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Castellammare di Stabia
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Ustica, 37 anni dopo archivi aperti ma nessuna verità

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Sono trascorsi 37 anni dalla strage di Ustica, e ancora la rabbia e la delusione accompagnano le voci dei familiari di quelle 81 vittime. Dagli archivi, infatti, non è emerso nulla che già non si sapesse su quel tragico 27 giugno 1980 quando “in uno scenario di guerra sul Mar Mediterraneo” un aereo militare di non si sa quale nazione sparò un missile che colpì il DC9 dell’Itavia in volo da Bologna a Palermo.

Fin dall’inizio il caso è accompagnato da numerose polemiche in cui emergevano forti responsabilità di settori dei vertici militari, dei servizi segreti, della magistratura e della classe politica per aver ostacolato l’accertamento della verità. Le successive inchieste non aiutarono a far chiarezza su l’ennesimo “mistero” della storia della Repubblica; tuttavia emerse con crescente forza l’ipotesi di scenari di guerra nei cieli del Tirreno, e quindi l’abbattimento del DC9 a causa di un missile. Le omertà, i depistaggi e i continui insabbiamenti crearono un vero e proprio “muro di gomma” – nel 1991 Marco Risi intitolò così un film sulla vicenda – per contrastare la ricerca della verità. Una verità  ancora oggi ostacolata e censurata.

Daria Bonfetti, presidente dell’Associazione Partenti delle Vittime della strage di Ustica, parla di speranze disattese dopo le direttive di Renzi per una desecretazione di documenti che avrebbero potuto far luce sull’accaduto. Dopo continue richieste e pressioni, l’ufficio competente risponde che non c’è nessuna documentazione e che non sanno dove siano finiti i loro archivi. Sembra incredibile che al Ministero dei trasporti nessuno sappia dove sia finita la documentazione della Marina e dall’Aviazione dal giugno 1980 in poi. Un paradosso tutto italiano che rischia, ancora una volta, di sbarrare la strada ad accertamenti più approfonditi su quanto accadde il 27 giugno 1980.

 

Juve Stabia – lunedì 3 luglio festa per la Curva Sud. Il programma..

SEMPRE PIU’ FORTI DEI VOSTRI TORTI
NO AL CALCIO MODERNO

Lunedì 3 luglio 2017 la Curva Sud invita tutta la tifoseria stabiese a manifestare contro gli ulteriori torti subiti e contro il calcio moderno .
L’evento avrà inizio alle ore 19.00 presso lo stadio Romeo Menti e alle ore 20.00 si svolgerà una partita di calcio alla quale parteciperanno gli esponenti della Curva Sud
Invitiamo tutti gli stabiesi in occasione di questa manifestazione a colorare il nostro stadio con vessilli,sciarpe e colori gialloblu, come se in campo ci fosse la nostra amata Juve Stabia .
Dopo la partita si terrà una grigliata nella zona antistante lo stadio ( viale Nicola De Simone ) all’insegna dell’aggregazione e dei valori Ultras che da sempre ci contraddistinguono.
La quota di partecipazione all’evento è di 10EURO (2 panini , 2 birre , frutta ) tutto sarà devoluto come fondo cassa Curva Sud.
Per l’acquisto del ticket è necessario recarsi entro domenica 2/07/17 alla sede GAETANO MUSELLA (difronte ai botteghini dello stadio)

NOI SIAMO GLI ULTRAS DI CASTELLAMMARE
NOI SIAMO LA CURVA SUD !!!

SOLO GLI ULTRAS VINCONO SEMPRE

UJS1907

Padova diventa la Capitale internazionale dell’auto in Italia. Auto e Moto d’epoca 2017: inizia un nuovo corso

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Padova diventa la Capitale internazionale dell’auto in Italia.   Auto e Moto d’epoca 2017: inizia un nuovo corso
Dal 26 al 29 Ottobre l’intera città sarà coinvolta nell’esposizione, sono previsti 250 mila visitatori e 20 marchi internazionali espositori: sarà l’edizione dei record

Padova. La 34° edizione del Salone Auto e Moto D’Epoca, dopo il successo dello scorso anno – con più di 100.000 visitatori nell’area fieristica e 30.000 nel Fuori Salone, 16 case automobilistiche internazionali, oltre 4500 auto e moto d’epoca provenienti da tutto il mondo – si annuncia ancora più importante, inedita e diversa dalle edizioni precedenti.

La rassegna di quest’anno, che si terrà dal 26 al 29 ottobre, infatti non si concentrerà solo nella sede espositiva della Fiera ma contaminerà l’intera città di Padova che, di fatto per dieci giorni, diventerà una capitale internazionale dell’auto: la capitale italiana.

Piazze e strade della città saranno dedicate alle singole Case automobilistiche e ai contenuti del Salone, trasferendo la bellezza, la cultura e il richiamo turistico dell’auto e dell’auto d’epoca in tutta Padova. Ci prefiggiamo l’obiettivo di coinvolgere gli appassionati e i “curiosi” grazie a due differenti offerte di intrattenimento.  Per gli appassionati e i collezionisti il Salone in fiera rimarrà un punto fermo mentre il Salone Off permetterà la diffusione dei valori dell’auto e dei brand anche a chi la passione ancora non sa di averla.  Ci sono infatti elementi oggettivi di bellezza che caratterizzano le auto, le linee, il design, le curiosità e gli aneddoti che si legano inscindibilmente alla nostra cultura e che verranno evidenziati dalle iniziative di piazza. Uscendo dai muri dell’edificio fieristico siamo in grado di valorizzare ancora di più il nostro territorio, afferma Mario Carlo Baccaglini, organizzatore di Auto e Moto d’Epoca”.

Insomma il Salone mira a coinvolgere decine di migliaia di appassionati nello scoprire il territorio padovano con la sua storia di antica capitale della cultura, con i propri musei e monumenti, senza dimenticare le tradizioni eno-gastronomiche.

“Padova sarà la capitale internazionale dell’auto in Italia, sarà la città dove il passato, il presente e il futuro si incontrano dando vita ad uno dei più ricchi appuntamenti legati all’auto.    Non pensiamo infatti solo a eventi di intrattenimento ma anche di approfondimento su temi che toccano la nostra quotidianità come la mobilità sostenibile, la ricerca e lo sviluppo di nuovi modelli legati alle nuove tecnologie, a come il web ha cambiato le abitudini degli automobilisti e non solo … un’offerta variegata il cui tema centrale è l’auto in tutte le sue sfaccettature.E poi ancora incontri con designer di lungo corso e nuove proposte emergenti internazionali, approfondimenti sulle professioni che tornano attuali e quelle che ancora non esistono.
Pensiamo che un appuntamento di questo tipo possa coinvolgere oltre 250 mila partecipanti e 20 case automobilistiche, che hanno riconfermato il proprio entusiasmo per Auto e Moto d’Epoca e sposato la nuova idea di vivere la fiera in modo diverso, continua Baccaglini”

Nelle piazze e nelle vie della città gli appassionati, i turisti, i curiosi potranno apprezzare i nuovi modelli delle auto di oggi, provare su strada le auto con i test drive coordinati da piloti professionisti, partecipare ai raduni delle auto e moto d’epoca.

