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I bambini eroi: Ciro, Giulia e Pia, simboli loro malgrado

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Da Ischia ad Amatrice a San Giuliano di Puglia, un filo rosso unisce questi drammi italiani e ci lascia una speranza, quella dei bambini eroi. Raccontiamo le storie di Ciro, Giulia e Pia, simboli loro malgrado.

Medaglia “al valore” per Ciro. E lui: “Che ha fatto il Napoli?”

A 11 anni ha guidato i soccorritori: “Il primo pensiero è stato Dio. Ora ci vuole una casa, abbiamo perso tutto”

Non ha quasi più voce Ciro ma continua a parlare seduto nel letto dell’ospedale di Lacco Ameno dove è stato ricoverato per curare la frattura provocata al piede destro dal crollo della sua casa. «Che ha fatto il Napoli?», chiede ai medici ricordando perfettamente che la sua squadra doveva giocare martedì sera. Due a zero, gli rispondono. E lui esulta. Ringrazia la ministra della Difesa Roberta Pinotti che gli ha infilato una medaglia con il nastro tricolore.

«È solo un ricordo che ho messo personalmente a Ciro per testimoniare che tutta l’Italia lo ha guardato», spiega la ministra. Ma non è molto diversa dalle medaglie che vengono consegnate sul podio agli atleti migliori, Ciro la porta con orgoglio sulla sua maglietta verde. Ha una parola per tutti, ha le parole che mancano al fratellino Mattias di 7 anni che ancora riesce a raccontare poco o nulla di quello che ha vissuto. Ciro, invece, ricorda e parla senza problemi delle lunghe ore sotto le macerie.

«Non vedevo niente, ero in un buco piccolo.  Mi sono svegliato in un buco enorme con una mascherina di ossigeno e il piede incastrato, mi hanno salvato, mi hanno portato su con la corda, uno mi lasciava a un altro e poi a un altro e a un altro, piano piano, mi hanno portato su. Poi ho trovato tutti e un grande applauso. Pensavo che fossero in cinque-sei, in realtà poi mi hanno detto che erano in sessanta. Li ringrazio tutti. E, sì, ho anche pregato: se sono salvo è merito di tutti quelli che hanno lavorato per liberarmi ed è la prova che Dio esiste».

Ciro però si mantiene lucido anche ora, nonostante la difficile prova appena superata, si rende conto molto bene dei problemi che dovranno affrontare. «Ora ci vuole una casa, abbiamo perso tutto». Vorrebbe anche tornare a giocare a calcio con gli amici, andare al mare e ritrovare le sue cose.

FLAVIA AMABILE

GIULIA: “Ho chiesto a papà di tornare, l’estate per me è solo qui”

Nel sisma Giulia ha perso la mamma e il fratellino. Ora vive a Roma. “Ma voglio stare dove sono nata”

«Perché non torniamo a Amatrice?». E’ luglio quando Giulia Baccari rivolge questa domanda al padre, undici mesi dopo il terremoto che le ha portato via la madre e il fratello e l’ha lasciata per ore sotto la casa con la speranza di salvarsi. Non era mai più tornata nel paese dove è nata e cresciuta. Il papà ha deciso di trasferirsi a Roma dove si dedica totalmente a lei, senza avere più un lavoro. Era una domanda difficile, prima di rispondere il papà ha chiesto aiuto agli psicologi che seguono la piccola da un anno. «Se è lei a aver espresso questo desiderio, perché no?», gli rispondono. E’ estate e per Giulia l’estate è sempre stata ad Amatrice: dai sei anni in poi ha iniziato a vivere a Roma dove la mamma lavorava nei giorni feriali e nei fine settimana e durante le feste e le vacanze, nel suo paese. Ad un certo punto il richiamo della sua terra è stato più forte della necessità di rimuovere il passato. L’arrivo è stato disorientante.

La loro casa non c’è più, era proprio sotto la Torre Civica, nel cuore del centro storico distrutto. Non c’è più nemmeno la casa dei nonni. Ma i nonni l’hanno accolta a braccia aperte nella casetta dove vivono da giugno. C’è anche un’area giochi, fuori ci sono i negozi, Giulia ha giocato e corso con la spensieratezza della sua età. Non ricorda molto delle lunghe ore trascorse sotto le macerie. Ricorda soprattutto il momento in cui l’hanno liberata, gli abbracci, le lacrime, gli applausi, la luce. Ricorda la mamma e il fratello, ne parla spesso, imbarazzando il resto della famiglia che spesso non sa come affrontare i suoi discorsi sul passato.

Dopo la prima volta ad Amatrice è tornata di nuovo. «Mi piace», ha detto. Presto torneranno a vivere per sempre lì anche i cuginetti con cui è cresciuta. Fra qualche mese forse la famiglia Baccari potrà festeggiare di nuovo ad Amatrice il Natale. E anche dentro Giulia, giorno dopo giorno, sta nascendo una nuova Amatrice.

FLAVIA AMABILE

Pia Antignani: “Mi crollò la scuola addosso, voglio diventare geologa”

La ragazza aveva 10 anni quando il sisma decimò la sua classe: «Ho studiato per non cedere al panico»

Un boato e il muro della classe che si accartoccia. Nella sua mente di bambina di 10 anni, Pia Antignani non si era resa conto della tragedia che stava vivendo: il terremoto del 2002 a San Giuliano di Puglia provocò la morte di 27 bambini e una maestra. Molti erano suoi compagni di classe. «Sono stata sei ore sotto le macerie ma non mi ha sfiorato l’idea che sarei potuta morire…Pensavo di star vivendo una “avventura” e questo ha innescato un meccanismo di autodifesa che mi ha permesso di rimanere lucida e viva», racconta la ragazza oggi 25enne.

