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La Shoah del 27 gennaio 2019 vista con gli occhi delle donne vittime e carnefici

È dedicata alle tantissime donne che furono vittime e anche a quelle carnefici, la Giornata della Memoria 2019 per la Shoah (l’Olocausto).

L’idea è della presidente delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, inquietata dal persistente serpeggiare in Europa di un anti-semitismo sempre pericoloso che si sta allargando a una paura per lo straniero in genere assai prossima al razzismo. Difficile dire se nella privazione della libertà, nello sfruttamento del lavoro, a volte perfino nelle torture abbiano sofferto più le donne degli uomini o viceversa. Ma certo il dolore di una donna e madre dentro, allontanata dai suoi figli, incerta sul loro destino, angosciata per la loro sorte, terrorizzata dal non sapere cosa potesse esser loro capitato deve essere stato enorme, lacerante, indicibile.

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria.

Da fonti e testimonianze dell’epoca, scelte dalla Rete e ivi riportate in modo molto riassuntivo,emerge il dramma indicibile di quelle prigioniere in tutta la sua violenza, tragicità, perfidia e sociopatia ideologica dei loro aguzzini/e. Ma altrettanto sconcertante è l’ipocrisia culturale mondiale, politico-istituzionale-moralizzatrice, che per decenni ne ha fatto rimuovere i dolorosi specifici eventi, rendendone possibile la conoscenza solo di recente.

Le donne giungevano al lager dopo un lunghissimo viaggio ammassate su carri bestiame denutrite, assetate e in pessime condizioni igieniche. Scese dai treni venivano separate dai familiari, costrette ad abbandonare i loro figli senza sapere che non li avrebbero mai più rivisti. Venivano divise in file, spogliate e sottoposte ad una prima selezione: le più anziane e deboli erano subito caricate su un carro diretto alle camere a gas, le altre venivano condotte alla baracca della disinfestazione. Sul percorso si potevano notare montagnole di stampelle, di occhiali, di giocattoli ben divisi secondo il senso dell’ordine teutonico. Giunte alla baracca dovevano spogliarsi e abbandonare tutti gli oggetti che indossavano, ad esempio orologi o gioielli. Mentre attendevano l’ora della “doccia” sostavano tutte nude, in fila, tremanti e diventavano bersagli di sguardi sprezzanti, risate sfrenate, gare di sputi tra i soldati e, non di rado, oggetto di scherni con dei bastoni che frugavano i loro corpi. A tutto ciò si aggiungeva il rischio di essere messe da parte per una macchia sulla pelle, per un foruncolo o per l’età più visibile senza gli abiti.

Oltre alla lotta per non morire, le donne più belle e le più giovani, rischiavano di essere selezionate per i bordelli dove erano costrette ad “usare” il loro corpo per invogliare al lavoro gli altri prigionieri. Essere donne in un campo di concentramento era molto più che umiliante, oltre ad essere inferiori quando ebree, erano considerate oggetti perché femmine. A loro venivano consegnati vestiti maschili con tutti gli inconvenienti che portavano: mutande senza elastici che cadevano e calze che si ripiegavano sulle gambe. Per la donna non c’era tregua, nei primi mesi di permanenza nei lager il flusso mestruale si riproponeva e non esisteva materiale per difendersi; chi era fortunata trovava in terra uno straccio da utilizzare ma chi non lo era doveva lavare le mutande e indossarle bagnate. Successivamente però, a causa della scarsa alimentazione, della qualità del cibo e dell’estenuante lavoro il flusso si bloccava per la maggior parte delle prigioniere (evento positivo da un lato ma ulteriore prova di come la femminilità scompariva). L’apparato genitale femminile inoltre attraeva l’interesse dei criminali nazisti che si spacciavano per scienziati. A molte prigioniere si prelevavano campioni di tessuto dell’utero per essere in grado di giungere a diagnosi tempestive di eventuali tumori, con raggi X si sterilizzavano le ovaie, si asportava l’utero o vi si iniettava un liquido irritante: pratiche queste che dovevano servire a sterilizzare le razze inferiori. I medici disponevano di un numero inesorabile di “cavie” ebree, costrette a sottoporsi a dolorosi interventi chirurgici, prive di anestesia o con anestesia insufficiente. Ed ecco l’alimentazione: al mattino c’erano solo due bidoni di caffè per 800 persone cosicchè pochissimi riuscivano a prenderne mentre, a mezzogiorno, v’era una specie d’appello per poter distribuire la zuppa. Il rancio arrivava alle ore più disparate, dalle nove del mattino alle cinque del pomeriggio, quindi non si sapeva mai a che ora sarebbe avvenuta la distribuzione. Ogni cinque persone veniva data una gamella con un litro di minestra, nessuno aveva un cucchiaio e così dovevano bere nella stessa ciotola, a sorsi. La zuppa era talmente disgustosa che i primi giorni molte donne non mangiavano.

Una clamorosa testimonianza è stata riportata dalle sopravvissute che lavoravano in cucina ad Auschwitz: hanno affermato che una dottoressa SS metteva nelle caldaie un prodotto chimico, che dava alla zuppa un sapore acidulo e provocava nella bocca e poi nello stomaco e nei visceri un vivo senso di bruciore, prurito esterno al ventre, gonfiore e macchiette rosse, che avevano l’apparenza di piccole abrasioni rettilinee. Alcune preferivano non mangiare la zuppa e alimentarsi di patate crude che riuscivano a sottrarre ai carri che le portavano in cucina. Quasi tutte avevano la bocca piena di sfoghi e la lingua crepata e solcata da tagli profondi, che impedivano perfino di mangiare. Tutte le donne sopravvissute sono concordi nel dichiarare che ciò era provocato dai prodotti chimici che venivano messi nella zuppa perchè mai in altri campi di concentramento il fenomeno si ripetè, per quanto malnutrite fossero.

In tutti i lager la malattia più comune era diarrea e dissenteria, in forme gravissime e spesso mortali. Nonostante questo le donne riuscivano a tenersi più o meno pulite perchè acquistavano il sapone in cambio di pane dagli uomini, i quali perciò erano molto più sporchi e pieni di pidocchi. Le internate dovevano affrontare giornate di duro lavoro senza mai fermarsi, nemmeno se malate o senza forze. Tra le lavoratrici si diffuse così una società pregna di solidarietà, pian piano si affermò una voglia mai sopita di ribellarsi e si ricorse al sabotaggio. Le manifestazioni di maggiore solidarietà nel campo si avevano nei confronti delle donne incinte: si raccoglievano stracci e panni per poter cambiare i neonati, si rubava un po’ di carbone dal lavoro perchè il calore nelle stanze era totalmente insufficiente, si procuravano bottigliette da utilizzare come biberon e molte madri che avevano ancora latte dopo la morte dei loro bimbi allattavano altri neonati.

