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Rai – Il Napoli non vuole rinnovare il contratto di Reina: potrebbe partire in estate

A Radio Crc, nel corso di ‘Si Gonfia la Rete’, è intervenuto Ciro Venerato, giornalista della Rai esperto di calciomercato. Ecco quanto evidenziato:

“Per quanto riguarda il rinnovo di Reina va detto che le parti sono molto lontane in questo momento. Bisognerà vedere se il procuratore del portiere e De Laurentiis troveranno un accordo. L’intenzione del Napoli è quella di non prolungare il contratto dello spagnolo che potrebbe valutare un’eventuale offerta biennale del Newcastle”.

Juve Stabia – gli occhi di tante squadre sui pezzi pregiati gialloblù

Stagione regolare terminata, i playoff devono dare gli ultimi, ma importantissimi verdetti; in questo contesto si accendono i riflettori del calciomercato sulla Juve Stabia.
La grande stagione disputata dalle Vespe ha accentuato l’interesse di tante squadre per alcuni pezzi pregiati dei gialloblù. Le situazioni da monitorare non sono poche; analizziamole partendo dalla difesa.

Il pezzo pregiato della retroguardia stabiese è Zivko Atanasov. L’ultima parte di stagione, passata quasi interamente ai box, del difensore bulgaro non ha fatto calare l’interesse di club di categoria superiore. Sembra che la Salernitana sia sulle tracce del centrale difensivo, senza dimenticare il Chievo che, dalla massima serie, ha monitorato con attenzione le prestazioni di Atanasov.
Restando sulla difesa un passaggio va fatto su Tommaso Cancellotti. Il terzino di Gubbio è legato alla Juve Stabia da un altro anno di contratto, sulla base del rinnovo firmato la scorsa stagione. Cancellotti, forte di un legame importante con la piazza, ha sposato il progetto di Manniello ma la sua stagione super ha “svegliato” alcune compagini di Serie B. Lo Spezia, ed ancora la Salernitana, potrebbero sondare il terreno per Cancellotti.

A centrocampo gli osservati speciali sono i due ragazzi terribili della Juve Stabia: Alessandro Mastalli e Nicholas Izzillo. Il classe 1996 scuola Milan, alla sua prima vera stagione tra i professionisti, si è ritagliato uno spazio importante, tanto da vincere il premio come miglior giovane della Lega Pro. Su Mastalli ci sarebbe il Venezia, appena promosso in Serie B; dettaglio da non trascurare è che l’allenatore dei veneti è Inzaghi, che ha lanciato proprio Mastalli nella primavera dei rossoneri. Su Izzillo invece le sirene della B porterebbero verso Entella e Perugia.

In attacco l’osservato speciale è Spider Ripa. Il bomber ha firmato 15 gol in questa stagione ma è in scadenza di contratto. Ancora non c’è stato un vero avvicinamento tra le parti e ad approfittarne sarebbe pronto Sandro Pochesci, tecnico del Fondi. Il vulcanico allenatore è calcisticamente innamorato di Ripa, tanto da averlo ulteriormente visionato al Menti in occasione della gara di ritorno con la Reggiana. Sempre nel reparto offensivo, in scadenza c’è anche Mario Marotta. L’ex Frattese ha ben figurato alla sua prima stagione di calcio professionistico; Marotta ha più volte manifestato la sua intenzione di restare in gialloblù, anche alla luce di un ambiente che stravede per lui ma ancora nulla si è mosso in tal senso.

Tante saranno le voci, più o meno concrete, ma una cosa è certa: per i tifosi delle Vespe sarà un’estate decisamente calda e lunga.

Patrizia Esposito

Arresto a Pescara effettuato dalla Polizia per furto aggravato

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Gli agenti della squadra mobile della Polizia, nella giornata di ieri, hanno eseguito un arresto in flagranza di reato nei confronti di V. R., pescarese di anni 62, resosi responsabile di furto aggravato e di possesso ingiustificato di strumenti atti ad offendere e allo scasso; fatto avvenuto in via Brada di Pescara, in danno di un’autovettura Hyundai Atos, in sosta.

Dopo le formalità di rito, l’arrestato è stato accompagnato presso la propria abitazione, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

Castellammare di Stabia, concerto di beneficenza BIG CITY LIVE

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Per il settimo anno consecutivo le Associazioni Social Guitar Project, Carmine Onluse CPS (Comunità Promozione e Sviluppo Ong) presentano l’evento Big City Live , manifestazione a scopo benefico.

Quest’anno la famiglia di associazioni si allarga: parteciperanno, infatti, anche l’Ass. Achille Basile, Funiculart, Legambiente Circolo Woodwardia e Comunità Tabor. Con il patrocinio morale del Comune di Castellammare di Stabia, l’evento si terrà il 04.06.2017 presso il Cral Maricorderia (Ingresso Gratuito) ed il claim scelto quest’anno è #StabiaForAfrica, un messaggio di solidarietà, d’unione, di forza e di Amore da Castellammare all’Africa.

Nato sette anni fa da un’idea di Cat Girace, insieme alla dott. Amalia Dema, presidente CPS ed alla Associazione Carmine Onlus, l’evento ha avuto sin dalla sua prima edizione un fine benefico ben definito: dopo i progetti “Un Cuore Nuovo per Babacar” e “Maternity Project”quest’anno in particolare si raccoglieranno fondi per il progetto Orfanotrofi che la CPS sostiene in Congo Brazzaville.

Dal punto di vista artistico e di intrattenimento, l’edizione 2017 ha in programma tanti mini eventi e workshop che inizieranno dalle ore 18.00 conuna Maestra Pasticciera Antonella d’Amora “La fata delle torte” –ospite fisso in quasi tutte le edizioni del BcL, intratterrà i presenti con le sue bellissime e buonissime realizzazioni dolciarie. A seguire una mostra estemporanea di arti figurative,dove gli artisti si esibiranno dal vivo durante tutto il pomeriggio e il concerto, donando poi le opere realizzate per la lotteria di beneficenza che si svolgerà presso lo stand della CPS che sarà allestito anche per la vendita di prodotti equosolidali come nella tradizione dell’associazione fondata da Don Gennarino Somma.

Sono già confermate le presenze di alcuni artisti come Lorenzo Lione Nico La Mura, oltre al contributo di Giuseppe LioneAnna Ruggiero Pascal Fiorentino.

Le associazioni Funiculart Achille Basile si occuperanno di allestire uno stand culturale, in particolare letterario, mentre Legambiente Woodwardia terrà un mini lab dedicato ai bambini sul tema del riuso creativo.

La Comunità Tabor,oltre che allestire un info point dedicato alle proprie attività, animerà i presenti con i suoi consueti abbracci gratis, mentre la Carmine Onlus, associazione di riferimento della parrocchia del Carmine –illustrerà le varie attività sociali che svolge sul territorio stabiese. Confermata anche la presenza dei giovani dell’Interact Rotary Club di Castellammare.

L’evento culminerà con il concerto di Cat Girace&The Social Guitar Project, come di consueto ricco di spunti artistici e sociali, durante il quale si esibiranno oltre ciquanta chitarristi di tutte le età, allievi di Cat Girace –che –insieme alla amichevole partecipazione del Maestro Ferdinando Russo alle tastiere, e dei veterani Giovanni Somma alla batteria e Salvatore Coppola al basso –accompagneranno il team vocalist del Social Guitar,con giovanissimi cantanti selezionati tra i migliori talenti presenti in città, conunrepertorio che spazierà dal rockal pop, nel consueto mix di vecchi successi e hit del momento. La serata sarà condotta da prof. Lidia Vicinanza e da Cristina Russo, volontaria CPS reduce dall’esperienza in Congo. Le Radio Partner ufficiali dell’evento saranno: Radio Selfie, Radio Ashrame AequaMarine.

L’evento, totalmente a scopo benefico, viene interamente autofinanziato attraverso il contributo di sponsor e delle associazioni organizzatrici.

Programma

ore 18.00–Apertura Stand

Antonella D’Amora “La Fata delle Torte”

Mostra Estemporanea di Pittura

Laboratori a cura delle Associazioni:

Legambiente Woodwardia, Funiculart, Achille Basile

Ore 20.00–Conferenza di Presentazione con le Associazioni

Ore 21.00–Inizio Concerto

Cat Girace & The Social Guitar Project

Lutto in casa Stabiamore: Tutti i membri sono vicini al Presidente Piccirillo

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In questo triste giorno per la famiglia Piccirillo, anche la redazione di ViViCentro si associa al messaggio di cordoglio dell’associazione sportiva culturale Stabiamore indirizzato alla famiglia Piccirillo colpita ieri da un grave lutto.
Da sempre la nostra redazione è composta da tanti collaboratori stabiesi che sono anche membri di questa bellissima realtà associativa che si impegna fattivamente per la salvaguardia del territorio stabiese.
A Carlo, Anna e sopratutto a Gianfranco vanno le nostre più sentite condoglianze per la perdita del caro padre Vincenzo.
Di seguito il comunicato dell’associazione Stabiamore:
“L’Associazione StabiAmore tutta è vicina al nostro caro Presidente Gianfranco Piccirillo per la perdita del padre, a suo fratello Carlo ad Anna e a tutta la sua famiglia!
Per chi volesse partecipare i funerali si svolgeranno oggi alle 16 in Cattedrale.
Associazione StabiAmore”

Violenta esplosione a Kabul: almeno 50 morti e 150 feriti (Debora VELLA)

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Un’autobomba è esplosa questa mattina sulla piazza Zanbaq di Kabul, nella zona diplomatica della capitale afghana, provocando almeno 50 morti e 150 feriti. L’attacco ha avuto luogo nel distretto di Wazir Akbar Khan, vicino a diverse ambasciate e non lontano dal palazzo presidenziale e dalla sede della missione Nato ‘Resolute Support’. È quanto riporta l’agenzia di stampa Pajhwok, citando fonti del ministero della Sanità afghano.

