12.5 C
Castellammare di Stabia
Home Blog Pagina 5880

Guardia Costiera: ”4ª Campagna Nazionale di Tutela Ambientale” (VIDEO)

0

Presentazione risultatiQuarta Campagna nazionale di tutela Ambientale” e inaugurazione del “Laboratorio di Analisi Ambientali” della Guardia Costiera alla presenza del Ministro Gian Luca Galletti

Fiumicino, 23 marzo 2017 – Nella mattinata odierna, presso la sede della Capitaneria di porto di Roma a Fiumicino, il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, alla presenza del Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera, Ammiraglio Ispettore Vincenzo Melone, ha presentato alla stampa i risultati della 4ª Campagna Nazionale di Tutela Ambientale.

“Ringrazio – ha detto il ministro Gian Luca Galletti –  le donne e gli uomini del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera per questo lavoro, che ha portato risultati molto rilevanti sotto tutti i punti di vista: i dati confermano da un lato che lo Stato sta dando la caccia senza risparmio a chi inquina il nostro mare e le nostre coste, dall’altro che sul raggiungimento degli standard di qualità ambientale delle acque marine pesa ancora troppo l’inciviltà di quanti considerano l’ambiente un bene sacrificabile. Questa campagna – ha aggiunto Galletti – è estremamente importante anche perché ha mostrato che gli ecoreati, vera conquista di civiltà per questo Paese, sono entrati nella quotidianità del contrasto ai fenomeni criminali verso l’ambiente”.

La campagna ambientale è stata incentrata sul contrasto agli scarichi illeciti in mare di diversa natura, connessi sia ad insediamenti civili che industriali. Sono stati 1.200 i controlli eseguiti dai militari della Guardia Costiera con l’impiego delle componenti aeronavale e subacquea, e dei Laboratori Ambientali Mobili del Corpo; attività da cui sono scaturite 675 notizie di reato e il sequestro complessivo di 480.000mqdi aree illecitamente occupate; 750 le persone denunciate, 6,5 milioni di euro le sanzioni amministrative elevate, 60 le tonnellate di rifiuti sequestrate e 1.200 le navi ispezionate. Le infrazioni accertate hanno consentito di testare gli “ecoreati”, con la contestazione delle nuove fattispecie di reato: in 84 casi si è applicato il reato di inquinamento ambientale, in 4 quello di disastro ambientale, in 9 il reato di delitti colposi contro l’ambiente, in un caso quello di impedimento al controllo, cosi come in una occasione il reato di omessa bonifica. Sono state inoltre impartite 58 prescrizione a seguito dell’accertamento dei reati contravvenzionali.

L’attività, condotta sull’intero territorio costiero nazionale, ha comunque interessato – a più ampio respiro – tutte le attività marittime e costiere che incidono sull’habitat marino, come la lotta all’abusivismo demaniale e agli inquinamenti provenienti da navi e piattaforme off-shore. Nella stessa circostanza, ha avuto luogo la cerimonia di inaugurazione del Laboratorio di Analisi Ambientali della Guardia Costiera, intitolato al Capitano di Fregata Natale De Grazia, Ufficiale del Corpo, scomparso nel 1995, al quale è stata conferita la medaglia d’oro al merito di Marina quale figura dallo spiccato acume investigativo che, collaborando con la Procura di Reggio Calabria, ha condotto complesse investigazioni ambientali nel settore dei traffici illeciti operati da navi mercantili.

Il nuovo Laboratorio Ambientale integra lo strumento operativo del Corpo a supporto dell’attività investigativa condotta dai propri Comandi sul territorio nazionale, ampliandone le capacità analitiche e di contrasto agli inquinamenti marini e costieri; strumento operativo che contava già di Laboratori Ambientali Mobili della Guardia Costiera, che dal 2011 – anno in cui sono entrati in servizio – hanno effettuato oltre 100 missioni sull’intero territorio del Paese, effettuando oltre 2.000 campionamenti e circa 15.000 analisi chimico-fisiche e microbiologiche.

Il Ministro Galletti ha poi lanciato la 5ª Campagna Nazionale di Tutela Ambientale – nella continuità dell’impegno che il Corpo riversa sulla delicata “missione” della salvaguardia del mare e delle coste del Paese – con l’obiettivo di perseguire, nel segno della prevenzione, un’azione coordinata di educazione e sensibilizzazione sulla tutela dell’ambiente marino e costiero.

PAURA AD ANVERSA: auto tenta di schiantarsi sulla folla, arrestato un sospetto

0

Un’auto avrebbe cercato di schiantarsi sulla folla sulla via principale pedonale di Anversa, piena di negozi. Non ci sarebbe nessun ferito, l’auto è stata intercettata dai militari e il sospetto,  Mohammed R., è stato arrestato. L’auto aveva una targa francese e all’interno sono state trovate delle armi. 

Secondo quanto riporta il sito della tv Rtbf, il capo della polizia di Anversa ha spiegato che alle 11 un veicolo si è introdotto sul Meir, l’area pedonale commerciale di Anversa, dei poliziotti hanno cercato di intercettarlo, ma l’auto si è allora diretta verso il Quai Sint Michiel. La vettura è stata poi bloccata in un parcheggio e il suo autista, un nordafricano, arrestato.

L’uomo si chiama Mohamed R., un francese domiciliato in Francia, nato nel 1977. Lo ha annunciato la Procura federale belga. Diverse armi sono state ritrovate nel bagagliaio dell’auto, una Citroen rossa immatricolata in Francia: armi bianche, un’arma antisommossa e una tanica “contente un prodotto non ancora identificato”.

Nel bagagliaio dell’auto, una Citroen rossa, sono stati trovati un bidone e «diverse armi», fra cui armi da taglio e una pistola anti sommossa «Seguiamo la situazione molto da vicino. I servizi di sicurezza sono stati esemplari ad Anversa», ha twittato il primo ministro belga Charles Michel. Ieri il Belgio aveva ricordato il primo anniversario degli attentati di Bruxelles che causarono 32 morti.

