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Cucchi, processo d’Appello per i depistaggi: due carabinieri rinunciano alla prescrizione

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(Adnkronos) – Hanno rinunciato alla prescrizione due degli otto carabinieri imputati processo di Appello sui depistaggi seguiti al pestaggio e alla morte di Stefano Cucchi, il 31enne romano arrestato il 15 ottobre del 2009 e morto sette giorni dopo all'ospedale Sandro Pertini, che aprirà il prossimo 16 dicembre.  “È una decisione dei miei assistiti – ha commentato all’Adnkronos l’avvocato Giorgio Carta, difensore dei due carabinieri Francesco Di Sano e Massimiliano Colombo Labriola – che hanno ritenuto che accettare la prescrizione sarebbe potuto sembrare equivoco.Sono sicuri di essere innocenti e confidano che venga riconosciuta la loro completa estraneità ai fatti contestati”.  
Un terzo carabiniere, Lorenzo Sabatino, ha fatto sapere il suo difensore in aula, sta riflettendo e comunicherà la sua decisione prima dell’apertura del processo di Appello, dove nel frattempo è intervenuta la revoca della costituzione di parte civile di Ilaria Cucchi e del padre.  Nel processo nato dall’inchiesta del pm Giovanni Musarò, il 7 aprile 2022 erano stati condannati tutti gli otto carabinieri imputati: a 5 anni il generale Alessandro Casarsa, 4 anni per Francesco Cavallo e Luciano Soligo, 2 anni e mezzo per Luca De Cianni, un anno e 9 mesi per Tiziano Testarmata, un anno e 3 mesi per Francesco Di Sano, un anno e tre mesi per Lorenzo Sabatino e un anno e nove mesi per Massimiliano Colombo Labriola.

Le accuse contestate agli otto militari dell’Arma, a vario titolo e a seconda delle posizioni, vanno dal falso, al favoreggiamento, all’omessa denuncia e calunnia.  “L'ampia istruttoria dibattimentale ha permesso di ricostruire i fatti contestati e di accertare un'attività di sviamento posta in essere nell'immediatezza della morte di Stefano Cucchi, volta, ad allontanare i sospetti che ricadevano sui carabinieri per evitare le possibili ricadute sul vertice di comando del territorio capitolino”, aveva scritto il giudice monocratico Roberto Nespeca nelle motivazioni della sentenza di primo grado.  Il giudice aveva sottolineato, inoltre, che “le ulteriori condotte realizzate nel 2015, nel contesto delle nuove indagini della Procura della Repubblica di Roma, fossero finalizzate a celare quelle di falso risalenti al 2009 (coinvolgenti il Comandante del Gruppo di allora, il Colonnello Alessandro Casarsa e il suo più stretto collaboratore, il tenente Francesco Cavallo in servizio in quel momento presso il Comando Provinciale di Roma, contiguo all'ufficio del Comandante del Reparto Operativo, Colonnello Lorenzo Sabatino), considerata la qualità dei protagonisti e dei rapporti tra alcuni di loro, e che i fatti risalenti al 2018, nel corso del dibattimento del cosiddetto Cucchi bis, avessero lo scopo di svilire la credibilità di Riccardo Casamassima, teste rilevante per l'ipotesi accusatoria”. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Pagliaro (Inca): “Cittadini in crisi su pratiche digitali, serve relazione personale con utenti”

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(Adnkronos) – "La nostra indagine ha l'obiettivo di focalizzare quello che è l'approccio delle cittadine e dei cittadini del nostro Paese verso la possibilità di fruire di pratiche digitali.E con un campione significativo, circa 6.000 soggetti che si sono sottoposti alla nostra indagine.

E quello che emerge è che sostanzialmente il 92% degli intervistati si dichiara non all'altezza di fruire una pratica digitale.E ci fa dire che probabilmente in questo Paese esiste ancora l'esigenza di un ruolo nell'ambito della relazione fisica, della relazione personale con gli utenti".

Così Michele Pagliaro, presidente del Patronato Inca Cgil, commentando, con Adnkronos/Labitalia, l’indagine demoscopica, promossa dal Patronato e realizzata dalla Fondazione Di Vittorio, sul rapporto tra italiani e pratiche digitali nella pubblica amministrazione.  Secondo Pagliaro, le difficoltà riscontrate dall'indagine nel rapporto tra italiani e procedure digitali di Istituti come Inps e Inail derivano anche dal fatto che "la digitalizzazione in questo Paese ha avuto un'evoluzione molto spezzettata". "Le singole pubbliche amministrazioni hanno agito probabilmente senza una visione di insieme.Poi noi dalla nostra prospettiva osserviamo tantissimi limiti in alcune scelte compiute.

Spesso la digitalizzazione in linea generale viene effettuata dalla pubblica amministrazione trasformando in digitale un modello cartaceo", sottolinea con rammarico Pagliaro.  Secondo Pagliaro, "quella probabilmente non è digitalizzazione e quindi noi riteniamo che ci debba essere un confronto.Anche in vista dell'utilizzo sempre più spinto dell'intelligenza artificiale che impatta su una sfera di privacy e riservatezza delle persone".  E Pagliaro chiarisce che la posizione del Patronato è tutt'altro che conservatrice: "Lo diciamo perché comunque siamo consapevoli che questo è un processo probabilmente molto virtuoso che può aumentare la qualità della vita e la qualità dei servizi.

Però ci deve essere la possibilità di fruire poi di questi servizi sino in fondo".  "Lo diciamo -prosegue Pagliaro- in un Paese dove c'è una Costituzione, dove le tutele e i diritti sono prevalentemente diritti e tutele universali, dove si parla di pari opportunità e la sensazione che noi avvertiamo è che spesso tutti diritti sono appesi ad un flag".  "E quindi serve anche la necessità di confrontarsi per progettare sistemi che prevedono la possibilità di intervenire qualora si commetta un errore.E non lo dico solo pensando alla sfera dei patronati ma anche pensando a quella dei cittadini, deve essere un'opzione che probabilmente ad oggi non è contemplata" "Il sistema dei Patronati ha evidentemente bisogno di una riforma.

La legge 152, che regolamenta il nostro settore, mostra tutti i suoi anni perché immaginata e nata in un momento in cui l'era digitale era agli inizi.E oggi necessariamente dovrà essere adeguata a quelle che sono le nuove dinamiche e i processi di transizione digitali".  Per Pagliaro, "anche con la digitalizzazione noi pensiamo che il rapporto diretto, il rapporto consulenziale è centrale".

Secondo il presidente dell'Inca Cgil, "la necessità di una riforma che semplifichi le modalità di funzionamento del sistema dei patronati dovrebbe diventare una priorità che si muove di pari passo con la digitalizzazione del Paese", conclude.  —lavorowebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Indagine Inca Cgil-Fdv: “Italiani in difficoltà, 92% non in grado di svolgere pratiche online”

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(Adnkronos) – Un quadro sconfortante.E' quello che traccia un’indagine demoscopica, promossa da Inca Cgil e realizzata dalla Fondazione Di Vittorio, che Adnkronos/Labitalia ha potuto visionare in anteprima, sul rapporto tra italiani e procedure digitali nella pubblica amministrazione.

Secondo la ricerca, su un campione di 6.000 persone intervistate, sufficientemente rappresentativo della popolazione residente in Italia, in tema di welfare state, gli italiani fanno molta fatica ad accedere e a farsi riconoscere le diverse misure (indennità, pensioni, sussidi, ecc.) ricorrendo ad una procedura online.Infatti, la quasi totalità (92%) degli intervistati ha dichiarato di “non essere in grado di svolgere pratiche digitali con la pubblica amministrazione”.

Solo l’8% è certo di farcela, di cui il 53% uomini e il 47% donne.  Entrando maggiormente nel dettaglio e disaggregando i dati per fascia di età, quello che colpisce è la percentuale di persone con una età tra i 35 e i 55 anni, quelli che per età ed esperienze hanno più occasioni di interloquire con la PA, che dichiarano apertamente la propria incapacità (60% del campione).Un risultato che si riflette su quanti hanno avuto un qualche rapporto con una qualsiasi amministrazione: solo il 56%, di cui il 41% uomini e 59% donne e su quanti non c’hanno neppure mai provato: il 53% uomini e il 47% donne.

