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Erdogan accusato di brogli

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Recep Tayyip Erdogan ha vinto il referendum che gli garantisce maggiori poteri: la Turchia è divisa e si allontana dall’Europa. L’Occidente guarda l’esito del voto e gli osservatori dell’Osce esprimono dubbi sulla correttezza delle operazioni di voto.

Il presidente ha perso l’appoggio della parte produttiva della Turchia

Le città più ricche e sviluppate, Istanbul e Ankara comprese, hanno scelto il no. Il sondaggista: il partito islamico non ha più l’elettorato trasversale di una volta

ISTANBUL – A rimanere totalmente fedele al presidente della Repubblica turca, Recep Tayyip Erdogan, c’è rimasta praticamente solo l’Anatolia profonda, quella che, del resto, ha sempre rappresentato lo zoccolo duro dell’elettorato di Nemettin Erbakan, il padre della destra islamica turca e il maestro del capo dello Stato. L’unica sorpresa importante arriva dal voto all’estero, dove la riforma che regala al presidente poteri quasi illimitati è stata votata con quasi il 60%, con picchi nei Paesi europei che Erdogan ha attaccato maggiormente.

Per il resto, a fronte di una vittoria tanto epocale quanto contestata e con il suo 51,4% di sicuro non plebiscitaria, l’Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, che guida il Paese dal 2002, per la prima volta dopo 15 anni, ha perso nella capitale Ankara e soprattutto a Istanbul, dove il no alla riforma costituzionale ha ottenuto rispettivamente il 51,15% e il 51,35%. Si tratta di un particolare non da poco. L’ascesa politica di Recep Tayyip Erdogan è partita proprio dalla megalopoli sul Bosforo, dove il Presidente ha sempre avuto il suo seggio di elezione e con la sua esperienza da primo cittadino che è sempre stata portata come un esempio della sua capacità di realizzare quello che prometteva. Il no si è affermato, anche se per poco, in distretti sulla carta particolarmente filogovernatvi, come Fatih, Eyup e persino Uskudar, quello dove ha la sua residenza il capo dello Stato a segnare come ormai la Mezzaluna sia irrimediabilmente divisa anche dove la si riteneva compatta.

La laica Smirne rimane un obiettivo irraggiungibile, con il sì al presidenzialismo fermo al 31%. Ma l’Akp ha registrato una flessione in città dove in passato aveva avuto un’affermazione netta, come Antalya e Mersin, sulla costa mediterranea e Adana, non lontana dal travagliato confine siriano. Queste sei città da sole rappresentano un terzo del potere finanziario, turistico, industriale, culturale del Paese. Segno che la parte più istruita, agiata e aperta della Turchia ha detto no ai disegni del presidente e che soprattutto il partito islamico non ha più l’elettorato trasversale che poteva vantare una volta.

«A dire sì alla riforma – spiega, Murat Gezici, il sondaggista noto nel Paese per azzeccare sempre le previsioni e che nel 2015 per questo si è visto comminare una multa da 38 mila euro – sono state soprattutto le persone più religiose. La motivazione fondamentale è un potere più ampio e stabile al presidente e una Turchia più forte. Il no, invece è stato votato soprattutto da persone di sinistra e dai laici, la motivazione principale era la diminuzione della democrazia del Paese. A risultato ottenuto, è chiaro che questo voto possiede anche un grande valore ideologico».

I più in difficoltà sono i nazionalisti, quasi matematicamente spaccati in due. Il Mhp, che ha appoggiato la riforma di Erdogan in parlamento permettendole di arrivare al referendum, adesso deve fare i conti con una dirigenza che potrebbe saltare e con un elettorato fortemente deluso da entrambe le parti. A Osmaniye, dal 1997 feudo del segretario del Partito, Devlet Bahceli, il sì ha ottenuto un 57%, lontano da quel valore plebiscitario che si aspettava dalla formazione. Segno che i timori di una deriva islamica hanno frenato quelli che si considerano i veri eredi di Mustafa Kemal Atatürk.

Sembra quasi un paradosso, ma i risultati migliori li ha ottenuti il fronte del no, che si è affermato con grande convinzione nelle zone della costa Egea, nella Tracia e nel Sud-Est a maggioranza curda. Secondo una prima analisi del voto, I due partiti insieme avrebbero conseguito un aumento delle preferenze dell’11% rispetto alle politiche del novembre 2015.

«Erdogan – conclude Gezici – ha saputo sfruttare le tensioni con l’Europa e l’accordo sui migranti per catalizzare consenso, ma ha sbagliato a pensare che chi lo ha votato alle politiche del 2015 lo avrebbe fatto anche al referendum».

vivicentro.it/cronaca
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lastampa/Il presidente ha perso l’appoggio della parte produttiva della Turchia MARTA OTTAVIANI – ISTANBUL

Sbarchi record di migranti: almeno 13 morti al largo della Libia

Superlavoro per gli uomini della Guardia Costiera e di Frontex. Soccorsi e salvati in migliaia ma si sono contati anche almeno 13 morti al largo della Libia. Arrivi in aumento del 23,8% sul 2016

Sbarchi, esodo da record 8.500 salvati in tre giorni

Crescono gli arrivi di migranti in Italia: negli ultimi giorni almeno 8.500 persone sono state salvate nel Mediterraneo. Fra loro 13 migranti sono morti al largo della Libia in condizioni disperate, come mostra questa fotografia scattata nei mari davanti a Zawiya da un fotografo di Reuters. Gli arrivi in Italia sono in aumento del 23,8% sul 2016.
ROMA – Superlavoro in mare, nei giorni di Pasqua, per chi recupera migranti sui gommoni. Secondo dati del ministero dell’Interno, sono stati salvati e portati in Italia in 8500 (2.000 venerdì, 4.500 sabato, 2.000 domenica). Recuperate anche 13 salme dal naufragio di due gommoni al largo della Libia. E chissà quanti sono quelli scomparsi tra le onde. Sono quindi da aggiornare le statistiche: gli ultimi dati del Viminale, alla data del 12 aprile, dicono che sono 26.989 i migranti sbarcati, con un incremento del 23,80% rispetto al 2016.

Complice un mare particolarmente piatto, per tre giorni gli scafisti libici hanno fatto mettere in acqua ogni tipo di natante. E le flotte che sono al lavoro nel Mediterraneo sono state impegnate allo spasimo.

L’agenzia europea Frontex ha recuperato 1400 persone in tredici distinte operazioni di salvataggio. I suoi vascelli sono quelli dell’operazione europea Triton: 600 li hanno sbarcati sabato, altri 816 li trasporta la barca norvegese Siem Pilot, attesa oggi a Cagliari.

Altre centinaia li hanno salvati la Guardia costiera italiana e le navi militari. Erano le 10 del mattino di ieri quando a Porto Empedocle (Agrigento) terminavano le operazioni di sbarco dei 447 migranti tratti in salvo dalla nave «Chimera» della Marina Militare.