Spigliata e attenta alla moda, si è laureata a giugno in Geologia a Padova: «Ho preso quella facoltà proprio per dare un senso al trauma subito». Trauma che si è rivelato poco a poco nel corso degli anni: «Non ho riportato particolari lesioni fisiche e nell’immediato neanche conseguenze psicologiche. Lentamente però sono affiorate paure e fragilità mai avute, come guidare da sola, rumori troppo forti, claustrofobia».

Studiare, però, «a livello scientifico» quel tremare della terra, «porsi faccia a faccia» con quel fenomeno che ha sconvolto la vita del suo paese ha «aiutato» Pia a non cedere al panico. Per questo, secondo la ragazza, piuttosto che stare «a guardare le solite immagini delle macerie e gli speciali in Tv», si dovrebbe «pensare e lavorare solo sulla prevenzione e l’informazione antisismica».

Lei, da parte sua, sta già intervenendo a convegni ed eventi pubblici. «Lo faccio anche per mostrare ad altri come me che bisogna lottare ogni giorno. Non è facile, lo so, e so che ci sono persone a cui “è andata peggio” anche se non amo questa espressione perché a livello psicologico siamo tutti alla pari. Credo però che sopravvivere ad una tragedia simile sia un’opportunità, una “seconda vita” che ci è stata regalata, e non va sprecata».

SALVATORE CERNUZIO

L’Angolo di Samuelmania – Champions, che Napoli!

L’Angolo di Samuelmania – Champions, che Napoli!

Nizza – Napoli, partita a senso unico con gli azzurri scesi in campo con la concentrazione e determinazione giusta per passare il turno di Champions League. Ci pensa Callejon a sbloccare il match e a portare il Napoli in vantaggio. Poi a chiuderla, invece, ci pensa Lorenzo Insigne con uno splendido goal e una prestazione sontuosa che apre le porte della Champions. Qualificazione importante, la squadra l’ha meritato sul campo e ha chiuso nel migliore dei modi la passata stagione, dando nuova linfa alla nuova. Un’osservazione va fatta, Jorginho è in una grandissima forma e questo sarà il suo anno.

a cura di Samuele Esposito

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Gasperini: “Il Napoli è una grande squadra, è un rullo compressore”

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Le sue parole

L’allenatore dell’Atalanta Giampiero Gasperini, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni del quotidiano il Mattino:

Gasperini, visto il Napoli contro il Nizza?

«Lo hanno visto tutti. Ha dominato, ha dato spettacolo contro un avversario per nulla malleabile. Ma è stata la prova degli azzurri a rendere il preliminare una passeggiata. Il Napoli è una grande squadra».

Preoccupato?

«Non si vedono in giro tante belle realtà come quella azzurra, non sono tante le squadre solide come il Napoli che aggrediscono gli avversari con continuità e che non rinunciano mai al gioco».

Cosa teme di più della partita di domenica?

«Affronto una squadra in forma. Una squadre che da mesi ha un rendimento straordinario, che ha fatto più punti di tutti nel girone di ritorno e che ha iniziato la stagione esattamente come l’ha conclusa. Non so neppure quando ha perso l’ultima volta».

Ma come si fa a fermare questa macchina così perfetta?

«Con la fortuna… è solo casualità»

Dunque, in prima fila?

«Questo è quasi banale da dirlo. Io aggiungo che la squadra di Sarri può anche far molto in Europa, perché ha una organizzazione che può esaltarsi in Champions. Credo che possa andare molto oltre gli ottavi dello scorso anno».

Il Napoli ha tenuto tutti, proprio come avrebbe voluto fare lei con l’Atalanta.

«Non era facile rinforzarla. Condivido la scelta di consolidarla trattenendo i più forti, che pure avranno avuto delle richieste importanti».

L’Atalanta viene al San Paolo per provare a fermare il Napoli ancora una volta?

«Sarà molto più difficile di sei mesi fa, perché ora il Napoli è un rullo compressore ed è persino più forte della squadra che siamo riusciti a battere a febbraio. Ma noi verremo lì per rompere le scatole».

Di sicuro, qualcosa in mente ce l’avra?

«Sì, se chiudo a chiave Sarri e i suoi ragazzi nello spogliatoio l’impresa potrebbe riuscirci meglio». Poi ride

Sepe, venerdì la firma per il rinnovo: le cifre

Sepe, venerdì la firma per il rinnovo: le cifre

Luigi Sepe si legherà ancora al Napoli. Napoletano di nascita, firmerà il rinnovo di contratto con la maglia azzurra il prossimo venerdì. Lo riporta Il Mattino che inoltre specifica cifre e dettagli dell’affare: firma per altri cinque anni, fino al 2022, contratto da 800mila euro a stagione.

Venezia, Inzaghi: “Napoli splendido! Mi ha esaltato in Champions League”

Venezia, Inzaghi: “Napoli splendido! Mi ha esaltato in Champions League”

Filippo Inzaghi, allenatore del Venezia, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere dello Sport: “Mio fratello Simone ha dimostrato di essere uno dei migliori tecnici della serie A, tanto da meritarsi la conferma. Ora, mi auguro solo che la Lazio ne assecondi la voglia di rimanere ai massimi livelli, rafforzandone l’organico. La concorrenza, quest’anno, sarà durissima: il ritorno di Inter e Milan, la forza assoluta della Juve e dello splendido Napoli che, superando di slancio il preliminare di Champions League, mi ha esaltato”.

