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Crc – Munir nome nuovo per l’attacco azzurro, sarebbe l’alternativa a Callejon

A Radio Crc, nel corso di ‘Si Gonfia la Rete’, è intervenuto il direttore Raffaele Auriemma rilasciando alcune dichiarazioni:

“Oltre a Berenguer, profilo molto interessante, spunta un nuovo nome come vice Callejon. Pare che il Napoli stia seguendo Munir, il canterano del Barcellona prestato questa stagione al Valencia”.

Sky – Incontro De Laurentiis-Sarri: sul piatto adeguamento del contratto ed eliminazione della clausola

Giornata importante per il futuro di Maurizio Sarri al Napoli. L’allenatore toscano, a Roma per ritirare il premio Bearzot, incontrerà negli uffici della Filmauro il presidente Aurelio De Laurentiis. Si parlerà probabilmente della situazione contrattuale di Sarri: si va verso un aumento importante dell’ingaggio e, dal 2018, anche la clausola da 8 milioni potrebbe essere tolta dal contratto. Adeguamenti che tingono sempre più d’azzurro il futuro di Maurizio Sarri. Lo riferisce Gianluca Di Marzio, giornalista di Sky ed esperto di calciomercato, tramite il proprio sito ufficiale.

Da gianlucadimarzio.com

Lombardia: Maroni indice referendum autonomia (Debora VELLA)

Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni ha firmato il decreto di indizione del referendum consultivo per l’autonomia. Si voterà il 22 ottobre con voto elettronico e per lo stesso giorno è stato annunciato un analogo referendum in Veneto. Si voterà dalle ore 7 alle 23.

La cerimonia per la firma si è tenuta a Cremona, nella sede della Provincia, in occasione della festa della Lombardia, che cade nel giorno della battaglia di Legnano del 1176.

L’ELECTION DAY

L’Election day, secondo il governatore lombardo, “farebbe risparmiare ai lombardi molte risorse. Se a Roma  decidono di anticipare le consultazioni per il rinnovo del Parlamento, visto che nel 2013 si è votato regionali e politiche insieme, non vedo perché non farlo nuovamente”. Aggiungendo che “per tanti motivi votare in tempi brevi, per tante cose sarebbe un bene”. Nel senso che “avere già a ottobre un mandato di governo in Lombardia di cinque anni e non di cinque mesi è utile”.

REFERENDUM ANCHE IN VENETO

Lo stesso 22 ottobre è stato annunciato dal governatore Luca Zaia un analogo referendum sull’autonomia in Veneto. Immediata la reazione del Pd, che è il principale partito dell’opposizione di centrosinistra in Lombardia, che finora ha annunciato l’intenzione di scegliere il candidato che sfiderà Maroni attraverso primarie di coalizione da tenersi entro settembre.

CHE COSA SUCCEDE SE VINCE IL Sì

Per il referendum, previsto dalla riforma del Titolo V della Costituzione, non c’è nessun quorum. Secondo l’articolo 116 della Costituzione, infatti, dopo il voto referendario bisognerà intavolare un negoziato col governo: se questo andrà a buon fine, occorrerà portare in Parlamento una proposta di legge che dovrà essere approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di un accordo fra lo Stato e la Regione interessata.

LE REAZIONI DEL MONDO POLITICO

Il ministro delle Politiche agricole e vice segretario nazionale del Pd, Maurizio Martina, etichetta l’iniziativa come la “solita propaganda elettorale di Maroni”. Aggiunge che “se la Lombardia avesse voluto fare un lavoro serio per il federalismo lo avrebbe fatto senza spendere 50 milioni e senza perdere tempo. Non lo ha fatto e guarda caso lo scopre adesso, a qualche mese dal voto”.

Debora VELLA

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Per gli italiani ”i mali del mondo” fanno capo all’imprenditoria

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Nel suo commento pubblicato su La Stampa di oggi, Pietro Paganini racconta “i sentimenti anti-imprese degli italiani”, un meccanismo “paradossale” che farebbe ricadere “i mali del mondo sul settore dell’imprenditoria”.

I sentimenti anti-imprese degli italiani

C’è davvero un sentimento anti industriale in Italia? La conferma arriva da più parti oltre che dalle stesse imprese che denunciano il trattamento non amichevole riservato loro dai media. La sensazione c’è, e la conferma uno studio dell’Osservatorio di Pavia. Che i media tradizionali, soprattutto le tv, accusino le imprese dei mali del mondo, dalla deforestazione all’obesità, è paradossale.

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I media infatti, che sono anch’essi un’industria, vivono degli introiti pubblicitari forniti da quelle stesse aziende che poi accusano senza possibilità di replica. Perché? Dovrebbe interessarci capire da dove viene questa propensione, per poi invertirne la rotta. Nasce sostanzialmente da tre filoni. 1) Gli italiani soffrono del successo altrui. Quello che gli altri hanno e ottengono è fonte di sospetto. Sono gli stessi italiani a fomentare quel sospetto con atteggiamenti – si veda la cronaca – che dimostrano una propensione a infrangere le regole per arrivare prima al risultato. Questo atteggiamento ha origine in una sorta di sudditanza collettiva, prima ai vari regnanti, e ancor oggi allo Stato dirigista. L’idea di Stato Liberale da noi non si è mai davvero radicata, a differenza del mondo anglosassone.

