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Musumeci avanti ma Grillo incalza: «In ogni caso noi siamo i vincitori morali»

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CALTANISSETTA – Il glaciale calore al neon che risalta l’aureola gialla attorno al faccione di Giancarlo Cancelleri riflette il senso di attesa e di sospensione nel comitato elettorale del M5S. Lo stanzone, al piano terra di un anonimo palazzo a dieci minuti dal centro di Caltanissetta, è vuoto. Fuori ci sono una trentina di attivisti. Dentro, è Marco Benanti, assistente dell’europarlamentare siciliano Ignazio Corrao, l’unico a parlare a nome del M5S. Ha l’aria di chi ha smarrito le certezze e scaricato la stanchezza stratificata in tre mesi di campagna elettorale. Maneggia e interpreta l’unico dato tangibile, quello dell’astensione, che avrebbe premiato i 5 Stelle se fosse stato più basso. Era la loro convinzione, che li ha mossi fino alla fine, spinti fino all’ultima ora a chiamare a raccolta sui social, a trascinare alle urne le masse dei siciliani delusi. «Speravamo in più gente…» dice scoraggiato Benanti prima di elencare come in un rosario di penitenza le piccole cronache dai seggi: «Abbiamo chiamato i carabinieri in diversi comuni. Ad Augusta hanno pizzicato uno a fotografare la scheda: la preferenza, tra l’altro, era per il sindaco di Priolo, Antonello Rizza, l’impresentabile che hanno arrestato con 22 capi d’imputazione. 

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Messina il figlio di Francantonio Genovese già festeggia. Contro questi è impossibile. Hanno un voto troppo organizzato. Solo una partecipazione più alta ci avrebbe messo in sicurezza…». Poi c’è il timore di una notte tra la chiusura delle urne e l’inizio dello spoglio, con le schede in custodia cautelare: «Altro che militari a proteggere i voti, noi temiamo che gli altri abbiano i loro uomini armati a presidiarli…». Anche il deputato Angelo Tofalo avverte: «Questa notte nessun dorma, occhi aperti nei seggi». 

Dietro accuse e sospetti così ci sono i fantasmi che hanno infestato l’isola in una campagna elettorale a volte troppo truce. Ma queste sono anche le uniche parole ufficiali che distillano dal Movimento dove comunque «la speranza di potercela fare – dicono –c’è ancora». Cancelleri tace. Dopo aver votato si è chiuso in casa a guardare “V per vendetta”, il film della ribellione globale, che ha reso brand la maschera del cospiratore Guy Fawkes. È l’ultimo sfizio scaramantico di una sfiancante battaglia che Cancelleri ha cominciato a combattere 5 anni fa. V come vendetta, come vittoria, come vaffanculo. La vendetta, dopo aver perso nel 2012, sarebbe una vittoria e un vaffa contro tutti. E così sarà, lo stesso, come ha anticipato Beppe Grillo a Luigi Di Maio, anche se sconfitti: «Comunque vada siamo noi i vincitori morali. Siamo il primo partito. Abbiamo dimostrato di potercela fare da soli e voi avete dato tutto, è stato bellissimo». L’entusiasmo di Grillo sbatte con la voglia di prepararsi al peggio, perché le voci del voto organizzato dei campioni di lista di Nello Musumeci si affollano di ora in ora, mentre la forbice degli exit poll si allarga. A Catania parlano apertamente di candidati di centrosinistra che chiedono il voto disgiunto a favore dell’avversario di centrodestra. La notizia di uno smottamento di voti di questo genere in tutta la Sicilia terrorizza i 5 Stelle. Dalla comunicazione ordinano la chiusura totale delle comunicazioni. «Non parliamo sugli exit poll. Commentiamo solo i dati certi dello spoglio». Luigi Di Maio dov’è? «A Caltanissetta. No, è a Palermo». Invece è a Caltanissetta, in un luogo segreto, non a casa di Cancelleri, troppo esposta ai giornalisti che la circondano e dalla strada Di Maio non può certo levarseli di torno come ha chiesto e ottenuto al ristorante di Palermo nella notte di venerdì.  

La vittoria o la sconfitta, qualunque sarà delle due la fine, sarà soprattutto sua. Perché a lui si è agganciato Cancelleri ed è Di Maio, accampato nell’isola per settimane, il volto di copertina di queste elezioni che non potevano essere costrette tra i bottoni di un abito regionale, perché la Sicilia è solo l’inizio di un viaggio che porterà al voto per Palazzo Chigi. In una proiezione nazionale la paura di vincere, anche qui come è successo a Roma, prima che il presagio più nefasto fosse realtà, c’è sempre stata. Anche se Cancelleri ancora fino a ieri ripeteva sempre la stessa frase a Di Maio, a Davide Casaleggio, a Grillo: «Tranquilli, se vinco una maggioranza in consiglio regionale la trovo».  

Una previsione ottimistica, pronta a scacciare l’incubo di non avere i numeri per governare, e costruita dentro i congegni amministrativi e politici del palazzo della Regione in questi anni da consigliere d’opposizione. Cancelleri è pronto a cercare alleanze e Di Maio a difendere il risultato, qualunque esso sia.  

Nelle lunghe ore di attesa, ieri in Sicilia, il candidato premier ha anche studiato, in diretto collegamento con gli strateghi della Casaleggio, per prepararsi al confronto tv di domani con Matteo Renzi, leader di un partito che in Sicilia si è liquefatto. Di Maio rivendicherà tutto quello che è stata questa avventura siciliana, ripeterà quanto sussurratogli da Grillo, «che i vincitori morali siamo noi» e, poi, «dirò a Renzi una cosa semplicissima: che il mio Movimento ha preso più del triplo del suo partito».  

vivicentro.it/attualità
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lastampa/Sicilia, Cancelleri spera. Grillo: “In ogni caso noi i vincitori morali” ILARIO LOMBARDO – INVIATO A CALTANISSETTA


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