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OSTIA: una campagna elettorale desolante lascia a casa due terzi degli elettori

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A commento delle elezioni amministrative ad Ostia che premiano i grillini  e la candidata della Raggi (Giuliana Di Pillo) che vince con il 60%, Francesco Bei, nel suo editoriale su La Stampa, scrive “il quadro della campagna elettorale è stato desolante e non stupisce che due terzi degli elettori se ne siano rimasti a casa”.

Il deserto di Ostia salva la Raggi

ROMA – Con un sonoro 60 a 40 Giuliana Di Pillo, candidata del M5S, ha vinto su Monica Picca, sostenuta dal centrodestra. Dopo due anni di commissariamento per mafia, uno dei municipi più popolosi della capitale – il mare di Roma – finalmente torna alla normalità democratica. O almeno così si spera visto che la campagna elettorale è stata un vero campionario di orrori e accuse reciproche. Qualche flash? Il candidato di Casapound fotografato con il picchiatore della famiglia Spada, lo stesso Spada che tempo prima inneggiava ad Alessandro Di Battista, con grande sdegno del Pd. Quel Pd che annoverava nei suoi ranghi l’ultimo presidente eletto di Ostia, agli arresti per l’inchiesta su Mafia Capitale. E un altro Spada, cugino del picchiatore, finito in una foto a braccetto con Giorgia Meloni. Poi ovviamente le aggressioni ai giornalisti, le marce, i seggi militarizzati. E la presidente dell’Antimafia che, a poche ore dall’apertura delle urne, già preannuncia inchieste per voto di scambio. Ecco, il quadro è questo ed è desolante. Non stupisce che due terzi degli elettori se ne siano rimasti a casa.

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a se queste considerazioni riguardano più che altro i poveri abitanti di Ostia, alle prese da questa mattina con i problemi di sempre (chissà quanti di loro ricorderanno quei cento folli giorni di Pannella presidente al principio dei Novanta, quando sembrava davvero che una rinascita fosse possibile) non è inutile provare a trarre qualche lezione nazionale dal ballottaggio di ieri.

La candidata sconfitta del centrodestra, Monica Picca, appartiene infatti a Fratelli d’Italia ed era sostenuta da Berlusconi e Salvini. Dunque lo schema di gioco è stato identico a quello siciliano: un candidato di destra-destra, sostenuto in un ruolo ancillare dai moderati, contro un candidato grillino. A populista, populista e mezzo. Un format vincente a Palermo e comunque in partita fino all’ultimo a Ostia, in contesti molto diversi tra loro e con sistemi elettorali diversissimi. Sarà dunque questo quello che ci aspetta per la campagna elettorale nazionale? Ovviamente azzardare paragoni è improprio, la legge elettorale appena approvata non prevede candidati premier. Inoltre il centrosinistra, che in Sicilia si presentava debolissimo, per le Politiche sarà riuscito a mettere in piedi un’alleanza «da Casini a Pisapia». Quello che si può dire è che a Ostia gli elettori di centrosinistra con il secondo turno hanno scelto la candidata meno distante, nonostante gli appelli al non voto lanciati dal Pd. Per un cinquestelle è più facile attrarre voti da sinistra se lo sfidante dall’altra parte è di destra-destra. Ma alle Politiche non ci sarà questo vantaggio, il turno è unico.

L’altra considerazione riguarda la vittoria di Giuliana Di Pillo. Un anno e mezzo fa il Movimento cinque stelle a Ostia non si limitò a vincere: dilagò con un 43,6% al primo turno (contro il 35,2% preso a Roma città) e uno stellare 76,1 al ballottaggio. È chiaro che Virginia Raggi attendeva il voto di ieri come un esame sui suoi 17 mesi da prima cittadina. Ma soprattutto lo attendevano con preoccupazione crescente i vertici dei Cinque Stelle, non a caso fermi nell’imporre alla arcinemica Lombardi una tregua nelle ostilità. E decisi a schierare tutta la prima linea, a partire dal riempi-piazze Di Battista, nella battaglia per la vittoria. Il movimento romano compatto e schierato, il movimento nazionale in supporto, la giunta capitolina in soccorso. Lo sforzo ha prodotto un buon risultato, offuscato soltanto dall’astensionismo record. Può tirare un sospiro di sollievo Virginia Raggi, ma soprattutto può gioire Luigi Di Maio. La vittoria sul litorale laziale gli consente di scrollarsi di dosso la polvere della sconfitta siciliana, la prima battuta d’arresto da quando è stato incoronato a Rimini capo e candidato premier del Movimento. Di Maio può rifiatare, adesso da qui alle Politiche non ci saranno altre prove elettorali per interposta persona.

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lastampa/Il deserto di Ostia salva la Raggi FRANCESCO BEI

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