La conseguenza è che il cittadino non è responsabile delle regole della convivenza, e quindi protagonista delle libertà soggettive e oggettive. Egli è vittima delle regole che tende quindi a infrangere. Da qui la necessità di riunirsi in corporazioni per sopravvivere allo Stato con la conseguente ostilità verso l’individuo che intraprende, e quindi le imprese. 2) Questi comportamenti coinvolgono anche chi dovrebbe produrre informazione, cioè il sistema dei media, giornalisti compresi. Come ho già avuto modo di scrivere recentemente, molti giornalisti contemporanei sono più inclini a commentare che a raccontare dopo aver confutato. Come il resto dei concittadini sono ostili al metodo scientifico. L’ansia da audience poi, li guida erroneamente ad incitare l’inclinazione dei cittadini di cui sopra. Dovrebbero invece educarli al conflitto plurale tra idee, seguendo il metodo sperimentale. Soprattutto i media che vivono di finanziamenti pubblici. 3) Paradossalmente anche le imprese sono responsabili di questa situazione di cui si lamentano – fanno harakiri. D’altronde sono sempre uomini a governarle. Molte di queste infatti, convinte di preservare le proprie finalità commerciali, cedono la propria visione e le strategie alle urla di quei consumatori che ne contestano l’operato. Il modo con cui molte imprese interpretano la responsabilità sociale ne è una dimostrazione. Oppure rincorrono a poco dignitosi accordi di bottega con gruppi di consumatori o addirittura con qualche media, che dovrebbero aiutarli a migliorarne la reputazione. Gli esiti sono pessimi.

Se queste sono le tendenze, quali possono essere i rimedi? Quanto alla terza tendenza, per fortuna ci sono ancora imprese coerenti e con la schiena dritta, che quotidianamente sfornano prodotti e processi innovativi e che difendono il proprio operato nel libero mercato anche internazionale. Per affrontare gli altri due filoni, è urgente un aperto impegno culturale in campo civile. Con chiarezza e fermezza occorre dire che la metodologia individuale del cittadino – vale a dire la sua libertà e non la sua furbizia egoistica – è il motore della convivenza attraverso il conoscere, il darsi regole sul come interagire e il prendere iniziative d’ogni genere. Dopodiché il conflitto secondo le regole tra le innumerevoli proposte dei cittadini, porterà ad operare delle scelte in base ai rispettivi risultati. Senza questa disponibilità ad ingegnarsi e a confrontarsi nei fatti, è impensabile fronteggiare i ritmi della globalizzazione. Altrimenti, condanneremmo il Paese a vedere erose le proprie condizioni socioeconomiche e dei diritti civili. Naturalmente, un simile impegno culturale in campo civile sarà arduo se l’informazione non sarà disponibile a raccontare idee e fatti per come si presentano smettendo di fare la portavoce del conformismo.

@pietropaganini

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lastampa/I sentimenti anti-imprese degli italiani PIETRO PAGANINI

Mario Draghi conferma i segnali di ripresa dell’economia

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Parlando al Parlamento europeo, Mario Draghi conferma i segnali di ripresa dell’economia ma sottolinea l’esigenza da parte della Bce “di continuare a sostenere le politiche monetarie”.

Bce a sostegno dell’Europa: “Migliorano le prospettive, ma gli stimoli continueranno”

Draghi: aiuteremo le banche con i tassi bassi

BRUXELLES – La Bce continuerà a sostenere l’economia dell’Eurozona. Nonostante le cosa vadano meglio, «è molto presto per farci dire che cambieremo la linea di politica accomodante» tenuta finora, scandisce il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. Da una parte, spiega in Parlamento europeo, le prospettive economiche dell’area dell’euro stanno migliorando e i rischi di crescita al ribasso stanno diminuendo, ma dall’altra parte mancano le riforme strutturali, che Draghi torna a chiedere, e il livello d’inflazione rimane volatile. C’è dunque «ancora bisogno» delle azioni di Francoforte, e così sarà finché almeno finché il livello del costo della vita non sarà ritenuto sostenibile.

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Draghi garantisce in questo modo un basso livello dei tasso di interesse sui depositi, quanto cioè le banche pagano per depositare i loro fondi a Francoforte, e sul tasso per le operazioni di rifinanziamento, vale a dire il costo al quale le stesse banche possono ottenere credito dalla banca centrale europea. Non solo. Si continua con il Quantitative Easing (Qe), il programma di acquisto di titoli di Stato lanciato dalla Bce per immettere liquidità nel settore finanziario e stimolare crediti ed economia. Non si esclude che lo stesso Qe possa essere esteso anche alla Grecia, Paese sotto programma di assistenza, ma «servirà un accordo tra le parti».

Quello che però serve nell’immediato è un rilancio in grande stile delle ambizioni comuni, che a Francoforte si fa fatica a vedere. Draghi le definisce «azioni strutturali a livello nazionale ed europeo», e altro non sono che le riforme che da sempre pretende dagli Stati. La politica monetaria della Bce non basta, servono misure «di accompagnamento» dei governi per dare credibilità ad Eurolandia e all’operato della Bance centrale europea. Non un messaggio nuovo. Parallelamente, occorre andare avanti con l’unione monetaria, e questo per almeno due ragioni: perché l’euro «è irreversibile», e perché la fragilità dei Paesi con la moneta unica «deriva dal mancato completamento» del progetto.