Ad Auschwitz esisteva un bordello per i prigionieri non ebrei che venivano “ricompensati” con incontri sessuali e i nazisti guardavano attraverso un foro per assicurarsi che praticassero solo la posizione del missionario. Proprio dietro il famoso cancello con la scritta “Il lavoro rende liberi” del campo di concentramento di Auschwitz si trova uno degli orrori meno noti della seconda guerra mondiale: un bordello per i prigionieri. L’obbiettivo era quello di aumentare la produttività dei prigionieri torturati e affamati, offrendo loro una sorta di bonus se avessero lavorato abbastanza: sarebbero stati “premiati” con una visita al bordello del campo. La prima “Casa delle bambole”, come era chiamata, è stata realizzata un anno dopo, nel 1942, nel campo di concentramento di Mauthausen in Austria, a cui seguirono quelle di Ravensbruk, Buchenwald, Dachau e Flossenburg. In totale c’erano dieci bordelli.

Per il 70% le donne erano tedesche e le restanti provenivano dai paesi occupati: ucraine, polacche o bielorusse, escluse le italiane e le ebree ritenute contaminanti per il loro sangue non ariano. Le prescelte erano tutte sotto i 25 anni di età e predisposte a prostituirsi dopo un periodo di violenze e stupri, con la promessa, che non venne però mai mantenuta, della concessione della libertà dopo sei mesi di “lavoro”. L’istituzione dei bordelli venne propagandata anche con la giustificazione morale che in questo modo si evitava il più possibile la “degenerata” omosessualità diffusa nei campi tra i prigionieri e non solo tra loro. I postriboli dei lager potevano essere normalmente utilizzati dal personale di guardia al campo, dagli internati criminali comuni (contraddistinti dal triangolo verde) ed in generale dagli uomini di razza “ariana” ma non dagli ebrei e dai prigionieri di guerra russi.

Per la gestione dei bordelli furono fu istruito dello specifico personale affinché i prigionieri uomini e donne fossero “puliti”, le donne venissero sterilizzate ed era permessa solo la posizione del missionario. Le SS guardavano attraverso dei fori per assicurarsi che le donne non trascorressero più di un quarto d’ora con ogni prigioniero.

Nei campi era presente una gerarchia: le prigioniere ariane (delinquenti comuni, prostitute, politiche) avevano qualunque diritto sulle donne. Le detenute alle quali spettava la direzione del campo di sterminio, le kapò, erano prese tra le assassine delle carceri, tra quelle che avevano fatto le cose più atroci, in modo che potessero tranquillamente bastonare a morte una prigioniera che non obbedisse ciecamente agli ordini. Al di sopra delle kapò c’erano le SS donne (ma solo poche di loro sono state condannate dopo la guerra), che avevano stivaloni con un puntale di ferro, ufficialmente per non consumare la suola, ma, in realtà, per sferrare calci più violenti.

Le donne non ebree erano attirate come volontarie, con la promessa di una migliore condizione di vita e di maggiori razioni alimentari. Soprattutto le ventenni, facevano sesso con una media di 6-8 uomini ogni sera tra le 20 e le 22. Dovevano lavorare anche la domenica pomeriggio. I macilenti prigionieri scelti per i bordelli erano sottoposti a un umiliante controllo medico, sui genitali veniva applicata una crema disinfettante; venivano chiamati nell’appello generale e marciavano forzatamente verso il bordello. Ma gli uomini, spesso erano troppo deboli fisicamente o malati per impegnarsi in un rapporto sessuale. La sopravvissuta Zofia Bator-Stepien ha ricordato come una ragazza fu spinta a lavorare nel bordello: avrebbe fatto qualsiasi cosa per una fetta di pane. Si offrì volontaria non sapendo quale lavoro l’aspettasse, ma non battè ciglio quando il medico le disse che sarebbe stata sterilizzata e non avrebbe più potuto avere figli. Voleva solo un po’ di pane. A frequentare il bordello sembra fossero anche i soldati, alcuni ucraini e bielorussi, e ci sono molte testimonianze sul fatto che le donne avevano tutte le ultime notizie riguardanti la guerra. Dopo aver concluso l’esperienza nel bordello, alcune diventarono funzionarie nel campo e altre sopravvissero alla guerra ma pochissime hanno parlato della loro esperienza. La Bunalska ha detto al MailOnline:”Lavorare nel bordello ha dato loro la possibilità di vivere. Ora vediamo le cose in una prospettiva diversa ma allora era una scelta semplice: o il bordello e la sopravvivenza o le camere a gas di Birkenau”. I bordelli di Auschwitz furono chiusi nel gennaio del 1945 quando il campo fu evacuato per sfuggire all’avanzata dell’Armata Rossa.

E nei confronti di alcune donne c’era stato persino un campo di concentramento specifico. Ravensbrück. Si trattava di un lager a nord di Berlino. E’ stato taciuto per tantissimi anni. Hitler, nel maggio del 1939 lo aprì come lager per sole donne. Dal maggio del 1939 al 30 aprile 1945 sono passate da lì circa 130 mila donne, provenienti da 20 nazioni diverse e 50 mila sono morte. Lo scopo del terzo Reich era quello di eliminare le donne “non conformi”, prigioniere politiche, lesbiche, rom, prostitute, disabili, senza fissa dimora, malate di mente, testimoni di Geova, contestatarie, donne semplicemente giudicate “inutili” dal regime, e solo il 10% di queste donne erano ebree.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale questi aspetti del regime nazista vennero nascosti, anche con la complicità delle stesse vittime che si ritenevano in certo modo colpevoli di essere sfuggite alla sorte delle altre donne dei prostituendosi campi (e di certo il generale ambiente culturale ancora all’epoca molto diffusamente bigotto e ipocrita le induceva in questo). I due stati tedeschi sorti dopo la guerra si trovarono concordi nel negare alle donne dei bordelli la loro condizione di vittime e il diritto a qualsiasi risarcimento ipotizzando il loro, sia pur giustificato, consenso. Solo dopo gli anni ’90 i lagerbordell cominciarono ad essere conosciuti dal grande pubblico attraverso l’opera di studiosi che hanno rivelato questa ulteriore forma della tragedia nazista in Germania.

I terribili traumi riportati nei campi di concentramento sono durati tutta la vita. L’incredulità e l’indifferenza di chi non ha conosciuto i lager si sono evidenziati con una totale mancanza di interesse per la tragica esperienza di quelle donne. Ciò ha condotto molte deportate ad un graduale isolamento e ad un dannoso ripiegamento su se stesse. Diverse patologie si sono impadronite e hanno turbato fino alla fine il loro stato fisico e psichico. Ad esempio, un’anziana deportata ebrea era tormentata da musiche e suoni che aveva udito nel lager e che improvvisamente le rimbombano nelle orecchie, come se ancora si fosse trovata rinchiusa ad Auschwitz. Di altre sappiamo che hanno trascorso periodi più o meno lunghi in ospedali e luoghi di soggiorno climatico, per forme di tubercolosi, gravi disturbi cardiaci, forme acute di insufficienze respiratorie e arteriosclerosi precoce che degenera in stati depressivi e di rifiuto della vita. Per alcune donne non è mai cessata la sofferenza indicibile di essere state violentate; quindi doppiamente annullate, nella dignità e nella libertà. Ciò che ha accomunato tutte le donne, fossero esse deportate politiche, ebree o zingare, era il sentimento di solidarietà verso le loro compagne di sventura, tra le quali non esisteva discriminazione per differenze di religione, tradizioni, lingue, costumi, educazione. Questa stessa solidarietà ha permesso a molte di loro di fare ritorno nelle proprie case. Tutte vissero tragicamente la perdita dell’identità individuale; traumatico fu denudarsi tra le brutalità degli aguzzini, vedersi un numero tatuato sul braccio, vedersi rasate a zero. Non erano più donne, non erano più individui. È significativo constatare che in loro non c’è assolutamente odio, ma solo volontà e speranza che certe esperienze non debbano più ripetersi.

