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UFFICIALE – Ancora un’esperienza in Serie B per Luperto: il difensore va in prestito all’Empoli

“L’Empoli Fc comunica di aver acquisito a titolo temporaneo dalla Ssc Nappoli le prestazioni del calciatore Sebastiano Luperto”. Questo il tweet del club toscano che ufficializza difatti l’acquisto del difensore azzurro. Ennesima esperienza in prestito in Serie B dopo quella della scorsa stagione alla Pro Vercelli.

Strage di Bologna : «Le mele marce dello Stato» e lo struggente racconto dei coniugi Agostino

Ieri 2 agosto 2017, alla comunale Villa Ragno di Santa Teresa di Riva (ME), c’è stato un dibattito in ricordo della Strage di Bologna avvenuta 37 anni addietro (e per la quale sono stati condannati dei membri del gruppo di estrema destra Nuclei Armati Rivoluzionari), organizzato dall’Associazione Onofrio Zappalà, quest’ultimo giovane di Sant’Alessio Siculo (ME) emigrato a Bologna per lavoro, che quel fatidico giorno si trovava alla stazione dei treni con la nuova divisa da ferroviere e in attesa della fidanzata, quando scoppio la bomba che uccise insieme a lui altre 84 persone e 200 feriti.
Al dibattito ha partecipato la dr.ssa Agnese Moro, figlia di Aldo Moro (ucciso dalle Brigate Rosse il 9 maggio del 1978 in via Caetani a Roma) e i coniugi Vincenzo e Augusta Agostino.
Quando i genitori Agostino hanno raccontato la drammatica vicissitudine dell’uccisione, sotto i loro occhi, in quel 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini, del figlio poliziotto Nino, insieme alla giovane nuora Ida Castellucci incinta di cinque mesi, è calato tra il pubblico un silenzio tombale, tanto erano struggenti le loro parole.
I fatti esposti erano così dolorosamente reali da inchiodare chiunque ascoltasse.
Un tema del loro tragico racconto si potrebbe titolare “Le mele marce dello Stato”.
Ancora oggi attendono Verità e Giustizia.
Qui di seguito un link dell’intervento dei coniugi Agostino. Il link è tratto dalla pagina pubblica facebook di una persona presente al dibattito https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=1635306759821303&id=373704539314871
Adduso Sebastiano

Marino: “Napoli principale avversario della Juve. Gli azzurri non hanno perso i pezzi”

Pierpaolo Marino, ex ds azzurro, ha rilasciato un’intervista a Tuttosport:

“Chi sarà l’avversario principale della Juventus per lo scudetto? Il Napoli mi sembra molto forte. Non hanno perso i pezzi e ne hanno aggiunti di interessanti come Ounas, che mi ha impressionato, e Mario Rui. Si godrà la crescita dei centrocampisti acquistati l’anno scorso e un Milik completamente recuperato. E’ decisamente più forte di chi ha cambiato molto e pagherà il prezzo per questo”.

Fallo di Godin su Ounas: arrivano le scuse dell’Atletico Madrid

Non sono mancate le polemiche dopo il fallaccio di Godin su Adam Ounas. Ieri, però, è arrivato un bel gesto da parte dell’Atletico Madrid. Ieri mattina, infatti, il ds degli spagnoli Berta ha fatto pubblicamente le scuse a Sarri e a Giuntoli a nome del club. Lo riporta l’edizione odierna de Il Mattino.

Zinchenko-Napoli, c’è la disponibilità al trasferimento: tutto dipende da Giaccherini

Napoli sulle tracce di un esterno offensivo e Oleksandr Zinchenko rappresenta il primo nome sul taccuino di Giuntoli. L’esterno del Manchester City, nonostante la stima di Guardiola, troverebbe comunque poco spazio e sarebbe disposto al trasferimento. Come scrive l’edizione odierna de Il Mattino, l’opzione preferita sarebbe proprio il Napoli. L’Ucraino, infatti, ha già rinunciato alle offerte di diversi club di Premier. In casa Napoli, però, tutto è legato alla questione Giaccherini che nei giorni scorsi ha rifiutato la proposta dello Sparta Praga.

Playoff Champions, delineato il quadro delle avversarie del Napoli: domani il sorteggio

Dopo le gare di ritorno del terzo turno preliminare di Champions League è stato delineato l’elenco delle dieci squadre che si giocheranno il playoff. Non sono mancate le sorprese con l’eliminazione della Dinamo Kiev e dell’Ajax che hanno liberato un posto tra le teste di serie a CSKA Mosca e Sporting Lisbona. Evitate due squadre insidiose per il Napoli ma occhio a Nizza e Hoffenheim. Il sorteggio si terrà a Nyon il 4 agosto con le gare di andata il 15-16 agosto e quelle di ritorno il 22-23.

 

TESTE DI SERIE
1 – Siviglia 112.942
2 – Napoli 88.666
3- Liverpool 56.135
4 – CSKA Mosca 39.606
5 – Sporting Lisbona 36.866

NON TESTE DI SERIE
1 – Steaua Bucarest 35.370
2 – Young Boys 28.915
3 – Nizza 16.833
4 – Hoffenheim 15.899
5 – Istanbul Basaksehir 10.340

Tessera del tifoso: si va verso l’abolizione

Abolizione tessera del tifoso: Già dal prossimo anno ci sarà la possibilità, di poter acquistare i biglietti negli stadi anche per le trasferte anche pochi minuti prima del fischio d’inizio.

C’è il consenso del Viminale, di comune accordo con il ministero dello Sport, la Figc e il Coni, che sarà annunciata venerdì in una conferenza a via Allegri a cui prenderanno parte anche il presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio, il numero uno del Coni, Giovanni Malagò, il ministro dello sport Luca Lotti e il ministro dell’Interno Marco Minniti.

