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Recensione di “Scene da una domesticazione di Camila Sosa Villada”

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Con Scene da una domesticazione (Sur edizioni, 2025), Camila Sosa Villada torna a tessere le fila di esistenze complesse, segnate dal sudore e dalla conquista della propria verità. Al centro di questo racconto vibrante c’è la famiglia atipica formata da un’attrice e un avvocato, uniti da un amore non convenzionale e dalla scelta di accogliere un figlio. È proprio l’ingresso di questa fragilità, specchio delle loro stesse paure, a innescare una profonda riflessione sul significato di “domesticazione” e sul rischio di vulnerabilità che ne deriva. Attraverso una prosa al contempo necessaria e spietata ma anche intrisa del sapore romantico dell’attesa e dell’erotismo, l’autrice argentina dipinge le molteplici sfumature dell’amore, da quello genitoriale a quello di coppia, confermando, anche grazie all’impeccabile traduzione di Giulia Zavagna, il suo straordinario talento narrativo.

RECENSIONE

L’avvocato e l’attrice si erano costruiti una famiglia fuori dagli schemi fatta di un modo di amare fuori dagli schemi.

Una famiglia a cui si era aggiunto un figlio, una responsabilità verso qualcuno che è più fragile di noi, almeno così crediamo che sia, ma forse è solo lo specchio delle nostre fragilità.

L’attrice si era innamorata dell’avvocato e aveva fatto sì che la domesticazione entrasse nella sua vita rendendola ancora più vulnerabile di quanto non lo fosse già stata.

In questa storia torna quella necessarie e spietata voce di chi ha conquistato il proprio presente con sudore e sofferenza e coraggio.

Una voce che nello stesso tempo presenta il sapore romantico dell’amore da quello genitoriale, a quello che sa attendere, dall’amore fatto di cose non dette, ma anche di quelle dettate dal suo sapore erotico.

Una conferma per me ancora una volta del vibrante stile narrativo dell’autrice attraverso la traduzione impeccabile di Giulia Zavagna.

West Nile, dove si concentrano i focolai: il caso Campania

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Tra i dati sui focolai di West Nile, attivi nel nostro Paese, “balza all’occhio lo squilibrio del rapporto fra numero di decessi e numero di casi in Campania, che farebbe pensare a una sottostima del numero di casi neuroinvasivi in questa Regione o, come ipotesi alternativa, a un’età mediamente più elevata delle persone infette”. Lo spiega Gianni Rezza, già direttore della Prevenzione del ministero della Salute e oggi Professore straordinario di Igiene all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, sulla sua pagina Facebook. “La prima ipotesi”, aggiunge, ovvero “sottostima dei casi con coinvolgimento neurologico, può non convincere se si considera che questi in genere rappresentano i casi più gravi e quindi maggiormente identificabili. Rimane il fatto che il tasso di letalità fra i casi campani sinora identificati appare elevato“.

Casi di West Nile in Italia

In generale il bollettino dell’Istituto superiore di sanità di ieri, riassume Rezza, “riporta a fine luglio 89 casi di West Nile, di cui 40 forme neuroinvasive, e 8 decessi. Il Lazio segnala un totale di 58 casi (di cui 23 neuroinvasivi con 2 decessi), a fronte dei 16 della Campania (di cui 10 neuroinvasivi con 5 decessi). Globalmente, Lazio e Campania contano per 72 degli 89 casi e 7 decessi, mentre i residui casi sono distribuiti fra Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia e Sardegna. Rispetto al passato, pochi casi sono stati riportati in Pianura padana, e la novità è rappresentata dal coinvolgimento del basso Lazio, mentre in Campania già lo scorso anno erano stati segnalati, anche se in province diverse, 16 casi neuroinvasivi”.

Rispetto al luglio dello scorso anno, “quando i casi erano 36, la stagione evidenzia una maggiore attività virale – rileva l’epidemiologo – e le serie storiche mostrano quasi sempre un aumento dei casi nel mese di agosto, prima di iniziare il declino settembrino, anche se è difficile fare previsioni, così come è difficile stimare il numero totale di persone che si sono infettate perché gli assunti alla base di tali stime (il rapporto fra casi gravi e non gravi è stato studiato in Paesi diversi dal nostro) risentono della distribuzione per età della popolazione”.

Dove sono i focolai

Non esiste quindi per il virus West Nile , sottolinea Rezza, “una situazione di allarme generalizzato a livello nazionale, in quanto i focolai sono confinati in alcune aree del Paese, almeno per ora. Come abbiamo già evidenziato, appare poco colpito il Nord”. E’ bene però, precisa, “esercitare il massimo sforzo nelle aree colpite (disinfestazioni, uso di zanzariere, misure di protezione individuale, e -come si sta del resto già facendo – controllo delle donazioni di sangue), ma anche rafforzare la vigilanza nelle regioni apparentemente indenni. A differenza di altre infezioni trasmesse da vettori (Dengue, Chikungunya, malaria), la presenza di serbatoi animali (uccelli) rende più complesse le attività di eradicazione, ma il controllo delle zanzare resta il cardine delle attività di prevenzione e contenimento anche nei confronti del virus del Nilo occidentale”.

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Fonte AdnKronos

cos’è la tecnica del ‘finto maresciallo’

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Un 23enne di Secondigliano, in provincia di Napoli, è stato arrestato per l’11esima volta dai Carabinieri di Napoli sull’isola di Ischia. Ad allertare i militari dell’Arma una telefonata ricevuta da un uomo che denunciava come una persona avesse appena tentato di truffare la madre 67enne, residente nel comune di Forio d’Ischia insieme al marito di 73 anni e il fratello invalido di 70.

Con la tecnica del ‘finto maresciallo‘, aveva convinto il 73enne a lasciare l’abitazione per andare in caserma mentre la donna avrebbe dovuto riporre sul tavolo il denaro e i gioielli e attendere l’arrivo di un Carabiniere. L’uomo non si fa attendere. Avrebbe dovuto fotografare il tutto per poi prelevare il bottino. In quegli attimi la donna comprende il raggiro e si ribella, prende il panno che avvolge i suoi beni e se lo stringe al petto, mettendo in fuga l’uomo.

Il 23enne viene rintracciato dai militari all’imbarco degli aliscafi: a incastrarlo, le immagini salvate all’interno del suo smartphone e il riconoscimento da parte della vittima. E per il 23enne scatta l’undicesimo arresto.

Fonte AdnKronos

Scoperta una cavità nascosta sotto i Campi Flegrei

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Risuona nello stesso modo dal 2018: è così che un team internazionale guidato dall’Università di Pisa ha scoperto una cavità nascosta sotto i Campi Flegrei a 3,6 km di profondità, relativamente vicina alla superficie. La ricerca, pubblicata su “Nature Communications Earth and Environment” e frutto di una collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e il Gfz Helmholtz Centre for Geosciences di Potsdam, apre nuove prospettive per comprendere l’evoluzione del sistema vulcanico e valutare meglio i rischi associati.

La cavità individuata per la prima volta mette in comunicazione il serbatoio profondo responsabile del sollevamento del suolo con le fumarole superficiali di Solfatara e Pisciarelli. ‘’ lunga circa un chilometro, larga circa 650 metri con uno spessore medio di 35 centimetri e un volume complessivo intorno ai 220.000 metri cubi. Le analisi non ha rivelato con certezza il contenuto forse gas ad alta pressione o fluidi magmatici.

“Abbiamo individuato la cavità grazie all’analisi di segnali sismici di lunghissimo periodo (Vlp) – spiega Giacomo Rapagnani, dottorando dell’Università di Pisa e e primo autore dello studio – Questa struttura risuona sempre alla stessa frequenza (0,114 Hz) da almeno sette anni, segno che le sue dimensioni e la sua composizione sono rimaste stabili nel tempo, si tratta di un indizio prezioso per comprendere come si evolvono i flussi di fluidi nel sottosuolo e individuare eventuali segnali di variazione strutturale che potrebbero indicare un aumento del rischio vulcanico”.

I Campi Flegrei, situati nel Golfo di Napoli, sono tra i complessi vulcanici più monitorati al mondo. Dal 2005 l’area è interessata da una nuova fase di sollevamento del suolo, nota come bradisisma, accompagnata da terremoti di intensità crescente. L’evento sismico più forte, di magnitudo Md 4.6, è avvenuto il 30 giugno 2025.

“Abbiamo analizzato oltre cento terremoti avvenuti dal 2018 a oggi – continua Rapagnani – è così emerso che in coincidenza con i terremoti più intensi si attiva una “risonanza” a bassa frequenza che ha rilevato appunto l’esistenza della frattura. È un comportamento simile a quello osservato in altri vulcani attivi, ma mai documentato prima nei Campi Flegrei”.

