Il Governo gialloverde comincia a muovere i primi passi restando, rigorosamente, con un piede al governo ed uno nelle piazze per la perenne campagna elettorale. Ed anche in questo il DUO si è diligentemente suddiviso compiti e “piazze” (intese come pance dei loro elettori visto che, ad esempio, in Sicilia i due si sono “sfiorati” ma non incontrati, ciascuno intento ed attento al suo orticello ed all’accudimento del suo gregge).
Salvini attento a dar mangime sempre fresco al suo pruriginoso elettorato “sparando e tuonando”, come sempre, contro i migranti, promettendo chissà quali mirabolanti (e umanitarie) soluzioni (il vangelo in tasca lo porterà sempre, o non più?) a partire da un centro di espulsione in ogni regione e dicendosi indisponibile alla riforma del trattato di Dublino proposta in sede europea. In un attimo di “smarrimento” però ha anche offerto una linea pragmatica affermando: “Terremo buono quello che ha fatto il governo precedente, perché se è riuscito a ridurre gli sbarchi, non siamo mica fessi”. E su questo concordiamo. Mai detto ne pensato che sono fessi, tutt’altro. Se fessi ci sono, questi sono gli italiani.
Di Maio poi, dal canto suo e per quanto compete al suo orticello con anche l’accudimento di quella parte dei suoi armenti, si dedica alla pancia degli stessi parlando di lavoro, lavoro, lavoro, e pensioni ovviamente, visto che una delle finalità del lavoro, oltre al consentire (come dovrebbe) di condurre una vita tranquilla e dignitosa, è anche quella di poter vivere un’altrettanta dignitosa e tranquilla vecchiaia.
Ed allora via con le cosiddette idee gialloverde in campo lavorativo da seminare anche in contemporanea a quella di Salvini che cura gli egoismi del suo gregge: mente e pancia, egoismi e desideri. Non c’è che dire, un bel duo che così da un laghetto di montagna o dal tirreno si assicurano una pesca abbondante di tipo oceanica.
E
d allora, dopo le pronunciazioni di Salvini, ieri i siciliani (e con loro tutti gli altri) sono stati cibati anche con, ad esempio, una proposta gialla tendente al porre gli esuberi a carico delle aziende. Questo nell’ambito della riforma delle pensioni che Luigi Di Maio vuole approvare. Riforma che punta sulla “quota 100”, ovvero la somma di 36 anni di contributi e almeno 64 anni di anzianità. Ma garantire la copertura economica della misura non è semplice ed ecco che allora l’estensore del programma gialloverde, Alberto Brambilla, ha lanciato l’idea di spostare dallo Stato alle imprese l’onere da sborsare per mandare in pensione prima del tempo i dipendenti, come si fa da anni per gestire gli esuberi nel settore bancario.
La scelta però, se da un lato elettrizza gli armenti, dall’altro rischia di aprire subito lo scontro tra esecutivo e aziende. Aziende già sul chi va là per il non dimenticato, ne accantonato, timore di una fuoriuscita dall’euro o comunque di uno scontro in campo economico che non potrebbe non avere immediate ripercussioni anche commerciali.
Poi, tanto per non farsi mancare niente, e visto che i campi da arare sono vastissimi, una discesa sul campo della “politica estera” non poteva mancare, tanto più si si considera che venerdì Giuseppe Conte debutta al G7 in Canada.
Ed allora ecco pronto un pensierino per le “Missioni all’estero” nell’ambito delle quali si ventila un ritiro graduale dall’Afghanistan, ovviamente senza voler agire subito e non prima di aver raggiunto un’intesa con gli alleati della Nato.
Chiaramente, ufficialmente non trapela ancora nulla ma, ufficiosamente, si è lasciato già intendere – per l’appunto – che il nuovo governo ha, come obiettivo, un progressivo ritiro delle nostre truppe dall’Afghanistan. Dato che la cosa sembra essere molto più di un’ipotesi, siamo alle solite: parole lanciate nel vento “tanto per”, pensando che questo le porti via. Ma così non è anzi, le porta lontano e le diffonde come è stato per l’euro, e pertanto ecco giungere già un monito dalla Casa Bianca che ammonisce: sarebbe un grave errore.
Dato poi che il tutto lo si è fatto trapelare quando mancano – come su scritto – pochi giorni al G7 in Canada, al solito, oltre alla modalità, sono errati anche i tempi.
Il G7, infatti, si terrà questo venerdì e lì ci sarà il debutto di un “neofita” Giuseppe Conte che dovrà così confrontarsi non con i suoi studenti nell’aula universitaria di Firenze, ma con politici di lungo corso che ben si conoscono e che ben hanno “preso le misure” tra di loro. Ora le avranno già prese al nostro Conte e le avranno prese con “il metro” fornito dal DUO per cui gli facciamo dono del nostro mantra: io speriamo che me la cavo. Mantra che manteniamo anche per tutti noi per cui gli facciamo tutti i nostri auguri; auguri che estendiamo anche alla nostra bistrattata e mai unita Italia.
Stanislao Barretta
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