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Sarri meritava la vittoria su Allegri, ma è con questi pari che si vince uno scudetto

Sarri meritava la vittoria su Allegri, ma è con questi pari che si vince uno scudetto

La Gazzetta dello Sport commenta così il pari tra Napoli e Juventus: “Un «fiuuuu» di quelli che tolgono il fiato. È con pareggi così, brutti, sporchi e preziosissimi, che si vince uno scudetto. Un tiro e un gol di Khedira immediato, poi nient’altro: a difendersi come un tempo, dieci dietro la linea della palla, sperando che la «nottata» passi in fretta. Non è chiaro quanto ci sia di Napoli, bravo e frenetico, e quanto poco di Juve, incapace di costruire una manovra e di sottrarsi al pressing asfissiante. Hamsik, il migliore, agguanta l’1-1 ma non basta mezzora per ribaltare il risultato: mira imprecisa prima, comprensibile calo dopo, un palo, la Juve che si distende. Sarebbe stato più giusto il successo del Napoli, ma la Juve è quadrata anche quando non sa farsi bella. Restando a -10, a Sarri non resta che puntare al 2° posto per evitare i playoff di Champions, e rilanciare l’assalto in Coppa Italia”

FOTO ViVicentro – Attività di base, Club Napoli-Juve Stabia 1-1

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FOTO ViVicentro – Attività di base, Club Napoli-Juve Stabia 1-1

Con il Club Napoli finisce 1-1. Le Vespette sono andate in gol con Di Serio.

Così in campo:

Arrichiello (Sacco), Marino, Noviello, Ferraiuolo, Mammhoud (Miele 2005), Lettera, Russo (Cavaliere), Prisco, Montella (Ferrara 2005), Di Serio, Minasi (Orefice)

a cura di Ciro Novellino, foto Minasi    

                

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Akragas-Siracusa: 1-0. Qualcosa non ha funzionato, i Leoni increduli per la sconfitta

Akragas-Siracusa: 1-0

Per gli Aretusei la giornata di domenica contro l’Akragas è iniziata con una forte pioggia che ha tramutato il campo in una “pista di lumache”, scivoloso.

Trecentocinquanta tifosi hanno raggiunto la Terra dei Templi per sostenere i leoni, ma con amara delusione son tornati a casa anche se al grido di “Forza Leoni”.

Qualcosa non ha funzionato e i presagi che la partita non andasse nei migliori dei modi si ha avuto quando la formazione era in campo. Mister Sottil ha deciso di fare sfoggio di una delle sue sperimentazioni di formazione mettendo in gioco calciatori non di spicco. Unico fra questi che ha meritato la maglia dei leoni e Cossentino che più volte a cercato di salvare la porta dai rivali agrigentini.

Perché una squadra da quinto posto è stata battuta dall’Akragas?

I motivi sembrano essere molteplici: sicuramente una formazione non eccellente che ha portato alcuni giocatori ad occupare posizioni non proprie.

Il cambio di alcuni giocatori è arrivato troppo tardi, agli ultimi minuti dal fischio finale. Ed è proprio in questi minuti che il Siracusa è sembrato il leone uscire dalla tana. Quando Persano, Azzi e De Silvestro entrano in campo, la squadra ritorna alla sua forza originale.

Altro fattore che ha influito sicuramente a tale risultato è stato il giudizio arbitrale non sempre coerente con le azioni in campo, ma si sa il Siracusa ne ha viste molte di azioni simili.

Ulteriore motivo potrebbe essere il mancato sostegno del Mister che non si trovava in campo per una precedente squalifica.

Il goal dell’Akragas è stato quasi come il fulmine in una giornata ancora uggiosa, nessuno è riuscito a credere a quella palla che per un errore è entrato in porta aretusea. Gli stessi giocatori per qualche secondo sono rimasti al centro del campo increduli, delusi, si son guardati a vicenda senza credere a cosa fosse successo.

Il Siracusa per più di dieci volte ha cercato di mettere in porta il pallone, ma come se un maleficio ci fosse su quel traguardo, la palla non è mai riuscita ad entrare.

È stata sfortuna? Strategia sbagliata? Giudizio arbitrale non consono? Poca importa, domenica sul campo ha vinto comunque una squadra che punta alla salvezza e auguriamo all’Akragas buona fortuna.