“Questo studio evidenzia come lo sviluppo e l’applicazione di tecniche sofisticate per l’analisi dei dati sismologici siano fondamentali per comprendere a fondo processi geofisici complessi, come i terremoti e le eruzioni vulcaniche – aggiunge Francesco Grigoli coautore dell’articolo e professore di Geofisica dell’Università di Pisa – Solo spingendo al limite le nostre capacità di analizzare grandi quantità di dati eterogenei possiamo migliorare la comprensione di questi fenomeni e mitigare con maggiore efficacia i rischi a essi associati”.

Lo studio è frutto della collaborazione tra l’Università di Pisa, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e il Gfz Helmholtz Centre for Geosciences di Potsdam (Germania). Gli autori sono Giacomo Rapagnani, Simone Cesca, Gilberto Saccorotti, Gesa Petersen, Torsten Dahm, Francesca Bianco e Francesco Grigoli.

Fonte AdnKronos

Pompei fu rioccupata dopo la distruzione del 79 d.C.

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Pompei fu rioccupata dopo l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Sopravvissuti che non avevano modo di ricominciare una nuova vita altrove, ma verosimilmente anche persone provenienti da altri luoghi, senza dimora, in cerca di un posto dove insediarsi e con la speranza di ritrovare oggetti di valore, avevano provato a rioccupare l’area devastata dall’evento vulcanico. Una situazione precaria e disorganizzata, quella che vedeva riaffiorare tracce di vita sulla città di Pompei, protrattasi fino al V secolo quando poi l’area venne completamente abbandonata.

Sono ipotesi, già avanzate in passato, che sembrano essere confermate da dati e tracce emersi nell’ambito dei lavori di “Messa in sicurezza, restauro e consolidamento dell’Insula Meridionalis di Pompei”. Come pubblicato da un articolo sull’E-Journal degli Scavi di Pompei, si tratta di testimonianze di persone che tornarono sul luogo del disastro e che a un certo punto cominciarono ad abitare stabilmente tra le rovine dei piani superiori riaffioranti ancora tra la cenere. Così, nelle antiche case e strutture ritornava la vita, ma gli ambienti che una volta erano al pianterreno ora diventavano scantinati e caverne, dove si allestivano focolari, forni e mulini.

Si stima che Pompei avesse almeno 20mila abitanti nel 79 d.C., ma la percentuale delle persone che persero la vita durante l’eruzione è tuttora dibattuta. Sono all’incirca 1.300 le vittime ritrovate dall’inizio degli scavi, dal 1748 a oggi. Con due terzi della città antica portata alla luce, la cifra potrebbe sembrare relativamente bassa, intorno al 10%. Tanti altri potrebbero aver perso la vita al di fuori del centro urbano, mentre tentavano di allontanarsi dall’epicentro della catastrofe. Sicuramente ci furono dei sopravvissuti, come fanno intuire anche iscrizioni con nomi pompeiani da altri centri campani. Ma evidentemente non tutti avevano i mezzi per ricominciare una nuova vita altrove. Si potrebbe spiegare così il perché alcuni abitanti siano tornati nella città distrutta, di cui comunque si intuivano ancora i piani superiori degli edifici.

Agli antichi abitanti si potrebbero essere aggiunti altri arrivati, che non avevano nulla da perdere. Inizialmente si viveva in una specie di deserto di cenere, ma presto la vegetazione tornò a prosperare Oltre a un posto per vivere, Pompei offriva la possibilità di scavare nel sottosuolo, dove si potevano trovare oggetti di valore, anche se ogni tanto ci si poteva imbattere nel corpo di una vittima in decomposizione.

Tale situazione, un po’ improvvisata per non dire anarchica, era forse il motivo per cui l’imperatore Tito mandò due ex consoli quali curatores Campaniae restituendae: oltre a promuovere una rifondazione di Pompei e Ercolano, avevano il compito di occuparsi dei beni di chi non aveva lasciato eredi per darli alle “città afflitte”. Tuttavia, il tentativo di rifondazione fu un fallimento, in quanto il sito non diventò mai più il centro vitale che era stato prima dell’eruzione. Piuttosto, a giudicare dai dati archeologici, doveva essere un agglomerato dove le persone vivevano in condizioni precarie e senza le infrastrutture e i servizi tipici di una città romana. Ciò non impedì che questa forma di insediamento si protraesse fino alla tarda età antica, ovvero fino al V secolo d.C., quando, forse in concomitanza con un’altra devastante eruzione (detta “di Pollena”), venne definitivamente abbandonata.

“L’episodio epocale della distruzione della città nel 79 d.C. ha monopolizzato la memoria – commenta il direttore del Parco Archeologico di Pompei e co-autore dell’articolo sui nuovi ritrovamenti, Gabriel Zuchtriegel – Nell’entusiasmo di raggiungere i livelli del 79, con affreschi meravigliosamente conservati e arredi ancora intatti, le tracce flebili della rioccupazione del sito sono state letteralmente rimosse e spesso spazzate via senza alcuna documentazione. Grazie ai nuovi scavi il quadro diventa ora più chiaro: riemerge la Pompei post 79, più che una città un agglomerato precario e grigio, una specie di accampamento, una favela tra le rovine ancora riconoscibili della Pompei che fu. Noi archeologi in questi casi ci sentiamo come gli psicologi della memoria sepolta nella terra: tiriamo fuori le parti rimosse dalla storia, e questo fenomeno ci dovrebbe indurre a una riflessione più ampia sull’inconscio archeologico, su tutto ciò che viene rimosso o obliterato o rimane nascosto, all’ombra di altre cose apparentemente più importanti”.

Fonte AdnKronos

Fabio Fabbri: Un appello alla pazienza e un tuffo nel calcio che fu per la Juve Stabia

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Fabio Fabbri, ex portiere e figura storica della Juve Stabia, ha offerto una panoramica approfondita sulla situazione attuale della squadra e ha condiviso preziose riflessioni sul calcio di oggi e di ieri, sottolineando l’importanza della pazienza e della serenità per il cammino delle “Vespe” nel campionato di Serie B.

Un Inizio Difficile e la Necessità di Tempo

Intervenendo in qualità di esperto di calcio, Fabbri ha riconosciuto che la piazza di Castellammare è “molto esigente” e “esercita molta pressione” sulla squadra.  Tuttavia, ha subito messo in guardia contro le critiche “eccessive” dopo sole tre giornate di campionato, definendole “troppo poche” per emettere giudizi definitivi.  Secondo Fabbri, la squadra merita il “credito che si sono conquistati l’anno scorso” grazie a un “super campionato”.Ha osservato che molte squadre affrontano la Juve Stabia con un atteggiamento “attendista”, come visto con la Reggiana che si è presentata “molto guardinga”, schierata tutta dietro in attesa di ripartire.  Questa è una dinamica che Fabbri si aspetta di vedere spesso al Menti.  Il tempo è un fattore cruciale, dato che molti giocatori sono cambiati e il gruppo necessita di riformarsi.  I “reali valori” di una squadra, a suo dire, emergono solo tra la dodicesima e la quattordicesima giornata.

Fabbri ha anche sottolineato la difficoltà e l’incertezza del campionato di Serie B, dove i pronostici iniziali spesso vengono smentiti.  Elogi al Direttore Sportivo Lovisa e al Nuovo Portiere Confente.Il discorso si è poi spostato sulla dirigenza, con Fabbri che ha espresso grande stima per il direttore sportivo Lovisa che nonostante la giovane età, Lovisa ha “dimostrato di saperci fare”  e “gli va dato cioè va rispettato”.  Fabbri ha evidenziato una relazione simbiotica: “Serve il direttore a Castellammare quanto Castellammare sera serve al direttore”, definendo Castellammare una piazza “formativa” e una “grandissima esperienza” per il direttore.

A suo avviso, Lovisa ha dato molto, ma anche Castellammare ha dato molto a lui.  Riguardo al nuovo portiere Confente, Fabbri ha espresso una “buonissima impressione” basata sulla partita visionata.Ha descritto Confente come “molto puntuale negli interventi”, “attento”, che “giocava alto” e “è uscito in qualche situazione con tanta sicurezza”.  Pur non conoscendolo a fondo, ha notato che Confente ha “caratteristiche totalmente diverse” dalle sue, essendo molto alto, mentre Fabbri si considerava più reattivo.

L’Evoluzione del Ruolo del Portiere e un Paragone Tra Epoche

La difficile eredità lasciata da Thiam per Confente è stata un punto di riflessione per Fabbri, che ha condiviso la sua esperienza nel raccogliere l’eredità di Strino.  Vivere tale situazione è uno “stimolo” a “entrare in campo sempre concentrati” e “sbagliare poco” per far dimenticare chi ha fatto bene.  Tuttavia, Fabbri ha espresso una certa riserva sull’evoluzione moderna del ruolo del portiere, che ora deve essere più coinvolto nell’impostazione del gioco. “A me non piace tanto”, ha confessato.  Per lui, la priorità assoluta di un portiere è “essere bravo a non far entrare la palla in rete”.