Tra quanti hanno avviato una pratica digitale (56% del campione), solo il 26% dichiara di essere riuscito facilmente ad “ottenere quello che voleva”, mentre: il 48% è riuscito ad ottenere le risposte con grandi difficoltà; il 12% solo dopo avere chiesto aiuto ad un parente; l’8% solo dopo avere chiesto aiuto ad un patronato; il 6% non è riuscito.  Questo quadro generale, che segnala un ritardo nell’apprendimento delle procedure online, non migliora, sottolinea l'indagine Inca-Fdv, quando le domande si fanno più specifiche sui rapporti con Inps e Inail.Se il 47% del campione complessivo dichiara di aver avuto rapporti con l’Inps (57% uomini e 43% donne), soltanto il 16% dichiara di essere riuscito facilmente ad ottenere quello che voleva, mentre il 41% sì, ma con grande difficoltà, il 18% ha dovuto chiedere aiuto ad un familiare e l’8% si è dovuto rivolgere ad un patronato.

Il 17% comunque dichiara di non esserci riuscito.Colpisce il 65% di coloro, con un’età tra i 35 e il 55 anni, che dichiara di non esserci riuscito, ma anche il 59% di coloro che si sono rivolti ad un patronato.  Per quanto riguarda l’Inail, la percentuale del campione che dichiara di aver avuto un qualche rapporto con l’Istituto scende al 21% (47% uomini e 53% donne), ma soltanto l’11% è riuscito ad ottenere quello che voleva; il 38%, si, ma con grande difficoltà; il 12% solo dopo avere chiesto aiuto ad un parente; il 24% solo dopo avere chiesto aiuto ad un patronato; il 15% afferma di non esserci riuscito.

Fin qui le domande poste erano finalizzate a comprendere il livello di conoscenza della macchina digitale della Pubblica amministrazione genericamente intesa, per ottenere una qualsiasi informazione, anche solo di tipo formale.  Ma quando al campione vengono sottoposte domande più incalzanti sulle richieste online per il riconoscimento di qualunque prestazione previdenziale e socioassistenziale, il quadro diventa ancor più complicato.Con l’Inps, per esempio, il 32% del campione complessivo non ha mai fatto una pratica attraverso un cellulare o un pc; mentre il 41% lo ha fatto utilizzando un pc e soltanto l’8% con un cellulare, nonostante tutti gli intervistati fossero dotati di smartphone, considerando che il questionario è stato somministrato telematicamente.

Colpisce in questo caso il 77% degli intervistati, compresi nella fascia di età tra i 35 e 55 anni, che risponde “non so”. Tra quelli che hanno usufruito dei servizi online di Inps: solo il 4% ha ottenuto facilmente quello che voleva; il 56% ha ottenuto quanto desiderato con grande difficoltà; il 4% solo dopo avere chiesto aiuto ad un familiare; il 28% solo dopo avere chiesto aiuto ad un patronato; l’8% non ci è riuscito.Con l’Inail, il quadro non cambia: il 58% del campione complessivo dichiara di non aver mai fatto una pratica online all’Inail attraverso un cellulare o un pc; mentre tra quelli che lo hanno fatto (38% del campione complessivo): solo il 5% ha ottenuto facilmente quello che voleva; il 26% ha ottenuto quanto desiderato con grande difficoltà; il 16% solo dopo avere chiesto aiuto ad un familiare; il 38% solo dopo avere chiesto aiuto ad un patronato; il 15% non è riuscito. —lavorowebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Ucraina, Rutte a sorpresa a Kiev: “Più vicina che mai alla Nato”

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(Adnkronos) – Il nuovo segretario generale della Nato Mark Rutte si è recato in visita a sorpresa a Kiev pochi giorni dopo aver assunto l'incarico.Nella capitale ucraina, l'ex primo ministro olandese ha avuto colloqui con il presidente Volodymyr Zelensky.  Secondo Rutte, sostenere l'Ucraina è un investimento nella sicurezza europea e i costi per aiutare Kiev sono inferiori rispetto ai possibili costi che andrebbero sostenuti in caso di vittoria russa. ''L'Ucraina è oggi più vicina che mai alla Nato'', ha dichiarato il nuovo segretario generale dell'Alleanza Atlantica.

Il percorso dell'Ucraina verso l'adesione alla Nato è "irreversibile", ha aggiunto Rutte, affermando che la Russia "non ha diritto di voto, né di veto su questa questione". 
Zelensky ha illustrato a Rutte ''il piano per la vittoria'' dell'Ucraina sulla Russia, ha detto il presidente ucraino nel corso della conferenza stampa congiunta, aggiungendo di aver discusso con l'ex premier olandese anche della ''situazione sul campo di battaglia''. ''La prima visita di Mark Rutte come segretario generale della Nato è in Ucraina e questo è davvero significativo'', ha scritto Zelensky su 'X'. ''Delinea immediatamente e chiaramente le priorità, evidenziando dove i valori condivisi dell'intera regione euro-atlantica vengono difesi in questo momento'', ha aggiunto.La visita di Rutte a Kiev, ha proseguito Zelensky, ''sottolinea inoltre che noi in Ucraina possiamo contare sulla continua leadership personale di Mark'' Rutte. ''Il nostro obiettivo principale, ovviamente, rimane la piena adesione dell'Ucraina all'Alleanza'', ha sottolineato Zelensky spiegando di aver discusso con Rutte anche ''delle esigenze attuali delle nostre truppe, nonché delle esigenze di difesa aerea dell'Ucraina e di un'ulteriore cooperazione con i nostri vicini''.

Infine, ha concluso, ''con l'avvicinarsi dell'inverno è fondamentale attuare tutti gli accordi sulla difesa aerea, in particolare quelli discussi al vertice Nato di Washington''. 
Mosca accusa Kiev per una raffica di droni che, afferma, sono stati abbattuti nelle ultime ore in territorio russo.La difesa aerea ha "intercettato e distrutto 113 droni ucraini", comunica il ministero della Difesa di Mosca, secondo quanto riporta l'agenzia russa Tass.

La maggior parte dei droni sono stati abbattuti sulla regione di Belgorod, rendono noto da Mosca, precisando che altri Uav sono stati distrutti sulle regioni di Voronezh, Kursk e Bryansk. 
Kiev da parte sua afferma di aver abbattuto 78 droni kamikaze lanciati dalla Russia nella notte contro diverse regioni ucraine.Nella notte, stando alle notizie ufficiali riportate dai media ucraini, "sono stati rilevati 105 droni Shahed" e 78 sono stati abbattuti dalla difesa aerea ucraina sulle regioni di Kiev, Cherkasy, Vinnycja, Khmelnytskyi, Kirovohrad, Zhytomyr, Poltava, Chernihiv, Kherson, Odessa, Kharkiv, Sumy, Dnipropetrovsk, Rivne e Ivano-Frankivsk.

Secondo le informazioni diffuse dagli ucraini, "un drone è andato in direzione della Bielorussia" e altri "sono scomparsi dai radar". Il governatore dell'Oblast di Kharkiv, Oleh Syniehubov, ha riferito che la Russia ha attaccato Kharkiv la scorsa notte con una bomba guidata Kab, che ha colpito un edificio residenziale e ferito almeno 12 persone, tra cui un bambino.Tutti i residenti dell'edificio sono stati evacuati e i soccorritori stanno lavorando sul luogo dell'attacco.