Nel corso di una breve conferenza stampa, il sindaco di Anversa Bart De Wever ha parlato di «attentato sventato» nella sua città. «La gente ha dovuto buttarsi di lato» per evitare di essere investita, ha raccontato il capo della polizia locale Serge Muyters. Militari presenti sul posto hanno cercato di fermare il veicolo, che ha proseguito verso le banchine sul lungofiume della Schelda superando un semaforo rosso. L’auto è stata poi bloccata in un parcheggio, dove il conducente – un uomo di origine nordafricana, vestito con una mimetica- è stato arrestato. La procura federale belga ha riferito che si tratta di Mohammed R., nato l’8 maggio 1977, cittadino francese residente in Francia.

Milik: “Sarò pronto entro un paio di settimane: per ora mi sta bene la panchina”

Le sue parole

Arkadiusz Milik è tornato in Nazionale dopo l’infortunio al ginocchio. Ha rilasciato una lunga intervista a Przeglad Sportowy: Sto migliorando di settimana in settimana. Il lungo trauma è stato dimenticato. Io vivo di partite. Voglio passare tanti minuti in campo. Gli inizi sono stati difficili. Il ginocchio è sano. Avevo bisogno di tempo per tornare al meglio. E’ stato necessario allenarsi di più. Non sento la differenza con i miei compagni di squadra, ma io non gioco come prima dell’infortunio. Le cose si costruiscono lentamente, perché la riabilitazione è un processo lungo: prima la palestra, poi il potenziamento alle gambe. Per tutto il tempo ho lavorato molto su questo”.

La cicatrice sul ginocchio resterà per tutta la carriera…

E’ un segno, ma lavoro di più anche per quello”.

La potenza è tornata al cento per cento?

“Sono sicuro di essere pronto per giocare. Ma ci sono cose che richiedono tempo, la riabilitazione e il fisico sono state importanti. Devo ancora lavorare. Si tratta di piccoli dettagli. Ho solo bisogno di un paio di settimane. Tutto sarà come prima l’infortunio, ne sono sicuro”.

C’è chi dice che sei tornato troppo in fretta…

“Nessuno mi ha fatto rischiare la salute. Abbiamo letto un sacco di articoli. Sono stati scritti su di me un sacco di cose, ma a volte vale la pena chiedere alla fonte. Nessuno mi ha chiesto un parere. Voglio fugare ogni dubbio: non sono tornato troppo presto, è tutto ok! Mi sentivo bene, il medico ha dato il consenso. L’obiettivo era uno: tornare il più presto possibile. Volevo essere in buona salute e adeguatamente preparato per ulteriori lavori. Ho investito in me stesso e ci sono riuscito. Palestra in casa? E così è stato. Alla fine mi ha aiutato nella riabilitazione. Non ho sovraccaricato le ginocchia. Non ci sono stati problemi. Non un giorno che ho dovuto ridurre il carico. Zero complicazioni, mai ginocchia gonfie. Sono contento di essere sano e di poter tornare a giocare di nuovo a calcio”.

Tornare in panchina?

“Sono giovane, per questo sono impaziente. Sono a dispisizione dell’allenatore, ma so che è difficile per Sarri cambiare le cose che funzionano bene dopo gli ultimi mesi. Dries Mertens gioca alla grande nella mia posizione. Devo lavorare duro per ottenere sempre maggiori opportunità. Io gioco in una società seria, con grandi obiettivi. Sono passati solo cinque mesi dopo l’intervento chirurgico. La maggior parte dei giocatori ci mette più tempo. Accetto la situazione. Per ora”.

Un contatto con Adam Nawalka?

“Ho parlato con l’allenatore al telefono più volte. Si è molto interessato a me, mi ha sostenuto”.

VIDEO ViViCentro – Juve Stabia, la festa dell’attività di base: momenti che devono far riflettere…

VIDEO ViViCentro – Juve Stabia, la festa dell’attività di base: momenti che devono far riflettere…

Una serata spettacolare che mostra ancora una volta come il settore giovanile della Juve Stabia sia legata ai colori stabiesi, nonostante molti di questi ragazzi non siano di Castellammare di Stabia. Ieri sera è toccato all’attività di base, Vivicentro.it vi mostra le immagini.

a cura di Ciro Novellino e Mario Vollono

I nostri sponsor:







FOTO ViViCentro – Attività di base, ASD virtus Sangennarese-Juve Stabia 1-1: il tabellino

FOTO ViViCentro – Attività di base, ASD virtus Sangennarese-Juve Stabia 1-1: il tabellino

Scuola calcio ASD virtus Sangennarese-Juvestabia 05/06. finisce 1-1. Partita equilibrata, con due squadre ben messe in campo dal Mr Cocchiarella e il Mr Prisco della Sangennarese. La Juve Stabia passa in vantaggio con Cioffi ma quasi al termine gli avversari trovano il pareggio con un bel calcio di punizione dove il portiere Sacco dopo tanti interventi, nulla ha potuto.
Per i 2006 partita vinta dalle vespette per 2 a 1 con doppietta di Minasi Mario.

Questi i ragazzi impegnati:

Galluccio, Granatello, Miele, Papa, Provvisiero, Maffei, Cioffi, Improta, Sacco, Zaccariello, Mottola, Rinaldi, Simeone, Coppola, Testa, Natale, Minasi, Fabrizio, Marino, Cioffi, Buzzo, De Curtis

a cura di Ciro Novellino, foto Minasi

I nostri sponsor:







Bagni: “Napoli che pasticcio con Mertens e Insigne”

Le sue parole

Salvatore Bagni ha rilasciato un’intervista a Il Mattino: “La societa’ si e’ messa in un bel pasticcio. Non puo’ arrivare ad aprile per chiudere le trattative. A gennaio si individuano gli elementi da prendere, si usano questi mesi per mettere a punto le strategie, parlarsi, trovare un accordo. I veri colpi vengono annunciati a luglio ma maturano molto prima. Insigne e Mertens? Non comprendo il motivo per il quale il mio amico Aurelio sia arrivato con l’acqua alla gola. Con Insigne e’ dalla scorsa estate che stanno trattando, sono trascorsi otto mesi e continuano a discutere. Mertens sembrava che a gennaio dovesse firmare da un giorno all’altro e invece e’ in partenza. Insigne e’ in una botte di ferro. Ha fatto a luglio una proposta che la societa’ ha respinto, giudicandola inadatta ed eccessiva. Il ragazzo si e’ messo a lavorare e ha fatto parlare il campo. Ecco perche’ puo’ dire di avere la coscienza a posto e di aver fatto tutto quello che poteva e doveva pur di restare. Per Mertens c’e’ stato il cambio di procuratore a complicare i piani ma nel caso del belga il tempo ha giocato in suo favore. I trent’anni sono la ragione per cui la sua valutazione non e’ pari a quella di Lorenzo”.