PSG-Reina, ipotesi da scartare: per il Napoli è difficile ingaggiare un sostituto

PSG-Reina, ipotesi da scartare: per il Napoli è difficile ingaggiare un sostituto

Già dal pomeriggio di ieri c’è stata un’indiscrezione che parlava di un interessamento del Paris Saint-Germain per il portiere spagnolo del Napoli Pepe Reina: la società francese sarebbe disposta a pagare ben otto milioni di euro il cartellino e garantirebbe al calciatore uno stipendio di 4 milioni per due anni.

Come scrive la Gazzetta dello Sport, l’ipotesi piace al portiere “ma resta remota, perché a campionato iniziato, sarà difficile, per il Napoli, ingaggiare un portiere di livello”.

Pavoletti-Sassuolo verso la fumata bianca, i dettagli

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Il Sassuolo sempre più vicino a Pavoletti

Come riporta l’edizione di oggi della Gazzetta dello Sport il Sassuolo vuole riportare a casa Leonardo Pavoletti dal Napoli. Difficile però trovare un accordo con gli azzurri, perchè chiedono 2,5 milioni per il prestito della punta e non concede aiuti sull’ingaggio da 1,8 milioni di euro dell’attaccante. Pavoletti è finito nel mirino anche del Cagliari: “Il club neroverde si è portato avanti trovando l’accordo con Pavoletti, che ha messo la destinazione emiliana in cima alle sue preferenze. Il Cagliari, invece, non appare intenzionato ad alimentare un’asta per la punta del Napoli“.

Champions League, oggi il sorteggio: il ranking di tutte le possibili avversarie

Champions League, oggi il sorteggio: il ranking di tutte le possibili avversarie

La Gazzetta dello Sport stila il personale ranking sulle possibili avversarie di Juventus, Roma e Napoli nel sorteggio dei gironi di Champions League, che si terrà oggi alle ore 18.

PRIMA FASCIA

  • Real Madrid 5/5
  • Bayern Monaco 4,5/5
  • Chelsea 4/5
  • Monaco 3/5
  • Benfica 3/5
  • Shakhtar Donetsk 2,5/5
  • Spartak Mosca 2/5
  • Juventus

SECONDA FASCIA

  • Manchester City 4/5
  • Barcellona 4/5
  • Paris Saint-Germain 4/5
  • Manchester United 4/5
  • Atletico Madrid 3,5/5
  • Borussia Dortmund 3/5
  • Siviglia 3/5
  • Porto 3/5

TERZA FASCIA

  • Napoli
  • Roma
  • Tottenham 3,5/5
  • Liverpool 3,5/5
  • Basilea 2,5/5
  • Besiktas 2,5/5
  • Olympiakos 2,5/5
  • Anderlecht 2/5

QUARTA FASCIA

  • Lipsia 3/5
  • Celtic 2,5/5
  • Feyenoord 2/5
  • CSKA Mosca 2/5
  • Apoel Nicosia 2/5
  • Qarabag 2/5
  • Sporting Lisbona 2/5
  • Maribor 1/5

Dunque, facendo un rapido calcolo relativo al Napoli

PEGGIOR GIRONE

  • Real Madrid
  • Manchester City
  • Napoli
  • Lipsia

MIGLIOR GIRONE

  • Spartak Mosca
  • Porto
  • Napoli
  • Maribor

Prima Insigne e ora Mertens, il Barcellona fa sul serio

Prima Insigne e ora Mertens, il Barcellona fa sul serio

Prima le richieste del Barcellona per Lorenzo Insigne, poi tocca anche a Dries Mertens. E meno male che il presidente De Laurentiis li ha blindati per tempo. La Repubblica, infatti, riferisce dell’interesse e di un sondaggio effettuato da parte del presidemte Bartomeu per Dries Mertens.

Al momento, resta solo un timido sondaggio, a cui De Laurentiis avrebbe risposto con un secco: no, grazie. E’ già blindato come il suo compagno di reparto. Dunque, ciò che vale per l’uno vale anche per l’altro. Il Barcellona dovrà pensare ad altri giocatori per spendere quei 222 milioni di euro incassati dalla cessione di Neymar.

Il Monaco pressa Ghoulam, De Laurentiis controbbatte: i dettagli della trattativa

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Si surriscalda il mercato di Faouzi Ghoulam

Cristiano Giuntoli non è ancora rientrato in Italia con la squadra, ma è rimasto in Costa Azzurra per motivi legati al calciomercato ed in particolare al rinnovo di Ghoulam. Contatti frequenti con il fratello e Jorge Mendes e al momento il Monaco ha offerto un ingaggio nettamente superiore a quello proposto dal Napoli.

Giuntoli attende una risposta entro il 31 agosto, ma De Laurentiis ha lanciato un’offerta da 40 milioni. Una cifra esagerata se si pensa che il calciatore va in scadenza nel 2018. Al terzino è stato proposto un ingaggio da 2.2 milioni di euro netti a stagione ed una clausola rescissoria da 30 milioni.

Per la situazione futura, il Napoli ha bloccato Strinic nel mirino di Galatasaray, Watford e Fiorentina, se dovesse partire Maxi Oliveira, come riporta l’edizione di oggi del Corriere del Mezzogiorno.

