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Una fiaccolata per Cristian, muore a 3 anni

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Muore Christian per arresto cardiaco, una fiaccolata indetta per ricordarlo ad Ercolano.

Ad Ercolano il 30 dicembre è stata indetta una fiaccolata per Christian , il bambino dimesso dall’ospedale Santobono Pausilipon di Napoli e poi riportato al pronto soccorso e morto per arresto cardiaco; fu accompagnato giovedì sera in ospedale ricevendo un codice verde. Segni di infiammazione delle vie aeree, diarrea e dolori addominali è quanto i medici hanno riscontrato nell’occasione. Nessuna necessità di ricovero quindi (anche la febbre era passata), ma la disposizione di un controllo presso il medico di fiducia nel giro delle successive 24 ore”. Ercolano è la città di origine dei genitori nella quale stanno trascorrendo, ospiti da parenti, le tristi e malinconiche festività natalizie. Per il caso di Christian sono state aperte due inchieste della Procura della Repubblica di Napoli che ha acquisito cartella clinica e documenti e quella interna all’ospedale. A l professore Pierpaolo Di Lorenzo, medico legale della Università degli Studi di Napoli Federico II, è stato affidato l’incarico di verificare e riferire sull’accaduto. Sul corpo del bambino è stata disposta l’autopsia.

Napoli, niente metrò nella notte di San Silvestro

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Napoli, niente metrò nella notte di San Silvestro

L’ennesimo incontro in Prefettura, dopo quello avuto con il sindaco, tra l’amministratore e i rappresentanti sindacali dell’ANM per assicurare i servizi di linea 1 e delle funicolari per la notte di Capodanno ha avuto esito negativo. “Un segnale molto negativo verso la città, verso i napoletani e verso la marea di turisti”, è il commento di Mario Calabrese assessore alle infrastrutture e ai trasporti.

“Dispiace molto dover dire alle tante persone che stiamo accogliendo per il capodanno e ai tantissimi napoletani ormai abituati a festeggiare in piazza, che quest’anno non potranno servirsi della metropolitana e delle funicolare. Abbiamo fatto tutto il possibile perché questo non accadesse ma nessun lavoratore dell’ANM ha dato la propria disponibilità a lavorare con retribuzione dello straordinario la notte di capodanno”.
“Ovviamente ciò è davvero incomprensibile. L’azienda deve cambiare passo e questa sarà la nostra priorità per il prossimo anno”, aggiunge.

-Ansa

Napoli-Atalanta, le probabili scelte di Maurizio Sarri

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Napoli-Atalanta, le probabili scelte di Maurizio Sarri

Secondo quanto riportato dall’edizione di oggi del Corriere dello Sport, Maurizio Sarri sta già pensando alla formazione che schiererà il prossimo 2 gennaio al San Paolo per la sfida di Coppa Italia contro l‘Atalanta.

Il primo interrogativo riguarda chi schierare tra i pali Sepe o Reina, con il napoletano in poisizione lievemente avvantaggiata ma sapendo che lo spagnolo in panchina ci soffre. Passando al reparto difensivo, Albiol rischia di andare in sofferenza con l’accavallarsi degli appuntamenti: Chiriches ha molte più chance, avendo già giocato con Maksimovic nella partita contro l’Udinese. A destra c’è Hysaj, mentre sinistra rientra Mario Rui.

A centrocampo Jorginho ha dato segni di leggero affaticamento, non a caso contro il Crotone è uscito. Diawara, contro una squadra che gioca, può avere la possibilità di mettersi in mostra, e di accreditarsi ulteriormente. Allan non può certamente reggere a questi ritmi per sempre con partite ogni tre giorni diventa un peso da dover alleviare e per questo motivo Zielinski può essere riportato nel proprio ruolo o quanto meno entrare in concorrenza con Rog, soprattutto se dovesse ritrovarsi destinato ad altro. Il polacco ha dimostrato di saper fare anche il terzo di sinistra e Sarri può schierarlo proprio lì, contro un’avversaria capace di organizzarsi e che va fronteggiata anche con intelligenza. In questo caso, con Piotr travestito da attaccante, non ci sarebbe altra soluzione poiché l’allenatore non può permettersi un centravanti che faccia rifiatare Mertens. Ruolo che non toccherà nemmeno a Callejon, che rimarrebbe a destra, o che potrebbe lasciare la fascia ad Ounas, per riprendersela a gara in corso.

Botti proibiti, a Napoli spunta “Kim o’ coreano”

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Botti proibiti, a Napoli spunta “Kim o’ coreano”

C’era una volta il ‘pallone di Maradona’, figlio degli anni trionfali del Pibe de oro con la maglia del Napoli. Poi arrivarono altri nomi altisonanti come Tsunami e la bomba Bin Laden. Chili e chili di polvere pirica. La prerogativa era sempre la stessa: contenere materiale esplodente in quantità elevatissima, capace di fare un botto tremendo, con il conseguente rischio di causare gravi danni a cose e soprattutto persone.

In Campania li chiamano fuochi d’artificio: sono artifizi pirotecnici venduti in maniera del tutto illegale e per qualcuno ”necessari” per festeggiare degnamente l’arrivo del nuovo anno. Per la fine del 2017 l’ordigno più ricercato è la bomba ‘Kim ‘o coreano’, dal nome del dittatore Kim Jong-un, che con le sue continue minacce agli Stati Uniti sta tenendo col fiato sospeso il mondo intero. La sua possibile propensione all’utilizzo dei razzi a lunga gittata è stata presa a pretesto dai ‘fabbricanti’ di botti proibiti (piccole aziende illegali dove l’attività viene effettuata spesso senza rispetto delle minime condizioni di sicurezza), che hanno messo in commercio – stando alle attività condotte dalle forze dell’ordine, impegnate in questi giorni a reprimere i fenomeni della vendita illegale – questa nuova bomba, dalla potenza esplosiva definita devastante. Si tratta di un ordigno, secondo quanto raccontano gli artificieri, che contiene diversi chili di miscela esplodente. La sua deflagrazione può distruggere un’auto intera ma anche provocare danni ad un intero stabile.

Può costare, secondo ‘radio-mercato’, fino a 100 euro: non si trova su tutte le bancarelle, va richiesta ai rivenditori specializzati di botti in grado di provocare emozioni forti. Insomma, a Napoli il nome del dittatore coreano viene associato a un elemento particolarmente pericoloso. Era finito, prima di Natale, anche sul presepe, in via San Gregorio Armeno, la strada celebre per pastori di ogni forma e costo. Però, per Kim, nessun posto accanto a Gesù o ai miti pastori. Il dittatore coreano era finito in una prigione, per la verità in compagnia del presidente americano Trump, forse a voler stigmatizzare ogni tentativo di conflitto mondiale.

A poche ore dalla notte di San Silvestro, insomma, la guerra è aperta: da un lato le forze dell’ordine, che in questi giorni hanno intensificato le loro attività per sottrarre dal mercato clandestino quanto più materiale pericoloso, come dimostrano i sequestri degli ultimi giorni; dall’altro gli acquirenti, chi proprio non riesce a rinunciare al botto più fragoroso per celebrare l’arrivo del nuovo anno, mettendo finanche a rischio la propria e l’altrui incolumità.

Morta la donna ustionata nell’esplosione della sua casa a Latina

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Morta all’ospedale Sant’Eugenio di Roma la donna rimasta gravemente ustionata nell’esplosione della sua casa a Latina, avvenuta il 16 Dicembre.

La donna, 46enne,  era in condizioni disperate sia per le ustioni che avevano riguardato il 70% del corpo, sia per un trauma polmonare che aveva dato ulteriori complicazioni in un quadro clinico già fortemente compromesso. La donna era stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico, con innesto di nuova cute.

Sull’episodio, avvenuto  nell’immediata periferia di Latina  è in corso un’indagine, ma sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che a causare l’esplosione sia stata una fuga di gas, così come riporta “Il Mattino”.