Potrebbero esserci persone sepolte sotto le macerie, ha aggiunto Syniehubov. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Nestlé, nel 2023 oltre 3,5 milioni di euro per progetti di rilevanza sociale

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(Adnkronos) – Destinati nel 2023 più di 3,5 milioni di euro in favore di progetti a rilevanza sociale; oltre 140mila bambini e ragazzi coinvolti in progetti di educazione nutrizionale, di sensibilizzazione sull’uso dell’acqua e per il rispetto degli animali domestici; donate più di 2mila tonnellate di prodotti alimentari e di prima necessità (+10% vs 2022), pari a 41.610 carrelli della spesa, e 2,2 milioni di euro (+65% vs 2022) a organizzazioni ed enti benefici.Un impatto sociale positivo e misurabile che emerge dal report 'Il nido che condividiamo', il primo Studio di Impatto Sociale, relativo al 2023, presentato da Nestlé e realizzato in collaborazione con Luiss Business School e Scs Consulting. Sono diversi gli ambiti di impegno sociale e in materia di welfare aziendale analizzati dallo studio, sintetizzati in cinque macro-aree: benessere delle persone del Gruppo Nestlé in Italia e delle loro famiglie, supporto alle comunità locali, educazione alimentare, salute e benessere nutrizionale, sicurezza sul lavoro.

Per ottenere questo importante risultato, il Gruppo Nestlé in Italia ha destinato, solo nel 2023, oltre 3,5 milioni di euro in favore di misure e progetti a impatto sociale.  Guardando alla genitorialità, il 91% dei padri o secondi caregiver che lavorano nel Gruppo Nestlé ha deciso di usufruire della Nestlé Baby Leave, il congedo di tre mesi retribuito al 100% introdotto dall’azienda nel 2022.Una percentuale decisamente molto più alta del dato nazionale che ha visto fermarsi al 64% i papà che hanno usufruito del permesso di 10 giorni previsto dalla legge alla nascita di un figlio.

In aggiunta alla Nestlé Baby Leave, nel 2023 l’azienda ha contribuito al pagamento di 27 rette di asilo nido per i figli dei suoi collaboratori, per un ammontare di quasi 75mila euro, oltre a più di 58.500 euro di prodotti alimentari per la prima infanzia forniti gratuitamente ai neogenitori. Significativo anche l’impulso che Nestlé fornisce all’educazione delle giovani generazioni: sono infatti oltre 140mila i bambini e i ragazzi coinvolti in iniziative promosse dall’azienda su tematiche quali corretta nutrizione, sensibilizzazione sull’uso dell’acqua, cura e rispetto degli animali domestici.Il Gruppo Nestlé si impegna anche ad aiutare associazioni ed enti benefici, come Banco Alimentare, attraverso donazioni di prodotti alimentari.

Solo nel 2023 queste ultime hanno superato le 2mila tonnellate (+10% rispetto al 2022), pari a 41.610 carrelli della spesa, e si aggiungono alle donazioni di natura monetaria, per un totale (sempre lo scorso anno) di 2,2 milioni di euro (+65% rispetto al 2022).  “Siamo orgogliosi di condividere il nostro primo Report di Impatto Sociale, che certifica l’impegno e la responsabilità nei confronti delle nostre persone e delle comunità in cui operiamo, le quali rappresentano i capisaldi del nostro modello di business – ha dichiarato Marco Travaglia, presidente e amministratore delegato del Gruppo Nestlé in Italia – Sono diverse le misure e i progetti che abbiamo promosso per generare un impatto positivo e duraturo, con il desiderio di creare un futuro migliore per tutti.Gli importanti risultati conseguiti ci spingono a lavorare con ancora più entusiasmo e dedizione, nella convinzione che la nostra crescita come azienda e come individui sia strettamente legata al valore sociale che riusciamo a generare ogni giorno con il nostro lavoro”.  “In un periodo storico in cui la responsabilità sociale è sempre più centrale nel percorso intrapreso da ogni impresa verso il perseguimento del cosiddetto Successo Sostenibile, siamo stati felici di collaborare con il Gruppo Nestlé in Italia che ambisce a generare cambiamenti sociali positivi – ha dichiarato Cristiano Busco, professore ordinario, Luiss Business School – Il Report di Impatto Sociale 2023 del Gruppo Nestlé in Italia si propone infatti di condividere, a valle di un rigoroso processo di identificazione e misurazione, gli impatti più significativi generati dal Gruppo.

Le iniziative sociali realizzate hanno impattato positivamente ambiti di impegno quali, tra gli altri, il benessere delle loro persone e famiglie, il supporto alle comunità locali, l’educazione alimentare.Tali ambiti di impegno sono oggi tra gli ingredienti più preziosi della ‘ricetta’ d’impatto sociale proposta dall’azienda, una ricetta che, grazie al primo Report di Impatto Sociale, il Gruppo Nestlé in Italia ha deciso di raccontare”.  Il valore sociale generato dalle attività di Nestlé è anche legato all’impegno e alla generosità delle sue persone che, grazie al pieno sostegno dell’azienda, possono dedicare il proprio tempo a chi ne ha più bisogno.

Il volontariato aziendale retribuito rappresenta infatti un importante cardine della responsabilità sociale del Gruppo.Nel 2023 sono stati 90 i dipendenti a svolgere attività di volontariato con un permesso aziendale retribuito e l’azienda punta ad arrivare a 450 persone entro il 2026. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Alzheimer, possibile svolta da nuova molecola: sferra doppio attacco a proteina Tau

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(Adnkronos) – "Una svolta significativa" nella ricerca di nuovi farmaci anti-Alzheimer.Viene descritta così – sulla rivista 'Alzheimer's & Dementia' – una molecola che per la prima volta riesce a sferrare un doppio attacco alla proteina Tau, una di quella che si accumula nel cervello dei malati, colpendola nei 2 punti chiave per la formazione dei grovigli che soffocano i neuroni.

Il composto, un inibitore peptidico sviluppato grazie alla biologia computazionale e battezzato Ri-Ag03, per adesso è stato testato con successo in laboratorio e sui moscerini della frutta.I suoi 'papà' lo studieranno ora nei roditori, con la speranza di passare successivamente alla sperimentazione clinica sull'uomo.  La ricerca è coordinata dal Regno Unito.

Finanziata da Alzheimer's Society Uk, è guidata dalla Lancaster University in collaborazione con l'università di Southampton e la Nottingham Trent University, mentre fuori Gb hanno partecipato al lavoro il Tokyo Metropolitan Institute of Medical Science in Giappone e lo University of Texas Southwestern Medical Centre negli Usa. "Il nostro studio rappresenta un passo importante verso la creazione di trattamenti in grado di prevenire la progressione di malattie come l'Alzheimer", afferma l'autore principale Anthony Aggidis, ex ricercatore associato post-doc alla Lancaster University e visiting researcher all'ateneo di Southampton. "Colpendo entrambe le aree chiave della proteina Tau – sottolinea – questo approccio unico potrebbe aiutare ad affrontare il crescente impatto della demenza nella società, fornendo una nuova opzione tanto necessaria per il trattamento di queste malattie devastanti".E' "una svolta significativa", dicono gli scienziati. "Una 'prima volta' promettente". Le proteine ​​Tau hanno un ruolo cruciale nel mantenere la struttura e la funzione dei neuroni, ma nella malattia di Alzheimer ​​non funzionano bene e si aggregano: formano lunghe fibrille contorte che poi diventano grovigli neurofibrillari, masse che alla lunga uccidono le cellule cerebrali compromettendo la memoria e il pensiero, alterando il comportamento, fino al declino cognitivo. "Nella proteina Tau ci sono 2 regioni che fanno da 'cerniera' consentendole di aggregarsi", spiega Amritpal Mudher, professore di neuroscienze a Southampton.

Mentre i trattamenti messi a punto finora prendono di mira uno o l'altro di questi 2 'punti caldi', Ri-Ag03 li attacca e li blocca entrambi. "Per la prima volta abbiamo un farmaco che inibisce entrambe le regioni" e "questo doppio targeting – prospetta Mudher – apre potenzialmente la strada a terapie più efficaci".Ma anche più tollerate, aggiunge Aggidis: se "gli attuali inibitori dell'aggregazione hanno tanti effetti collaterali perché possono interferire con le funzioni di molte altre proteine, Ri-Ag03 è specificamente progettato contro la proteina Tau", è più mirato e dunque sulla carta più sicuro. Per valutare Ri-Ag03 in un organismo vivente è stato scelto il moscerino della frutta, molto usato in medicina perché condivide con l'uomo il 60% del Dna.