UNA VIOLENTA DEFLAGRAZIONE

La missione Nato ha confermato che l’attentato è avvenuto vicino al suo quartier generale, sostenendo di essere impegnata a verificare le condizioni di tutto il suo personale. L’esplosione è stata così violenta che ha distrutto o danneggiato oltre 30 vetture ed ha mandato in frantumi i vetri degli edifici circostanti per un raggio di circa un chilometro.

LE VITTIME E I FERITI

Decine di persone ferite sono state portate nell’ospedale di Emergency, anch’esso sensibilmente danneggiato dall’attentato. Lo rende noto in una serie di tweet la stessa Ong di Gino Strada. Interviene anche Cecilia Strada che spiega che “il nostro centro a Kabul è stato scosso dall’esplosione. I colleghi stanno bene, sono al lavoro per i feriti; poi vedremo i danni”.

Quasi tutte le vittime accertate sono civili e molti di essi sono dipendenti della compagnia di telefonia cellulare afghana Roshan. Il ministero della Sanità ha stilato un primo bilancio che parla di 50 morti e 150 feriti. Purtroppo il bilancio è provvisorio, e la lista delle vittime potrebbe aumentare.

SI ATTENTE UNA RIVENDICAZIONE

Al momento nessun gruppo islamico ha rivendicato l’attacco. Lo scorso mese i Talebani hanno lanciato la loro offensiva di primavera. In un attacco a una caserma vicino alla città di Mazar-e- Sharif i jihadisti hanno ucciso 135 soldati, in maggioranza reclute. Gli studenti coranici sono all’offensiva anche nelle province di Kunduz e dell’Helmand.

AUMENTO DELLE TRUPPE IN AFGHANISTAN

Il presidente americano ha annunciato di voler aumentare di nuovo il numero di truppe americane impegnate nella lotta al terrorismo islamico. In Afghanistan sono ora presenti 8400 soldati americani e 5 mila dagli alleati Nato, compresi mille italiani. Potrebbero aumentare di 5-10 mila unità in totale.

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Con la nuova legge elettorale un governo M5S e Lega è diventato possibile, anzi probabile

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Ora che la legge elettorale è stata varata, a pesare sulle elezioni saranno gli accordi M5S e Lega. A confermarlo, non sono solo i sondaggi come quello letto in tv da Mentana ma, piuttosto, è la piena legittimazione ottenuta dal movimento di Grillo, con la decisione di far votare i propri militanti sulla rete e uscirne con l’appoggio plebiscitario al proporzionale italo-tedesco.

La variante a 5 stelle sulle elezioni

Per dirlo già in gestazione, forse è ancora presto. Ma di sicuro, dopo l’accordo a tre sulla nuova legge elettorale, il governo prossimo venturo 5 stelle-Lega è diventato possibile, se non addirittura probabile. A confermarlo, non sono solo i sondaggi come quello letto in tv da Mentana, che assegna alla coalizione «populista-sovranista», sulla carta, con il nuovo sistema, più seggi di quella considerata scontata, di larghe intese, tra Renzi e Berlusconi. Piuttosto è la piena legittimazione ottenuta dal movimento di Grillo, con la decisione di far votare i propri militanti sulla rete e uscirne con l’appoggio plebiscitario al proporzionale italo-tedesco.

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Diciamo la verità: se avessero ragionato come hanno fatto per gran parte della legislatura, i 5 stelle, rispetto al loro elettorato, avrebbero avuto tutte le convenienze a presentare il nuovo patto tra il segretario del Pd e il patron di Forza Italia come una truffa, l’ennesimo inciucio per togliere ai cittadini il diritto di scegliere da chi farsi governare, l’imbroglio fatto apposta per fregare M5s. Invece, a sorpresa, hanno fatto una mossa politica classica quanto imprevedibile, seguiti subito a ruota dal potenziale alleato Salvini, riconfermato a furor di popolo leader dal suo partito e risoluto a spendersi nella nuova avventura con Grillo, e non in un rabberciato accordo di centrodestra con l’ex-Cavaliere.

Come sempre, quando una novità si presenta e si impone con il suo carico di incognite, c’è chi tende a minimizzare, sostenendo che tra Grillo e Salvini da tempo erano in corso annusate, ma troppe diversità impediranno alla fine una vera alleanza. Eppure, se al leader leghista si può ancora rimproverare qualche oscillazione di troppo, il percorso dell’ex-comico e del suo giovane co-leader Davide Casaleggio verso una sorta di istituzionalizzazione e completa legittimazione del movimento è andato avanti negli ultimi mesi – con la sola eccezione dello scivolone sui vaccini – quasi senza ripensamenti, passando per convegni economici e culturali aperti a intellettuali e studiosi «esterni», avviando una serie di contatti riservati che grazie al vicepresidente della Camera, e futuro candidato premier Luigi Di Maio, hanno fatto arrivare fino alle orecchie del Quirinale la promessa di maggiore serietà, disponibilità e affidabilità, in considerazione dei problemi che l’Italia deve affrontare e della consapevolezza che ognuno deve fare la sua parte.

Adesso che la svolta è arrivata, realizzandosi nel sì alla nuova legge elettorale chiesta dal presidente Mattarella come sforzo estremo a un Parlamento stremato, e nell’impegno a mettere a disposizione i propri voti per approvarla anche in Senato, dove i numeri non ci sarebbero senza la disponibilità del polo grillino, cosa possono concretamente aspettarsi i 5 stelle dal Capo dello Stato? In caso di vittoria, cioè di conferma, per M5s, di essere ridiventato il primo partito per voti come nel 2013, e soprattutto se la somma degli elettori stellati e leghisti – nonché di quelli di Fratelli d’Italia, dato che la Meloni troverà il modo di essere della partita, malgrado lo sbarramento del 5 per cento -, dovesse raggiungere la maggioranza (al momento i sondaggi attribuiscono all’alleanza 5 stelle-Lega 313 seggi alla Camera, solo tre in meno del necessario), Grillo e Casaleggio, nel corso delle consultazioni, chiederebbero l’incarico di formare il governo per un esponente del Movimento. E il Presidente della Repubblica difficilmente potrebbe negarglielo.

L’incognita delle elezioni d’autunno è esattamente questa. In mezzo ci sarà la «campagna sotto gli ombrelloni» di cui già molto si parla e si sorride in questi giorni. Nella quale Grillo, a parte il copyright sul salario di cittadinanza, condividerà con Salvini temi caldi caldi come immigrazione, anti-euro (magari con un po’ meno enfasi, viste le sorprese di Francia e Olanda) e la necessità di un ritorno all’intervento statale sull’economia e sul lavoro. Insieme faranno desistenza per favorirsi a vicenda nei collegi e nelle circoscrizioni più incerte. E si ritroveranno con D’Alema e Bersani (forse anche con Pisapia), nel denunciare l’inciucio «Renzusconi». Così, anche nelle urne delle elezioni politiche, sta rinascendo il fronte del 60 per cento, animato dall’odio per Renzi, che ha trionfato al referendum del 4 dicembre. A tutto vantaggio di un’Italia a 5 stelle.

vivicentro.it/opinioni
vivicentro/Con la nuova legge elettorale un governo 5 Stelle-Lega è diventato possibile, anzi probabile
lastampa/La variante a 5 stelle sulle elezioni MARCELLO SORGI

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Il Maggioritario muore a 25 anni, lo annuncia il Proporzionale

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Affonda il barcone politico italiano: muore, a 25 anni, il Maggioritario. Rianimato il Proporzionale.

Come spiega Francesco Bei l’approvazione del nuovo sistema di voto “dopo 25 anni archivia l’era maggioritaria facendoci tornare alla Prima Repubblica”.

Caro, vecchio proporzionale

Dopo 25 anni archiviato il sistema maggioritario: si torna alla Prima Repubblica. Tra liturgie estenuanti e convergenze parallele. È la rivincita della noia

ROMA – Evviva torna la proporzionale! Dopo quasi 25 anni di maggioritario, la Seconda Repubblica si appresta ad archiviare la Terza ritornando alla Prima. Good bye, Lenin! Come nel film sul figlio che fa rinascere artificialmente la Ddr per non turbare la madre appena uscita dal coma, nell’Italia 2017 potremmo finalmente dire: Good bye Cariglia, Altissimo e Sullo.