L’Eurozona è vittima delle sue paure e prigioniera delle proprie diffidenze. Gli Stati non si fidano gli uni degli altri. Draghi lo mette in evidenza quando spiega perché a oggi non c’è una capacità di bilancio dell’area euro, che pure servirebbe in nome di quel completamento dell’unione monetaria richiamato dal numero uno dell’Eurotower. Per averla servono due cose, «la fiducia e la convergenza». I Paesi appaiono al contrario ancora troppo distanti. Ed è anche in ragione di ciò che il presidente della Banca centrale europea giustifica il mantenimento delle politiche di sostegno volute finora.

Attenzione, però. Il ruolo ricoperto dalla Bce e l’intenzione di continuare a svolgerlo non deve indurre ad abbassare la guardia, perché prima o poi il sostegno dell’istituzione Ue finirà. Finirà in particolare l’effetto del Quantitative Easing, e allora «i Paesi ad alto debito e bassa crescita» dovranno fronteggiare un aumento dei tassi di interesse e disporre degli strumenti adeguati per farvi fronte, garantendo politiche di bilancio sane e favorevoli alla crescita. Un monito all’Italia, sia pure non citata direttamente, ma che risponde all’identikit tracciato ai parlamentari europei. È un nuovo appello di Draghi per le riforme strutturali e un pro-memoria a quanti finora hanno vissuto della rendita delle politiche accomodanti della Bce.

Mettersi all’opera e farsi trovare pronti deve essere il motto dell’area euro, a giudicare dalle parole del presidente della Banca centrale europea. Sullo sfondo c’è la Brexit, ragione in più per non restare a guardare. Draghi ammette che si temono contraccolpi e che internamente alla Bce si lavora a tutti gli scenari, ma fondamentale sarà la capacità delle banche di essere preparate a tutto. La politica della Bce resterà in vigore per concedere il tempo di organizzarsi, nell’auspicio che si mettano in sicurezza gli istituti di credito e si rimetta mano all’architettura dell’unione monetaria. Vanno eliminati i crediti deteriorati, vero e proprio «fardello» per il sistema bancario europeo. E poi, «non bisogna avere paura di cambiare i trattati». Draghi detta la linea, ancora una volta.

vivicentro.it/economia
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lastampa/Bce a sostegno dell’Europa: “Migliorano le prospettive, ma gli stimoli continueranno” EMANUELE BONINI

L’ipotesi di una Finanziaria ”a rate”

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Per sistemare i conti e rassicurare i mercati in vista di un eventuale voto anticipato, il governo sta pensando a una Finanziaria “a rate”. Lo schema prevede un decreto legge da concordare con Bruxelles e far approvare nella seconda metà di giugno anticipando parte della manovra autunnale.

Una Finanziaria anticipata a rate

Per rassicurare i mercati nel Pd si ipotizzano più decreti estivi. In alternativa possibile lo slittamento a marzo delle clausole Iva

ROMA – È stata ostile l’accoglienza dei mercati alle voci sempre più concrete di elezioni anticipate in autunno, uno scenario che rischia di lasciare l’Italia senza esecutivo e governo della finanza pubblica in settimane cruciali per gli adempimenti comunitari. Certo, il lunedì nero di Piazza Affari (-2%) non autorizza di per sé ad immaginare un’escalation speculativa: il fatto che si parli di voto senza certezze sulla nuova legge elettorale non aiuta; inoltre ancora per qualche mese possiamo contare sull’ombrello protettivo della Banca centrale europea. Agli occhi degli investitori, quelli che continuano a comprare il terzo debito pubblico del mondo, resta però inevasa una domanda delicata. Se la data più accreditata per le urne è il 24 settembre, chi approverà la legge di Bilancio per il 2018, la cui bozza è attesa a Bruxelles entro il 15 ottobre? Ci sarà una maggioranza in grado di farlo entro Natale?

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Il Quirinale conosce e monitora la questione da tempo. Per Sergio Mattarella ciò che conta in questo momento è mettere in sicurezza la legge elettorale, e in nome di questo non vuole esporsi pubblicamente: l’imperativo categorico è avere una legge che non sia appellabile come l’attuale davanti ad un qualsiasi Tar. Visto dal Colle, un intervento in questa fase rischierebbe di condizionare il processo riformatore. Il problema però resta, e in queste ore turba anche il sonno di Pier Carlo Padoan.

La legge parla chiaro: il primo atto della sessione di bilancio dovrebbe essere il 27 settembre con l’approvazione della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Un voto che a norma di Costituzione deve avvenire a maggioranza assoluta dei deputati. Qui si apre il primo problema: può essere il Parlamento sciolto ad approvarla a elezioni avvenute? E chi si farebbe carico dell’invio della bozza di manovra all’Europa il 15 ottobre? E infine: che ne sarebbe di quella bozza se dalle elezioni uscisse una maggioranza del tutto diversa da quella che ha approvato la bozza? Sarebbe possibile ricominciare da capo?