L’opinione.

“È significativo constatare che in loro non c’è assolutamente odio, ma solo volontà e speranza che certe esperienze non debbano più ripetersi”. Leggere e provare ad immaginare quei luoghi, quelle sofferenze fisiche e mentali di quelle donne, quell’angoscia che doveva bloccare il respiro, fa rabbrividire. Ma quanto sopra accade ancora risaputamente in diverse parti del mondo, in Nazioni con regimi o fondamentaliste, senza reali Diritti umani uguali per tutti. Succede per certi circoscritti versi quasi sotto casa nostra. In una Nazione cosiddetta occidentale, civile, repubblicana e democratica, come l’Italia, si abbia, almeno in questo, l’attenzione intellettuale di guardare la nostra opaca realtà e pertanto di regolarizzare la prostituzione (femminile e maschile) specialmente d’importazione, togliendola dal mondo grigio se non anche oscuro, specialmente dal profitto della criminalità organizzata, da delinquenti e usurai locali senza scrupoli, da maitresse sfruttatrici, da politici papponi, ma senza perseguitarla come vorrebbero i facili moralisti e integralisti, oppure voltandosi altrove o eludendo con retoriche e sermoni, bensì regolarizzandola con leggi moderne, civili, chiare, serie, severe , sanitarie, fiscali, tutelando chi vuole svolgere il mestiere come pure chi non lo vuole sotto casa o prossimo alle scuole, lungo le strade cittadine, ecc.

L’immagine è inerente il bordello di Mauthausen.

Adduso Sebastiano

Napoli, De Magistris: “Sbarco dei minori della Sea Watch? Un atto istituzionale giusto”

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Napoli, De Magistris: “Sbarco dei minori della Sea Watch? Un atto istituzionale giusto”

Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, è intervenuto sulla difficile situazione che stanno vivendo i migranti della Sea Watch in mare da una settimana nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte di appello di Napoli. Queste le sue parole raccolte da Askanews.
La decisione del Tribunale dei Minori di Catania di far sbarcare i minori a bordo della Sea Watch? “Mi sembra un atto istituzionale molto molto giusto, doveroso e necessario. – spiega il sindaco – Aggiungo non sufficiente. Si stanno continuando a mettere in atto condotte che mettono in pericolo la vita umane, con persone che stanno morendo. Ci troviamo di fronte non solo ad atti disumani, indegni ed indecenti, ma a crimine”.
Sono molto contento del fatto che mentre altri stanno commettendo crimini contro l’umanità di cui saranno chiamati a rispondere, oggi pomeriggio a Napoli c’è chi rimane umano e si ritroverà al teatro Augusteo di Napoli per vedere come fare nel nostro piccolo per arrestar questa disumanità di governo rispetto invece ad un’onda di umanità che sta diventando sempre più contagiosa e mi riconosco pienamente nelle parole del Papa che in queste ore a Panama ha detto delle parole che dovrebbero colpire la coscienza degli ancora tanti indifferenti, che però sono convinto un poco alla volta verranno dalla parte dell’umanità” conclude.

Casertana choc, malviventi sparano contro l’auto di Vacca: lui posta le immagini sui social

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Casertana choc, malviventi sparano contro l’auto di Vacca: lui posta le immagini sui social

Il calciatore della Casertana, Antonio Vacca, è stato sfortunato protagonista di una vicenda extra calcistica: secondo quanto raccontato dallo stesso calciatore sul suo profilo Instagram, nella serata di ieri, alcuni malviventi avrebbero puntato un’arma da fuoco contro la sua auto esplodendo alcuni proiettili nel tentativo di fermarlo. Uno dei colpi ha bucato il cofano della sua Mercedes grigia. Vacca poco dopo l’accaduto ha pubblicato un duro messaggio contro le persone che lo avevano preso di mira: “Per la seconda volta avete sparato verso di me, senza sapere se nell’auto ci fossero le mie figlie. Ma la colpa è mia perchè continuo a indossare gioielli in questa città abitata da gente di m…che prova solo invidia. Da domani non indosserò più oggetti preziosi, quindi se vedete la mia auto sappiate che quello scelmo di Antonio camminerà solo con carte di credito. Vi ho dato tante possibilità, ma non ci siete riusciti!” Ha scritto in una Instagram Story allegando la foto dei danni causati alla sua auto. Non è stato ancora reso noto se la vicenda sia accaduta a Caserta o a Napoli, città di cui è originario avendo vissuto nel quartiere di Scampia.

 

 

(Immagini prese dall’account ufficiale del calciatore https://www.instagram.com/antoniojuniorofficial/?hl=it)

Gragnano, tentata rapina al Banco di Napoli: condannato il boss Apicella

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Gragnano, tentata rapina al Banco di Napoli: condannato il boss Rossano Apicella

I giudici della Corte d’Appello di Napoli hanno confermato la condanna a 6 anni di reclusione per Rossano Apicella, ras 40enne, ritenuto coinvolto nella rapina al Banco di Napoli di Gragnano del 2017. Apicella, riferisce il Metropolis, era finito al centro di un’inchiesta realizzata dai carabinieri di Gragnano e dalla Procura di Torre Annunziata. Nella primavera di due anni fa i militari dell’Arma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dal tribunale oplontino – a carico di Apicella.
Secondo gli inquirenti, il ras gragnanese avrebbe preso parte in concorso con altre persone al tentativo di rapina ai danni del Banco di Napoli di Gragnano segnalando – ai rapinatori – l’arrivo delle forze dell’ordine. Per questa vicenda il 40enne era stato rinviato a giudizio ed era finito a processo conclusosi un anno fa con la condanna a 6 anni ora confermata anche in Appello.

Rossano Apicella è considerato uno degli esponenti di spicco della criminalità dei Monti Lattari. E’ stato un alleato fedele del boss Antonio Di Martino, attualmente detenuto. Grazie alla sua rete di conoscenze, Apicella riusciva a rifornire lo storico clan di marijuana e cocaina.
Apicella è anche accusato di tentato omicidio. Nel 2014, infatti, per tentare di aumentare la sua sfera d’influenza, provò ad uccidere il fratello del boss Gennaro Chierchia, Sebastiano, ferendolo con alcuni colpi di pistola. Il suo progetto criminale fallì e decise di darsi alla fuga per poi consegnarsi, qualche giorno prima del sequestro dei beni, al carcere di Poggioreale.