La parte del leone, però, l’ha fatta il naviglio dell’internazionale della solidarietà. Le navi umanitarie di Ong spagnole, tedesche, britanniche e francesi hanno lanciato appelli disperati fin dalla notte di sabato. Circa mille sono giunti a Messina a bordo della nave umanitaria «Panther». Altri 1100 sono sbarcati a Catania con la nave tedesca Tender A513 Rhein.

L’impennata di sbarchi riaccende la polemica. «È ormai chiaro – dice Matteo Salvini, Lega – che l’immigrazione clandestina è organizzata e finanziata. Per questo motivo abbiamo deciso di denunciare il presidente del Consiglio, i ministri e i comandanti della Marina e della Guardia Costiera per favoreggiamento». Gli fa eco Maurizio Gasparri, Forza Italia: «Altre migliaia di persone che non ne hanno diritto, tramite la sperimentata filiera trafficanti-Ong-Guardia costiera-Viminale, approdano in Italia. Una catastrofe firmata Pd». E Paolo Romani, capogruppo FI: «L’indagine conoscitiva offra una soluzione per interrompere il meccanismo infernale, avviato inconsapevolmente dalle Ong, di incentivazione del traffico di esseri umani».

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lastampa/Sbarchi, esodo da record 8.500 salvati in tre giorni FRANCESCO GRIGNETTI

Reddito povertà: andrà anche a chi ha casa di proprietà, fino a 485 euro al mese

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La misura riguarderà 2 milioni di persone. Entro fine mese i decreti attuativi

Forte accelerata sul Reddito di inclusione (Rei) che riguarderà circa 2 milioni di persone e andrà anche a chi ha casa di proprietà. Il tetto sarà di 485 euro al mese e si continuerà a percepirlo anche una volta trovato lavoro, ma solo per qualche mese. Ad annunciare le novità sul fronte dell’intervento contro la povertà è lo stesso premier Gentiloni, in occasione della firma del memorandum d’intesa sul Rei con l’alleanza contro la povertà e il ministro del lavoro Poletti.

Quanto alle risorse, nonostante le perplessità dei sindacati per i quali si tratta di somme insufficienti per una misura universale, il Def ha stanziato 1,2 miliardi per il 2017 e 1,7 miliardi per il 2018.

LEGGI ANCHE: Inclusione attiva: 320 euro al mese per 200mila famiglie

I punti chiave dell’intesa

Nel memorandum firmato a palazzo Chigi tra primo ministro e Alleanza sono stati definiti i criteri d’accesso e i beneficiari della misura universale contro la povertà, nonché quelli per determinare l’importo del beneficio e i meccanismi per far sì che lo stesso non diventi un disincentivo economico alla ricerca di un lavoro, oltre al piano operativo per le attività di monitoraggio della misura.

Non solo Isee

Tra i criteri previsti dall’intesa raggiunta c’è innanzitutto l’Isee. Ma lo stesso non sarà l’unico per avere accesso al Rei, si terrà conto infatti anche del reddito effettivamente disponibile, cosicchè avranno diritto al beneficio anche coloro che possiedono l’immobile in cui abitano ma versano comunque in stato di povertà. L’Isee comunque non dovrà essere superiore alla soglia di 6mila euro, il doppio rispetto a quella stabilita oggi per il SIA.

L’importo del Rei

L’importo del Rei sarà calcolato sulla differenza tra reddito disponibile e soglia ISR (ossia la parte reddituale dell’Isee). Il beneficio dovrà coprire il 70% della differenza calcolata e il meccanismo sarà tale che minore sia il reddito disponibile maggiore sia il sostegno (commisurato anche alla dimensione del nucleo familiare, alla presenza di disabili, minori, ecc.).

In ogni caso, dall’importo andranno sottratti gli altri benefici percepiti a titolo di misure assistenziali dal nucleo familiare (fatta eccezione per l’indennità di accompagnamento) e il tetto massimo per il primo anno non supererà i 485 euro al mese.

Se si trova lavoro…

Allo studio meccanismi in base ai quali la misura venga erogata (seppur in versione ridotta e solo per un periodo) anche in caso di incremento del reddito al di sopra della soglia prevista per il diritto all’accesso al beneficio. Ad esempio, nel caso in cui il soggetto beneficiario trovi occupazione. Il fine è quello di evitare che la misura si trasformi in un disincentivo alla ricerca di un lavoro (per paura di perdere il Rei), anche perché obiettivo del reddito di inclusone, rispetto ad altre tipologie di sostegno, è proprio quella di superare la logica assistenziale muovendosi verso il reinserimento sociale e lavorativo.

I servizi connessi

Siglato anche l’impegno ad introdurre nel fondo ad hoc per la lotta alla povertà una linea di finanziamento strutturale per i servizi legati al Rei sotto forma di quote vincolate da destinare ai territori. Le stesse non potranno scendere al di sotto del 15% del fondo mentre quelle destinate ai servizi di inclusione sociale sotto quella del 25%.

Nei decreti attuativi sarà prevista anche una struttura permanente che affiancherà le amministrazioni territoriali per assicurare l’applicazione uniforme del beneficio. Alla stessa dovranno essere garantite risorse adeguate per svolgere i compiti affidati, tra cui: promozione, sostegno e implementazione del reddito di inclusione, diffusione di linee guida, realizzazioni di incontri, tutoraggio.

Il piano di monitoraggio

Entro dicembre, infine, il ministero del lavoro dovrà presentare un piano di monitoraggio per la verifica dell’applicazione del Rei su tutto il territorio.

Nel piano saranno definite le modalità operative per la raccolta dei dati e i soggetti a vario titolo coinvolti; oltre agli indicatori qualitativi e quantitativi del Rei (sia per la parte economica che per i servizi alla persona).

di Marina Crisafi – StudioCataldi.it

Insigne-Mertens, pro e contro sulla permanenza/cessione

Insigne-Mertens, pro e contro sulla permanenza/cessione

La bravura di un allenatore passa anche dal saper trasformare problemi e situazioni spinose in virtù e risorse; è quanto è accaduto a Maurizio Sarri, bravissimo nel gestire in questi due anni il dualismo Insigne – Mertens. Se guardiamo a qualche mese fa, avevamo in rosa due campioncini che coprivano sostanzialmente la stessa zona di campo, con un titolare atteso, Insigne, e un sostituto d’eccezione, Mertens. Spesso succedeva che alla giornata storta del primo, subentrasse il secondo, spesso risolvendo situazioni spinose, con un assist o un gol determinante. Oppure, all’inverso, che ad una ottima prestazione di Lorenzo corrispondesse un muso lungo da parte del suo eterno antagonista in squadra, costretto a guardare i lampi di genio del collega dalla panchina. Sarri si è fatto carico del problema, evitando di relegare tutto a una vendita sofferta di uno dei due. Ecco allora fare di necessità virtù: complice anche l’infortunio di Milik, si è inventato Mertens prima punta, libero di inventare sotto porta movimenti innovativi e imprevedibili; e ha consegnato la fascia di sinistra al folletto di Frattamaggiore, che ha cominciato a sfornare assist al bacio per i fortunati colleghi di reparto. Ognuno ha trovato la propria dimensione, riuscendo a dare il meglio di se stesso; sono finite le frecciatine tra i due, e le spine alimentate ad arte da qualche spiffero sfuggito dallo spogliatoio sono diventate rose. L’abbraccio, al termine della partita vinta contro l’Udinese, ha sancito un sodalizio che deve essere la base per la costruzione di un attacco atomico per il prossimo anno. Il loro allenatore ha saputo toccare le corde giuste, da vero maestro di calcio e di vita. Sorrideva sornione, guardando i suoi ragazzi incoraggiarsi e gioire dei vicendevoli successi. Dopotutto, allenare significa anche far crescere talenti. La permanenza di entrambi pare essere cosa di ore, con le pretese di Lorenzo il Magnifico praticamente accettate in blocco, e l’entourage e la famiglia di Mertens presente in tribuna. Nella speranza che il lavoro fatto per far coesistere due talenti così cristallini e simili, possa essere premiato con un contratto a vita. Dopotutto, a beneficiarne, non sarebbe solo la società, o i milioni di tifosi sparsi per il mondo; ne godrebbero anche gli esteti e gli amanti del bel calcio.