L’accordo verterà sulla volontà di aumentare l’affluenza dei tifosi negli stadi di calcio e si intitola: ‘Il rilancio della gestione, tra partecipazione e semplificazione’: Venerdì – ha riferito Malagò – ci sarà un incontro promosso dai massimi vertici delle autorità, dal capo della Polizia, e dal capo dell’Osservatorio Daniela Stradiotto. Lo scopo ultimo del Viminale sarà quello di creare un percorso che porterà nel breve periodo, all’abolizione della tessera del tifoso. La stagione che sta per cominciare, dunque, sarà un anno di prova che porterà l’abolizione della tanto “odiata” tessera.

A cura di Andrea Alfano

Procura di Trapani: favoreggiamento all’immigrazione clandestina per la ONG tedesca

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“È la prima volta che il favoreggiamento all’immigrazione clandestina viene applicato nell’ambito delle imbarcazioni di salvataggio”, scrive Francesco La Licata nell’editoriale di prima pagina.

L’inchiesta al salto di qualità

Il sequestro della Iuventa, ex peschereccio divenuto mezzo di salvataggio dei migranti in fuga da guerre e fame, rappresenta una tappa importante dell’azione di contrasto verso il business legato alla immigrazione clandestina. L’iniziativa della procura di Trapani, avallata da un provvedimento del gip, apre uno scenario del tutto inedito nella difficile strategia per il contenimento di quella che ormai viene considerata la giungla del Mediterraneo centrale. Una giungla che va – è l’opinione dei responsabili ai vari livelli – in qualche modo normalizzata, se non si vuol vedere compromessa una sana gestione dell’azione umanitaria condotta dai tanti volontari che rischiano la vita per salvare quelle dei popoli in fuga. Ecco, sembra che l’intervento della magistratura trapanese sia stato determinato da comportamenti «abnormi» di qualche componente dell’equipaggio dell’imbarcazione riconducibile dalla Ong «Jugend Rettet», una delle organizzazioni che si sono rifiutate di sottoscrivere il «codice di comportamento» proposto dal governo italiano.

Dicono i magistrati di aver monitorato sin dallo scorso autunno i movimenti della Iuventa, notando come il suo raggio d’azione insistesse sempre nello stretto tratto di costa libica, fra Sabrata e Zuara, e più d’una volta intervenendo senza un reale pericolo per i fuggiaschi, anzi qualche volta entrando in confidenza con gli scafisti che scortavano i migranti fin dentro la Iuventa. Queste accuse dei pm hanno già retto al vaglio di un gip che ha ordinato il sequestro preventivo della nave, per «impedire la reiterazione del reato». Che sarebbe il favoreggiamento in immigrazione clandestina, norma prevista già dalla legge e che nulla ha a che fare col più recente protocollo di comportamento.

Non sfuggirà a nessuno la portata dell’iniziativa della magistratura trapanese: è la prima volta che il favoreggiamento all’immigrazione clandestina viene applicato nell’ambito delle imbarcazioni di salvataggio che operano per conto delle Ong. Fino ad oggi il reato era stato appannaggio quasi esclusivo dei mercanti che si arricchiscono sulle sofferenze dei migranti.

Ma non può essere sottaciuta neppure l’enorme difficoltà insita in questa nuova strada intrapresa dalla magistratura. I primi ad averne contezza sembrano proprio i pm e il gip protagonisti dell’indagine sfociata nel sequestro della Iuventa, che dimostrano di maneggiare l’inchiesta con la dovuta cautela e le necessarie precisazioni circa l’assenza di prove sull’ipotesi di contatti illeciti con i mercanti libici o, peggio, circa l’ipotesi che alla base dell’attività della Iuventa possa esserci la ricerca di un ritorno economico. Se esistessero prove certe, d’altra parte, oggi non renderemmo conto soltanto di un sequestro preventivo.

Come accade sempre quando si aprono nuove ipotesi investigative per comportamenti al limite della legalità, oppure per comportamenti ancora non ben «metabolizzati» dalla giurisprudenza, si va incontro a polemiche e dibattiti senza fine. Accade così persino per un reato odioso come la mafia e per tutto ciò che vi ruota intorno (basti pensare al concorso esterno).

Non meno scivolosa potrà apparire l’iniziativa della procura di Trapani, stretta fra la giusta esigenza di normalizzare la «giungla del Mediterraneo» e l’altrettanto sacrosanta azione di difesa di chi fugge da guerra e carestie, prestando, però, attenzione a non cadere nella trappola di una sorta di estremismo umanitario.

vivicentro.it/opinione
vivicentro/Procura di Trapani: favoreggiamento all’immigrazione clandestina per la ONG tedesca
lastampa/L’inchiesta al salto di qualità FRANCESCO LA LICATA

Minniti conferma la linea per le ONG: «Chi vuole continuare le azioni di salvataggio deve firmare il codice»

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Dopo il sequestro predisposto dalla Procura di Trapani per la nave di una Ong tedesca impegnata nei soccorsi ai migranti, il ministro dell’Interno, Marco Minniti, espone la linea dell’Italia: “Chi vuole continuare le azioni di salvataggio deve firmare il codice”.

Minniti: “Se le Ong vogliono operare dovranno firmare il codice”

Il ministro dell’Interno: «Guardia costiera e sindaci libici frenano gli arrivi»

ROMA – È un 2 agosto particolare per Marco Minniti. Si è fatta sera quando il ministro dell’Interno rientra nel suo studio al Viminale a conclusione di una giornata piena di segnali incoraggianti sul fronte migranti: il dato sui flussi in calo, l’indagine della magistratura sulle Ong, le navi italiane in partenza per la Libia. È un trend, finora negativo, che sembra invertirsi. Ma il ministro dell’Interno rinuncia a dichiarazioni pubbliche e parlando con i suoi collaboratori, sceglie la prudenza: «Una rondine non fa primavera e se cantassimo vittoria domani potremmo essere smentiti. Sappiamo bene che i flussi non si possono cancellare, ma si possono e si devono governare: questo è il nostro obiettivo». Ciò che conta per Minniti è che «in questi giorni cominciamo a vedere una luce in fondo al tunnel, una luce che tempo fa non riuscivamo a scorgere».