Sebbene oggi sia necessario essere “molto più bravo coi piedi” per le richieste degli allenatori di “partire dal basso”, la “regola principale” rimane l’abilità tra i pali e le caratteristiche tradizionali.

La qualità della Juve Stabia degli anni ’90

Paragonando il calcio del passato con quello attuale, Fabbri ha concordato che i giocatori della sua epoca, come Talevi, Lunerti, Musella, Monti e Veronici, avrebbero potuto giocare in Serie B di alta classifica o in Serie A per la salvezza, grazie non solo alle loro “caratteristiche tecniche” ma anche alla loro “personalità”.  Il calcio degli anni ’90, a suo dire, era caratterizzato da una “diversa” esperienza e da un modo di interpretare e gestire la partita con “più astuzia”, “mestiere” e “personalità”, qualità che oggi Fabbri non vede con la stessa intensità.  La “concezione del mestiere” era profondamente diversa, con i giocatori “molto attaccati alla squadra” e rapporti forti con l’ambiente, creando “gruppi speciali”.

Auguri per il Futuro e Ricordi Indelebili

Per il futuro della Juve Stabia, Fabbri ha espresso la speranza che la squadra si riconfermi in Serie B, considerando la categoria “un traguardo bello” e l’opportunità di “assaporare il calcio vero”.  L’obiettivo della salvezza, per lui, è “scontato”, e l’augurio è che si possa replicare il campionato dell’anno scorso, a condizione che si mantenga “un ambiente sereno”.Infine, Fabbri ha condiviso ricordi emozionanti del suo periodo a Castellammare, dal coro “Magico Fabbri” alla profonda “unione tra squadra, tifosi e città”, che “stimolavano a far bene”.  Il ricordo più vivido, più di “100 parate”, è la sensazione di salire le scale del Menti e vedere lo stadio “pieno o strapieno” ogni domenica.

Ha rievocato aneddoti come l’invasione dei tifosi stabiesi a Caserta per la partita contro la Sambenedettese, un’esperienza unica.  La Serie B “è tanta tanta roba” per la città e per la società, e Fabbri spera di “non vedere più la Serie C”.

La Pietà di Gricci, nuova acquisizione di Capodimonte

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Un tassello importante dell’identità di Capodimonte torna a casa per completare la storia della Real Fabbrica di Porcellana fondata da Carlo di Borbone nel 1743: è un piccolo ma straordinario capolavoro la Pietà di Giuseppe Gricci, il modellatore del Re, pezzo rarissimo in terracotta che gli studiosi hanno identificato circa un ventennio fa sul mercato internazionale dell’arte. “E’ stato emozionante riportare quest’opera a Napoli, dove fu realizzata, ed ammirarla da vicino – dichiara Eike Schmidt, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte – Nelle collezioni pubbliche cittadine non è conservato alcun bozzetto in terracotta ascrivibile, come questo, alla mano del celebre capo-modellatore della Real Fabbrica. Il modello in creta plasmato da Gricci è, infatti, lo stadio dell’opera in cui più immediatamente è possibile cogliere il segno e la cultura figurativa di questo grande artista fiorentino, che Carlo di Borbone volle con sé, prima a Napoli e poi a Madrid. Abbiamo voluto condividere subito questa acquisizione con i tanti visitatori che nel periodo estivo affollano il Museo e Real Bosco. Con un piccolo allestimento che vuole essere una preziosa anticipazione della nuova sezione delle porcellane, attesa tra pochi mesi”.

“La Pietà di Gricci, il modellatore del Re. Nuova acquisizione di Capodimonte. Tra terracotta e porcellana” è il titolo dell’allestimento, fino al 28 ottobre. In questa occasione la nuova terracotta del Museo e Real Bosco viene messa a confronto con la Pietà con il San Giovanni Evangelista in porcellana del Museo Duca di Martina, sempre del Gricci. La costruzione piramidale è quella della Pietà di Michelangelo, con il corpo di Cristo accolto sulle gambe di Maria e le figure raccordate da un ampio panneggio. Il confronto tra i due gruppi – quello in terracotta e quello in porcellana – rivela l’evoluzione stilistica di Gricci sul tema della Pietà: più teatrale e distaccata nella porcellana, dove il dolore è sublimato, più umana e intima nella terracotta, dove il gesto della Madonna che asciuga le lacrime esprime una sofferenza materna.

Il dialogo tra le due opere è stato allestito nella sala 20 del secondo piano del Museo, dove è esposta la celebre Pietà di Annibale Carracci: il dipinto, realizzato presumibilmente per la devozione privata del cardinale Odoardo, nel Settecento al Palazzo Reale a Napoli, è caratterizzato da un dolore straziato e raccolto. L’impostazione monumentale dei due protagonisti e la resa scultorea di alcuni dettagli, come le pieghe nette della veste della Vergine, hanno reso l’opera un modello trasversale nell’interpretazione di questa iconografia per pittori, scultori, incisori e modellatori. E anche Gricci mostra di esserne influenzato, riecheggiando nei suoi due gruppi plastici molti elementi della tela: ad esempio nelle membra abbandonate del Cristo, che si svolgono in continuità con il sudario poggiato sulle rocce.

Alla presentazione sono intervenuti Luigi Gallo, Direttore ad interim Musei Nazionali del Vomero, e Riccardo Naldi – professore di storia dell’arte moderna Università degli Studi di Napoli L’Orientale, che fu il primo a riconoscere il gruppo in terracotta di Gricci nel 2007.

Giuseppe Gricci, raffinato modellatore e scultore fiorentino, fu attivo come autore di soggetti sacri destinati alla corte reale sin dai primissimi anni di vita della Real Fabbrica di porcellana di Capodimonte, e tra il 1744 e il 1745 lavora a più riprese proprio al tema della Pietà. In un documento pubblicato nel 1888, Minieri Riccio fa riferimento a Gricci che nell’aprile del 1744 ‘fece una Pietà in porcellana ed una maensola con la sua forma in gesso’. La terracotta che, a causa della variante del movimento del braccio destro della Vergine, non può ritenersi il modello diretto del gruppo in porcellana del Museo Duca di Martina, tuttavia consente di seguire il processo di elaborazione del tema. I resti di colore sembrerebbero alludere a un utilizzo del modello come base di prova di decorazioni pittoriche, documentate da un esemplare in porcellana policroma del Museo Municipal di Madrid.

Fonte AdnKronos

Incendio sul Vesuvio, fiamme non si fermano: le news

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Non si ferma ancora il vasto incendio sul Vesuvio, il cui fronte di fuoco è di due chilometri. Decretato intanto lo stato di mobilitazione nazionale della Protezione civile. Ad annunciarlo è il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci. L’incendio sta interessando in particolare la pineta di Terzigno, con il coinvolgimento della Riserva Integrale Tirone, nonché dei territori boschivi dei comuni di Trecase, Ercolano e Ottaviano, con un fronte di fuoco che, al momento, ha raggiunto i 3.000 metri e un’area di diverse centinaia di ettari bruciati.

“Ho appena firmato il decreto per disporre, a supporto della Regione Campania, lo stato di mobilitazione straordinaria del servizio nazionale di Protezione civile. Il provvedimento, concordato con la Regione, si è reso necessario dopo il vasto incendio che sta interessando il Parco nazionale del Vesuvio. Con la firma del decreto, consentiamo al nostro Dipartimento nazionale di assicurare il coordinamento dell’intervento del Servizio nazionale della protezione civile a supporto delle autorità regionali, allo scopo di concorrere al contrasto degli eventi estremi, anche col concorso di uomini e mezzi da altre Regioni”, ha annunciato il ministro Musumeci.

“Fronte di fuoco di due chilometri”

Il fronte di fuoco, spiega intanto all’Adnkronos il prefetto di Napoli, Michele di Bari, facendo il punto della situazione, “è di due chilometri e si sta lavorando perché diminuisca”.

“C’è un robusto presidio sul territorio con sei Canadair, quattro elicotteri della Regione, l’Esercito, i vigili del fuoco e tanti volontari della protezione civile”, spiega ancora. ”I sindaci interessati hanno adottato le misure urgenti per tutelare gli abitanti”, aggiunge.

Le fiamme sono divampate nel pomeriggio di ieri nei boschi di Terzigno, interessando il versante del Monte Somma del Parco Nazionale. Al lavoro, dalle prime luci dell’alba, i 6 Canadair della flotta aerea nazionale antincendi, provenienti da diverse regioni. Il vastissimo rogo sta interessando più fronti e la Protezione civile in una nota comunica che insieme alla flotta di Stato, sull’incendio stanno operando anche i mezzi aerei della flotta regionale.