Nei palazzi fioriscono svariate ipotesi. Quella più quotata è di una Finanziaria «a rate». Uno scenario in parte sperimentato nel passato, ma con tratti di forte originalità. Lo schema che accarezza il Pd prevede un decreto legge da concordare con Bruxelles e da far approvare al governo Gentiloni nella seconda metà di giugno, anticipando parte della manovra autunnale. Lo strumento del decreto, lo stesso adottato da Berlusconi nel 2008 e da Monti nel 2012 per analoghi provvedimenti, consentirebbe di sfuggire all’obbligo di maggioranza assoluta degli aventi diritto. Secondo i calcoli che si fanno in casa Pd, alla Camera si potrebbe raggiungere la maggioranza qualificata senza patemi, mentre al Senato il decreto passerebbe solo a maggioranza semplice con l’uscita dall’aula di alcuni senatori delle opposizioni. Quanto alla nota di aggiornamento al Def e alla bozza della legge di Stabilità, se ne occuperebbe il nuovo governo. L’altro schema in campo prevede di spostare in avanti la scadenza delle «clausole di salvaguardia». Agli occhi dei mercati oggi sono una specie di polizza assicurativa: qualunque cosa accada, il primo gennaio lo Stato incasserebbe 15 miliardi in più con l’aumento dell’Iva. Ma se quella scadenza fosse spostata in avanti – ad esempio in marzo – si lascerebbe il tempo al nuovo Parlamento di approvare la manovra in esercizio provvisorio e di cancellare le clausole prima di far scattare la tagliola. Insomma le soluzioni non mancano, ma spiegano anche la ragione per la quale in sessant’anni di storia repubblicana non si sia ancora votato in autunno.

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lastampa/Una Finanziaria anticipata a rate ALESSANDRO BARBERA, FABIO MARTINI

Roma, il club ufficializza l’addio di Spalletti con un comunicato. Oggi alle 13 la conferenza di addio

NOTIZIE AS ROMA – Il cerchio si è chiuso e da domani Luciano Spalletti non sarà più l’allenatore della Roma. Dopo voci incessanti rincorsesi per mesi, arriva l’ufficialità della notizia direttamente dal sito ufficiale del club che ha fianlmente chiarito la questione con questa nota:

L’AS Roma comunica la fine del rapporto di lavoro tra il Club e l’allenatore Luciano Spalletti. La Società è attualmente impegnata nella nomina del nuovo tecnico.
Vogliamo porgere i nostri più sentiti ringraziamenti a Luciano Spalletti per il grande lavoro svolto e per l’importante contributo dato al club sin dal suo ritorno“, afferma il presidente dell’AS Roma Jim Pallotta. “Sotto la sua guida in questa stagione, la squadra ha conquistato il maggior numero di punti e segnato più reti nella storia del club giallorosso. Auguriamo a Luciano il meglio per il futuro“.
Il Club intende continuare il suo percorso di crescita e il nuovo allenatore condividerà i valori e la filosofia della Società, contribuendo allo sviluppo dell’AS Roma”.

(asroma.com)

Alle ore 13 di oggi nella sala stampa del Fulvio Bernardini di Trigoria, che si preannuncia gremita, andrà in scena l’ultimo atto: la conferenza stampa di addio

Al via i casting per il vice-Callejon: Berenguer e Verdi i primi nomi

Al via i casting per il vice-Callejon: Berenguer e Verdi i primi nomi

L’estate è alle porte: il Napoli è alla ricerca di attaccante esterno che possa sostituire Callejon la prossima stagione in vista dei numerosi impegni. Secondo il Corriere dello Sport, gli azzurri avrebbero bloccato il centrocampista spagnolo del Osasuna Berenguer. Il Napoli, tuttavia, non sarebbe fermo qui: il club di ADL sarebbe anche interessato al bolognese Verdi. Piacciono anche Ounas del Bordeaux e Rashica del Vitesse.

Incontro ADL-Sarri, oggi a Roma per discutere del rinnovo e adeguamento del contratto

Incontro ADL-Sarri, oggi a Roma per discutere del rinnovo e adeguamento del contratto

La Gazzetta dello Sport, oggi in edicola, apre l’edizione scrivendo dell’incontro tra ADL e Sarri che si svolgerà quest’oggi a Roma:  “Argomento centrale, però, sarà il contratto di Sarri che si aspetta un riconoscimento economico per i risultati raggiunti e che vorrebbe comunque mantenere invariata la clausola, da otto milioni, che gli permetterebbe di liberarsi il prossimo anno. De Laurentis dal canto suo sembra disposto ad aumentare l’ingaggio del suo allenatore, magari portandolo anche sopra i 2 milioni di euro (attualmente Sarri guadagna 1,4) ma togliendo la clausola”.

Futuro Pepe Reina: tanti dubbi sul rinnovo, c’è il Newcastle di Rafa Benitez

Futuro Pepe Reina: tanti dubbi sul rinnovo, c’è il Newcastle di Rafa Benitez

Il futuro di Pepe Reina è in bilico: dopo le parole del patron che male sono state interpretate dal portiere azzurro, la situazione tra le parti sembra essersi inclinata. Secondo quanto riporta il Mattino, a breve arriverà a Napoli Quilon, agente dello spagnolo, per parlare del futuro del suo assistito. Gli azzurri non sarebbero intenzionati a rinnovare il contratto a Reina. Anche il portiere starebbe valutando altre ipotesi: il Newcastle di Rafa Benitez lo aspetta.