Il partito unico nazionale degli abusivi

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“Siamo un popolo di abusivi e abbiamo avuto e continuiamo ad avere una classe dirigente che in nome della necessità ha incoraggiato e legittimato l’abusivismo negli ultimi trent’anni e più”, commenta Marcello Sorgi, ricostruendo la storia del partito unico degli abusivi: “Dopo i comunisti negli Anni Ottanta e i marxisti-leninisti nei Novanta e all’inizio del millennio, sono ora i 5 Stelle, in Sicilia, a unirsi al partito unico nazionale dell’abuso”.

Il partito unico dei condoni

È inutile rimpiangere o versare lacrime da coccodrillo: siamo un popolo di abusivi. E abbiamo avuto e continuiamo ad avere una classe dirigente – non tutta ma neppure esclusivamente locale, come quella di Ischia e della Campania – che in nome della «necessità» ha incoraggiato e legittimato l’abusivismo negli ultimi trent’anni e più, dal 1983, quando il governo Craxi annunciò per la prima volta un decreto per rilegittimare le costruzioni abusive, con l’obiettivo di risanare, almeno in parte, i conti pubblici, a oggi.

LEGGI ANCHE : L’Italia delle case abusive

Se poi di condono in genere, e non solo edilizio, si vuol parlare, si può risalire indietro di altri dieci anni, al 1973 del IV governo Rumor che varò una delle tante sanatorie fiscali (allora non c’era la fantasia di definirle «scudo»). Di lì in poi, la cadenza subì un’accelerazione: 1982, governo Spadolini e nuovo condono per gli evasori; 1985, entrata in vigore del già citato provvedimento del governo Craxi; 1991, nuova sanatoria fiscale del VI governo Andreotti; 1995, doppio condono, edilizio e fiscale, del governo Dini; 2003, nuova doppietta, stavolta di Berlusconi, che replica nel 2009 con la norma per agevolare il rientro dei capitali, cosiddetti «scudati», illecitamente portati all’estero.

Complessivamente, secondo un calcolo della Cgia di Mestre, giudicato ottimistico da altri osservatori tecnici, i condoni di qualsiasi tipo degli ultimi tre decenni avrebbero portato nelle casse dello Stato 104,5 miliardi di euro, meno di quanti ne sottragga (anche in questo caso la stima è limitata) l’evasione fiscale in un solo anno. A conti fatti, un pessimo affare, anche se c’è chi dice, non si sa se per celia o sul serio, che bisognerebbe aggiungere, ricalcolandolo in valuta di oggi, il ricavato in sesterzi del primo, primissimo condono, voluto nel 119 dopo Cristo dall’imperatore romano Adriano.

Ma al di là della convenienza economica inesistente per i governi, e dei rischi per le popolazioni di abitanti di case edificate illegalmente, in spregio alle più elementari regole di sicurezza, è interessante anche ricostruire la genesi politica di questo genere di provvedimenti, varati sempre senza quasi opposizione – anzi, in una sorta di regime di unità nazionale – e riproposti, rimodellati e ampliati localmente, come appunto è accaduto in Campania per la legge del governatore De Luca (impugnata dal governo Gentiloni di fronte alla Corte Costituzionale) e come stava per accadere in Sicilia per le case al mare costruite sulla battigia. Se si esclude una piccola pattuglia di coraggiosi giornalisti come Antonio Cederna, Mario Fazio, Gian Antonio Stella, Sergio Rizzo, associazioni povere di mezzi come, ma non solo, Italia Nostra, e i Verdi, ma non tutti, nessuno ha fatto battaglie vere contro l’abusivismo. Ai tempi dello storico decreto Nicolazzi – il ministro dei Lavori pubblici di Craxi che concepì la prima sanatoria nazionale e ne reiterò il decreto per 21 volte, anche per dilatarne i tempi di efficacia -, in Parlamento, formalmente, si opponeva il Pci.

Ma nelle piazze era il sindaco comunista di Ragusa Paolo Monello a guidare le manifestazioni degli abusivi «per necessità». Monello, antesignano dell’esponente marxista leninista Gennaro Savio – che portò in piazza 600 dei 27 mila abusivi di Ischia nel 2010, minacciando di far saltare le elezioni regionali e ottenendo dall’allora ministra Mara Carfagna e dal candidato, poi eletto governatore della Campania, Stefano Caldoro la promessa di un nuovo decreto per bloccare le demolizioni – era stato il primo a coniare gli slogan più espliciti e efficaci della lotta contro l’antiabusivismo, tipo «Il popolo costruisce, il governo demolisce», oppure «No all’adeguamento antisismico», che sarebbe quasi un invito al suicidio legalizzato, stando ai terremoti verificatisi, dopo Belice, Friuli e Irpinia, nel periodo successivo, dall’Umbria all’Abruzzo al Centro Italia, con migliaia di vittime, senza-tetto e case crollate anche con scosse di media entità, alle quali, come a Ischia, avrebbero dovuto invece resistere.

Nell’isola ultima colpita da un sisma, dal 1981 al 2006 sono stati costruiti oltre centomila vani abusivi; nel solo 2004 e soltanto nel Comune di Forio sono stati sequestrati 200 cantieri fuorilegge; una famiglia ischitana ogni 2,5 (in pratica quasi tutte, considerando cuginanze e parentele di secondo grado) ha chiesto il condono. Nel resto d’Italia nei quindici anni tra il 1982 e il ’97 i nuovi manufatti abusivi sono stati quasi un milione (970 mila). Un’enormità del genere non ha eguali in Europa, forse perfino nel mondo.