I ricercatori dell'università di Southampton hanno somministrato il farmaco a moscerini con Tau patogena, modelli di Alzheimer prodotti da Shreyasi Chatterjee, docente della Nottingham Trent University.Risultato: Ri-Ag03 ha soppresso la neurodegenerazione e allungato la vita dei moscerini della frutta malati di Alzheimer di circa 2 settimane, non poco considerando l'aspettativa di vita di un insetto.

Analizzando quello che succedeva nel cervello dei moscerini trattati con la nuova molecola, gli scienziati hanno visto che negli insetti nutriti con il farmaco le fibrille patogene di Tau diminuivano significativamente.E "più alta era la dose somministrata, maggiore era il miglioramento nella durata di vista dei moscerini", rimarca Mudher. Per assicurarsi che l'osservazione non valesse solo per i moscerini della frutta, i ricercatori dello University of Texas Southwestern Medical Centre hanno testato Ri-Ag03 in una cellula biosensore, un tipo di linea cellulare umana vivente progettata per rilevare la formazione di fibrille Tau patogene.

Anche in questo caso, hanno visto che il farmaco penetrava nelle cellule e riduceva l'aggregazione di ​​Tau. "La demenza è il primo killer nel Regno Unito e comporta costi e pressioni enormi per il nostro sistema sanitario, motivo per cui ci impegniamo a finanziare studi leader nel mondo come questo", dichiara Richard Oakley, direttore associato Ricerca e innovazione di Alzheimer's Society Uk. "Questa ricerca – commenta – sta compiendo passi promettenti verso una nuova terapia unica nel suo genere", un farmaco che "ha il potenziale per essere più mirato di altri attualmente allo studio" e che "speriamo abbia meno effetti tossici.E' importante evidenziare che la sperimentazione è nelle sue fasi iniziali – puntualizza Oakley – quindi non sappiamo ancora se funzionerà o sarà sicuro per gli esseri umani, ma lo sviluppo è entusiasmante e non vediamo l'ora di vedere dove ci porterà".

Il rappresentante della charity britannica è convinto che "la ricerca sconfiggerà la demenza, ma dobbiamo accelerare" il raggiungimento di questo traguardo "con più finanziamenti, più partnership e più persone che partecipano agli studi". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Professioni, Vaudano (Cni): “L’importanza degli ingegneri deriva da diritti Costituzione”

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(Adnkronos) – "Il nostro compito, come Consiglio nazionale, è quello di far capire bene qual è l'importanza della nostra professione.L'importanza deriva dai diritti fondamentali che la Costituzione italiana pone tra i diritti del cittadino: alla salute, alla difesa, alla sicurezza".

A dirlo, all'Adnkronos/Labitalia, Remo Giulio Vaudano, vicepresidente vicario del Consiglio nazionale ingegneri, a margine della seconda giornata del 68° Congresso nazionale degli ingegneri d'Italia, in corso a Siena. "Noi – ricorda – siamo deputati alla sicurezza dei nostri concittadini, sicurezza intesa nel poter utilizzare strutture, edifici, macchinari che siano funzionali a quello per cui sono destinati e che siano ovviamente sicuri, quindi che non creino problemi all'incolumità delle persone a tutti i livelli".  "In questo Congresso – sottolinea – abbiamo fatto un piccolo esperimento, quello di aprirci un pochino di più all'esterno.Il rischio di queste manifestazioni è sempre quello dell'autoreferenzialità, cioè di essere un po' chiusi e di parlarci addosso.

Invece abbiamo organizzato diversi eventi fuori della sede congressuale, abbiamo provato a dialogare anche con il cittadino che passava.Perché è importante far capire quanto sia importante il collegamento tra la cittadinanza e noi, che siamo al servizio della cittadinanza.

Speriamo che questa iniziativa abbia talmente successo da poterla replicare anche negli anni successivi".  —lavorowebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Professioni, Gaudini (Siena): “Nuove branche dell’ingegneria focus al Congresso nazionale”

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(Adnkronos) – "Per la prima volta abbiamo affrontato i temi dell'ingegneria non tradizionale e questo in virtù del fatto che la categoria è pienamente cosciente dei cambiamenti e delle svolte che sono in atto, sia da un punto di vista tecnologico sia da un punto di vista della società".A dirlo all'Adnkronos/Labitalia Francesco Gaudini, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Siena, a margine del 68esimo Congresso nazionale degli Ingegneri d’Italia, dal titolo 'Svolte-ingegneria per governare il cambiamento, in corso a Siena.  "Come sappiamo – spiega – l'ingegnere non è solo quello civile, ma si occupa degli edifici.

Le nuove ingegnerie si occupano di moltissimi altri settori, c'è poi l'ingegneria emergente che è quella informatica, quella che si occupa di intelligenza artificiale e di tecnologia artificiale".  "Siamo riusciti a concentrare il focus del Congresso – sottolinea Gaudini -su questi temi attuali e a coinvolgere iscritti e non; questo è l'esperimento di congresso diffuso, quindi aperto anche alla cittadinanza.Siamo infatti riusciti a coinvolgere la collettività su temi di estrema attualità che riguardano l'ingegneria e la società civile".  —lavorowebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Iran abbandonato anche da alleati Cina e Russia, Brics non pervenuti

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(Adnkronos) – Il conflitto tra Israele e Iran rientra nella più ampia contrapposizione tra democrazie liberali e autocrazie, che negli ultimi dieci anni ha in parte ricalcato dinamiche e schieramenti della Guerra fredda.Per questo la domanda in questi giorni è: dove sono Russia e Cina?

Come mai sia Xi Jinping (sempre molto cauto) che Putin (decisamente più ciarliero) tacciono davanti alla morte di Nasrallah e alla evidente difficoltà del loro alleato?L’Iran ha strettissimi rapporti con Mosca, cui fornisce droni e anche missili balistici da usare nella sua guerra contro l’Ucraina, ed è membro della Sco, la Shanghai cooperation organization, una specie di ‘anti-Nato’ istituita nel 2001 e guidata dalla Cina.

Che è il primo partner commerciale di Teheran e compra l’89% del petrolio iraniano (dati febbraio 2024, Atlantic Council).  Nonostante questo, e nonostante la propaganda anti-occidentale che descrive il fronte delle autocrazie come una corazzata unita e invincibile, i due principali alleati non fanno nulla in favore degli ayatollah.La verità è che non potrebbero, anche volendo: la Cina, dopo aver organizzato la plateale e parecchio gonfiata 'distensione' con l’Arabia Saudita, non ha fatto passi avanti nella sua influenza mediorientale.

Né a livello politico né tantomeno militare: se nell’Indo-Pacifico mostra i muscoli, in altri quadranti si muove coi piedi di piombo.Una crisi più profonda nella regione, e il danneggiamento di pozzi e strutture petrolifere (anche dell’Arabia Saudita, che nel 2019 fu colpita da asset iraniani, ed è il secondo fornitore di Pechino), sarebbe un disastro per l’economia cinese, già in grande difficoltà e dipendente da sempre maggiori quantità di greggio.  La Russia non ha forniture militari da elargire, visto che il percorso è inverso: è Teheran a sostenere lo sforzo bellico putiniano, insieme alla Corea del Nord.

Certo, il ministro degli Esteri Lavrov visita spesso il Paese, ma il fatto che non sia arrivato nessun segnale in loro favore in questi giorni è molto preoccupante per il regime.E gli altri Brics, il blocco di cui l’Iran è entrato a far parte dal 1 gennaio 2024?

Zero.Anzi, da alcuni c’è aperta ostilità.  Solo due settimane fa, l’ayatollah Khamenei ha attaccato i ‘nemici dell’Islam’ che maltrattano le minoranze musulmane, e tra questi ha incluso l’India. La risposta è stata dura: “Inaccettabile, guardi in casa sua come vengono trattate le minoranze”.