a cura di Fabiano Malacario

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De Laurentiis ha fretta: pronti i rinnovi di Insigne e Mertens

De Laurentiis ha fretta: pronti i rinnovi di Insigne e Mertens

La situazione rinnovi contrattuali in casa Napoli, per quanto riguarda Lorenzo Insigne e Dries Mertens è l’argomento più importante di questo periodo. Per il talento di Frattamaggiore è tutto quasi definito con l’accordo che è stato trovato venerdì a Roma nella sede della Filmauro tra il presidente De Laurentiis, il padre e gli agenti dell’attaccante: rinnovo fino al 2022 con ingaggio di circa 4,5 milioni di euro e la cessione dei diritti d’immagine completamente a disposizione del Napoli, senza clausola rescissoria. Come rivela repubblica.it: “Scenario positivo anche per Dries Mertens. Il club è in pressing per evitare la cessione estiva al Manchester United. Passi in avanti concreti sono stati fatti sabato prima del match contro l’Udinese. I suoi rappresentanti hanno incontrato prima il diesse Giuntoli a Castel Volturno, ma soprattutto il presidente De Laurentiis al San Paolo. Il colloquio è stato fruttuoso: il Napoli ha ribadito la sua volontà di trattenere l’attaccante belga. Allo studio c’è l’inserimento di una clausola rescissoria non alta, in modo che Mertens possa poi accettare un’offerta sostanziosa dalla Cina, qualora dovesse arrivare la prossima estate. Il Napoli è a buon punto e conta di poter risolvere l’affaire Mertens in tempi brevi”.

Sarri: “Mio nonno mi diceva sempre: ‘i giornali leggili, ma poi non ci credere'”

Il suo pensiero…

Durante la conferenza stampa del post partita di Napoli-Udinese, Nicola Lombardo, seduto accanto al tecnico toscano, fa una precisazione per un’inesattezza apparsa su alcuni giornali in merito al numero degli spettatori e alle previsioni durante la prevendita. Maurizio Sarri risponde in maniera geniale: “Mio nonno mi diceva sempre: ‘i giornali leggili, ma poi non ci credere'”. 

EDITORIALE – Juve Stabia: mezzo pieno, mezzo vuoto..

Avendo da poco, come molti di voi, terminato i brindisi pasquali, il nostro editoriale sulla Juve Stabia ha come protagonista quel famoso bicchiere, cui spesso si pensa quando si è indecisi su come vedere le cose. Max Pezzali cantava “mezzo pieno, mezzo vuoto..questo è il solo ed unico bicchiere che abbiamo”, ed in effetti le parole dell’ex leader degli 883 si abbinano perfettamente al momento della Juve Stabia.

Il pareggio della gara di Francavilla ha lasciato sensazioni positive e negative, in grado di svuotare o riempire il famoso bicchiere misura dell’umore gialloblù. A far apparire il bicchier mezzo vuoto non può che essere l’ennesimo appuntamento con la terza vittoria del 2017; le uniche vittime della Juve Stabia nel nuovo anno sono state le non irresistibili Vibonese e Cosenza, ed il killer istinct delle Vespe non si è risvegliato in terra pugliese. A lasciare l’amaro in bocca, inoltre, è la vittoria sfumata contro una diretta avversaria in chiave play off; nel girone di ritorno la Juve Stabia non è riuscita a sopraffare nessuna compagine nei cosi detti scontri diretti. Il ribaltone del 2017 ha poi reso la difesa uno dei punti deboli della squadra gialloblù; senza il leader Atanasov, la retroguardia stabiese è sempre apparsa in sofferenza, regalando agli avversari tanti gol facilmente evitabili. La fragilità difensiva che ormai contraddistingue le Vespe è un fattore costante ma imprevedibile, perché a rotazione colpisce tutti i difensori stabiesi, da quelli più esperti a quelli più giovani. Così dopo i vari Morero, Santacroce, a tradire le aspettative sabato è stato Camigliano, ingenuo e lento nell’occasione della rete del vantaggio di Nzola.

Fattori che invece possono farci vedere il bicchiere mezzo pieno sono le occasioni da gol che ha trovato la Juve Stabia ed, in generale, una gara condotta senza eccessive sofferenze. I gialloblù infatti, oltre al gol di Ripa, hanno creato almeno altre tre nitide palle gol (il palo di Mastalli ed altre due, sempre ad opera di Spider), facendo intravedere come la via della rete si riesca a trovare senza troppi affanni, come si era visto contro Matera, Casertana e Lecce. Urge però, per riempire completamente il bicchiere, aggiustare la mira sotto porta, così da capitalizzare non soltanto una delle 3-4 palle gol create e, soprattutto, evitare di concedere agli avversari il 100% nel rapporto tiri in porta – reti: così il Francavilla è andata in rete praticamente nell’unica palla gol avuta, il Matera ha messo a segno due reti con un tiro e mezzo, stesso dicasi per Casertana e Lecce, con gli uomini di Padalino che sfruttavano al massimo le tre palle gol concesse dalla squadra di Carboni.

In attesa di recuperare definitivamente calciatori fondamentali come Atansov, Capodaglio, Liviero così da farli arrivare alla forma migliore per i play off, la priorità è correggere queste imprecisioni: non concedere gol alla prima occasione e, magari, non doverne sbagliare un paio prima di segnare la propria rete sarà fondamentale negli spareggi promozione.

In tal modo, si spera, con quel bicchiere, mezzo vuoto o pieno che sia, a fine stagione si potrà brindare per festeggiare qualcosa di importante.

Raffaele Izzo

E allora ditelo che volete stupire!

E allora ditelo che volete stupire!