Il Napoli rinnoverà la batteria dei terzini: tutti i nomi

Il Napoli rinnoverà la batteria dei terzini: tutti i nomi

Il mercato del Napoli è in fermento e la batteria dei terzini sara’ rinnovata, con Maggio che potrebbe andare via e con il rinnovo di Ghoulam sempre piu’ complicato. Oltre a Barreca del Torino e a Masina del Bologna, per la fascia sinistra si segue Mendy del Monaco e Grimaldo del Benfica, costa del cartellino da 20 milioni in su. Resta l’idea di prendere un ambidestro: Karsdorp del Feyenoord e Foket del Gent non sono mai usciti dal monitor azzuurri. Conti e De Sciglio sono sempre calciatori molto graditi. Lo riporta Il Mattino.

Keita in pole, ma spuntano altri due nomi se Mertens dovesse partire

Keita in pole, ma spuntano altri due nomi se Mertens dovesse partire

Il rischio concreto che Dries Mertens possa lasciare Napoli al termine della stagione c’è. Il calciatore ha richieste molto importanti dalla Cina, ma sogna anche la Premier e il Manchester United è un’opportunità. E’ per questo che il Napoli si guarda intorno e, come rivela Il Mattino, al suo posto, nell’eventualita’, in pole ci sono Keita della Lazio (con Zapata o Pavoletti come pedine di scambio), Muriel della Sampdoria e Dolberg (che ha caratteristiche piu’ da centravanti) dell’Ajax.

Napoli-Juve, clamorosa beffa di De Laurentiis: prezzi bassi in Coppa

Napoli-Juve, clamorosa beffa di De Laurentiis: prezzi bassi in Coppa
Il trucco c’è, ma non si vede ed è soprattutto assolutamente legittimo: a Torino, però, sono infuriati. La promozione “paghi uno e prendi due”, con cui il Napoli aveva chiamato a raccolta i suoi tifosi ha un doppio fine a cui De Laurentiis avrà pensato, prima di dettare il listino prezzi ai suoi più stretti collaboratori.
Come riporta La Repubblica, i biglietti per la sfida di campionato, il cui incasso spetta di diritto e per intero alla squadra di casa, sono infatti teoricamente abbastanza costosi, mentre quelli di Coppa Italia no: “A differenza di quanto accade nelle gare di serie A, difatti, le entrate al botteghino delle gare di Coppa Italia vengono equamente spartite tra le due società: 50 per 100 a testa. Ma stavolta la fetta di torta destinata agli ospiti sarà extra light: molto molto inferiore rispetto al milione netto che i bianconeri furono costretti dal regolamento a dividere fifty fifty con ADL un mese fa a Torino, per il match di andata.
La semifinale di ritorno della Coppa Italia, prezzi alla mano, frutterà invece non più di 300 mila euro: metà alla Juventus e metà al Napoli, che però potrà rifarsi abbondantemente con il maxi incasso della sfida di campionato del 2 aprile, destinato a finire al contrario per intero nelle tasche del club azzurro”.

Il burro benedetto

0

Da secoli ogni 25 marzo in occasione della Festa dell’Annunciazione sulle montagne biellesi dell’Alta Valle Elvo va in scena la benedizione del burro. Le proprietà curatrici di questo prodotto si tramandano da secoli tra mito e leggenda ma nel 2013 è arrivato anche il marchio Slow Food.

La benedizione del burro antico farmaco contadino

Tradizione biellese per la Festa dell’Annunciazione

BIELLA – Già nel 1600, all’alba di ogni 25 marzo, una lunga fila silenziosa di contadini si recava nei casolari più alti delle montagne biellesi per farsi consegnare un panetto di burro prodotto con la prima erba dell’anno. Il pacchetto veniva portato nella cappella Lauretana di Graglia dove il sacerdote impartiva la benedizione e poi conservato in cantina come una reliquia. Solo con il consenso del capofamiglia se ne poteva utilizzare pezzetto. Perché il burro benedetto serviva a curare un po’ di tutto: bruciature, vesciche, morsicature di insetti, ferite che avevano difficoltà a rimarginarsi e altri piccoli acciacchi.

Il Santuario  

Quattro secoli dopo, la chiesetta sulle montagne è diventata un Santuario, i panetti in carta da pacchi sono stati sostituiti da vasetti in vetro sterilizzati con il marchio di qualità Slow Food. Ma sulle montagne dell’Alta Valle Elvo, anche questa domenica (in occasione della Festa dell’Annunciazione), saranno ancora presenti in tanti all’appuntamento con la benedizione del burro della Madonna di Marzo. «Abbiamo preparato un centinaio di vasetti da distribuire – racconta Arcangelo Rosso Baietto dalla sua cascina di Netro -. Si tratta di un prodotto speciale realizzato dagli allevamenti della Pezzata Rossa d’Oropa, una razza bovina autoctona che si trova solo sulle montagne Biellesi».

Le qualità guaritrici del burro si perdono nella notte dei tempi. «Le farmacie si trovavano solo in città e chi viveva in montagna doveva arrangiarsi – racconta Enzo Clerico dell’ecomuseo Valle Elvo -. I nostri nonni avevano scoperto che il primo burro dell’anno aveva capacità curative se spalmato sulla pelle. La benedizione in chiesa trova origine e fondamento nel forte senso di religiosità presente in questi territori».