La Nuova Legge Elettorale e l’illusione della stabilità alla tedesca

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Gian Enrico Rusconi, nell’editoriale pubblicato oggi su La Stampa, mette in guardia “dall’illusione della stabilità alla tedesca” spiegando che in realtà, il modello elettorale della Germania “è più complicato di quanto non si dica perché include la sfiducia costruttiva e la figura del Cancelliere”.

L’illusione della stabilità alla tedesca

E’ improprio se non addirittura truffaldino identificare come «modello tedesco» la semplice adozione di un sistema proporzionale con lo sbarramento al 5%. Si lascia intendere che in questo modo si ottiene l’agognata stabilità e solidità del sistema politico nel suo insieme. Saremmo come la Germania, appunto, a prescindere dalle critiche che da molti mesi vengono sistematicamente rivolte a Berlino.

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Il modello elettorale tedesco è più complicato di quanto non si dica. Ogni elettore dispone di due voti: uno per il collegio uninominale (quindi nominativo), l’altro per il partito. Questo secondo voto determina, su base proporzionale con la soglia del 5 per cento, il numero di seggi spettanti a ciascun partito. In seguito a complessi meccanismi di aggiustamento, i consensi delle liste rimaste escluse possono andare a vantaggio dei partiti più grandi, mentre il numero dei deputati diventa variabile. E’ difficile far capire questi meccanismi nel nostro dibattito pubblico fissato esclusivamente sullo sbarramento del 5%, con discussioni astratte sulla equità di questa soglia rispetto ad una del 4 o del 3%. Senza contare la complicazione del premio di maggioranza, del tutto assente in Germania.

Insomma abbiamo una soluzione all’italiana contrabbandata per soluzione alla tedesca. I veri punti di solidità del sistema tedesco sono altri, primo fra tutti la «sfiducia costruttiva». Il Parlamento, cioè, non può sfiduciare un esecutivo se non è immediatamente disponibile un altro esecutivo in grado di godere della nuova fiducia. Assolutamente rilevante poi è la posizione, il ruolo e le competenze del cancelliere, che non sono omologhe a quelle del nostro presidente del Consiglio. Il cancelliere tedesco infatti nomina e revoca, di fatto, i singoli ministri, soprattutto decide in piena autonomia le linee guida della politica del suo governo. Decisivo poi è il ruolo del Bundesrat, il Consiglio federale, costituito dai rappresentanti dei Länder che hanno competenze legislative determinanti in settori attinenti le singole aree regionali (un autentico «Senato delle regioni», quale si sarebbe potuto istituire anche nel nostro sistema e ben diverso da quello prefigurato nella abortita riforma costituzionale).

Da non dimenticare infine è il ruolo della Corte Costituzionale, garante attiva della democraticità costituzionale dei partiti, che ha portato nel passato all’esclusione dalla comunità politica del partito neo-nazista ( e originariamente anche del partito comunista). Oggi è sotto osservazione la formazione cosiddetta populista «Alternative für Deutschland», anche se non sono ancora emersi motivi per interventi limitativi della sua azione. Non approfondisco qui ulteriormente gli aspetti istituzionali/costituzionali. Mi preme invece sottolineare altri fattori a fronte agli argomenti e allo stile del nostro dibattito pubblico.

Il primo aspetto riguarda la Grande coalizione evocata da alcuni quale destino quasi obbligato del sistema tedesco. «Grande coalizione» è sinonimo di cooperazione sistematica tra i due grandi partiti storici democratico-cristiani (Cdu e Csu) e la socialdemocrazia (Spd). Con la memoria corta di oggi, si pensa ai due ultimi governi guidati dalla cancelliera Angela Merkel e già si specula sulla possibilità che se ne formi una analoga dopo le elezioni del settembre 2017. Ma le possibilità di coalizione sperimentate in passato e possibili in futuro sono anche altre.

Non è il caso di ripercorrere qui la storia della Bundesrepublick. Non dimentichiamo che la prima Grande coalizione fu quella guidata da Kurt Georg Kiesinger dal 1966 al 1969, sostituita poi da una diversa coalizione tra socialdemocratici e liberali, guidati da Willy Brandt fino al 1974. Ad essa sono seguite altre esperienze, compresa quella verde-socialdemocratica di Schroeder e Josckha Fischer del 1998-2005, cui avrebbero fatto seguito i cancellierati della Merkel.

In breve, se c’è una caratteristica del «sistema tedesco» è la realistica disponibilità a prevedere coalizioni di diversi colori – tutte basate sulla piena lealtà costituzionale e sul reciproco rispetto tra i partiti di governo e l’opposizione. Coalizioni basate sulla cultura del consenso democratico. Tutto il contrario del clima di reciproco sospetto e denigrazione che sembra caratterizzare da troppo tempo la politica italiana.

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lastampa/L’illusione della stabilità alla tedesca GIAN ENRICO RUSCONI

Cosa cambia con la nuova legge elettorale?

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Cosa cambia con la nuova legge elettorale?

Per esempio avremo due schede: una per i collegi uninominali e l’altra per il proporzionale.

Come voteremo?

Avremo due schede, una per i collegi uninominali l’altra per il proporzionale. Il governo si formerà in Parlamento

Con il sistema tedesco gli elettori avranno un «premier eletto»?  