75 gol fatti in 32 giornate, con una media gol di 2,34 a partita, possesso palla medio del 70%, gioco fatto di trame fittissime e scambi veloci, schemi memorizzati e tagli fulminei, tanto da dare l’impressione di un copione ben studiato: tutto questo è il Napoli di mister Maurizio Sarri annata 2016/17, da stropicciarsi gli occhi. A scapito dei puristi, che vorrebbero un gioco concreto e cinico, i partenopei quest’anno riescono a fare spettacolo, a segnare, ancorché limitati dagli infortuni in attacco, e ad attirare su di sé gli sguardi ammirati delle grandi d’Europa. Il circo Sarri, come qualcuno l’ha già soprannominato, ha il solo difetto di aver subito qualche rete di troppo, e sappiamo che nel nostro campionato questo costa il trofeo più ambito. Peccato, perché le statistiche dicono che un Napoli così bello si era visto di rado dalle parti di Fuorigrotta; a chi ha i capelli bianchi ha ricordato la fantastica creatura di Vinicio, meteora innovatrice del calcio italiano. ‘O Lione, come lo soprannominarono, cercò di inventare la zona, ben prima di Zeman e Sacchi, accorciando la squadra in maniera maniacale, con pressing e libero reinventato in maniera totale. Il Napoli di allora non andò oltre un secondo posto, anche se con un record di gol fatti. Sarri ha deciso di essere a suo modo innovatore ed esteta, ma non perde di vista l’obiettivo che ogni partenopeo ha ben in mente: rompere il dominio assoluto in campionato della Juventus, che si avvia saldamente a collezionare il sesto scudetto di fila. D’altra parte, i pochi trofei che in questi anni non sono andati nella bacheca dei bianconeri, sono stati contesi proprio dal Napoli. E’ tempo allora di puntare al bottino grosso, prima che i cinesi di Milano rendano di nuovo il calcio meneghino il centro di tutto…

a cura di Fabiano Malacario

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L’Angolo di Samuelmania – A Sassuolo per vincere!

L’Angolo di Samuelmania – A Sassuolo per vincere!

Napoli-Udinese, che partita! Azzurri partiti in maniera molto tranquilla, con un bel possesso palla e qualche occasione da gol nel primo tempo. Poi nel secondo tempo cala un bel tris con Martens sempre più bomber, con Callejon ed Allan a segno contro la sua ex squadra. Il Napoli gioca il più bel calcio italiano con palla a terra, molto veloce, grazie a mister Sarri che ha rivalutato tanti calciatori, facendoli esprimere al meglio. Adesso si sono accorciate le distanze con la Roma e quindi si va a Sassuolo più determinati e per vincere. Sempre Forza Napoli!

a cura di Samuele Esposito

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Addio a Gianni Boncompagni

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E’ morto a 84 anni, a Roma, Gianni Boncompagni. Nato ad Arezzo il 13 maggio 1932, è stato tra i grandi innovatori dello spettacolo italiano con Renzo Arbore, autore e conduttore di storici successi radiofonici come Bandiera gialla e Alto gradimento, e poi autore e regista di Pronto Raffaella?, Domenica In, Non è la Rai, Carramba. Lo annunciano all’ANSA le figlie Claudia, Paola e Barbara: “Dopo una lunga vita fortunata, circondato dalla famiglia e dagli amici se n’è andato papà, uomo dai molti talenti e padre indimenticabile”.

Gli anni ‘svedesi’

Nato in Toscana da padre militare e madre casalinga, a 18 anni si trasferìsce in Svezia, dove resta dieci anni svolgendo vari lavori, diplomandosi all’Accademia svedese di grafica e fotografia e iniziando l’attività di conduttore radiofonico per la radio svedese. Durante questa esperienza, ottiene un’intervista dal sociologo Danilo Dolci che riscuote molto successo.

In Svezia si sposa con un’aristocratica e ha da lei tre figlie, tra cui l’autrice televisiva Barbara. La moglie lo lascia e lui chiede e ottiene la patria potestà, crescendo le figlie da ragazzo padre in Italia.

Il ritorno in Italia

Tornato in Italia, vince nel 1964 il concorso RAI per programmatore di musica leggera e inizia a lavorare nella radiofonia RAI dove ha un enorne successo assieme a Renzo Arbore, nei programmi culto a cavallo tra gli anni sessanta e settanta: ‘Bandiera Gialla’ e ‘Alto gradimento’, determinanti per la diffusione della musica beat in Italia. La coppia crea un nuovo modo di fare intrattenimento, basato sul non-sense, sulla creazione di tormentoni, sull’improvvisazione e l’imprevedibilità. Fa parte della prima serie del programma quotidiano del mattino Chiamate Roma 3131 insieme a Franco Moccagatta e Federica Taddei, 1969.

L’arrivo in tv

Nel 1977 Boncompagni approda sugli schermi tv della RAI, dove conduce il programma musicale Discoring, uno dei primi programmi musicali destinato a un pubblico esclusivamente giovanile. Da allora le esperienze televisive si susseguono: ‘Superstar’ e ‘Drim’ nel 1980 e poi, per quasi 10 anni in coppia con Giancarlo Magalli come autore, ‘Sotto le stelle’ e ‘Che Patatrac’ nel 1981, ‘Illusione, musica, balletto e altro’ nel 1982 e ‘Galassia 2’ nel 1983.

Era conosciuto soprattutto come autore e regista di trasmissioni di grande successo popolare: ‘Pronto, Raffaella?’ che consacrò la sua ex compagna Raffaella Carrà (1983/1985) e per la quale scrisse i testi di alcune delle sue più famose canzoni. Proseguì con ‘Pronto, chi gioca?’ che lanciò la carriera televisiva di Enrica Bonaccorti (1985/1987). Dal 1987 al 1990 curò l’ideazione e la realizzazione di Domenica In, dove sdoganò Edvige Fenech, già famosa come icona sexy e Marisa Laurito.

Il passaggio al Biscione

Risale al 1991 il passaggio alle reti Fininvest (oggi Mediaset) con ‘Non è la RAI’: nuovo programma di culto con Enrica Bonaccorti, Antonella Elia, in onda da quell’anno fino al 1995 e condotto da Ambra Angiolini, che all’epoca fu un vero e proprio fenomeno di costume.

Chi è ‘uscito’ da Non è la Rai

  • Claudia Gerini
  • Laura Freddi
  • Sabrina Impacciatore
  • Nicole Grimaudo
  • Antonella Elia
  • Miriana Trevisan
  • Francesca Gollini.

Dalla Rai a La7 e ritorno

Tornato in Rai, nel 1996 e 1997 diresse Macao, con Alba Parietti e dopo una decina di anni dalle fortune altalenanti nell’autunno 2006 torna con un nuovo programma, dal titolo ‘Bombay’, trasmesso dall’emittente La7. Esattamente come nei suoi precedenti programmi, Bombay presenta scenografia minimale e pubblico composto da ragazze cantanti e vocianti

La carriera meno nota, nella musica

Nel 1965 debutta come cantante, con il nome d’arte di Paolo Paolo, incidendo per la RCA Italiana. Sua è anche la voce nella sigla della Guapa. Sempre nel 1965 scrive insieme a Gianni Meccia il testo per ‘Il mondo’, successo mondiale di Jimmy Fontana, con i cui dirittio si compra la prima casa. Tra le altre canzoni scritte da Boncompagni ricordiamo anche ‘Ragazzo triste’ per Patty Pravo.