E dopo il pentapartito e i comunisti negli Anni Ottanta, i marxisti-leninisti nei Novanta e il centrodestra all’inizio del millennio, sono ora i 5 stelle, in Sicilia, a unirsi al partito unico nazionale dell’abuso. Lo ha fatto, pur vantandosi di aver fatto prima demolire una palazzina da 700 metri quadri di un mafioso, il sindaco stellato di Bagheria Patrizio Cinque, autore di una delibera comunale che tenderebbe a dare abitabilità provvisoria alle costruzioni abusive occupate per necessità; e lo hanno fatto, negli stessi termini, il candidato governatore M5S della regione Giancarlo Cancelleri, spalleggiato dall’aspirante premier Luigi Di Maio, negli stessi giorni in cui il sindaco Angelo Cambiano, l’unico a battersi davvero per l’abbattimento delle orrende villette costruite sulla spiaggia siciliana di Licata, veniva fatto fuori in consiglio comunale da una maggioranza trasversale e riceveva la solidarietà dei comici Ficarra & Picone, protagonisti del film «L’ora legale» che sembra una parodia della sorte del primo cittadino, ma è stato notevolmente superato dalla realtà. Così che non c’è alcun dubbio sul fatto che – chiunque vinca le regionali del 5 novembre – il prossimo condono partirà dalla Sicilia.

vivicentro.it/cultura
vivicentro.it/Il partito unico nazionale degli abusivi
lastampa/Il partito unico dei condoni MARCELLO SORGI

L’Italia delle case abusive

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In Italia ci sono un milione e duecentomila case abusive. Ogni anno migliaia di nuovi abusi vengono compiuti e solo un edificio su dieci viene demolito. Sono numeri che descrivono la difficile situazione del patrimonio immobiliare italiano, messo in luce dagli ultimi crolli di Ischia.

Ogni anno migliaia di nuovi abusi. Demolito solo un edificio su dieci

L’Agenzia del territorio ha scoperto più di un milione di immobili mai censiti. Corsa ai condoni mascherati. Legambiente: “Il cemento porta consenso elettorale”

ISCHIA – I numeri dell’abusivismo edilizio sono davvero impietosi. Secondo il centro di ricerche Cresme, nel corso del 2016, quando il fenomeno dovrebbe essere ormai debellato, sono stati costruiti 17mila nuovi immobili fuorilegge (dati ufficiali, basati su sequestri ordinati dalla magistratura). Sempre più spesso accade lungo il mare dove imperterrite sorgono nuove ville, stabilimenti balneari, piscine, resort, campeggi. Vedi il villaggio di migliaia di villette illegali a Torre Mileto, in provincia di Foggia. O l’area archeologica di Capo Colonna, a Crotone, dove c’è una lottizzazione di 35 ville del tutto abusive. O ancora le case fuorilegge di Ischia. O quelle di Licata, in provincia di Agrigento, che sono costate la poltrona al sindaco Angelo Cambiano, che vive sotto scorta.

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Gli edifici «fantasma» 

Sei anni fa, nel 2011, gli abusi censiti erano stati 25.800. Tra il 2003 e il 2011 sono state mappate 258 mila case abusive che si aggiungevano alla montagna di manufatti illegali costruiti nei decenni precedenti. Morale: secondo l’Agenzia del Territorio, che ha realizzato la mappatura aerea dell’Italia, ci sono 1,2 milioni di edifici «fantasma». È’ proprio di questi giorni l’ondata di lettere ai proprietari, 150 mila solo in Piemonte, che sono invitati ad accatastare i fabbricati rurali, pagando una tassa che oscilla tra 172 e 8264 euro.

Sanatorie nel limbo  

Il governo Monti, infatti, nel 2011, viste le resistenze dei Comuni a farsi carico di tutti questi beni immobili non registrati al catasto dei fabbricati, che ovviamente sfuggono a ogni tassazione, li aveva iscritti d’autorità nei registri fiscali. Con il che, però, come teme Legambiente, si è aperto un problema nel problema: se un immobile «fantasma» paga le tasse, ed è abusivo, non sarà un primo passo per poi chiedere di sanare la sua posizione anche dal punto di vista urbanistico? In fondo, è lo stesso rebus che affligge decine di migliaia di proprietari di abitazioni che hanno presentato istanza di condono nel 2003, hanno pagato la tassa relativa, ma poi sono rimasti nel limbo perché le loro pratiche presentano vizi insormontabili. Qualche numero per capire perché la politica non se la sente di venire allo scoperto: le richieste di condono, a cominciare dal 1985, sono state complessivamente 2.040.544; di queste, ne sono state respinte 27.859 e ben 844mila sono le pratiche in attesa di risposta. Davvero un sacco di voti.

Il ruolo delle mafie  

Legambiente ha studiato a fondo il problema. Scrive nell’ultimo Rapporto sulle ecomafie 2017: «Gli illeciti contestati nel ciclo del cemento nell’ultimo anno sono stati 4426, in media più di 12 al giorno, con una flessione del 10% rispetto al 2015. Nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa ne sono stati contati 1831, circa il 41% sul totale nazionale». Già, perché spesso si perde di vista la mano invisibile della mafia o della camorra dietro la filiera del cemento illegale.

