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Povertà, vulnerabilità energetica: mortalità anomala durante l’inverno

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La povertà va ben oltre la mancanza di reddito Le famiglie meno abbienti destinano al pagamento delle bollette una quota rilevante del loro bilancio e sono esposte alla “vulnerabilità energetica” e alle sue conseguenze socio-sanitarie. Un recente studio prova a quantificare il problema.

Ma i poveri spendono di più per l’energia*

La necessità di tutelare le famiglie in condizioni di povertà energetica è stata sottolineata anche dalla Commissione europea. Ma bisogna misurare in modo chiaro l’estensione del fenomeno per capire quali siano le migliori strategie per contrastarlo.

Cos’è la povertà energetica

La quota di risorse che le famiglie destinano all’acquisto di energia elettrica e riscaldamento è aumentata di un punto percentuale tra il 2000 e il 2013 (figura 1). In larga parte, ciò è determinato dall’andamento dei prezzi poiché gli usi di energia sono difficilmente comprimibili.

A rendere la situazione critica è il fatto che l’aumento dell’incidenza della spesa energetica non è uniforme per le diverse fasce della popolazione, ma pesa di più per le famiglie meno abbienti: nel 2015, il 10 per cento delle famiglie con i consumi più bassi destinava oltre il 4 per cento della propria spesa all’acquisto di energia elettrica, mentre il 10 per cento con i consumi più alti vi riservava poco più dell’1 per cento (figura 2).

L’incremento delle risorse familiari destinate alla spesa energetica potrebbe inasprire il fenomeno della povertà energetica, concetto cui ci si riferisce con molteplici accezioni e, allo stato attuale, dalla misurazione incerta. Da un lato, la povertà energetica può essere intesa come la difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici. Ha quindi conseguenze in primo luogo sulla salute delle persone: una casa non adeguatamente riscaldata accresce la probabilità di malattie all’apparato respiratorio e cardiovascolare con la possibilità, nelle zone climatiche più rigide, di una crescita anomala della mortalità durante l’inverno. L’aumento delle malattie comporta molteplici costi indiretti: i maggiori oneri sostenuti dal sistema sanitario nazionale, la riduzione del prodotto dovuta alle assenze dal lavoro o alla minore produttività.

In un’altra accezione, che si può definire come vulnerabilità energetica, la povertà energetica si manifesta quando l’accesso ai servizi energetici implica una distrazione di risorse (in termini di spesa o di reddito) superiore a un “valore normale”.

Le diverse misure della povertà energetica

Uno studio del 2015 passa in rassegna i possibili indicatori per misurare la povertà energetica in Italia. Una prima classe di misure valuta il numero di famiglie che sottraggono un ammontare eccessivo di risorse per far fronte alle proprie spese energetiche (ad esempio, se la spesa è superiore al 10 per cento del reddito). Un secondo tipo di indicatori rileva invece uno stato “soggettivo” di povertà energetica, ad esempio perché la famiglia dichiara di non riuscire a riscaldare adeguatamente l’abitazione in cui vive. Infine è possibile costruire indicatori compositi che considerano sia il verificarsi di una spesa energetica al di sopra di una certa soglia sia una capacità reddituale o di spesa (al netto dei costi energetici) inferiore alla soglia di povertà (cosiddetti indicatori low-income high-costs, recentemente adottati nel Regno Unito).

Nello stesso lavoro si propone una statistica che considera congiuntamente: 1. la presenza di un livello elevato della spesa energetica (maggiore della mediana); 2. un ammontare della spesa complessiva (al netto delle spese energetiche) inferiore alla soglia di povertà relativa; 3. un valore nullo per l’acquisto di prodotti per il riscaldamento per le famiglie con una spesa complessiva inferiore alla mediana. Secondo tale misura, nel periodo 2004-2015, la quota di famiglie in stato di povertà energetica è stata pari a circa l’8 per cento del totale (2,1 milioni di famiglie, figura 3). Si tratta di una quota nettamente inferiore a quella recentemente calcolata dalla Commissione europea in base a un indicatore di tipo soggettivo (oltre il 17 per cento).

Nell’ambito del Winter package la Commissione ha delineato una strategia di contrasto alla povertà energetica essenzialmente basata sul miglioramento dell’efficienza energetica delle abitazioni. La stessa Commissione ha istituito un Osservatorio sulla povertà energetica, che diventerà operativo nel corso del 2017, con il compito di produrre statistiche affidabili e comparabili, divulgare le buone prassi e coinvolgere i vari attori interessati. Anche il governo italiano ha recentemente annunciato l’istituzione di un gruppo di lavoro con compiti analoghi. La decisione è dettata anche dalla volontà di valutare come rafforzare e rendere complementi gli strumenti di contrasto alla povertà energetica esistenti (bonus elettrico e gas) in vista della piena liberalizzazione dei mercati energetici al dettaglio prevista dal disegno di legge “concorrenza”.

A questo scenario in rapida evoluzione non può mancare la partecipazione e il contributo del nostro paese; anche per concorrere a individuare una metodologia solida per la misurazione di questo fenomeno.