“Sono sempre stato ateo”

Gianni Boncompagni è sempre stato ateo: nell’intervista a Claudio Sabelli Fioretti, pubblicata su Io Donna, supplemento al Corriere della Sera del 4 maggio 2012, ha dichiarato: “Io sono sempre stato ateo e morirò ateo”.

redazione/ansa/agi

Turchia, Erdogan vince di misura tra accuse di brogli

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Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan vede coronato il suo sogno di un passaggio della Turchia al sistema presidenziale che accresce in maniera esponenziale i poteri del capo dello Stato. A spoglio delle schede quasi completato il Sì vince di misura, con il 51,32% mentre il No raggiunge il 48,68%. Il risultato è un Paese spaccato. La Riforma sarà in vigore da novembre 2019

Istanbul, 17 apr. – Vittoria a metà per il presidente Recep Tayyip Erdogan al referendum costituzionale tenuto ieri in Turchia. Il fronte del “sì” ha ottenuto un risicato 51,3%, inferiore di almeno 5 punti percentuali dalle aspettative espresse alla vigilia della consultazione, mentre quello del “no” si è fermato al 48,7%. Ma il risultato del referendum, accolto come una vittoria certa dalla leadership di Ankara già prima che venisse annunciato il risultato ufficiale, è stato fortemente contestato dai partiti d’opposizione, che hanno denunciato brogli e irregolarità nella procedura, mentre migliaia di cittadini sono usciti per le strade a protestare.

La differenza tra il sì e il no rappresentato da meno di 1,3 milioni di elettori (su un paese di 80 milioni di abitanti) traghetta il Paese dall’attuale sistema parlamentare ad un modello presidenziale “alla turca”, dove i poteri saranno concentrati nelle mani del capo dello stato e, nella fattispecie, dello stesso Erdogan.

Ma restano forti i dubbi sulla legittimità del risultato.

Il CHP (Partito repubblicano del popolo) che ha contestato complessivamente 2,5 milioni di voti, ha denunciato una seria irregolarità di procedura riguardante almeno 1,5 milioni di schede, dovuta alla decisione del Consiglio elettorale supremo (YSK) – giusto a qualche ora dalla chiusura dei seggi – di accettare come valide anche le buste senza il timbro ufficiale.

Il YSK si è giustificato indicando alcuni precedenti (2004 e 1994), senza però menzionare che la legge elettorale del 2010 ha espressamente vietato le buste senza timbro e aggiungendo di avere deciso di accettarle “su richiesta dell’AKP” – come ha affermato il presidente Sadi Güven – e portando gli oppositori a gridare allo scandalo. “Non si possono cambiare le regole del gioco a metà”, ha affermato il leader CHP Kemal Kiliçdaroglu, mentre Meral Akgener, nazionalista MHP distaccatasi dalla linea ufficiale del partito, ha detto che “il Consiglio ha commesso un crimine” e che “la Turchia non può proseguire con quest’onta”.

EROSIONE DI VOTI IN OLTRE 60 PROVINCE PER IL BLOCCO AKP-MHP

L’affluenza al voto si è registrata all’86% su oltre 56 milioni di elettori in 81 province. In attesa che tra 11-12 giorni il risultato elettorale venga formalizzato, colpiscono alcuni dati sulla distribuzione dei voti. Il primo riguarda la perdita di consensi del blocco AKP-MHP (rispettivamente il Partito della giustizia e dello sviluppo e il Partito di azione nazionalista) sostenitori del sì, rispetto alle elezioni del 1 novembre 2015 che ha registrato un calo di 10, 7 punti percentuali. Il “sì” è rimasto anche al di sotto del 51,7% ottenuto da Erdogan per l’elezione presidenziale del 2014. Il blocco AKP-MHP ha perso consensi in 63 province, confermando quanto anticipato da diversi sondaggi precedenti al referendum, riguardo al mancato supporto di parte della base elettorale dei due partiti al progetto presidenziale di Erdogan. Il risultato diventa ancor più significativo se si considerano i mezzi economici e mediatici impari della campagna elettorale condotta dal blocco del sì a confronto con quello del no.

CITTA’ CONTRO CAMPAGNE

I dati mettono in evidenza che il “no” ha vinto nelle città principali tra cui Istanbul (51,4%), Ankara (51,2%) e Smirne (oltre 70%). Ad Istanbul il “no” ha prevalso anche nel distretto di Uskudar, dove risiede Erdogan. Il risultato che emerge nelle città economicamente e industrialmente più sviluppate (tranne Gaziantep e Kayseri) si contrappone a quello delle province interne e rurali del paese, indicando una profonda spaccatura ra il contesto urbano e rurale del paese. Nelle città anche gli elettori AKP più istruiti risultano avere preso posizione a favore del no.

IL VOTO DEI CURDI

La ridotta capacità politica del partito filo-curdo HDP (Partito della democrazia e della pace), dovuta agli arresti dei membri e dei dirigenti del partito, nonchè al commissariamento di diversi comuni gestiti da amministrazioni filo-curde, hanno causato un calo di voti al fronte del “no” nelle province sudorientali a maggioranza curda. Mentre qui l’affluenza alle urne si è registrata attorno al 75-80% , il blocco HDP-CHP per il “no” ha avuto una perdita media di circa 7 punti percentuali rispetto alle elezioni del 1 novembre 2015. Anche nelle province del sudest sono stati riportati casi di irregolarità e episodi di ostracismo nei confronti dei membri HDP presenti ai seggi. Il portavoce del partito Osman Baydemir ha detto che presenteranno ricorso al Consiglio elettorale, “i risultati non sono da considerarsi definitivi finchè non avremo ottenuto risposta alle nostre contestazioni”, ha affermato Baydemir.

IL PROCESSO NEGOZIALE

Il risultato del referendum mette in forse anche il lungo e accidentato cammino europeo della Turchia. Per Kati Piri, rapporteur per la Turchia al Parlamento europeo, “la popolazione della Turchia, con una minima differenza, ha supportato un pacchetto costituzionale adatto ad un sistema autoritario, che darà a Erdogan poteri non controllati”, ha comunicato Piri. “È ovvio che con questo risultato la Turchia non possa entrare a far parte dell’Unione europea se il pacchetto verrà applicato i negoziati con l’UE verranno sospesi”, ha aggiunto la rapporteur, sottolineando che “i risultati hanno dimostrato che esistono milioni di persone in Turchia che condividono i valori europei e che hanno scelto un futuro diverso per il loro paese. L’UE non deve chiudere loro le porte in faccia”.

COSA SUCCEDERA’ ADESSO?