Gli interessi della politica  

«Purtroppo – dice la presidente Rossella Muroni – sul cemento in tante parti d’Italia si ottiene ancora il consenso. Non ci meraviglia che arrivino segnali ambigui ora che siamo alla vigilia di elezioni. Il grave è che non si alza la voce dell’Anci. I sindaci che vogliono far rispettare la legge, vedi quello di Licata, vengono isolati. Altri, come i sindaci dell’isola di Ischia, nemmeno 12 ore dopo un terremoto si premurano solo di dire che l’abusivismo non c’entra. E intanto si preparano leggi devastanti un po’ dappertutto. La Campania vuole un condono mascherato. La Sardegna discute di ripartire con l’edificazione vicino al mare. Le Marche per favorire la ricostruzione del dopo-terremoto fanno derogare ai vincoli». Anche in Sicilia si discute di una leggina a favore degli abusivi.

In agguato, peraltro, c’è anche in Parlamento in discussione una norma controversa come il ddl Falanga che lega le mani ai magistrati, di fatto rende impossibili le demolizioni perché vietate se c’è un residente, svincola i sindaci dalle responsabilità penali, addossando tutto in capo ai prefetti. Salvo non stanziare i soldi minimi necessari.

Si consideri che la magistratura (dati 2012) ha ordinato la demolizione di 46.700 edifici e che soltanto un 10% delle ordinanze è stata eseguita. Se si guarda alle demolizioni eseguite nei comuni capoluogo di provincia, dal 2000 al 2011, sono state appena 4956, ovvero il 10,6% delle 46.760 ordinanze emesse. A Napoli pendono 16.873 provvedimenti esecutivi; eseguiti il 4%. A Reggio Calabria con 2989 ordini esecutivi e Palermo con 1943, addirittura nessuna demolizione eseguita tra 2000 e 2011. Nello stesso periodo, con numeri di ordinanze molto inferiori, a Prato c’erano state 876 demolizioni e a Genova 498. Davvero due Italie, anche qui.

Sono quelle stesse demolizioni che a Ischia nel 2010 diedero occasione di tafferugli con la polizia. Nell’isola verde sono 600 gli immobili su cui pende l’abbattimento. Il ddl Falanga legherebbe irrimediabilmente le mani ai magistrati qui e altrove. I grillini hanno ripudiato il disegno di legge in extremis al Senato, Pd e centrodestra vanno avanti lo stesso alla Camera.

vivicentro.it/cronaca
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Fidelis Andria-Juve Stabia arbitra Daniele Viotti di Tivoli

Gli unici due precedenti di Viotti con le vespe risalgono entrambi contro il Cosenza

Daniele VIOTTI della sezione di Tivoli è l’arbitro designato per la direzione di gara tra Fidelis Andria e Juve Stabia valevole per la prima giornata d’andata del campionato di serie C girone C che si disputerà ad Andria sabato 26 agosto alle ore 20 e 30 allo stadio “degli Ulivi”.

Viotti, nato a Roma il 12 settembre 1986, è al suo quarto campionato in serie C, due sono i precedenti con la Juve Stabia entrambi disputati allo stadio “San Vito-Gigi Marulla” di Cosenza.

– 2015 / 2016 – Campionato Nazionale di Lega Pro girone ‘ C ‘

– 28 febbraio 2016 – 7° giornata di ritorno: COSENZA – JUVE STABIA 2 – 1, le reti furono messe a segno per i lupi silani nel primo tempo da Arrighini e La Mantia; ad inizio ripresa accorciò per i gialloblù Abou DIOP.

– 2016 / 2017 – Campionato Nazionale di Lega Pro girone ‘ C ‘

– 19 marzo 2017 – 11° giornata di ritorno: COSENZA – JUVE STABIA 2 – 4, tre furono i marcatori delle sei reti messe a segno, Francesco LISI e Mamadou Yaye KANOUTE siglarono una rete ciascuno per ogni tempo, mentre per i rossoblù, la doppietta fu realizzata dall’ex gialloblù Baclet.

L’assistente numero uno sarà: Fernando CANTAFIO della sezione di Lamezia Terme;

l’assistente numero due Gaetano MASSARA della sezione di Reggio Calabria.

Giovanni MATRONE

Più anziani non autosufficienti, serve una “vera e propria strategia da parte pubblica”

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Più anziani non autosufficienti, meno posti letto: “La rete di aiuto informale in Italia è una rete degli affetti, ma non riesce più a garantire l’assistenza alla popolazione anziana come in passato”, commenta Linda Laura Sabbadini, invocando una “vera e propria strategia da parte pubblica”.

Nonni-nipoti, quanti danni dal conflitto

Storie quotidiane di sofferenza e solidarietà nelle famiglie di anziani disabili gravi. Sofferenza per gli anziani in questa situazione che sono più di un milione e mezzo, secondo l’Istat, spesso poveri oltre che malati, non raggiunti dall’assistenza pubblica, e per i loro familiari. Solidarietà, più di quanto noi stessi crediamo, basti pensare che solo un quarto degli anziani disabili gravi è assistito dal settore pubblico, mentre il 65,8% da familiari non conviventi, soprattutto donne. Una grande risorsa, umana e materiale. Ma non è giusto che ciò accada e neanche sostenibile. Sono in gioco i diritti degli anziani a ricevere cure adeguate. E anche quelli dei loro familiari, soprattutto donne, a non essere sovraccaricati di compiti impossibili spesso da sostenere.