Castellammare, ultimi preparativi per la “Stabiaequa Half Marathon”: la gara podistica stabiese

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Castellammare, ultimi preparativi per la “Stabiaequa Half Marathon”: la gara podistica stabiese

Martedì 29 gennaio, a partire dalle 11, nella Sala Bidello di Palazzo Farnese, sarà presentata la gara podistica “Stabiaequa Half Marathon“, la mezza maratona in programma il giorno domenica 3 febbraio alle ore 9, con partenza e arrivo alle Antiche Terme di Stabia, passaggi a Marina di Stabia e Vico Equense.
All’evento parteciperanno il sindaco di Castellammare, Gaetano Cimmino, il sindaco di Vico Equense, Andrea Buonocore, il consigliere regionale Alfonso Longobardi, gli assessori allo Sport di Castellammare e Vico Equense, Catello Radice e Lucia Vanacore, e il presidente della Asd Sport Eventi Run, Andrea Fontanella.
Il percorso avrà una lunghezza totale di 21.58 km e sarà completamente chiuso al traffico.
Partenza: Via Brin, Largo Amendola, Antiche Terme di Stabia, Via Brin, Via Bonito, Via MAzzini, Corso Vittorio Emanuele, Via Alcide De Gasperi, Corso Garibaldi, Via Mazzini (R), Via Bonito (R), Largo Amendola Antiche Terme di Stabia (controllo intermedio), Via Acton, SS145 Sorrentina, Vico Equense. Giro di Boa Piazza Umberto I.
Ritorno: SS145 Sorrentina, Via Acton (R), Via Brin, Largo Amendola Antiche Terme di Stabia, Arrivo. Tempo massimo 2 ore 30 minuti.

E’ possibile iscriversi fino al 30 ottobre. Ulteriori informazioni sono disponibili al seguente link: https://www.garapodistica.it/Castellammare%20di%20Stabia/Stabiaequa%20Half%20Marathon%202019%20Castellammare%20di%20Stabia.htm

Barano, Mister Mennella: “Rispetto per tutti, paura di nessuno”

OGGI C’E’ IL DERBY – QUI BARANO: Il vice allenatore bianconero parla del confronto di oggi pomeriggio contro il Real Forio

“A parte qualche problemino riscontrato anche dopo Volla, arriviamo con un buon morale al derby”. Esordisce così, ai nostri microfoni, Ciro Mennella, vice di Gianni Di Meglio al Barano, interpellato sul derby di oggi pomeriggio. “Abbiamo – prosegue il tecnico – qualche problema di formazione: non ci sarà Errichiello e quasi sicuramente non ci sarà Di Costanzo, poi abbiamo da valutare qualche altro acciaccato dall’influenza. Il buon gioco ci deve far ben sperare anche per la salvezza diretta? Di questo siamo sempre stati convinti. I ragazzi hanno lavorato sempre bene ed abbiamo detto anche nei momenti più bui che avevamo una buona squadra, anche se giovane. Quindi, oggi che la rosa sta crescendo, prendendo consapevolezza nei propri mezzi, sta giocando con più spensieratezza e sicurezza, stanno vendendo anche i risultati. A Volla il risultato è stato giusto, ma potevamo raccogliere di più. Magari lo faremo in altre occasioni.
Che partita mi aspetto? Il derby – aggiunge Mennella – è una partita particolare. Barano-Real Forio è ancora più particolare se paragonata a quella d’andata. La partita di domani (oggi, ndr) sarà molto diversa da quella di ottobre, fra due squadre molto diverse per mentalità, situazioni, ecc. Noi, dall’andata, ci siamo abituati a combattere una situazione precaria, ma ce ne stiamo tirando fuori. Come detto, i ragazzi stanno lavorando con impegno ed abnegazione e stanno crescendo, soprattutto gli under, o over di primo e secondo anno. La situazione vissuta a Forio? Non credo che la situazione vissuta a Forio ultimamente possa pesare. I biancoverdi vengono da 6 sconfitte di fila e probabilmente verranno incattiviti a livello sportivo. Poi, non entro nel merito di altre questioni. Bisogna lasciar lavorare tranquille le persone di campo.
Con il derby inizia un trittico di gare importanti per noi? Assolutamente si, ma dobbiamo pensare solo al Forio. – conclude – In quanto la gara è un derby e perché per noi è una chance. Di questo i ragazzi ne sono consapevoli. Poi penseremo ai prossimi impegni. Un mese fa ci davano tutti per spacciati, invece se domani (oggi, ndr), dovessero intrecciarsi alcuni risultati, entrerebbero in gioco per la salvezza tante altre squadre. Quindi pensiamo tappa per tappa. La Puteolana sta cambiando molto? Sicuramente dobbiamo rispettarla, anche vista la sua rosa e gli acquisti che sta facendo. Rispetto per tutti, paura di nessuno. Oggi siamo a guardare la classifica diversamente da 20 giorni fa, ma potrebbe di nuovo cambiare tutto”, chiosa l’allenatore bianconero.

A cura di Simone Vicidomini

 

Scafati Arancione: “No alla chiusura del punto di primo intervento dell’Ospetale Mauro Scarlato”

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Scafati Arancione: “No alla chiusura del punto di primo intervento dell’Ospetale Mauro Scarlato”

No alla chiusura del punto di primo intervento all’ospedale Mauro Scarlato“. Il gruppo Scafati Arancione si oppone all’ipotesi di un ulteriore depotenziamento del nosocomio, chiedendo agli Enti preposti di tutelare il diritto alla salute dei cittadini del territorio, a fronte di un’emergenza iniziata anni fa. A ripercorrere le tappe che hanno condotto alla situazione attuale è Francesco Carotenuto: “Era il 2011 quando i vari rappresentanti istituzionali decisero di sigillare per sempre un polo di eccellenza che serviva un’utenza di circa 300mila abitanti a cavallo tra le due province di Napoli e Salerno. A nulla valsero le grida di disperazione di migliaia di cittadini che imploravano il mantenimento di un punto di pronto soccorso che garantisse l’emergenza in una realtà demografica e viaria come la nostra. A nulla servirono le grida di allarme del personale medico e paramedico del nosocomio Umberto I di Nocera Inferiore che, oggi come allora, non è in grado ad affrontare un numero di utenti così alti dopo la chiusura dell’ospedale di Scafati“.
Oggi ritorna in auge addirittura la possibilità di chiudere, da quello che si legge sulla stampa locale, anche il punto di primo intervento, che funziona grazie all’abnegazione, alla professionalità, ai sacrifici e ai rischi che quotidianamente corre il personale impegnato per garantire quel minimo di assistenza concessa. La gente intanto continua a morire nei viaggi della speranza nel tratto che collega, con più di 45 minuti di percorrenza, Scafati con l’ospedale di Nocera Inferiore, peraltro incapace di accollarsi il flusso umano che si reca quotidianamente”.
“Ci avete strappato tutto: diritto alla salute, il diritto ad essere curati, il diritto di vivere in un paese normale, abbiate almeno la decenza di garantire un minimo servizio di assistenza efficiente nel nostro paese”

Real Forio, Di Meglio: ” Dobbiamo fare risultato,serve una svolta”

Eccellenza-Real Forio- Il tecnico dei biancoverdi ha parlato alla vigilia del derby contro il Barano ai microfoni dell’ufficio stampa del club foriano 

Il mister della squadra foriana attraverso i microfoni dell’ufficio stampa della società, ha rilasciato questo piccolo messaggio molto limitato: Il derby con il Barano ? ” Partita dai mille significati,ma quello che il Real Forio deve riprendere a fare risultato quando prima,in modo da sbloccarsi anche a livello psicologico per riprendere il cammino lasciato- conclude così l’allenatore Isidoro.