La vittoria risicata del “sì” presenta diversi interrogativi. Dopo il tentato golpe del 15 luglio scorso Erdogan contava di avere un forte avvallo popolare per portare avanti la propria agenda politica in un Paese che si trova sotto lo stato d’emergenza da oltre 8 mesi. Il piano presidenziale supportato solo dalla metà della popolazione è anche una risposta alle misure repressive ed emergenziali portate avanti finora e alla sempre più difficile situazione economica in cui si trova i paese. Secondo alcuni osservatori questo potrebbe condurre ad una scissione interna dello stesso AKP, dove secondo indiscrezioni apparse sulla stampa locale già si insiste per un ritorno di Erdogan a capo del suo partito. Sebbene sia stato previsto che, per permettere al parlamento di fare le relative modifiche legislative,la riforma diventi operativa a partire dal 3 novembre 2019 data in cui sono state fissate le elezioni generali e presidenziali, non è escluso che il parlamento decida di indire consultazioni anticipate.

redazione/agi/aska/

F1, GP Bahrain 2017: vittoria strepitosa di Sebastian Vettel

Ferrari sugli scudi al Bahrain International Circuit: ad imporsi nel Gran Premio del Bahrain, terza prova del mondiale 2017 di Formula 1, è stato Sebastian Vettel. Lewis Hamilton e Valtteri Bottas battuti! Kimi Raikkonen chiude 4°

Nel terzo round del Mondiale di F1 2017, sul tracciato di Sakhir (Bahrain), Sebastian Vettel conquista una vittoria strepitosa, la seconda della stagione, la 44esima della propria carriera e la quinta con i colori della Ferrari. Il tedesco ha preceduto le due Mercedes di Lewis Hamilton e Valtteri Bottas. Conclude al 4° posto un buon Kimi Raikkonen e quinta la Red Bull di Daniel Ricciardo. Ritiro per Max Verstappen nelle prime battute. Grazie a questo risultato, il tedesco ottiene anche la testa della graduatoria iridata.

Super partenza di Seb – Pronti, via ed è subito un Vettel scatenato: staccata profondissima e seconda piazza guadagnata alle spalle di Bottas superando un Hamilton quasi sorpreso. Di contro, Raikkonen si lascia sorpassare da un Verstappen molto aggressivo e nella lotta viene superato anche dalla Williams di Massa alla curva 4 decadendo in settima posizione. Tedesco molto aggressivo negli scarichi del finlandese della Mercedes mentre Lewis deve guardarsi da un Max che non vuol fare certo la comparsa e Ricciardo (5°).

Undercut Ferrari – Sebastian è più veloce ed al 11° giro decide di anticipare tutti rientrando prima e montando le supersoft. Tornato in pista il teutonico fa segnare un tempo strepitoso di 1’34″6 decisamente più rapido rispetto ai primi. Una strategia seguita a ruota dalla Red Bull con Verstappen che, dopo aver cambiato le gomme, finisce a muro.

Safety Car – Incidente alla prima curva, poi, tra Lance Stroll (Williams) e Carlos Sainz (Toro Rosso) che porta alla Safety Car ed ecco il valzer dei pit-stop: Bottas, Hamilton e Ricciardo tra gli altri. Nel frangente Lewis, volutamente, rallenta prima dell’ingresso nella pit-lane l’australiano, cosa che gli costa 5″ di penalità. La strategia ha successo e Vettel ( supersoft) è davanti a Bottas (supersoft), Ricciardo (soft), Hamilton (soft), Massa (supersoft) e Raikkonen (supersoft), attardato anche da una sosta lenta.

Ferrari in testa – Seb inserisce la modalità martello mentre Lewis si libera della Red Bull immediatamente mettendosi a caccia del compagno di squadra disponendo delle gomme più dure. Sul piede dell’1’35” il 4 volte campione del mondo spinge, facendo una gran differenza rispetto alle Mercedes mentre Kimi ha uno scatto d’orgoglio superando prima Ricciardo e poi Massa con grande decisione, prendendosi la quarta posizione.

Duello Hamilton-Vettel – Va in scena un duello di pura prestazione tra Sebastian e Lewis con il britannico che, disponendo delle mescole più dure, alla distanza, guadagna. Tiene botta comunque la Ferrari che poco dopo metà gara, seguendo la stessa strategia di Bottas (3°) rientra montando gli pneumatici con banda gialla per andare fino in fondo. E’ Hamilton in questa fase ad essere in testa, gestendo bene la vettura, ma non riuscendo ad arginare la risalita della Ferrari del tedesco che, dopo aver superato il compagno di squadra, guadagna 1″ al giro sul leader. La scuderia di Stoccarda dunque richiama il tre volte iridato alla 42esima tornata, scontando nel contempo i 5″ di penalità. Il n.44 decade in terza posizione  finendo alle spalle non solo del Cavallino Rampante ma anche del teammate mentre Raikkonen mantiene il 4° posto davanti a Ricciardo ed a Massa.  Non ci sta il britannico e con rabbia e determinazione pur avendo 18″ di ritardo vuol giocarsi la vittoria fino in fondo ed è così che, agevolato anche dal compagno di squadra, ottiene la seconda piazza puntando la Rossa. Gli ultimi giri sono di grande tensione anche per i tanti doppiati che il teutonico si trova ad affrontare ma il successo finale non sfugge al pilota di Heppenheim che suggella la propria superiorità davanti alle Frecce d’Argento. 

redazione sportiva/automoto/oasport/

giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

Referendum in Turchia, chiusi i seggi. I primi risultati: ”Erdogan verso una larga vittoria”

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I seggi per il referendum costituzionale in Turchia si sono chiusi alle 16 ora italiana. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan punta sulla vittoria del Sì e sul passaggio al sistema presidenziale che accrescerebbe in maniera esponenziale i poteri in capo alla figura del capo dello Stato.

I dati sono ancora provvisori, ma con il 20% delle schede scrutinate, per Erdogan si profila un trionfo. Il sì alla sua riforma per il momento è attestato sul 63,44% contro il 36,80% del no.

La decisione che è destinata a cambiare la storia del Paese – in un senso o nell’altro – è presa. Ma il divieto di sondaggi ed exit-polls imposto dal potere giudiizario impedisce di conoscere l’orientamento dei votanti prima che in Italia siano le 19.

Per la Turchia è stata una lunga giornata di tensione. Il popolo turco da questa mattina presto fino alle 17 turche, le 16 in Italia, si è recato alle urne per decidere se approvare o meno la riforma costituzionale che garanrità all’attuale presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, superpoteri sanciti per legge.

La linea politica dettata da Erdogan al partito di governo Akp è chiara, il presidenzialismo viene venduto come la panacea a quasi due anni di attentati, crisi internazionali e collasso di moneta ed economia mentre chi si schiera a favore del ‘No’, se turco è “traditore o terrorista”, se europeo “nazista o fascista”. A cominciare dall’Olanda e la Germania, ma gli strali non si fermano nemmeno di fronte al Vaticano.

Erdogan fischiato

Il presidente Erdogan ha votato, come sua abitudine, intorno alle 11 a Istanbul nel quartiere di Uskudar, dove si trova la sua abitazione, quando non risiede nel palazzo da 1001 notte che si è fatto costruire ad Ankara. Al seggio è andato con l’inseparabile moglie Emine. La zona è stata isolata dalla polizia per evitare contestazioni, questo però non ha impedito a Erdogan di ricevere applausi, ma anche parecchi fischi. All’uscita del seggio, il capo dello Stato ha rilasciato una breve dichiarazione ai giornalisti: “Questo referendum non è un voto come tutti gli altri, perché deciderà di cambiare la forma di governo. Io credo che il nostro popolo deciderà per uno sviluppo più veloce e camminerà verso il futuro prendendo la sua decisione”.