Figura 1 – Incidenza della spesa per l’energia: 2000-2015 (in percentuale su spesa totale)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

Figura 2 – Spesa energetica per fasce di consumo (anno  2015 in percentuale della spesa totale)

Fonte: elaborazioni su dati Istat

Figura 3 – Quattro possibili misure di povertà energetica

Fonte: elaborazioni su dati Istat

IVAN FAIELLAfaiella

Ivan Faiella è Senior Economist presso la Banca d’Italia. Dal 1996 al 1998 ha lavorato per ENI come energy analyst. Nel 1998 è entrato in Banca d’Italia dove è stato prima presso il Servizio Statistiche per poi passare, nel 2009, al Servizio Struttura economica dove si occupa di questioni ambientali ed energetiche. Gli altri suoi interessi di ricerca sono i metodi statistici ed econometrici e lo studio della distribuzione del reddito e della ricchezza. È membro del gruppo di lavoro energia del G20 (Energy Sustainability Working Group).

LUCIANO LAVECCHIAbrugiavini

Economista, ha lavorato presso la divisione di Analisi e ricerca economica territoriale della Sede di Palermo della Banca d’Italia. Fellow dell’Istituto Bruno Leoni. Laurea in Economics and Social Sciences presso l’Università Bocconi di Milano e Dottorato in Analisi economiche presso l’Università degli Studi di Palermo.

* Le idee e le opinioni espresse in questo articolo sono da attribuire agli autori e non investono la responsabilità delle istituzioni di appartenenza.

Ma i poveri spendono di più per l’energia* (Ivan Faiella e Luciano Lavecchia)/lavoce.info

Kiss Kiss – Szczesny ad un passo dalla Juventus: da escludere l’ipotesi Napoli

A Radio Kiss Kiss Napoli, nel corso di ‘Radio Gol’, il giornalista Lucio Pengue ha riportato importanti novità su Wojciech Szczesny:

“Abbiamo parlato con l’entourage del polacco che ci ha confermato che è a un passo dalla Juventus. I bianconeri sono davanti a tutti, manca poco alla firma. E’ da escludere dunque una riapertura per Szczesny al Napoli”.

Si può tornare indietro sulla Brexit?

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Dopo la battuta d’arresto elettorale per la signora May e l’invito ai britannici a ripensarci da parte di Emmanuel Macron, i giuristi si chiedono se e come si possa tornare indietro sulla Brexit.

Si può fermare la Brexit?

Si può fermare la Brexit? Tra i giuristi non c’è unanimità di pensiero. Ma non si può ammettere che uno stato possa revocare il recesso dall’Unione europea in base alle sue convenienze. Perché la decisione spetterebbe alla Corte di giustizia europea.

Porte aperte della UE per il Regno Unito

La revoca della Brexit è stata ritenuta finora un problema puramente teorico. Sennonché, dopo la pesante sconfitta di Theresa May nelle elezioni politiche dell’8 giugno, l’ipotesi sembra meno campata per aria. Non solo perché il risultato può essere letto come una sconfessione popolare dell’approccio alla Brexit propugnato dai conservatori, ma anche per il fatto che il governo inglese oggi deve reggersi sull’appoggio parlamentare del Democratic Unionist Party del Nord Irlanda, i cui cittadini hanno votato in maggioranza contro la Brexit. Non sorprende quindi che, in occasione della recente visita di Theresa May a Parigi, il presidente francese, Emmanuel Macron, abbia affermato che le porte dell’Unione sono sempre aperte, nel caso in cui il Regno Unito cambi idea, anche se – ha avvertito – man mano che il negoziato procede, l’operazione potrebbe risultare sempre più difficile. Guy Verhofstadt, parlamentare belga di grande peso a Strasburgo, ha aggiunto che le porte della UE, sebbene ancora aperte, non sono tutte uguali, proprio come quelle di Alice nel paese delle meraviglie: a suo parere nel caso gli inglesi volessero rimanere, dovrebbero rinunciare ai privilegi che negli anni si sono conquistati, primo fra tutti la famosa riduzione di contributo al budget europeo negoziato da Margaret Thatcher nel 1984, e passata alla storia con l’elegante slogan: I want my money back!

L’interpretazione dell’articolo 50

Ma, al di là delle affermazioni dei politici, il tema è prettamente giuridico: dopo che uno stato, in applicazione dell’articolo 50 del Trattato dell’Unione europea, ha notificato agli altri partner europei la sua intenzione di uscire dalla UE, può revocare la notifica? L’articolo 50 sul punto tace, probabilmente perché parte dal presupposto – che la realtà ha dimostrato errato – che una decisione così grave non possa essere presa a cuor leggero e pertanto, una volta adottata, la revoca è inconcepibile.

I giuristi si sono perciò lanciati in speculazioni varie. L’unico punto su cui sembra esserci consenso è che se la revoca dalla decisione di recedere è concordata dallo stato interessato con tutti i rimanenti 27 membri, è ammissibile, dato che nel diritto internazionale l’unanimità risolve ogni questione.