Nella serata di ieri la Prefettura di Napoli ha attivato il Tavolo di Monitoraggio con due riunioni straordinarie. Sono state attivate squadre a terra che hanno lavorato anche nelle ore notturne, mentre le operazioni sono riprese questa mattina alle 5, con l’impiego dei mezzi aerei.

L’appello ai turisti: “Astenetevi dalle escursioni”

“Al momento l’incendio non interessa l’area sommese. L’appello ai turisti e agli appassionati è quello di astenersi da qualsiasi attività escursionistica lungo i sentieri naturalistici, al fine di evitare condizioni di pericolo e per non intralciare gli interventi”, ha intanto detto Salvatore Di Sarno, sindaco di Somma Vesuviana, nel napoletano.

“Il fronte sarebbe di circa di 2 km da Terzigno alla Riserva Tirone Alto Vesuvio dove si registrerebbe la situazione più grave – aggiunge -. Dunque l’incendio non interessa l’area sommese. E’ fondamentale avvisare e fare un appello a tutti i turisti e a tutti gli appassionati a non recarsi lungo i sentieri per evitare condizioni di rischio e soprattutto per non intralciare gli interventi. Cerchiamo di dimostrare amore per l’ambiente, per la montagna, per la natura. Ringraziamo il Parco Nazionale del Vesuvio e le forze in campo come la Protezione Civile. Anche io sto seguendo la situazione anche se non riguardante Somma Vesuviana”.

Costa: “Vesuvio devastato, disastro ambientale che si ripete”

“Un fronte di fuoco di due chilometri sta devastando il Vesuvio, cancellando ettari di bosco, vigne e biodiversità unica al mondo. È un disastro ambientale che si ripete, come già accaduto nel 2017, e che impone risposte immediate e strutturali”, le parole di Sergio Costa, vicepresidente della Camera dei Deputati.

“Ringrazio tutte le donne e gli uomini impegnati nelle operazioni di spegnimento – Vigili del Fuoco, Carabinieri Forestale, Protezione Civile, Esercito, Sma Campania, polizie locali e metropolitana – per il grande lavoro che stanno svolgendo in queste ore difficilissime. Ma l’emergenza – prosegue Costa – non può essere affrontata solo quando le fiamme sono già divampate. Occorre prevenzione, presidio e tecnologia. È necessario installare videocamere di sorveglianza capillari utilizzando i fondi delle Zone Economiche Ambientali, che purtroppo il Governo ha prosciugato, e costituire un pool investigativo dei Carabinieri Forestali, come avvenne nel 2017, che portò all’arresto di un incendiario e del quale io ne ero il comandante. Va, inoltre, rafforzato il Piano Programma di presidio permanente del Parco Nazionale mediante convenzione con il Comando generale dell’Arma, strumento operativo che, dal 2018 ha garantito la presenza sul territorio fino al 2022, poi niente. A questo – aggiunge il vicepresidente della Camera – si deve affiancare l’uso sistematico di droni di sorveglianza e un coordinamento stabile con le associazioni di volontariato vesuviane, che conoscono il territorio e possiedono competenze preziose per intervenire tempestivamente”.

Chiederò un’informativa urgente del ministro dell’Ambiente in Parlamento per sapere quale piano di tutela concreto il Governo intenda adottare per salvare il Vesuvio, il suo ecosistema e le comunità che lo abitano”, conclude.

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Fonte AdnKronos

Incendio sul Vesuvio, soccorsi ancora al lavoro per spegnere le fiamme: il punto

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Dopo le fiamme che stanno incendiando da ieri il Parco del Vesuvio, oggi ”stiamo lavorando alacremente, abbiamo rafforzato il dispositivo su alcune fasce e ci sono zone in cui l’incendio si sta marginalizzando. Credo però che ne avremo ancora per tutta la giornata”. Così all’Adnkronos il prefetto di Napoli, Michele di Bari, facendo il punto sulla situazione.

23 squadre protezione civile mobilitate

Mobilitate intanto dal Dipartimento di Protezione Civile 23 squadre di volontariato di protezione civile provenienti da varie parti dell’Italia per rafforzare la risposta all’emergenza incendi. Sei canadair ancora in azione insieme ai mezzi regionali. Squadre di Vigili del Fuoco operative da oltre 24 ore. Mezzi militari a supporto delle attività di spegnimento.

Volontario colpito da arbusto, soccorso e medicato

Intanto un volontario della Protezione Civile è stato colpito alla testa da un arbusto di medie dimensioni questa mattina in via Vecchia Campitelli, durante le attività di bonifica a piedi per lo spegnimento dell’incendio.

Soccorso sul posto e medicato, è stato trasportato in codice giallo all’ospedale del Mare di Napoli per una distorsione alla caviglia destra, un taglio al collo e dolori alla schiena. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i carabinieri, cui sono affidate le indagini per ricostruire la dinamica dell’accaduto.

Ieri attivata mobilitazione nazionale Protezione civile

Ieri il Dipartimento di Protezione Civile ha attivato la mobilitazione nazionale per fronteggiare le fiamme. Ad annunciarlo è stato il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci.

L’incendio ha interessato in particolare la pineta di Terzigno, con il coinvolgimento della Riserva Integrale Tirone, nonché dei territori boschivi dei comuni di Trecase, Ercolano e Ottaviano, con un fronte di fuoco che ieri ha raggiunto i 3.000 metri e un’area di diverse centinaia di ettari bruciati.

M5S annuncia interrogazione parlamentare

“A seguito del gravissimo incendio che ha interessato il Vesuvio, ho scritto un’interrogazione parlamentare per attenzionare al Governo un dramma che non va derubricato a mera emergenza estiva. Pertanto, chiedo all’Esecutivo di definire una cornice operativa e permanente che consolidi la gestione integrata dell’area: una cabina di regia tra Governo, Regione Campania, Enti locali, Parco Nazionale del Vesuvio e Protezione Civile, con responsabilità chiare, strumenti di monitoraggio efficaci e indicatori pubblici accessibili. Ritengo fondamentale che l’intervento pubblico si basi su una rafforzata rete avanzata di sorveglianza (videosorveglianza satellitare, sensori termici, droni e immagini satellitari) accompagnata da adeguati mezzi di intervento, tra cui aerei antincendio, elicotteri, mezzi terrestri, e da infrastrutture logistiche e basi di rifornimento idrico facilmente accessibili. Senza dover chiedere ausilio alle altre Regioni, a cui va comunque il nostro ringraziamento”, dichiara intanto il senatore campano del M5S Orfeo Mazzella, vicepresidente della commissione Affari sociali di Palazzo Madama.

”Chiedo, inoltre, se sia stato effettivamente attuato, e non solo approvato, il Piano Nazionale di Prevenzione degli incendi boschivi, quali indicatori e meccanismi di monitoraggio ne documentino l’attuazione e quali report pubblici siano disponibili per una verifica trasparente. Chiedo altresì se il prossimo presidente del Parco Nazionale del Vesuvio possa dedicarsi esclusivamente all’amministrazione dell’ente, non distogliendo impegno e attenzione per ulteriori ruoli istituzionali. Inoltre, ho chiesto conto dell’effettiva reattività di risposta di tutti gli attori preposti, incluso l’ente parco.”

”Personalmente, reputo indispensabile valutare l’efficacia e la tempestività della risposta operativa all’emergenza incendiaria e, parallelamente, avviare azioni concrete per la bonifica di siti contaminati e la rimozione di discariche abusive, con pene adeguate e strumenti di controllo efficaci. Analogamente, ritengo necessario rafforzare la sanità pubblica nelle aree interessate con presidi sanitari e sistemi di monitoraggio di patologie correlate, prevedere una gestione partecipata con le comunità locali tramite esercitazioni e informazione continua, e salvaguardare la fauna e la flora del Vesuvio, che ospitano un patrimonio biologico rilevante e sostengono l’economia turistica della zona”.