Il Brasile non entra proprio nella partita, mentre l’Indonesia, che da anni valuta di unirsi al club dei Brics, ospita la più grande popolazione sunnita al mondo e come gli altri paesi a maggioranza sunnita ha trovato gravissimo che l’attacco iraniano abbia messo nel mirino anche l’area di Gerusalemme, sacra per i sunniti ma poco rilevante per gli sciiti.A parte il Fattah-1, che ha una testata dotata di un motore indipendente e che si può manovrare da remoto, gli altri missili balistici lanciati dall’Iran hanno un raggio di impatto piuttosto ampio; dunque, se qualcuno fosse sfuggito al sistema di intercettazione israeliano, sarebbe potuto cadere su aree a maggioranza musulmana o di valore storico-religioso.

Insomma, se la guerra prendesse una piega ancora più grave, non ci sarebbe nessuno capace di (o disposto a) correre in soccorso di Teheran.  Dall’altra parte, Israele che in questi mesi non è certo il più amato dalla comunità internazionale, ha incassato la condanna delle Nazioni Unite nei confronti dell’Iran (senza menzioni sulla sua condotta, una vittoria diplomatica) e può contare su un Joe Biden che questa volta si schiera a favore di una risposta misurata, ma dura.Mentre ad aprile gli Stati Uniti, dopo la pioggia di razzi, missili e droni, e il successivo ‘strike’ israeliano su obiettivi mirati iraniani, hanno consigliato a Netanyahu di 'prendersi la vittoria’ senza fare ulteriori mosse, in queste ore stanno decidendo insieme a lui quale sarà la risposta nei confronti di Teheran.  Si parla di colpire siti militari, infrastrutture energetiche, forse l’area dei siti nucleari Isfahan, Natanz e Fordow.

Che però si trovano a una profondità tale da essere al riparo dalle bombe ‘bunker buster’ che hanno una testata da circa 1.000 kg e che Israele ha usato per uccidere Nasrallah in Libano.Gli unici ad avere armi in grado di danneggiare le centrali costruite sotto la roccia sono gli Stati Uniti, con i bombardieri B-1 armati di Massive Ordnance Penetrator (Mop), bombe con testate da 2.500-3.000 kg.

Ma non ci sono indicazioni che a Washington, soprattutto alla vigilia di un’elezione cruciale, siano pronti a una scelta simile. (di Giorgio Rutelli) —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Professioni, Perrini: “Dalla sicurezza all’IA e all’economia ecco le competenze degli ingegneri”

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(Adnkronos) – "Prima gli ingegneri erano conosciuti perché erano i protagonisti della realizzazione di edifici, ponti, condotte.Erano i professionisti che si occupavano di tutto quello che serviva per lo sviluppo civile.

Ora invece l'ingegnere è una figura che si occupa della società a 360 gradi, dalla bioingegneria all'intelligenza artificiale, all'economia perché ci sono anche interventi in cui la tecnica ovviamente deve essere compresa negli investimenti, c'è l'ingegneria gestionale per esempio, quindi noi siamo ormai in grado di occuparci di tutte quelle questioni che riguardano la sicurezza dei cittadini".A dirlo, in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia, il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Angelo Domenico Perrini, a margine del 68° Congresso nazionale degli ingegneri d’Italia, in corso a Siena. "Proprio per questo – ribadisce – stiamo facendo una battaglia per l'iscrizione obbligatoria dell'albo, perché è giusto che tutti gli ingegneri che svolgono un'attività professionale siano controllati dal proprio ordine e siano capaci di svolgere l'attività con scienza e coscienza; è questo che si aspetta dalla società da noi".   —lavorowebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Juve, per Bremer lesione legamento crociato e stagione finita

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(Adnkronos) – Stagione finita per Bremer.Il difensore brasiliano della Juventus ha riportato una lesione al legamento crociato del ginocchio sinistro nel match di Champions League vinto ieri dai bianconeri per 3-2 a Lipsia.

Il difensore sarà operato nei prossimi giorni come rende noto il club.La Juve nei prossimi impegni farà a meno anche di Nico Gonzalez, out per un problema muscolare.   —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Dengue, salgono i casi in Italia: la situazione a Fano

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(Adnkronos) – Salgono a 572 i casi confermati di Dengue in Italia dall'1 gennaio all'1 ottobre 2024, rispetto ai 500 di una settimana fa.Sempre zero i decessi.

Del totale contagi segnalati al sistema di sorveglianza nazionale, 442 sono importati (associati a viaggi all'estero) e 130 sono casi autoctoni (erano 64 la settimana scorsa).Di questi, 102 si concentrano nelle Marche dove è in corso un focolaio nell'area di Fano.

E' quanto riporta l'ultimo bollettino dell'Istituto superiore di sanità.  "Al primo ottobre – si legge nell'ultimo aggiornamento, relativamente ai casi autoctoni – sono stati identificati diversi eventi indipendenti di trasmissione locale del virus Dengue (Denv) in Italia.Il focolaio di dimensioni maggiori, con 102 casi confermati di infezione da Denv di tipo 2 e tutti sintomatici, è localizzato in un comune nella regione Marche.

Casi sporadici e focolai più limitati di infezione autoctona da Denv di tipo 1, 2 e 3 sono stati segnalati in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Abruzzo e Toscana". Dei 130 casi autoctoni, oltre ai 102 delle Marche si contano ad oggi 19 contagi in Emilia Romagna, 6 in Lombardia, 1 in Veneto, 1 in Toscana e 1 in Abruzzo sul quale sono ancora in corso indagini in merito all'esatta attribuzione geografica. "Le indagini epidemiologiche in corso, al 1 ottobre 2024 – precisa l'Iss – non hanno mostrato evidenze di collegamenti epidemiologici/microbiologici tra loro o con i casi segnalati dalla Regione Marche".  "Ad oggi a Fano si registrano 105 casi confermati di Dengue e 14 casi probabili.I casi sono tutti autoctoni", riferisce la Regione Marche, dopo un incontro di aggiornamento del Gruppo operativo regionale per le emergenze sanitarie, al quale hanno partecipato esperti di vari settori, sia regionali che dell'Azienda sanitaria territoriale (Ast) di Pesaro Urbino. Durante la riunione, che si è svolta oggi, si è fatto il punto sull'evoluzione del focolaio che "mostra un trend in diminuzione con casi sporadici negli ultimi giorni", sottolinea la Regione. "E la curva di incidenza, che si basa sulla data inizio sintomi, è al momento in fase discendente", aggiunge, ribadendo che "la situazione è monitorata con attenzione".

Inoltre, "è in corso una collaborazione con il ministero della Salute e l'Istituto superiore di sanità per valutare l'andamento del focolaio epidemico".   —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Benetton: “Ispirato dai miei figli, gli under 30 il futuro della mia Fondazione”

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(Adnkronos) – Una nuova Fondazione che nascerà nel 2025 dove, nel comitato scientifico, siederanno solo under 30 e che avrà come focus sport e formazione.Lo annuncia in un'intervista a 'Grazia' Alessandro Benetton, Presidente di Edizione, spiegando che la Fondazione "nasce dal desiderio di dare ai giovani certezze, anche economiche.

Non più solo isolati, filantropici, atti generosi, ma azioni strutturali su inclusione sociale, sostenibilità, terzo settore".A ispirare il suo sguardo sempre rivolto al futuro e l’idea della Fondazione sono i tre figli, Agnese, Tobias e Luce: «La mia priorità è che siano felici.

Cerco di lasciare sempre spazio al dialogo alla pari, senza però che questo confonda il mio ruolo».  Benetton spiega che con la Fondazione "si parte nel 2025 con progetti da finanziare, all’inizio in Italia ma poi anche all’estero, nel campo dello sport e della formazione coinvolgendo aziende di Edizione, da Mundys ad Aeroporti di Roma.L’obiettivo è avere più scuole ristrutturate e digitali, promuovere il merito attraverso la collaborazione tra università italiane e straniere, permettendo a ragazzi capaci ma senza risorse di studiare; avviare progetti culturali per concorsi tra giovani artisti, che esibiranno le loro opere nei nostri aeroporti» spiega l’imprenditore, ricordando che già oggi l’aeroporto di Fiumicino ospita l’acceleratore di start up Innovation Hub dove “i ragazzi che ci lavorano hanno ideato nuovi sistemi di telecamere, app per snellire le code, servizi relativi ai bagagli.