In settimana è arrivata anche la notizia del ricorso che la federazione ha accolto al tecnico,riducendogli la squalifica di due mesi rispetto a quella che aveva avuto al termine della gara contro il Casoria fino al 9 di aprile. Isidoro Di Meglio tornerà in panchina dal 28 febbraio per guidare da vicino i suoi ragazzi.

A cura di Simone Vicidomini

Napoli, agguato a colpi d’arma da fuoco: 58enne in gravi condizioni al Pellegrini

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Napoli, agguato a colpi d’arma da fuoco: 58enne in gravi condizioni al Pellegrini

Un uomo di 58 anni, V. Errichiello, è stato ricoverato ieri sera in gravi condizioni nell’ospedale Pellegrini di Napoli dopo essere stato coinvolto in uno scontro a fuoco. Il 58enne, riferisce ilRoma, è stato abbandonato in serata al Pronto soccorso del nosocomio. Dagli accertamenti sarebbe emerso che l’uomo era in libertà vigilata. Le pallottole lo hanno colpito all’addome e alla coscia sinistra e ha perso molto sangue. Ha perso molto sangue. Ora è in cura presso il reparto di Rianimazione. L’uomo potrebbe essere stato vittima di un agguato nei Quartieri Spagnoli. Alle 19 di ieri sera, sarebbe stato affiancato da due giovani in sella a uno scooter con la faccia nascosta da caschi integrali che avrebbero fatto fuoco.

L’uomo ha diversi precedenti penali e in passato si ritiene appartenesse al clan Mariano. Negli ultimi anni sembrerebbe essere vicino ai Maiello. Alcuni testimoni avevano indicato come luogo dell’agguato via Emanuele De Deo, ma la polizia non ha trovato né bossoli né tracce ematiche in quella zona; c’era però un un’auto con un vetro danneggiato probabilmente da un proiettile. Tra i precedenti del 57enne quello per associazione a delinquere di stampo mafioso.

https://vivicentro.it/regioni/sud/cronaca-sud/

Migranti, Grillo: “Il nostro governo non dà false speranze”

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Migranti, Grillo: “Il nostro governo non dà false speranze”

“Sia noi che la Lega intendiamo impedire questo mercimonio della sofferenza. Puoi fare come Minniti che ha bloccato il varco senza dirlo esplicitamente. Oppure puoi impedire lo spaccio di false speranze e ridiscutere la questione a livello Ue. Il che significa anche graffiarsi un po’ con la Francia, che non resiste ai suoi istinti colonialisti”. Lo afferma Beppe Grillo soffermandosi sul dossier migranti in un’intervista ad “America Oggi”.

Grillo si è soffermato anche sul rapporto con la Lega: “E’ un continuo confronto, anche sofferto, con una diversa sensibilità nella modalità di affrontare le problematiche politiche – ha detto -. Tuttavia, non si può negare che il connubio M5S-Lega sia vincente. Ha consentito la realizzazione di rilevanti azioni politiche, molto avversate, contro la povertà”. Fonte, Ansa.

 

Regeni, Pg Roma: “Giustizia per Giulio, no a verità di comodo”

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Regeni, Pg Roma: “Giustizia per Giulio, no a verità di comodo”. Fico: “Il Cairo copre gli apparati che hanno ucciso Giulio”

Il procuratore generale della Corte di Appello di Roma, Giovanni Salvi, ha dichiarato: “La Procura di Roma ha profuso molti sforzi nel tentativo di assicurare alla giustizia i torturatori e assassini di Giulio Regeni. Essi hanno sin qui ottenuto, quanto meno, che non si accettassero verità di comodo”. Queste le parole dette in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.

Il presidente della Camera Roberto Fico in un’intervista rilasciata a “la Repubblica”, ha accusato il leader egiziano Al Sisi: “Mi ha mentito sul caso Regeni e “Il Cairo copre gli apparati che hanno ucciso Giulio”.

“Ora – continua Fico – vanno dette alcune cose. La prima: siamo in un assoluto stallo giudiziario. La procura del Cairo non ha dato corso ad alcun atto che preluda anche solo all’avvio di un processo ai responsabili del sequestro, tortura e omicidio di Giulio. Questo la dice lunga su ciò che Al Sisi intende fare. Secondo: sappiamo che i cinque innocenti ammazzati al Cairo nella primavera del 2016 non avevano alcuna responsabilità nel sequestro e nella morte di Giulio. Che sono stati sacrificati per farcelo credere. Terzo: sappiamo che le responsabilità della morte di Giulio risiedono all’interno degli apparati di quel Paese”.

Non mancano parole anche per il ministro dell’Interno Matteo Salvini, il quale ha dichiaro di non sentirsi aggirato dal Cairo. In questo caso Fico sottolinea: “Quando Giulio morì mi pare di ricordare che Salvini ebbe parole molto dure e forti. Spero che a quelle parole pronunciate prima di essere al governo seguano ora coerentemente fatti forti e importanti”.

Salvini rinuncerà all’immunità per il caso Diciotti, anzi no, anzi forse!

Capitan fracassa, il Salvini cuor di leone dice di sentirsi tranquillo e di non aver bisogno dell’immuntà parlamentare, anzi, di voler andare presto a processo visto che, secondo lui, ha “applicato la legge da ministro”. Affermando però subito dopo : “Ritengo  di aver difeso la patria, decidono però gli altri” ha reso evidente di aver, di fatto, sollevato il solito polverone con parole ed azioni contradittorie visto che, dichiarando di volersi rimettere al giudizio dell’Aula, rende palese una delle tanti contradizioni che lo distinguono quando cambia parole e concetti a secondo del pubblico a cui si rivolge in quel momento, ne più ne meno come cambia le varie divise che ormai indossa in modo perenne.

La Contradizione, in questo caso, si palesa nel fatto che se rinunciasse all’immunità, come lascia intendere, NON si arriverebbe più al “giudizio dell’Aula” in quanto le due possibilità sono in antitesi: l’una esclude l’altra insomma, e quindi è: o l’una o l’altra. Mantenere in piedi le due strade è solo fuffa e mangime per i suoi armenti.

Propaganda, insomma: e questa è una.

Proseguendo poi nell’anilisi e nel distinguo tra il dire ed il fare nel salvinian operare, non si può non annotare che anche in via Bellerio portano avanti, a secondo dei destinatari del pensiero, il discorso biforcuto del volere, da un lato ‘sfidare’ l’atto del Tribunale dei ministri di Catania che accusa il titolare del Viminale di sequestro aggravato dei migranti della Diciotti facendosi processare; dall’altro invece, per voce di un personaggio di primo piano del partito, si portano avanti sull’iter antitetico facendo sapere che la Lega in Giunta naturalmente voterà no e non solo dilungandosi poi a lanciare anche moniti e ricatti agli alleati e all’opposizione affermando:

“Non so quanto convenga mettersi di traverso. Arriverebbe una chiara risposta elettorale”.