56.263 ettari in fumo da gennaio a fine luglio, i dati in Italia

In Italia dal primo gennaio al 31 luglio 2025 si sono verificati 851 roghi che hanno mandato in fumo 56.263 ettari di territorio pari a ben 78.800 campi da calcio. Dati preoccupanti, frutto di analisi e rielaborazione di Legambiente su dati Effis (European Forest Fire Information System), che costano al Paese un triste record: a fine luglio è stata superata così la superficie bruciata nel 2024 che era stata di 50.802 ha con 1.515 incendi. E’ Legambiente a lanciare i dati aggiornati del suo report “Italia in fumo” e un appello contro l’emergenza incendi in occasione di Festambiente, il festival nazionale in programma fino a questa sera 10 agosto a Ripescia (gr) in Maremma,

Legambiente fa notare anche l’impennata dei roghi che c’è stata nelle ultime due ultime settimane di luglio. Se in Italia da inizio anno al 17 luglio 2025 il totale di ettari bruciati è stato di 30.988 ha (43.400 campi da calcio) e 653 roghi, dal 17 al 31 luglio sono andati in fumo 25.275 ettari e i roghi sono stati 198. Non si scherza con il fuoco” è questa la frase che da questa mattina appare sul maxischermo di Festambiente a Rispescia (Gr). Un’emergenza che sta colpendo a più riprese diversi territori del Paese, da ultimo il cuore del Parco nazionale del Vesuvio. L’incendio divampato in questa area, sottolinea l’associazione ambientalista, è un colpo al cuore e un fatto grave che deve richiamare tutti all’ordine e a interventi rapidi. In particolare, ad essere minacciate dai roghi sono sempre più anche le aree protette: da inizio anno al 31 luglio sono andati in fumo ben 18.700,53 ettari di aree Natura 2000 in 253 eventi incendiari.

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Juve Stabia, tra “bene” e “non benissimo”: Il bilancio delle prime uscite e l’attesa per il cambio di passo

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Un inizio di campionato dai due volti per la Juve Stabia di Ignazio Abate.Le prime uscite stagionali hanno lasciato in dote una classifica che, seppur non preoccupante, non rispecchia a pieno quanto di buono si è visto in campo, soprattutto tra le mura amiche del “Romeo Menti”.

Due punti raccolti nelle ultime due gare casalinghe sono un bottino che va stretto alle Vespe, chiamate ora a un doppio confronto in trasferta che potrà dire molto sul reale stato di salute della squadra.Il pareggio per 0-0 contro il Venezia, seppur ottenuto con l’uomo in più per larga parte del match, è stato accolto con una certa soddisfazione dall’ambiente stabiese, a testimonianza della caratura dell’avversario.

Ben altre le sensazioni al triplice fischio della sfida con la Reggiana, terminata anch’essa a reti bianche.Un risultato che ha lasciato l’amaro in bocca ai tifosi e agli addetti ai lavori, con la squadra di Abate che avrebbe meritato certamente qualcosa in più per le occasioni create.

Il copione, in entrambe le sfide, è stato simile: una difesa apparsa già registrata e difficile da superare, ma un reparto offensivo e degli esterni poco incisivi al momento di concretizzare la mole di gioco prodotta.Discorso a parte merita la trasferta di Chiavari contro la Virtus Entella, prima stagionale in Serie B, dove il pareggio per 1-1 è sembrato il risultato più equo al termine di una gara combattuta.

Un punto che ha mosso la classifica e dato fiducia a un gruppo in costruzione.Per dovere di cronaca, un pensiero va anche al percorso in Coppa Italia, interrottosi al primo turno sul campo del Lecce (2-0).

Una sconfitta che ha precluso alle Vespe la possibilità di giocarsi una gara da sogno a San Siro contro il Milan di Massimiliano Allegri, un appuntamento che avrebbe certamente infiammato la piazza.Fatta questa premessa, è evidente come in casa Juve Stabia ci siano aspetti che funzionano e altri da rivedere.

La solidità difensiva è un punto di partenza fondamentale, ma lo score di un solo gol all’attivo in tre giornate di campionato è un dato che non ammette repliche.La manovra, a tratti avvolgente, diventa spesso fumosa negli ultimi venti metri, mancando di quella fluidità e cattiveria necessarie per gonfiare la rete.

Ora il calendario pone le Vespe di fronte a un doppio e ravvicinato impegno in trasferta che si preannuncia tanto complicato quanto stimolante.Si parte dalla sfida dello stadio “Picco” contro lo Spezia, una compagine che, come i gialloblù, è ancora alla ricerca della prima vittoria in campionato.

Sarà un test probante per la tenuta mentale e tattica dei ragazzi di Abate, chiamati a cambiare marcia e a dimostrare di saper essere pericolosi anche lontano dal “Menti”.Successivamente, sarà la volta della trasferta di Catanzaro.

Senza voler fare paragoni con il recente passato, spetterà a mister Abate trovare le soluzioni per risolvere i problemi in fase realizzativa.Il tempo, fortunatamente, è un prezioso alleato, con un campionato intero ancora da disputare.

Ma è altrettanto vero che, senza troppi giri di parole, prima si inizia a vincere e meglio è.L’avvio di stagione della Juve Stabia può essere riassunto con un “bene, ma non benissimo”.

Le prossime due trasferte, a partire da quella in Liguria, ci diranno se questo fine estate potrà regalare alle Vespe quel cambio di passo tanto atteso.

Incendio sul Vesuvio, ultime news e aggiornamenti

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Non è ancora stato domato l’incendio scoppiate sul Vesuvio. Anche oggi, lunedì 11 agosto, stanno continuando senza sosta le attività di spegnimento via terra e via aerea del fronte di fuoco. Lo rende noto la Protezione civile della Regione Campania, spiegando che da terra sono impegnate 190 unità operative addette all’antincendio boschivo, tra volontari della Regione Campania (49), operatori della Sma Campania (26) e addetti del sistema nazionale (115).

Dal 5 al 10 agosto sul fronte di fuoco attivo al Parco del Vesuvio, gli elicotteri della flotta della Regione Campania e i Canadair della flotta nazionale, coordinati sul campo dalla Protezione Civile della Regione Campania hanno effettuato nell’area del Vesuvio colpita dagli incendi 1.995 lanci sganciando sulle fiamme 7.821.600 litri di estinguente. In dettaglio, gli elicotteri regionali hanno effettuato nell’area vesuviana colpita dagli incendi 892 lanci, sganciando 1.013.000 litri di estinguente e volando 86 ore. I canadair della flotta nazionale hanno invece eseguito 1103 lanci sganciando sulle fiamme 6.808.600 litri di estinguente e volando per oltre 200 ore.

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Fonte AdnKronos

Centrodestra in stand by sulle elezioni regionali, stallo sui nodi Zaia e Campania

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“C’è un caos calmo”, scherza un big del centrodestra citando il titolo del bestseller di Sandro Veronesi per descrivere il clima all’interno della maggioranza sulle regionali. In pratica: tutto è in stand by, non ci sarà nessun vertice a Ferragosto, anche perché la priorità per i leader, in particolare Giorgia Meloni, è il conflitto in Ucraina in vista del vertice Trump-Putin in Alaska proprio il 15. In agenda non ci sono nemmeno incontri tra i coordinatori regionali. I nodi sono sempre quelli del Veneto e della Campania.

La ‘variabile Zaia’, nessuna novità e gelo Fdi

Per il ‘dopo-Zaia’ non ci sono novità: ovvero, c’è la Lega che rivendica un suo candidato. Intanto, i ‘problemi’ continuano ad arrivare proprio da Luca Zaia che rilancia la sua lista personale alle regionali, assicurando che si tratta di un “valore aggiunto” per la coalizione.

”La mia lista non è un atto di narcisismo o megalomania, in realtà ho sempre avuto una lista civica”, e anche stavolta servirà a “portare voti”, “Meloni lo sa”, ci tiene a sottolineare al Corriere della Sera il governatore leghista, che a causa del tetto al terzo mandato non potrà ricandidarsi alla guida della Regione.

La ‘variabile Zaia’, però, non va giù agli alleati: Fi e Fdi hanno dimostrato freddezza. Un comportamento che in casa Lega non comprendono, visto che conta vincere e con la lista del governatore uscente il Veneto potrà essere conquistato più facilmente. “Se non è un problema per la Lega, perché Zaia deve esserlo per gli alleati, visto che ci fa vincere”, commenta un big del Carroccio che sta seguendo da vicino il dossier elezioni.

Dalle parti di Fdi, però, una lista Zaia viene interpretata come una fuga in avanti. “Sarà il futuro candidato presidente a decidere quali sono le liste che lo sosterranno”, taglia corto all’Adnkronos il senatore meloniano Raffaele Speranzon, uno dei nomi in campo per il post-Zaia. Anche il coordinatore veneto di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo – altro possibile candidato del partito della premier – ribadisce le perplessità di Fdi sull’ipotesi di una lista Zaia: “L’assetto che la Lega vuole darsi per affrontare le prossime regionali non riguarda Fratelli d’Italia: noi – spiega il senatore all’Adnkronos – siamo impegnati a costruire la miglior lista possibile per Fdi. Potremmo eventualmente occuparci della lista del presidente solo nel caso in cui il presidente fosse espressione nostra”.