VIDEO ESCLUSIVO – Allievi regionali, Juve Stabia-Juve Domizia 2-0: gli highlights e i gol

VIDEO ESCLUSIVO – Allievi regionali, Juve Stabia-Juve Domizia 2-0: gli highlights e i gol

C’erano tante defezioni, tra infortuni e calciatori ‘prestati’ alle altre categorie del settore, ma l’Under 16 di Macone batte la Juve Domizia con il risultato di 2-0 e, anche se fuori classifica, raggiunge il secondo posto in solitaria. I gol sono stati messi a segno da Marrone e Daniele. Questi gli highlights e i gol del match.

dal nostro inviato a Casola, Ciro Novellino

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Juve Stabia, il programma gare del turno infrasettimanale del settore giovanile

Juve Stabia, il programma gare del turno infrasettimanale del settore giovanile

Mercoledì 5 e Giovedì 6 aprile si disputerà un turno infrasettimanale dell’attività di base. Di seguito il programma gare:

2001: Puteolana – J. Stabia giovedì 6 aprile ore 17 campo Vezzuto-Marasco di Monte di Procida

2003: Juve Stabia – Ciro Caruso mercoledì 5 aprile ore 15.30 stadio Menti

a cura di Ciro Novellino

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EDITORIALE – Juve Stabia, copia e incolla..

La gara tra Juve Stabia e Casertana è stata avvincente, piacevole e dagli ottimi contenuti. Le due compagini si sono affrontate a viso aperto, grazie anche alla spinta delle rispettive tifoserie, brava ad incitare i propri calciatori ed a stuzzicarsi nei limiti del tifo corretto e simpatico.
A ben vedere il match di ieri è stato, per le Vespe, una sorta di copia e incolla della gara precedente, quella sempre interna ma col Catanzaro.
Prendendo in prestito un’operazione che tutti i giorni facciamo mouse alla mano, è abbastanza facile notare quante similitudini intercorrano tra le due gare interne dei gialloblù.

Contro la Casertana, così come contro il Catanzaro, la Juve Stabia è passata subito in vantaggio, lasciando presagire ad una gara in discesa. Così non è stato, con le avversarie in grado in breve tempo prima di pareggiare, e poi di mettere la freccia ai danni delle Vespe.
La similitudine sta proprio in questi blackout in cui incappa la squadra stabiese, che al primo schiaffo subìto si affloscia fino a prendere un altro, per poi però rimettersi in carreggiata con rabbia e grinta. Se il primo colpo ha l’efficacia di un pugno nello stomaco, il secondo è quello che “incattivisce” la squadra consentendole di recuperare la gara.

Altro aspetto analogo tra le due partite in casa è una direzione di gara a tratti incommentabile; le condotte arbitrali si discostano per gli episodi, ma in linea differente sono state entrambe in larga parte censurabili. Contro il Catanzaro si è permesso ad una squadra trovatasi un po’ casualmente in vantaggio di mettere in campo puro ostruzionismo; ad ogni azione il pallone veniva lanciato lontano dai calciatori di Erra e ad ogni minimo contrasto i calabresi cadevano a terra come colpiti da un cecchino; il tutto senza che il direttore di gara facesse una piega.
Ieri il Sig. Zingarelli non ha sanzionato la gomitata con cui Rajcic ha rotto il naso a Mastalli, gesto che avrebbe meritato ben più di una giornata di squalifica, e ha poi espulso anche Capodaglio per un parapiglia innescato da una testata sempre di Rajcic. Privare ingiustamente una squadra del proprio Capitano per tre gare probabilmente (quella di ieri, con l’espulsione immediata, quella con il Lecce e, forse, anche quella con il Matera) non è bastato. Nel referto del direttore di gara non sono finiti, invece, due rigori alquanto solari per i falli subiti da Marotta e Lisi.

Ferma restando la poca brillantezza della squadra, rispetto a quella di qualche mese fa, si può rimproverare ben poco a Carboni ed ai suoi ragazzi.
La Juve Stabia è tornata a giocare con passione, grinta e cazzima e già questo è un risultato apprezzabile confrontando questa squadra con l’ultima della gestione Fontana.

Ora sarà importante preparare al meglio la settimana che vede due scontri diretti ravvicinati, quello del Via del Mare e quello interno con il Matera.
Tra infortuni e squalifiche, la Juve Stabia non arriva certo al top a questa difficile settimana, ma tutto diventa meno complicato quando si può contare di nuovo su un certo Spider Ripa.

Raffaele Izzo

VIDEO ESCLUSIVO – Under 15, Juve Stabia-Monopoli 2-0: gli highlights e i gol

VIDEO ESCLUSIVO – Under 15, Juve Stabia-Monopoli 2-0: gli highlights e i gol

Una vittoria che porta ad un passo dal primo posto matematico. Vince 2-0 l’Under 15 della Juve Stabia e lo fa contro il Monopoli. Sono 6 i punti di vantaggio dalla Paganese che ha vinto in trasferta sul campo della Sambenedettese. I gol delle Vespe sono stati messi a segno da Gaudino nel primo tempo e Pulcino nella ripresa. Queste le immagini e i gol del match.

dal nostro inviato a Casola, Ciro Novellino

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VIDEO ESCLUSIVO – Under 17, Juve Stabia-Monopoli 0-0: gli highlights del match