Sulle prime risultanze della magistratura sulle Ong Minniti non dice una parola nel merito e con i suoi si limita ad una previsione-auspicio: «Vedremo se l’inchiesta contribuirà a dimostrare che di un Codice c’era e c’è bisogno…». E aggiunge: «Se le Ong non firmano, difficilmente potranno continuare ad operare». Dunque, il sequestro di Lampedusa suggerisce che adesso le Ong si trovano davanti ad un bivio assai eloquente: aderire al nuovo regolamento, approvato dalla Commissione europea, oppure non entrare nelle acque territoriali italiane. Questo 2 agosto dunque è una tappa, un tassello di un «disegno e di una strategia» per «tutelare gli interessi del nostro Paese» portando la legge in un Mediterraneo Centrale «che nell’ultimo anno e mezzo si è trasformato in una giungla». Anche perché il sequestro della Iuventa suggerisce la possibile genesi delle complicità di fatto fra alcune Ong e gli scafisti: l’«estremismo umanitario».

I progressi sono il frutto di un metodo di lavoro che il ministro riassume così: «Sin dall’inizio ho cercato di cancellare il termine e il concetto di “emergenza”, perché serve una visione, da dispiegare su più tasti». E dunque se nella seconda metà di luglio si è registrato un drastico calo degli arrivi, ciò dimostra che il lavoro avviato sette mesi fa sta cominciando a dare frutti. Grazie ad un impegno che, ricorda Minniti, si articola su due fronti: «Il crescente lavoro della Guardia costiera libica per bloccare gli scafisti respingendoli a terra e gli accordi da noi siglati con sindaci e tribù libiche perché, una volta tornati nelle loro città, hanno iniziato a spiegare che è più conveniente rimanere che partire». Ecco perché la partita fondamentale si gioca dall’altra parte del Mediterraneo, dove gli accordi sono per definizione incerti, costantemente a rischio: «Non è stato facile rompere il muro del suono, ma ci siamo riusciti». L’inizio è stato nel rapporto con il governo di al-Sarraj da cui è «letteralmente nata dal nulla» la Guardia Costiera, «istituzione» fino a quel momento sconosciuta in quel Paese e a conclusione di questa veloce «costruzione» ieri il Parlamento italiano ha autorizzato la partenza del pattugliatore e della nave-officina di supporto alla Guardia libica, che «era il primo punto dell’accordo del 2 febbraio con Sarraj», ricorda il ministro.

Ma proprio perché «una rondine non fa primavera», il ministro dell’Interno è deciso a rilanciare subito con nuove iniziative: «Dopo Ferragosto rivedrò, stavolta a Roma, i sindaci libici, perché un’altra parte essenziale della strategia è la mobilitazione della società libica e non soltanto delle istituzioni. Quando li ho visti per la prima volta, il 13 luglio, i principali 13 sindaci del Paese, sono venuti con le slides, con i piani di sviluppo delle loro città e il nostro incontro è stato trasmesso in diretta da tutte le tv libiche. Ci hanno chiesto: aiutateci a costruire il nostro futuro. Sostanzialmente aiutateci a “riconvertire” la nostra economia, liberandoli dal traffico degli esseri umani e offrendogli alternative concrete».

Un incontro, quello di Roma, con i sindaci libici, al quale Minniti intende dare un respiro europeo, coinvolgendo il Commissario agli Affari interni Dimitris Avramopulos. E sempre in agosto nuovo summit, sempre promosso dal governo italiano, della cabina di regia sul fronte sub-sahariano con Niger, Ciad, Mali «tutti Paesi francofoni – dice Minniti – che mantengono un ottimo rapporto con la Francia, ma che riconoscono oramai un ruolo primario all’Italia». E alla fine di una giornata che Minniti si ostina a non enfatizzare, quel che ripete ai suoi osservatori è il compiacimento perché oramai in Europa nessuno nega più all’Italia «il ruolo di apripista». Nel campo della politica verso i migranti, «siamo rispettati» e questa è la premessa indispensabile per fare nuovi passi avanti, in un contesto, quello della Ue, nel quale c’è un terreno sul quale la storia recente e passata dimostra che è difficilissimo portare a casa risultati: quello dei migranti.

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vivicentro/Minniti conferma la linea per le ONG: ”Chi vuole continuare le azioni di salvataggio deve firmare il codice”
lastampa/Minniti: “Se le Ong vogliono operare dovranno firmare il codice” FABIO MARTINI

Dal dramma rinascere attraverso la solidarietà. Il progetto di un papà stabiese

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Questa e’ la storia di Vincenzo e Valentina, ma e’ anche la storia di Antonio e Anna ma anche di Katia e Giovanni, storie di genitori che hanno subito un dramma, ragazzi che nonostante tutto vogliono regalare un sorriso ai bambini. Vincenzo diventa il portavoce di questa storia e lancia un appello:

Vincenzo è un cittadino Stabiese come tanti, lavoro e moglie ma la sua storia “normale” purtroppo ha subito una perdita dal valore inestimabile, ossia quello di un figlio. Il dolore è atroce ma Vincenzo sta trovando la forza di andare avanti. Nel suo percorso, ha conosciuto altre giovani coppie che hanno dovuto fare i conti con questo fatale destino. Farsi forza, proteggersi e spesso affidare il pensiero ed una preghiera a Nostro Signore. Vincenzo ha trovato il coraggio di lottare e di andare avanti e attraverso questo comunicato lancia un messaggio a tutti i cittadini non solo quelli Stabiesi:

“La mia idea è quella di creare un progetto per i bambini, magari provare a restituire un sorriso. Faccio appello a tutte le associazioni, Istituzioni politiche ed ai media,affinché la mia idea venga realizzata.
Io vorrei creare una serie di iniziative sul territorio, tipo feste per bambini con giostrine e palloni oppure qualche partita di calcio oppure evento sportivo in generare a scopo benefico Con la speranza di raccogliere fondi per aiutare minori in difficoltà.”

Questo appello è aperto a tutti: Associazioni, Istituzioni politiche e non, Cooperative sociali, chi opera in materia di sport e media. Ma anche gente comune o semplici commercianti che possano aiutare questi ragazzi a donare un sorriso ai più piccoli.

Aspettiamo risposte dai cittadini e magari l’aiuto logistico di qualcuno sarebbe ben accetto per questa iniziativa.