Allo stesso tempo, all’interno del quartiere fieristico, potranno respirare il “profumo del passato”, con le oltre 4500 auto e moto storiche esposte e in vendita, le centinaia di commercianti del settore heritage, del modellismo e del mondo del Vintage.

Appuntamento, quindi, dal 26 al 29 ottobre 2017 a Padova. Protagonista il mondo dell’auto.

UFFICIALE – Juve Stabia, Camigliano torna al Cittadella

UFFICIALE – Juve Stabia, Camigliano torna al Cittadella

Non sarà bianconero il futuro di Agostino Camigliano. Il difensore originario di Segrate (in provincia di Milano) classe ’94, infatti, nella prossima stagione vestirà nuovamente la casacca del Cittadella:L’A.S. Cittadella comunica di aver raggiunto l’accordo con l’Udinese Calcio per l’arrivo in maglia granata di Agostino Camigliano. Difensore classe 1994 Camigliano ha già indossato la maglia del Cittadella nella stagione 2014/15, poi il ritorno all’Udinese e le esperienze con Trapani e Juve Stabia. Bentornato Agostino e un grosso in bocca al lupo per il prosieguo in maglia granata!“.

Roma, Karsdorp atterrato a Fiumicino:”Felice per la nuova avventura!”. Al Feyenoord 16 milioni più bonus

NOTIZIE AS ROMA – Dopo Hector Moreno, arriva un altro puntello per la difesa giallorossa: accompagnato dal padre, il terzino classe ’95 ormai ex Feyenoord Rick Karsdorp è atterrato poco prima delle 9 a Fiumicino e sta per spostarsi a Villa Stuart dove sosterrà le visite mediche di rito. All’uscita del terminal ha dichiarato: “Felice per questa nuova esperienza, forza Roma!”. Ieri nel tardo pomeriggio Monchi e Baldissoni erano rientrati da Amsterdam, dove erano andati proprio per chiudere l’affare legato a Karsdorp ma sembrava esserci ancora distanza tra le parti. Invece nella tardissima serata la situazione si è sbloccata con il club giallorosso che ha alzato un po’ l’offerta. 16 milioni più bonus, questa la cifra che finirà nelle casse del club olandese, partito da una valutazione di 20 milioni. Battuta, dunque, la concorrenza dell’Inter del duo Sabatini-Spaletti, l’esterno basso è pronto da giorni ad iniziare la sua nuova avventura con la bella fidanzata Astrid che sui social network dispensava “mi piace” a chi le scriveva di convincerlo a venire a Roma o “benvenuti a Roma”.

CARATTERISTICHE – Come anticipato da ViViCentro in un pezzo del 20 giugno scorso, il terzino è particolarmente adatto al gioco di Di Francesco. Ecco uno stralcio di quell’articolo: “Fisico possente e 182 centrimetri di altezza per questo ragazzo, che risulta quindi sempre estremamente agevolato su contrasti e sui palloni alti. Nonostante la stazza, il suo punto di forza è senza ogni dubbio la velocità  palla al piede abbinata ad un’ottima tecnica: il piede è veramente educatissimo. Questo ne fa un elemento ideale per il 4-2-3-1 e quidi potrebbe trovarsi perfettamente a suo agio anche nel 4-3-3 che Di Francesco ha i mente di adottare per la sua Roma (sarà fondamentale il contributo proveniente dalle fasce laterali dove gli esterni vengono costantemente chiamati in causa). In caso di necessità, può fare anche il centrocampista: era questo, infatti, il suo ruolo prima che il tecnico del Feyenoord Van Bronckhorst avesse l’intuizione di metterlo a presidiare la fascia”…

Claudia Demenica

Maradona day, possibile rinovio ad ottobre

Maradona day, possibile rinovio ad ottobre

A poco piu’ di una settimana dal giorno in cui Maradona dovrebbe ricevere la cittadinanza onoraria da parte del sindaco De Magistris, ne’ Prefettura ne’ Questura hanno tra le mani il piano di sicurezza che gli organizzatori del Comune avrebbero gia’ dovuto consegnare da almeno cinque giorni. Troppi rinvii, il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica puo’ essere convocato anche con un preavviso di poche ore, ma solo in caso di urgenza. Fa pressione su Alessandro Siani (che oggi incontrera’ i vertici del Comune) anche Stefano Ceci, l’assistente personale di Maradona: ha bisogno di sapere cosa fare il 4 e il 5 luglio, come riporta Il Mattino. Probabilmente verra’ rinviato. Forse a ottobre.

Bagni: “Ounas sulla scia di Rog, Diawara e Zielinski: non deluderà”

Bagni: “Ounas sulla scia di Rog, Diawara e Zielinski: non deluderà”

A Il Corriere dello Sport a Salvatore Bagni ha dichiarato: “Ounas è un bel colpo, un talento che si va ad inserire perfettamente in quel progetto che De Laurentiis sta portando avanti da quando è arrivato. Aggiunge non solo la freschezza ma anche una qualità elevata. Siamo nella scia dei Rog, degli Zielinski, dei Diawara, dei Milik. Siamo soprattutto all’interno di quella idea di calcio che ha un suo perché. Il Napoli sa cosa vuole e va a prenderlo con convinzione: lo ha fatto nell’estate scorsa, dotandosi di calciatori che hanno dimostrato poi, e subito, quanto valgono. Dategli il tempo necessario per calarsi negli schemi e soprattutto in un torneo diverso, dove le difese sono attentissime. Intanto, diventerà immediatamente un calciatore in più, uno al quale, nella turnazione necessaria, Sarri finirà per rivolgersi in fretta e senza tentennamenti. E’ quello che è indispensabile ad un club come il Napoli: poter contare su una panchina che sia prossima, per valore dei singoli, ai titolari. Mi è piaciuto il modo in cui si è posto, la voglia di dirlo subito che sta per cominciare una nuova fase della sua carriera. Non è semplice, a quell’età, di mettersi in gioco, per qualcuno sarebbe più comodo starsene a crescere in casa sua. Lui invece ha scelto di farlo addirittura a Napoli, consapevole di dover aspettare che arrivi il suo turno. Non deluderà, vedrete. Per costruire una squadra da scudetto servono i piedi buoni. E un po’ di pazienza…”

Il Napoli prova ad abbassare le richieste per Mario Rui con Giaccherini

Il Napoli prova ad abbassare le richieste per Mario Rui con Giaccherini

Mario Rui è arrivato con il suo procuratore Giuffredi a Trigoria per chiedere di essere ceduto al Napoli, convinto dal suo ex tecnico Maurizio Sarri che lo ha avuto e valorizzato a Empoli, e forte di un accordo economico già raggiunto con la società di De Laurentiis. Secondo Il Corriere di Roma, la Roma non ha battuto ciglio ed è disposta a soddisfare la richiesta, a patto però che il Napoli presenti un’offerta convincente. Non interessa Emanuele Giaccherini.