La rete di aiuto informale in Italia è una rete degli affetti, svolge un ruolo fondamentale, invidiato da molti altri Paesi, ma non riesce più a garantire l’assistenza alla popolazione anziana grave come in passato. La popolazione anziana, infatti, cresce in valori assoluti e in termini percentuali. Gli ultra ottantenni sono ormai più di 4 milioni, gli ultranovantenni 727 mila e sono destinati a crescere in futuro. Proprio tra questi è ampia la fascia delle situazioni più gravi, laddove si concentrano i maggiori bisogni di assistenza. Inoltre, la famiglia, la rete parentale è sempre più stretta e lunga, dai bisnonni ai pronipoti. Il calo delle nascite ha fatto sì che le persone adulte abbiano sempre meno fratelli e sorelle con cui condividere le responsabilità di cura verso gli anziani. Le donne, principale sostegno degli anziani, hanno sempre meno tempo a disposizione da dedicare, perchè svolgono più lavoro retribuito che in passato. L’anello debole della catena emerge tra le nonne, ormai diventate «nonne sandwich», perché sempre più schiacciate tra la cura dei nipoti e quella dei genitori anziani non autosufficienti. Per loro i bisogni di nipoti e anziani cominciano ad entrare in competizione. Anche perchè sempre più numerose lavorano fino a tarda età, essendo stata elevata l’età pensionabile e spesso hanno ancora in casa un figlio grande disoccupato.

Si può ricorrere alla cosiddetta badante, ma quante famiglie possono realmente permettersela a proprie spese? Solo una piccola minoranza. La crisi aggrava questa situazione, chi sta peggio sono i più poveri, i loro cari devono lavorare di più per mandare avanti la famiglia e hanno meno tempo da dedicare ai malati, ma i malati con chi rimangono? E così scattano le rinunce, si perdono le opportunità, si entra nel circolo vizioso della povertà. Ci perde l’anziano, ci perde chi rinuncia. Urge un cambiamento radicale, una vera e propria ridefinizione del nostro sistema di welfare. È necessario una volta per tutte investire in infrastrutture di servizi e accrescere la quota di assistenza fornita da parte pubblica, sia sul piano dell’assistenza domiciliare, che socio-sanitaria, che residenziale, molto scarsa quest’ultima nel nostro Paese. Anche perchè la risposta ai bisogni degli anziani deve essere, per sua natura, multidimensionale ed è spesso difficilmente gestibile senza la professionalità necessaria.Il pilastro del lavoro non retribuito delle donne non regge più. Il no profit può dare un aiuto fondamentale, più di quanto stia già facendo. Ma bisogna dotarsi di una vera e propria strategia da parte pubblica, perchè ciò avvenga.

Se riusciremo a farlo, sarà l’occasione per costruire più posti di lavoro per i giovani e migliore assistenza per gli anziani disabili gravi. E, mettendosi d’ingegno, chissà che non si riesca a far sì che quel che è giusto e doveroso risulti meno gravoso e più vantaggioso socialmente e economicamente per il Paese.

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vivicentro/Più anziani non autosufficienti, serve una “vera e propria strategia da parte pubblica”
lastampa/Nonni-nipoti, quanti danni dal conflitto LINDA LAURA SABBADINI

Anziani senza cure, gli italiani lasciati soli

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L’Italia invecchia e crescono gli anziani non autosufficienti da assistere: siamo il Paese più vecchio d’Europa ma lo Stato non ha riorganizzato in modo organico il sistema di continuità assistenziale, con il risultato che il peso delle cure ricade in gran parte sulle famiglie.

Più anziani non autosufficienti, meno posti letto: così i figli si indebitano per l’assistenza

Liste d’attesa infinite, calo delle risorse pubbliche e rette nelle strutture fino a 4 mila euro: le famiglie erodono i risparmi per i loro cari. Le storie raccolte con «L’occhio dei lettori»

TORINO – Il paradosso è servito. Il Paese più vecchio d’Europa rischia di dimenticarsi dei propri anziani. In Italia il 21,4 per cento della popolazione ha più di 65 anni. La media europea è del 18,5. L’invecchiamento, del resto, non si ferma: nel 2050, secondo le stime Istat, gli over 65enni arriveranno a quasi 22 milioni, praticamente una persona ogni tre. Eppure, denuncia l’ultimo rapporto dell’Irccs Inrca (l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per anziani), tra i grandi Paesi europei il nostro è l’unico a non aver riorganizzato in maniera organica il suo sistema di continuità assistenziale. Con il risultato che il «peso» delle cure ricade in gran parte sulle famiglie. Oggi in Italia sono almeno un milione le persone che dedicano parte dei loro giorni (e, spesso, ore di notti insonni) ad assistere parenti non più autosufficienti. Circa 561 mila famiglie, registra il Censis, hanno dovuto erodere i propri risparmi, vendere l’abitazione di proprietà o contrarre debiti per farlo. Dietro percentuali e statistiche, ci sono nomi e cognomi: storie di rassegnazione, amarezza e profonda solitudine.

Le due strade 

Senza scomodare la Costituzione, una legge per il diritto alla salute c’è già. È la numero 833 del 1978. «Dovrebbe garantire le cure, qualsiasi sia la malattia e senza limiti di durata. Il problema è che spesso, specie quando si parla di anziani, non è così», spiega Maria Grazia Breda, presidente della Fondazione promozione sociale, nata nel 2003 per tutelare i diritti delle persone non autosufficienti. Nel «modello» italiano ci sono due strade: la prima, più battuta, è la «domiciliarità»che secondo le stime dell’Auser, (l’Associazione per invecchiamento attivo) riguarda 2,5 milioni di anziani. La seconda è quella della «residenzialità», ossia l’insieme di strutture (pubbliche o private) in cui, secondo gli ultimi dati del 2013, sono ospitati 278 mila anziani autosufficienti e non.