Sicuramente seguiranno aggiornamenti sulla vicenda.

Per informazioni e contatti:

Vincenzo: 345 888 9054

giracevincenzo86@gmail.com

Antonio: 380 47 41 980

Facciamo vincere la solidarietà!!!

SETTIMA RAPPRESENTAZIONE DI NABUCCO PER L’ARENA DI VERONA OPERA FESTIVAL 2017

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Venerdì 4 agosto alle ore 20.45 va in scena la settima rappresentazione di Nabucco di Giuseppe Verdi per il Festival Lirico 2017. Repliche: 9, 12, 18, 23, 26 agosto

Con oltre 200 recite tra le antiche pietre dell’Arena, Nabucco è tra i colossal delle stagioni areniane: terza per numero di serate dopo Aida e Carmen, l’opera, dalla sua prima rappresentazione nell’anfiteatro nel 1938, tornerà infatti in cartellone per 21 Festival presentata in 10 diversi allestimenti. Titolo di un giovane Verdi infervorato di passione politica e dalla voglia di riscatto nel panorama musicale, è molto amato dal pubblico soprattutto per il celeberrimo coro del Va’, pensiero, magistralmente eseguito e bissato ogni sera dal Coro areniano.

Il dramma verdiano, composto su libretto di Temistocle Solera, è proposto per il 95° Opera Festival fino al 26 agosto nel nuovo allestimento che porta la firma di Arnaud Bernard per regia e costumi e di Alessandro Camera per le scene; il lighting design è di Paolo Mazzon ed il trucco di scena è stato creato dal make-up designer Michele Magnani, global senior artist di M.A.C. Cosmetics, Official Partner del Festival lirico dal 2014. L’ambientazione è trasposta tra il 1848 e il 1860, periodo in cui l’Impero austriaco dominava il Regno Lombardo-Veneto. La regia di Bernard, difatti, legge nel contrasto insito nella vicenda narrata nell’opera – che si esprime nel conflitto tra Babilonia e Gerusalemme – la storia d’Italia negli anni turbolenti del Risorgimento.

Domani sera torna sul podio dell’anfiteatro veronese Daniel Oren, impegnato a guidare un cast di grandi voci, a partire da Leonardo López Linares nei panni del protagonista Nabucco, Anna Pirozzi in Abigaille e In Sung Sim nel ruolo di Zaccaria; anche Carmen Topciu torna ad interpretare Fenena accanto all’Ismaele di Mikheil Sheshaberidze. Completano il cast Nicolò Ceriani nel ruolo del Gran Sacerdote di Belo, Cristiano Olivieri nei panni di Abdallo e Madina Karbeli dà voce ad Anna.

Il titolo impegna l’Orchestra, il Coro preparato da Vito Lombardi ed i Tecnici dell’Arena di Verona insieme a numerose comparse.

Repliche: 9, 12, 18, 23, 26 agosto, ore 20.45

Biglietteria – Via Dietro Anfiteatro 6/B, 37121 Verona

tel. (+39) 045 59.65.17 – fax (+39) 045 801.3287 – email biglietteria@arenadiverona.it

Call center (+39) 045 800.51.51 – www.arena.it – Punti di prevendita Geticket

Prezzi: da € 20,50 a € 204,00

Blitz contro l’Ong tedesca Jugend Rettet: sequestrata la nave Iuventa

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La Procura di Trapani sequestra la nave della Ong tedesca ”Jugend Rettet” impegnata nei soccorsi ai migranti. Gli inquirenti nutrono “gravi indizi sugli equipaggi” che avrebbero agito in accordo con i trafficanti di uomini.

“Accordi con i trafficanti di uomini”. Sequestrata nave dell’Ong tedesca

La Procura di Trapani: gravi indizi sugli equipaggi della Iuventa, possiamo provarlo. Migranti recuperati davanti alla costa africana e barconi riconsegnati ai libici

ROMA – Lunedì pomeriggio l’Ong tedesca Jugend Rettet non ha firmato il Codice di condotta voluto dal Viminale in accordo con l’Unione europea, perché contraria alla presenza della polizia giudiziaria a bordo della Iuventa. Un rifiuto che ora pesa come un macigno di fronte all’inchiesta della procura di Trapani e della polizia che travolge l’Ong con la pesante accusa di «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». La nave Iuventa, battente bandiera olandese, ieri è stata sequestrata nel porto di Lampedusa su ordine del gip Emanuele Cersosimo.

Al momento il fascicolo è ancora a carico di ignoti e riguarda almeno tre episodi, avvenuti il 18 e il 26 giugno scorsi e il 10 settembre 2016. Ma non sono esclusi nuovi sviluppi di indagine, anzi. «Sulla nave si sono alternati diversi equipaggi – precisa il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio – e al momento non pare abbiano percepito compensi».

Per il resto, il quadro è davvero desolante. Con il team della Iuventa che interviene praticamente a ridosso delle coste libiche, arrivando persino ad una distanza minima di 1,3 miglia, per caricare i migranti trasportati dai trafficanti. Questi sono stati fotografati mentre scambiano i saluti con l’equipaggio dell’Ong e se ne tornano tranquillamente in Libia riprendendosi il motore del gommone. E in alcuni casi il viaggio di ritorno degli scafisti viene persino agevolato dall’Ong.

Le indagini della squadra mobile di Trapani e dello Sco (il servizio centrale operativo della polizia) hanno scoperchiato un sistema di collusione tra i trafficanti di esseri umani e l’equipaggio della Iuventa. Ma non basta. Emerge anche uno spaccato inquietante, in termini più generali, con le Organizzazioni non governative interessate più che altro a raccogliere fondi e donazioni. Per non parlare di singolari «volontari» che in realtà arrivano a guadagnare fino a 10 mila euro al mese.