VIDEO ESCLUSIVO – Under 17, Juve Stabia-Monopoli 0-0: gli highlights del match

Un pareggio fondamentale che porta ad un passo dalla qualificazione ai playoff. Finisce 0-0 per l’Under 17 della Juve Stabia contro il Monopoli. Sono 4 sulla quarta dopo la vittoria della Paganese in trasferta contro la Sambenedettese. Ora testa ad Andria per la matematica qualificazione. Queste le immagini del match.

a cura di Ciro Novellino

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Juve Stabia, il settore giovanile si stringe nel dolore di Mario Zullo

Juve Stabia, il settore giovanile si stringe nel dolore di Mario Zullo

Il settore giovanile della Juve Stabia, in tutte le sue componenti e la redazione di Vivicentro nelle figure di Ciro Novellino e Mario Vollono, si stringono attorno a Mario Zullo ed alla sua famiglia, per la perdita del caro fratello. A Mario Zullo vanno le nostre più sentite condoglianze, la nostra vicinanza e tutto il nostro più caloroso affetto.

Castellammare. Perseguitava la sua ex, arrestato 49enne ex proprietario di un locale del lungomare

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Gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Castellammare hanno arrestato un uomo di 49 anni, responsabile del reato di atti persecutori nei confronti di una donna che aveva lasciato ma che poi ri-voleva.

Alcuni poliziotti in borghese, del commissariato di Polizia di Castellammare, allertati da molti passanti e da una volante della polizia di Stato, hanno deciso di intervenire per aiutare una donna che stava tentando di allontanare un uomo, identificato poi come G.D.M., 49 anni, ex proprietario di uno dei locali più famosi nei pressi della parte iniziale del lungomare, dove si trova l’Hotel Miramare, poi ceduto per vari motivi.

L’uomo, che non accettava la fine della storia con la sua ex compagna, avvenuta diversi mesi fa durante i quali ha continuato a tormentarla anche con minacce, si era avvicinato alla donna inveendo in modo piuttosto animato per cui gli agenti lo hanno e contro di lui sono state elevate accuse di stalking e lesioni.

Scarcerato questa mattina, G.D.M. resta agli arresti domiciliari in attesa del processo.

Per lui, una storia dalla quale uscirà macchiato per sempre. Per lei la fine di un incubo.

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VIDEO ViViCentro – Under 17, Bozzaotre: “Andiamo ad Andria per fare risultato!”

VIDEO ViViCentro – Under 17, Bozzaotre: “Andiamo ad Andria per fare risultato!”

Un pareggio fondamentale che porta ad un passo dalla qualificazione ai playoff. Finisce 0-0 per l’Under 17 della Juve Stabia contro il Monopoli. Sono 4 sulla quarta dopo la vittoria della Paganese in trasferta contro la Sambenedettese. Ora testa ad Andria per la matematica qualificazione. Al termine del match abbiamo ascoltato Vincenzo Bozzaotre.

a cura di Ciro Novellino

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VIDEO ViViCentro – Under 17, Di Somma: “Ora i risultati diventano importanti: vogliamo i playoff”

VIDEO ViViCentro – Under 17, Di Somma: “Ora i risultati diventano importanti: vogliamo i playoff”

Un pareggio fondamentale che porta ad un passo dalla qualificazione ai playoff. Finisce 0-0 per l’Under 17 della Juve Stabia contro il Monopoli. Sono 4 sulla quarta dopo la vittoria della Paganese in trasferta contro la Sambenedettese. Ora testa ad Andria per la matematica qualificazione. Al termine del match abbiamo ascoltato mister Nunzio Di Somma.

a cura di Ciro Novellino

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VIDEO ViViCentro – Allievi regionali, Macone: “Bella vittoria nonostante le assenze: ho un gruppo forte”

Allievi regionali, Macone: “Bella vittoria nonostante le assenze: ho un gruppo forte”

C’erano tante defezioni, tra infortuni e calciatori ‘prestati’ alle altre categorie del settore, ma l’Under 16 di Macone batte la Juve Domizia con il risultato di 2-0 e, anche se fuori classifica, raggiunge il secondo posto in solitaria. I gol sono stati messi a segno da Marrone e Daniele. Al termine del match abbiamo ascoltato mister Macone.

dal nostro inviato a Casola, Ciro Novellino

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VIDEO ViViCentro – Under 15, Gaudino: “Contento per il gol, voglio ancora migliorare”

VIDEO ViViCentro – Under 15, Gaudino: “Contento per il gol, voglio ancora migliorare”

Una vittoria che porta ad un passo dal primo posto matematico. Vince 2-0 l’Under 15 della Juve Stabia e lo fa contro il Monopoli. Sono 6 i punti di vantaggio dalla Paganese che ha vinto in trasferta sul campo della Sambenedettese. I gol delle Vespe sono stati messi a segno da Gaudino nel primo tempo e Pulcino nella ripresa. Al termine del match abbiamo ascoltato Giovanni Gaudino.

dal nostro inviato a Casola, Ciro Novellino

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Il PD è nelle mani di Renzi ma, si chiede Geremicca, è ancora lui l’uomo per vincere?