Iran, la Guardia Rivoluzionaria spara sui manifestanti

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Iran, la Guardia Rivoluzionaria spara sui manifestanti

E’ di otto morti il bilancio degli scontri in Iran durante le proteste contro il governo a Droroud, nel Lorestan: sei persone sono state uccise e diverse altre ferite quando agenti della Guardia Rivoluzionaria hanno sparato per disperdere una manifestazione, nell’Iran centrale. Siti web dell’opposizione hanno pubblicato online filmati in cui si vedono migliaia di persone che partecipano a manifestazioni di protesta notturne. Altre due persone sono state uccise nelle ore successive.

“Il governo iraniano dovrebbe rispettare i diritti del suo popolo, incluso quello di espressione. Il mondo sta guardando”. Lo scrive in tweet la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, in merito alle manifestazioni degli ultimi giorni in Iran. Tweet poi ripostato dal presidente Donald Trump. Ci sono notizie di “proteste pacifiche dei cittadini iraniani stufi della corruzione del regime e dello sperpero di ricchezze nazionali per finanziare il terrorismo all’estero”, aggiunge la portavoce.

Governo avverte, evitate raduni illegali  – Il governo iraniano ha avvertito la popolazione di evitare “raduni illegali” mentre crescono nel Paese le proteste contro il carovita e il regime. Lo riferisce la Bbc online. Ieri circa 50 manifestanti sono stati arrestati, mentre oggi sui social media si moltiplicano gli appelli a dare vita a nuove proteste in tutto l’Iran.

In 4000 partecipano a corteo pro-governo a Teheran
 – Circa 4000 persone hanno preso parte alla manifestazione filo-governativa a Teheran, mentre crescono nel Paese le proteste non autorizzate contro il carovita. Secondo le autorità, circa 50 dimostranti sono stati arrestati nelle manifestazioni di ieri in diverse città del Paese.

Conservatori commemorano ‘vittoria’ su proteste 2009 – I conservatori iraniani hanno indetto per oggi una manifestazione per commemorare l’anniversario della ‘vittoria’ del regime sulle proteste del 2009 contro la rielezione dell’allora presidente Mahmoud Ahmadinejad. Le proteste di allora, note anche come ‘onda verde’, furono guidate dai due ex candidati alle presidenziali, Mirhossein Mousavi e Mahdi Karrubi, finiti poi ai domiciliari. La manifestazione di oggi avviene mentre crescono le proteste contro il carovita e la situazione politica, compreso contro il presidente Hassan Rohani, con cortei in diverse città dell’Iran. Il governo di Rohani, insieme ad alcuni riformisti moderati, ha accusato gli avversari conservatori di essere dietro le proteste di piazza. Alcuni conservatori hanno infatti sostenuto i dimostranti affermando che il popolo ha il diritto di esprimere dissenso rispetto ai propri problemi economici, un diritto che era invece considerato come sedizione ai tempi delle manifestazioni del 2009, cui parteciparono milioni di persone dentro e fuori il Paese.

-Ansa

Non si ferma la ‘caccia ai botti illegali’. A Sarno maxi-sequestro di materiale esplodente

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Maxi sequestro di botti illegali a Sarno: arrestato un 40enne

Non si ferma la caccia ai botti illegali. Maxi sequestro di materiale esplodente a Sarno: la Guardia di Finanza di Salerno ha trovato  3.000 artifici pirotecnici, in gran parte di produzione artigianale. Ritrovate anche 15 centraline per attivare i fuochi a distanza, 18 mortai, 20 metri di miccia a rapida combustione e numerosi inneschi elettrici.

Il responsabile, un 40enne del posto che deteneva il materiale, è stato immediatamente arrestato.

Purtroppo, la “tradizione dei fuochi d’artificio”, prende, in molti casi, un risvolto negativo.

In Campania, però, nel mese di Dicembre, le operazioni anti-botti illegali hanno portato a numerosi maxi-sequestri di materiale esplosivo. A Napoli , oltre 2,6 tonnellate di fuochi d’artificio – 146mila pezzi – sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza in due distinti interventi.

Sempre nel napoletano, un 40enne è stato denunciato per aver trasportato, all’interno della sua auto, 27 kg di materiale pericoloso.

Per prevenire i danni dei “botti di fine anno”, non mancano, per proteggere persone, cose, ed animali,  ordinanze anti-botti. Infatti, NO ai botti di Capodanno a Roma e Sant’Agnello.

 

Sfumato Vrsaljko il Napoli punta su Matteo Darmian, i dettagli

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Sfumato Vrsaljko il Napoli punta su Darmian

Il Napoli ha già preparato le condizioni per l’arrivo a gennaio di Roberto Inglese, e ha fatto le offerte per Sime Vrsaljko all’Atletico. La società azzurra è attiva anche su Matteo Darmian, legato allo United fino al 2019, che può essere preso com 15 milioni. Una situazione che monitora con attenzione anche la Roma. I due club convergono anche su Simone Verdi del Bologna. A riportarlo è l’edizione odierna del Corriere dello Sport.

Colpo di scena, c’è l’ok della Roma per la cessione di Verde al Napoli

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Colpo di scena, c’è l’ok della Roma per la cessione di Verde al Napoli

Colpo di scena, non piu’ Verdi (del Bologna), ma Verde (della Roma, attualmente in prestito al Verona). Il ruolo è simile, entrambi esterni d’attacco,la differenza è la carta di identità. Quella di Simone Verdi dice 1992, mentre quella di Daniele Verde dice 1996. Quattro anni che possono fare la differenza del mondo, perchè se il presente è tutto del primo, il futuro è sicuramente del secondo. Non è un segreto che il DS Cristiano Giuntoli aveva provato già un anno fa a fare un sondaggio con lo staff del giocatore e ora il nome ritorna a farsi caldo.

Verde è il classico esterno in grado di lavorare bene in entrambe le fasi e può essere un profilo ideale sul quale costruire il futuro della fascia destra. Il calciatore è un napoletano doc: cresciuto nella scuola calcio Pigna, ha lasciato la città di Napoli solo quando è arrivata la chiamata da parte della Roma per portarlo nel proprio settore giovanile. In seguito all’esordio in serie A con Garcia e una serie di “stage” formativi in giro per l’Italia tra serie A e serie B ha rinnovato il contratto prima di essere ceduto in prestito al Verona. Il Napoli può essere una destinazione gradita, sia al giocatore che alla dirigenza azzurra. I giallorossi sono disposti a cederlo a gennaio. A riportarlo è il quotidiano Il Mattino.

Sant’Agnello: salviamo gli animali, no ai botti per festeggiare l’inizio del nuovo anno (VIDEO)

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Ordinanza anti-botti.

Sant’Agnello: Il Sindaco di Sant’Agnello ha vietato l’uso di materiale pirotecnico, sul territorio comunale, dalle 12 di oggi, alle 24 del 2 Gennaio. Queste le parole, così come riporta “Il Mattino”,  del Presidente del Wwf Terre del Tirreno“Sempre più persone ci segnalano i disagi patiti dai loro animali che, al rumore dei fuochi di Capodanno, impazziscono correndo il rischio di subire gravi conseguenze. Le ordinanze anti-botti sono un segno di civiltà». Tale decisione offre agli ambientalisti l’opportunità di rilanciare il consueto appello: No ai botti per festeggiare l’inizio del nuovo anno, a devolvere in beneficenza il denaro risparmiato”.