“I giudici  vogliono scardinare il governo, ma così hanno commesso un autogol”.

Messaggi volutamente contradditori e ambigui quindi:

da una parte Salvini dice di voler rinunciare a qualsiasi protezione, dall’altra anticipa che lascerà decidere al Senato (ripetiamo: una ipotesi esclude l’altra per cui???) e, come se non bastasse, con i suoi si spertica a ricattare gli alleati ai quali spiega e fa sapere che:

“Si assumerebbero una responsabilità politica di mettere a repentaglio il governo, ma valutino loro” sapendo che, in caso di “incidenti” in parlamento causati dai 5stelle, il governo “cadrebbe un minuto dopo” e questo “Non lo capirebbero neanche i loro elettori…”.

Proseguendo ora nell’analisi, non si può non notare, e annotare, anche che i tempi dell’iter della richiesta dell’autorizzazione a procedere combaciano perfettamente con quelli della campagna per le Europee per cui è un comodo cavallo che Salvini non rinuncerà a cavalcare, anzi, al di là delle chiacchiere della rinuncia all’immunità (cosa che accelerebbe i tempi), ha invece tutto l’interesse a portare avanti il tutto dato che, centellinando e calibrando bene i tempi, si ha che il caso arriverebbe in Aula probabilmente a fine marzo.

A quel punto Salvini dovrebbe essere audito in Giunta e presentare una memoria per ribadire le sue posizioni. E questo sarebbe il primo atto della commedia nella quale lui avrebbe la possibilità di restare sotto i riflettori nelle vesti della vittima, del perseguitato, e di imbastire così una campagna elettorale al grido del: vogliono processarmi perché ho mantenuto le promesse elettorali.

E questo è nelle cose e nei fatti al di là quindi di chiacchiere e polveroni sollevati ad hoc!

Intanto, martedì prossimo, ci sarà una riunione del Pd al Senato ed anche qui un certo polverone non manca visto che si sono subito palesati i soliti distinguo tra i quattro esponenti dem in Giunta: tre renziani e una senatrice (Rossomando) vicina alle posizioni dell’ex Guardasigilli Orlando, tra i quali prevarrebbe una linea ‘garantista’. Ad esempio, ritroviamo Giuseppe Cucca a spiegare di voler leggere le carte, di non volersi ancora pronunciare nel merito mentre il candidato alla segreteria del Partito democratico, Maurizio Martina, ha sottolineato: “La legge è uguale per tutti e Salvini se ne deve fare una ragione”. In ogni caso sembra che non sia stata presa alcuna decisione ufficiale

In tutto questo can can, l’unica certezza (forse) è che la Giunta per le Immunità del Senato si riunirà mercoledì prossimo con la relazione del presidente Maurizio Gasparri. Poi si vedrà.

Nell’attesa, come promemoria e tanto per non perdere memoria del quanto – nella realtà – viene contestato a Salvini per la Diciotti, ricordiamo che, come si legge negli atti visibili sul sito del Senato, il tribunale dei ministri chiede di procedere per il reato di sequestro di persona aggravato nei confronti di Salvini:

“per avere, nella sua qualità di ministro dell’Interno, abusando dei suoi poteri, privato della libertà personale 177 migranti di varie nazionalità giunti al porto di Catania a bordo dell’unità navale di soccorso ‘U. Diciotti’ della Guardia costiera italiana alle ore 23.49 del 20 agosto 2018.

In particolare, il sen. Matteo Salvini, nella sua qualità di ministro, violando le convenzioni internazionali (convenzione Sar, risoluzione Msc 167-78, direttiva Sop 008/15), non consentendo senza giustificato motivo al competente Dipartimento per le libertà civili e per l’immigrazione – costituente articolazione del ministero dell’Interno – di esitare tempestivamente la richiesta di Pos (place of safety) presentata formalmente da Imrcc (Italian Maritime Rescue Coordination Center) alle ore 22.30 del 17 agosto 2018, bloccava la procedura di sbarco dei migranti, così determinando consapevolmente l’illegittima privazione della libertà personale di questi ultimi, costretti a rimanere in condizioni psico-fisiche critiche a bordo della nava ‘U.Diciotti’ ormeggiata nel porto di Catania dalle ore 23.49 del 20 agosto e fino alla tarda serata del 25 agosto, momento in cui veniva autorizzato lo sbarco.

Fatto aggravato dall’essere stato commesso da un pubblico ufficiale e con abuso di poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età.

Fatto commesso in Catania, dal 20 al 25 agosto 2018”.

Salvini & Co, come su ricordato, affermano che quello del Comandante è stato un atto politico ma, anche a questo, il tribunale ribatte annotando che:

“L’atto del ministro Salvini costituisce un atto amministrativo che, perseguendo finalità politiche estranee rispetto a quelle prescritte dalla normativa di riferimento, ha determinato plurime violazioni di norme internazionali e nazionali, che hanno comportato l’intrinseca illegittimità dell’atto amministrativo censurata da questo tribunale”.

La “conferma del fatto che non ci si trovi dinanzi ad un ‘atto politico’ discende dalla circostanza che la decisione del ministro dell’Interno ha avuto immediata refluenza sulla sfera giuridica soggettiva ed individuale dei migranti, lesi nel diritto inviolabile della libertà personale, dovendosi altrimenti ritenere che non possa esservi tutela giurisdizionale a fronte della lesione di un diritto qualificato come inviolabile dalla Carte Costituzionale italiana, nonchè dalla Convenzione Europea sui diritti dell’uomo”

“Va dunque sgomberato il campo da un possibile equivoco e ribadito come questo tribunale intenda censurare non già un ‘atto politicio’ dell’Esecutivo, bensì lo strumentale ed illegittimo utilizzo di una potestà amministrativa di cui era titolare il dipartimento delle libertà civili e per l’immigrazione, che costituisce articolazione del ministero dell’Interno presieduto dal senatore Salvini, essendo stata l’intera vicenda caratterizzata da un’evidente presa di posizione di quest’ultimo, che ha bloccato ed influenzato l’iter della procedura amministrativa”.

E questo è!

INTANTO, a margine, ricordo che, con la Sea Watch 3 alla fonda al largo di Siracusa, è in atto una situazione gemella di Nave Diciotti con Salvini che continua a lanciare il suo verbo e a sfidare i giudici ad accusarlo anche di questo e di prepararsi a farlo tante altre volte: tutte le volte che un barchino, una nave ….. si dovesse presentare nelle acque itaiane in cerca di un porto.

Sea Watch: braccio di ferro sui minori

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Sea Watch: braccio di ferro sui minori

Un nuovo braccio di ferro riguardo al caso Sea Watch. La Procura dei minori di Catania chiede di far sbarcare i bambini che si trovano a bordo della nave, ma il governo mantiene una linea dura.

I ministri Toninelli, Di Maio e Salvini rispondono che è compito dell’Olanda provvedere ai 47 migranti. Questa, dal canto suo, ha dichiarato che fino a quando non ci saranno accordi europei strutturali per i migranti, non potrà adottare soluzioni ad hoc.