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Matteo Renzi incassa la vittoria nei circoli e Federico Geremicca commenta: il partito è nelle mani di Renzi, “L’interrogativo è ora se sia ancora lui l’uomo con le maggiori possibilità di portare il Pd alla vittoria contro Grillo e Salvini”.

Il partito nelle mani del leader

È solo il primo round, in attesa che si esprimano i simpatizzanti e gli elettori del Partito democratico: ma dal voto degli iscritti nelle primarie per la scelta del nuovo segretario Pd, qualche indicazione non irrilevante è già arrivata. La prima – e più evidente – non può che riguardare il consenso fatto registrare da Matteo Renzi, valutabile (a conteggi quasi conclusi) in quasi il 70 per cento dei voti espressi nei circoli.

È opportuno partire da qui perché non bisogna dimenticare l’interrogativo che ha accompagnato l’avvio di questa campagna congressuale: riuscirà Renzi a superare il 50 per cento o stavolta, invece che nei gazebo, il segretario sarà eletto dall’Assemblea nazionale (con tutta l’incertezza conseguente)? L’interrogativo sembra risolto dalle indicazioni che arrivano dai circoli, con una percentuale che getta alle ortiche la critica più tagliente rivolta per anni a Renzi dalla ex minoranza Pd: è un corpo estraneo rispetto al partito, un usurpatore.

Il voto degli iscritti (del partito, cioè) ha fatto piazza pulita di un’accusa che, del resto, era sempre stata assai difficilmente dimostrabile.

Un’altra indicazione che dovrebbe far riflettere, viene dal buon risultato fatto registrare da Andrea Orlando: nonostante una «discesa in campo» preparata poco o nulla, il ministro della Giustizia raccoglie un consenso intorno al 25 per cento. Si tratta di un risultato di tutto rispetto che non solo fa di queste primarie delle primarie «vere», per dir così, ma suggerisce una riflessione non oziosa: come sarebbe andata se – invece di battere la via della scissione – Bersani, Speranza e gli altri leader che hanno abbandonato il Pd fossero rimasti nel partito per sostenere la sfida di Andrea Orlando?

Più o meno come previsto, invece, il risultato di Michele Emiliano, che aveva proprio nel voto degli iscritti il suo tallone d’Achille. Le previsioni, però, danno la sua percentuale in crescita quando la parola passerà ai gazebo, ma non si sfugge alla sensazione che il governatore della Puglia abbia pagato una campagna un po’ troppo «grillina» e segnata – soprattutto – dalla rivelazione di quegli sms relativi al caso-Consip, a molti sembrata un modo per «far fuori» il segretario del partito per «via giudiziaria».

Percentuale più, percentuale meno – insomma – la prima parte di queste primarie non ha fornito particolari sorprese. Per gli organizzatori, anzi, può esser considerato un successo il fatto stesso che vadano in archivio con un tasso polemico, al momento, assai contenuto. Non è cosa da poco, se si ripensa all’effetto-boomerang avuto da molte primarie in passato (da Napoli alla Liguria). È vero che manca ancora la prova dei gazebo: ma in questo primo round, almeno, di tessere false o gonfiate nei numeri si è parlato (e denunciato) entro livelli che potrebbero, in qualche modo, esser definiti fisiologici.

In attesa del 30 aprile e del voto ai gazebo, restano due interrogativi. Il primo riguarda Matteo Renzi e il fatto se sia ancora lui l’uomo con le maggiori possibilità di portare il Pd alla vittoria contro «Grillo e Salvini», per dirla come la sottosegretaria Boschi. Il secondo investe, invece, proprio le primarie, alle quali il Partito democratico cominciò a far ricorso in epoca di maggioritario per selezionare i propri candidati a ruoli e cariche istituzionali di fronte all’impossibilità per i cittadini di esprimere voti di preferenze.