Botti napoletani

Guida ai più celebri (e illegali) botti napoletani: dallo Sprèd a Kim ‘o coreano (VIDEO)

L’ordinanza del sindaco di Sant’Agnello recepisce l’appello lanciato dal Wwf secondo il quale il mancato utilizzo dei botti a Capodanno è indice di sensibilità nei confronti degli animali, spesso vittime dei fuochi artificiali, ma anche degli operatori come i vigili del fuoco, costretti a intervenire per scongiurare danni a cose e persone.
Inoltre, i veleni diffusi nell’aria dall’esplosione di fuochi sono particolarmente nocivi e contengono potassio, stronzio, bario, magnesio, alluminio, zolfo, titanio, manganese, rame, cromo e piombo.

Guida ai più celebri (e illegali) botti napoletani: dallo Sprèd a Kim ‘o coreano (VIDEO)

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I pericolosi ordigni clandestini di San Silvestro, i botti napoletani, ispirati a calciatori, politici e vip dello spettacolo.

Si sono fortunatamente addolcite, negli ultimi anni, le statistiche sulle vittime dei botti di San Silvestro nel Napoletano. Eppure ogni volta, in prossimità della mezzanotte fatidica c’è qualche nuovo, pericoloso petardo che il marketing clandestino dei fuochi illegali, con relativi sequestri e denunce, porta alla pubblica attenzione. Quest’anno il botto più temibile è stato battezzato come il leader nordcoreano Kim Jong-un.

Nella speranza che Kim ‘o coreano non sia lanciato, è certo pure che l’intitolazione dei petardi più clamorosi mette di volta in volta in passerella chi conta davvero per la vox populi. Spesso, se non sempre, i personaggi delle “bombe” sono cooptati quali pastori provvisori e aggiunti ai presepi di San Gregorio Armeno, che sono gli infallibili asseveratori della cronaca estera e nazionale, sportiva e cittadina. Kim, col razzetto nella mano sinistra, c’è già finito. Ci finì l’anno scorso il titolare del botto “da paura” del 31 dicembre 2016: il presidente Usa Donald Trump (‘a bomba ‘e Trump: due chili di esplosivo compresso a parallelepipedo dalla miccia corta).

“Ci sono tre popoli…”

“Ma voi lo sapete in tutto il mondo quanti popoli sparano?

Ci sono tre popoli che sparano: il popolo cinese, il popolo messicano e il popolo napoletano. Però con questa differenza: che un cinese spara per un cinese solo; il messicano spara per un messicano; invece il napoletano spara per tre cinesi, tre messicani e per dodici napoletani, più uno, che è lui che spara. No?”. 

E’ con questa tirata che l’indignato borghese Riccardo Pazzaglia mortifica il povero dignitoso Enzo Cannavale in una scena del cult “32 dicembre” (1988) di Luciano De Crescenzo, film omaggio ai romantici significati della smania pirotecnica, che chi non può permettersi di soddisfare in data canonica, sfoga assieme alle delusioni della vita in qualunque altro giorno dell’anno. (Cioè appena abbia i soldi).

Il groviglio di gioia e frustrazioni prende forma di palla, anzi pallone. Sarà per questo che ai campioni del calcio sono stati intitolati molti dei botti più fragorosi, perché devono essere come i paladini del San Paolo. Qualcosa di formidabile. Quest’anno oltre a Kim ‘o coreano c’è un gioco pirotecnico intitolato a Mertens e si segnala un Hamsik 17: si vocifera così potente da spararsi solo col mortaio.

Ma il classico fu e resta ‘o pallone ‘e Maradona: tre chili di polvere pirica pressata in una palla. Confezionato a fine anni Ottanta, è tra gli ordigni più longevi. Non ha invece resistito al tempo ‘a bomba ‘e Careca, che celebrava il centravanti brasiliano riecheggiando lo slogan della curva: “Ué Carè, Carè, Carè, tira la bomba, tira la bomba”. Nel 2010 però, sbaragliando la potenza della capa ‘e Lavezzi e della capata ‘e Zidane, conquistò l’attenzione della polizia il petardo – è un eufemismo – intitolato al matador azzurro Edinson Cavani. ‘A bomba ‘e Cavani consisteva di un cilindro che poteva contenere 3 o 4 chili di polvere pirica (prezzo fra 100 e 200 euro) e capace di danneggiare un palazzo.

Politica pirica

Ispirazione ha dato pure la politica, ma con ben altri sentimenti, ai fuochisti clandestini – sempre sensibili alla vox populi – per gli sgraditi effetti delle manovre di bilancio. Fu così che nel 2006 confezionarono la loro Finanziaria, polemico petardo riferito al presidente del Consiglio pro tempore, Romano Prodi

Nel 2011 gli sforzi dei fabbricanti raddoppiarono con la creazione di due ordigni per San Silvestro, entrambi di stampo “politico”: ‘o sprèd, che registrava l’ossessione per lo spread tra i Bund tedeschi e i titoli di Stato italiani, argomento tormentone nelle chiacchiere nazionali dalle Camere ai bar di quartiere. E poi ‘a bomba Monti, battezzata così per il severo economista premier, che s’affiancava suo malgrado sulla passerella pirotecnica a predecessori famosi ma infami come Bin Laden, titolare dell’ordigno lanciato nel 2002 e Saddam Hussein (2004): botti simili entrambi al pallone di Maradona però meno potenti

C’è infine una sorta di ispirazione estetica, fomentata da una certa irregolarità del personaggio o da qualche onomatopea, caratteristiche che il marketing del botto clandestino tiene a mente per suggestionare il mercato. Nacque così nel 2001 la bomba Taricone, in onore del tough guy protagonista della prima edizione del Grande Fratello su Canale 5. Nel 2003 la bomba Lecciso, devastante come la Loredana che agguantò il cuore di Al Bano. Nel 2005 poi la bomba Ratzinger, eletto papa da poco con quel cognome tedesco che incorpora l’idea del razzo (un ordigno assai folle, 4 chili di polvere in un secchietto di plastica che proiettava schegge).

Per non parlare del Provolone del Monaco, dello Tsunami o della Mortadella, roba da guerra che è preferibile neanche toccare, come tutta l’armeria suddetta (e i suoi sfracelli).

vivicentro.it/CRONACA
vivicentro/Guida ai più celebri (e illegali) botti napoletani: dallo Sprèd a Kim ‘o coreano (VIDEO)
agi/FRANCESCO PALMIERI

Giuntoli prova il colpaccio Verdi, c’è un tesoretto da investiere

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Giuntoli prova il colpaccio Verdi, c’è un tesoretto da investiere

Il Napoli non abbandona l’idea di Simone Verdi, nonostante la totale chiusura dell’agente e l’elevata richiesta fatta dal Bologna. Secondo quanto riportato dall’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, il Ds Cristiano Giuntoli cercherà fino alla fine il colpaccio per dare un rinforzo di spessore a Maurizio Sarri qualora non riuscirà a portare in anticipo uno tra Amato Ciciretti e Amin Younes già bloccati per l’estate.

L’assalto per l’esterno italiano riprenderà da martedì, anche perché il probabile ritorno dell’infortunto Faouzi Ghoulam a febbraio potrebbe consentire alla società di investire il tesoretto sull’esterno offensivo e non più su un terzino, infatti sareberro pronti 25 milioni di euro per il classe 92.

Sorrento: musica, artisti di strada e laser show. Ecco gli eventi di San Silvestro e Capodanno

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Fine anno denso di appuntamenti, quello che attende cittadini e turisti di Sorrento, per salutare il vecchio anno e dare il benvenuto al 2018.

Il cartellone, promosso dall‘Assessorato agli Eventi del Comune di Sorrento, si apre oggi, 31 Dicembre, alle ore 11.30, al Teatro Tasso, con il “Concerto di Fine Anno” della Sorrento Sinfonietta International Symphony Orchestra, diretta da Paolo Scibilia. 