L’intesa tra l’equipaggio della Iuventa e i trafficanti è stata certificata da intercettazioni, fotografie – grazie anche a un agente di polizia sotto copertura a bordo di una nave di un’altra Ong vicina – e testimonianze di due operatori della Vos Hestia, imbarcazione della Ong Save the Children. Ecco dunque emergere situazioni in cui i migranti spesso non vengono salvati, ma consegnati dagli scafisti agli attivisti della Iuventa. In particolare sono tre gli episodi specifici agli atti dell’inchiesta. Ma ve ne sono altri che secondo il procuratore Cartosio e il pm Andrea Tarondo configurano come «abituale» il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Le indagini sono state avviate nell’ottobre del 2016, e hanno avuto ulteriori accelerazioni a giugno. Utili si sono rivelate le testimonianze dei due attivisti vicini a Save the Children. Ritenute peraltro genuine perché anche i due sono stati intercettati e le loro parole in privato rispecchiavano i loro racconti ufficiali forniti alla polizia e ai magistrati. «In un soccorso datato 10 settembre 2016 – ha spiegato uno dei due operatori ai pm – abbiamo notato che durante un trasbordo dalla Iuventa alla nostra nave di 140 migranti soccorsi da quella imbarcazione, si allontanava un gommone dirigendosi verso le coste libiche con a bordo solo due uomini di colore. Questa circostanza ci faceva ritenere che l’equipaggio della Iuventa avesse trasbordato i 140 migranti dal gommone che rientrava sulla costa con a bordo gli scafisti». Della circostanza venne informato l’Aise.

Stessa cosa sarebbe accaduta il 14 febbraio 2017. Il secondo operatore della Ong ha raccontato ai pm che durante le operazioni di soccorso «un legno di sei metri, con due persone di colore a bordo, si sarebbe allontanato dalla Iuventa verso le coste libiche a forte velocità».

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vivicentro/Blitz contro l’Ong tedesca indagata per ”Accordi con i trafficanti di uomini”
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foto dalla pagina FB della Jugend Rettet

Medici e ospedali nel mirino di speculatori

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Con 34 mila denunce all’anno, medici e ospedali sono bersaglio di cause per danni ai pazienti. Spesso pretestuose. Ci sono però alcune novità legislative, in ambito penale e civilistico, che alleggeriscono la posizione dei sanitari. I quali altrimenti si rifugiano in rigide prassi di medicina difensiva.

Se la responsabilità medica finisce in un vicolo cieco

Il diritto del paziente all’integrale risarcimento del danno patito ha prodotto una moltiplicazione delle pretese risarcitorie. E un aumento dei premi di assicurazione dei medici. Ma anche le norme varate per riequilibrare la situazione sollevano dubbi.

Una normativa in evoluzione

Nei casi di negligenza e imperizia medica, tradizionalmente l’attenzione si è concentrata sulle forme di tutela del paziente. Tuttavia, dal punto di vista giuridico come da quello economico, è molto interessante anche porsi il problema sotto un diverso profilo: come si tutela il medico? La normativa, in evoluzione, sembra più sollevare dubbi che stabilire certezze.
Lo stratificarsi delle regole giurisprudenziali in tema di responsabilità medica, in nome del diritto del paziente-danneggiato all’integrale risarcimento del danno patito, ha creato nel tempo un sistema senza uscita per chi esercita la professione sanitaria: i medici, e le strutture in cui operano, sono divenuti bersaglio di una pioggia di pretese risarcitorie per la generalità indistinta dei casi in cui l’esito dell’intervento medico fosse stato diverso da quello sperato (ogni anno sono circa 34mila le denunce per danni subiti in strutture ospedaliere, secondo l’Osservatorio sanità – Ania).
Il consistente numero di pretese, unito al sistema di favore che le corti hanno creato intorno al paziente-danneggiato – in particolare in tema di ripartizione degli oneri probatori tra questi e il medico o la struttura ospedaliera – ha destato gravi preoccupazioni sia nella classe medica sia nelle compagnie assicurative. La prima ha reagito con condotte di esasperata prudenza, le cosiddette condotte di medicina difensiva. Le seconde, invece, hanno risposto con l’innalzamento dei premi assicurativi.
La situazione che si è creata ha richiesto un urgente intervento correttivo, così da riequilibrare le posizioni delle parti (potenzialmente) in lite, nel tentativo di abbassare i costi dell’intero sistema.
Sul fronte penalistico la legge 24 del 2017 (entrata in vigore il 1° aprile) è intervenuta inserendo nel codice penale l’articolo 590-sexies, rubricato “Responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario”, che limitatamente alla sola imperizia (come del resto fa, sul piano della responsabilità civile, l’articolo 2236 codice civile, applicato in giurisprudenza anche al medico chiamato in via extracontrattuale) ha continuato il progetto, iniziato con la legge 189/2012, di escludere la responsabilità penale per i casi di colpa lieve, ogniqualvolta il medico abbia rispettato le raccomandazioni previste dalle linee guida, o, in mancanza di queste, dalle buone pratiche clinico-assistenziali.

Due importanti novità

Sul fronte civilistico, invece, le novità sono due. Innanzitutto, l’articolo 7 prevede che il medico, quando opera all’interno di una struttura sanitaria (anche se in regime di libera professione intramuraria), il medico sia responsabile in via extracontrattuale verso il paziente (tranne, dunque, nei casi in cui questi abbia stipulato un contratto direttamente con il medico), con ricadute sul regime dell’onere della prova e della prescrizione, entrambi più rigorosi per il danneggiato rispetto al sistema di responsabilità contrattuale. Di conseguenza, per fare uso delle più favorevoli regole della disciplina di responsabilità contrattuale, il danneggiato dovrà rivolgersi non già al medico direttamente, ma alla struttura ospedaliera, che a sua volta potrà rivalersi sul medico, ma solo nei casi di suo dolo o colpa grave (articolo 9). Inoltre, nell’intento di una più ampia distribuzione sociale dei costi dell’attività sanitaria, gli articoli da 10 a14 introducono, tra le altre cose, un obbligo di copertura assicurativa (o di altre “analoghe misure”) per le strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche e private e di adeguata polizza di assicurazione per colpa grave per il medico, insieme all’introduzione della possibilità, per il danneggiato, di azione diretta contro la compagnia assicurativa, nonché di un fondo di garanzia per i danni derivanti da responsabilità sanitaria. Tuttavia, l’obbligo assicurativo è unilaterale: solo gli operatori sanitari sono obbligati ad assicurarsi, mentre le compagnie assicurative non ne hanno alcuno a contrarre, rimangono libere di non assicurare il richiedente, qualora il contratto non appaia conveniente.
Appare molto curiosa, almeno in prima battuta, la mancanza di obbligo per le assicurazioni: cosa succederebbe se una struttura sanitaria o un medico non riuscissero ad assicurarsi o se l’assicurazione non coprisse l’intero danno? Basterà a quel punto il fondo di garanzia a coprire i danni derivanti da responsabilità sanitaria, nonostante che la legge vi ponga un limite massimo? O sarà la presenza stessa del paracadute del fondo di rischio a disincentivare un rigore nel sistema assicurativo? E chi pagherà per tutte queste incertezze?