Molto più problematica sarebbe una revoca unilaterale, in contrasto con il desiderio di tutti o di alcuni stati membri dell’Unione. Taluni giuristi che la ritengono ammissibile (non a caso, inglesi) affermano che il Regno Unito, così come ha unilateralmente notificato il recesso, potrebbe altrettanto unilateralmente revocarlo, se ciò fosse deciso in maniera conforme alle norme interne britanniche. Molti altri giuristi sono assai più cauti: è vero che in base all’articolo 50 ogni stato membro può decidere unilateralmente di recedere dall’Unione, ma in virtù alla stessa norma, una volta notificato il recesso, la procedura non è più solo sotto il controllo dello stato recedente. Infatti, diviene completamente europea, poiché nel negoziato sono coinvolti tutti gli stati, nonché la Commissione, il Consiglio europeo e il Parlamento europeo che devono, rispettivamente, negoziare e approvare l’accordo di recesso. Inoltre, sempre in base all’articolo 50, la notifica di recesso si conclude solo in due modi: o con un’uscita concordata tra le parti o con un recesso non concordato, che si realizza automaticamente dopo due anni dalla notifica. Questi giuristi ritengono pertanto che lo stato possa decidere unilateralmente se innescare la procedura dell’articolo 50 ma, una volta partita, la procedura può concludersi solo col recesso.

Dietro la cautela giuridica c’è una preoccupazione politica. Se si ammettesse che uno stato può a suo piacimento revocare il recesso, si correrebbe il rischio che ogni stato membro possa decidere di lasciare l’Unione, al solo fine di cercare di ottenere, mediante il negoziato che ne segue, miglioramenti della sua specifica posizione, ad esempio attraverso clausole di esenzione di applicazione di particolari politiche o riduzioni di contributi al bilancio comune. Così, se si ammettesse che il Regno Unito può portare a termine il negoziato e poi decidere se uscire o meno dall’Unione in base all’ipotesi più vantaggiosa, la Brexit sarebbe seguita a ruota da tante altre ‘exit’ di stati desiderosi di ottenere gli stessi risultati. L’Unione si trasformerebbe in un tavolo negoziale permanente, senza alcuna certezza delle regole applicabili.

La conclusione che diversi giuristi traggono, incluso chi scrive, è che la revoca unilaterale della Brexit può forse essere ammessa solo se è decisa prima che il negoziato lasci intravedere i suoi risultati e il Regno Unito possa fare i conti se l’operazione gli conviene o meno. Nell’Unione si sta anzitutto perché si condividono ideali e valori e non solo perché conviene economicamente.

Già questa conclusione dispiacerà agli inglesi, ma temo verrà loro il mal di testa quando si accorgeranno che, poiché la questione della revoca è in sostanza una questione di interpretazione dell’articolo 50 del Trattato, l’unico soggetto competente a risolvere in maniera definitiva il problema è l’odiata Corte di giustizia dell’Unione europea.

PIETRO MANZINI

manziniProfessore ordinario nel Diparimento di Scienze giuridiche dell’Università di Bologna, insegna Diritto internazionale e globalizzazione e Competition Law and Economics. Ha conseguito il Dottorato di ricerca in Diritto dell’Unione europea ed è stato Visiting scholar nell’università di California a Berkley. E’ stato referendario presso la Corte di giustizia dell’Unione europea e ha svolto attività di assitenza legale, come avvocato e come esperto nazionale distaccato, per la Commissione europea.

lavoce.info/Si può fermare la Brexit? (Pietro Manzini)

Premium Sport – Napoli vicino a Ounas del Bordeaux: distanza di due milioni tra le società

Il primo colpo del Napoli si avvicina: il Bordeaux ha capito che Adam Ounas (ala 20enne) vuole solo vestire la maglia azzurra e anche in caso di clamorosi inserimenti di nuovi club pretendenti non cambierà la sua decisione. Soltanto due milioni separano le due società ma l’accordo sta per essere raggiunto sulla base di 10 milioni di euro cash più 2 che verrebbero vincolati a determinati bonus legati ai risultati del Napoli nella prossima stagione. Ore caldissime per incorporare un nuovo esterno nei meccanismi di Sarri. Anche l’altro, Berenguer, resta nel mirino dei campani ma l’Osasuna per ora non fa sconti e pretende il pagamento dell’intera clausola rescissoria di 9 milioni.

 

Da premiumsporthd.it

Crc – Nessun accordo tra Juventus e Arsenal per Szczesny: Giuntoli riallaccia i contatti

A Radio Crc, nel corso di ‘Si Gonfia la Rete’, è intervenuto Raffaele Auriemma rilasciando alcune dichiarazioni:

“Ci sono degli aggiornamenti per quanto riguarda Szczesny. Abbiamo contatto il suo agente che ci ha fatto sapere che il suo futuro non è ancora deciso e il Napoli potrebbe essere una possibilità. La Juventus resta in pole ma non ha ancora trovato l’accordo con l’Arsenal. Giuntoli ha allacciato nuovi contatti con il club londinese attraverso alcuni intermediari. E’ una situazione da monitorare”.

Rai – Futuro Reina, Napoli disposto ad offrire il rinnovo fino al 2019: lo spagnolo chiede un triennale

Ciro Venerato, giornalista Rai ed esperto di calciomercato, è intervenuto nel corso di ‘Si Gonfia la Rete’ in onda su Radio Crc. Ecco quanto evidenziato:

“Per quanto riguarda il futuro di Pepe Reina, a breve è atteso un nuovo incontro con Quilon. Il Napoli sarebbe disposto a trattenerlo con un biennale fino al 2019 e non fino al 2020 come vorrebbe il calciatore e lo stesso agente. Sullo spagnolo c’è sempre il Newcastle che però non vuole spendere i 5 milioni richiesti da De Laurentiis.
Leno? Proseguono i contatti con il Bayern Leverkusen, tutto dipende da Reina. Servirebbe cedere lo spagnolo e mettere altri soldi”.