Alle ore 18, in Piazza Tasso, si terrà il tradizionale rito del “Ciuccio di Fuoco”: protagonista una sagoma di ferro a forma di asino, sulla quale sono montati fuochi d’artificio che vengono fatti esplodere tra gli applausi del pubblico. A seguire, l’esibizione del gruppo  “Piedigrotta Sorrentina”, con la partecipazione dell’attore Marco Palmieri. Ad intrattenere i più piccoli, dalle ore 10:30 alle ore 21, ci saranno i burattini dei fratelli Mercurio. Previsti anche vari spettacoli di animazione nei vari angoli della città.

A partire dalle ore 23, Piazza Tasso ospiterà la Festa di Capodanno, con l’animazione della Band Fierro e della Loca Band e, dopo la mezzanotte, ci saranno Pierpaolo Siano dj ed Emsi Gallo voice. A rallegrare la notte, la presenza di trampolieri, artisti di strada e laser show.

All’una, anche lo spettacolo di fuochi pirotecnici dal pontile del porto di Sorrento.

Il Primo Gennaio, invece, alle ore 17, presso la Basilica di Sant’Antonino, si terrà  una nuova esibizione della Sorrento Sinfonietta International Symphony Orchestra, mentre al teatro di Sant’Antonino, alle ore 19, la messa in scena della commedia “Natale in casa Cupiello” a cura dell’Associazione L’Airone. Presso il borgo di Priora sarà possibile assistere al presepe vivente, dalle ore 17.30 alle 19.30, mentre proseguiranno anche per il giorno di Capodanno gli spettacoli del teatro dei burattini, così come riporta Punto Stabia News.

Napoli, ritorno di fiamma per Perin: sarà il sostituto di Reina?

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Napoli, ritorno di fiamma per Perin. La società ha già avviato i contatti con il portiere

Il Napoli ha iniziato a sondare diversi nomi che dovranno sostiuire Pepe Reina. Secondo quanto riporato dal quotidiano sportivo Corriere dello Sport, il primo nome su cui la società partenopea vuole puntare è l’italiano Mattia Perin. Il giovane portiere del Genoa ha conquistato la cima della lista grazie alle ultime prestazioni, compresa quella di ieri contro il Torino. Come riportato dal quotiadiano il Napoli ha avviato già i contatti con il Genoa per portare il portire alla corte di Sarri.

Nella lista dei possibili sostituti di Reina ci sono anche il tedesco Leno (Bayer Leverkusen) e l’argentino Rulli ( Real Sociedad)

LIBIA 1941: L’EPOPEA DEL 1° BATTAGLIONE PARACADUTISTI CARABINIERI AD ELUET EL ASEL

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Un plotone, al comando del ten. Enrico Mollo, aspettando la controffensiva, svolge, in territorio occupato, servizio d’istituto occulto in favore dei coloni italiani.
Negli ultimi anni ’40 era in voga una canzone il cui ritornello, molto orecchiabile, diceva: “avanti e indrè, avanti e indrè, che bel divertimento”. Nessun riferimento alle vicende belliche che si svolgono, fra il ‘40 ed il ’43, in Africa Settentrionale, tra offensive, ritirate e controffensive.

La prima fase della guerra in Libia, iniziata con l’avanzata italiana nel settembre 1940, si conclude il 7 febbraio 1941 con la perdita della Cirenaica e col disfacimento dell’Armata di Graziani (oltre 130.000 prigionieri, fra i quali 23 generali). Con la resa degli ultimi Reparti a Beda Fomm, solo 7.000 soldati nazionali e 1.300 libici si mettono in salvo dietro l’ultima linea di difesa di El Agheila, al confine della Tripolitania. È là che si ferma l’Operazione Compass che gli Inglesi hanno sferrato in novembre per ricacciare le truppe italiane insediatesi a Sidi El Barrani in territorio egiziano.

Il 12 febbraio 1941, il giorno dopo il rientro in Italia di Graziani, mentre è in corso la grande ritirata italiana, giunge a Tripoli il gen. tedesco Erwin Rommel, mitico personaggio che sarà denominato “la volpe del deserto”, che, al comando dell’Afrika Korps, assumerà, di fatto, il comando delle operazioni, quasi ignorando la presenza del comandante in capo italiano, gen. Bastico. È la fine della guerra parallela che Mussolini intendeva condurre in chiave esclusivamente “italiana”.

Rommel sferra una controffensiva il 24 marzo 1941 che si concluderà a fine aprile con assestamento della linea, oltre il confine egiziano, sulla direttrice Buq Buq-Sofafi.

Il 18 novembre 1941 nuova offensiva britannica (Operazione Crusader): le truppe dell’Asse sono costrette alla seconda ritirata dalla Cirenaica che si concluderà, il 6 gennaio 1942 ad El Agheila, il punto più a sud del golfo della Sirte. La sola Divisione Savona, asserragliata a Sollum, resisterà fino al 16 gennaio arrendendosi “per fame” a causa dell’impossibilità di essere rifornita.

La ritirata impone la necessità di garantire un ripiegamento controllato per porre in salvo le nostre truppe, per lo più appiedate, che ripiegano verso la Tripolitania. Il piano prevede l’esigenza di una resistenza che blocchi, per un’intera giornata, l’avanzata britannica difendendo le direttrici di marcia a sud della “Balbia”, la strada costiera che ha preso il nome dal suo ideatore, il Governatore Italo Balbo. Nel punto più delicato dello scacchiere, il bivio di Eluet El Asel, a sud del Gebel cirenaico, il gen. Rommel richiede, specificamente, l’impiego del Battaglione Carabinieri Paracadutisti, di stanza nella zona, impegnato da mesi in funzione anti-commando e di polizia militare.

Il Battaglione, costituito il 1° luglio 1940, è strutturato su tre compagnie ed è formata da 22 ufficiali, 50 sottufficiali e 320 fra appuntati e carabinieri, severamente selezionati. Il primo comandante, magg. Bersanetti, è sostituito, a seguito d’infortunio in addestramento, dal magg. Edoardo Alessi. Questi, col grado di tenente colonnello, cadrà in combattimento contro i Tedeschi in una formazione partigiana in Valtellina: sarà insignito di Medaglia d’Oro al Valor Militare. Nel luglio del ’41 il Battaglione, dopo un duro addestramento, è pronto per l’impiego: tutti sono animati da forte senso del dovere e da razionale equilibrio in quanto Carabinieri e ardimentosi e determinati quali Paracadutisti, decisi ad affrontare i rischi di azioni temerarie. È la prima volta che l’Italia dispone di un’unità combattente di alto livello addestrativo in grado di svolgere anche compiti di polizia. Resteranno però delusi perché non saranno mai impiegati in azioni belliche con aviolanci: giungeranno a Tripoli, via mare, il 18 luglio 1941, indossando, non il paracadute, ma … il salvagente.

Il 14 dicembre 1941 al Battaglione è affidato quindi il compito di costituire un’efficace linea di resistenza a cavallo del bivio di Eluet El Asel, punto di confluenza delle piste provenienti da Chaulan e da El Mechili e Martuba. L’impegno è di bloccare la direttrice d’attacco del XXX Corpo d’Armata britannico costituito dalla 1^ Divisione motorizzata sudafricana e dalla 7^ Divisione corazzata inglese. Dalla tenuta dei Carabinieri Paracadutisti dipende, in massima parte, la sopravvivenza delle Divisioni corazzata Ariete e di Fanteria Trieste in ripiegamento da sud e delle altre cinque Divisioni di Fanteria in ripiegamento, per lo più a piedi, sulla “Balbia”. Al fianco dei Carabinieri una Compagnia dell’8° Reggimento Bersaglieri con dieci cannoni anticarro ed una ventina di Paracadutisti libici. Per fermare i carri inglesi – fra i quali i possenti “Valentine II” – non disponendo di munizionamento efficiente, si rimedia con la bomba Passaglia, dal nome del tenente del Genio che l’ha ideata. Si tratta del recipiente vuoto del minestrone in scatola, riempito di esplosivo, che fa corpo unico con una bomba a mano fissata al barattolo con spago e catrame; l’impugnatura è un manico di scopa o un tubo di latta. È una manifestazione della tipica fantasia italiana costretta ad arrangiarsi ed un’anticipazione del riciclaggio razionale dei rifiuti! I lanci contro i carri, che difficilmente vengono fermati dai cannoni anticarro, devono essere effettuati da distanza ravvicinata sulle parti motrici per cui necessita, oltre ad uno specifico addestramento, un notevole ardimento, dote peculiare dei Carabinieri Paracadutisti. La guerra moderna dell’Italia fascista contro le Potenze tecnologicamente avanzate, col Duce comandante in Capo, si fa anche utilizzando … manici di scopa!