Oggi, invece, nella discutibile corsa all’indietro avviata dopo il referendum del 4 dicembre, la stagione del maggioritario sembra destinata alla rottamazione, a tutto vantaggio di un ritorno al proporzionale e – appunto – alle preferenze. E così, non ci meraviglierebbe se anche le primarie finissero in soffitta: strumento talvolta dannoso e soprattutto inutile in un’era che sembra il futuro ma è null’altro che un mesto ritorno al passato.

vivicentro.it/editoriale
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VIDEO ViViCentro – Under 15, Pulcino: “Voglio fare sempre più gol. Playoff? Dobbiamo fare bene”

VIDEO ViViCentro – Under 15, Pulcino: “Voglio fare sempre più gol. Playoff? Dobbiamo fare bene”

Una vittoria che porta ad un passo dal primo posto matematico. Vince 2-0 l’Under 15 della Juve Stabia e lo fa contro il Monopoli. Sono 6 i punti di vantaggio dalla Paganese che ha vinto in trasferta sul campo della Sambenedettese. I gol delle Vespe sono stati messi a segno da Gaudino nel primo tempo e Pulcino nella ripresa. Al termine del match abbiamo ascoltato Giacomo Pulcino.

dal nostro inviato a Casola, Ciro Novellino

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VIDEO ViViCentro – Under 15, Belmonte: “Siamo contenti, prepariamoci al meglio per i playoff”

VIDEO ViViCentro – Under 15, Belmonte: “Siamo contenti, prepariamoci al meglio per i playoff”

Una vittoria che porta ad un passo dal primo posto matematico. Vince 2-0 l’Under 15 della Juve Stabia e lo fa contro il Monopoli. Sono 6 i punti di vantaggio dalla Paganese che ha vinto in trasferta sul campo della Sambenedettese. I gol delle Vespe sono stati messi a segno da Gaudino nel primo tempo e Pulcino nella ripresa. Al termine del match abbiamo ascoltato mister Alfonso Belmonte.

dal nostro inviato a Casola, Ciro Novellino

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Renzi vince nei circoli Pd

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Matteo Renzi incassa la vittoria nei circoli: “Stavolta hanno capito, sono con me”, dice l’ex premier parlando con i suoi fedelissimi. Renzi è vicino al 69%, Andrea Orlando si avvicina al 25%, Michele Emiliano è tra il 6 e il 7%. Il partito è nelle mani di Renzi, commenta Federico Geremicca.“L’interrogativo è ora se sia ancora lui l’uomo con le maggiori possibilità di portare il Pd alla vittoria contro Grillo e Salvini”.

Renzi e la riconquista del Partito Democratico: “Stavolta hanno capito, sono con me”

Orlando e il rischio flop ai gazebo: Sotto i due milioni un male per tutti

ROMA – «Siamo riusciti a farci capire, comprendere e apprezzare dalla “Ditta”, in posti storicamente difficili come Bologna e Roma». Matteo Renzi coglie il senso politico di quanto successo ieri nella partita tutta interna al Pd e come al suo solito, nelle chiacchiere con i suoi colonnelli, guarda già oltre, ai gazebo del 30 aprile. «Ora dobbiamo riuscire in poco tempo a fare sapere agli italiani come partecipare a questa che è l’unica e vera festa della democrazia». Un’esortazione che svela quanto l’ex premier voglia impegnarsi per la riuscita dell’appuntamento per lui più importante nella logica di legittimazione della sua leadership, ma puntando sul nuovo corso di un gioco di squadra, senza sovraesporsi a senso unico. Del resto, nel giorno in cui per la prima volta può davvero dire di aver conquistato la «Ditta», con iscritti e dirigenti di ogni ordine e grado che lo acclamano come capo del partito, perfino nella Liguria di Orlando e nella Puglia di Emiliano, Renzi passa il tempo a twittare su Equitalia e le tasse tenendosi fuori dalle beghe congressuali. Il nuovo profilo, poche uscite tv, Martina in campo alla pari, continuerà a caratterizzare la sua campagna congressuale, che si chiuderà il 26 aprile con un duello su Sky costruito con luci e palco stile XFactor: una sola uscita che a sentire i suoi strateghi garantirà tre giorni di primo piano su giornali, siti e tv, in modo da costruire una specie di manifesto «per l’invito a votare, perchè la gente non sa ancora delle primarie».

Dalle Alpi alle Piramidi

A urne appena chiuse, i cellulari dei colonnelli renziani impegnati a sminare l’infido terreno del voto tra gli iscritti, sono già bollenti: e diffondono nel quartier generale una musica soave, dove il titolo dello spartito è «la paura di non prendere il 50% dei voti il 30 aprile alle primarie aperte oggi è svanita». Forse, visto che non c’è partita, va esorcizzata quella di primarie del 30 aprile con scarsa partecipazione, anche se a drammatizzare il rischio flop è Andrea Orlando, «sotto i due milioni di votanti sarebbe un problema enorme», avverte. Denunciando pure scarsa partecipazione tra gli iscritti. Ma a infiammare il clima facendo da traino alla partecipazione ci penserà Emiliano, che nelle previsioni «alzerà il tiro e dunque è meglio che sia in campo anche lui», tirano il fiato i renziani. Che nelle loro telefonate si scambiano le note dolenti per gli avversari del loro leader. «Emilia?» «Siamo al 64-65 per cento». «Dai e allora la storiella che i compagni della sinistra votavano Orlando è finita». «Vinciamo pure in Puglia dove stacchiamo Emiliano dieci punti, che perde pure nella Taranto dell’Ilva». «E qui a Roma Orlando prende una botta…E con lui Zingaretti, Bettini, tutti quelli lì». Con i cronisti i big faticano a contenere il trionfalismo: «Il dato è che tra gli iscritti Matteo stravince», esulta Guerini, quasi incredulo per i venti punti in più incassati nella base rispetto all’altra volta, quando Renzi prese il 46%.