Radio Kiss Kiss- Chiriches piace all’estero, ma il ragazzo non vuole muoversi

Radio Kiss Kiss- Chiriches piace all’estero, ma il ragazzo non vuole muoversi

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli, Diego De Luca e Francesco Marciano hanno fatto il punto in merito al mercato in uscita del Napoli: “Chiriches piace molto all’estero, ma da fonti vicini al calciatore ci dicono che il giocatore non si muove, un’altra delle dimostrazioni che indicano come si voglia confermare la squadra in blocco e lottare per lo Scudetto”. 

Premium Sport- Reina verso il Milan, lo spagnolo ha superato Neto

Premium Sport- Reina verso il Milan, lo spagnolo ha superato Neto

Ai microfoni di Premium Sport, è intervenuto l’esperto di mercato Bargiggia, il quale ha dichiarato: “Ci sono discrete chances che il prossimo portiere del Milan sia quello che attualmente veste la maglia del Napoli. Reina più avanti di Neto nel gradimento dello staff tecnico del Milan. Trattare con De Laurentiis è meno semplice che trattare con la Juventus. Il più quotato dunque è lo spagnolo, anche se potrebbe essere proposto anche Keylor Navas nell’affare Donnarumma col Real Madrid”.

Radio Kiss Kiss- Napoli, proposto Gael Clichy del Manchester City

Radio Kiss Kiss- Napoli, proposto Gael Clichy del Manchester City

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli, Diego De Luca e Francesco Marciano hanno dichiarato: “Al Napoli è stato proposto Gael Clichy, contratto in scadenza il 30 giugno ma l’ingaggio è di cinque mln, e sembra fuori dai parametri”.  

Torre del Greco, per difendere la sorella viene accoltellato dal branco. È caccia alla gang

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Un’aggressione efferata quella messa in atto in pieno giorno nel centro di Torre del Greco, ad opera di tre ragazzi. Ad essere gravemene ferito con un coltello è stato il tatuatore 31enne G. F., per aver sottratto la sorella dagli apprezzamenti volgari espressi dalla gang.

È successo ieri in via Vittorio Veneto intorno le 13:30. Il branco si è accostato con lo scooter alla vettura dei due fratelli, costringendoli a fermarsi. Appena il tatuatore è sceso dal veicolo è stato assalito da imprecazioni e minacce, ma ben presto dalle parole si è passato ai fatti.

Quello che forse doveva essere il capo del gruppo ha estratto un coltello pronto ad infliggere un colpo mortale al 31enne, cercando di pugnalarlo all’addome. Se il piano è fallito, è grazie all’abilità e alla scaltrezza di G. F. che si è difeso con l’avambraccio destro, che però è stato trapassato quasi completamente dalla lama, e ora c’è il rischio che ne perda parzialmente l’uso.

Mentre l’assalto era in atto e mentre la sorella del tatuatore chiedeva aiuto, si è trovata a passare in via Vittorio Veneto una gazzella dei carabinieri. Il loro arrivo ha messo in fuga i tre ragazzi.

La vittima è stata condotta all’ospedale di Torre del Greco dove è stata sottoposta ad un delicato intervento chirurgico. Ora le forza dell’ordine sono sulle tracce dei colpevoli.

De Laurentiis spara alto per Zapata: il Toro ci pensa

De Laurentiis spara alto per Zapata: il Toro ci pensa

Duvan Zapata è la seconda pedina d’attacco in uscita da Napoli, dopo Pavoletti). Secondo La Gazzetta dello Sport, il colombiano è sull’uscio della porta di Castel Volturno, ma Aurelio De Laurentiis per lui spara alto: 30 milioni di euro. Al presidente Cairo interessa, ma al momento la valutazione dei granata è di circa la metà. Nel frattempo, però, il Napoli deve ancora 20 milioni di euro come conguaglio dell’obbligo di riscatto per Nikola Maksimovic. Secondo la Rosea, però, i due affari restano al momento separati.