All’alba del 19 dicembre la 1^ Compagnia del Battaglione (schierata a sinistra, fronte a sud), entra in contatto con le avanguardie nemiche, dotate di mezzi blindati e corazzati, che sono respinte anche con un efficace contrattacco. Successivamente la direttrice di attacco inglese cambia e viene interessato il settore della 3^ Compagnia (al centro, con fronte sud-ovest). Il combattimento dura, all’incirca, tre ore, senza che vengano scalfite le posizioni difensive.

L’attacco nemico continua sui vari settori alternati da fuoco di artiglierie ma i Carabinieri non cedono e dimostrano in pieno l’efficacia delle bombe Passaglia, arma certamente sconosciuta alla tecnologia bellica britannica. Nel tardo pomeriggio il nemico ritorna in forze sul settore più esposto tenuto dalla 3^ Compagnia e riesce limitatamente ad infiltrarsi. Il contrattacco di due plotoni della 2^ Compagnia, a colpi di bombe a mano, riesce a ricacciare indietro gli incursori nemici.

In definitiva, da Eluet El Asel non si passa! Alle prime ombre della sera arriva l’ordine di sganciarsi e ritirarsi ordinatamente a scaglioni. In posizione di retroguardia, per coprire il ripiegamento, restano, fino alle 22, tre Ufficiali con una quarantina di uomini, fra questi, il ten. Enrico Mollo che, col suo plotone, sarà protagonista di attività occulte in territorio occupato.

Intanto il grosso del Battaglione, a bordo di autocarri, raggiunge, attraverso le piste, la via Balbia per proseguire verso le nostre linee più ad ovest. Le avanguardie nemiche, però, sono ormai davanti a loro per cui questa volta occorre superarli ed attuare una “fuga in avanti” sopravanzando i vari sbarramenti.

Bisognerà superare tre blocchi: ad ognuno si scende dagli autocarri e s’ingaggia un combattimento, talvolta corpo a corpo. Ultimo ostacolo è al bivio di Lamluda ove si svolge, fino alle prime luci dell’alba del 20 dicembre, un vivace scontro ravvicinato col nemico. I Carabinieri Paracadutisti, se pur con gravi perdite, riescono a superare tutti gli ostacoli. Nella tarda serata del 20 dicembre finalmente, quello che resta del Battaglione, raggiunge Agedabia dove è attestata la nuova linea di difesa dell’Armata: sono 44 Uomini (10 Ufficiali, 4 Sottufficiali e 30 Carabinieri). Sul terreno desertico restano, a testimonianza del valore e del sacrificio, 31 Caduti ed un gran numero di feriti parte dei quali, purtroppo, moriranno per mancanza di cure immediate.

La giornata del 19 dicembre, ad Eluet El Asel, resta fondamentale nella storia della Campagna di Libia e delle glorie più eccelse dell’Arma Benemerita: un solo Battaglione di Carabinieri Paracadutisti consente, con una strenua difesa ed armamento inadeguato, di mettere in salvo sei Divisioni dell’Esercito votandosi al sacrificio. È un’azione che sbalordisce anche il nemico e riporta alla mente le gesta dei Carabinieri di Pastrengo, del Podgora e di Culquaber in Africa Orientale. Non è un avvenimento noto forse perché dura una sola giornata e non vi partecipano grandi Unità. Si tratta però di una vicenda densa di significato e di valori individuali e collettivi. La Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Bandiera dell’Arma, assegnata nel 1964, è però la testimonianza della gratitudine della Patria per quel pugno di uomini che seppe mantenere fede ad un giuramento e ad un impegno pur consapevole della grave situazione militare. Il Battaglione non è sconfitto: assolve il compito assegnatogli con abnegazione ripiegando, nel rispetto dell’ordine ricevuto, nel quadro strategico di un’ampia manovra che tende a mettere in salvo il maggior
numero di truppe combattenti.
Nessun accenno del fatto d’arme nel Bollettino di Guerra del Comando Supremo, solo un dispaccio del Capo di Stato Maggiore Generale che si compiace per la valida funzione svolta, con perizia ed eroismo, dai primi “Carabinieri dell’aria” della Storia. Ne parla però, il 28 dicembre, Radio Londra, affermando che “i Carabinieri Paracadutisti si sono battuti come leoni e fino allora, in Africa, i reparti inglesi non avevano mai incontrato così accanita resistenza”. Il riconoscimento del nemico introduce una nota cavalleresca, degna d’altri tempi, in quella tragedia spietata della guerra ed è ancor più apprezzabile perché è fuori da ogni retorica ed enfasi propagandistica.

L’ultimo reparto a lasciare Eluet El Asel per la tattica dello sganciamento progressivo è il plotone del ten. Mollo. Le truppe nemiche hanno ormai invaso l’area e non sono certo venti uomini con un giovane tenentino a poterli fermare. Due sono le soluzioni: sgusciare fra le loro linee o la prigionia. Il ten. Mollo sceglie la prima ipotesi e guida, con rara perizia, i suoi uomini nella buia notte africana raggiungendo, a sbalzi, il primo paese di coloni italiani, il villaggio Luigi di Savoia, ormai in pieno territorio occupato. È l’alba del 20 dicembre ed il plotone è in attività ininterrotta di combattimento da oltre 24 ore. Il ten. Mollo istruisce i suoi uomini perché possano mimetizzars come coloni od operai delle ditte che svolgono lavori nell’area. Con la cooperazione dei maggiorenti del villaggio predispone poi un opportuno piano di distribuzione di uomini ed occultamento delle armi. Intanto si rifugiano nel villaggio altri Carabinieri del Battaglione sbandatisi, circa 40, e due Ufficiali, il ten. Galliot ed il s.ten. Sandulli. Quest’ultimo troverà la morte nell’ isola greca di Cefalonia nell’infausto settembre ‘43, per resistere ai Tedeschi: sarà decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.

Dopo qualche giorno per il ten. Mollo si presenta però l’esigenza di dover salvaguardare i beni dei coloni italiani, ormai abbandonati a loro stessi, senza protezione, contro le scorrerie degli Arabi. Questi attuano prepotenze e scorribande nelle case più esposte razziando generi alimentari e bestiame. I Carabinieri del ten. Mollo sono così costretti a fare i “Carabinieri territoriali” e a riprendere le funzioni, se pur in territorio occupato, di vigilanza e tutela della sicurezza della popolazione con la difficoltà di doverlo fare in modo occulto. Il ten. Mollo predispone un efficace piano di difesa territoriale per ostacolare le incursioni arabe. La situazione è gravata dai frequenti rastrellamenti britannici consci di una presenza militare italiana occulta. I Carabinieri del ten. Mollo non mollano! Sono combattenti ed hanno, quindi, l’obbligo di sottrarsi alla cattura ma, sono anche Carabinieri e sentono l’esigenza di svolgere i propri compiti d’istituto. In quel periodo sventano tre rapine ingaggiando conflitti a fuoco con gli Arabi in uno dei quali trova la morte anche un Carabiniere e ne viene ferito un altro.