Guai a mettere in dubbio le reali proprietà curative del burro della Madonna di Marzo tra gli abitanti dell’Alta Valle Elvo. Non esiste famiglia che, tra le varie medicine dell’armadietto del bagno, non custodisca un vasetto benedetto il cui prodotto viene spalmato sulle ginocchia sbucciate dell’ultima generazione di nipotini.

Il marchio Slow Food  

Il fatto che tre allevatori locali continuino a produrlo esattamente come nei secoli scorsi, al «Burro a latte crudo dell’alto Elvo» è valso nel 2013 il marchio Slow Food . Ancora oggi il latte viene fatto raffreddare nel fraidél, piccolo fabbricato in pietra attraversato dall’acqua sorgiva. Il mattino seguente si raccoglie la panna con un mestolo in legno di betulla e si pone in una zangola in anch’essa legno: quella meno acida della sera prima si miscela con quella più acida del mattino. Appena eliminati i liquidi rimasti il burro viene sagomato in panetti ed immerso nell’acqua fresca della sorgente ad indurire.

Il Presidio, sostenuto dalla Comunità Montana, nasce con l’intento di far conoscere e favorire l’attività di coloro che han mantenuto in vita questo prodotto dalle caratteristiche organolettiche straordinarie, senza il quale si perderebbero anche le lavorazioni casearie conseguenti (toma magra e ricotte). I tre attuali produttori del Presidio fanno parte del gruppo LatteVivo, costituita da una decina di produttori di formaggi a latte crudo della Valle Elvo.

vivicentro.it/nord/terzapagina
vivicentro/Il burro benedetto
lastampa/La benedizione del burro antico farmaco contadino EMANUELA BERTOLONE

Stessa difesa, risultati peggiori: Sarri sta facendo peggio di Benitez

Stessa difesa, risultati peggiori: Sarri sta facendo peggio di Benitez

La difesa del Napoli è quella stessa dello scorso anno: Pepe Reina, Elseid Hysaj, Raul Albiol, Kalidou Koulibaly e Faouzi Ghoulam. Eppure rispetto al campionato 2015-2016 ha già subito in 29 giornate lo stesso numero di gol subito in tutto il campionato scorso: 32 in tutto, e 50 in 40 partite stagionali.  Sono 1,25 gol di media a partita, analizzati dalla Gazzetta dello Sport: “E’ evidente l’involuzione della fase difensiva che, quest’anno, è stata caratterizzata da diversi errori individuali. Con questi numeri, la difesa di Sarri sta facendo peggio di quella di Rafa Benitez nel suo ultimo anno sulla panchina del Napoli: 73 gol subiti in 59 partite per una media di 1,24 gol a partita”.

Reina torna a Napoli, Sarri in apprensione

Reina torna a Napoli, Sarri in apprensione

Il portiere del Napoli Pepe Reina tiene in apprensione il tecnico azzurro Maurizio Sa​rri: l’ex Liverpool è stato convocato dalla nazionale spagnola, ma in questi giorni non si è mai allenato per un problema muscolare. Come riporta La Gazzetta dello Sport, Reina nella giornata di oggi rientrerà a Napoli per mettersi sotto cura dello staff medico coordinato dal dottor Alfonso De Nicola “che dovrà tentare il tutto per tutto per metterlo a disposizione di Sarri in tempo utile per la doppia sfida con la Juventus, dopo la sosta per la nazionale”.

Pechino rilancia un’alleanza hi-tech con Israele

0

Al centro del progetto tra Pechino e Israele è previsto lo sviluppo di progetti sull’intelligenza artificiale ma anche il trasferimento di conoscenze e tecnologie per la lotta all’inquinamento e la protezione delle risorse idriche. Intanto Russia e Giappone firmano l’accordo per la costruzione di un gasdotto che fornirà a Tokyo 25 miliardi di metri cubi l’anno di metano. Il progetto voluto da Putin e Abe mira ad arginare lo strapotere della Cina.

Israele e Cina, nuova alleanza hi-tech

Un accordo di cooperazione sull’innovazione e l’alta tecnologia siglato dal premier israeliano Netanyahu e dal presidente cinese Xi Jinping

TEL AVIV – Costruzione di centri di ricerca congiunti sull’intelligenza artificiale, scambi di ricercatori universitari, trasferimenti di tecnologie per la lotta all’inquinamento e la protezione delle risorse idriche. Sono solo alcuni dei punti di un vasto accordo di cooperazione sull’innovazione e l’alta tecnologia siglato martedì a Pechino dal premier israeliano Benjamin Netanyahu e dal presidente cinese Xi Jinping.

Sono previsti scambi di «know-how» anche nei campi della medicina d’urgenza, dell’istruzione e dell’agricoltura, mentre proseguono i negoziati per un accordo di libero commercio sullo sfondo di un interscambio che vent’anni fa era irrisorio e oggi rasenta i 10 miliardi di dollari l’anno. La visita di Netanyahu, giunto a Pechino per celebrare i 25 anni dall’allacciamento delle relazioni diplomatiche fra Cina e Israele, fa parte di un più ampio disegno geopolitico portato avanti dallo Stato ebraico nell’ultimo decennio. Israele cerca nuove alleanze in Asia, dai giganti come la Cina e l’India alle «tigri» come la Sud Corea e il Vietnam, e usa il settore hi-tech, per rafforzare la cooperazione economica e trovare nuovi mercati per le sue start-up.

La strategia israeliana è in parte frutto delle campagne per il boicottaggio contro i prodotti israeliani in Europa e dei rapporti tesi tra il governo Netanyahu e la precedente amministrazione americana, spiega Yoram Evron, esperto di relazioni Cina-Israele presso il dipartimento di studi asiatici dell’Università di Haifa.