Il dott. De Nicola incontra Chiavelli, vicino il rinnovo

Il dott. De Nicola incontra Chiavelli, vicino il rinnovo

Il Napoli ha già vinto uno scudetto ed è quello dell’infermeria quasi sempre vuota. Lo fa, a dire il vero, da quattro anni e la ricetta è sempre la stessa: duro lavoro, competenza e tecniche all’avanguardia. Come scrive La Repubblica, è questo il segreto dello staff medico del Napoli, guidato da Alfonso De Nicola, che dal 2013 vince costantemente la sua sfida: giocatori sani e vincenti. Il ruolino di marcia nelle 210 gare disputate nell’ultimo quadriennio sportivo parla chiaro: 63 infortunati e appena 264 indisponibili. Il ritmo è da primato e rappresenta un’eccellenza della società di Aurelio De Laurentiis. Il gruppo è affiatato: Enrico D’Andrea e Raffaele Canonico coadiuvano De Nicola, senza dimenticare i fisioterapisti (Massimo Buono, Giovanni D’Avino, Fabio Sannino, Marco Romano e Marco Di Lullo). L’obiettivo è comune: garantire all’allenatore di turno la rosa al completo. Il metodo del Napoli è ormai consolidato e si basa sulla prevenzione di ogni singolo problema fisico. Il giocatore viene gestito attraverso un sistema personalizzato che prevede pure un regime alimentare da seguire per raggiungere il top della forma. Il fiore all’occhiello è naturalmente la consulenza con alcuni specialisti, tra cui il professor Antonio Giordano della Temple University. La conferma dell’intera equipe è ormai vicina. L’incontro di ieri nella sede della Filmauro, tra l’ad Chiavelli, il diesse Giuntoli e Alfonso De Nicola ha gettato le basi per le necessità della prossima stagione ma soprattutto è stato un passo in avanti decisivo per la riconferma dell’equipe medica per altri quattro anni.

Maradona day, spunta un retroscena sulla data del 4 luglio

Maradona day, spunta un retroscena sulla data del 4 luglio

Alessandro Siani lavora con Angelo Pisani alla ricerca di un punto di incontro tra le esigenze del Comune e quelle di Maradona. Siani aveva illustrato le sue idee a De Laurentiis: la scelta del 4 luglio e’ proprio la sua. E gli e’ venuta a gennaio, durante la preparazione del suo spettacolo col Pibe de Oro. Perche’ e’ la data del suo sbarco a Napoli. Ora De Laurentiis e’ a Los Angeles, Maradona negli Emirati Arabi e riuscire a parlare, causa i fusi orari e gli impegni di tutti, e’ complicato. Ma e’ Siani l’intermediario tra i due. L’amichevole e’ un progetto andato definitivamente, qualcosa con la societa’ azzurra potrebbe essere allestito, magari con la partecipazione di qualche tesserato alla cerimonia di consegna della cittadinanza. Il nemico principale e’ il tempo: mancano meno di tre settimane all’appuntamento. Lo riporta Il Mattino.

Quattro amichevoli estive per il Napoli, due società hanno rifiutato

Quattro amichevoli estive per il Napoli, due società hanno rifiutato

Il ritiro del Napoli scatterà il 5 luglio, dopo alcuni giorni che serviranno, a Castel Volturno, per i test fisici. Ci saranno quattro amichevoli durante i venti giorni di ritiro in Val d Sole. Maurizio Sarri ha dato indicazioni precise: il preliminare in Champions lo angoscia e la preparazione sara’ finalizzata ad arrivare al top per Ferragosto. Primo test-match il 12 luglio, ovvero sette giorni dopo l’arrivo a Dimaro contro una rappresentativa locale. Tra gli avversari da affrontare ci sarà il Carpi, probabilmente il 18 luglio ma anche qui bisogna ancora fissare. Sarri vuole un test con una squadra di serie A gia’ durante il ritiro: Cagliari e Sampdoria hanno detto no: probabile che possa essere il Genoa. Poi l’Audi Cup, in programma a Monaco di Baviera: si affrontera’ l’Atletico Madrid del Cholo Simeone martedì 1 agosto alle 17.45. Ieri la delegazione del Napoli, guidata dal vice presidente Edo De Laurentiis, e di cui ha fatto parte anche il preparatore atletico Francesco Sinatti, ha incontrato gli organizzatori del Trentino Marketing anche per definire il programma delle serate e degli incontri in piazza tra i tesserati azzurri e i giornalisti. Lo riporta Il Mattino.

Pavoletti in uscita, due club su di lui

Pavoletti in uscita, due club su di lui

Con la situazione attaccante in continua evoluzione, se Mertens sarà il titolare dell’attacco e Arkadiusz Milik partirà presumibilmente dalla panchina, resterebbe poco spazio per Leonardo Pavoletti. Giuntoli, secondo la Gazzetta dello Sport, potrebbe cederlo per una cifra tra i 10 e i 12 milioni. Pavoletti ha richieste da Lazio ed Udinese. Ma la seconda è spaventata per l’ingaggio che il calciatore ha acquisito al Napoli.

Decreto Legge per ”Aiuti Ad Alta Intensità” (Lo Piano – Saintred)

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Con la seduta del Consiglio dei ministri del 9 Giugno 2017 è stato approvato un Decreto Legge che dovrebbe introdurre importanti disposizioni per la crescita economica nel Mezzogiorno: il Governo avrebbe promesso di concedere “aiuti ad alta intensità”.

Cosa voglia significare “aiuti ad alta intensità” non e’ dato sapere, sicuramente chi l’ha messa in onda, lo avra’ fatto per dare solennita’, enfasi e tanta passionalita’ al Decreto.

La dotazione di base che dovrebbe essere consegnata ad ogni imprenditore per incentivare nel Meridione, agricoltura, artigianato e industria, avra’ un massimale di 40 mila euro di cui il 35% a fondo perduto.

Il finanziamento residuale, rispetto alla quota di contributo a fondo perduto, sarà a tasso zero, ed erogato tramite il sistema bancario, con il beneficio della garanzia pubblica, attraverso apposita sezione del Fondo di Garanzia per le PMI.