Hanno dimostrato che si possono intercettare aree di miglioramento anche nelle realtà più solide».  Quanto al rapporto con i figli Alessandro Benetton osserva come "stando con loro da solo, oltre a rendermi conto della fatica che fanno le donne che lavorano fuori e dentro casa, ho capito quanto i ragazzi siano felici di condividere tempo di qualità.Durante il lockdown abbiamo cucinato, giocato, fatto sport, parlato dei loro problemi e perfino di crisi sentimentali.

Questo mi ha cambiato profondamente.Mi ha reso più paziente".

Secondo l’imprenditore, quando si è l’unica figura genitoriale a casa, «il più efficace sistema di educazione è l’esempio, quello che si trasmette vivendo davanti a loro, lavorando senza trasgredire a certe regole morali.Ho consigliato loro di scegliere sempre il futuro, mantenendo una buona memoria del passato.

Per scoprire il proprio talento, per migliorarsi come persone, bisogna uscire dalla comfort zone perché i privilegi vanno riconquistati ogni volta.Prendersi delle responsabilità, anche di fallire, è un atteggiamento maturo, e sono felice che anche i miei figli vivano con questo modello le loro occasioni» conclude Benetton che, rispetto all’equilibrio dei ragazzi tra USA e Treviso, afferma: «Treviso è una piccola città, un ottimo posto da cui partire e in cui tornare.

Dove sei nato, lì hai l’anima". —lavorowebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Addio a Gherardo Guidi, signore della notte con la ‘Capannina’: aveva 84 anni

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(Adnkronos) – L'imprenditore Gherardo Guidi, patron della Capannina di Forte dei Marmi (Lucca), autentico 'signore della notte', amico delle più grandi star dello spettacolo, è morto per un malore improvviso all'età di 84 anni all'alba di questa mattina nella sua casa nella celebre località balneare.La notizia della scomparsa è stata confermata all'Adnkronos da amici della famiglia.  Dal 1929 la Capannina è il locale cult per antonomasia della Versilia e da allora è il più antico locale notturno tuttora attivo.

Dal 1977 ad oggi alla sua guida c'è stato Gherardo Guidi, Grande Ufficiale della Repubblica, la cui storia professionale inizia quando, nel 1960, Guidi si trovò in mano le chiavi di un locale notturno da gestire, la Sirenetta a Castelfranco di Sotto, in provincia di Pisa, dove era nato nel 1940.Da lì sono arrivati nuovi locali, sfide, città e pubblico da conquistare: i Tigli e il Regine a Firenze, lo Sporting club a Bologna, il Carillon, ma solo in affitto, a Viareggio e infine la Capannina.  Sotto la direzione di Guidi, storico locale di Forte dei Marmi, ha visto passare centinaia di personaggi famosi: da Peppino di Capri a Gino Paoli, da Grace Jones e Gloria Gaynor, da Mina a Gianni Morandi, passando per Edoardo Vianello, Patty Pravo, Little Tony, Don Backy, fino a Jerry Calà e al cast del film cult 'Sapore di mare' di Carlo Vanzina.

Molti i vip ospiti nelle sue sale in riva al mare: Agnelli, Barilla, Marzotto, Moratti.  L'amore per la Versilia ha portato Guidi nei primi anni '80 all'acquisto della Bussola di Focette.Nei locali di Guidi sono cresciute intere generazioni.

Il patron ha fatto ballare le teste coronate, ha ricevuto i protagonisti del nostro tempo, è stato il primo gestore a coinvolgere Mike Bongiorno come presentatore nei dancing.Non solo: ha ospitato i grandi dello spettacolo, da Ray Charles a Paul Young, ha lanciato le stelle Ivana Spagna, Valeria Marini, Belen, fino ai campioni di domani. È stato lui a volere, insieme a Vittorio Cecchi Gori, gli schermi nazionali per Carlo Conti, Leonardo Pieraccioni e Giorgio Panariello.

Oltre che patron della Capannina, uno dei rari punti di riferimento internazionali per la vita notturna, Guidi ha prodotto trasmissioni televisive per la Rai e film di successo.Nel 2017 ha pubblicato la sua autobiografia dal titolo "Così ho sedotto la notte.

I segreti della Capannina" (Polistampa), curata dal giornalista Gianluca Tenti. La storia di Gherardo Guidi è la storia stessa del divertimento danzante del Bel Paese: una storia che inizia con la capacità, più unica che rara, di portare nella provincia pisana i primi mostri sacri dello spettacolo, da Mike Bongiorno a Gino Paoli.Un percorso che tocca la Versilia del 1970, al Carillon di Marina di Pietrasanta con le gemelle Kessler, che poi approda a Firenze al dancing "I Tigli" dove la provocazione porta i nomi di Renato Zero e Amanda Lear, conquista il pubblico bene del capoluogo toscano con il 'Regine' frequentato dai nobili e campioni dello sport, prima di regalare serate indimenticabili nella Bologna dei cantautori.  Ma è il 1977 l'anno della svolta: proprio nel momento in cui la famiglia Guidi rileva la Capannina, esplode la disco music.

Nel locale che storicamente ha ospitato i nomi più grandi dello spettacolo internazionale, torna Ray Charles.In un rapido crescendo Forte dei Marmi torna ad essere il faro della notte, il tutto mentre Gherardo Guidi si assicura anche un altro mito della Versilia: la Bussola di Focette.

La straordinaria capacità nella gestione dei locali notturni trova eco anche in altre iniziative imprenditoriali.  Guidi diventa infatti nei primi anni '80 consigliere della Fiorentina, produttore cinematografico e organizzatore di festival musicali per la Rai.Nei suoi locali sbocciano i nuovi talenti dello spettacolo italiano, dal cast del film 'Sapore di mare' ai giovani mattatori di 'Aria Fresca'. Una storia che si lega all'affermazione di protagonisti dello spettacolo come Jerry Calà, Carlo Conti, Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni.

Sullo sfondo i successi della bellezza italiana che porta i nomi di Luisa Corna, Valeria Marini e Belen Rodriguez.Un gioco di seduzione nel quale Guidi, come racconta nel volume autobiografico, si diletta a definire costantemente le frontiere per i giovani. (di Paolo Martini) —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Sassetti (Cni): “Gruppo di lavoro di ingegneri sulla rigenerazione urbana”

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(Adnkronos) – "Sulla rigenerazione urbana, come Consiglio nazionale degli ingegneri, abbiamo istituito un gruppo di lavoro per analizzare i testi di legge, ne sono presentati 6 al Senato e 3 alla Camera, che sono oggetto di un testo unificato che adesso va in discussione".A dirlo Irene Sassetti, consigliere e tesoriere del Consiglio nazionale ingegneri, intervenendo alla seconda giornata del 68° Congresso nazionale degli ingegneri d'Italia, in corso a Siena. "Apprezziamo la necessità – spiega – che ci sia una legge su questa tematica perché è questa la sfida vera dell'urbanistica del presente e del futuro.

Ma il punto fondamentale è che questa legge non è pensata solo per gestire le grandi città, il territorio italiano è caratterizzato da piccoli borghi con un tessuto verde; quindi la vera sfida è anche attenzionare i piccoli Comuni".   —lavorowebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Re Carlo si esibisce in una danza samoana: i passi imparati prima della visita ufficiale – Video

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(Adnkronos) –
Re Carlo si esibito in una danza samoana durante un ricevimento del Commonwealth a St James' Palace.Il sovrano ha ricevuto una lezione del ballo tradizionale prima del suo viaggio nella nazione del Pacifico, che avverrà a fine mese e durante il quale visiterà anche l'Australia.