Paolo Balduzzi e Daniela Maria Frenda/lavoce.info

PAOLO BALDUZZI

balduzzi Si laurea all’Università Cattolica di Milano e consegue M.Sc. e Ph.D. in Economics presso la University of Edinburgh. Dopo una breve esperienza presso l’Università di Milano-Bicocca, diventa ricercatore in Università Cattolica, dove insegna Scienza delle finanze ai corsi diurni e serali, triennali e magistrali. Ha insegnato anche al Dottorato in Economia e Finanza delle Amministrazioni Pubbliche dell’Università Cattolica, all’Università di Milano-Bicocca e alla Scuola Superiore di Economia e Finanza. I principali interessi di ricerca riguardano la political economy, con particolare riferimento al ruolo delle leggi elettorali, il federalismo fiscale, la finanza pubblica, le pensioni e la disuguaglianza intergenerazionale. Ha contribuito a libri e pubblicato articoli su riviste internazionali. E’ membro e Segretario generale dell’associazione ITalents. E’ stato membro della Commissione tecnica per la revisione della spesa guidata da Carlo Cottarelli per i capitoli di spesa sui costi della politica.

DANIELA MARIA FRENDA Laureata con lode in Diritto civile all’Università degli studi di Pavia e diplomata alla Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali tenuta dall’Università degli Studi di Pavia e dall’Università L. Bocconi di Milano. Ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Diritto civile presso l’Università degli studi di Pavia e attualmente è ricercatrice presso l’Università Cattolica di Milano, dove insegna Istituzioni di Diritto Privato e Principles of law.

L’Italia sta varando una missione militare in acque libiche, navale e non solo

Quasi a sorpresa e in gran fretta, l’Italia sta varando una missione militare in acque libiche, navale e non solo. Scopo dichiarato, regolare il flusso migratorio. Tra molte contraddizioni e un po’ di ipocrisia.

Missione navale in Libia: così si nega il diritto d’asilo

In passato l’Italia ha dato un esempio di grande civiltà con le operazioni di salvataggio in mare. Ora invece mandiamo le navi militari a fermare i migranti in Libia, con una missione che solleva non poche perplessità sotto il profilo dei diritti umani.

Le ragioni dell’operazione in acque libiche

Dopo settimane di sussurri e ipotesi, quasi a sorpresa e in gran fretta, l’Italia sta varando una missione militare in acque libiche, navale e non solo. Forse ha giocato la competizione con l’attivismo di Emmanuel Macron, forse la percezione ormai diffusa che l’accoglienza dei rifugiati possa compromettere le sorti elettorali dei partiti di governo. Sta di fatto che dopo il decreto Minniti-Orlando, il rinvio del provvedimento sul cosiddetto ius soli, il codice di condotta imposto alle Ong con il duplice intento di metterle sotto controllo e di rallentare le operazioni di salvataggio, ora si pensa di usare le maniere forti contro le imbarcazioni che trasportano le persone in cerca di asilo.
Va notato anzitutto un cambiamento di rappresentazione e di retorica: fino a qualche settimana fa, le barche degli scafisti erano a malapena in grado di galleggiare e le Ong erano accusate di arrivare troppo vicino alle coste libiche per soccorrerle. Ora invece vengono presentate come vascelli armati che non esitano a sparare contro le motovedette libiche. Quindi occorre andare in loro soccorso.
Si è aperto però uno spinoso problema, quello di non urtare la suscettibilità dei libici e di non esporsi all’accusa di violare la loro sovranità. Il governo (ministero della Difesa) ha precisato che i migranti verranno presi in consegna dalle forze libiche e da esse ricondotti indietro. Con formula che un tempo sarebbe stata definita “gesuitica”, si aggiunge che in tal modo non si tratterebbe di un respingimento. Traspare in sottofondo l’intento di prevenire le obiezioni dell’Alta Corte di Strasburgo, quella che ha condannato l’Italia per i tristemente noti respingimenti in mare del governo Berlusconi-Maroni – la prima volta nella storia in cui il nostro paese si è messo contro l’Onu, oltre che contro le istituzioni europee.