Bisognera’ vedere chi avra’ i requisiti richiesti, tutte le barriere burocratiche che dovra’ superare, comprese le lungaggini delle Banche, che da un paio d’anni hanno i braccini corti, e le ram esaurite.

Questo provvedimento, si pensa abbia la funzione di sostuire la ormai “estinta” misura dell’Autoimpiego di Invitalia, che per anni ha sostenuto le persone a costituire le loro aziende.

Apriamo parentesi :

Quante aziende in Italia si sono potute rialzare con la misura dell’Autoimpiego di Invitalia? a domanda si risponde pochissime. Lo Stato ha gia’ stanziato miliardi alle Banche dell’Apocalisse, ma continua a non concedere nessun capitale anche piccolo alle imprese gia’ esistenti e sull’orlo del collasso economico.Per non parlare delle grandi, medie e piccole imprese che hanno gia’ chiuso la loro vita economica.

Quelle poche attivita’ che ancora sopravvivono, se qualcosa di nuovo non accadra’ cambieranno bandiera e diverranno giallo canarino (cinese)

Le persone sono state gia’ prese abbastanza in giro, finiamola una volta per tutte di parlare di “Aiuti ad alta velocita’, bisognerebbe cambiare il mezzo di trasporto….lo Stato.

Quando la pecora va in vacanza. Una tradizione millenaria che si rinnova.

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Ecco una nota diffusa dalla ASL di Pescara, firmata dal Dott. Franco Ruggeri, medico – veterinario della ASL pescarese

 

Come ogni anno diversi greggi, per un totale di svariate migliaia di animali, si apprestano , con l’arrivo della stagione estiva, a trasferirsi nei pascoli delle nostre montagne. Le località “turistiche” più gettonate dai proprietari pastori, sono  Campo Imperatore, Passo Lanciano, Piana delle Cinque Miglia, Voltigno , Monti della Laga.

Secondo un rito millenario, dopo avere provveduto alla tosatura nel mese di maggio ed avere svezzato gli  agnelli , le greggi sarebbero pronti per partire ma, mentre qualche secolo fa, in base ai ritmi dettati dalle fasi lunari, dal tempo ed altri riti, si decideva una data e si partiva, oggi, per fortuna degli animali e del consumatore, si parte dopo avere ottemperato a svariate incombenze di ordine amministrativo e soprattutto sanitario.   Oggi  le pecore  viaggiano su moderni camion super attrezzati per raggiungere i pascoli in un giorno, tranne qualche gruppo più “proletario  ed irriducibile” che sfidando tutto  e tutti viaggia a piedi, con un tempo previsto Pescara -pascoli di Rocca Pia (AQ)  di giorni 10.

Ma torniamo all’aspetto sanitario che  vede coinvolto il servizio veterinario delle ASL , e quindi anche quella di Pescara , presso la quale fornisco la mia opera professionale. Descriverò succintamente le fasi del nostro lavoro, e ci si accorgerà che una situazione, che apparentemente sembra ferma al Medio Evo ,oggi utilizza tecnologie di avanguardia.

Gli animali vengono sottoposti ad un prelievo di  sangue per verificare la presenza o meno della  brucellosi ovi caprina, sostenuta da un batterio che   causa  aborto  e spesso sterilità negli animali, mentre  nell’uomo provoca una complessa malattia febbrile.

L’ identificazione avviene attraverso una marca ben visibile applicata all’orecchio, contenente un microchip, che può essere contenuto anche in un bolo che viene fatto ingerire all’animale, che lo “conserverà” nel  suo prestomaco.

Un apposito lettore decodificherà  il microchip, trasferendo con sistema bluetooth, il dato su di un palmare che compone il codice da applicare alla provetta di sangue, che verrà poi inviata in laboratorio, per gli esami.

Tutto questo viene fatto per ogni singolo animale, per la “gioia” dei proprietari , che provvedono nel giorno stabilito a radunare gli animali  negli stazzi, dove la nostra equipe si reca e  provvede ad eseguire le operazioni sopradescritte.

Comunque sia, anche quest’anno, con difficoltà sempre crescenti siamo riusciti a garantire le vacanze ai nostri animali, e la salute dei consumatori, grazie  all’ impegno e la disponibilità di eccellenti colleghi , collaboratori validissimi come Luca Perilli, un vero Chiellini del nostro gruppo, ed  alla pazienza di  tutti  i colleghi dell’Istituto Zooprofilattico della Sezione di Pescara . Vi ringrazio tutti .

Il Napoli punta Di Francesco: 10 mln la richiesta del Bologna

Il Napoli punta Di Francesco: 10 mln la richiesta del Bologna

Il Napoli cerca Federico Di Francesco. L’attaccante esterno classe 1994, può giocare su entrambi i lati del tridente e quest’anno ha concluso alla grande la sua prima stagione in serie A: 24 presenze e 4 gol con la maglia del Bologna.