“Gli assetti con cui gli alleati intendono presentarsi alle elezioni sono una loro scelta: se la Lega vuole dividere i voti con una ‘lista Zaia’, nessun problema. È però singolare – dice ancora De Carlo – trovare una lista guidata da una persona che non è candidato presidente: si tratta di un’anomalia. Se in Fdi avessimo un fuoriclasse come Zaia, lo candideremmo nella nostra lista”. Al momento, non sembra prioritario un vertice sulle regionali. “Credo che la prima cosa importante sia definire la data delle elezioni. La priorità assoluta è l’unità della coalizione: con quella, si vince. La seconda è elaborare un programma solido per affrontare i prossimi 5-10 anni. La scelta dell’uomo di punta viene solo dopo: è un problema secondario rispetto all’unità e alla visione”, sottolinea il presidente della Commissione Agricoltura di Palazzo Madama.

Pure Forza Italia è fredda sul governatore veneto uscente per bocca del coordinatore regionale in Campania, Fulvio Martusciello, fedelissimo di Antonio Tajani: “La lista Zaia rischia di produrre tantissime schede nulle non essendo Zaia candidato a presidente. L’elettore potrebbe confondersi…”. Nel 2020, avverte l’eurodeputato azzurro all’Adnkronos, “ce ne furono 100mila tra bianche e nulle. Con questa lista non escludo che se ne possano aggiungere altre 50mila”.

Stallo anche in Campania, i papabili e il timore sconfitta

Lo stallo persiste anche all’ombra del Vesuvio. In Campania probabilmente si voterà tra ottobre e novembre ma la maggioranza sembra attendere le mosse del centrosinistra, che con Roberto Fico candidato presidente viene dato per vincente anche ‘al netto’ dell’incognita rappresentata da Vincenzo De Luca.

Intanto, i papabili alla presidenza della Regione sarebbero Edmondo Cirielli, viceministro meloniano degli Esteri; Giosi Romano, coordinatore della Zes unica del Mezzogiorno; il rettore dell’Università Federico II, Matteo Lorito a cui si aggiungerebbe la carta di un altro ‘magnifico’, l’attuale rettore dell’università Vanvitelli Giovanni Francesco Nicoletti. “Il vero problema è che in Campania il centrodestra non ha nessun nome pronto a metterci la faccia visto che si preannuncia una sconfitta”, confida un parlamentare di maggioranza di lungo corso.

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Incendio al Centro direzionale di Napoli, cascata di fuoco dal grattacielo

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Incendio nella notte in un grattacielo al Centro Direzionale di Napoli: nessun ferito, ma paura per il distacco di alcune finestre. È accaduto poco prima delle 2. Secondo le prime ricostruzioni, l’incendio sarebbe scoppiato al 20esimo piano dell’edificio che si trova all’isola G1 del Centro Direzionale di Napoli, propagandosi anche al 21esimo e lambendo il 22esimo piano. Fortunatamente non ci sono feriti. A causa delle fiamme, alcune finestre sono precipitate al suolo. Il rogo ha interessato alcuni studi professionali.

Sul posto, insieme ai vigili del fuoco, sono intervenuti gli agenti delle volanti e dell’ufficio prevenzione generale della Questura di Napoli. Sono in corso le indagini per chiarire le cause dell’incendio.



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Incendio sul Vesuvio, situazione migliora: ultime news

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”La situazione è in miglioramento, si sta lavorando alacremente con lo stesso dispositivo di ieri. Nelle zone in cui il rogo è stato estinto è iniziata l’opera di bonifica e sono state create almeno 5-6 piste tagliafuoco”. Così all’Adnkronos il prefetto di Napoli Michele Di Bari facendo il punto sull’incendio al parco del Vesuvio.

Nel parco del Vesuvio stanno intervenendo da terra, l’Esercito Italiano–Brigata Garibaldi con mezzi speciali per aprire piste tagliafuoco, creando barriere fondamentali per contenere le fiamme e dal cielo, i Canadair della flotta nazionale e gli elicotteri della Regione Campania che effettuano lanci continui di estinguente per domare i fronti più critici. Lo fa sapere su Facebook la Protezione Civile della Regione Campania a cui è affidato il coordinamento delle operazioni.

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A Pompei inaugurato un ristorante tra le rovine

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16 settembre 2025 | 11.02

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Una presentazione archeologica per inaugurare il ristorante all’interno degli scavi di Pompei, in realtà operativo già da qualche tempo, nella Casina dell’Aquila, edificio ottocentesco all’interno dell’area archeologica. A intervenire all’apertura ufficiale di Chora Restaurant è stato il direttore degli scavi, Gabriel Zuchtriegel, che ha illustrato la grande scoperta dell’anno: un affresco in una sontuosa sala da banchetto, emersa non lontano dalla Casina dell’Aquila, nel centro della città, nell’ambito degli scavi nella Regio IX, decorata con un grande affresco a tema dionisiaco. Presenti anche Chiara Nasi, presidente della Cooperativa Cirfood – vincitrice della procedura di affidamento in concessione di tutti i servizi di ristorazione presso il sito di Pompei – e i ragazzi della fattoria culturale e sociale “Parvula domus”, gestita dalla cooperativa sociale “Il Tulipano” che si occupa di inclusione e disabilità.

“Nell’inclusione non conta tanto quello che diciamo, perché a parole siamo tutti per l’inclusione; conta quello che riusciamo a realizzare effettivamente – ha detto Zuchtriegel in occasione della presentazione – Siamo felici che sta nascendo una sinergia tra il ristorante di Pompei e i ragazzi del Tulipano, perché è un valore aggiunto. Venire qui è sapere che anche dietro i servizi cosiddetti aggiuntivi come la ristorazione c’è un’etica e la bellezza del fare delle attività insieme, senza escludere nessuno, è un messaggio che diamo a tutto il mondo che viene a Pompei. Abbiamo la prima fattoria sociale in un’area archeologica ed è una cosa non meno importante delle grandi scoperte archeologiche”.

Il Chora Restaurant completa l’offerta di servizi di ristorazione del Parco a cura di Cirfood (il ristorante self-service e il Chora Cafè & Wine bar, oltre alla caffetteria attualmente situata presso il Quadriportico, in attesa del rinnovo locali a Vicolo del Foro) ed è arricchito dall’esposizione di opere di artisti contemporanei che interpretano in chiave moderna il loro viaggio attraverso la storia e la bellezza.

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Annibale: Parole e Visioni – Omaggio ad Annibale Ruccello al Teatro Karol di Castellammare di Stabia

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Sala piena al Teatro Karol di Castellammare di Stabia per ricordare Annibale Ruccello, uno degli autori più importanti della nuova drammaturgia napoletana, un vero genio del teatro nazionale, scomparso ad appena trent’anni nel 1986 in un incidente stradale.L’evento, organizzato dall’Associazione Pride Vesuvio, col patrocinio del Comune di Castellammare di Stabia per omaggiare l’artista stabiese a 39 anni dalla morte, ha riunito amici e attori famosi che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui o che hanno interpretato le sue opere.Ad iniziare la serata, un emozionante ricordo dell’artista scomparso, letto dal giornalista Nicola Garofalo, che ha accolto gli ospiti sul palco con garbo e professionalità.A portare i saluti dell’amministrazione comunale, l’assessora alle Pari opportunità e all’Educazione all’identità Annalisa di Nuzzo che, essendo stata anche sua amica e compagna di scuola, ha ricordato Annibale, definendolo uno dei pilastri dell’identità stabiese:

“Siamo stati testimoni di un’epoca in cui c’erano tanti input che venivano dall’esterno e penetravano nel Liceo che frequentavamo”.

Nei ricordi dell’Assessora Di Nuzzo la partecipazione all’allestimento del primo spettacolo di Ruccello al Teatro Odeon, “La Cantata dei Pastori”, con una piccolissima comparsata: una delle donne che seguivano la processione.”

“Poi, avendo studiato antropologia all’università, – ha continuato – mi ritrovai Annibale come antropologo” e proprio questo aspetto delle sue opere sembra essere trascurato per la Di Nuzzo, perché Ruccello “fonde nelle sue opere storia, antropologia e teatro”.L’Assessora alle Pari opportunità, ha poi rivolto un caloroso benvenuto agli organizzatori della serata e del Pride che si terrà nella nostra città sabato prossimo, 20 settembre:

“Il Pride a Castellammare per noi è un’importante iniziativa, è stato accolto con grande entusiasmo da tutta l’amministrazione comunale perché è la testimonianza di come sia possibile unire insieme educazione e intrattenimento, un intrattenimento che ha uno sguardo e un’incisività perché mira a rispettare le diversità e i diritti di tutti.”

Marisa De Martino dell’Osservatorio LGBTQIA+ Regione Campania, che promuove e raccoglie dati per azioni di contrato alla violenza e alle discriminazioni legate all’identità di genere, e amica di Annibale, ha voluto ringraziare l’amministrazione comunale per il sostegno al Vesuvio Pride, “segno di una società che investe in diritti civili e sociali.”