No, anche se in Germania è stato così quasi sempre, in Italia il sistema tedesco, fortemente proporzionale, non garantisce in alcun modo che siano gli elettori a scegliere il governo e, anzi, dà quasi la certezza che l’esecutivo nascerà solo grazie ad accordi tra partiti dopo il voto. Le differenze principali sono due: il sistema dei partiti e il meccanismo della sfiducia costruttiva, che da noi non esiste.

In Germania nella maggior parte dei casi il leader del partito che ha vinto le elezioni è diventato capo del governo, ma solo grazie al fatto che da quelle parti il sistema politico è stato per lungo tempo polarizzato su due grandi partiti – la Cdu/Csu (sostanzialmente la Dc tedesca) e la Spd (il Partito socialista tedesco) – che grazie ad alleanze dopo il voto con i partiti minori (la Cdu con i liberali, la Spd con i Verdi o altri di sinistra) riuscivano a formare un governo. Solo tre volte, l’ultima nel 2013 (le altre due nel 1996 e nel 2005), è stato necessario dare vita ad una grande coalizione.

In Italia, però, il sistema politico è diviso in tre e con il proporzionale, stando ai sondaggi attuali, per formare un governo sarà probabilmente inevitabile un’alleanza tra partiti che sono stati radicalmente avversari alle elezioni: in base ai pesi attuali dei partiti, le soluzioni più verosimili sono un governo “di larghe intese” Pd-Fi-centristi, oppure uno “sovranista” M5s-Lega-Fdi.

Grazie alla sfiducia costruttiva, poi, in Germania si può far cadere un governo solo se esiste già una maggioranza a sostegno di un nuovo esecutivo. Per introdurre questo meccanismo servirebbe una riforma della Costituzione, che non è in agenda al momento.

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Come vengono distribuiti i seggi tra i partiti?  

Il sistema è proporzionale, ovvero: “tot voti, tot seggi”. Questo non significa che chiunque si presenti alle elezioni riesca ad entrare in Parlamento. In Germania c’è uno sbarramento del 5%, chi non raggiunge questa soglia non ottiene nessun seggio e i posti non attribuiti vengono redistribuiti tra chi supera il 5%. Per questo motivo la percentuale di seggi ottenuta da ciascun partito sul totale è sempre superiore alla percentuale di voti presi. Nel 2013 la coalizione di Angela Merkel, la Cdu/Csu, ottenne il 41,5% dei voti e il 49% dei seggi, comunque insufficienti per formare un governo. La Spd, invece, con il 29,4% dei voti ebbe il 30,5% dei seggi. Con questa soglia, in Italia, stando ai sondaggi attuali molti piccoli partiti rischierebbero di restare fuori.

I cittadini scelgono il proprio parlamentare?  

Solo in parte. Metà dei parlamentari sono eletti in collegi uninominali: ogni partito presenta un candidato in ogni collegio, se si vota il partito si vota automaticamente il candidato e viceversa e chi prende più voti viene eletto. L’altra metà dei parlamentari è eletta in liste bloccate, si può votare solo il partito e i candidati entrano in Parlamento nell’ordine in cui sono elencati, fino a coprire il numero di seggi spettanti a quel partito. La scheda è divisa in due parti, una per i collegi uninominali (con il nome del candidato e a fianco i simboli dei partiti che lo sostengono) e una per il proporzionale (con i simboli dei singoli partiti e l’elenco dei candidati “bloccati”), e l’elettore deve esprimere un voto per ogni parte.

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lastampa/Come voteremo? ALESSANDRO DI MATTEO

Legge elettorale contro i piccoli partiti: sbarramento al 5% e proporzionale

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Pd, Cinque Stelle e Forza Italia trovano un accordo per una legge elettorale sul modello tedesco che prevede uno sbarramento del 5%, il proporzionale e il voto anticipato a settembre. Lo scenario non piace al ministro degli Esteri Angelino Alfano che rappresenta Alternativa Popolare e in prospettiva rischia di restare fuori dal Parlamento.

Pd-M5S, intesa alla tedesca. Solo Alfano contro Renzi

I partiti minori estromessi, oggi i democratici all’incontro decisivo con Fi

ROMA – Direzione Berlino, ma tra Renzi e Alfano volano gli stracci. L’avvio degli incontri tra il Pd e le altre forze politiche segna una ulteriore accelerazione sulla legge elettorale. Ieri i democratici hanno visto alla Camera M5S e Mdp, mentre Renzi ha incontrato di persona al Nazareno la delegazione di Sinistra italiana guidata da Nicola Fratoianni e poi quella di Ncd-Ap con Angelino Alfano. Oggi tocca a Forza Italia, Lega e Fdi.

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Notevoli i passi avanti sul sistema tedesco, con il M5S che ha ribadito il Sì dopo la votazione sul blog, il via libera di Sinistra italiana, anche sullo sbarramento al 5%, e la non belligeranza dei bersaniani, che tuttavia hanno chiesto un nuovo incontro con gli ex compagni di partito dopo la direzione Pd, fissata oggi alle 18. «Aspettiamo una proposta formale sul tedesco», spiega Alfredo D’Attorre. «I dettagli sono fondamentali». Renzi nella sua E-news serale ne fissa due, di dettagli: lo sbarramento al 5%, come in Germania, «per limitare il numero dei partitini». «E i nomi sulla scheda: voglio sapere chi voto». Il leader Pd spiega che la soluzione trovata «non è la mia preferita» e anzi è sponsorizzata dalle forze del No al referendum del 4 dicembre. «Ma il Pd non ha i numeri da solo».