Intanto il 21 gennaio 1942 il gen. Rommel sferra la tanto attesa controffensiva che si fermerà ad El Alamein. I Paracadutisti del ten. Mollo non aspettano inerti: compiono atti di sabotaggio alle linee di comunicazione e, appena percepiscono i primi sintomi del ripiegamento britannico, provvedono a riparare i danni provocati per ritardare l’avanzata italo-tedesca. Quando nei primi giorni di febbraio arriveranno le avanguardie di Rommel, il ten. Mollo, prima di lasciare il villaggio, rimette in efficienza la Stazione Carabinieri, smantellata dal nemico. È così che si conclude l’epopea dei Carabinieri Paracadutisti in terra d’Africa, prima interrompendo l’avanzata nemica e poi tutelando la sicurezza e dei beni dei coloni italiani.

Il Battaglione viene sciolto dal Comando Superiore Africa Italiana ed i superstiti, 77 in tutto, nei primi giorni del marzo 1942, rientrano in Italia e saranno dislocati nei reparti territoriali. Solo una parte ritornerà in Libia con la Folgore.

Con grande modestia, con la consapevolezza di avere svolto solo il suo dovere, il ten. Mollo rientra nell’anonimato dell’Arma. Vi era entrato nel 1938, già tenente di Fanteria, e nel 1940 aveva lasciato il Comando della Tenenza di Novi Ligure per dare il suo contributo di dedizione e di entusiasmo alla Patria chiedendo di far parte di un’unità combattente da impiegare in azioni di ardimento. Ed è appunto in Libia, combattendo e svolgendo una proficua attività in territorio occupato, che dimostra tutta la sua capacità militare e professionale e, soprattutto, il suo amor patrio: Eluet El Asel ed il villaggio Luigi di Savoia sono la sua tribuna. Collocato in congedo col grado di generale vive a Roma partecipando, nel commosso ricordo di quanti combatterono al suo fianco affrontando anche l’estremo sacrificio, alle manifestazioni      che ricordano l’epopea del 1° Battaglione Carabinieri Paracadutisti in terra libica. Quella Medaglia d’Argento al Valor Militare che fregia la Bandiera dell’Arma è, in piccola parte, anche sua!
Il Battaglione, ricostituito a livello di Reparto nel 1951, solo nel 1963 prenderà la consistenza di Battaglione. Nel 1975 assume la denominazione di Tuscania richiamando la terra d’origine addestrativa della Scuola di Paracadutismo di Tarquinia. Ha sede a Livorno e, con l’attuale consistenza di Reggimento, partecipa a tutte le rischiose missioni di pace all’estero portando, certamente, lo spirito e l’abnegazione del Battaglione originario cui si richiama.
Le Divisioni Carabinieri, nell’attuale ordinamento, portano i nomi delle località che ricordano i più  gloriosi fatti d’arme dove maggiormente emerse lo spirito e la tenacia dei Carabinieri. Non sono certo legittimato a fare proposte in tal senso, ma non posso esimermi dal considerare che sarebbe affascinante conferire ad un Battaglione dell’attuale Reggimento la denominazione Eluet El Asel. Forse sarà difficoltosa la pronuncia ma sarebbe certamente il modo migliore per onorare gli Eroi di quell’episodio sublime: è ad Eluet El Asel, nell’arido deserto libico, che risiedono le radici eroiche di quel Battaglione Carabinieri Paracadutisti, il primo della storia dell’intero Esercito, al quale la Patria deve la sua imperitura riconoscenza.

Giuseppe Vollono

Fidelis Andria-Siracusa: cronaca della partita

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Serie Serie C Girone C – 21ª giornata

Sabato 30 Dicembre 2017 ore 16:30

Stadio Degli Ulivi (Andria) 2017/2018

FIdelis Andria-Siracusa

Ultima partita del 2017 allo Stadio Degli Ulivi di Andria. Il Siracusa di Bianco orfano dello squalificato Scardina va in trasferta a casa di Aldo Papagni.
Al pronti via arriva la prima occasione per i padroni di casa. Nadarevic fa tutto benissimo e si inventa una azione personale ben sventata da Tomei. Il Siracusa tenta di prendersi il centro del rettangolo ma è ancora la Fidelis a rendersi pericolosa con Scaringella che si gira di destro, ma la sua conclusione finisce di poco al lato . La gara è nervosa e tesa e le occasioni da goal latitano. Dopo due minuti di recupero, si va al ” The Caldo ” con il parziale di 0-0 .

Nella ripresa il Siracusa tenta di dare una svolta alla partita con il frizzante Grillo che tenta in un paio di occasioni di spaventare Maurantonio. Bernardo verso l’ora di gioco ci prova con un bel colpo di testa ma i Leoni perdono la bussola ed escono di scena. Quinto al minuto 82 trova il goal del vantaggio sugli sviluppi di un angolo. Lo schiaffo è troppo forte ed ancora Quinto esalta Tomei. Il Siracusa Barcolla e Croce, nuovo entrato piazza il colpo del Ko che manda Paolo Bianco al tappeto e fa sorridere Aldo Papagni. Vince la Fidelis Andria, oramai il Siracusa non sa più vincere.

 

PROBABILI FORMAZIONI:

FIDELIS ANDRIA: Maurantonio, Celli , Quinto , De Giorgi, Esposito, Piccini, Nadarevic , Lattanzio , Scaringella, Colella, Di Cosmo

ALLENATORE:  Papagni

SIRACUSA: Tomei, Daffara, De Vito, Magnani, Liotti, Toscano, Spinelli, Parisi, Mancino, Grillo, Bernardo

ALLENATORE: Bianco

 

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Pensioni e invalidità: tutti gli aumenti del 2018

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Con una circolare l’INPS ha reso noti i criteri e le modalità della rivalutazione di pensioni e prestazioni previdenziali e le modalità per il recupero conguagli 2015

Lucia Izzo – Attraverso la propria circolare n. 186 del 21 dicembre 2017 (sotto allegata), l’INPS ha reso noti i criteri e le modalità applicative della rivalutazione delle pensioni, delle prestazioni assistenziali e l’impostazione dei relativi pagamenti, nonché le modalità gestionali delle prestazioni di accompagnamento a pensione per l’anno 2018.

Rivalutazione dei trattamenti previdenziali

È stato il decreto interministeriale del 20 novembre 2017 (in G.U. n. 280 del 30 novembre 2017) a recare il “Valore della variazione percentuale” (salvo conguaglio) per il calcolo dell’aumento di perequazione delle pensioni spettante per l’anno 2017, con decorrenza dal 1° gennaio 2018, nonché il valore definitivo della variazione percentuale da considerarsi per l’anno 2016, con decorrenza dal 1° gennaio 2017.
Per l’anno 2017 è definitivamente fissato, nella misura dello 0,0%, l’aumento di perequazione automatica già attribuito alle pensioni, in via provvisoria, per l’anno 2017. Conseguentemente, nessun conguaglio è stato effettuato rispetto a quanto corrisposto nell’anno 2017.
L’indice di rivalutazione provvisorio per il 2018, invece, è determinato in misura pari a 1,1% dal 1° gennaio 2018, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo. I trattamenti minimi delle pensioni dei lavoratori dipendenti e autonomi saranno dunque pari, dal 1° gennaio a 507,42 euro e 289,24 per gli assegni vitalizi (rispettivamente 6.596,46 e 3.760,12 euro annui).
L’incremento pieno dell’1,1%, tuttavia, verrà riconosciuto per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a tre volte il trattamento minimo INPS. Spetterà, invece, nella misura del 95% per le pensioni di importo superiore e sino a quattro volte il trattamento minimo, del 75% per quelle di importo superiore e sino a cinque volte il minimo, del 50% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il minimo e al 45% per i trattamenti superiori a 6 volte il trattamento minimo

Rivalutazione per invalidità e assegni sociali

La crescita dell’1,1% avrà conseguenze anche sugli altri trattamenti sociali e assistenziali erogati dall’INPS.
Per le pensioni con i benefici di cui alla legge 206/2004 e successive modificazioni (vittime del terrorismo), poiché l’indice ordinario di perequazione è inferiore a 1,25, la rivalutazione per il 2018 è stata riconosciuta nella misura dell’1,25% per le prestazioni sino a tre volte il minimo, del 1,13% se comprese tra le tre e le cinque volte il minimo e dello 0,94% le pensioni di importo superiore a cinque volte il minimo.
Quanto, invece, all’importo dell’assegno sociale, questo sale nel 2018 a 453,00 euro mensili, mentre la pensione sociale sale a 373,33 euro.
Aumentano dello 0,8%, inoltre, anche i limiti di reddito per il diritto alle pensioni in favore dei mutilati, invalidi civili totali, ciechi civili. L’assegno mensile e pensione di inabilità civile risulteranno fissate nel 2018 a 282,55€ al mese.
Godranno di un aumento dello 0,4%, invece, le indennità e gli assegni accessori riconosciuti agli invalidi di guerra e del servizio titolari di pensione di guerra o di pensione privilegiata di prima categoria.