Le incognite della missione

La prevista presa in consegna da parte dei libici (chiamiamola pure così, con eufemismo) riapre una questione di grande portata sotto il profilo dei diritti umani. Il nostro governo ha già annunciato che le domande di asilo dovrebbero essere verificate in Libia, presso hotspot gestiti da organismi sovranazionali specializzati (Unhcr – Alto commissariato Onu per i rifugiati e Oim – Organizzazione internazionale per le migrazioni). Ma una simile operazione comporta diverse incognite.
La prima riguarda il trattamento da parte delle forze armate libiche prima della consegna agli hotspot. Le testimonianze dei maltrattamenti inflitti a migranti e rifugiati in transito, e anche a quelli ricondotti in Libia, sono troppo note, drammatiche e numerose per non mettere in allarme quanti si interrogano sulla tutela dei diritti umani.
La seconda incognita riguarda il funzionamento degli hotspot, ancora da progettare, realizzare, dotare di personale. Non sono strutture in grado di entrare a regime nel giro di pochi giorni. È in questione poi il rispetto dei diritti dei richiedenti di asilo, compreso quello di appello a seguito di un eventuale diniego. Non si vede come possano provvedere strutture di emergenza come gli hotspot, che tipo di assistenza legale e piscologica possano offrire a persone spesso traumatizzate. Distinguere tra richieste di asilo fondate o meno, quando si tratta dell’Africa, non è operazione né facile né sbrigativa, anche limitandosi ad applicare i nostri criteri, secondo i quali, per esempio, la Nigeria è un paese sicuro e Boko Haram un problema interno, non meritevole di tutela internazionale.
Una terza questione riguarda il delicato rapporto tra i servizi istituiti presso gli hotspot e quelli a disposizione della popolazione libica, per esempio la sanità. Se i servizi saranno scadenti, si ricadrà nei dubbi sulla violazione dei diritti umani. Se verranno portati a standard occidentali, provocheranno risentimento presso la popolazione locale che non ne potrà fruire.
Un’ultima e forse più grave questione riguarda il destino dei richiedenti asilo denegati. Se non potranno venire in Europa, rimarranno in Libia. Bisogna domandarsi come verranno tutelati e chi se ne farà carico. L’idea sottostante, che la Libia li espellerà molto più facilmente di noi, è tutta da verificare, ma è anche purtroppo un’implicita ammissione che noi contiamo sui metodi spicci dei paesi eletti a nostre guardie di frontiera per mantenere formalmente pulite le nostre mani.
Il nostro governo ha dato un esempio di grande civiltà con le operazioni di salvataggio in mare e di successiva accoglienza, malgrado indifferenze, dubbi e opposizioni tanto all’interno quanto da parte di diversi partner europei. Non riuscendo più a far transitare i rifugiati al di là delle Alpi ha dovuto farsene carico (circa 180mila persone attualmente accolte, non un’enormità in confronto alla Germania, per non parlare di Turchia, Libano, Giordania). È inquietante che il problema passi ora sotto la gestione del ministero della Difesa e che ci si prepari all’uso delle navi da guerra non per soccorrere, ma per rimandare indietro le persone in cerca di asilo.

/lavoce.info

Audi Cup, Bayern Monaco-Napoli 0-2: il tabellino del match

Ennesimo test importante per il Napoli in vista dei preliminari di Champions League. Il match dell’Allianz Arena contro il Bayern Monaco, valevole per il terzo posto dell’Audi Cup, termina per 0-2.
Primo tempo giocato a livelli intensi da entrambe le squadre con occasioni da una parte e dall’altra. Gol del vantaggio azzurro firmato da Kalidou Koulibaly al 14′ che ha sfuttato una respinta corta del portiere Fruchtl nell’area piccola. Bayern diverse volte alla conclusione, reattivo Luigi Sepe.
Nella ripresa tanti cambi per entrambi gli allenatori. Il Napoli trova il gol del raddoppio al minuto 55 con Emanuele Giaccherini con un gran destro all’angolino. Gli azzurri hanno amministrato bene la gara portando a casa il risultato contro un Bayern non al top della condizione.

BAYERN MONACO: Fruchtl; Sule, Rudy, Vidal, Kimmich, Tillman, Friedl, Sanches, Mai, Coman, Wintzheimer. A DISPOSIZIONE: Ulreich, Hummels, Ribery, Martinez, Lewandowski, Rafinha, Crnicki, Tolisso, Muller, Awoudka, Fein, Heiland.    All. Ancelotti

NAPOLI (4-3-3): Sepe; Maggio, Maksimovic; Koulibaly, Ghoulam; Zielinski, Diawara, Hamsik; Callejon, Mertens, Insigne. A DISPOSIZIONE: Rafael, Reina, CRui, All. hiriches, Tonelli, Albiol, Hysaj, Allan, Jorginho, Rog, Giaccherini, MIlik, Pavoletti.  All. Sarri

MARCATORI: Koulibaly, Giaccherini
AMMONITI: Jorginho,Mertens, Rog
ESPULSI: nessuno

Juve Stabia – Milan: da Ghiringhelli a Mastalli, per le Vespe fortune alterne nei rapporti coi rossoneri

Ieri vi abbiamo raccontato della visita del Patron della Juve Stabia, Franco Manniello, a Casa Milan, quartier generale dei rossoneri (CLICCA QUI). Visita di cortesia, ma non solo, tra Manniello e Mirabelli, nuovo Direttore Sportivo del Milan; al centro del colloquio tra i due dirigenti ci sarebbero stati i rapporti istituzionali e di mercato tra le due società. Inevitabile guardare indietro e notare come negli ultimi anni non siano mancati i giovani cresciuti nel settore giovanile del Diavolo su cui la Juve Stabia ha poi messo le mani.

Il primo è stato Luca Ghiringhelli, terzino destro classe 1992 arrivato alla Juve Stabia nella stagione 2012/13, quella della retrocessione dalla Serie B alla Lega Pro. Ghiringhelli fu girato alle Vespe da Galliani, al tempo Amministratore Delegato del Milan, senza però riuscire ad incidere positivamente sulle prestazioni e sulla stagione dei gialloblù. In un contesto certamente non semplice, viste le difficoltà di tutta la squadra guidata prima da Braglia, poi da Pea, ed in seguito ancora da Braglia, il difensore fu spesso protagonista di gare al di sotto delle aspettative. Apice della deludente stagione del terzino fu l’ingenuità con cui, nella gara di Palermo, trovandosi in netto fuorigioco, scippò la rete al compagno Vitale, vanificando il gol che avrebbe permesso alla Juve Stabia di rimettersi in partita contro i rosanero. Oltre il danno, la beffa per la Juve Stabia, che a distanza di tre anni ha incrociato nuovamente Ghiringhelli, venendo punita proprio dal suo ex terzino nella gara di andata del playoff di due mesi fa contro la Reggiana.