Handanovic piace a Sarri, se salta Reina…

Handanovic piace a Sarri, se salta Reina…

Come riporta Tuttosport, la vera novità in casa Inter potrebbe essere rappresentata dall’interesse del Napoli per Handanovic: il portiere, infatti, piace a Sarri e se dovesse degenerare la situazione legata a Reina, il tecnico chiederà a De Laurentiis il numero uno nerazzurro.

 

Ounas è del Napoli: “Felice di questa nuova avventura”

Ounas è del Napoli: “Felice di questa nuova avventura”

Missione compiuta, l’annuncio e’ a un passo grazie al volo privato per Bordeaux di Giuntoli che aveva l’obiettivo di soffiare alla concorrenza della Roma e dello Zenit San Pietroburgo la stellina Adam Ounas.

Come riporta Il Mattino: “D’altronde il calciatore a fine maggio aveva detto si: per lui e’ pronto un quinquennale da 900 mila euro a stagione (piu’ 100 mila di bonus). L’esterno sinistro era nel mirino di Giuntoli gia’ dall’estate passata, per tutto il campionato monitorato da Giuseppe Pompilio: e’ un under 21, quindi non va conteggiato nella lista dei 25. Dopo aver preparato il campo nei giorni scorsi con una sottile trama diplomatica, Giuntoli e’ arrivato nella tana del presidente Jean-Louis Triaud con il consenso di De Laurentiis che predilige i colpi di prospettiva, giovani e forti tecnicamente. L’accordo tra i club che hanno definito numeri e modalita’ di pagamento sarebbe arrivato poche ore fa. In Francia spuntano le parole di gioia di Ounas: «Sono felice per questa nuova sfida»”.

Il centrodestra vince con i voti M5S

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La lettura dell’andamento del voto città per città spiega che in molti casi la vittoria del centrodestra è arrivata grazie ai voti del M5S ma ora l’alleanza vincente è fragile.

Su sicurezza e immigrati. Berlusconi si riprende i voti “rubati” da Grillo

Ma il centrodestra resta diviso tra moderati e sovranisti

ROMA – Il ritorno in gara della destra sfida la forza di gravità e rimescola le carte in vista delle Politiche. Ha vinto uno schieramento privo di leader; senza un programma condiviso; in totale assenza di prospettiva comune. Berlusconi con la Merkel, Salvini e Meloni coi «sovranisti». Il primo continua a preferire la moneta unica, gli altri vogliono perlomeno un referendum. Di Trump a Matteo piace la retorica forte, a Silvio la «first lady». Anche ieri, dopo il trionfo, poco hanno fatto per negare le differenze. Al massimo si sono sforzati di abbassare i decibel. Berlusconi ha fatto sapere ai suoi che «per un puro fatto di eleganza» avrebbero fatto bene a evitare frecciate contro Salvini, il quale a sua volta si è trattenuto. Idem Toti, il quale ne avrebbe avuti di sassolini da levarsi. Ma questa fragile tregua dettata dalle circostanze non ha impedito a Meloni di polemizzare col Cav, se è giusto e fino a che punto definirsi «liberali e moderati» come insiste Berlusconi, guastando un po’ la festa nel giorno più fortunato.

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La rabbia e la paura  

Strano a dirsi, proprio questa variopinta carovana di personaggi, programmi e ambizioni si è trasformata di colpo in una macchina da guerra. Sono crollati i bastioni di roccaforti «rosse» come Genova e La Spezia. La discordia di propositi si è rivelata un punto di forza. La babele di lingue ha confuso soprattutto i nemici. Nessuno può dire «l’avevo previsto», ed è dimostrazione che nel profondo sono entrate in gioco nuove emozioni. Istinti primordiali stravolgono la mappa dei sentimenti e rimodellano gli umori. Oltre alla rabbia e alla paura, avanza un’ansia di sicurezza che rilancia le ambizioni della destra tradizionale e antica anche rispetto a quelle interpretate dal movimento grillino. Spiega Alessandra Ghisleri di Euromedia, la sondaggista più esperta di quel mondo: «Alla radice c’è soprattutto l’immigrazione. Che appare fuori controllo e si somma a quasi un decennio di crisi economica. Molta gente ha paura di essere penalizzata dai nuovi arrivi, spalmati sul territorio. È spaventata dalla massa degli sbarchi e da come verranno gestiti. Non è un rifiuto a priori, ma una reazione quasi meccanica agli eccessi dell’accoglienza, alle forzature ideologiche della sinistra».

Il brand e le imitazioni  

A ben vedere, Forza Italia e Lega non hanno mosso un dito, limitandosi al gioco di rimessa. Il sindaco uscente di Sesto San Giovanni, un tempo la «Stalingrado d’Italia», ha spianato la strada agli avversari promettendo di edificare la moschea più grande del Vecchio Continente. Sullo «jus soli» ha fatto tutto il Pd, con una legge che sul piano etico è a prova di bomba, ma nella tempistica si è dimostrata un boomerang: quale urgenza c’era di votarla alla vigilia dei ballottaggi? Stesso discorso sulle banche, con un salvataggio via decreto destinato a spargere veleni per lungo tempo ancora: a parte Renato Brunetta, non è che il centrodestra si sia sgolato contro. Certo non più del M5S. Eppure, nell’immaginario collettivo, Salvini e Berlusconi sono un marchio di fabbrica, il brand originale di una certa protesta contro i “poteri forti”. Tardivamente Grillo ha cercato di recuperare terreno prendendosela con i migranti. L’analisi dei flussi elettorali, elaborata quasi in tempo reale dall’Istituto Cattaneo, non lascia spazio ai dubbi: nei ballottaggi di 11 città prese in esame, i candidati “azzurri” e leghisti hanno risucchiato un terzo (per l’esattezza il 32,1 per cento) degli elettori che nel primo turno avevano scelto i Cinquestelle. Il fenomeno è stato particolarmente vistoso a Genova, ombelico del movimento: risultato che si può leggere in molti modi. Ad esempio, come il segnale che la marea si è invertita, e il popolo berlusconiano ritorna all’ovile dopo l’infatuazione per Grillo. Oppure, più prosaicamente, con il peso del localismo, e la scelta giusta dei candidati. Un manager appezzato come Bucci, un sindacalista della Cisl a La Spezia per restare nelle ex roccaforti rosse. Amministratori che puntano sul pragmatismo perfino quando manovrano la ruspa di Salvini. Alessandro Campi, studioso della destra nazional-popolare, le riconosce un merito: «Perlomeno stavolta si sono dati da fare nella selezione delle candidature, hanno puntato su personaggi credibili. Diversamente dal passato, non si sono rifugiati sotto l’ombrello protettivo di Berlusconi e si sono dati da fare nella costruzioni di solide alleanze locali».