«Ma soprattutto c’è la consapevolezza che l’economia globale non è più incentrata sull’Occidente, quindi per un Paese come Israele, la cui economia dipende dalle esportazioni, è vitale cercare nuove relazioni», afferma Evron. Dall’altro lato, la Cina e altri giganti industriali orientali sanno di dover fare un salto di qualità tecnologico per modernizzare le economie e tenere il passo della concorrenza. Perciò suscita grande interesse il modello israeliano, che ha trasformato il piccolo Stato ebraico in uno dei maggiori poli globali della ricerca e dell’innovazione.

Cooperare su questi settori permette anche di tenersi alla larga da argomenti più sensibili, spiega Evron. Da una parte, scambi di tecnologie militari potrebbero suscitare l’ira di Washington, che rimane comunque l’alleato principale d’Israele, mentre una diplomazia mirata a intese politiche si scontrerebbe con la tradizionale impostazione filo-araba di Pechino. «Se si parte dalla cooperazione economica, si finisce per migliorare anche i rapporti politici», spiega Matan Vilnai, ambasciatore in Cina dal 2012 al 2016. «Questo è il sistema cinese: non hanno problemi a cooperare con tutti su diversi fronti». L’offensiva diplomatica israeliana in Estremo oriente sembra aver subito un’accelerazione negli ultimi mesi. Mentre Netanyahu incontrava Xi a Pechino, il presidente israeliano Reuven Rivlin, reduce anche da una recente visita in India, si trovava in Vietnam per firmare accordi per costruire ospedali e impianti di energia rinnovabile.

vivicentro.it/economia
vivicentro/Pechino rilancia un’alleanza hi-tech con Israele
lastampa/Israele e Cina, nuova alleanza hi-tech ARIEL DAVID – TEL AVIV

Russia e Giappone firmano l’accordo per la costruzione di un gasdotto

0

Il gasdotto fornirà a Tokyo 25 miliardi di metri cubi l’anno di metano. Il progetto voluto da Putin e Abe mira ad arginare lo strapotere della Cina. Intanto Pechino rilancia un’alleanza hi-tech con Israele. Al centro del progetto lo sviluppo di progetti sull’intelligenza artificiale ma anche il trasferimento di conoscenze e tecnologie per la lotta all’inquinamento e la protezione delle risorse idriche.

Una maxi-intesa sul metano, la sfida di Russia e Giappone

Un gasdotto fornirà a Tokyo 25 miliardi di metri cubi l’anno di energia

La Russia continua a cercare e a trovare alternative all’export di gas in Europa occidentale: secondo il quotidiano economico russo «Kommersant», Mosca e Tokyo stanno per annunciare la costruzione di un gasdotto da 6 miliardi di dollari, capace di portare in Giappone 25 miliardi di metri cubi all’anno, per un controvalore che può aggirarsi sui 10 miliardi di dollari annui. Quest’intesa segue quella da 400 miliardi di dollari in 30 anni con la Cina firmata nel 2014. L’accordo Russia-Giappone sul metano sarà probabilmente firmato dal premier Abe quando visiterà Mosca in aprile.

Se l’intesa verrà formalizzata, avrà non solo un valore economico ma anche geopolitico, e da molteplici punti di vista. Senza dubbio rafforzerà i due Paesi contro lo strapotere cinese. Ma anche l’Occidente sarà coinvolto. Mosca dopo l’intervento in Ucraina e l’imposizione delle sanzioni economiche occidentali ha diversificato le sue esportazioni di gas per non dipendere troppo dal mercato dell’Europa. Anche se le sanzioni non hanno coinvolto il metano, Putin teme che in futuro arrivi qualche brutta sorpresa da quel fronte, perciò vuole allargare il novero dei clienti. Dopo la Cina, il Giappone è benvenuto.

Però le relazioni fra Mosca e Tokyo sono complicate. A più di settant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, russi e giapponesi hanno ancora un contenzioso aperto su quattro isolette, le Kurili meridionali. Mentre l’appartenenza del resto di quest’arcipelago alla Russia non è disputata, le quattro isole più vicine alla giapponese Hokkaido, occupate dai russi nel 1945, sono considerate irrinunciabili da Tokyo. Non ci sono risorse economiche nelle Kurili meridionali, a parte la pesca dei granchi, eppure né Tokyo né Mosca sono disposte a rinunciarvi. È una questione tutta politica, di prestigio, di puntiglio. Forse addirittura un fatto di psicologia sociale.

Comunque per Mosca potrebbe trattarsi di una carta da giocare per ottenere molto in cambio di poco. Di tanto in tanto se ne torna a parlare. Nel dicembre scorso l’attività diplomatica fra russi e giapponesi si è infittita ed è stato valutato un compromesso: dividere due per parte le quattro Kurili meridionali. Per ora non se n’è fatto nulla, ma Mosca accompagnerebbe di sicuro ogni concessione a clausole accessorie che la rafforzerebbero.

Guardando le cose dal punto di vista di Tokyo, per il Giappone il gas siberiano potrebbe diventare una necessità più che una scelta. Al momento il Paese dipende per il 30% dall’energia nucleare, che però è in discussione dopo l’incidente nella centrale di Fukushima. Ora il Giappone valuta di disfarsi completamente dell’atomo, ma con che cosa sostituirlo? Le energie verdi e il risparmio energetico fanno passi da gigante ma ancora per decenni non basteranno a tutto. Un bel flusso di metano dalla Russia risolverebbe questo problema.

I giapponesi al momento sono i maggiori importatori mondiali di gas naturale liquefatto (Gnl). Il gas liquefatto costa circa il doppio di quello naturale. Perciò un bel gasdotto fra l’isola russa di Sakhalin e quella giapponese di Hokkaido potrebbe aumentare la disponibilità locale di metano, o dimezzarne il costo a parità di import, o un mix fra le due cose. Ma poi Tokyo sarebbe più dipendente da Mosca, e quindi ricattabile in caso di crisi politiche internazionali future?

