mihajlovic, allenatore del Torino, ha commentato così la prova contro il Napoli ai microfoni di Premium Sport:
“Bisogna fare i complimenti al Napoli che ha meritato la vittoria. Se si concedono spazi agli azzurri, ti fanno a pezzi. Abbiamo preso gol su cose che sapevamo ma abbiamo concesso lo stesso. Nulla da dire sulla sconfitta che è stata meritata. Perdere a Napoli ci può stare, è una squadra forte che tiene sempre il pallino del gioco. Il mio rammarico sta in altre sconfitte. Ho scelto Zappacosta in base alle caratteristiche dell’ avversario, avevo bisogno di un calciatore di gamba sull’ esterno. Fa tutto parte di un processo di crescita”.
Piotr Zielinskiha parlato ai microfoni di Premium Sport al termine della sfida contro il Torino. Ecco quanto evidenziato: “Dobbiamo continuare così, a Firenze ci attende una partita importante e vogliamo la vittoria. C’è ancora tempo prima di pensare al Real Madrid, ora ‘ importante concentrarsi sul campionato che è’ ancora lungo. Il mister ma anche noi siamo un po’ arrabbiati per i gol subiti. Stiamo facendo bene anche in difesa e dobbiamo cercare di eliminare questi errori”.