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È un gusto vintage che già si assapora, pensando alle prossime infinite consultazioni al Quirinale per formare il nuovo governo di coalizione. Manca solo la réclame del Biancosarti e la pelata di Telly Savalas che dai manifesti invita a gustare il «drink vigoroso». La Seconda Repubblica, chiosa Marco Follini (esegeta delle stagioni Dc) nel suo ultimo libro Noia, politica e noia della politica, in fondo non è stata altro che «un campo di battaglia in cui si sono affrontati politici noiosi e politici pop e questi ultimi hanno prevalso». Adesso è la rivincita dei noiosi. Si torna finalmente alla noia del proporzionale, con le sue liturgie estenuanti, le sue lentezze, il suo rococò di formule politiche, i suoi «preamboli», le sue «convergenze parallele». «La verità – argomenta al contrario Rino Formica, ex ministro socialista nella prima Repubblica e acuto osservatore della politica – è che è giunto alla fine un ciclo politico totalmente sciupato. È finita l’illusione che si potesse fare a meno dei partiti politici, tenuti in piedi soltanto come organizzatori di eventi». Formica prevede uno sbocco molto particolare alla transizione in corso, tutt’altro che vintage e con un protagonista ancora fuori dai radar. Ma lo sveleremo alla fine.

Intanto a celebrare il funerale della stagione iniziata nel 1993 con la legge Mattarella c’è uno che al maggioritario, con granitica cocciutaggine, non ha mai creduto. Voce clamante nel deserto, Paolo Cirino Pomicino oggi si gode lo spettacolo: «Siamo alla fine della Seconda Repubblica, ma è ovvio che si doveva arrivare alla proporzionale dopo la sconfitta del 4 dicembre al referendum. Se resti in un sistema parlamentare e non presidenziale, lo sbocco è inevitabile. La proporzionale non è un lusso, è una necessità quando ci sono quattro o cinque opzioni politiche diverse. Il maggioritario funziona infatti soltanto quando la società è di per sé bipartitica, come in Inghilterra e negli Stati Uniti, altrimenti in Italia determina alleanze innaturali e di conseguenza il trasformismo». Una tesi che condivide Aldo Tortorella, uno dei grandi vecchi del Pci ancora molto attivo nel provare a riunificare i vari lacerti della sinistra. «Al contrario di quanto comunemente si dice, la proporzionale favorisce l’aggregazione. È una balla dire che disgrega il sistema politico e fa nascere i partitini: nella Prima Repubblica la Democrazia cristiana e Pci insieme facevano l’80 per cento del Parlamento, era praticamente un bipartitismo». Certo, quei partiti lì, di massa, con centinaia di migliaia di iscritti, adesso sono solo un ricordo. «Ma il punto – obietta Tortorella – è proprio questo: se vuoi vincere con la proporzionale non ci sono trucchi, devi per forza dar vita a un partito forte, radicato sul territorio, una democrazia organizzata.

A Milano ai miei tempi avevamo 130 sezioni del Pci, oggi in città i circoli del Pd attivi saranno 4 o 5. Inoltre la proporzionale funziona come antidoto al trasformismo, un fenomeno praticamente sconosciuto nella prima Repubblica». E anche la sinistra, spezzettata tra Pisapia, gli scissionisti Pd, Fratoianni, Possibile, ecc, farebbe bene a sfruttare la nuova legge e usarla a suo vantaggio come un’opportunità. A partire dalla soglia di sbarramento al cinque per cento: «Se non fanno una lista unitaria rischiano di scomparire. Chisseneimporta dei dirigenti, il problema è per quella parte di opinione pubblica che, non sentendosi rappresentata, può finire nell’astensione o nei Cinque stelle. Per questo la soglia al 5% può funzionare per costringerli tutti a sedersi nella stessa stanza e mettere fine alla frammentazione». E l’effetto della tagliola del 5 per cento sui cespugli del centro? Cirino Pomicino non ne fa un dramma: «Premesso che nella Prima Repubblica non c’erano gli sbarramenti e questo consentiva ai partiti laici come i repubblicani, i radicali, i liberali, di arricchire il Parlamento con la loro cultura politica, noi tifosi del centro ci stiamo organizzando. Prevedo un governo tripartito frutto dell’alleanza fra Pd, Forza Italia e una gamba di centro. Come faremo? Siamo cattolici, a noi ci aiuta lo Spirito Santo».

Chi invece prevede un futuro comunque burrascoso per l’Italia nella prossima legislatura, proporzionale o meno, è Rino Formica. E dunque è il momento di svelare la previsione sul caos rigeneratore che ci attende. «L’Europa ci aiuterà fino al voto e ci accompagnerà per un altro anno. Poi nel 2018 ci sarà un drammatico scioglimento delle Camere e finalmente avremo la vera soluzione europea alla crisi italiana: arriverà Mario Draghi al governo e da Roma guiderà l’Italia per conto dell’Ue, con il vincolo esterno di un processo federativo unitario innescato dalla Germania». Altro che Biancosarti.

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lastampa/Caro, vecchio proporzionale FRANCESCO BEI

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Il retroscena della nuova legge elettorale spiegato da Renzi

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Matteo Renzi vorrebbe iniziare subito la campagna elettorale e già pensa a un futuro da premier. Lo spiega nel retroscena firmato da Federico Geremicca. 

Renzi: “Non è la legge che avrei voluto ma a questo punto tutto il resto rischiava di essere peggiore”

Lo sfogo: il maggioritario è finito il 4 dicembre, non oggi. Il segretario del primo partito è il candidato a guidare il governo

ROMA – «Un ritorno al passato. Ma sì, lo conosco il ritornello: col proporzionale si torna all’antico. È una stupidaggine, perché il ritorno al passato è accaduto il 4 dicembre non oggi, con l’adozione di un sistema elettorale che, date le condizioni, è il migliore possibile. Non è la legge che avrei voluto, certo: ma il resto rischiava di esser peggio». Sono le 9 della sera e, prima ancora di replicare in Direzione, Matteo Renzi ha un po’ di cose da chiarire.

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La prima riguarda, appunto, il tramonto dell’era del maggioritario, e perfino di quella vocazione maggioritaria che fu l’acqua con la quale venne battezzata – giusto dieci anni fa – la nascita del Pd. Quella scelta politico-strategica produsse (è storia) la crisi del governo Prodi: precisamente come oggi la scelta inversa – quella del proporzionale alla tedesca – sta segnando la fine dell’esecutivo Gentiloni.

«Bellissima la vocazione maggioritaria: condivisi quell’intuizione con entusiasmo – annota Renzi -. Ma poi bisogna fare i conti con la realtà: quando abbiamo potuto praticarla? Prodi per governare ha avuto bisogno di Mastella. E Letta, io e Gentiloni abbiamo dovuto chiedere aiuto a Berlusconi prima e ad Alfano e a Verdini poi. Questa è la verità, altro che le ricostruzioni di comodo che sento in giro».

Né avrebbe prodotto risultati tener duro, andare al braccio di ferro, difendere fino all’ultimo la scelta maggioritaria. «Avremmo finito per votare col sistema consegnatoci dalla Corte Costituzionale – assicura il leader pd -. E tradito l’appello di Mattarella, che ha chiesto una nuova legge e omogeneità tra Camera e Senato. Ripeto: il sistema tedesco non è ciò a cui puntava il Pd: ma alla fine i conti si fanno con quel che c’è, con quel che è possibile. E quel che c’è permetterà ai democratici – giura il segretario – di fare una buona campagna elettorale».

Lo schema, secondo Renzi, è chiaro: «Sarà una partita a quattro: volete Renzi, Di Maio, Berlusconi o Salvini? E in Parlamento ci saranno quattro o al massimo cinque gruppi. Si vota, si contano i consensi e poi ci si allea per fare un governo». Detta così, sembra tutto perfetto: ma il rischio di fare una campagna elettorale sotto il tiro incrociato di Grillo e dei “sovranisti” – che già ora gridano all’inciucio Pd-Forza Italia – non è troppo alto per il Pd?

«Quello è un ritornello che avrebbero intonato comunque. Andiamo alla sostanza, invece: quasi l’80 per cento del Parlamento voterà la nuova legge – dice Renzi -. È un risultato che era impensabile. Da questo punto di vista si può esser soddisfatti. E spero lo sia anche il presidente Mattarella. Chi mi dipingeva come uno che non sa unire, ora farà fatica. Noi, intanto, ci prepariamo ad una grande campagna elettorale. Con la soglia al 5% punteremo sul voto utile e ovunque sarà possibile sul territorio faremo liste civiche con personalità indipendenti, uomini e donne della società civile».

