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Carabiniere ucciso a Cagnano Varano (Foggia) e un altro ferito. Sgomento, dolore, rabbia

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La conferenza stampa del Procuratore di Foggia Vaccaro all’indomani dell’omicidio del maresciallo Di Gennaro e il ferimento del suo collega Casertano.

L’omicidio del maresciallo Vincenzo Di Gennaro e il ferimento del suo collega Pasquale Casertano a Cagnano Varano (Foggia) sono “totalmente privi di motivazioni”. L’assassino, il pregiudicato Giuseppe Papantuono, “nei giorni scorsi aveva subito due controlli: nel primo fu trovato in possesso di alcune dosi di cocaina; alcuni giorni dopo fu fermato per possesso di un coltello. Fu condotto in caserma per il sequestro e rilasciato. In maniera generica aveva detto: ‘Ve la farò pagare'”. Così il Procuratore di Foggia Ludovico Vaccaro durante la conferenza stampa.

Secondo il Magistrato “il movente è del tutto inconsistente rispetto al gesto compiuto. Non è stata contestata la premeditazione” ha spiegato il Magistrato anche se “ci sono indubbiamente degli elementi”. Prima di farlo, la Procura attende infatti la versione di Papantuomo che è stato rinchiuso nel carcere di Foggia.

Giuseppe Papantuono, ha spiegato ancora il Procuratore di Foggia “era in strada e ha chiamato i Carabinieri. Non appena il militare ha abbassato il finestrino, l’uomo ha sparato. Si è fermato solo quando il caricatore era vuoto. Voleva impossessarsi anche delle pistole dei militari. Poi si è aggrappato allo sportello dell’auto dei militari ed è rimasto aggrappato pronunciando frasi di collera. Voleva anche impossessarsi delle pistole dell’Arma”. Il carabiniere ferito ha tentato una manovra: “Si è accorto della gravità del collega e ha messo in moto. Solo in curva l’aggressore è caduto, ed è stato immediatamente bloccato. Con sé aveva ancora la pistola, priva di munizioni”.

Il dr. Vaccaro ha espresso anche alcune riflessioni su quanto accaduto. Questo episodio “è l’espressione del livello di violenza e di aggressività che la criminalità da noi ha assunto e questo deve far riflettere tutti”. Di fronte a due controlli “entrambi positivi e legittimi” -a suo carico nei giorni precedenti- “a testimonianza che erano assolutamente fondati, c’è stata la reazione aggressiva verso lo Stato che si è permesso di sottoporlo a controllo“. Per questo “l’episodio non va assolutamente sottovalutato. Esprime una situazione drammatica sotto il profilo anche culturale, cioè ci fa riflettere sul fatto che una persona sottoposta a controlli reagisce contro lo Stato armandosi e sparando. In questa mentalità ci vedo il collegamento con la criminalità organizzata”.

Nel decreto di fermo notificato a Giuseppe Papantuono “non abbiamo contestato la premeditazione, la scelta è stata quella di attendere le sue dichiarazioni prima di procedere a questa accusa”, ha precisato il Procuratore di Foggia. A Papantuono viene contestato l’omicidio aggravato del maresciallo Vincenzo Di Gennaro, il tentato omicidio del suo collega Pasquale Casertano e il porto abusivo di arma. “L’indagato durante l’interrogatorio ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere” ha concluso il Magistrato.

L’Opinione.

Deve essere ucciso un Carabiniere e un altro rimanere ferito e deve intervenire un evidente affranto Magistrato, perché da più parti, finalmente, si possa anche dire che c’è, sotto gli occhi di chi può e vuole vedere, una generale illegalità e delinquenza incontrollata, adulta, giovanile e minorile (ormai talmente piena di droga e soldi) da essere persino in uno stato di psicotica arroganza, disprezzo e violenza. Quello che lascia allibiti è l’arrendevolezza dello Stato che, con leggi e conseguente ermeneutica giurisprudenziale, ha dato forzosamente la possibilità ad orde di delinquenti nativi e d’importazione di proliferare ed essere continuamente posti in libertà, di scorrazzare tra la gente comune, quest’ultima impotente pure per legge tanto che non denuncia neppure. Sconcerta anche come la Nazione si sia di tutta evidenza nei decenni talmente assuefatta da votare le medesime trasversali responsabili forze politiche che negli anni hanno propugnato norme inefficaci e inconcludenti, degne della deviante interiorità politica che regna da sempre in questa mistificata Italia, diventata così ipocrita, retorica, teatrante, imputridita, connivente e omertosa. Intorno a noi c’è uno spaccio di droga a tappeto, uno sfruttamento della prostituzione come non mai, una infiltrazione di delinquenti e famiglie dappertutto, dal sistema pubblico-politico a quello imprenditoriale e associativo, pertanto uno tsunami di cultura illegale, di proventi illeciti che devono essere riciclati, sicché si è innescato nel tempo, anche nella cosiddetta società civile, un generale senso di impunità e soprattutto di smania e corsa alla corruzione, tanto che l’onesto pare divenuto il fesso e l’arraffatore l’intelligente. Ma la colpa è sempre di certo Stato, Istituzioni, ecc. con annessi e connessi, esempio negativo per intere generazioni che hanno finito con l’emularlo. Dispiace molto per quel Carabiniere, si stava anche per sposare.

A

dduso Sebastiano

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