Il test nella capitale  

Un risultato conquistato ovunque nelle grandi città. Perfino a Roma, quella che davvero preoccupava il leader Pd: avvertito dalle sue sonde capitoline che la capitale potesse essere espugnata dal Guardasigilli con l’aiuto di tutto il vecchio apparato ostile a Orfini. Eppure anche a Roma vince Renzi col 60%, anche se Orlando esulta per il suo miglior risultato, un 36% tondo, che avrebbe voluto prendere in tutta Italia per poter eguagliare Cuperlo del 2013. E invece Orlando si ritrova a duellare con Bersani e compagni, incolpandoli di aver portato via la sua base elettorale, «Speranza e co. tifano per Renzi». E loro lo accusano di aver attaccato Renzi solo in zona Cesarini.

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lastampa/Renzi e la riconquista del Partito Democratico: “Stavolta hanno capito, sono con me” CARLO BERTINI

Il cuore nero della Slovacchia

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L’inviata de La Stampa, Francesca Paci, racconta i neonazisti della Slovacchia. Abbiamo scelto questo Paese perché è nel Nord-Est dell’Europa che il populismo spesso coincide con gli estremisti di destra.

Tra i filo nazisti della Slovacchia: “Vinceremo noi, l’Europa sparirà”

Viaggio nel cuore del Paese dove l’estrema destra cresce nei consensi. Ronde anti immigrati e rabbia contro comunità rom e politici corrotti

BANSKA BYSTRICA (SLOVACCHIA) – La strada che allontana la Slovacchia dall’Europa è quella che da Bratislava corre verso Banska Bystrica attraversando Nitra, Vranov, Ziar nad Hronom, l’est rurale del Paese dove il partito popolare di estrema destra Slovacchia Nostra (LSNS) governa dal 2013 e dove alle elezioni parlamentari dello scorso marzo ha incassato la maggior parte di quell’oltre 8% con cui ha guadagnato i suoi primi 14 deputati. È un viaggio nel tempo, alle radici di un nazionalismo che oltre all’era pre-global rimpiange monsignor Tiso, il primo cattolicissimo presidente slovacco nonché il collaborazionista sotto cui furono deportati 70 mila ebrei. Alle spalle restano la capitale, le fabbriche di automobili straniere, l’agricoluta meccanizzata, la centrale nucleare di Mochovce: davanti c’e qualche ciminiera locale sopravvissuta al 900, tanti campanili, pile di alberi tagliati in barba all’ambientalismo che l’LSNS considera vezzo intellettuale al pari dell’«arte degenerata».

Cosa farebbero i durissimi, rispetto ai quali i bulgari del BnoShpka si considerano a sinistra, se a fine anno il loro leader Marian Kotebla fosse riconfermato governatore o se, come ipotizza il politologo Jaroslav Nad, alle prossime parlamentari arrivassero al 16% avvelenando di populismo tutti gli altri partiti? Ci risponde il numero due Milan Uhrik, 32 anni, studi di economia, camicia viola, l’unico che mastichi l’inglese e voglia parlare: «Non abbiamo fretta, non entreremo in nessuna coalizione, se tra due o tre tornate avremo la maggioranza e se l’UE esisterà ancora faremo un referendum per uscire e poi un altro contro i criminali dell’Allenza Atlantica». Nel 2014 il gia’ presidente regionale Kotebla espose al balcone del suo ufficio sulla bella piazza di Banska Bystrica lo striscione “Fuori dalla Nato, Yankee go home” e due anni dopo, sempre qui dove il monumento alla memoria dell’armata rossa affianca la statua della Madonna e la frequentatissima cattedrale, srotolò una grande bandiera russa accanto a quella slovacca. Non c’e traccia del vessillo europeo.

«Tutto e’ iniziato nei primi anni ’90 come controcultura giovanile, il rock, gli skinheads neri moltiplicatisi dopo la caduta del regime, ci sono ancora molti gruppi cosi ma Kotleba, dopo averci provato più volte cozzando contro la Costituzione, è riuscito a crearsi uno spazio politico che raccoglie varie sigle e risulta convincente per il 25% dei giovani», spiega l’esperto di estremismo ed ex consulente del ministero dell’interno Daniel Milo. Uhrik ignora le critiche del «sistema», giura che la simpatia per Tiso non c’entra con l’Olocausto ma è «devozione per il primo presidente slovacco», minimizza il passato da miliziani dei compagni di partito e liquida con un sorriso il fatto che tra i candidati non eletti dell’LSNS ci fosse il cantante della band Juden mort, morte agli ebrei.