Dunque: il sistema tedesco non è il preferito, ma Renzi già ragiona su una sorta di “istruzioni per l’uso” della legge in gestazione. Strano, piuttosto, che sottovaluti un aspetto che – pure – dovrebbe stargli a cuore: la scelta del capo del governo. E sì che amici e compagni di partito hanno già lanciato l’allarme: «Attento Matteo, che per fare maggioranza con noi c’è chi chiederà che non sia tu a guidare l’esecutivo». Nella Prima Repubblica funzionava così.

Un pericolo davvero? Renzi non sembra pensarlo. Oppure non ha voglia di parlarne. Ma ad insistere si capisce quale sarà la linea sulla quale si attesterà: «Il sistema tedesco – dice – significa sistema tedesco: e quindi il segretario del primo partito è il candidato a guidare il governo». Inutile insistere, invece, su elezioni anticipate e data del voto. Renzi si cuce la bocca: ma che si debbano aprire le urne il prima possibile, per lui è nient’altro che un sottinteso.

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vivicentro/Il retroscena della nuova legge elettorale: le aspettative di Renzi
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Corsa alle elezioni in autunno: Renzi si candida a premier

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Con l’intesa sul sistema elettorale tedesco, parte la corsa alle elezioni in autunno. Pd, Forza Italia e Cinque Stelle sono d’accordo sulla soglia al 5%. L’ultima incognita è legata alle mosse di Alfano che potrebbe far cadere il governo prima del varo della legge.

C’è l’intesa sul sistema tedesco, corsa alle elezioni in autunno

Sì della direzione Pd, Orlando si astiene. Accordo con Fi, la soglia resta al 5%. Ira di Alfano, che potrebbe far cadere il governo prima del varo della legge

ROMA . La strana alleanza tra Renzi, Grillo e Berlusconi procede come un bulldozer. Il segretario «dem» ha travolto in Direzione le barricate degli orlandiani, cosicché la linea ufficiale Pd adesso non è più per il «Rosatellum» ma favorevole al sistema elettorale tedesco: proporzionale puro con soglia di sbarramento del 5 per cento. Come desidera il M5S. Come piace a Forza Italia. Come la stessa Lega è disposta ad accettare pur di andare presto alle urne. È stata quindi fissata una impegnativa «road map» che dovrebbe portare alla discussione in Aula della legge il 5 giugno prossimo. Pochi giorni per metterci il timbro, e poi di corsa in Senato dove varare definitivamente il testo «entro la prima settimana di luglio»: così hanno deciso nel pomeriggio le delegazioni Pd e di Forza Italia. Dell’intesa raggiunta sulla tempistica ha dato per primo notizia Brunetta, capogruppo «azzurro», a riprova che i due partiti procedono di conserva. Così pure i rispettivi leader. Una prova? Ieri mattina, dopo una chiamata nervosa di Renzi, Berlusconi ha spazzato via ogni dubbio sulla soglia di sbarramento che fino a qualche ora prima non sapeva se preferire al 3 o al 5 per cento: «Dipendesse da me la porterei addirittura all’8», è stata la pubblica puntualizzazione del Cav, per dire che lui non solleverà certo ostacoli.

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La mina vagante
Le resistenze continuano semmai da Alfano: con la soglia al 5 per cento dovrebbe congedarsi dalla politica perché il suo partito galleggia un po’ sotto. Continuano a circolare “rumors” di qualche possibile mossa di Ap e degli altri centristi disperati, che lo sarebbero al punto da far cadere il governo per impedire al “tedesco” di arrivare in porto. La crisi scoppierebbe non subito ma durante lo scontro finale in Senato, dopodiché si andrebbe alle urne con i monconi della normativa elettorale in vigore (più generosa verso i partiti piccoli). Alfano sembra l’ultima vera mina vagante sulla strada della legge. La penultima, rappresentata dagli orlandiani, è in parte disinnescata. Ben 31 senatori che fanno capo al ministro della Giustizia avevano sottoscritto ieri un appello-manifesto contro il proporzionale e, soprattutto, contro il ritorno immediato alle urne. Un altro documento dello stesso tenore era stato lanciato da Campo Progressista (Pisapia), con un certo numero di adesioni tra parlamentari della sinistra. Però Renzi se n’è bellamente infischiato.

Il piano di Renzi
L’ex premier non ha avuto pietà per Alfano («Il veto di un piccolo partito non può costituire un blocco»), ripetendo ben tre volte, nel suo discorso in Direzione, che il 5 per cento non lo abbasserà mai. Quindi ha detto “okay” al modello tedesco in quanto garantisce «la più larga condivisione». Dopo averne discusso al suo interno, è stata l’aggiunta, il Pd dovrà sostenerlo compatto. Così del resto si regoleranno i 31 senatori orlandiani al momento del voto in Aula. Approvare la legge entro il 7 luglio per Renzi è questione vitale, altrimenti non ci sarebbe più tempo per andare alle urne il 24 settembre, in diapason con le elezioni tedesche. Per riuscirci, occorrerà ridisegnare al voto i 303 collegi della quota uninominale, ma che problema c’è? Alla ripartizione provvederà una semplice tabella allegata alla legge. Il Colle osserva e per ora tace, sebbene chi lo frequenta gradirebbe un po’ meno precipitazione. I tecnici della materia elettorale fanno presente che, per votare il 24 settembre, le liste dei candidati andrebbero depositate il 21 agosto, con gli uffici chiusi per ferie, e i comizi si svolgerebbero sulle spiagge. Ritardando di un mese, non si correrebbe il rischio di guastare le vacanze degli italiani; ci sarebbe però da anticipare qualche pezzo della manovra economica per il 2018. Con il ministro delle finanze Ue Moscovici, l’Europa ci guarda speranzosa: «Le elezioni non sono mai un problema, ma un esercizio di democrazia», minimizza. Chissà se ci crede davvero.

Il diavolo nel dettaglio
Oggi capiremo meglio certi aspetti tecnici della legge, che così marginali non sono. Si voterà su una sola scheda anziché su due come avviene in Germania. Il numero degli eletti sarà direttamente proporzionale ai voti, ma secondo un ordine ben preciso. Per primo verrà eletto il numero uno del «listino» circoscrizionale; quindi toccherà a quelli che vincono nei collegi uninominali; infine scatteranno (percentuale permettendo) gli altri candidati del «listino». Con questo congegno, le classi dirigenti Pd, Fi e M5S non rischieranno alcuna bocciatura.

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Rotary, IX edizione del progetto fiume Sarno: la premiazione dei lavori degli studenti

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Si è conclusa oggi la IX edizione del progetto Fiume Sarno promossa dal Rotary Club distretto 2100, allo scopo di sensibilizzare le nuove generazioni sull’inquinamento di quello che può essere considerato uno dei corsi d’acqua più contaminati d’Europa.

Tra i promotori anche l’AERA (Associazione Europea Rotary per l’ambiente). La manifestazione ha avuto anche il Patrocinio del Comune di Scafati che ha concesso la struttura dell’ex Real Polverificio Borbonico sede della Casa del Sarno.

Ad aderire al progetto non solo le scuole situate nella Valle del Sarno ma anche quelle delle coste del Golfo di Napoli che continuano a subire gli effetti negativi del fiume: l’ITI Fermi di Sarno, il Liceo Scientifico Rescigno di Roccapiemonte, Liceo Scientifico Virgilio e l’Istituto Tecnico Commerciale di Mercato San Severino, Liceo Scientifico Genoino di Cava de Tirreni, il Liceo Scientifico Sensale di Nocera Inferiore, ITCGLS Leonardo Da Vinci di Poggiomarino, l’ITI Marojana di Somma Vesuviana, ISIS L. De Medici di Striano, il Liceo Scientifico Caccioppoli e ITI Pacinotti di Scafati, l’IS Graziani e il Liceo Artistico De Chirico di Torre Annunziata, il Liceo Scientifico Francesco Severi e ITI Elia di Castellammare di Stabia, il Liceo Classico Gaetano De Bottis do Torre del Greco, l’IPSP San Paolo e il Liceo Artistico Grandi di Sorrento.

I progetti scientifici, didattici o divulgativi dei ragazzi sono stati esposti nel Polverificio Borbonico di Scafati e valutati da tre specialisti: il professor Rocco De Prisco dell’Istituto di Chimica Biomolecolare dell’CNR di Pozzuoli, l’ingegnere Rosario Angellotti presidente for AfterLife Fondaution, e l’oceanografo dell’ Università Parthenope Giorgio Budillon.

Dopo che gli studenti hanno spiegato i loro lavori c’è stato un momento di ristoro realizzato dall’Is Graziani di Torre Annunziata, e poi tutti in marcia al teatro San Francesco a Scafati, “una marcia per chiedere più attenzione verso il nostro fiume!”.

Lì si è tenuto un convegno durante il quale hanno esposto la loro relazione: Chiara Russo Borsista Rotary (Università degli Studi della Campania “Vanvitelli”), Concetta Galotto Presidente Guardie Ambientali dItalia e Carmine Esposito Delegato Regione Campania – Associazione Ambientalista Marevivo.