Lo ha detto il segretario di Stato olandese per l’Asilo e le migrazioni Mark Harbers, secondo il quotidiano De elegraaf: “Finché non ci saranno accordi europei su soluzioni strutturali per i migranti a bordo dei barconi, i Paesi Bassi non prenderanno parte a soluzioni ad hoc. L’Olanda ha preso nota della richiesta italiana, ma non è responsabile per la Sea-Watch 3”.

Il procuratore per i minorenni di Catania, Caterina Ajello, ha inviato una lettera al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e a al ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, affermando che lasciare dei minori sulla nave dell’Ong è “una grave violazione dei loro diritti”.

Il Vicepremier Matteo Salvini controbatte: “Bandiera olandese, Ong tedesca. Aprano i porti di Rotterdam o di Amburgo, in Italia posto non ce n’è”.

Luigi Di Maio scrive su Facebook: “L’Olanda accolga i 47 migranti a bordo, in nome dell’Europa! Il governo olandese ha risposto alla mia richiesta di far andare in Olanda i passeggeri della Sea Watch 3, dicendo che non spetta a loro. Eppure quella nave Ong batte bandiera olandese. Questo vuol dire però che la responsabilità sulla nave è dell’Olanda e che l’equipaggio è soggetto alla sua sovranità. Se può stare in mare e può sfidare l’Italia ogni giorno, è proprio grazie alla bandiera che gli ha fornito il governo olandese. O si prende la responsabilità o ritira la bandiera così la Ong smetterà di disobbedire agli ordini della guardia costiera libica. A meno che come capitato con la Lifeline, la Sea watch 3 non stia sventolando illegalmente quella bandiera. In tal caso dovremo procedere al sequestro. Ma intanto l’Olanda accolga i 47 migranti a bordo, in nome dell’Europa!”.

Juve Stabia-Paganese: tutti i precedenti disputati a Castellammare

Sono diciotto i precedenti a Castellammare tra Juve Stabia e Paganese

Juve Stabia e Paganese, si sono affrontate in gare di campionato diciotto volte al campo San Marco prima e all’attuale “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia poi, nove sono le vittorie per le vespe, sei i pareggi e tre le vittorie degli azzurrostellati. Questi i dettagli:

– 1953 / 1954 – Campionato Regionale di Promozione (V° Serie)

5° giornata di ritorno: JUVE STABIA – PAGANESE 1 – 0.

– 1954 / 1955 – Campionato Regionale di Promozione (V° Serie)

5° giornata d’andata: JUVE STABIA – PAGANESE 1 – 0.

– 1967 / 1968 – Campionato Nazionale di Serie D girone ‘ G ‘

10° giornata d’andata: JUVE STABIA – PAGANESE 1 – 1 BUA (JS).

– 1968 / 1969 – Campionato Nazionale di Serie D girone ‘ G ‘

11° giornata d’andata: JUVE STABIA – PAGANESE 2 – 1 GIOVINAZZI (JS) e autorete (JS).

– 1969 / 1970 – Campionato Nazionale di Serie D girone ‘ G ‘

15° giornata d’andata: JUVE STABIA – PAGANESE 0 – 1.

– 1970 / 1971 – Campionato Nazionale di Serie D girone ‘ G ‘

16° giornata d’andata: JUVE STABIA – PAGANESE 1 – 1 MAGLIACANI (JS).

– 1971 / 1972  Campionato Nazionale di Serie D girone ‘ G ‘

16° giornata d’andata: JUVE STABIA – PAGANESE 1 – 0 PIRONE.

– 1974 / 1975 – Campionato Nazionale di Serie D girone ‘ G ‘

6° giornata di ritorno: JUVE STABIA – PAGANESE 2 – 1 Giovanni FUMAROLA (JS) e Andrea ESPOSITO (JS).

– 1975 / 1976 – Campionato Nazionale di Serie D girone ‘ G ‘

3° giornata di ritorno: JUVE STABIA – PAGANESE 1 – 0 il mediano gialloblù Dante PORTELLI realizzò la rete della vittoria per le vespe.

– 1979 / 1980 – Campionato Nazionale di Serie C2 girone ‘ D ‘

6° giornata di ritorno: JUVE STABIA – PAGANESE 0 – 1.

– 1985 / 1986 – Campionato Nazionale di Serie C2 girone ‘ D ‘

16° giornata d’andata: JUVE STABIA – PAGANESE 1 – 1 Marcello PRIMA (JS) (foto).

– 1986 / 1987 – Campionato Nazionale di Serie C2 girone ‘ D ‘

4° giornata d’andata: JUVE STABIA – PAGANESE 2 – 0 Marcello PRIMA e autorete.

– 2003 / 2004 – Campionato Nazionale di Serie D girone ‘ G ‘

13° giornata di ritorno: JUVE STABIA – PAGANESE 1 – 0 (arbitro Vincenzo Ballo di Trapani) (la gara si disputò allo stadio “Dei Marsi” di Avezzano in campo neutro e a porte chiuse) Antonio RUGGIERO.

– 2008 / 2009 – Campionato Nazionale di Prima Divisione girone ‘ B ‘

17° giornata di ritorno: JUVE STABIA – PAGANESE 0 – 0 (arbitro Michele Liotta di Lucca).

– 2014 / 2015 – Campionato Nazionale di Lega Pro girone ‘ C ‘

7° giornata di ritorno: JUVE STABIA – PAGANESE 2 – 0 (arbitro Niccolò Baroni di Firenze) William JIDAYI e Samuel DI CARMINE.

– 2015 / 2016 – Campionato Nazionale di Lega Pro girone ‘ C ‘migliorini

4° giornata d’andata: JUVE STABIA – PAGANESE 1 – 1 (arbitro Alessandro Prontera di Bologna) Marco MIGLIORINI (JS) (foto) e Gurma (P).

– 2016 / 2017 – Campionato Nazionale di Lega Pro girone ‘ C ‘

10° giornata di ritorno: JUVE STABIA – PAGANESE 0 – 1 (arbitro Niccolò Pagliardini di Arezzo) Bollini.

– 2017 / 2018 – Campionato Nazionale di Lega Pro girone ‘ C ‘

5° giornata di ritorno: JUVE STABIA – PAGANESE 1 – 1 (arbitro Francesco Meraviglia di Pistoia) Cesaretti (P) e Lorenzo SORRENTINO.

I precedenti a Pagani

Giovanni Matrone

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Castellammare, strade al buio: la denuncia dei cittadini [FOTO ViViCentro]

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Strade di Castellammare di Stabia al buio, la denuncia dei cittadini: “Il problema va avanti da mesi, l’amministrazione comunale non ha ancora preso provvedimenti

Castellammare di Stabia – L’impianto della pubblica illuminazione presente in via Grotta San Biagio non funziona. Una criticità che sta creando numerosi disagi ai residenti che sono costretti a vivere in queste condizioni da diversi mesi. Inoltre le forti piogge che stanno interessando la città hanno inoltre deteriorato l’asfalto rendendo ulteriormente pericoloso il passaggio per questa traversa di via Cosenza.