Gioco delle parti  

Sul ribaltamento dei valori, sul nuovo «mood» italico che la sinistra giudica regressivo e condanna senza avere trovato tuttavia l’antidoto, si giocherà la partita vera tra destra e M5S. Entrambi hanno dato prova di poter vincere contro il Pd e di avere elettorati fluidi, sovrapponibili, in certa misura disposti a sommarsi nel segno della protesta. Salvini è il personaggio che più si è spinto nei territori di confine, vendendo armi agli indiani e comprando whisky. Le voci di contatti diretti con Casaleggio, per quanto smentite, hanno fatto il gioco della Lega segnalando una contiguità di accenti e, in qualche caso, di programmi. Berlusconi invece si è dato la mission opposta, di fare argine alla Lega e di presidiare le praterie di centro: quelle che Renzi lascia incustodite da quando la scissione della «Ditta» lo costringe a dire cose “di sinistra”. Sembrano strategie incompatibili, e probabilmente lo sono, così come non conciliabili appaiono i caratteri di quei due. Ma la vittoria fa nascere un sospetto: che Forza Italia e Lega, più i post-fascisti della Meloni, stiano imparando a marciare divisi per colpire uniti. Vecchio motto prussiano, sempre attuale.

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FOTO e VIDEO ViViCentro – Si chiude il II Memorial ‘Gaetano Musella’ con tanti illustri ospiti

FOTO e VIDEO ViViCentro – Si chiude il II Memorial ‘Gaetano Musella’ con tanti illustri ospiti

Si è chiuso il II Memorial Gaetano Musella. Alla Madonna delle Grazie, Gragnano, l’Asd San Paolo ha organizzato, grazie ai protagonisti di sempre, il memorial in onore del campione scomparso. Alla presenza della Sig.ra Simona, molto emozionata, e del figlio Camillo, e di tanti illustri ospiti come Gianni Improta e il Prof. Antonio Giordano, si è disputato l’intero torneo con tanti ragazzi che si sono affrontati nelle diverse categorie. Durante la giornata anche il talk con tutti gli ospiti.

dai nostri inviati, Ciro Novellino e Mario Vollono

Clicca sulle foto per ingrandirle e sul player per vedere i video

Matteo Renzi: voto ”anti-sistema”

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Matteo Renzi analizza i dati del voto amministrativo e lo definisce “anti-sistema” perché ha punito chiunque fosse ad un governo locale. L’estate si preannuncia come un nuovo periodo di esame all’interno del Pd. “Anziché rincorrere Pisapia devo tornare a fare Renzi”, ha detto il segretario ai fedelissimi.

“È stato un voto anti-sistema”. Così Renzi legge i risultati

Per il segretario del Pd gli elettori hanno penalizzato chi governa. “Altro che cambio di linea: non inseguo la sinistra, torno me stesso”

ROMA – Nella notte di domenica, non appena i dati si stabilizzano, il segretario del Pd, Matteo Renzi, affida a Facebook le sue prime impressioni. «Risultati a macchia di leopardo», li definisce, guardando il bicchiere mezzo pieno: «Nel numero totale di sindaci vittoriosi siamo avanti noi del Pd», anche se è costretto ad ammettere che «poteva andare meglio». Se lo aspettava, immaginava che il risultato non sarebbe stato positivo. Sperava in qualcosa di meglio in Lombardia, teneva le dita incrociate per L’Aquila, ma sapeva che questo secondo turno non avrebbe sorriso al centrosinistra. E naturalmente era consapevole che sarebbe stato lui nel mirino, in quanto capo del partito, segretario appena rieletto, le sue scelte, la sua latitanza in campagna elettorale. Che gli sarebbero arrivate richieste di cambiamento, come fa l’avversario interno al Pd Andrea Orlando («serve umiltà, ascolto, disponibilità a cambiare idea o a far cambiare idea agli altri: non è solo una questione di carattere, ma di linea politica») e come predicano fuoriusciti come Roberto Speranza («l’unica strada per ripartire è archiviare definitivamente le politiche errate del renzismo»). Lungo la giornata, trascorsa a Firenze prima di decidere di rientrare a Roma nel tardo pomeriggio, alla sede nazionale di Largo del Nazareno, ha riguardato i dati, i risultati da Nord a Sud del Paese. E si è convinto che c’è un filo conduttore nelle scelte degli elettori alle urne: secondo lui, in una lettura un po’ autoassolutoria, non è necessariamente il voto contrario al Pd.

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«Se a Lecce vinciamo inaspettatamente noi, e a Genova il centrodestra dopo decenni, io interpreto questo risultato come antisistema», ha spiegato ai suoi, «sì, quello che è successo è che, quasi ovunque, i cittadini hanno votato contro chi governava, hanno scelto il cambiamento». A spese dei dem è successo all’Aquila come a Piacenza, a Monza come a Lodi come nella storica roccaforte rossa di Sesto San Giovanni, ma anche in un altro fortino di sinistra come Carrara, a favore del M5S. Ai danni del centrodestra è successo a Lecce ma anche a Padova. Una dinamica facilitata, secondo il suo ragionamento, dalla bassa affluenza (46 per cento di media nazionale), che, in una torrida domenica di fine giugno, ha portato alle urne solo i più convinti e i più arrabbiati.

Ecco perché il tweet di quel grafico a torta, di buon mattino, che rivendica numeri quantomeno opinabili, visto che vanta 67 sindaci del centrosinistra contro 59 del centrodestra (su 22 capoluoghi al voto domenica, ben 16 sono andati a Berlusconi e alleati) e che infatti gli procura ironie del web e smentite di compagni di partito (sempre Orlando: «è stata una sconfitta»). Ecco perché, nonostante lui stesso fosse preparato al peggio, ammette che «il risultato complessivo non è granché» ma insiste sul fatto che si tratta di un voto locale («le elezioni amministrative sono un’altra cosa rispetto alle politiche»), che nello scegliere un sindaco «i candidati contano più del dibattito nazionale» e insomma rifiuta l’idea – su cui invece analisti e politici sono perlopiù concordi – che il voto di domenica sia stato «un campanello d’allarme: non si capisce per cosa e perché visto che in un comune perdi, in quello accanto vinci».

La linea viene trasmessa ai colonnelli, uno dei suoi fedelissimi come Matteo Ricci si presenta alle tv a sostenere l’ardita teoria che «l’unico sconfitto è Grillo e il Movimento cinque stelle, il centrosinistra vince nella maggioranza dei comuni nonostante l’avanzata della destra»; il presidente del partito Matteo Orfini, ex leader dei Giovani turchi e oggi uno degli uomini a lui più vicini, sbeffeggia la richiesta dell’altro ex leader della medesima corrente Orlando di convocare «un tavolo delle forze di centrosinistra» pubblicando su Twitter un grafico dell’affollato, litigioso tavolo dell’Unione con hashtag «Anche no».