Un altro ex canterano rossonero, che invece è entrato di prepotenza nel cuore dei tifosi stabiesi, è Alessandro Mastalli. Il centrocampista classe 1996 è cresciuto nelle giovanili rossonere, vestendo i gradi di capitano e leader nella primavera allenata da Pippo Inzaghi. Dopo l’esperienza nel vivaio del Milan, per Mastalli arriva la prima chiamata da professionista: a volerlo è il Lugano di Zeman. Con il boemo non scatta però la scintilla, tanto che dopo sei mesi il centrocampista preferisce tornare alla primavera rossonera. La scorsa estate l’intuizione della Juve Stabia è perfetta; le Vespe si assicurano il giovanissimo centrocampista, dandogli fiducia e motivazioni. Nella Città delle Acque Mastalli esplode, facendo registrare 30 presenze da incorniciare, condite anche da tre pesantissimi gol; epilogo della stagione del golden boy è il premio di miglior esordiente della Lega Pro vinto lo scorso maggio.

Non manca ora curiosità sul contenuto della chiacchierata tra Manniello e Mirabelli. Protagonista della conversazione potrebbe essere stato proprio Mastalli, di proprietà della Juve Stabia, ma su cui il Milan vanta ancora un diritto di recompra; viceversa al centro del colloquio potrebbero esserci stati nuovi giovani rossoneri da inserire sul percorso Milano – Castellammare. In tal caso l’osservato speciale potrebbe essere Davide Di Molfetta, trequartista classe 1996 cresciuto nel Milan, che nell’ultima stagione ha vestito la maglia del Prato facendo registrare 36 presenze e 2 reti.
Dopo Ghinghelli e Mastalli varrà il detto “non c’è due senza tre”?

Raffaele Izzo

Bayern Monaco-Napoli, le formazioni ufficiali: sette cambi per Sarri rispetto a ieri

Bayern Monaco e Napoli in scena all’Allianz Arena per la finale valevole per il terzo posto dell’Audi Cup. Svelate le formazioni ufficiali che scenderanno in campo dal primo minuto. Sarri opera sette cambi rispetto alla gara di ieri contro l’Atletico. Ancelotti ritrova Vidal in mezzo al campo, per il resto formazione sperimentale.

BAYERN MONACO (4-2-3-1): Fruchtl; Sule, Rudy, Vidal, Kimmich, Tillman, Friedl, Sanches, Mai, Coman, Wintzheimer.   All. Ancelotti

NAPOLI (4-3-3): Sepe; Maggio, Maksimovic; Koulibaly, Ghoulam; Zielinski, Diawara, Hamsik; Callejon, Mertens, Insigne.   All. Sarri

Ascoli, mister Maresca promette battaglia contro la Juve Stabia (VIDEO)

Nella giornata di lunedì l’Ascoli Picchio, prossimo avversario della Juve Stabia in Tim Cup, ha terminato il ritiro estivo di Cascia. Martedì presso l’hotel Villa Pigna di Ascoli è stata organizzata la conferenza stampa a cui ha partecipato Vincenzo Maresca in qualità di vice allenatore.
Quello che segue è un estratto di quanto riportato dal sito ufficiale dell’Ascoli Picchio in merito alla conferenza stampa di Mister Maresca.

Il mister è soddisfatto del lavoro dei calciatori bianconeri che hanno mostrato di aver assimilato gli schemi sia del 4-2-3-1 sia del 4-3-3, che saranno i moduli adottati per il prossimo campionato. La sconfitta di misura con la Salernitana non è stata un dramma perchè secondo Maresca i calciatori si sono comportati bene, colpendo anche un palo, tant’è che a fine partita i tifosi bianconeri hanno appluidito la squadra.

Sui calci da fermo, situazione in cui l’Ascoli ha incassato gol dalla Salernitana, il mister fa sapere ai giornalisti presenti che stanno adottando la marcatura a zona e non a uomo.
Il capitano per la prossima stagione sarà Mengoni con il portiere Lanni vice, quando non ci sarà Mengoni la fascia di capitano sarà affidata a Buzzegoli.

Sabato il Picchio ospiterà le Vespe per la Tim Cup, proprio sul prossimo avversario il Mister si esprime così: “Ci aspettiamo una crescita, stiamo studiando la Juve Stabia e ci piacerebbe superare il turno visto che negli ultimi tempi l’Ascoli non ci è riuscito. Da sabato vogliamo contagiare i nostri tifosi in senso positivo, abbiamo bisogno di loro e del sostegno positivo, il Del Duca deve tornare ad essere un fortino e il nostro punto di forza”.

Grazie ai colleghi di Picenotime.it siamo in grado di offrirvi il video della conferenza stampa di Mister Maresca.

Credit foto: Picenotime.it

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Sportitalia – Colpo in prospettiva per il Napoli: dal Carpi arriva il giovane Scarf

Colpo a sorpresa in prospettiva da parte del Napoli. Raggiunto l’accordo con il Carpi per il prestito del ghanese Michael Scarf, classe 1999. Si tratta di un esterno sinistro delle buone qualità, il Napoli si è mosso nelle ultime ore per anticipare la concorrenza, c’erano richieste anche dall’estero. Il Napoli ha raggiunto tutti gli accordi: Scarf verrà aggregato alla Primavera azzurra e seguirà con attenzione le evoluzioni di un ragazzo molto promettente. Lo riporta Alfredo Pedullà, giornalista di Sportitalia ed esperto di calciomercato, sul proprio sito ufficiale.

Rai – Se non partirà Giaccherini non arriverà nessun esterno: trattativa saltata con lo Sparta Praga

A Radio Crc, nel corso di ‘Si Gonfia la Rete’, è intervenuto Ciro Venerato, giornalista della Rai ed esperto di calciomercato. Ecco quanto evidenziato:

“Il Napoli si aspettava che Giaccherini andasse incontro allo Sparta Praga accettando il triennale propostogli. L’altra parte invece si aspettava che il Napoli partecipasse al pagamento dello stipendio. Oggi De Laurentiis ha confermato che non prenderà un altro esterno finché non cederà Giaccherini. Con l’affare saltato, gli azzurri si ritrovano un problema in casa.
Intanto vanno avanti i discorsi con il City per Zinchenko che al momento è il più papabile. Oggi è uscito il nome di Ochs, esterno classe ’97 dell’Hoffenheim. Il ragazzo, però, è già nel giro della Nazionale e l’investimento avrebbe un costo diverso”.