Recupero del conguaglio di perequazione dell’anno 2015

Nella circolare, inoltre, l’INPS fornisce istruzioni sul recupero della maggiore indicizzazione concessa nel 2015 pari allo 0,1%: si tratta del differenziale derivante dalla percentuale di variazione per il 2014 determinata, dal 1° gennaio 2015, nella misura definitiva pari a +0,2%, a fronte della misura provvisoria dello 0,3%.
Il recupero avverrà quest’anno poiché la legge di stabilità per il 2016 (L. 208/2015) e la successivaa legge 19/2017 hanno di volta in volta differito il recupero di tale conguaglio.
Il recupero, chiarisce l’Istituto, potrà essere effettuato in unica soluzione sulla mensilità di gennaio per gli importi fino a 6 euro oppure in due rate di pari importo sulle mensilità di gennaio e febbraio per i conguagli di importo superiore a 6 euro.
Gli importi posti a recupero per ciascun soggetto saranno consultabili nell’applicazione dedicata disponibile sul sito internet dell’Istituto al seguente percorso: “Assicurato pensionato”>” Servizi al pensionato>” Procedure di gestione delle pensioni”>”Consultazione conguagli per perequazione 2015 sospesi”.

INPS, Circolare n. 186/2017 

Lucia Izzo/studio castaldi

Capodanno con Zelig, Gran Teatro Morato a Brescia

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Capodanno con Zelig
domenica 31 dicembre 2017, ore 22:00
Gran Teatro Morato – Brescia

La magia del Capodanno con Zelig al Gran Teatro Morato di Brescia, il pioniere del cabaret italiano, trent’anni di comicità cult in una notte!

Il pioniere del cabaret italiano Zelig sta per tornare nell’occasione speciale del Capodanno di Brescia.

Per la prima volta nella città lombarda, la formula di grande successo del Capodanno comico con buffet di benvenuto prima e dopo lo show, e il tradizionale brindisi a mezzanotte. La magia Capodanno al Gran Teatro Morato di Brescia con Zelig, trent’anni di comicità cult in una notte. Il pioniere del cabaret italiano Zelig è pronto a tornare nell’occasione speciale del Capodanno di Brescia.

Leonardo Manera – già premio Delfino d’Oro alla carriera come miglior cabarettista dell’anno al Festival nazionale Adriatica cabaret nel 2011 – presenterà la serata che vedrà alternarsi sul palco del Gran Teatro Morato i talenti della fabbrica di Zelig: Marta e Gianluca, Antonio Ornano, Enzo Paci, Ippolita Baldini e Senso D’Oppio. La musica dal vivo non mancherà grazie a Gli Inadatti.

Da oltre 30 anni cuore pulsante della comicità italiana, Zelig è il fulcro del divertimento nazionale, un luogo dove nuove idee sono nate ed hanno incontrato il pubblico, per diventare dei cult di Tv, teatro e cinema.

Biglietti per tutti i settori in vendita in biglietteria e su zedlive.comfastickets.itticketone.it e presso i punti vendita Fast Tickets.

vivicentro.it/NORD – TERZA PAGINA

ESCLUSIVA – Sequino, coord. provinciale Salvini: “Muri navali per bloccare i migranti. Scontri? La violenza va condannata, non c’è confronto”

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Le parole del Coordinatore Provinciale in merito alla manifestazione della Lega

Tra proteste da parte di alcuni ragazzi dei centri sociali, aggressioni verbali e addirittura il lancio di una bomba carta, questa mattina 30 dicembre 2017 si è tenuta la manifestazione della Lega nella città di Castellammare di Stabia (NA). Dove i principali rappresentanti erano pronti a urlare, con tanto di megafono, uno dei punti fondamentali del programma elettorale di Matteo Salvini, il candidato Premier della Lega: la contestazione del Protocollo Minniti.

Durante l’evento è stato possibile intervistare su quelli che sono i punti fondamentali del programma del partito, il Coordinatore Provinciale Biagio Sequino.

Innanzitutto cos’ha da dire in merito allo scontro innescato poco fa dai ragazzi dei centri sociali?

La violenza va sempre condannata a prescindere dalle idee che si portano avanti quindi noi condanniamo questi episodi e noi per nostra cultura e tradizione mai e poi mai andiamo presso i gazebo di altri movimenti che non condividono le nostre idee o che noi non condividiamo le loro idee a manifestare il nostro dissenso. Ognuno liberamente come la vediamo noi scegli di portare avanti un’idea un progetto di governo, un progetto culturale, un progetto politico, lo fa e non credo che noi andiamo a disturbare gli altri quando manifestano il loro pensiero.

Magari se si instaurasse un dialogo e questi ragazzi avessero l’opportunità di acoltare al meglio il vostro pensiero, cambierebbero idea?

Il problema è che queste persone non accettano il confronto, il dibattito e la diversità di vedute. Purtroppo siamo ancora davanti a quella presunta superiorità morale della sinistra che a nostro avviso, ha fatto danni in passato al governo italiano e può fare solamente danni e sicuramente noi lavoreremo per non farli tornare alla guida del Paese. Stando ai sondaggi, con un centro destra unito sicuramente saremo noi ad andare alla guida del paese e a portare avanti le nostre idee e il nostro progetto per la nazione.

Per quanto riguarda il protocollo Minniti, sappiamo che sono già stati resi pubblici i numeri dei migranti che saranno ospitati dai 265 comuni che hanno firmato il suddetto protocollo, mentre il sindaco Pannullo ha riferito di non conoscere il numero preciso dei migranti che la città di Castellammare dovrà ospitare. Quindi a chi dobbiamo credere?

B: Allora io, come coordinatore provinciale, mi occupo di tutta la provincia di Napoli e so per certo che ci sono fondi di 30milioni di euro che saranno dati ai 265 comuni che hanno aderito, più altri comuni che si aggiungeranno a questo protocollo, per fare arrivare a circa 8/9 mila migranti su tutta la regione Campania. Adesso io mi domando e dico: se un sindaco che ha firmato un protocollo d’intesa e non conosce quanti migranti devono arrivare, non conosce cosa è competenza del comune come bandi e cosa sarà competenza della provincia; non sa spiegare quali beni pubblici comunali  mette a disposizione e con quali fondi suoi o della provincia o della regione o dello stato, credo che la città di Castellammare debba preoccuparsi seriamente, perché ha un amministratore che non conosce come stanno le cose a casa sua. E io da un padre di famiglia che non conosce come funzionano le cose nella propria casa mi preoccuperei sulla tenuta della famiglia stessa.

Inizialmente poi si era pensato di sistemare i migranti a via Raiola all’interno dell’edificio dell’ex municipio, ma gli abitanti della strada hanno protestato per tale provvedimento e non se ne è più fatto niente. Adesso è stata disposta una nuova location atta ad ospitarli?