Se lo schema è cambiato, se l’avversario da battere non è più tanto Grillo quanto il centrodestra, è il ragionamento di Renzi, allora bisogna cambiare strategia: «Anziché rincorrere Pisapia devo tornare a fare Renzi», ha detto ai suoi. E allora, la prima prova ieri, quando ha lanciato dalla sua pagina Facebook il dibattito quotidiano che si tiene alla sede del Pd. Argomento della discussione, il bonus per i 18enni e la politica «un euro in sicurezza e uno in cultura». Anche questa misura finì nel mirino della sinistra del partito, essendo concessa in modo indiscriminato a neomaggiorenni incapienti come a milionari. «Il presidente Macron l’ha integralmente ripreso nel suo programma per la Francia», rivendica invece il leader Pd. Come a dire: altro che cambio di linea, è su quella strada che vuole continuare a battere. Avrà modo di farlo capire,nei prossimi appuntamenti del partito: l’Assemblea nazionale dei circoli Pd, a Milano nel fine settimana, e la Direzione il 10 luglio.

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Forte In Fashion all’Argentario: pronta la Seconda Edizione

A Porto Ercole, vetrina estiva dei giovani talenti della moda, sbarca la Seconda Edizione di Forte In Fashion

La moda sbarca all’Argentario anche questa estate con la Seconda Edizione di Forte in Fashion, dal 21 al 27 agosto.

La manifestazione,  organizzata da StyleBook con il contributo della Pro Loco di Porto Ercole e il patrocinio del Comune di Monte Argentario, si svolgerà in una spettacolare location, Forte Stella, fortificazione spagnola del Cinquecento che domina il mare da un’altura nei pressi di Porto Ercole.

Dopo il successo della sfilata della scorsa edizione, quest’anno Forte In Fashion amplia i contenuti toccando anche la fotografia di moda con la mostra dei giovani talenti dell’Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata di Roma.

La mostra, aperta al pubblico per tutta la durata della manifestazione, farà da cornice all’appuntamento clou, la sfilata che vedrà in passerella le creazioni di otto designer emergenti della scuderia di StyleBook, in programma sabato 26 agosto.

Gli stilisti interessati a prendere parte alla sfilata sono ancora in tempo per presentare la richiesta di adesione. Le informazioni e il regolamento per partecipare alle selezioni, che termineranno il 30 giugno, sono disponibili su StyleBook, il social network della moda, all’indirizzo www.stylebook.it

Forte in Fashion diventa un appuntamento fisso dell’estate portercolese, con il duplice scopo di incrementare l’offerta di intrattenimento artistico di alto livello per il turismo dell’Argentario e al tempo stesso di fornire ai giovani talenti della moda una grande occasione di visibilità e di crescita professionale.

Forte Stella – Porto Ercole, Monte Argentario (GR)

È Berardi il dopo-Salah? Il nostro focus sull’esterno calabrese che piace a Di Francesco

NOTIZIE AS ROMA – “Come ho sempre detto, Domenico è un grandissimo giocatore che potrebbe giocare titolare in ogni squadra ma se sia un obiettivo della Roma dovete chiederlo al direttore sportivo” Di Francesco dixit il 14 giugno 2017, in occasione della sua conferenza stampa di presentazione come nuovo tecnico giallorosso. A distanza di 8 giorni da quella data, Momo Salah è stato ceduto al Liverpool per la “modica” cifra di 42 milioni di euro più 7 di bonus e ora Monchi deve trovare un’ala destra adeguata a rimpiazzare l’egiziano. Compito non facile, direte voi. Esatto, ma Eusebio Di Francesco ha già fatto capire quale sarebbe il suo esterno di piede mancino ideale. Proprio lui, il suo pupillo Domenico…Berardi. Il ragazzo, dal canto suo, sarebbe ben felice di ritrovare il suo maestro ed il compagno di squadra Lorenzo Pellegrini (sul quale la Roma è decisa ad esercitare il diritto di riacquisto), facendo per di più il fatidico salto in una big che attendeva da tempo. Piccolo (o grande?) problema: Transfermarkt lo valuta 25 milioni, ma Squinzi ne vuole il doppio! Quella neroverde, si sa, è una bottega assai cara: il patron non ha problemi economici ed i calciatori che non puntano i piedi tende a tenerseli. L’impressione, insomma, è che per portarsi l’Under 21 all’ombra del Colosseo bisognerà fare un sacrificio ma il ragazzo vale uno sforzo. Berardi abbina alla velocità e alla tecnica di base sopra la media un senso del gol e dell’assist che è raro trovare in un ragazzo della sua età al netto di una stagione (l’ultima) in cui non ha brillato con sole 25 presenze totali costellate da 10 gol ed 11 assist. Peraltro, bisogna considerare che parte da molto lontano rispetto alla porta. La conclusione dalla distanza è ottima ma segna prevalentemente da dentro l’area. Per diventare un top del ruolo deve sicuramente migliorare dal punto di vista della continuità  visto che ha spesso accusato dei periodi di crisi realizzativa piuttosto lunghi, amplificati dalle frequenti squalifiche. La facilità di calcio è sicuramente una delle sue doti principali,  ma è da elogiare anche la rara coordinazione con la quale il calabrese colpisce i palloni da angoli decisamente complicati.

Claudia Demenica

Ischia,Footvolley il 2 luglio a Forio arriva una conduttrice della Mediaset

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A Giorgia Rossi o Eleonora Boi o Mikaela Calcagno sarà affiancato un ospite di sesso maschile appartenente sempre alla squadra di Mediaset;  le identità saranno svelate a metà settimana prossima.

Ad una settimana dall’inizio del Torneo di Footvolley “Lido Mattera”, l’organizzazione esce finalmente allo scoperto cominciando a rivelare alcuni dettagli del programma della manifestazione che durerà per circa 10 giorni e che si svolgerà nello splendido scenario offerto dalla spiaggia della Chiaia, a Forio. Il campo di gioco sarà allestito ovviamente sulla sabbia del Lido Mattera con il Bar/Ristornate Seasons ad un passo dalla scena principale. Ma andiamo subito a scoprire le novità che sono state ufficializzate, leggermente diverse rispetto a quanto era stato pronosticato in un primo momento.  GLI OSPITI. Innanzitutto, a variare (di appena un giorno) sarà la data dell’inizio del torneo e quindi della serata inaugurale della manifestazione. Il tutto avverrà domenica 2 Luglio, come detto alla Chiaia. Per quel che riguarda gli ospiti della serata, la notizia che entrambi appartengono alla famiglia di Mediaset Premium. I nomi saranno svelati a metà settimana e,tra l’altro, gli interessati potranno partecipare ad un gioco social per provare a scoprire l’identità dell’ospite di sesso femminile e vincere un aperitivo gratis al “Seasons” (ne saranno messi tre in palio). Tra poco parleremo dei dettagli riguardanti il gioco. Prima, però, è già di per sé una notizia molto interessante il fatto che l’ospite femminile del Torneo di Footvolley “Lido Mattera” sarà una delle conduttrici di Mediaset Premium tra Giorgia Rossi, Eleonora Boi e Mikaela Calcagno. Ad una di loro sarà affiancato un ospite di sesso maschile (altrettante importante), sempre appartenente alla squadra di Mediaset. I due ospiti (e forse altri a sorpresa) a partire dalle 19.30 di domenica saranno al Seasons per un aperitivo e per scattare foto con chi eventualmente fosse interessato a farlo. Dopodiché si entrerà nel vivo della serata che vedrà protagoniste le squadre partecipanti al torneo. Tutte dovranno presiedere alla cerimonia di apertura che sarà condotta proprio dai due ospiti di cui abbiamo parlato prima e, inoltre, saranno estratte a sorte due partite della prima giornata (il calendario sarà comunicato durante la serata) che dovranno disputarsi già la prima sera. Sempre il 2 Luglio sarà aperta la lotteria di beneficenza che,  anche quest’anno, metterà in palio maglie ufficiali del Napoli ed altri gadget sportivi e non. Inoltre, novità importantissima, saranno ufficialmente aperte le iscrizioni per il torneo di beach soccer dedicato ai bambini tra i 6 e i 10 anni che si svolgerà sempre al Lido Mattera a partire dal 5 Luglio. Il torneo  (dei grandi) proseguirà fino al 12 luglio e ogni sera si potrà assistere a quattro partite. Man mano saranno comunicati eventuali altri eventi, la certezza è che in occasione della finale del torneo, saranno poi assegnati anche i premi della lotteria. IL GIOCO. Al di là di quello che sarà il programma della manifestazione, la curiosità è tanta soprattutto riguardo all’ospite femminile che presiederà alla serata. Sulla pagina Facebook  “Torneo di Footvolley Lido Mattera”, dopo aver cliccato mi piace alla pagina (aspetto necessario per la validità del concorso), si potrà cliccare mi piace ad una foto di Eleonora Boi, Mikaela Calcagno e Giorgia Rossi (chiaramente si può esprimere un solo voto); tra coloro i quali avranno cliccato mi piace alla foto giusta, saranno estratti tre nomi che riceveranno un aperitivo gratuito al “Seasons”. Si tratta in ogni caso di tre splendide ragazze e sicuramente di ospiti di spessore. Il torneo, insomma, inizia col botto. Le identità degli ospiti saranno svelate tra martedì e mercoledì, mentre le iscrizioni saranno chiuse lunedì.