Durante la festa, alla presenza di 300 ospiti illustri, il rugbista Freddy Tuilagi ha insegnato al re alcuni movimenti, che Carlo ha saputo imitare, alzando e muovendo le braccia sul petto, tanto che il suo improvvisato insegnante, commentandone la performance, ha dichiarato che "il re sa muoversi bene". Tuilagi, che è anche console onorario dell'Alto commissariato samoano, ha dichiarato di aver proposto a re di voler ballare per lui, perché, gli ha detto, "quando andrai a Samoa, balleranno così".Fra gli ospiti che hanno preso parte all'evento, oltre alla duchessa di Edimburgo e al duca di Kent, c'erano l'attrice Cate Blanchett, l'iconica cantante Grace Jones, l'acclamata ballerina Motshegetsi Mabuse-Voznyuk, il giocatore di rugby samoano Theodore McFarland, il soprano Isabella Moore e il musicista neozelandese Neil Finn.   —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Ambiente, ingegneri: “Piano nazionale di ristrutturazione del costruito entro il 2025”

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(Adnkronos) – "Nel 2025 l’Italia dovrebbe disporre di un Piano nazionale di ristrutturazione del costruito, ma al momento non sappiamo con esattezza dove si trovano gli edifici più energivori".A dirlo il Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, in occasione del 68° Congresso nazionale degli ingegneri d'Italia, in corso a Siena. "Rendere progressivamente meno impattante dal punto di vista energetico l’ambiente costruito – spiega – ha un costo e richiede una strategia di medio lungo periodo che, al momento, il nostro Paese sembra non volersi dare.

Il dibattito acceso che ha coinvolto l’uso dei cosiddetti Superbonus per l’edilizia e la posizione dell’attuale Governo che ha sempre considerato questa operazione come un costo netto per lo Stato senza alcun beneficio, fa comprendere come il problema sia complesso.La Direttiva europea Epbd per l’efficientamento energetico degli edifici, approvata a marzo 2024, pone tuttavia molti quesiti e problemi al momento irrisolti".  "I Paesi membri – ricorda il Centro studi – dovranno provvedere a ridurre del 16% i consumi energetici degli edifici entro il 2030, considerando come anno di inizio il 2020 e attestarsi ad una riduzione del 20-22% al 2035 intervenendo sia con nuove costruzioni ad impatto zero che, soprattutto attraverso opere di ristrutturazione di edifici esistenti, intervenendo in una prima fase sul 43% di quelli più energivori.

A partire dal 2028 gli edifici pubblici di nuova costruzione e dal 2030, tutte le altre tipologie di nuovi edifici, dovranno essere ad emissione 'zero' di combustibili fossili.Entro il 2025 ciascun Paese dovrà presentare alla Commissione europea un Piano nazionale di ristrutturazioni che individua l’esatto percorso e le metodologie di intervento finalizzate a raggiungere il taglio dei consumi energetici derivanti da fonti fossili". "Sullo sfondo restano tuttavia – osserva – molti punti essenziali da chiarire e soprattutto fondamentali questioni di metodo da definire.

La Direttiva prevede che l’intervento massiccio di ristrutturazione inizi dagli edifici più energivori, ma in realtà, non si sa con esattezza quali essi siano.Sappiamo ad esempio, attraverso la banca dati Enea sulle Attestazioni di prestazione energetica, che gli immobili residenziali nelle classi meno performati, ovvero E, F e G rappresentano il 70,1% del totale dei 12 milioni di immobili presenti in Italia.

Ragionando in termini unità abitative occupate da residenti (escludendo le case vacanza o seconde case), secondo le stime del Cni, quelli più energivori, secondo la classificazione nazionale (classi E, F e G) sarebbero 13,4 milioni.Siamo pronti ad affrontare lavori su così vasta scala, che coinvolgano in pochi anni circa 13 milioni di proprietari di immobili?".  "Per potere progettare nel modo più efficace possibile – suggerisce – senza sprechi di risorse finanziarie, un intervento così massiccio come richiesto dalla Direttiva Epbd necessita di un livello di dettaglio ben più elevato di quello di cui si dispone attualmente.

Da tempo, infatti, il Consiglio nazionale degli ingegneri ha messo in evidenza la carenza di dati di dettaglio sullo stato effettivo del patrimonio edilizio e la mancanza di diagnosi energetiche degli edifici (l’Ape non è una diagnosi energetica) che consentano sia di stabilire una scala di priorità che un insieme di interventi differenziati a seconda delle condizioni dei singoli edifici su cui si intende intervenire".  "Il secondo aspetto – continua – riguarda il reperimento e la predisposizione di un piano finanziario che consenta, attraverso l’imprescindibile compartecipazione tra risorse pubblico e private, di realizzare interventi di ristrutturazione di lungo periodo.Anche sulla scorta dell’esperienza maturata in Italia con i Superbonus, sappiamo che realizzare piani simili a totale carico dello Stato è impossibile, così come è impensabile però immaginare che quote consistenti di un intervento che rientra comunque nell’alveo delle politiche sociali e per la tutela dell’ambiente, possano essere pagate dai singoli proprietari di immobili.

Su questo aspetto il Governo non si è mai pronunciato". "D’altra parte – rimarca il Centro studi del Cni – non possiamo sottacere che le famiglie interessate a spese di ristrutturazione potrebbero essere numerose.Il Centro Studi stima che la prima parte di interventi ritenuti più urgenti, relativa, secondo le indicazioni della Direttiva, al 43% degli edifici più energivori coinvolgerebbe 11,8 milioni di alloggi utilizzati da residenti (sono quindi escluse le seconde case) e quindi altrettante famiglie.

I risvolti sociali di tale operazione non possono essere sottovalutati.Ciò che tuttavia è più preoccupante è che giunti quasi alla fine del 2024 non esiste neanche la parvenza di un Piano di ristrutturazione degli edifici così come la Direttiva Europea Epdb vorrebbe".  —lavorowebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Salute, medicina estetica: al via a Milano il 26esimo congresso internazionale

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(Adnkronos) – Si apre oggi al MiCo la 26esima edizione del congresso internazionale di medicina estetica organizzato da Agorà.Un evento annuale che resta un punto di riferimento per medici e operatori del settore.

Nel 2023 vi hanno partecipato 437 relatori in 98 sessioni, con oltre 6.500 presenti.Anche l'edizione 2024 promette novità importanti, mantenendo un alto livello scientifico e una visione internazionale.

Da segnalare le prestigiose collaborazioni con The International Association for Prevention of Complications in Aesthetic Medicine (Iapcam) e la società indiana di dermatologia Stalwarts of Dermatology Congress (Sodc). Il tema portante di questa edizione è "The Anatomy Behind Safety", focalizzato sull'importanza della conoscenza anatomica per garantire sicurezza ed efficacia dei trattamenti estetici.Verranno approfonditi i tre terzi del volto, dal superiore all'inferiore, anche con l'ausilio di dissezioni dal vivo.

Un focus specifico sarà dedicato all'utilizzo dell'ecografia nei trattamenti del viso. Nutrito il programma scientifico, 19 gold session coordinate con il supporto di Agorà su prevenzione e gestione delle complicanze, nuove tecnologie come i fili di sospensione, integrazione di laser e medicina rigenerativa.Al dialogo con le aziende del settore sarà dedicata una sessione istituzionale, con la presenza del ministero della Salute, nello specifico la Direzione generale Dispositivi medici e del Servizio farmaceutico, e Confindustria Dispositivi medici. Spazio anche all'impegno sociale della medicina estetica.

Un'attenzione particolare sarà riservata alla medicina estetica restitutiva, coinvolgendo l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), l’Associazione professionale di estetica oncologica (Apeo) e quelle dei pazienti Salute Donna e il Gruppo di lavoro di "Tricologia Oncologica" di Sitri per discutere protocolli operativi e trattamenti personalizzati.Confermata la borsa di ricerca con Fondazione Veronesi sui tumori cutanei e la collaborazione con Fondazione Onda Ets, per evidenziare che la sostenibilità non è solo una questione ecologica, ma è profondamente radicata nel concetto di benessere.  Quest’anno, il quarantennale di Agorà Amiest (Società italiana di medicina ad indirizzo estetico), non è solo un momento di celebrazione, ma un'opportunità per riflettere sulle sfide future: un impegno costante nella promozione della formazione continua, nella ricerca scientifica e nella creazione di standard di qualità. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Maltempo, in Italia a rischio alluvione oltre 9 milioni di persone e 2 milioni di edifici

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(Adnkronos) – Il maltempo porta di nuovo l'attenzione sul rischio idrogeologico nel nostro Paese. "Più di 9 milioni di persone e 2 milioni di edifici, in Italia, sono esposti ad alto rischio alluvione.Bisogna migliorare il coordinamento degli interventi di prevenzione tra Centro e periferia.