Poi finalmente la premiazione delle scuole:

PRIMO POSTO: IPSP San Paolo – Sorrento

Il premio viene assegnato per aver affrontato il tema con originalità, ottima sintesi e una chiara esposizione del lavoro. La realizzazione del gioco sul Sarno ha evidenziato un approccio innovativo per affrontare tematiche che spesso non riscuotono interessa dal pubblico giovanile, senza tuttavia rinunciare all’approfondimento delle tematiche scientifiche e sociali che insistono sul fiume Sarno.

SECONDO POSTO: ITI Pacinotti – Scafati

Il premio viene assegnato in considerazione delle diverse tematiche affrontate in modo coerente ed organico. Le esperienze in campo e le interviste effettuate sono state affrontate con un spirito critico ed i risultati sono stati presentati in maniera sintetica ed estremamente chiara. I ragazzi hanno evidenziato una grande maturità, competenza ed una spiccata attitudine al lavoro di gruppo.

TERZO POSTO: Liceo Scientifico Genoino – Cava dei Tirreni

Il premio viene assegnato per l’ottima sintesi, per la chiarezza degli obiettivi e per il livello dei risultati ottenuti. In particolare è stato apprezzato l’utilizzo delle tecnologie informatiche per sviluppare una coscienza civile sulle tematiche ambientali attraverso sia un approccio ludico, sia attraverso la possibilità di segnalare via web eventuali abusi mantenendo l’anonimato (incentivando quindi il controllo del territorio).

Menzione Speciale

Liceo Artistico Grandi – Sorrento

La realizzazione delle magliette con diversi disegni allegorici (di ottima fattura) affronta il tema del Sarno con un approccio originale, coniugando la sensibilità delle tematiche ambientali con lo spirito giovanile ed artistico. L’iniziativa, a giudizio della commissione, meriterebbe di avere un risvolto commerciale i cui proventi potrebbe finanziare iniziative per la valorizzazione del Sarno, trasformando quella che viene tipicamente considerata una criticità in una risorsa economica.

Una campagna di sensibilizzazione che dura da nove edizioni quella del progetto fiume Sarno, e la presidente del Rotary di Scafati, la dottoressa Carla Aramo referente dell’iniziativa, non può che dirsi appagata nonostante l’impegnativa giornata.

Appuntamento quindi all’anno prossimo perché “il fiume Sarno ha bisogno di tutti noi”.

Spalletti, conferenza d’addio: “I fischi di domenica non li merito e mi hanno fatto male. Non escludo un ritorno”

NOTIZIE AS ROMA – È ufficialmente finita l’era Spalletti 2.0. Alle 13 nella sala stampa del Fulvio Bernardini di Trigoria si è tenuta la conferenza stampa di addio del tecnico toscano alla Roma. Il tecnico è stato accompagnato dal ds Monchi, che è stato il primo a prendere la parola:

Ci tengo molto ad aprire questa conferenza che annuncia la conclusione del rapporto fra la società e il mister, una relazione che a livello personale è stata breve, poco più di un mese, ma molto intensa. Come ho già detto nella mia prima conferenza, prima di arrivare qui avevo già un’ enorme stima del mister, dopo averci lavorato accanto questa stima si è moltiplicata sia a livello personale che professionale. Siamo grati al mister per i risultati ottenuti durante quest’anno e mezzo, ora per noi inizia una nuova tappa dove proveremo a continuare a crescere seguendo l’unico cammino che conosciamo: il lavoro. Spero, Luciano, che il nostro cammino un giorno possa incrociarsi. Sappi che Trigoria è e sarà casa tua.

Queste, invece, le risposte di Luciano Spalletti:

“È meglio rispondere subito al direttore. Sono state parole bellissime. Avendolo conosciuto di persona sarà sicuramente un rimpianto non poter continuare a lavorare con lui. Sembra che in questo momento ci sia bisogno di punti di riferimento, si persone forti, con personalità spiccata. Monchi ha queste caratteristiche: riuscirà a compattare tutte le risorse della Roma, probabilmente non ci sono riuscito io”.

Bilancio tecnico di questa stagione in cui la Juve è più vicina? Un voto?
“Bisogna ringraziare tutte le persone che ho avuto vicino. Il primo pensiero va a quelli che sono dietro le quinte, quelli che arrivano prima, lavorano, preparano tutte le cose affinché per noi sia più facile. Senza il loro contributo sarebbe stato difficile per me ritrovare tutte le cose a posto come mi hanno fatto trovare sempre i ragazzi in cucina, le donne delle pulizie che viaggiano a fari spenti tra i corridoi di Trigoria. Poi i calciatori, la società, il mio e tutti gli staff. È grazie a loro che si lascia una Roma sicuramente forte. Il voto? Dovete darlo voi, dovete valutare se abbiamo vinto o perso, se potevamo fare di più, se sono state troppo le sconfitte. Io voglio dire solo che ho lavorato in maniera seria per fare il bene della Roma. Ho il mio metodo di cui mi fido e siamo arrivati a questo. Ognuno gli dia poi la risultanza che vuole. Io ho gioito e sofferto molto durante la stagione”.

Lei ha fatto 133 punti in un campionato e mezzo. Fotografie di questi 18 mesi?
“I risultati sono un po’ tutto nel calcio ma la fotografia migliore è il lavoro, quello è il passaporto per fare un buon campionato, il biglietto per confrontarsi con gli altri. Se non lavori in maniera corretta è impossibile la domenica fare una buona prestazione”.

Di tutti questi record, come allenatore e come uomo qual è l’elemento di cui andrà più fiero?
“La qualità di un modo di lavorare e parlare. Riuscire a far rendere conto i calciatori del nostro obiettivo. Se non c’è coinvolgimento, disponibilità a buttar dentro le cose che ci vogliono per confrontarsi… Dalla Roma io non mi ero distaccato totalmente neppure quando ero in Russia, andavo a guardarmi risultati e prestazioni. In questo lavoro ci sono episodi e risultati fondamentali, ma la cosa più importante è che lascio una Roma forte, con delle individualità importanti, che si è comportata quasi totalmente da collettivo. Si poteva far meglio come obiettivo di tutti e probabilmente non ci sono riuscito perché non abbiamo remato tutti dalla stessa parte. Le potenzialità di questo sentimento, di questa marea che ci sta intorno sono importanti. Magari proprio ripartendo dalla partita di domenica che per certi versi sembrava una festa e per altri un addio perché c’è stato l’addio a Totti, lì si è visto rinascere qualcosa. È come una bella donna che ha in grembo qualcosa che può nascere e che dia un sostegno totale, tutti insieme, verso una direzione che è nelle possibilità dell’ambiente della Roma che è bello e che mi dispiace lasciare”.

Se si potesse tornare indietro c’è un momento che cancellerebbe o un errore che non rifarebbe?
Io di errori probabilmente ne ho fatti, ma mi sono comportato  con coerenza. Ho detto cose forti, ma si necessitava. Son o quelli i  momenti che smuovono. La dichiarazione non fa bene al gruppo, ha detto qualcuno, ma se fosse stato dentro al nostro rapporto si sarebbe accorto che era corretta in quel momento lì. Io i fischi di domenica li ho sentiti. La guerra tra me e Totti non esiste, io quei fischi lì non me li merito per come sono fatto e per come ho lavorato. Questa potrebbe essere anche una difficoltà per la Roma futura. Spero che ora si faccia il lavoro inverso: c’è un Totti di meno e bisogna sopperire. È il mio auspicio per il futuro. Questa cosa che è nata domenica, un po’ folle come la partita è stata folle perché figlia di questa massa di persone che hanno partecipato emotivamente ed hanno fatto veder l’amore per la Roma senza barriere. Anche quella storia lì ci ha tolto l’unità. Spero che questa sia la linea che poi ci compatta tutti nel senso che con Francesco vado a cena anche dopo e che la Roma possa fare risultati migliori. Io e Francesco continueremo ad essere persone che si rispettano in tutto e per tutto. Se parla qualche ventriloco può darsi che venga diverso ma io con lui sempre parole corrette e stima reciproca”.

Primo anno terzo posto, secondo anno secondo posto. Vai via perché di più non si può fare?
“Gli allenatori vanno e vengono. Posso essere maledetto e schifoso ma sono una persona per bene che fa le cose per bene per quello che è il valore del lavoro. È venti anni e oltre che faccio questo lavoro e vado per la mia strada, non seguo chi vuole suggerirmi l’inganno per la Roma. Voi avete la capacità di trasportare fuori un discorso ma poi fuori si fanno un’idea loro. Traspare un’idea di che persona sei e di quali sono i tuoi obiettivi. Il mio è stato quello di fare più risultati possibili per la Roma. A me questa divisione dispiace e se è venuta fuori probabilmente ho sbagliato qualcosa. Secondo me no ma i fischi non mi son piaciuti, mi hanno fatto male perché non li merito e se quelle persone le incontrassi una per una e fossero entrate nella mia testa solo per un momento quando abbiamo perso con il Lione o con i nostri vicini di casa non avrebbero fischiato domenica”.