ESCLUSIVA – Marotta: “Juve Stabia, una gioia infinita. Tifosi fantastici, ho sudato la maglia sempre al 110%”

“Futuro? Vedremo. Vi spiego cosa è successo a metà stagione…”

Dalla Frattese alla Juve Stabia, Mario Marotta ha vissuto un sogno con il debutto nel calcio che conta, con una maglia importante. Una stagione positiva, chiusasi, però, come tutti sappiamo e la conseguente eliminazione dai playoff per mano della Reggiana. Abbiamo raggiunto, in esclusiva, Mario Marotta e queste sono le sue dichiarazioni:

Venivi da stagioni importanti con la Frattese, poi la grande occasione con la Juve Stabia. Come ti sei sentito quando hai saputo la notizia?

“Quando i miei procuratori mi hanno chiamato per comunicarmi l’interesse della Juve Stabia per me è stata una gioia immensa. Non vedevo l’ora di firmare per poter iniziare il lavoro precampionato con i miei nuovi compagni e soprattutto non vedevo l’ora di misurarmi finalmente con i professionisti”.

Ma perché la scelta di un contratto annuale? Sembra quasi un voler mettersi in gioco

“La scelta del contratto annuale non è stata mia, la società, d’accordo con i miei procuratori, ha stabilito di fare un solo anno di contratto”.

Il momento più bello della stagione

“Non parlo mai di risultati o obiettivi personali, il momento più bello della stagione è stato sicuramente quando nel mese di dicembre/gennaio, quando eravamo ai vertici della classifica…”

Il momento più brutto della stagione

“In realtà non c’è stato, in particolare, un momento brutto, ma forse un periodo in cui i risultati, rispetto al gioco che abbiamo sempre prodotto, non arrivavano e la società ha deciso di allontanare Mister Fontana sostituendolo con Mister Carboni ed in questo periodo negativo ci siamo allontanati troppo dalla vetta”.

Piedino fatato, ti aspettavi di poter fare più gol?

Di goal ne ho fatti 4, di assist ne ho fatti 8 o 9 non ricordo di preciso. Si, secondo me avrei potuto fare qualche goal in più, anche se comunque avevamo un potenziale importante davanti con tutti calciatori che sapevano andare a rete”.

I tifosi ti hanno sempre esaltato, cosa vuoi dirgli?

“I tifosi della Juve Stabia sono straordinari, mi hanno sempre sostenuto anche nei momenti difficili. Dopo qualche gara dove abbiamo perso, mi hanno avvicinato e mi hanno, in maniera molto civile, invitato a dare sempre di più. Se mi hanno sempre esaltato è probabilmente perché sanno che alla fine davo sempre il 100%. Il tifoso stabiese ama il calciatore che suda la maglia ed io quando ho giocato, ho dato sempre il 110% di quello che avevo dentro. Alla fine di ogni gara casalinga li abbiamo sempre ringraziati per il loro grande sostegno”.

Partenza sprint, poi cosa è successo? Perché il calo a metà stagione?

“Siamo partiti molto bene, poi, come ho detto prima, nel mese di gennaio ci siamo allontanati un po’ dalla vetta, Foggia e Lecce viaggiavano fortissimo ed è stato difficile dopo stargli dietro. Ti dico la verità, non c’è stato un motivo per cui abbiamo avuto quel calo di rendimento, so solo dirti che tutti noi ci siamo sempre allenati bene durante la settimana, agli ordini prima di Mister Fontana e poi di Mister Carboni. Foggia e Lecce, rispetto a noi, avevano più continuità di risultati”.

Scippati con la Reggiana del sogno B, un vero peccato

“Mi fa ancora male parlare di quella partita, per due giorni non ho dormito, abbiamo fatto bene a Reggio e benissimo a Castellammare ma alla fine sono andati avanti loro. A Castellammare abbiamo giocato praticamente tutta la partita nella loro area e siamo stati sfavoriti soprattutto da qualche decisione arbitrale”.

In voi c’era consapevolezza che la B poteva essere raggiunta?

“Guarda, bisogna sempre porsi obiettivi importanti, certo a dicembre quando eravamo tra le prime, personalmente ho pensato che l’obiettivo si poteva anche raggiungere. Poi c’è stato quel calo di rendimento. Foggia e Lecce sono andate avanti come treni ed è finita come tutti sanno”.

Poi l’arrivo di Carboni, quali differenze hai notato con Fontana?

“Inizialmente Mister Carboni, essendo subentrato in un periodo in cui i risultati non arrivavano, ci ha schierato con un 3-5-2. Ovviamente questo modulo non era congeniale alle mie caratteristiche, poi anche con Mister Carboni siamo ritornati al 4-3-3, modulo credo più adatto ai giocatori che avevamo in rosa”.

Quale sarà il tuo futuro?

“Credimi il mio futuro è ancora incerto, di questo dovresti parlarne con i miei procuratori. Al momento non abbiamo preso impegni con nessuna squadra”.

In chiusura, si è parlato di qualche problema con Fontana, ma radiomercato ti spinge anche verso Cosenza, cosa puoi dirmi al riguardo?