A salutare il pubblico del Teatro Karol in questa serata così speciale anche Danilo Beniamino Di Leo, Presidente del Pride Vesuvio, che ha affermato:

“Siamo orgogliosi e contenti di questa scelta, ringraziamo l’amministrazione comunale di Castellammare che ci ha accolti come nessun altro prima e il Teatro Karol e il direttore Giovanni Petrone che ci ha ospitato.”

“Ancora oggi, per quanto cerchiamo di sensibilizzare sulla questione arcobaleno, ci chiamano ragazzi che sono stati cacciati di casa dai genitori o che hanno paura di fare coming out, per questo dobbiamo scendere nelle piazze e portare i nostri colori.”

Ha quindi invitato tutti il 20 settembre al Vesuvio Pride sul lungomare stabiese, con artisti importanti che si esibiranno sul palco, tra cui la madrina dell’evento, Pietra Montecorvino.

Antonella Morea, straordinaria attrice, cantante e regista teatrale italiana, che sta portando in scena “Mamma – Piccole tragedie minimali” di Annibale Ruccello, ha raccontato di averlo conosciuto all’Università Federico II di Napoli, quando questi stava preparando la tesi in antropologia sulla Cantata di Pastori con Roberto de Simone ed ha condiviso alcuni bei ricordi.Sul palco anche il fotografo di scena Peppe Del Rossi, autore delle più note e belle foto di Annibale, che ha raccontato come si fossero conosciuti e com’era nata la loro collaborazione.Ad animare la serata, con simpatici aneddoti sull’amicizia e sulla collaborazione con il drammaturgo stabiese, Gino Curcione, attore napoletano di grande successo: è sua la voce fuori campo in “Le cinque rose di Jennifer”.

Spassosissimo il racconto di quando una sera, nel periodo natalizio, Curcione, Ruccello, Enzo Moscato, Servillo, Martone, Silvio Orlando e altri noti attori napoletani, dopo uno spettacolo, sono andati a giocare a tombola a casa di un’amica di Corcione a Fuorigrotta.Hanno animato la serata tirando i numeri del cartellone con l’eco, cioè Curcione spiegava il significato dei numeri in napoletano e Ruccello lo ripeteva con la cadenza stabiese, tra l’ilarità generale.Gino Curcione ha poi dilettato i presenti con la sua bella interpretazione di brani tratti dalle favole di Annibale, in cui confluiscono filastrocche e detti popolari dell’immaginario partenopeo e stabiese.Anche Giuliana De Sio, famosa attrice salernitana, è salita sul palco per omaggiare Ruccello, perché per anni è stata la meravigliosa interprete di “Notturno di donna con ospiti”, una delle opere più note del drammaturgo.

Non ha ricordi con Annibale da condividere, perché purtroppo non lo ha mai conosciuto, ma la fascinazione della sua opera ha colpito anche lei.Adriana Imparato – la protagonista di “Notturno di donna con ospiti”, è un personaggio a cui la De Sio afferma di essere molto legata: ” Sono cresciuta e invecchiata con un personaggio che non è invecchiato mai. – ha sottolineato.

“Se avessi conosciuto Annibale Ruccello, lo avrei chiuso in una stanza e gli avrei detto: “Scrivi!” – ha detto l’attrice.Purtroppo, la prematura scomparsa del drammaturgo ha impedito che ciò accadesse e che vedessero la luce altri capolavori.Il teatro di Ruccello, un teatro sperimentale aperto alla contaminazione di linguaggi diversi, è un teatro che piace e che coinvolge un pubblico sempre crescente, composto in gran parte da giovani.

Perché, secondo te, Annibale ancora oggi è molto seguito, che cosa attrae il pubblico? – le ha chiesto Nicola Garofalo.

“Perché oggi ci sono in giro tanti spettacoli intellettualmente inutili, – ha risposto l’attrice salernitana – invece Annibale era un intellettuale che scriveva per il pubblico, nella sua opera c’è commedia e c’è tragedia allo stesso tempo, è tutta vita che sale sul palcoscenico.”

Un teatro vicino alla realtà quotidiana, che porta in scena storie di alienazione, solitudine, frustrazione, follia, un teatro che affascina e che fa riflettere.In sala tanti amici di Annibale che hanno voluto essere presenti alla serata e che lo ricordano con stima e simpatia, tanti altri che non lo hanno conosciuto, ma che sono fieri di essere suoi concittadini.

“Nessuno muore se vive nel cuore di chi resta”, una frase attribuita ad Ugo Foscolo è quella che meglio esprime quanto Annibale Ruccello continui a vivere nel cuore e nella memoria degli Stabiesi.

Juve Stabia: Le Vespe si preparano per due trasferte difficili e importanti per il percorso salvezza

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Un punto dopo l’altro, la Juve Stabia ha iniziato a costruire la sua stagione.I tre pareggi consecutivi nelle prime tre giornate, l’ultimo per 0-0 contro la Reggiana, hanno conferito solidità al gruppo ma hanno anche evidenziato una sterilità offensiva che attende di essere sbloccata.

Con 3 punti in classifica, le Vespe si affacciano ora a una doppia trasferta che può definire il percorso e l’identità della squadra.Le avversarie sono di quelle che non lasciano spazio a distrazioni: lo Spezia e il Catanzaro, due formazioni con qualità e una profonda voglia di riscatto.

Prima Tappa al “Picco”: Una Sfida tra Squadre a Caccia di Gol

La prima tappa del tour de force gialloblù è l’insidioso stadio “Alberto Picco”.

Lo Spezia, fermo a 2 punti e ancora alla ricerca della prima vittoria, rappresenta un’incognita desiderosa di risposte.La formazione ligure, considerata una delle più attrezzate del campionato, ha fin qui deluso le aspettative e condivide con le Vespe un problema non da poco: la difficoltà a trovare la via della rete.

La Juve Stabia, dal canto suo, arriva a La Spezia con le certezze costruite nelle prime uscite: una solidità difensiva encomiabile, che ha concesso un solo gol finora, e una manovra che, pur non essendo ancora scintillante, mostra progressi incoraggianti.Come ormai noto, però, manca la zampata decisiva in zona gol.

Sarà una partita di nervi, dove la concentrazione e la gestione dei momenti chiave faranno la differenza.Per espugnare il “Picco”, la Juve Stabia dovrà replicare la compattezza e l’organizzazione tattica viste con Reggiana e Venezia, provando a colpire un avversario ferito nei suoi momenti di debolezza.

Esame di Maturità al “Ceravolo” Contro un Avversario Diretto

Superato lo scoglio ligure, il calendario metterà di fronte alle Vespe un’altra sfida di grande spessore.

Il secondo match consecutivo in trasferta, al “Nicola Ceravolo”, è un appuntamento con una diretta concorrente, almeno stando all’attuale classifica.Il Catanzaro, proprio come la Juve Stabia, ha raccolto 3 punti frutto di tre pareggi e cerca la vittoria per spiccare il volo.

Per la squadra di Abate sarà il vero e proprio esame di maturità.Uscire indenni, o meglio ancora con tre punti, da un campo così difficile e contro una squadra che fa della qualità del gioco il suo marchio di fabbrica, darebbe una spinta psicologica e una consapevolezza inestimabili a tutto l’ambiente.

Sarà uno scontro diretto che pesa, un’occasione per misurare la propria crescita e affermare la propria identità.Queste due trasferte rappresentano un vero e proprio bivio per la stagione della Juve Stabia.

Dalle sfide con Spezia e Catanzaro uscirà un segnale forte e chiaro sulle reali potenzialità di questa squadra e sui suoi sogni di raggiungere una tranquilla salvezza.Le Vespe, però, hanno già dimostrato di avere cuore, carattere e un’invidiabile organizzazione difensiva: le basi solide per affrontare questo doppio, importante esame a testa alta.

Quello che rimane del Minardi Day

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di Pasquale Buondonno & Carlo Ametrano

Le ultime macchine passano in rassegna lungo il Circuito.Vetture GT, Prototipi e Formula storiche, come la March 701 e la Minardi PS04 del 2005, oltre a diversi modelli Ferrari e Lotus, come la Ferrari 250 Berlinetta SWB e la Ferrari 250 Testarossa Barchetta del 1958, macchine che hanno acceso fantasie, regalato sogni.

La sfilata ha incluso la March 701 del 1970 e altre vetture di Formula 2, F3, F.Junior e F. 3000.

Un gran premio “virtuale” che unisce tutti i vari modelli in un arco temporale davvero ampio e suggestivo.Come se il tempo non fosse mai passato e tutto si fosse cristallizzato in un immenso presente.

Assistiamo estasiati alle ultime accelerate sul rettilineo, l’ampia sgasata, il rombo assordante di motori che ruggiscono e bramano la loro potenza mostrando con orgoglio al mondo la loro magnificenza.Da domani si ritorna alla realtà.

Quando cala il sipario e si spengono le luci, è sempre un fatto triste.