Lei è arrivato secondo. Cosa manca in realtà per vincere?
“Io pensavo di avere delle qualità dentro la squadra, con il presidente abbiamo cercato di allestire, facendo uso delle potenzialità a disposizione. Poi ci sono anche gli altri. La Juve ha meritato di vincere poi c’erano altre possibilità ed obiettivi ed invece li abbiamo falliti. Ieri sera con Lo Monaco abbiamo detto che l’anno scorso la squadra era più corta ed ora si è allungata, avevamo Keita che era bravo nello stretto, Pjanic… Sono maestri nel fraseggio, nel palleggio. Quest’anno ho fatto una scelta diversa e la squadra si è allungata. Dzeko ha fatto tantissimi gol e se si pensa che anche quest’anno lo abbiamo messo in discussione perché in alcune partite non ci è sembrato lo strike adatto per la Roma… È un ragazzo sensibile, per bene. Se si scrive che quando fa gol Totti Dzeko va via a lui disturba. All’inizio del campionato Milan, Inter, Roma, Juve, Napoli son tutte pretendenti a vincere. Poi ci sono delle sterzate, delle prese di posizione. Son sicuro che con l’arrivo del direttore che è uno abituato a stare sul campo se lo si fa lavorare per bene saprà dare un contributo maggiore con le capacità che ha e con la voglia di Pallotta che ha. Non è detto che il calciatore più forte è quello che ha fatto bene nell’anno precedente. Vanno fatti lavorare e vanno supportati. Sono arrivato secondo, non è andata bene come avrei voluto, ma non vorrei sentir dire che questa seconda edizione è stata di passaggio perché ci sono dei contenuti importanti”.

Si è mai sentito lasciato solo dalla società nelle difficoltà?
“Son pettegolezzi che non voglio fare”.

Chi è che non ha remato nella vostra direzione?
“Ho parlato di quella che è la coscienza mia e di quella di altri. Penso che Francesco sia un grandissimo calciatore, che lascia un vuoto incolmabile. Spero che gli venga dato un ruolo importante per la storia che ha. C’è bisogno ancor di più di fare gruppo perché l’esaltazione di un singolo elemento portata ai massimi livelli disturba l’elemento stesso. Lui è l’assoluto, si è preso le responsabilità ma poi appiattisce gli altri e quando io difendo gli altri secondo voi è un andare contro di lui ma non è così. Se in un anno e mezzo non sono riuscito a far capire questo, vuol dire che ho fallito”.

Dal punto di vista sentimentale non le dispiace essere ricordato come il nemico di Totti? E se non ci fossero stati i fischi ma gli applausi domenica, lei sarebbe rimasto?
“Come nemico di Totti fa sempre parte della coscienza di quello che lo vede il nostro rapporto. Son diventati dei ritornelli, spero che ci sia qualcuno che poi mi ha mandato qualche messaggio di comprensione alla scelta che ho fatto. Ci sono dati tecnici fondamentali per fare delle scelte. Quando sono arrivato la Roma era in difficoltà di gioco, non c’erano molti leader, non si intravedeva un’uscita repentina da questa situazione per cui ho dovuto prendere decisioni che hanno portato ad un percorso in cui Francesco è stato penalizzato. Se lui ha giocato poco e questa Roma ha fatto il record di punti, ci sarà un’altra possibilità di arrivare alla vittoria senza nulla togliere a lui che ci ha fatto vedere giocate impossibili. I fischi partono da lontano, da quando sono arrivato. Io la gente la incontro, son venuti anche fuori dal cancello di casa. Tant’è che c’è un modo di dire qui a Roma che si è verificato: gli allenatori vanno via da soli perché c’è tutto questo contorno che poi si verifica. A me disturba un po’ meno, a qualcheduno di più perché dopo 3 mesi ha smesso di lavorare con la testa per questa volontà di metterlo contro Totti, volontà assoluta di creare il problema alla Roma. Io con Totti rimango amico, anzi, quando si renderà conto che è altrettanto bello il dopo, diventeremo stretti amici e chissà che una volta non si possa raccontare una storia insieme e che lui stesso non capisca che l’esaltazione assoluta che fa perdere di vista il noi alla squadra, si toglie la prima qualità che deve avere anche perché per lui giustamente siamo stati tutti un po’ più disponibili verso gli altri. Per me i giocatori non sono tutti uguali: guardo quello che viene prima in allenamento e si impegna di più, quello che può dare la giocata…Guardo tutte le componenti del riempimento della partita. Voi non so se le guardate tutte. Spero che continui Francesco ora che vado via. Se tutti si è d’accordo per questo. Non sono io quello che lo ha fatto smettere, ha smesso da solo perché è l’età che ha che glielo impone. L’ho fatto smettere o l’ho fatto giocare un anno in più? Facciamo un sondaggio. Secondo me lo ho fatto giocare un anno in più, gli ho voluto strabene”.

Fino alla partita di San Siro contro l’Inter la squadra andava a mille all’ora. Lei sapeva da un mese che gli incontri erano ravvicinati e si sarebbe rischiato qualcosa e infatti sono andate male le due coppe proprio nella settimana degli impegni ravvicinati…Perché non è riuscito ad evitare questo iceberg?
“Non sono riuscito a creare quegli argini che impedissero di perdere quelle partite. Ho commesso degli errori, a volte bisogna giocar d’anticipo e si andava dietro all’idea collettiva che dopo il derby perso il Napoli avesse un calendario più facile. Nello spogliatoio si avvertiva che non si trovavano risorse per reagire, perché avevamo la Juve ed il Milan e ci siamo messi a lavorare bene lì, poi siamo andati a Milano e la Roma è stata rimbalzata nello stadio di San Siro. Ho commesso errori che hanno limitato la squadra ma se poi si vuole vedere come un limite o un mancato successo il fatto di non aver portato a casa titoli state attenti, perché erano passati anni e rischiano di passarne altri se non si fa il corretto dosaggio delle richieste che vogliamo fare ad una squadra ed una società. Naturalmente ci vogliono delle spiegazioni obiettive. Bisogna far partecipare questi cuori senza che ci siano tramiti: Monchi perché è il responsabile tecnico della squadra e i tifosi. Io spero che parli molto alla gente, a quelli che hanno a cuore le sorti della Roma”.

Quando, precisamente, ha pensato di non continuare il rapporto con la Roma?
“Dici delle cose ma le devi mantenere perché da persona schifosa ma per bene le mantengo. Esprimi delle cose che devono venirti da dentro con la squadra per poter avere un rapporto, ed io ho un rapporto bellissimo ed ero convinto di vincere. Poi non puoi tornare indietro e c’è il carico di queste cose. Anche io vengo a lavorare presto la mattina, mi diverto anche con i collaboratori perché siamo convinti che ritrovarsi in  palestra dopo l’allenamento è un modo affinché ciascuno dica la sua e poi qualcosa viene sempre fuori. Avevo questo modo di vivere le giornate a Trigoria. Step by step si maturano le cose, è sempre il risultato di un modo di ragionare, di una follia collettiva come quella di domenica perché siamo tutti stati coinvolti da questo evento incredibile che mi sono filmato e terrò con me”.

Lei lascia una squadra che ha portato in Champions e diventa un candidato per la panchina per l’Inter. Cosa deve pensare il tifoso romanista se un allenatore lascia una squadra che ha portato in Champions per andare in un’altra che non fa neppure l’Europa League?
“Ma perché Di Francesco è stato annunciato? Era una trappola o un ritenermi un po’ co*****ne? Io vado a prendere contatti con chi voglio da qui in avanti. Finora non è stato così, il direttore nuovo lo sa, chiedete a lui. A me interessava finire così di fronte a quegli sportivi lì. Poi, qual è l’idea che si fa la gente, ognuno reagisce a modo suo. A volte si fa finta che qualcosa ti disturbi, la Roma muove tante situazioni per cui non mi interessa, ognuno se lo tiene per sé il pensiero. Io da qui in avanti comincio a parlare con quelli che vorranno fare uso della mia persona come allenatore, come metodo, come faccia. Vado fuori e comincio a telefonare, ascolto se qualcuno mi vuol parlare di calcio e organizzo in base a quello che mi propongono, se mi piace”.

Su Di Francesco?
“Spero che sia uno tra Montella e Di Francesco il prossimo allenatore della Roma perché conoscono la Roma, hanno fatto vedere delle qualità umane che ci vogliono oltre che quelle di allenatore. Secondo me a tutti e 2 il ricordo della Roma non è stato cancellato nonostante gli sviluppi professionali”.