No da Giuliano Pisapia, che si dice «negativamente colpito dalla convergenza di tanti su un sistema proporzionale che condurrà alle larghe intese».

Gelo tra Pd e Ncd. L’incontro tra Renzi e Alfano, prima annullato e poi confermato a sorpresa, ha confermato le distanze tra i due alleati. I nodi principali di scontro sono la soglia al 5% e il voto anticipato all’autunno. «Renzi ci ha ribadito che la soglia resta al 5, così 1.250.000 cittadini che votano per noi non avrebbero il diritto di cittadinanza in Parlamento», rivela Lupi. E il ministro degli Esteri rincara: «Le posizioni restano molto distanti. Da noi nessuna minaccia, ma sarebbe stato naturale per il Pd cercare prima un accordo con il suo alleato di governo e poi con le opposizioni». Ncd deciderà il da farsi alla direzione di dopodomani.

Oggi gli incontri tra il Pd e Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Poi la direzione dem, che darà l’ok ufficiale all’intesa sul sistema di voto di Berlino. L’obiettivo resta l’approdo in Aula alla Camera il 5 giugno. Ma potrebbe essere solo una toccata e fuga, con rinvio al 12 giugno, dopo le amministrative.

Sfumato l’incontro tra Renzi Berlusconi, a vedersi oggi saranno solo le delegazioni per discutere i dettagli di un’intesa che ieri è stata ribadita dai due leader al telefono. L’ex Cavaliere avrebbe insistito per un faccia a faccia, magari a palazzo Grazioli, ma il leader Pd ha declinato. In questa fase, spiegano fonti dem, «è fondamentale trovare un accordo largo tra le principali forze politiche». E non dare l’idea di un «asse privilegiato con Berlusconi».

Domani pomeriggio parte in commissione alla Camera l’esame degli oltre 400 emendamenti presentati per modificare il “Rosatellum”, testo base voluto dal Pd. Ce ne sarà anche uno del relatore dem Emanuele Fiano, con l’obiettivo di germanizzare il vecchio testo. Solo Ncd minaccia di mettersi di traverso.

Al Nazareno si ragiona sull’ok definitivo del Senato entro metà luglio. La finestra per il voto anticipato, secondo i dem, potrebbe oscillare tra il 24 settembre e l’8 di ottobre.

vivicentro.it/politica
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Spalletti: “Il Napoli gioca un calcio paradisiaco, ma non parli dei nostri rigori”

Spalletti: “Il Napoli gioca un calcio paradisiaco, ma non parli dei nostri rigori”

(ANSA) – ROMA, 29 MAG – “Totti? Gli devono far fare il vicepresidente della Roma, è quello che lui vuole. I fischi di ieri? Mi hanno fatto pagare il conto”. Così Luciano Spalletti, in una intervista che andrà in onda integralmente in serata (alle ore 21) nel corso della trasmissione di Sportitalia ‘La Partita Perfetta’. Il tecnico della Roma annuncerà il suo futuro domani in una conferenza stampa: “Dirò cose molto importanti, la prima di tutte è che la Roma è in Champions. Di Francesco? Ne parlerò domani…” aggiunge l’allenatore toscano, rifilando una stoccata al collega Sarri: “Il suo Napoli gioca un calcio da paradiso, ma non parli dei nostri rigori”.

 

FOTO- Jorginho: “Questa immagina rappresenta il momento di felicità che sto vivendo ora”

FOTO- Jorginho: “Questa immagina rappresenta il momento di felicità che sto vivendo ora”

Dopo Diawara, anche Jorginho ha voluto condividere la sua felicità per questo finale di stagione, un po’ amaro a causa del mancato accesso alla Champions diretta, ma comunque sereno, per la consapevolezza di aver dato il massimo. Il centrocampista, attraverso Instagram, scrive: “Credo che questa immagine rappresenti bene il momento di felicità che sto vivendo ora. #momentosespeciais”.

 

Pasquale Tina: “Domani ADL a Roma, meeting con Sarri per discutere sul contratto del tecnico”

Pasquale Tina: “Domani ADL a Roma, meeting con Sarri per discutere sul contratto del tecnico”

Ai microfoni di Radio Marte, è intervenuto Pasquale Tina, giornalista di Repubblica, il quale ha dichiarato: “Anche De Laurentiis sarà presente domani a Roma per la premiazione di Sarri. I due potrebbero poi incontrarsi per affrontare vari temi a partire dalla situazione contrattuale del tecnico. L’attuale contratto di Sarri scade nel 2020, anche se dall’anno prossimo entrerà in vigore una clausola da 8 milioni che permetterebbe al tecnico di liberarsi. Il presidente potrebbe decidere di togliere questa clausola dal contratto a patto di riconoscere a Sarri uno stipendio più alto. Sarebbe utile iniziare una nuova stagione con un tecnico che non andrà poi a scadenza, o quasi. Si parlerà anche di mercato. Sono vari i nomi sulla lista. La priorità è il portiere anche se tutto dipenderà dal futuro di Reina. In lizza ci sono sempre i soliti con Szczesny e Skorupski in testa. C’è anche Berenguer che il Napoli ritiene di poter utilizzare anche come terzino. Poi si parlerà anche di amichevoli con il Napoli che pianificherà l’avvicinamento ai preliminari di Champions League ad agosto”.