Il cambiamento climatico in atto rimette al centro dell’attenzione, sia dei tecnici che della classe politica, il problema del dissesto idrogeologico nel nostro Paese.Ad essersi aggravata non è la fragilità geomorfologica in sé, ma la virulenza con cui determinati agenti agiscono sul territorio determinando fenomeni di dissesto.

In particolare, l’accentuarsi di lunghi periodi siccità a piogge torrenziali mette profondamente sotto stress le aree del Paese a maggior rischio alluvionale e a rischio frana".A dirlo il Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, in occasione del 68° Congresso nazionale degli ingegneri d'Italia, in corso a Siena. "Sebbene molti sforzi in materia di prevenzione e mitigazione del rischio – ammette – siano stati messi in atto nel lungo periodo, di fronte a questo cambio di scenario, intervenuto con maggiore evidenza negli ultimi 5 anni, non siamo sufficientemente preparati, prova ne sono i fenomeni distruttivi che hanno colpito negli ultimi due anni l’Emilia-Romagna". Dati alla mano, il Centro studi Cni ricorda che "6,8 milioni di abitanti risiedono in aree a rischio alluvionale medio e 2,4 milioni vivono in zone alluvionali ad alto rischio, complessivamente il 15% della popolazione.

Gli edifici in zone alluvionali ad alto e medio rischio sono 2,1 milioni, il 15% del totale.Le regioni a maggior rischio alluvionale sono l’Emilia-Romagna, la Toscana, la Campania, il Veneto, la Lombardia e la Liguria.

Più di 3 milioni di famiglie (16% del totale) sono esposte a rischio alto o medio.Ma ben 12,2 milioni di persone vivono in aree dove il rischio è considerato basso, ma sempre di rischio si tratta, 1,3 milioni di abitanti sono esposti ad elevato rischio frane per corrispondenti 1,3 milioni di abitanti e oltre 565.000 edifici. "Il problema oggi – ribadisce – è sottovalutare anche le aree a medio o basso rischio.

L’Emilia-Romagna ad esempio non ricade tra le aree a maggiore rischio ma a rischio medio.Tuttavia, quanto accaduto a metà maggio 2023 mette in evidenza che anche nelle zone non sottoposte a maggiore allerta gli eventi possono ormai essere disastrosi, impensabili, forse, anche secondo i più sofisticati modelli previsionali.

L’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, rileva che negli ultimi 20 anni la spesa per interventi sia stata pari a 6,6 miliardi di euro, per un totale di 6.063 interventi ed un valore medio di poco superiore a 300 milioni di euro".  "Riteniamo – commenta – che un certo sforzo sia stato messo in campo, ma anche i fatti dimostrano come sia necessario soddisfare due condizioni: realizzare un numero maggiore di opere, intervenendo in modo più capillare (senza attendere situazioni di emergenza) e concentrare nel tempo tali opere.Si stima, dai diversi dati disponibili, che per innalzare in modo 'efficace' il livello di sicurezza contro i rischi sempre più imminenti, servirebbero ancora 8.000 opere di prevenzione per una spesa intorno a 27 miliardi di euro.

Il Consiglio nazionale degli ingegneri ritiene che il problema vada affrontato su più piani con una stretta collaborazione tra istituzioni centrali, enti locali autorità di bacino e le strutture di rappresentanza dei professionisti tecnici con competenze in materia di contrasto e mitigazione al dissesto idrogeologico.Serve in particolare una razionalizzazione nell’uso delle risorse finanziarie pubbliche ed una chiara rappresentazione degli interventi prioritari su scala nazionale.

I terminali importanti delle operazioni di intervento sui singoli territori sono gli Enti locali, che giocano un ruolo rilevante, ma che molto di frequente, come ha rilevato una indagine della Corte dei Conti, non dispongono di figure tecniche per poter realmente avviare i cantieri di messa in sicurezza".  "Resta critica – precisa il Centro studi Cni – la durata delle diverse fasi che portano alla realizzazione delle opere di mitigazione e di prevenzione.In Italia la durata media totale di realizzazione di opere di contrasto al rischio idrogeologico e di 4,8 anni, di cui mediamente 2,3 anni vengono assorbiti dalla fase di progettazione, 7 mesi vengono impiegati per l’affidamento e 1,8 anni per l’esecuzione effettiva dell’opera.

La fase esecutiva risente pertanto delle fasi precedenti, ma soprattutto i tempi di attraversamento, ovvero i tempi amministrativi e i tempi morti rappresentano il 48,6% del tempo totale per la realizzazione di un’opera in ambito idrogeologico". "Negli anni – osserva – le risorse pubbliche disponibili sono state prevalentemente devolute ad interventi emergenziali, cioè successivi ad eventi catastrofici, mentre minore spazio è stato dedicato alla prevenzione con una prospettiva di medio-lungo periodo.La Corte dei Conti sottolinea come lo stesso Piano ProteggItalia non ha individuato strumenti di pianificazione territoriali efficaci in grado di attuare una politica di prevenzione efficace e non sono mai stati individuati con chiarezza interventi prioritari distinguendoli da quelli urgenti".

Per il Centro studi Cni "il Piano ProteggItalia non ha unificato i criteri e le procedure di spesa di competenze di Ministeri e Dipartimenti diversi e non ha risolto il problema dell’unicità di interventi con sfumature e obiettivi diversi.Non sembra esservi stata negli ultimi anni una accelerazione nell’uso delle risorse finanziarie disponibili il che chiama in causa complessità procedurali a monte, gestite dalle Amministrazioni competenti per i singoli capitoli di spesa, fatta eccezione per il Dipartimento della Protezione Civile che opera in regime di emergenza".  "La Corte dei Conti – ricorda – sottolinea inoltre la ridotta capacità progettuale e di spesa delle Regioni e anche degli stessi commissari straordinari/Presidenti delle Regioni anche a causa della carenza di strutture tecniche dedicate alla programmazione e monitoraggio degli interventi in ambito idrogeologico". "Il consistente numero di strutture di indirizzo e gestionali (strutture di missione, cabine di regia, segreterie tecniche e task force) – precisa – istituite negli anni, secondo la Corte dei Conti non sembrano avere contribuito in modo determinate a realizzare un piano efficace di interventi".

Il Centro studi Cni mette poi in evidenza come "la scarsa capacità di spesa delle amministrazioni pubbliche in termini di interventi di prevenzione dal rischio idrogeologico è il frutto di progetti di scarsa valenza pratica perché basati su ipotesi di massima che poi non vengono approfondite per cambi di orientamento o per lunghezze autorizzative". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Scuola, Italia deferita a Corte Ue per contratti insegnanti precari

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(Adnkronos) – La Commissione europea deferisce l'Italia alla Corte di Giustizia dell'Ue perché non ha posto fine, come richiesto, all'uso "abusivo" di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro "discriminatorie" nella scuola.Secondo la Commissione, l’Italia "non dispone" delle norme necessarie per vietare la discriminazione relativa alle condizioni di lavoro e l’uso "abusivo" di successivi contratti a tempo determinato.  La Commissione constata che la normativa italiana che determina la retribuzione degli insegnanti a tempo determinato nelle scuole pubbliche non prevede una progressione retributiva incrementale basata sui periodi di servizio precedenti, cosa che "costituisce una discriminazione rispetto ai docenti assunti a tempo indeterminato, che hanno diritto a tale progressione retributiva". Inoltre, contrariamente al diritto comunitario, l’Italia non ha adottato misure efficaci per prevenire l’utilizzo abusivo di successivi contratti di lavoro a tempo determinato del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole statali.

Tutto questo, sottolinea l'esecutivo Ue, viola la normativa europea sul lavoro a tempo determinato.La Commissione ritiene che gli sforzi delle autorità siano stati finora insufficienti e deferisce pertanto l'Italia alla Corte di Giustizia.  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)