Se a gennaio avessi avuto la possibilità di avere 2 rinforzi? è stato quello lo stimolo ad andare altrove?
“Dalla società ho ricevuto tutto ciò che dovevo ricevere. Mi interesso di quelle che sono le caratteristiche che abbiamo come possibilità per cui se dico ‘ci sto’ poi non vado a dire che mi dici una cosa per un’altra. Ho preso i calciatori che a me stavano bene. Anzi, c’era la possibilità di fa entrare un giocatore ma ho detto di lasciar stare per salvaguardare il carattere di un altro calciatore che già avevo a disposizione perché ritenevo più importante far star tranquillo un calciatore anziché metterlo in competizione con un altro che non era alla sua altezza poi. Pallotta nel suo modo di intendere lo sport, ha fatto vedere di voler investire. Vuol fare lo stadio per la Roma e si mette in dubbio che voglia farlo per interessi suoi? Mannaggia ragazzi, Ridiciamolo, ‘famo sto stadio’  perché va fatto e diventa tutto più facile per quelli che vogliono bene a questa squadra. È lì la chiave per avere più lavoro, più introiti, più calciatori di qualità, più spettacolo per far andare più gente allo stadio. C’è una citazione di un cantautore romano importante che sull’epitaffio ha scritto una cosa importante: ‘non escludo il ritorno’. Mi garba questa cosa qui”.

 

Diretta testuale di Claudia Demenicacopyright-vivicentro

Foraggiamento di Stato (Lo Piano – Saintred)

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In questi giorni la televisone di Stato, gia’ abbondantemente foraggiata dal vecchio Governo Renzi, (nessuno avra’ dimenticato lo scellerato connubio Luce – Canone), sta cercando di spianare la strada al Governo Gentiloni.

Giornalmente vengono mandati in onda progetti che potrebbero maturare fra una quindicina d’anni, sempre che tutto vada per il verso giusto; ieri, due sono state le interviste che hanno trovato ampio spazio nei telegiornali. Sono state discusse con tanta enfasi e dovizia di particolari, mentre sono state fatte passare in sordina altre notizie ugualmente importanti.

Notizie Stupefacenti :

La 1°, riguardante le dichiarazioni di Draghi molto ottimistiche sulla nostra economia e sul lavoro, sicuramente lui come tanti altri papaveri parlamentari, occupa un posto al sole nel firmamento lavorativo. la 2°, e’ stata esposta dal Primo Ministro Gentiloni che con molta nonchalance, ha programmato investimenti per 45 miliardi di euro, rateizzabili in 15 anni “senza Tan nè Taeg”.

Chissa’ cosa potra’ accadere fra qualche mese, potrebbe cambiare la scena politica e tutto cio’ che si e’ proposto in fase elettorale potrebbe essere rimesso in discussione con l’approvazione di altre leggine.

La campagna elettorale sta entrando nel vivo, i politici mandano nell’etere notizie “stupefacenti”, se in Italia esistesse una Legge che punisse chi le mette in onda, meta’ Senato e Parlamento si spopolerebbero.

E’ noto che nei regimi dittatoriali, le televisioni e la Stampa se non seguono le direttive del Rais, vengono del tutto
imbavagliate, in Italia non siamo ancora arrivati a tanto, ma qualche spintarella non fa mai male….

Fiumi d’interviste di Renzi vengono mandate in onda a ritmo martellante, in alcuni casi si sono protratte per minuti e minuti, mentre per gli oppositori vengono mandate in onda mezze frasi, flash, le telecamere hanno gli occhi rivolti verso piazze o passanti.

Il politico nasce bugiardo, diventa mascalzone, quando entra in contatto con i propri simili, ne viene amplificata la potenzialita’.

In questi giorni stiamo assistendo ad un gioco al massacro, il piu’ grande partito deve fagocitare il piu’ piccolo, anche se sono alleati, questa e’ la politica che ha gia’ portato l’Italia allo sfascio.

Sarri: “Con la città ho un rapporto particolare. Il segreto? Ho una squadra che si diverte”

Sarri ai microfoni della stampa

La stagione di Sarri si chiude con un importante riconoscimento, il premio Bearzot. Il tecnico ha dichiarato: “Con la città ho un rapporto particolare ed i tifosi ci sono sempre stati vicini. Anche dopo dei pareggi, il pubblico ha accettato il risultato per il gioco espresso. Credo sia un sintomo di grande cultura e questo premio lo dedico proprio a loro, considerando che non ho potuto dedicargli un altro traguardo. Il segreto di questa squadra è che si diverte, è come allenatore degli uomini che dentro sono ancora bambini. Come si fa a coniugare spettacolo e vittoria? Non lo so perché non abbiamo vinto. Abbiamo fatto partite divertenti e penso che alla base ci si debba divertire in campo durante gli allenamenti e durante le partite e non sempre è semplice. Il livello del nostro calcio? Molto sottovalutato, siamo competitivi e diamo il massimo nelle grandi competizioni. A livello tattico non siamo inferiori a nessuno ed adesso ci sono tanti giovani di grande talento. In questa ultima di campionato tutte le squadre hanno lottato fino alla fine, è segno di una crescita sul piano della mentalità. Ringrazio la Società, la squadra ed i tifosi. Voglio condividere con tutti questo Premio e dedicarlo anche a De Laurentiis che ha avuto il coraggio di prendermi come guida tecnica del Napoli. Il mio ringraziamento è per questo splendido gruppo di calciatori che mi sta dando la sensazione di avere dentro di sè un entusiasmo straordinario. Io da bambino ero tifoso del Napoli, l’unico tifoso tra tanti amici fiorentini, e poter essere l’allenatore della mia squadra del cuore mi riempie di gioia.  Ringrazio anche tutti quelli che hanno voluto assegnarmi questo premio e spero che la prossima  possa essere ancor più ricca di soddisfazioni per tutti i tifosi azzurri con i quali c’è grande feeling e che continuano a seguire la squadra con una passione unica”.

Angela Merkel prepara il G20 guardando ai partner asiatici

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Intanto, dopo lo strappo con Trump, la Cancelliera tedesca Angela Merkel prepara il G20 guardando ai partner asiatici: il suo obiettivo è un’alleanza con India e Cina su clima e commercio.

Un’alleanza su clima e commercio India e Cina, le sponde di Merkel

Dopo lo strappo con Trump la cancelliera prepara il G20 guardando ai partner asiatici. E incontra il premier Modi

BERLINO – Ribaltando il titolo di un celebre editoriale scritto nel 2003 sul «Washington Post» dall’allora leader dell’opposizione tedesca Angela Merkel, che accusava il cancelliere Gerhard Schröder di schierarsi contro gli Usa sulla guerra in Iraq per motivi elettorali («Schroeder doesn’t speak for all Germans»), si potrebbe affermare che oggi «Merkel speaks for all Germans». Il giorno dopo il suo strappo contro Trump, motivato anche da ragioni elettorali – la cancelliera sa quanto impopolare sia l’inquilino della Casa Bianca in Germania e quanto popolare sia per lei presentarsi come un’àncora di stabilità in un mondo pieno di incertezze – tutti i partiti si sono associati alle sue parole. Il candidato cancelliere della Spd, Martin Schulz, si è affrettato a rincorrerla, spiegando che «la risposta migliore a Trump è un’Europa ancora più forte», mentre il ministro degli Esteri, Sigmar Gabriel, ha accusato Trump di indebolire l’Occidente.

La stessa cancelliera è tornata all’attacco contro Washington: «Chi oggi mette i paraocchi nazionali e non guarda al mondo che lo circonda finisce in disparte», ha notato, aggiungendo che per arrivare a uno «storico successo» sul clima «c’è ancora molta strada davanti a noi». Al tempo stesso Merkel ha ribadito, tramite il suo portavoce, la propria profonda fede transatlantica, ha chiarito che i rapporti con gli Usa restano «un solido pilastro della nostra politica estera e di sicurezza» e annunciato che la Germania «continuerà a lavorare per rafforzarli».

Alla vigilia del G20 di luglio ad Amburgo e del voto di settembre, Merkel lavora su più binari. Sa perfettamente che è impossibile rinunciare agli Stati Uniti, non solo dal punto di vista economico (in nessun altro Paese al mondo la Germania esporta tanto quanto negli Usa), ma anche della sicurezza: «Prendere il destino nelle proprie mani» equivale tra l’altro ad aumentare gli investimenti nella Difesa, un tema molto impopolare in Germania, tanto più alla vigilia delle elezioni. Contemporaneamente lavora con Emmanuel Macron a rafforzare l’Europa, convinta com’è, da tempo, che Berlino possa contare alla lunga sullo scacchiere internazionale solo all’interno di una Ue forte, ma anche più snella e rapida nelle decisioni. E al tempo stesso cerca alleati internazionali su cui poter puntare in vista del G20. E guarda soprattutto all’Asia.

L’occasione per preparare il terreno su due temi per lei centrali – commercio e clima – le offre un insolito giro di consultazioni: ieri sera la cancelliera ha visto a cena alla residenza dello Schloss Meseberg, vicino Berlino, il premier indiano Narendra Modi, col quale tornerà a sedersi oggi intorno a un tavolo per le tradizionali consultazioni governative tedesco-indiane. «L’India farà di tutto affinché il G20 abbia un esito positivo», «rientriamo tra le economie più aperte del mondo e vogliamo continuare a integrarci nelle reti economiche globali», ha annunciato Modi sull’«Handelsblatt». Domani e giovedì Merkel vedrà poi, sempre a Berlino, il premier cinese Li Keqiang.