Diawara: “Stagione esaltante frutto del lavoro di un gruppo magnifico”

Diawara: “Stagione esaltante frutto del lavoro di un gruppo magnifico”

Attraverso il suo profilo instagram, Diawara, centrocampista azzurro, scrive:  “Termina una stagione esaltante frutto del lavoro di un magnifico gruppo. Un grazie particolare ai nostri tifosi, sempre pronti a supportarci. Buone vacanze a tutti”. 

Segmenti di Senso, oggi la presentazione del libro di Leo Annunziata (VIDEO)

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La Mandadori di Castellammare di Stabia ha ospitato nel pomeriggio la presentazione del libro di Leo Annunziata: Segmenti di Senso. Un testo introspettivo che medita sul senso della vita, i suoi continui mutamenti e ricco di riflessioni filosofiche.

A coordinare l’evento il professore Pierluigi Fiorenza, presente anche il Sindaco Pannullo il quale si è detto orgoglio di accogliere l’autore, anche lui sindaco ma di Poggiomarino. “L’amico Leo ha un taglio completamente diverso da quello che caratterizza i politici ‘normali’, ha un target culturale che si eleva dall’ordinario” riferisce il primo cittadino stabiese e aggiunge di essere soddisfatto del lavoro svolto dalla Mondadori di Castellammare perché, negli ultimi tempi, ha svolto un percorso letterario che ha visto una presenza notevole dei cittadini, a dimostrazione di un forte fervore culturale.

Leo Annunziata, laureato in filosofia, nel suo taccuino di pensieri si sofferma su diversi argomenti, dall’amore alla sofferenza, sul senso del bello al fluire del tempo. Un libro che invita alla riflessione come ha spiegato lo scrittore ai nostri microfoni.

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Sky – Non solo Berenguer, il Napoli pensa anche a Verdi del Bologna

L’interesse per Simone Verdi, come principale alternativa ad uno degli elementi del tridente offensivo di Sarri, e non solo. Il Napoli continua a guardare ad Alejandro Berenguer, giovane esterno classe ’95 dell’Osasuna, come talento sul quale puntare per il presente ed il futuro: trattativa in stato avanzato per il calciatore, sul quale resta presente una clausola da 9 milioni di euro (alzata a 10 dal 1° luglio) che la società del presidente De Laurentiis sta cercando di abbassare, tentando di chiudere l’affare attorno ai 7 milioni di euro bonus compresi.

L’unico motivo che sta portando il club azzurro a temporeggiare, tuttavia, è (paradossalmente) la giovane età del giocatore, non ancora B Under: un discorso legato anche alla situazione di Marko Rog, dalla prossima stagione non più contraddistinto dallo status di Under, per cui bisognerà incastrare Berenguer con altre, nuove operazioni. Di fronte ad un Napoli che, oltre a Verdi, guarda fortemente a Berenguer per rinforzare il reparto d’attacco a disposizione di Sarri. Lo riferisce Gianluca Di Marzio, giornalista di Sky Sport ed esperto di calciomercato, tramite il proprio sito ufficiale.

 

Da gianlucadimarzio.com

“Il Pungiglione Stabiese 2.0”: con la Reggiana si riapre la ferita di Bassano

Ritorna in onda ” Il Pungiglione Stabiese “

Domani sera (martedì 30 maggio 2017) alle 19:30 andrà in onda la sesta puntata de “Il Pungiglione Stabiese 2.0” in diretta facebook, sul profilo facebook di Mario Vollono e sulle pagine Vivicentro.it e Magazine Pragma Sport – Notizie 24h e sul canale Youtube ViViCentro Network (https://www.youtube.com/user/ViViCentroNETWORK).

Come sempre alla conduzione ci sarà Mario Vollono. 

Vi ringraziamo per la stima e l’affetto che ci avete mostrato anche nella seconda puntata con oltre 5000 persone collegate.

In studio ci saranno Gianluca Apicella che aiuterà nella conduzione del programma.

Come ospite in studio ci saranno il Presidente del settore giovanile Andrea De Lucia e il Direttore Alberico Turi.

Avremo in collegamento telefonico il Presidente Francesco Manniello con il quale commenteremo l’eliminazione dai play off delle vespe.

Poi ci collegheremo telefonicamente con Mister Marco Savini (attuale allenatore della Primavera della Salernitana ed ex allenatore della Juve Stabia) e l’ex Presidente Gianni Improta che all’epoca della partita con il Bassano hanno vissuto la decisione assurda dell’arbitro Serra di Torino.

La parte finale come sempre sarà dedicata al settore giovanile della Juve Stabia.

Potete fare le vostre domande tramite i commenti alla diretta facebook, oppure utilizzando i messaggi whatsapp al 3389405888.

ALLEGATA LA REGISTRAZIONE VIDEO DELL’ULTIMA PUNTATA (5 puntata)

Vi aspettiamo in tanti anche oggi…. “Il Pungiglione Stabiese” è la vostra casa. Intervenite in tanti!

Vi ringraziamo per l’affetto e la stima che ci avete mostrato nei precedenti campionati e speriamo di offrirvi una trasmissione sempre più bella e ricca di notizie ed ora rinnovata nella grafica.