Tra debiti e rassegnazione  

In entrambi i casi, chiunque si trovi nella condizione di assistere un anziano non autosufficiente, sperimenta sulla propria pelle la carenza cronica di risorse pubbliche. Nel 2017 il Fondo per le politiche sociali ha perso 211 sui 311,58 milioni stanziati nell’ottobre 2016 mentre quello per le non autosufficienze è stato ridimensionato a 450 milioni (contro i 500 previsti). Fondi che ora il governo ha annunciato di voler ripristinare con gli introiti della “Wb tax”. Inoltre, la fotografia scattata sulle dichiarazioni dei redditi 2016 evidenzia che oltre il 70% degli anziani ha un reddito complessivo inferiore a 14.600 euro netti. Una badante in regola ha un costo medio di circa 15 mila euro l’anno. Per molti, è un lusso. 

Le lista d’attesa infinite  

Ma la situazione è ancora più grigia per chi sceglie la residenzialità. Le strutture private chiedono circa 3-4000 euro al mese. E per quelle pubbliche (in cui la quota a carico dell’assistito è di circa la metà) prima ancora del pagamento delle retta il problema è l’accesso stesso alla prestazione. I posti letto disponibili in 5 anni hanno subito una sforbiciata del 23,6%. E le liste d’attesa si ingrossano. «I tempi per accedere a una struttura – spiega ancora Maria Grazia Breda – spesso si protraggono per anni e chi è dentro rischia di restarci poco. Il quadro è desolante. Ogni giorno siamo sommersi dalle telefonate di persone che chiedono aiuto per opporsi alle dimissioni forzate dei propri cari».

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lastampa/Più anziani non autosufficienti, meno posti letto: così i figli si indebitano per l’assistenza LIDIA CATALANO, DAVIDE LESSI

Sportitalia – Reina-Psg, il Napoli chiederà allo spagnolo di rispettare l’impegno fino a giugno

Offerta recapitata all’entourage di Reina nella serata di ieri, dopo la partita di Nizza. Il Paris Saint Germain non confermerà, ma i passi sono stati fatti, completamente. Il Psg ha preannunciato un’offerta al Napoli, una cifra con i bonus vicina ai 9 milioni e un contratto da circa 4 milioni a stagione. Reina è molto allettato, anche se il Psg gli ha fatto capire che lo aspetterebbe anche a parametro zero. Ma Pepe, pilastro indiscutibile per Sarri, è rimasto molto male per il rinnovo non arrivato, almeno per un’altra stagione, rispetto al contratto in scadenza. Il Napoli ha intenzione di fare muro e chiederà di rispettare l’impegno fino al prossimo giugno. Ma andrà ripristinato un rapporto sereno, per il bene di tutti. Lo riporta Alfredo Pedullà, esperto mercato di Sportitalia, sul proprio sito ufficiale.

Sky – Reina nel mirino del Psg, offerti 7 milioni per il cartellino dello spagnolo: i dettagli

Importante aggiornamento di mercato rivelato nel corso di Sky Sport 24: il Psg avrebbe offerto 7 milioni al Napoli per il cartellino di Pepe Reina. Per il portiere spagnolo, in scadenza nel 2018, pronto un contratto pluriennale da 3,5 milioni più bonus. Il Napoli sarebbe comunque intenzionato a rifiutare la proposta del club francese.

La SSC Napoli dedica la vittoria contro il Nizza a Ischia, il video

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La SSC Napoli dedica la vittoria contro il Nizza a Ischia

Questa mattina la SSC Napoli, tramite il profilo ufficiale instagram officialsscnapoli, ha dedicato la vittoria di ieri sul Nizza all’isola di Ischia colpita dalla tragedia del terremoto. Il messaggio di solidarietà è stato espresso da Sepe e Insigne.

[fonte: sscnapoli.it]

 

Sky – Non solo Cagliari e Alaves: un altro club di Serie A su Pavoletti

Un nuovo attaccante per sostituire Matri e Iemmello, in partenza rispettivamente verso Parma e Benevento. Il Sassuolo si muove sul mercato e si lancia a sorpresa su Leonardo Pavoletti. La società neroverde fa sul serio, sfida Cagliari e Alaves e spera di farcela. Per l’attaccante del Napoli si tratterebbe di un ritorno dopo l’esperienza in Serie B nel 2012/13 e la parentesi in A nella stagione 2014/15: a sorpresa spunta Pavoletti per l’attacco del Sassuolo. Lo riporta Gianluca Di Marzio, esperto mercato di Sky, sul proprio sito ufficiale.

Rai – Zapata promesso alla Samp ma il Torino potrebbe subentrare, Pavoletti verso il Cagliari: i dettagli

Ciro Venerato, giornalista della Rai ed esperto di calciomercato, è intervenuto nel corso di RaiNews24 con aggiornamenti sul mercato azzurro. Ecco quanto evidenziato:

“Il Napoli ha promesso Zapata alla Sampdoria, ma c’è il Torino pronto a subentrare se dovesse andare via Belotti. Per questo la Samp deve risolvere al più presto l’intrigo Schick. Il club blucerchiato ha presentato un’offerta di 14 milioni, il Napoli ne chiede 20.
Per Pavoletti c’è stato un colloquio con il ds del Cagliari. Il Napoli ha chiesto 2 milioni per il prestito oneroso, più 2 milioni di eventuali bonus. La formula è prestito con diritto di riscatto e non obbligo. I sardi sono in vantaggio ma occhio all’Alaves.
Tonelli piace alla Samp, ma il Chievo è in vantaggio. Il Napoli chiede 500mila euro per il prestito oneroso più altri eventuali 500mila di bonus”.