Come riferisce Il Mattino: “Al momento i contatti tra l’agente del calciatore e il Napoli sono solo alle primissime schermaglie, ma intanto l’entourage del giocatore si e’ gia’ informato con il Bologna per incassare la disponibilita’ alla cessione. I dirigenti Bigon, ex ds del Napoli, e Di Vaio hanno dato il via libera alla trattativa che si potrebbe sbloccare per una cifra orientativa di circa 10 milioni. Il giocatore e’ pronto a scegliere Napoli con la consapevolezza di partire come vice Callejon ma felice di poter approdare in una squadra di vertice. Battuta in partenza la concorrenza del Torino”.

Dall’America un’altra ‘Trumpata’ all’Europa: ora se la prende con l’acciaio

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Nei rapporti Usa-Europa Marco Bresolin ci racconta le sfide del commercio sul tavolo: Trump pensa di imporre un blocco alle produzioni di acciaio nel Vecchio Continente. Bruxelles passa al contrattacco mettendo nel mirino agricoltura e difesa.

Stati Uniti contro Europa. Ora è duello sull’acciaio

Trump pensa di imporre un blocco alle produzioni Ue. Bruxelles contrattacca: nel mirino agricoltura e difesa

BRUXELLES – Un’altra mina sta per esplodere sul terreno delle già tese relazioni tra Stati Uniti e Ue. Donald Trump è pronto a sferrare un colpo all’industria europea dell’acciaio e dell’alluminio, chiudendo le porte americane ai produttori del Vecchio Continente. E di conseguenza, da questa parte dell’Atlantico, già si preparano le contromosse. Anzi, “la rappresaglia”. Si rischia una escalation pericolosa. Dopo le frizioni sul Clima e sulla politica estera (in particolare nei rapporti con la Russia), il fronte commerciale è destinato a mettere a serio rischio i rapporti transatlantici.

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Allarme energia in Italia: il grande caldo potrebbe creare problemi produttivi

L’allarme è rimbalzato tra le varie direzioni generali della Commissione Ue nelle ultime settimane. Secondo quanto risulta a La Stampa, ci sono stati diversi scambi di corrispondenza interna con un invito: correre ai ripari al più presto. «Dobbiamo reagire e preparare le contromisure» ammette una fonte preoccupata per l’esito della nuova disputa, che potrebbe aprirsi nel brevissimo periodo. L’amministrazione Usa ha avviato un’indagine sugli effetti che le importazioni di acciaio e alluminio potrebbero avere sulla sicurezza nazionale, specialmente per il loro impiego nell’industria della Difesa. Donald Trump ha chiesto un report al più presto: «Lo vuole entro la fine di giugno», assicurano fonti europee. Washington ha infatti deciso di applicare l’articolo 232 del Trade Expansion Act, un trattato del 1962 fin qui raramente utilizzato, che permette di indagare sui “rischi” dovuti alle importazioni.

Le preoccupazioni a Bruxelles riguardano le modalità di applicazione di questo articolo: secondo l’Ue l’amministrazione americana ha avviato un iter accelerato, scavalcando alcune procedure.

L’indagine è globale, non riguarda solo l’industria siderurgica Ue. «È però evidente che l’Europa rischia di essere il partner commerciale più colpito» ammette una fonte spiegando i motivi dell’apprensione: a Bruxelles sono convinti che Canada e Messico (principali esportatori di acciaio negli Usa) sarebbero esclusi dalle restrizioni, mentre la Cina (che oggi mette sul mercato il 50% della produzione mondiale) è già oggetto di misure difensive. Dunque si tratterebbe principalmente di misure anti-europee.

Quali sono i rischi a cui va incontro l’industria siderurgica europea che esporta negli Usa? Tre le opzioni considerate dagli esperti della Commissione: aumento delle tariffe, introduzione di quote e – nel caso peggiore – un bando totale. Fonti diplomatiche rivelano che l’esecutivo Ue ha chiesto agli Stati di fornire un elenco di prodotti che potrebbero essere colpiti. Un paio di settimane fa la commissaria al Commercio, Cecilia Malmstroem, ha scritto al suo omologo americano Wilbur Ross. Prima di tutto ha provato a spiegargli che Usa e Ue dovrebbero fare fronte comune contro la Cina in questa battaglia. Poi gli ha assicurato che non ci sono prove che l’import dalla Ue possa minacciare i produttori americani e nemmeno che i prodotti europei siano in grado di mettere a rischio la sicurezza Usa. Anche perché, secondo le stime, negli Stati Uniti solo il 3% dell’acciaio viene usato dall’industria della Difesa.

Se la diplomazia non dovesse bastare, a quel punto arriverebbero le contromosse. Le ipotesi che vengono ventilate negli uffici della Commissione puntano in alto. Si parla di una “rappresaglia” con dazi sui prodotti americani, in particolar modo nell’agricoltura e nella Difesa. Bruxelles vorrebbe inoltre coinvolgere altri Paesi e spingerli – in nome della “sicurezza nazionale” – a una sorta di protezionismo anti-americano nei settori dell’IT e dell’Hi-Tech. Di certo l’Ue non ha alcuna intenzione di restare a guardare.

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Allarme energia in Italia: il grande caldo potrebbe creare problemi produttivi

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Intanto in Italia è allarme energia: secondo gli esperti la situazione energetica in estate va monitorata. Il grande caldo potrebbe spingere al massimo i consumi e, al contempo, creare problemi sul fronte produttivo.