Questo ce lo deve dire l’amministrazione comunale se e quali beni pubblici dovranno essere messi a disposizione. Noi abbiamo fatto un evento simile al comune di Gragnano dove c’è stato poi il confronto con il vice sindaco e con l’assessore Aramo e poiché loro non avevano dei beni pubblici disponibili, ad oggi non sapevano se avrebbero fatto dei bandi per affittare delle case. Quindi credo, perché non lo sanno neanche i comuni che hanno firmato, si passerebbe da una gestione esterna attraverso i CAS (Centro Assistenza Straordinaria) che c’erano precedentemente, a una gestione interna dei comuni per l’accoglienza. Quindi il business dell’accoglienza mi preoccupa perché passerebbe dai privati al pubblico quindi continua ad andare avanti questa speculazione sulla quale noi ci opponiamo fortemente.

Per ciò che rigaurda lo Ius Soli, è contrario?

Non posso non essere d’accordo col fatto che lo Ius Soli va fermato. Va fermato per due motivi: noi già siamo uno degli stati dell’Unione Europea che dà il maggior numero di cittadinanze, che senso ha rendere più elastica la normativa sulle cittadinanze in uno stato che è l’anticamera dell’Europa per l’Africa? Quindi con lo Ius Soli noi diventeremo la sala parto dell’Africa e non lo possiamo consentire in un momento in cui c’è un forte disagio economico tra gli itliani e in un momento in cui già c’è un emergenza migranti della quale l’Europa se ne sbatte e ricade tutto sull’Italia.

Quindi diciamo che la sua è un’obiezione contro le tempistiche di approvazione della cittadinanza? Perché ci sono migranti che nascono in Italia, vanno a scuola in Italia e abbracciano soprattutto la cultura e la vita italiana, loro non hanno il diritto di definirsi italiani?

Per me infatti la legge va bene così com’è. A mio avviso va applicata meglio, però la legge attuale va bene già così com’è, noi riteniamo che renderla più agevole attraverso lo Ius Soli vada a creare un danno e si aumenta ancora la speculazione nei confronti dell’Italia che diventerebbe la sala parto dell’Europa e quindi gli scafisti sarebbero maggiormente incentivati a portare avanti il loro business. Per cui per come la vedo il governo Renzi/Gentiloni sta facendo scafismo di stato attraverso lo Ius Soli.

Uno dei motti di Salvini è sempre stato: “Aiutiamoli a casa loro”, cosa anche giusta visto che l’Italia al momento pare non avere le risorse per aiutare gli italiani, figuriamoci gli immigrati. Tuttavia non è moralmente e umanamente giusto lasciarli morire in mare anche perché in seguito al patto che l’Italia ha firmato con la Libia, da alcuni filmati resi pubblici dai volontari italiani, accade proprio questo: gli equipaggi delle imbarcazioni libiche impediscono ai volontari,anche lanciandogli addosso delle patate, di salvare i rifugiati da morte certa.

Allora noi abbiamo sempre detto “aiutiamoli a casa loro” perché ad oggi l’immigrazione costa allo Stato e quindi agli italiani CINQUE miliardi di euro per i costi diretti, poi ci sono i costi indiretti ossia: WELFARE, politiche sociali e anche costi relativi alla sanità e alla giustizia. Per cui erogare tutti questi soldi a migliaia di migranti, di cui solo una minuscola parte risultano essere rifugiati politici, mentre altri si danno alla macchia sfuggendo al censimento e altri ancora bivaccano per il Paese, potrebbero essere spesi a casa loro per favorire lo sviluppo sul loro territorio. Poi è chiaro che chi ha diritto allo status di rifugiato politico è bene accolto in Italia, anzi meriterebbe di essere accolto meglio di quanto facciamo adesso. Il sistema dell’immigrazione e dell’integrazione va totalmente rivisto perché c’è una parte della politica che vuole fare business sull’immigrazione.

E per bloccare le morti in mare?

Per me si dovrebbe creare u muro navale in modo da impedire sia l’arrivo di altri migranti sia per prestare soccorso a chi ne ha bisogno e una volta fatto ciò, ovviamente, rispedirlo a casa.

Per quel che riguarda il locale, quali sono i piani della Lega per Castellammare di Stabia?

A Castellammare credo che manchi la connessione tra le opposizioni e il tessuto della società civile, per quanto riguarda l’amministrazione comunale non intendo entrare all’interno della situazione perché non è il nostro perimetro d’azione, però oggi le amministrazioni comunali sono molto lontane dai cittadini e quindi a mio avviso bisogna riportare la centralità della politica sul territorio. Quindi: banchetti, i gazebo, iniziative anche nelle periferie su temi non solo come l’immigrazione, ma anche come Fincantieri, le Terme, la tutela dei lavoratori e la tutela di famiglie disagiate, perché quando parlo di discriminazione a sfavore degli italiani è perché ci sono famiglie italiane che non hanno più un alloggio abitativo e si pensa a dare alloggio a chi non è italiano prima di risolvere i problemi degli italiani.

a cura di Maria Rosaria Cotticelli

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Tra scontri e petardi si è svolta la manifestazione della Lega a Castellammare

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La Lega tra scontri e contestazioni in piazza a manifestare

Oggi 30 dicembre penultimo giorno del 2017 in una giornata grigia e fredda si è svolto il sit-in della Lega a Castellammare di Stabia (NA) in Via Emanuele Tito.

La manifestazione ha avuto luogo tra alti e bassi:una prima difficoltà è stata riscontrata nella scelta della location, infatti in principio l’evento si sarebbe dovuto tenere nei pressi della Cassarmonica, ma per volere del Sindaco Antonio Pannullo i rappresentanti della Lega hanno dovuto montare il proprio gazebo in via Tito, strada di connessione tra il corso principale Vittorio Emanuele e la Villa Comunale.

L’altra difficoltà si è presentata ai manifestanti dal lancio di una bomba carta gettata per protesta contro il piano politico di Salvini.

Poi, al seguito di scontri verbali al limite della sicurezza, a tal punto da richiedere l’intervento delle forze dell’ordine, la manifestazione è potuta riprendere, come da programma.

Erano presenti i maggiori esponenti provinciali, tra cui il coordinatore di Castellammare Giovanni Tito, il coordinatore dei Monti Lattari Ciro Svato, il coordinatore provinciale Biagio Sequino e tante altre personalità della realtà politica in questione.

Durante l’evento oltre a trattare di uno dei punti principali del piano politico del candidato premier della Lega, ovvero la contestazione al Protocollo Minniti, si è discusso delle tematiche portanti del programma del partito come: cancellazione della legge Fornero, tassa unica al 15%, maggiore sicurezza, certezza della pena, legittima difesa, riforma della scuola, tutela del Made in Italy, discussione dei trattati europei e lo Ius Soli.

Immediatamente e’ arrivata la solidarietà del coordinatore provinciale  Biagio Sequino, in merito agli eventi di contestazione perpetrati dai ragazzi dei centri sociali: “Si parla tanto di intolleranza e razzismo della Lega, ma credo che i primi a subire atti di violenza, sia verbale che fisica siamo noi. Oggi eravamo a Castellammare per ribadire il nostro dissenso verso la scelta dell’Amministrazione stabiese che dovrebbe far arrivare in città altri 200 migranti. Questi atti di violenza sono inaccettabili e credo che prima di parlare delle nostre idee, le altre forze politiche debbano fare un mea culpa. Il nostro stile e’ chiaro: noi parliamo agli italiani per salvaguardare il nostro paese. La Lega non ha mai impedito, a chiunque fosse, di manifestare le proprie idee e subendo solo impedimenti (vedi visita di Salvini alla Mostra d’Oltremare). Concludo citando una massima di Miss Evelyn Beatrice Hall, che tutti quelli che impediscono a chi non e’ d’accordo con le loro idee di esprimersi: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”.

a cura di Annalibera Di Martino e Mara Cotticelli

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