Ma il ricordo di belle giornate come queste rimane a lungo scolpito nella memoria di chi le ha vissute.Le emozioni non si possono descrivere, nè quantificare.

Si possono solo provare.Sono esse un universo frastagliato, roboante, un mondo attraversato da un immenso arco luminoso, come un arcobaleno multicolore che risplende in un universo ridando al cielo una tonalità di antico, così come a Imola.

La 9^ edizione del Minardi Day si conclude con una passerella davvero emozionante, con i suoi motivi tecnici appassionanti, avvolgenti.Il rombo di un motore, la potenza dei suoi cilindri è come fosse musica rock.

La sera poi, l’appuntamento si trasferisce nella magica cornice delle “Cantine Zuffa” in Via Sellustra, da un autentico “Anfitrione” come l’Amico Augusto, autentico cerimoniere della serata.

Amici/ospiti che ci hanno allietato con la loro presenza: Davide Sforzi, Maurizio Angeli, Dodo Regazzoni, Anna Canelli, il dottore Giovanni Rodriguez, tanto per citarne qualcuno, oltre che l’onnipresente Carlo Ametrano.Cena che diventa poi un vero e proprio “Convivio”, dolci reliquie tutte da gustare, con un immancabile Sangiovese a innaffiare in modo raffinato le prelibatezze che ci sono state servite, il tutto a completare una serata davvero indimenticabile.

Convivio e convegno giornalistico a ruotare attorno ad un unico, granitico “perno”: la velocità.Pasquale Buondonno
&
Carlo Ametrano

Juve Stabia, il muro gialloblù: La difesa è il segreto della nuova rosa al servizio di Ignazio Abate

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In questo avvio di stagione in Serie B, la Juve Stabia ha mandato un messaggio chiaro al campionato: per superare la retroguardia gialloblù servirà un’impresa.I numeri delle prime uscite sono emblematici e confermano una solidità difensiva che sta diventando il marchio di fabbrica della squadra affidata ad Ignazio Abate.

Un fortino eretto su principi di compattezza, sacrificio e un’organizzazione tattica che sta già dando i suoi frutti.L’arrivo di Andrea Giorgini, l’esperienza di Marco Varnier, l’affidabilità di Marco Ruggero e il talento del giovane Giacomo Stabile, senza dimenticare anche Marco Bellich, stanno creando un reparto difensivo completo e ricco di alternative.

Questa abbondanza permette ad Abate di variare e di mantenere sempre alta la concentrazione, sapendo di poter contare su interpreti affidabili.

Confente, una Certezza tra i Pali

A comandare il bunker c’è Alessandro Confente, una vera e propria certezza.Il portiere sta confermando tutte le sue qualità e si sta imponendo come un leader in campo.

Gestisce la difesa con autorità e trasmette tranquillità all’intero reparto.Le sue parate, quando chiamato in causa, si sono già rivelate decisive, ma è la quasi totale inoperosità in partite come quella contro la Reggiana – terminata 0-0 ma dominata dalle Vespe – a testimoniare l’efficacia del filtro difensivo che lo protegge.

Un’Intesa Vincente tra Esperienza e Gioventù

A fare la differenza, però, è l’intesa tra i centrali. Marco Varnier, con la sua solidità e la sua esperienza accumulate in campionati importanti, rappresenta un punto di riferimento per il gruppo, un giocatore capace di guidare i compagni con l’esempio.

Al suo fianco, l’innesto di Andrea Giorgini si è rivelato subito azzeccato.L’ex Sudtirol si è integrato alla perfezione, mostrando fin dalla sua prima apparizione grande tranquillità e senso della posizione.

Marco Ruggero si sta confermando come un difensore sempre elegante nelle movenze e puntuale nelle chiusure, un elemento di sicura affidabilità.

Ma la vera, grande sorpresa di questo inizio di stagione è Giacomo Stabile.Il giovane difensore classe 2005, arrivato in prestito dall’Inter, sta crescendo a vista d’occhio, giocando con la personalità di un veterano e dimostrando un senso della posizione notevole per la sua età.

La sua prestazione “stabile” di nome e di fatto è una delle note più liete di questo avvio di campionato.

La Solidità come Mentalità

Il “muro gialloblù” è il vero segnale positivo di questo inizio di stagione.E se l’attacco, che sta ancora lavorando per trovare la giusta fluidità, dovesse sbloccarsi, le Vespe potranno davvero fare molta strada.

In un calcio che spesso dimentica che la base per ogni successo, o per ogni salvezza, è la difesa, la Juve Stabia sta impartendo una lezione.Avere un “muro” è spesso la chiave per conquistare punti preziosi, anche quando la manovra offensiva non è brillante.

In fondo, è una lezione che il calcio ci ha insegnato da sempre.La solidità difensiva non è solo un aspetto tecnico, ma anche una mentalità, un modo di interpretare la partita.

Significa essere compatti, sacrificarsi per il compagno, non concedere un centimetro all’avversario.Una difesa solida è una squadra che non ha paura, che sa di poter resistere anche nei momenti di maggiore pressione.

Avere un reparto arretrato che funziona è fondamentale per costruire la fiducia di tutto il gruppo.Il portiere e i difensori sono il primo baluardo, l’ancora a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà.

Sarà forse questa chiave di lettura il punto di forza della nuova Juve Stabia di Ignazio Abate?I primi segnali dicono inequivocabilmente di sì.

Juve Stabia, un Menti ancora amaro: Le Vespe sbattono sul muro della Reggiana e sulla propria sterilità

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Il fischio finale al Romeo Menti ha sancito un altro 0-0, l’ennesimo pareggio che, se da un lato muove la classifica della Juve Stabia, dall’altro mette a dura prova la pazienza dei tifosi gialloblù.L’entusiasmo della vigilia per la sfida contro la Reggiana, autentica “bestia nera” per le Vespe, sta lentamente lasciando il posto a un misto di frustrazione e delusione, alimentato dalla preoccupante sterilità offensiva della squadra.

Il copione della partita è quello già visto in questo avvio di stagione: la Juve Stabia di Ignazio Abate si è mostrata, come spesso accade, generosa e volenterosa.Tanta corsa, abnegazione e una solidità difensiva che sta diventando un marchio di fabbrica, ma anche una preoccupante e cronica poca incisività in zona gol.

La manovra, a tratti avvolgente, si è troppo spesso spenta negli ultimi venti metri, dove la lucidità e la precisione sono venute meno.Il lavoro del centrocampo, seppur encomiabile, non ha trovato sbocchi pericolosi, lasciando gli attaccanti spesso isolati e privi del giusto supporto.

Le occasioni per sbloccare il risultato non sono mancate.Le Vespe hanno creato diverse palle gol nitide, ma si sono scontrate con una giornata di grazia del portiere avversario, Motta, eletto migliore in campo grazie a interventi decisivi, in particolare su Piscopo nel primo tempo e su una girata a colpo sicuro di Gabrielloni nella ripresa.

Il vero problema, però, al di là della bravura dell’estremo difensore granata, risiede nella prestazione di alcuni singoli che hanno deluso le aspettative.In una partita bloccata come questa, contro un avversario ben organizzato, serviva una giocata, un’invenzione, un acuto che potesse accendere la melodia.

E invece, la musica è rimasta un sottofondo monotono, con pochi squilli e nessuna armonia.Nel post-partita, mister Ignazio Abate ha analizzato la gara con lucidità, difendendo la prestazione dei suoi: “Faccio i complimenti alla mia squadra, perché scardinare dei blocchi bassi non è mai semplice.

Abbiamo creato sette palle gol pulite, concedendo quasi nulla.Dobbiamo essere molto più lucidi e pazienti, ma aver trovato questa solidità e creare così tanto è un punto di partenza importante”.

Il tecnico ha sottolineato come la condizione fisica di alcuni giocatori chiave sia ancora in crescita, un fattore che, a pieno regime, potrà garantire maggiore qualità negli ultimi metri.Tuttavia, il sentimento che serpeggia tra i tifosi è di crescente impazienza.

Il pubblico, abituato a soffrire, accetta il sacrificio dei propri beniamini, ma chiede che a tanto impegno corrisponda anche una maggior qualità e determinazione in zona gol.La sensazione è che il pareggio non basti più.

Le speranze di vedere un attacco prolifico, rinvigorite dal mercato estivo, si scontrano con una realtà fatta di palle-gol sprecate e di azioni che si perdono nel nulla.Per riaccendere la fiamma della passione e dare un senso a una fase difensiva di ottimo livello, è necessario un cambio di passo immediato.

La classifica si muove, ma a piccoli, quasi impercettibili passi.E la pazienza, si sa, non è infinita.

Le Vespe sono chiamate a trovare al più presto la via del gol per trasformare le buone prestazioni in quelle vittorie che il pubblico del Menti attende con ansia.