L’identikit dell’elettorato di Kotebla è più complesso di quello della giovane famiglia con tre bambini a passeggio domenicale per Banska Bystrica che capisce solo il nome del governatore e fa un ok compiaciuto con la mano. Secondo i sondaggi il 70% ha meno di 40 anni, l’8% ce l’ha con i migranti e oltre l’80% compara il proprio stipendio da 600 euro al mese ai “corrotti” dei partiti mainstream. C’è in giro «un’insicurezza sociale e economica cronica», dice la sociologa Zuzana Kusá, che forse spiega anche quel 28% di nostalgici del socialismo e quel 40% desideroso di un leader forte (sebbene solo il 35% voglia uscire dalla UE di cui la Slovacchia e’ membro dal 2004).

«Due vettori danno linfa a questi nazi-fascisti, la rabbia contro quella parte di sistema corrotta che è passata indenne dagli anni ’30 al socialismo alla democrazia mantenendo tutti i suoi privilegi e il problema reale dei rom, il 10-15% della popolazione divenuto in tempo di crisi il paradigma dello straniero» nota lo studioso del radicalismo di destra Radovan Branik al PantaRehi di Bratislva, uno dei caffe della capitale che l’LSNS addita come l’alterego del popolo, la quintessenza dell’intellighenzia, l’abisso crescente tra città e provincia.

A Banska Bystrica, la capitale della regione in cui vive la maggior parte dei rom e la disoccupazione è al 18% (il doppio della media nazionale), le contraddizioni vengono al pettine. La citta’ e’ ordinata, pulita, accanto al museo dell’insurrezione slovacca ci sono le foto degli ebrei deportati: rom, in realtà non se ne vedono, ma sono ovunque nell’aria. «Non vogliamo migranti perché dobbiamo gia pensare ai rom, un corpo asociale che non vuole lavorare e vive facendo figli e prendendo sussidi», continua Uhrik, essenziale come il suo capo notoriamente allergico alle cravatte e poco attento alle belle parole. A Banska Bystrica ricordano Kotebla quando, ancora lontano dalla politica, faceva il buttafuori alla birreria Checova, dall’altro lato della piazza rispetto al palazzo della regione. Un anno fa hanno i capi dell’LSNS hanno lanciato le ronde sui treni per proteggere i connazionali «ignorati dalla polizia». Sarebbero fuorilegge adesso, ma Uhrik fa spallucce: «Non ci possono impedire di salire a bordo, portiamo la maglietta verde con il nostro simbolo e la gente è felice di vederci, avremo fatto 500 pattugliamenti in un anno».

Dal 2014 il tema dei migranti è esplosivo in Slovacchia e l’identità cristiana, già parecchio forte, si è accentuata per paura dell’islam. Ma le richieste di asilo sono una trentina l’anno e i musulmani meno di 5 mila senza neppure una moschea: una delle rarissime ragazze velate di Bratislava e’ stata attaccata sei volte nel 2016. «Abbiamo un grosso problema giovanile, un’altissima fuga di cervelli che lascia qui solo i piu chiusi di mente, il vento anti sistema galoppa e il 25% dei partiti in parlamento è già populista», ragiona il 26enne giornalista del quotidiano Sme Roman Kuprik, bravissimo analista del fenomeno che lavora anche per il periodico Spectator.

L’LSNS fornisce un’identità, conferma chi lo vota. Viliam, 22 anni, operaio, vorrebbe che le industrie straniere se ne andassero perche «sono qui solo per pagare meno la manodopera locale». Dagmar, 38 anni, impiegato alle poste, è un ex elettore deluso del partito socialdemocratico Smar. Ivan, 24 anni, ha paura che la ragazza sia molestata «dai rom o dai musulmani». Milan Uhrik li conosce tutti, seppure non direttamente, conosce il loro disagio: «Pare che quanto di peggio ti possa capitare oggi e’ essere uomo, bianco, eterosessuale. Adesso basta».

Cresceranno? I sondaggi suggeriscono di fare attenzione a quel 40% di astensionisti, l’orizzonte dei pionieri. E non tanto perché, com’è convinto Branik, «la Russia soffia sul fuoco dell’anello debole dell’est europeo». Un rapporto dei servizi segreti polacchi parla di soldi arrivati a Kotebla da Mosca, ma per ora di certo ci sono solo i fondi pubblici ottenuti con il governatorato prima e con le ultime elezioni, da cui l’LSNS ha avuto 5 milioni di euro. «Per la loro storia specifica, i giovani slovacchi non possono avere uno sfogo ribelle a sinistra e il bisogno di essere controcorrente, alternativi, imprevedibili, trova sbocco solo nella destra estrema», chiosa Tomas Nociar, docente di scienze politiche a Bratislava. Al cimitero Martinsky c’è la lapide di monsignor Tiso, una pietra nera con l’epitaffio in memoria dell’uomo «sacrificatosi tutta la vita per la patria» in cui corpo però è stato sepolto in un luogo segreto dopo l’impiccagione nel 1947: ci sono tanti fiori freschi, «ogni giorno ne portano di nuovi» dicono. Una corona recita «Avanti insieme», il simbolo e’ quello dell’LSNS.