Mai avuto problemi con Mister Fontana, anzi lo stimo tantissimo, per me è un grande allenatore, ha avuto il coraggio di schierarmi da titolare pur provenendo dai dilettanti ed io lo ringrazio ancora oggi per questo. Per mister Fontana non è importante da dove vieni, ma cosa gli puoi dare in campo. Resterà un allenatore che avrà sempre la mia stima ed il mio rispetto. Ho saputo che ha firmato a Cosenza e per questo gli faccio un grande in bocca al lupo”.

a cura di Samuele Esposito

RIPRODUZIONE RISERVATA previa citazione della fonte www.vivicentro.it

 

Elezioni comunali: vince il centrodestra

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Per Marcello Sorgi “il Pd e i suoi alleati non rappresentano più una scelta credibile di governo neppure se si presentano uniti”.

Nei comuni vince il centrodestra: operazione tenaglia sull’ex premier Renzi

Dopo quelle di Roma e Torino del 2016 a favore dei 5 stelle, la sconfitta del centrosinistra a Genova (e non solo, praticamente dappertutto), stavolta a vantaggio del centrodestra, ha un valore politico e simbolico doppio. Significa che anche nel caso, verificatosi quest’anno nella tornata di amministrative che ha coinvolto quasi dieci milioni di elettori, di riflusso populista (Genova, non va dimenticato, è la città di Grillo, ciò che rende più amaro per l’ex-comico il risultato di ieri), il Pd e i suoi alleati – al contrario del resuscitato centrodestra – non rappresentano più una scelta credibile di governo, neppure se si presentano uniti, in un capoluogo storicamente legato alla sinistra e che avevano amministrato ininterrottamente per tutta l’epoca della Seconda Repubblica, anche quando l’amministrazione regionale aveva cambiato di segno. A voler adoperare un po’ di malizia, si può dire che ha funzionato perfettamente lo schema di gioco messo in campo dagli avversari di Renzi, che prevedeva di inneggiare al ritorno della coalizione post-ulivista in caso di vittoria, e scaricare tutta la responsabilità di un eventuale insuccesso sulle spalle del segretario.

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Per quanto il leader possa minimizzare, valutando l’esito dei ballottaggi come un voto locale, e mettendo in luce qualche risultato in controtendenza, resta il fatto che all’indomani della sua plebiscitaria riconferma alla guida del partito, dopo la conclusione funesta del referendum del 4 dicembre e la precipitosa archiviazione nelle urne della stagione delle riforme, al primo e al secondo turno Renzi, anche se non da solo, è stato battuto, e così anche il Pd e i suoi alleati.

D’altra parte, mettetevi nei panni di un elettore che abbia atteso dall’anno scorso un qualche segnale di resipiscenza rispetto al suicidio calcolato e consumato a dosi regolari dal centrosinistra negli ultimi dodici mesi. Al referendum, una parte del partito, l’ex-minoranza bersanian-dalemiana che poi ha dato vita alla scissione, s’è schierata contro il governo e ha contribuito alla vittoria del «No». Poi ha chiesto il congresso, di cui, una volta ottenuto, ha proposto il rinvio; e subito dopo, capito che Renzi lo avrebbe vinto, ha preferito andarsene. Ma uscita una minoranza, se n’è subito formata un’altra, che si comporta più o meno allo stesso modo e si prepara ad allearsi con partiti e gruppi collocati a sinistra del Pd. Mentre su questo stesso terreno, l’ex-sindaco di Milano Pisapia, messosi in moto per federare l’area rissosa in cui si muove tutto l’arcobaleno dei nemici di Renzi e riportarla all’alleanza con l’ex-premier, sta finendo col mettere su un partito concorrente, che se nascerà, nascerà sulla parola d’ordine «tutto fuorché Renzi».

L’elettore di cui dicevamo ha assistito così a una singolare campagna elettorale in cui il segretario era assente e gli altri leader di sinistra suoi avversari facevano a gara a sparargli addosso e a rinnegare ogni ipotesi di recupero a livello nazionale della coalizione con cui, tuttavia, si erano presentati nelle città in cui si votava, ottenendo spesso che il candidato sindaco fosse loro espressione e il Pd si rassegnasse a fare da portatore di voti e a pagare il conto in caso di sconfitta. Ora, appunto, per quale ragione il suddetto elettore avrebbe dovuto votare per il centrosinistra, invece di astenersi, o legittimamente, come prevede il meccanismo dei ballottaggi, votare per il centrodestra per punire i campioni del suo schieramento?

Spiace davvero per Romano Prodi, l’uomo che per due volte riuscì nel miracolo di rimettere insieme tutti i cocci dell’alleanza e portarla alla vittoria, per poi esser giustiziato le stesse due volte, una terza come candidato alla Presidenza della Repubblica, e malgrado questo, non pago, ci riprova una quarta; spiace per il governo Gentiloni, che in questo marasma riesce pure ad affrontare i terribili problemi del Paese; spiace per tanti seri amministratori, a cominciare dai pochi sindaci che ieri hanno vinto. Ma c’è una cosa che va detta a questo punto: il centrosinistra è finito, e far finta che questo non sia accaduto, o sia ancora rimediabile, non è più possibile.

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lastampa/Nei comuni vince il centrodestra: operazione tenaglia sull’ex premier Renzi (Marcello Sorgi)

Elezioni comunali: Renzi incontra i suoi e analizza la sconfitta

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Il segretario del Pd incontra i suoi e analizza la sconfitta: “Siamo andati al voto in chiave anti-Grillo, ma Berlusconi c’è ancora”. Sotto esame lo schema di alleanza che guarda solo a sinistra: “Così siamo destinati a perdere”.

Renzi: destinati a perdere se l’unico nostro schema è allearci con la sinistra

“Ragionavamo in chiave anti-Grillo, ma Berlusconi c’è ancora”. Sconfitta storica anche a La Spezia

ROMA –  poche ore dalla chiusura dei seggi, i vertici del Pd si sono confidati con onestà: se si perde Genova ma si riescono a vincere Taranto, Padova, L’Aquila più una città in Toscana e una in Lombardia, è “solo” una sconfitta. Meno di così, è una débâcle: proprio quella che si concretizza a notte, con sconfitte da L’Aquila a La Spezia a Lodi, nonostante le sorprese positive di Padova e Lecce. Un magro bottino che oggi commenterà il vicesegretario, Maurizio Martina. Resterà in silenzio Matteo Renzi, che ieri ha atteso i risultati in famiglia a Pontassieve esprimendosi via Facebook, dialogando con gli utenti del social network ma, in una giornata così delicata per il partito, per parlare solo di sport, la Ferrari e lo «scandalo arbitrale» di cui è stata vittima l’Italia del basket femminile. Forse nemmeno oggi scenderà a Roma, a fronteggiare chi, come l’avversario interno Andrea Orlando, già nella notte dava il via a una resa dei conti: «Il Pd isolato politicamente e socialmente perde quasi ovunque. Cambiare linea. Ricostruire il centrosinistra subito».