Il Giappone vorrebbe anche qualcos’altro dalla Russia, oltre alle Kurili meridionali. Per esempio Tokyo si aspetta più aiuto da Mosca nel contrastare l’atomica nordcoreana. Ma finora la Russia non si è spesa. Nei rapporti col Giappone, Putin sembra avere il coltello dalla parte del manico.

vivicentro.it/economia
vivicentro/Russia e Giappone firmano l’accordo per la costruzione di un gasdotto
lastampa/Una maxi-intesa sul metano, la sfida di Russia e Giappone LUIGI GRASSIA

La minaccia del terrorismo sopravvive al Califfato (VIDEO)

0
Lo Stato islamico in ritirata a Mosul reagisce con micro-attacchi per cercare di piegare l’Occidente.

Come spiega Lorenzo Vidino “che la Gran Bretagna avrebbe patito un attacco era dato per scontato” perché “la minaccia del terrorismo sopravvive al Califfato”.

La minaccia sopravvive al Califfato

Che dovesse avvenire nel giorno dell’anniversario degli attentati di Bruxelles è forse una coincidenza, ma che prima o poi anche la Gran Bretagna avrebbe patito un attacco era dato per scontato dall’antiterrorismo inglese. Circa 900 i jihadisti britannici che, secondo i servizi di Londra, si sono uniti allo Stato Islamico ed a Jabhat al Nusra in Siria ed Iraq e alcuni di loro sono tornati in patria, in certi casi facendo perdere le proprie tracce. Esponenzialmente più alto il numero di soggetti senza legami operativi con gruppi jihadisti ma comunque radicalizzati e capaci di agire, spesso in maniera totalmente imprevedibile, come cani sciolti. E tredici, ha rivelato il capo dell’antiterrorismo inglese Mark Rowley solo due settimane fa, sono stati gli attentati sventati nel Paese negli ultimi quattro anni, alcuni dei quali potenzialmente ben più sofisticati e letali di quello di ieri.

Enihil novi sub sole anche per quanto riguarda la dinamica: nel 2013 due militanti jihadisti, nati e cresciuti a Londra, avevano investito un soldato inglese, Lee Rigby, con la loro macchina e lo avevano poi smembrato a colpi di mannaia.

Nelle prossime ore si scoprirà se l’attentatore era un lupo solitario o aveva legami operativi con qualche gruppo. E’ comunque chiaro che la minaccia terroristica contro l’Occidente è eterogenea nelle sue modalità, rappresentata in certi casi da sofisticati mini ordigni esplosivi, come quelli confezionati da al Qaeda nella Penisola Araba e la cui ricerca ha portato al divieto americano e britannico di portare apparecchi elettronici sui voli provenienti dal Medio Oriente, in certi casi da azioni come quella di Londra di ieri che però vedono nella propria natura rudimentale la loro massima efficacia – paradossalmente è più facile intercettare una bomba o un commando che un auto lanciata su pedoni o un attacco compiuto all’arma bianca da un lupo solitario. L’antiterrorismo inglese ha fatto passi da gigante dopo gli attentati alla metropolitana londinese del 2005, dotandosi di risorse, competenze e strumenti giuridici efficaci. Ma ormai si sa ed Israele ne è esempio: neanche il migliore degli apparati antiterrorismo, neanche una società completamente militarizzata possono bloccare tutti gli attacchi, in particolare quelli di natura spontaneista e rudimentale.

E come collegare gli eventi di ieri alle sconfitte patite dallo Stato Islamico a Mosul e, più in generale, alla sua ormai costante ritirata sullo scacchiere siro-iracheno? Appare prematuro sia parlare di colpo di coda del Califfato sia dell’inizio di una campagna globale di vendetta. È invece più utile adottare la prospettiva del movimento jihadista, che è di lungo termine. Lo Stato Islamico non ha inventato l’ideologia jihadista, le ha solo dato lustro e diffuso come non mai grazie ai propri successi sul campo ed alla propria immensa efficacia mediatica. Sconfitto lo Stato Islamico (cosa comunque ancora lontana), arriveranno altri gruppi, sia a livello globale che locale, a raccogliere lo stendardo della jihad. E sopravvivranno alla fine del Califfato anche le migliaia di adepti del credo jihadista, siano essi in Medio Oriente o in Europa. In quest’ottica è sì importante che i governi europei migliorino le proprie difese attraverso maggiori investimenti in intelligence, miglior cooperazione transnazionale e miglior controllo dei propri confini. Ma è altrettanto importante che tutti gli europei sviluppino lo spirito del «Keep Calm and Carry On» creato dagli inglesi sotto le bombe della Seconda guerra mondiale ma oggi come non mai importante per affrontare una nuova e diversa minaccia senza isterie.

vivicentro.it/editoriale
vivicentro/La minaccia del terrorismo sopravvive al Califfato
lastampa/La minaccia sopravvive al Califfato LORENZO VIDINO

A Londra è tornato l’incubo terrorismo: la strategia delle mille ferite (VIDEO)

0

La dinamica dell’aggressione a Londra riconduce proprio alla matrice jihadista: lo Stato islamico in ritirata a Mosul reagisce con micro-attacchi per cercare di piegare l’Occidente. Come spiega Lorenzo Vidino che la Gran Bretagna avrebbe patito un attacco era dato per scontato” perché “la minaccia del terrorismo sopravvive al Califfato”.

La strategia delle mille ferite per piegare l’Occidente

Lo Stato islamico in ritirata a Mosul reagisce con i micro-attacchi

BEIRUT – I Paesi europei devono togliersi dalla testa che la distruzione del Califfato porterà alla fine degli attacchi sul loro territorio. L’avvertimento che arriva dagli esperti dell’antiterrorismo israeliani si basa sull’osservazione della metamorfosi degli attentati firmati dall’Isis nell’ultimo anno. Dopo le azioni militari di Parigi e Berlino, che avevano coinvolto una mega cellula composta da decine di terroristi, forse sessanta in tutto, con ampia disponibilità di armi e denaro arrivato da Raqqa, si è passati a una serie più fitta di piccoli attacchi, dagli esiti a volte devastanti, come a Nizza o Berlino, portati tutti a termine da attentatori singoli, o in coppia. Un «investimento» minimo che però consente di mantenere la pressione sui «crociati» in Occidente.