Caos ai seggi  

Intanto, però, le operazioni di voto sono state caratterizzate da violenze e da stamattina c’è chi solleva dubbi sulla loro trasparenza e regolarità. A Diyarbakir due persone vicine all’Hdp, il partito curdo, sono morte in un conflitto a fuoco dopo una discussione accesa con alcuni sostenitori dell’Akp, il partito di Erdogan. Ali Bayramoglu, un tempo sostenitore del partito di Erdogan e giornalista del quotidiano islamico Yeni Safak, è stato attaccato mentre si recava a votare da alcuni simpatizzanti sempre del partito del Presidente. In molti seggi hanno segnalato una massiccia presenza di persone dell’Akp che sorvegliavano le operazioni di voto. Tre osservatori internazionali italiani, che erano al seguito di alcuni dirigenti del partito curdo, sono stati allontanati dai seggi. Alcuni utenti hanno diffuso sui social schede timbrate sul sì in serie e riposte nelle buste, mentre in alcune zone nel sud-est del Paese hanno denunciato interruzioni di energia.

redazione/lastampa/agi

Berretti, la Juve Stabia conosce già il proprio girone playoff

Berretti, la Juve Stabia conosce già il proprio girone playoff

Una stagione importante quella della Berretti della Juve Stabia. I ragazzi allenati da mister Domenico Panico hanno vinto il proprio girone e superato una corazzata come il Catania che dista, ad una giornata dal termine del campionato (l’ultima si giocherà sabato contro la Vibonese in casa), 5 punti. Sono 47 i punti in classifica, possono diventare 50 contro la Vibonese. Sono 36 i gol messi a segno, terzo migliore attacco e solo 12 i subiti, migliore difesa del torneo: 15 le vittorie, 2 i pareggi e 2 le sconfitte. Cammino che hanno permesso con largo anticipo di raggiungere i playoff che partiranno a maggio: 6-13-20 le tre giornate di gare del girone che vedrà, ora è ufficiale, affrontare l’Unicusano Fondi e la Fidelis Andria, le due squadre del girone D, arrivate seconda e terza con rispettivamente 45 e 41 punti.

a cura di Ciro Novellino

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Il Manchester continua a spingere per Mertens

Il Manchester continua a spingere per Mertens

Secondo La Repubblica, ai riflettori ormai è abituato. Dries Mertens se li guadagna pure contro l’Udinese: è lui a rompere l’equilibrio dopo un primo tempo senza emozioni. Segna la rete numero 27 (21 in campionato) in tutte le competizioni, eguaglia il record personale stabilito nel 2012 quando era al Psv, ma soprattutto potrebbe scrivere pagine importanti con il Napoli anche nella prossima stagione: il suo futuro è meno in bilico dopo l’incontro di ieri tra De Laurentiis e i suoi procuratori. Il belga nel frattempo si gode il presente: il secondo posto è più vicino dopo il 3-0 rifilato ai friulani. Il Napoli sfrutta il passo falso della Roma con l’Atalanta e si trova a -2 accendendo così il duello per la piazza d’onore che vale la Champions diretta. La consapevolezza c’è, la pazienza pure, dote fondamentale per le grandi squadre. Nel primo tempo, infatti, la fa da padrone l’equilibrio. Jorginho accende subito il motore che però fatica a mantenere i ritmi alti. Merito dell’Udinese. Delneri sa come intrappolare il gioco di Sarri: le linee di centrocampo e difesa sono molto compatte. Risultato: diventa difficile inserirsi tra le linee. Mertens è disinnescato subito perché non può rendersi pericoloso con il suo contro movimento. Poco pericoloso pure Hamsik che parte abbastanza bene, ma poi non trova mai il varco giusto. La superiorità è saldamente nelle mani del Napoli che non punge. Un dato è abbastanza eloquente: la collezione di corner (10) certifica il dominio della squadra di Sarri nei primi quarantacinque minuti. Ma le occasioni scarseggiano. Hamsik ci prova al 7’ con un diagonale da fuori, al 41’ il colpo di testa di Albiol non inquadra lo specchio. Il Napoli si scrolla di dosso qualche ansia di troppo non appena riesce a verticalizzare. Jorginho trova Mertens in avvio di ripresa con un passaggio preciso, il belga controlla e brucia Karnezis. Il vantaggio ovviamente cambia il tema tattico del match. L’Udinese deve uscire dalla tana e così concede spazio al Napoli che alza i ritmi e può sviluppare le sue trame con maggiore pericolosità. La partita concede spazio allo spettacolo: Hamsik sciupa il probabile raddoppio, Zapata fa tremare il San Paolo colpendo il palo di testa, poi ci pensa Allan al 18’ a siglare il raddoppio. Sfrutta l’errore di Adnan e non sbaglia da due passi realizzando la classica rete dell’ex (non esulta). Il Napoli ha le praterie per dilagare e al 27’ cala pure il tris: Insigne tenta il gol con il colpo di tacco, Karnezis respinge e Callejon non sbaglia da due passi realizzando il 3-0. Entrano Rog, Zielinski e Milik al posto di Mertens che De Laurentiis non vuole perdere. I rappresentanti del belga, Francis Stijn e Laurence Melotte si sono ritrovati con il presidente al San Paolo: il tema del rinnovo è caldo e ieri è stato affrontato prima a Castel Volturno con Giuntoli, poi con De Laurentiis a Fuorigrotta. La società azzurra vuole fare un altro sforzo importante per confermare il suo capocannoniere, nonostante il pressing del Manchester United, inserendo una clausola rescissoria bassa qualora arrivasse un’offerta importante dalla Cina al termine della prossima stagione.

“Ritorniamo in campo e vinciamo a tutti i costi”, così Sarri ha battuto l’Udinese

I dettagli di quanto accaduto

“Ci siamo parlati, confrontati, qualcosa non aveva funzionato come avremmo voluto nel primo tempo. Era fondamentale avere pazienza, senza smarrirsi. Loro sono una squadra in salute, probabilmente ci è mancato un pizzico di cattiveria nei primi 45′ per chiudere l’azione e per fare gol”, ha parlato così, nel post-partita di NapoliUdinese, l’allenatore del Napoli Maurizio Sarri. Il Mattino aggiunge: “Non lo dice ma questa volta ha alzato la voce a metà partita. Intervallo della gara, Sarri chiama a raccolta la truppa, c’è qualcosa da correggere a livello di ultimo passaggio. E bisogna innanzitutto salire di ritmo. «Ritorniamo in campo e vinciamo a tutti i costi»: ecco il messaggio no limits trasmesso ai suoi giovanotti”.