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L’associazione europea dei gestori di rete: monitorare con attenzione la situazione I produttori: “Fase delicata, ma nessun pericolo black out”. Le contromosse di Terna

ROMA – Il primo allarme è arrivato a inizio giugno dall’associazione che riunisce i gestori europei delle reti elettriche. In Italia, secondo il rapporto semestrale di Entso-E, «la situazione della produzione di energia elettrica questa estate, e in particolare tra metà giugno e fine luglio, va monitorata con attenzione». Si temono infatti i rischi prodotti dal gran caldo, che da un lato può spingere al massimo i consumi e dall’altro creare problemi sul fronte della produzione. La siccità che quest’anno ha già raggiunto nuovi livelli record, con il lago di Garda a metà del suo riempimento, il livello del Po 2,5 metri sotto lo zero e gli invasi alpini ancora più scarichi dell’anno passato, nelle prossime settimane potrebbe creare notevoli problemi. Ad essere a rischio sono soprattutto le regioni del Nord e Centro Nord dove «la capacità di generazione rischia di ridursi in maniera significativa».

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L’effetto sulle bollette

L’idroelettrico, che sino a qualche anno fa garantiva quasi il 17% dei consumi nazionali di elettricità, dal 2015 in poi è in caduta libera: -25% sul 2014, un altro -8,9 nel 2016 con un trend che è continuato anche nei primi mesi di quest’anno sino a toccare un -29,2% ad aprile. Il dato di maggio arriverà a giorni e non dovrebbe essere terribile, ma non sposta più di tanto i termini del problema. Tant’è che di qui ai prossimi mesi si prevede un aumento sensibile dei prezzi di luce e gas, legati indissolubilmente tra loro nelle fasi di maggiore criticità. Secondo il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, «tutti i segnali portano a credere che i prezzi possano anche saltare». All’ingrosso il costo di un megawattora dovrebbe così passare dai 40,5 euro di maggio ai 57 di luglio che corrisponde a un aumento dell’1% delle bollette dei clienti finali, mentre il metano potrebbe rincarare di 2-3 centesimi al metro cubo.

Tutti i principali produttori nazionali di energia, a partire da Enel e A2a, confermano che la situazione si sta facendo delicata anche se al momento siamo ben lontani dall’emergenza. «Nessuna criticità, siamo però in una fase di attenzione». Terna, che gestisce la nostra rete nazionale di distribuzione, sulla scorta della segnalazione di Entso-E ha già pianificato in anticipo una serie di contromisure che puntano a garantire la sicurezza e il bilanciamento dei flussi di elettricità disponendo che alcune centrali in via di dismissione restino a disposizione in caso necessità e agendo anche sul fronte dei consumi concordando ad esempio coi grandi consumatori la possibilità di interrompere 500 megawatt in più di forniture.

Rispetto al 2012 la potenza installata da fonti tradizionali (gas, carbone, petrolio) – rileva il «Summer Outlook» di Entso-E – in Italia è scesa da 77 a 62 Gigawatt: tra il 2012 ed il 2016 sono stati dismessi impianti con una capacità complessiva di 15 Gw a cui si aggiungono altri 5-6 Gw che oggi risultano indisponibili. È vero che tra eolico e fotovoltaico nel frattempo abbiamo guadagnato 29 Gw, ma questo non basta a mettere in sicurezza il Paese.

Tabarelli: il 2003 è lontano

«Per ora ci salvano i consumi, che scontano ancora gli effetti drammatici della deindustrializzazione e restano pertanto sempre abbastanza depressi», sostiene Tabarelli. Ma non si può escludere che un’ondata eccezionale di caldo, tanto più se estesa al resto d’Europa, ed alcuni imprevedibili fatti eccezionali (come è stato l’anno passato il blocco di alcune centrali nucleari francesi) o altri problemi sul fronte dell’importazione, ci facciano ripiombare nella piena emergenza. Di qui l’alert di Entso-E. Che nel suo report spiega che «a causa delle scarse precipitazioni piovose e nevose che hanno caratterizzato l’ultimo inverno e la primavera seguente l’Italia si trova a fare i conti con una disponibilità di risorse idriche decisamente inferiore rispetto alla media degli ultimi 10 anni». Siamo nell’ordine di un 20-30% in meno rispetto alle serie storiche.

l rischio black out viene ovviamente escluso, anzi la parola rappresenta un vero e proprio tabù per operatori del settore e gestori della rete. «Rispetto al 2003, l’anno dei due grandi black out storici – ricorda Tabarelli – la situazione è un poco diversa. Allora le centrali tradizionali che andarono in sofferenza perché senza acqua non si riusciva a raffreddarle a sufficienza, coprivano l’80% del fabbisogno, mentre oggi siamo poco sopra al 50%. Ma in compenso abbiamo un 20% di produzione da fotovoltaico ed eolico, ma si tratta di fonti intermittenti che vanno e vengono e che per questo rendono sempre necessario avere qualche risorsa di riserva. Se non sono le centrali gas, ma qui torniamo al ragionamento iniziale ed ai rischi legati ai picchi di caldo, bisogna ricorrere all’idroelettrico. Per questo è importante avere laghi e bacini pieni, se sono troppo scarichi invece è un problema».

Twitter @paoloxbaroni

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