“E’ un’indecenza che via Grotta San Biagio sia al buio da diversi mesi e l’amministrazione comunale non abbia fatto nulla per risolvere il disservizio” hanno dichiarato i cittadini ai microfoni di ViViCentro.it. “La strada è completamente al buio ed è piena di buche. Transitare per via Grotta San Biagio è pericoloso soprattutto per le persone anziane che abitano in zona”

A cura di Antonio Gargiulo

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17enne di Somma Vesuviana beccato a spacciare al Molo Beverello

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Il ragazzo era incensurato

Un incensurato 17enne di Somma Vesuviana è stato beccato  dai carabinieri della stazione di Portici in possesso di 100 grammi di marijuana, trovati all’interno del suo zaino. Il ragazzino è stato notato dai militari al Molo Beverello di Napoli, mentre aspettava i suoi clienti provenienti dalle isole. Bloccato successivamente a via marina, in quanto il 17enne ha tentato anche la fuga.

Il ragazzo  è stato tratto in arresto per detenzione di stupefacente a fini di spaccio e associato al centro di prima accoglienza dei Colli Aminei.

Sant’Antonio Abate, probabile caso di meningite

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Un 14enne del luogo avrebbe contratto l’infezione

Sant’Antonio Abate un 14enne originario del luogo, secondo quanto riportato dal giornale Metropolis, avrebbe contratto la meningite. Attualmente il ragazzo sarebbe ricoverato presso il reparto di rianimazione dell’ospedale Cotugno di Napoli perchè affetto dal ceppo più grave e letale, secondo il parere dei medici del nosocomio. Attualmente il giovane starebbe lottando tra la vita e la morte.

 

Il Vesuvio come una discarica: la denuncia di don Marco Ricci

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Sacconi di spazzatura e immondizia di ogni genere all’interno del Parco Nazionale

Bello il Vesuvio innevato di questi giorni, ma quello che non tutti sanno è che ormai il Parco Nazionale è diventato una discarica a cielo aperto. da sfondo, come in una cartolina di degrado, ci sono sacconi della spazzatura. A denunciare  questo «peccato imperdonabile» è don Marco Ricci, il sacerdote del Parco Nazionale del Vesuvio che dalla chiesa del Sacro Cuore di Gesù, proprio all’interno del Parco Nazionale.  Il sacerdote ha fondato anche un’associazione, «Salute Ambiente Vesuvio», la sua denuncia :

“Dio ha creato il Parco Nazionale del Vesuvio  e l’uomo camorrista ed incivile, favorito dagli amministratori inetti ed incapaci, lo ha ridotto a “Pacco e discarica Nazionale del Vesuvio”. Vado avanti in questa battaglia  anche a costo di ricevere minacce e denigrazioni. Anche nei gruppi parrocchiali cerco di orientare le persone alla civiltà, per esempio se si organizzano sagre o feste, di munirsi di sacchetti e raccogliere i rifiuti. Gli amministratori, i sindaci o i dirigenti degli Enti dovrebbero avere l’umiltà di ascoltare le associazioni che vivono veramente i territori, li conoscono e denunciano tutti i disagi. I cittadini devono tornare a riscoprire il senso del bene comune, rispettare ciò che appartiene a tutti. Ma, spesso, purtroppo, chi lo capisce sono veramente pochi e queste tematiche sono avvolte dall’indifferenza”.

(Il Mattino)

La trattativa Allan-PSG non è ancora saltata: le ultime

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Continua a restare in piedi la trattativa Allan-Psg, la parola ora spetta a Al-Khelaifi che deve decidere se accettare le condizioni di De Laurentiis

Il Paris Saint-German continua a volere Allan e come si legge nell’edizione di oggi di Tuttosport, la trattativa resta in piedi. Attualmente l’affare sembrerebbe congelato e rinviato a maggio, quando il Psg dovrebbe avere meno vincoli sul fair play finanziario. Inoltre secondo il quotidiano sportivo qualora Al-Khelaifi accettasse le condizioni di Aurelio De Laurentiis, Allan passerebbe ai francesi.

Nonostante sia scaduto l’ultimatum imposto dal patron azzurro, la trattativa non è del tutto chiusa, anche perché ad Allan interesserebbe l’esperienza parigina con tanto di ingaggio da quasi 8 milioni a stagione compresi bonus

La Capitaneria di Porto di Castellammare si aggiudica il premio “Azioni d’Amare”

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Ecco tutti i dettagli dell’evento

Il “Premio Azioni d’aMARE” valorizza l’incessante attività degli Uomini del Nucleo di Polizia Giudiziaria della Guardia Costiera di Castellammare di Stabia impegnati – dal 2015 ad oggi – nella lotta alle illegalità ambientali, in particolare al contrasto della pesca dei datteri di mare, attività illecita che determina un vero sfregio alle coste e ai fondali della penisola sorrentina, creando danni incalcolabili all’ecosistema marino.

Il Premio,  con il Patrocinio del Comune di Meta, si terrà presso la sede storica della Casina dei Capitani a Meta, alla presenza dei Sindaci della Penisola Sorrentina e dei Responsabili degli uffici locali marittimi del circondario di Castellammare di Stabia.  Atteso il Direttore Marittimo della Campania, Ammiraglio Pietro Vella. Il Sindaco di Meta Giuseppe Tito riceverà autorità e premiati presso il palazzo municipale per poi spostarsi presso l’adiacente Casina dei Capitani per la cerimonia di premiazione, moderata da Antonino Siniscalchi, con gli interventi dei Comandanti Ivan Savarese, Guglielmo Cassone e del Direttore dell’AMP di Punta Campanella, Antonino Miccio.

Nel corso della manifestazione sarà proiettato il servizio di Claudio Ciccarone “La lunga notte dei datterai”, vincitore del premio giornalistico Landolfo 2018.
Il “corto” Rai, girato al largo delle coste sorrentine, documenta una notte di lavoro – fino alle prime luci dell’alba- degli uomini della Guardia Costiera di Castellammare, impegnati in una azione sulle tracce dei bracconieri del mare.

Questo l’elenco dei premiati, con opere e riconoscimenti creati dalla scultrice Elisabetta Surico:
Comandante C.F. (CP) Ivan Savarese – Guardia Costiera di Castellammare di Stabia;
Comandante C.F. (CP) Guglielmo Cassone – Guardia Costiera di Castellammare di Stabia

Capitano di Corvetta Valerio Acanfora
Tenente di Vascello Pasquale Lombardi
1°Maresciallo Luogotenente Marcello Manfredi
2° Capo Francesco Paolo D’Orsi
2° Capo Antonio La Monica
Sergente Crescenzo Rivieccio
Sotto Capo Alessandra Facelli
Sotto Capo Salvatore Laudonio
Sotto Capo Ruggiero Dambra
Sotto Capo Nicola Fabiano

Nell’ambito del premio sarà assegnato un premio al giornalista Claudio Ciccarone vincitore del Premio Landolfo 2018 e riconoscimenti alla troupe del corto Rai, Libero D’amora, Carmine Santelia e Pio Negri.