LEGGI ANCHE: Un attentatore piomba con l’auto sulla folla vicino a Westminster, poi con un coltello aggredisce i poliziotti.

Gli attentatori sono soli, ma parlare di «lupi solitari» è fuorviante. Se la macro-cellula parigina-bruxellese era stata addestrata direttamente dall’Amn al-Kharij, i «servizi esterni» dell’Isis, la nuova costellazione di terroristi singoli ha legami meno strutturati ma altrettanto forti. I jihadisti in Europa sono in contatto con quelli nel Califfato attraverso i social, soprattutto Telegram, si autoaddestrano con corsi sul Web, seguono le linee guida tracciate dall’ex numero uno dell’Amn al-Kharij, Mohammed al-Adnani, che a sua volta le aveva copiate dall’ideologo di Al-Qaeda Abu Musab al-Suri: «Azioni decentralizzate», individuali o in piccole cellule, per infliggere all’Occidente «mille piccole ferite» che avrebbero piegato la sua volontà di combattere. In uno dei suoi messaggi audio Al-Adnani, poi ucciso da un raid Usa lo scorso 30 agosto in Siria, aveva suggerito le armi: «Colpiteli con il coltelli, colpiteli con una pietra, investiteli con la vostra auto».

Suggerimenti seguiti alla lettera a Londra. E molte volte prima. Veicoli lanciati sulla folla erano già stati usati in Francia, a Nantes e Digione, nel dicembre del 2014. Poi c’è stato il terribile attacco del 14 luglio 2016 a Nizza: il tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel travolge e uccide 86 persone sulla Promenade des Anglais di Nizza. Viene etichettato come «lupo solitario», poi gli inquirenti scoprono una rete di supporto e complici. La Germania viene colpita il 19 dicembre da un altro tunisino con un Tir, Anis Amri, profugo radicalizzato in carcere in Italia, con appoggi logistici in Lombardia e Lazio. Anche l’America è in qualche modo coinvolta: il 28 novembre scorso uno studente dell’Ohio State University investe alcune persone, poi scende e cerca di finirle a coltellate prima di essere abbattuto.

Nella lunga scia di micro attacchi la longa manus da Raqqa è evidente in Francia. Un unico reclutatore, Rachid Kassim, 29 anni, poi ucciso da un drone Usa a Mosul, tiene le fila. Le sue «impronte digitali», vengono trovate nell’attacco a Magnanville del 13 giugno 2016, quando il jihadista francese Larossi Abballa uccide due poliziotti nella loro casa prima di essere eliminato dalle teste di cuoio in un raid. Abballa non era solo. Almeno altre due persone sono state arrestate, in contatto con Kassim via Telegram. Le stesse «impronte digitali» sono rinvenute nell’uccisione dell’85enne sacerdote Jacques Hamel a Saint-Etienne-du-Rouvray il 26 luglio.

Nel Califfato si festeggia

Oltre alle «istruzioni» sui siti jihadisti e gli scambi di messaggi con Telegram, un altro elemento lega la costellazione di micro-attentatori alla casa madre. Le rivendicazioni e i giuramenti di fedeltà. È l’agenzia Aamaq a mettere il timbro, con la formula fissa «un soldato del Califfato». Probabilmente arriverà anche dopo Londra, mentre già ieri sera sugli account jihadisti si festeggiava. A volte gli attentatori si rivelano con un messaggio di Facebook, come nel caso di Abballa, o con un’ultima telefonata, come ha fatto Omar Mateen dopo la strage in un locale gay in Florida del 12 giugno 2016. Oppure con video registrati sul telefonino.

È il caso di Amri ma anche del diciassettenne afghano Muhammad Riyad che lo scorso 19 luglio, subito dopo Nizza, ha ferito quattro persone a colpi di ascia su un treno vicino a Würzburg: un video in cui minaccia attacchi in «ogni città, villaggio, aeroporto». Sono le «mille piccole ferite» teorizzate da Al-Qaeda quando il Califfato non era ancora risorto e che ora ci minacciano quando il Califfato sta di nuovo per essere spazzato via.

vivicentro.it/opinioni
vivicentro/
lastampa/La strategia delle mille ferite per piegare l’Occidente GIORDANO STABILE – INVIATO A BEIRUT

Repubblica, Tina: “Rinnovo Insigne? Bisogna risolvere diritti di immagini”

Repubblica, Tina: “Rinnovo Insigne? Bisogna risolvere i diritti di immagine”

Ai microfoni di Radio Marte, è intervenuto Pasquale Repubblica Tina, giornalista Repubblica, il quale ha dichiarato:  “Per il rinnovo di Insigne bisogna trovare l’accordo sui diritti d’immagine, capire quanto valgono. Il giocatore vuole cederli ma ricavarne qualcosa. Sono fiducioso, un’intesa si riuscirà a trovare. Kovacic e Keita? Piacciono, così come piace Kessié”.

Sepe, l’agente: “Luigi deve andare via, è tra i più forti portieri in circolazione”

Sepe, l’agente: “Luigi deve andare via, è tra i più forti portieri in circolazione”

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Italia, è intervenuto l’agente di Luigi Sepe, Mario Giuffredi, il quale ha dichiarato:

“Deve andare via e giocare con continuità. Ha ancora 26 anni, magari più avanti può rimprendere la sua strada con il Napoli. Ha bisogno di un paio d’anni di continutà. Per me è tra i portieri italiani più forti”. 

UFFICIALE- Il ranking sorride all’Italia: dall’anno prossimo 4 posti in Champions

UFFICIALE- Il ranking sorride all’Italia: dall’anno prossimo 4 posti in Champions

Le posizioni delle federazioni per UEFA Champions League e UEFA Europa League del 2018/19 sono basate sui coefficienti delle federazioni al termine della stagione 2016/17, sulla base del ranking per nazioni dal 2012/13 al 2016/17.

