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Grasso, incoronato leader di «Liberi e uguali», lancia la sfida

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OMA – L’applauso più forte arriva quando Pietro Grasso recita dal palco l’articolo 3 della Costituzione, «rimuovere gli ostacoli economici e sociali per consentire il pieno sviluppo della persona umana». «Dice tutto quello per cui vale la pena lottare», arringa, e il teatro Atlantico dell’Eur si scatena e incorona il nuovo leader di «Liberi e uguali», questo il nome della lista di sinistra, embrione di un futuro partito. Lui scherza: «Vedo che la nostra Carta ha ancora molti fans…». L’unica concessione all’ironia in una mattina densa di emozioni (c’è anche una lacrima a fine discorso) per il presidente del Senato. Ad ascoltarlo alcune migliaia di persone, tante non riescono a entrare nel teatro, lui stesso si scusa. «Altri ne arriveranno, questo è un progetto aperto, più grande di come lo hanno raccontato. Ci sarà radicalità e discontinuità nei modi di fare politica. E se ne accorgeranno presto», manda a dire al Pd, da cui si è separato per «convinzione interiore», nonostante le offerte di seggi e incarichi. «Ho ricevuto tante telefonate, mi hanno proposto di aspettare un giro e fare la riserva della Repubblica, ma questi calcoli non fanno per me».

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Grasso assicura di non voler essere un «uomo solo al comando circondato da yesmen», abbraccia i leader dei tre partiti che si sciolgono nella nuova forza «Liberi e uguali», Roberto Speranza, Nicola Fratoianni e Pippo Civati. Elogia la squadra ma si mette in gioco in prima persona, «come ho sempre fatto nella mia vita». «Io ci sono», alza un po’ il tono della voce, «dobbiamo riaccendere la speranze, scuotere l’Italia dal torpore, dare una casa a chi non vota più, far rialzare lo sguardo alle tante persone rassegnate».

D’Alema, inusualmente entusiasta, saluta Bersani con un ampio gesto delle mani, come a dire «è andata benissimo». Il secondo sorride: «Dunque non le ho sbagliate tutte», sussurra a chi gli fa notare che fu lui a indicare l’attuale presidente del Senato. Il leader Massimo si concede un bagno di folla e di selfie, quasi travolto dalle sedie. «Grasso riconnette i cittadini e la politica, è una persona autentica. Con lui l’obiettivo del 10% è più vicino». Si coglie dalle prime file, dove i vecchi big si mescolano nella folla, fin giù in fondo alla sala un senso di sollievo per il leader finalmente trovato, dopo il tormentato rapporto con Pisapia. «Abbiamo tanta strada da fare», confida il presidente del Senato, consapevole che sarà una dura campagna elettorale. Sotto il peso dell’appello al voto utile dal fronte Pd: «L’unico voto utile è a noi, a chi vuole portare in Parlamento speranze e bisogni di chi non vota più», replica dal palco. «Ma niente rancori».

Sul palco sfilano ricercatori precari del Cnr, una dipendente della Melegatti in cassa integrazione, la presidente di Legambiente Rossella Muroni. Ovazione per Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, che parla di «un nuovo Olocausto nel Mediterraneo». Da Civati un appello a Laura Boldrini e una stoccata a Giuliano Pisapia: «Ma dove “campo” vai con Alfano che non vuole lo Ius soli?».

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