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Già due settimane fa, dopo il primo turno, ai piani alti di Largo del Nazareno avevano ragionato sui risultati. Quelli già acquisiti, e quelli che sarebbero arrivati ieri, prevedendo un’ampia vittoria del centrodestra. Convinti con disappunto che, se il M5S è uscito male da questa tornata, i voti che loro perdono non vanno verso sinistra, ma verso destra. E lì, in quell’area, dove hanno rinsaldato l’alleanza tradizionale Forza Italia-Lega hanno vinto: a partire dalla città più attesa di questo voto, Genova, persa dopo anni di dominio incontrastato. Dove pure il centrosinistra si presentava unito, una coalizione sbilanciata a sinistra, sostenuta anche dagli scissionisti di Mdp perché, spiegano dal Pd ligure, «dopo la sconfitta della Paita di due anni fa si pensava che con un renziano non si potesse vincere». Ecco, è proprio a partire dai dati del capoluogo ligure che il segretario dem ieri sera discuteva con i suoi: «Berlusconi c’è ancora. Siamo andati al voto con uno schema anti-Grillo, ora bisogna trovarne uno più efficace contro il centrodestra: dobbiamo rafforzare il profilo riformista». Frase che i suoi interlocutori hanno interpretato in un solo modo: se per fronteggiare Grillo bisognava inseguire Pisapia, contro la destra serve un Renzi più prima maniera. Alla faccia della richiesta orlandiana di «ricostruire un centrosinistra».

Perché è ovvio che dal risultato di stanotte si trarranno anche conclusioni sul piano nazionale. Prima tra le osservazioni del segretario del Pd, quindi, è che l’ex Cavaliere è tornato, è di nuovo temibile, e queste comunali potrebbero convincerlo definitivamente a tornare a braccetto con Salvini. Non solo: dal Pd sono convinti che un Berlusconi di nuovo in auge potrebbe avere conseguenze anche sull’immediato, una grande forza attrattiva, nel Palazzo, sull’area di Alfano. E poi, seconda osservazione, il rapporto con la sinistra fuori dal Pd, a partire da Pisapia. Se Genova dopo anni di vittorie di centrosinistra è persa, se mettendo insieme il largo e plurale centrosinistra di cui parla Pisapia il risultato è stato quello di consegnare la città alla strategia di Toti e Salvini, allora forse non è quello lo schema vincente per il centrosinistra. Cioè non è utile rincorrere i pezzi di centrosinistra fuori dal partito – operazione che richiederebbe, secondo Prodi, di superare robusti «veti personali» – ma occorre accentuare piuttosto il profilo più riformista, o se si vuole “di destra” del Pd. Mentre Renzi ragionava così, mentre squadernava l’ipotesi di escludere del tutto una coalizione con Bersani, D’Alema e compagni, qualcuno dei suoi ha colto in lui un sospiro di sollievo: in fondo, non tutte le sconfitte vengono per nuocere.

Ai ballottaggi vince il centrodestra

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Schiaffo a Matteo Renzi nei ballottaggi per le elezioni amministrative. Il centrodestra, grazie all’intesa Forza Italia-Lega, si impone in molte città, a cominciare da Genova dove il centrosinistra perde dopo 25 anni. A Parma trionfa Pizzarotti mentre a Verona va ko la candidata di Tosi. Crolla l’affluenza che scivola sotto il 50%, 11 punti in meno rispetto al primo turno.

Il centrodestra vince nelle città e strappa Genova dopo 25 anni

Cambiano colore dieci capoluoghi. Da Pistoia a Carrara, la Toscana è meno rossa Forte calo dei votanti, soprattutto al Sud. A Trapani niente quorum: commissariata

ROMA – Il centrodestra conquista dopo 25 anni Genova e fa sue, tra le altre città, anche Verona, Asti, Como, Piacenza, La Spezia, Pistoia e L’Aquila. Il centrosinistra, che si conferma a Taranto e Lucca, e riesce a prendere solamente Lecce e Padova, ammette la sconfitta in diretta tv. Laconico Matteo Renzi: «Voto a macchia di leopardo, poteva andare meglio». Esulta invece il centrodestra. Renato Brunetta (Fi): «L’onda del centrodestra è da Nord a Sud». Matteo Salvini (Lega): «Ora Gentiloni deve trarre le conseguenze e dimettersi». I dati sono incontrovertibili: l’alleanza incentrata su Forza Italia e Lega in questa tornata di amministrative passa da 5 a 15 comuni, il centrosinistra frana da 15 a 4. Parma resta nelle mani dell’ex grillino Federico Pizzarotti, mentre i 5Stelle si devono accontentarsi con Carrara fino a ieri governata dal centrosinistra.

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Una sconfitta questa che, assieme a quella di Pistoia, fa della Toscana una regione uno po’ meno rossa di un tempo. E al centrodestra passa anche un altro dei simboli della sinistra, Sesto San Giovanni, la «Stalingardo d’Italia» che da oggi ha un sindaco forzista eletto col 60% dei voti.

La sconfitta più bruciante per il centrosinistra matura però in Liguria: a Genova il candidato di centrodestra Marco Bucci conquista il 54,5% contro il 46,5% del candidato di centrosinistra Giovanni Crivello. A La Spezia, invece, il candidato del centrodestra Peracchini ottiene il 60%. A Verona Federico Sboarina (centrodestra) batte Patrizia Bisinella (Fare) 58 a 42 ed archivia così l’era-Tosi. A Catanzaro il candidato del centrodestra Sergio Abramo conquista il suo quarto mandato col 65,5% doppiando il suo concorrente, Vincenzo Antonio Ciconte (centrosinistra). Taranto resta al centrosinistra con Rinaldo Melucci (Pd, Psi più sei liste civiche) che supera per un pugno di voti (51,5 a 48,5) la candidata del centrodestra Stefania Baldassarri. Il centrosinistra perde anche L’Aquila: qui infatti il candidato del centrodestra Pierluigi Biondi supera quello del centrosinistra Americo Di Benedetto ottenendo il 53,5 contro il 46.5%. Anche Piacenza passa dal centrodestra, a Parma invece si riconferma il sindaco uscente Pizzarotti che col 57,9% dei consensi supera Paolo Scarpa (centrosinistra).

Erano in tutto 111 i comuni chiamati ieri al voto, compresi 22 comuni capoluogo, per un totale di 4,3 milioni di elettori. Su 22 comuni capoluogo dopo il primo turno ben 13 vedevano in testa il centrodestra e solo 6 il centrosinistra. Se invece si guarda alle amministrazioni uscenti 15 erano quelle guidate dai centrosinistra, 5 facevano invece riferimento al centrodestra e 2 a liste civiche, mentre altre 2 (Lodi e Padova) erano rette da un commissario.

In caduta libera la partecipazione al voto, con dati particolarmente bassi a Taranto, Como, Asti e Belluno e a Trapani dove era in corsa un solo candidato e a causa del 26,5% di votanti (contro il 50% richiesto) verrà commissariata. La media nazionale è stata invece pari al 46,03%, 13 punti in meno rispetto al primo turno.

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lastampa/Il centrodestra vince nelle città e strappa Genova dopo 25 anni PAOLO BARONI