In base alle liste d’accesso revisionate per le competizioni europee per club, rinnovate a partire dal 2018, le prime quattro federazioni del ranking avranno diritto a quattro posti nella fase a gironi di UEFA Champions League, mentre le federazioni al quinto e sesto posto avranno diritto a due posti nella fase a gironi e a un posto nei turni preliminari riservato alle squadre terze in classifica.

Spagna, Germania, Inghilterra e Italia si sono confermate ai primi quattro posti del ranking per federazioni, indipendentemente da ciò che accadrà nei quarti di finale, e a prescindere dall’esito delle due competizioni per club. Nonostante il quinto posto della passata stagione, il Portogallo è uscito dalle prime sei posizioni e dato che tutte le squadre portoghesi sono fuori dall’Europa, non sarà per loro possibile superare né Francia né Russia (tra le prime sei per la prima volta dal 2010).

Le nazioni dal settimo al decimo posto avranno diritto a un posto nella fase a gironi e a uno nei preliminari. Attualmente occupano queste posizioni Portogallo, Ucraina, Belgio e Turchia. Le squadre vincitrici dei campionati di Repubblica Ceca e Svizzera, rispettivamente all’11° e 12° posto, avranno invece diritto a un posto negli spareggi nonché a un posto nella fase a gironi di UEFA Europa League.

Fonte: uefa.com

Luiss, Presentazione Bilancio di impatto 2016 AS Roma: presenti Pallotta, Baldissoni e Malagò

NOTIZIE AS ROMA – Alle 18,30 presso l’università degli studi Giudo Carli Luiss si tiene un convegno di presentazione del bilancio di impatto del club giallorosso. Presenti, oltre a Pallotta e Baldissoni, anche il presidente del CONI Giovanni Malagò. Queste le foto dell’arrivo del presidente giallorosso nell’Ateneo romano:

Prende la parola il dg giallorosso Baldissoni: “Questa sfida apre frontiere che dobbiamo comprendere ma che siamo felici di esplorare. Come e perchè siamo arrivati a redigere un bilancio di impatto, questo tenterò di spiegarvi. La vostra presenza qui è già una risposta evidente. Credo che in qualsiasi ambito molto più di cosa si fa, sia importante il perché lo si fa ma in una realtà come la Roma molto più importante è per chi lo si fa. In una delle prime interviste di Pallotta da presidente, lo sentii dire: “abbiamo acquistato la Roma ma non ci sentiamo i proprioetari della Roma, semmai ci sentiamo custodi di ciò che la Roma rappresenta”. Partecipiamo ad un campionato professionistico quindi abbiamo costi ed anche ricavi consistenti. Ci deve però essere qualche altra cosa che ci caratterizza: la Roma è una piattaforma sociale. Una piattaforma sociale fa riferimento ad una comunità. È la comunità la vera proprietaria finale di questa squadra di calcio. Possiamo definire la Roma come una realtà che si pone l’obiettivo di contenere e trasferire le emozioni di una comunità. Partendo da questo presupposto, ci siamo messi in testa di mettere al centro dei nostri interessi i tifosi con i call center, con un settore famiglie. Abbiamo cambiato l’indirizzo della sede sociale intestandola al presiente Viola, intitolato il campo in cui gioca la Primavera a Di Bartolomei…”

Inizia a parlare Malagò: Scusate il ritardo ma sono di ritorno da Milano dove sono stato invitato ad un dibattito promosso da Facebook  che si sovrappone al tema di oggi, cioè quanto il digitale abbia influito sul mondo dello sport. Se oggi lo sport è diventato così al centro della vita dell’opinione pubblica in tutto il mondo è perché ci stiamo rendendo conto dei benefici pratici che lo sport porta nella vita di tutti. Da quando l’Italia è una Repubblica, non si è mai fatto sport come in questo momentoe siccome siamo un paese molto longevo, questo dato è mostruoso. Siamo migliorati quasi del 5%. L’Italia occupa attualmente lo 0.5% del Pil nel mondo dello sport. Ho la grave ferita della mancata candidatura alle Olimpiadi. A me non piace la parola costo, quello è un investimento che si fa per migliorare la vita delle persone”.

Inizia il confronto con il presidente Pallotta: “Con questo progetto abbiamo voluto avviare un percorso strutturato di avvicinamento all’innovativa metodologia di misurazione dell’impatto sociale, consapevoli che ogni società non possa esimersi dall’obbligo morale di esercitare un ruolo attivo a favore delle comunità in cui opera. Mi sono sempre sentito un italiano e non un americano. Niente domande dai giornalisti, niente domande su Spalletti, niente domande su Totti. Qualcuno mi considera come lo stupido americano che viene in Italia a comprare la Roma. Io, però, spero di poter dare qualcosa indietro alla comunità, alla città e non solo alla Roma, mi sento responsabile per entrambe. Il nome dello stadio da dare al main sponsor? È sbagliato collegare il main sponsor allo stadio. All’inizio qui nessuno pensava che potessimo fare uno stadio. Abbiamo lottato, ci sono stati rinvii. Noi siamo concentrati sul lato commerciale. Abbiamo parlato con varie compagnie nel mondo, non per lo stadio, ma per l’attrezzatura. Abbiamo speso molto tempo. Nei prossimi mesi ci concentreremo sulla maglietta. Sono molto contento della nuova maglia e della nuova stagione. All’inizio abbiamo speso diversi milioni per la squadra e per la città”“.

Domanda a Baldissoni sulla questione Curve: “Le forze di sicurezza hanno dovurto introdurre accorgimenti, ma quando pensiamo allo stadio del futuro lo pensiamo senza barriere. Sembra che per iniziativa del ministro dello sport Luca Lotti si sia fatto un passo avanti per la normalizzazione della situazione. La data la decide l’autorità di pubblica sicurezza, ma riteniamo che sia questione di giorni”. Malagò aggiunge: “Il CONI è stato pre allertato per disporre la rimozione, siamo in attesa della disposizione formale”.

 

dall’inviato Claudia Demenica Copyright vivicentro common