De Laurentiis: “L’annata ci sta regalando tante soddisfazioni, e ce ne potrà regalare altre”

Lo riposta il sito sscnapoli.it

Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, dalle pagine del sito ufficiale del Napoli, ha voluto dedicare alcune parole ai tifosi azzurri all’interno dei suoi auguri per la festività della Pasqua:

“Auguri di buona Pasqua a tutti i tifosi del Napoli in Italia e nel mondo, a Maurizio Sarri e allo staff tecnico, alla squadra, ai dirigenti, agli impiegati, ai collaboratori della SSCN e a tutte le loro famiglie.

Anche questa stagione ci sta regalando tante soddisfazioni e ancora tante ce ne potrà regalare da qui al termine del campionato, grazie al lavoro dell’allenatore e di un gruppo fantastico.

Auguri di passione e serenità all’insegna dell’azzurro.

Aurelio De Laurentiis

FOTO ViViCentro – Primavera, Sampdoria cinica e spietata vince 3-1 a Ferrara

Primavera, Sampdoria cinica e spietata vince 3-1 a Ferrara
Nel centro sportivo di Ferrara è andata in scena una partita da ritmi alti ed intensi con due ottime squadre che si sono affrontate a viso aperto ed hanno dato vita ad un macht pieno di emozioni. Nella prima frazione, a farla da padrone, è l’ottima impostazione di gioco ed il giro palla dei blucerchiati che si rendono spesso pericolosi con Baumgartner e Balde ma un ottimo Thiam nega la gioia ai ragazzi di Pedone. Al minuto 10’, però la partita cambia, grazie ad un’incursione sulla sx di Leverbe che mette in mezzo e Baumgartner controlla, tira e mette a segna 1-0. La Sampdoria dopo il vantaggio è sempre più padrona del campo con la Spal che cerca di difendersi con ordine ma non può nulla contro un Baumgrtner in giornata, che fa tutto da solo al minuto 34 e segna la rete del 2-0 con un bel tiro dai 20 metri mettendo alle spalle dell’incolpevole Thiam. La partita sembra avere solo un protagonista ma la Spal mai doma reagisce e accorcia le distanze con Boccafoglia allo scadere del primo tempo. Nel secondo tempo la partita entra subito nel vivo con una Spal determinata a pareggiare ed una Sampdoria costretta a controllare e a ripartire in contropiede. Gli estensi ci provano in tutti i modi ma un ottimo Krapikas dice No ai vari Vago ed Ubaldi. I Bluecerchiati, grazie ad un ottima impostazione di gioco ed alla superiorità numerica va spesso vicina al goal del 3-1 prima con Vrioni e poi con Balde ma il palo e una scarsa mira rimandano la gioia al minuto 92 con la zampata vincente di Cioce.

SPAL – Thiam; Boccafoglia, Equizi, Ferrari; Strefezza, Artioli, Eklu Shaka, Di Pardo, Picozzi; Ubaldi (83′ Cigognini), Vago (56′ Scarparo). A disp. Seri, Granziera, Foschini, Anostini, Righetti, Cantelli, Boreggio, Mastromattei, Balboni. All. Roberto Rossi.

Sampdoria Krapikas; Tomic (75′ Oliana), Amuzie, Criscuolo (61′ Gabbani), Pastor; Leverbe, Tessiore, Baumgartner; Balde, Cioce, Vrioni (90′ Tissone). A disp. Cavagnaro, Gilardi, Romei, Ejjaki, Testa, Gomes. All. Francesco Pedone.

Marcatori – 10′ e 34′ Baumgartner (Sa), 47′ Boccafoglia (SP), 92′ Cioce (Sa)
dal nostro inviato, Christian Mastalli

FOTO ViViCentro – Napoli-Udinese, il racconto in scatti di ViViCentro

Queste le foto di ViViCentro.it

Il Napoli supera l’Udinese e accorcia le distanze dalla Roma, ora a due punti, che resta al secondo posto. Questo il racconto in scatti del nostro Giovanni Somma.

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Al CTB di Brescia la presentazione di: ” Le Relazioni Pericolose ” (Diana Marcopulopulos )

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Mercoledì 12 aprile nel Ridotto del Teatro Sociale Gian Mario Bandera , Direttore del CTB Centro Teatrale Bresciano,  apre la conferenza stampa di presentazione dello spettacolo teatrale “Le Relazioni Pericolose”, affermando che il rapporto che si è instaurato con gli attori protagonisti Elena Bucci e Marco Sgrossi non è solo un rapporto artistico,ma è un rapporto che segna l’accrescimento del CTB, con loro è facile sviluppare un percorso artistico, un rapporto artistico fecondo per noi … Molti sono i progetti futuri che stiamo implementando con Elena e Marco…”.

Presente alla conferenza stampa, oltre ai protagonisti della pièce ,al Direttore del CTB ,il Professore Luigi Mahony componente del consiglio di Amministrazione del Centro Teatrale Bresciano, il quale evidenzia e sottolinea le capacità artistiche e il talento di Elena Bucci , “non dimentichiamoci che Elena ha ricevuto due prestigiosi premi : il Premio UBU 2016, considerato il riconoscimento più importante di teatro in Italia come migliore attrice e il Premio Eleonora Duse 2016 come l’attrice che si è distinta durante la stagione di Prosa in uno o più spettacoli in Italia…”. A questo punto il microfono passa a Elena Bucci, la quale  esprime il suo giudizio su cosa sia il teatro e cosa può dare agli spettatori, “…e’ importante la qualità in un lavoro artistico , le varie collaborazioni che stanno avvenendo tra alcuni Teatri in Italia saranno una forza per la cultura ” .

“Relazioni Pericolose “che debutterà mercoledì 19 aprile in prima nazionale al Teatro Santa Chiara Mina Mezzadri , tratto dal romanzo omonimo di Choderlos de Laclos progetto ed elaborazione drammaturgica di Elena Bucci e Marco Sgrosso è la quinta produzione della stagione 2016/2017 del CTB. “Le Relazioni Pericolose “è un romanzo epistolare del 1782 , narra’ le avventure di due libertini appartenenti alla nobiltà francese del diciottesimo secolo . Il visconte di Valmont è Marco Sgrosso, la marchesa di Merteuil e al contempo la Presidentessa di Tourvel sono impersonificati da Elena Bucci .

> “Partiamo da un testo letterario e conserviamo questo carattere epistolare nella forma teatrale “dichiara Sgrosso. Romanzo di 400 pagine .

…due libertini senza problemi economici passano le giornate ,divertendosi, intrecciando relazioni pericolose a discapito  di una terza persona . Doppio ruolo per Elena ,recita sia il personaggio protagonista  che l’antagonista. Sentimento dell’amore e sentimento della distruzione dei sentimenti che vive in ognuno di noi .

Merteuil  si trova sconfitta dalle sue stesse armi . Chi può essere padrone dell’amore  ?

È un romanzo di estrema intelligenza , afferma Sgrosso . Linguaggio articolato e involuto . Il 700 è un periodo estremamente teatrale …” Raccontare un romanzo attraverso il Romanzo , questo è l’intento dei protagonisti . Con queste parole Marco Sgrosso chiude la conferenza stampa .

Lo spettacolo replica fino al 14 maggio al Teatro Santa Chiara Mina Mezzadri di Brescia ( 25 aprile e lunedì esclusi )