Da settimane la Germania cerca la sponda di Pechino in funzione anti-Trump: non è passata inosservata la telefonata con cui a marzo la cancelliera – il giorno prima del suo incontro con Trump a Washington – e il presidente cinese Xi Jinping hanno chiarito di volersi impegnare a favore del libero commercio e dei mercati aperti. Non che i rapporti bilaterali siano idilliaci, come dimostrano le difficoltà per le aziende tedesche in Cina o i timori per lo shopping di aziende tedesche ad alto tasso di tecnologia co-finanziato da Pechino. Tuttavia la Cina – che nel 2016 ha scavalcato gli Usa come primo partner commerciale della Germania – può diventare un alleato chiave di Merkel nella lotta ai cambiamenti climatici.

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lastampa/Un’alleanza su clima e commercio India e Cina, le sponde di Merkel ALESSANDRO ALVIANI

Macron striglia Putin su Siria, Cecenia, Ucraina e ruolo media in Russia

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Il neo presidente francese Emmanuel Macron riceve il collega russo Vladimir Putin a Versailles. Nel corso del faccia a faccia il leader dell’Eliseo parla a nome dell’Europa, chiede collaborazione contro i crimini di Assad in  Siria e critica Mosca tanto sulla repressione dei gay in Cecenia che  sul ruolo dei media.

Macron tiene testa a Putin: “Vigileremo sui diritti umani”

A Versailles il neo presidente esalta il ruolo dell’Ue: lavoriamo insieme sulla Siria. Ma su repressione dei gay in Cecenia e media russi l’Eliseo è duro con Mosca

PARIGI – Un dialogo «fermo» e «senza concessioni» in nome della Francia e dell’Europa. Dopo il vertice Nato a Bruxelles e il G7 di Taormina, Emmanuel Macron supera la prova più difficile del suo esordio internazionale: l’incontro a Versailles con il presidente russo Vladimir Putin. Dopo anni di relazioni diplomatiche ridotte ai minimi per l’Ucraina e la Siria, il leader europeista segna una svolta nel modo di relazionarsi con il capo del Cremlino. Finiti i timori reverenziali o le parole pronunciate a mezza bocca dei predecessori. Macron aveva promesso una relazione più sincera e trasparente, così è stato.

Luogo e data dell’incontro non sono stati scelti a caso. Per sfatare le reciproche diffidenze, Macron ha accolto l’omologo russo con tutti gli onori. Una cerimonia in grande stile, con tappeto rosso, picchetto d’onore, ori tirati a lucido nella reggia dei Re di Francia. «Sono impressionato», ha commentato Putin, giunto intorno alle 14 a bordo di una Mercedes nera. Non poteva ambire a un quadro più solenne. Prima di ritirarsi per oltre tre ore – ben più del previsto – nei saloni del re Sole, i due si sono scambiati una cordiale stretta di mano dinanzi agli oltre 300 giornalisti accreditati. Carico di significato anche il contesto dell’incontro: l’inaugurazione di una mostra su Pietro il Grande, lo zar di Russia che esattamente tre secoli fa, nel 1717, avviò i rapporti diplomatici tra Mosca e Parigi.

«Fu il simbolo di quella Russia che volle aprirsi all’Europa», ha esordito Macron nella conferenza stampa finale al fianco di Putin, convocando la storia al servizio del presente. «L’importante è il dialogo – ha avvertito – da 300 anni, Francia e Russia non hanno mai interrotto la loro reciproca amicizia». Poi però, quando si è trattato di entrare nel merito dei dossier più spinosi, prima sulla Siria, poi Cecenia, Ucraina, quindi sulle ingerenze nelle recenti presidenziali francesi, il trentanovenne al suo primo vertice bilaterale con Putin non ha tentennato. «Qualsiasi uso di armi chimiche in Siria – ha avvertito – sarà oggetto di rappresaglia e di risposta immediata»: Macron ha riferito di aver «indicato in modo molto chiaro» all’ospite «questa nostra linea rossa», che non si deve oltrepassare. «Transizione e stabilità» sono poi gli altri obiettivi, condivisi da Putin, il quale si è concentrato sulla lotta al terrorismo parlando della Siria: «Per noi è la priorità». Il leader francese ha proposto di istituire un gruppo di lavoro, con esperti che possano andare a Mosca. «Noi riteniamo che non si debba lottare contro la minaccia terroristica distruggendo lo Stato siriano», ha aggiunto il russo.

È toccato poi alla Cecenia e ai diritti umani in Russia: il padrone di casa ha annunciato che Putin gli ha assicurato «misure» per ottenere la «verità completa» sui sospetti di repressione di omosessuali in Cecenia. Noi, ha aggiunto, «vigileremo» su questi temi, precisando di aver convenuto su una «verifica comune» che dia risultati «all’altezza delle attese della Francia». Quando una giornalista russa ha chiesto a Macron il perché delle difficoltà di alcuni suoi colleghi nel seguire la corsa all’Eliseo di primavera, con riferimento all’espulsione dal quartier generale di En Marche! degli «inviati» di Russia Today e Sputnik, Macron ha replicato secco: «Quando degli organi di stampa diffondono controverità infamanti, non si tratta più di giornalisti, ma di organi di propaganda». Da parte loro, c’è stata «un’ingerenza grave». Sul tema Putin si è mostrato sulla difensiva. «Non abbiamo mai tentato di influenzare il risultato del voto francese». Quanto alla visita di Marine Le Pen a Mosca prima del voto: «Non vedo come avrei potuto rifiutare di riceverla».

Sul capitolo ucraino e le sanzioni a Mosca, i due hanno convenuto sulla necessità di un nuovo vertice «al più presto» con Berlino e Kiev. In serata, Putin ha visitato la nuova cattedrale ortodossa fatta costruire da Mosca nei pressi della Torre Eiffel.

vivicentro.it/attualità
vivicentro/Macron striglia Putin su Siria, Cecenia, Ucraina e ruolo media in Russia
lastampa/Macron tiene testa a Putin: “Vigileremo sui diritti umani” PAOLO LEVI

Kiss Kiss – Slittato l’incontro con l’Arsenal per Szczesny, il Napoli vuole trattenere anche Strinic

In casa Napoli si continua a lavorare sul fronte rinnovi. Oltre a Ghoulam, anche Ivan Strinic potrebbe continuare la sua avventura in azzurro. Nel corso della cena a Villa d’Angelo, De Laurentiis avrebbe espresso il suo gradimento per la permanenza del laterale croato. Sul mercato in entrata si continua a lavorare per Szczesny. L’incontro con l’Arsenal, proprietario del cartellino del portiere polacco, è però slittato a dopo la finale di Champions League. Lo rivela la redazione di Radio Kiss Kiss Napoli.

Koulibaly, l’agente: “L’intenzione è quella di restare, dipenderà dalla società. Juve? Non ci andrebbe mai”

Bruno Satin, agente di Kalidou Koulibaly e socio del procuratore di Patrik Schick, è intervenuto ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli. Ecco quanto evidenziato:

“Il Napoli è finalmente riconosciuta tra le squadre col più bel calcio d’Europa. Futuro Kalidou? Ha un contratto col Napoli e ha intenzione di rispettarlo, poi sarà il presidente a decidere se valutare eventuali offerte. Credo che l’intenzione del club sia quella di trattenere tutti. Il ragazzo apprezza l’ambiente e i compagni, ovviamente le dinamiche del calcio sono imprevedibili. Il Napoli ha già comprato Tonelli e Maksimovic nel caso in cui partisse qualcuno in difesa.
La Juventus è ancora superiore a livello di struttura societaria, ma sul piano del gioco gli azzurri sono da scudetto. La Juve non mi ha mai chiesto Koulibaly, non c’è nessun rischio perché il calciatore non vestirebbe mai la maglia bianconera.
Schick? Ha alcune offerte importanti e sta valutando. Il Napoli ha chiesto informazioni, ma ora sarà il calciatore a decidere”.

A cura di Antonino Gargiulo

Quagliarella: “Sono sempre a casa a Napoli. La stagione degli azzurri è da 10 e lode”

Fabio Quagliarella, presente al San Paolo per la Partita del Sole, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli:

“Sono contento di essere qui, non potevo rifiutare questo invito. Sono sempre a casa a Napoli, è stato molto bello lo striscione che mi hanno dedicato i tifosi. Vedere quello striscione è stato come indossare di nuovo la maglia azzurra, tornando indietro nel tempo. Il Napoli merita un 10 e lode in stagione, vederlo giocare. Giocarci contro si rischiano brutte figure. Stanno facendo una grande crescita. Insigne? L’avevo invitato ad evitare certi atteggiamenti dopo il gol, siamo dei campioni e dobbiamo essere degli esempi”.