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Boschi replica ad Appendino: niente soldi, ”l’accordo con l’Anci sana tutto”

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Botta e risposta tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, e il sindaco di Torino, la pentastellata Chiara Appendino, sui 61 milioni che il capoluogo piemontese dovrebbe ricevere dal fondo perequativo Imu-Ici. “La richiesta non sarà esaudita”, ha anticipato l’esponente Pd nel corso dell’Intervista con Maria Latella su Sky Tg24, “la sindaca sa che il governo ha un confronto con il comune e che i 61 milioni non sono dovuti”.

Boschi gela Appendino: “Roma non deve più altri soldi ai Comuni sulla questione Imu”

Torino richiede 61 milioni di euro. Il sottosegretario: “L’accordo con l’Anci sana tutto”

TORINO – Altro che trattativa. Sarà battaglia, durissima. Chiara Appendino, la sindaca di Torino, vuole 61 milioni dal governo, frutto di una battaglia avviata nel 2013 dal suo predecessore Piero Fassino. Il governo non ci sente, e dopo settimane di melina – e giorni di silenzi, gli ultimi, seguiti alla dichiarazione di guerra pubblica della sindaca Cinquestelle – lo dice apertamente: «La sindaca sa bene che non sono dovuti», spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, intervistata da Maria Latella su Sky.

La contesa riguarda i mancati versamenti dello Stato ai Comuni nel passaggio dall’Ici all’Imu e poi ancora alla Tasi, al tempo dei governi Monti e Letta. Torino reclama circa 60 milioni, forte di due sentenze della giustizia amministrativa che ne riconoscono le ragioni ma senza stabilire quale sia la cifra dovuta. Appendino annuncia un nuovo ricorso, che verrà depositato in settimana, per ottenere l’esecuzione delle sentenze.

Per replicare all’offensiva di Torino, il governo Gentiloni sceglie il sottosegretario. Probabilmente non è un caso. Boschi nell’esecutivo ha mantenuto un ruolo centrale e resta il riferimento di Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Da giorni il network dell’ex premier, «In cammino», ha cominciato a cannoneggiare la sindaca di Torino rilanciando le battaglie del Pd locale. Per di più tra Boschi e Appendino non corre buon sangue: un anno fa, in piena campagna elettorale – sempre su Sky e sempre con Maria Latella – l’allora ministro per le Riforme ingaggiò un corpo a corpo con l’allora candidata sindaco che contestava il progetto della Città della Salute, un piano da 600 milioni, in parte statali, per un polo ospedaliero e scientifico. Per Boschi modificarlo significava azzerare i fondi e ricominciare daccapo. Il Movimento 5 Stelle lo definì un ricatto ma alla fine, per non perdere il finanziamento, ha confermato il progetto.

Ora la partita è altrettanto delicata. I milioni che Torino reclama salverebbero il bilancio di Appendino dai tagli imposti a scuole paritarie, cultura e turismo, famiglie a basso reddito che non avranno più l’agevolazione sulla tassa rifiuti. Ma il governo non ha intenzione di intavolare una trattativa con Torino e con un sindaco in ascesa che a molti osservatori pare proiettato verso una vetrina nazionale. Non a caso Boschi butta la palla verso lidi più confortevoli, l’associazione dei Comuni guidata da un renziano come il sindaco di Bari, Antonio De Caro: «Torino, come altri, ha ottenuto le risorse stanziate in un accordo complessivo con l’Anci. Per Appendino valgono le stesse regole di tutti i suoi colleghi. E dire che Torino sia penalizzata, dopo che ha ricevuto i soldi per il metrò e le periferie, è falso».

Per la sindaca: «Il governo dovrebbe avere con le amministrazioni locali un rapporto istituzionale e non legato all’appartenenza politica». Tesi che Boschi boccia: «Non c’è alcuna questione politica in ballo. I funzionari governativi si sono incontrati più volte a Palazzo Chigi con quelli di Torino e si è registrata una diversa interpretazione tecnica della vicenda, tutto qui».

Annacquare le rivendicazioni di Torino nel calderone di qualche decina di altre città, però, è proprio ciò che la sindaca non vuole. L’avvocatura del Comune è già allertata, quella dello Stato anche.

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