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asquale Buondonno, in compagnia di Marco Palomba e Carlo Ametrano, esamina il grande finale del mondiale di Formula Uno
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Formula Uno, cosa rimane di un mondiale così entusiasmante?
Di
Pasquale Buondonno in collaborazione con:
Marco Palomba
&
Carlo Ametrano
Il grande freddo aveva raggiunto ormai anche le regioni meridionali e con l’inverno ora toccava fare i conti.
Fermo all’angolo della strada, tra Piazza Matteotti, Corso Vittorio Emanuele in direzione di Corso Garibaldi, col bavero del mio cappotto grigio scuro tirato fino al collo, avvolto in una sciarpa, guardavo i piccoli filamenti solidificati di pioggia molto simili a gocce di neve finissima che cominciava a cadere sull’asfalto. Non fiocchetti morbidi e leggeri simili all’ovatta, ma veri e propri pallini di pioggia ghiacciata che mi sferzavano il volto come sabbia rarefatta sollevata in una galleria del vento.
C’era una zona inesplorata alle pendici del Faito, lungo la catena dei Monti Lattari, un “alveo” sconosciuto che contornava come in un idillio l’intera penisola sorrentina. Era una zona ignota dove avveniva una strana magia. E così, dai meandri più reconditi della mente, lentamente si realizzava qualcosa di unico in cui ti sentivi travolgere. Un qualcosa che ti dava la dimensione dell’ampiezza, dello spazio, della velocità e del tempo.
L’automobilismo è diverso da tutti gli altri sport. Sei preso dalla sensazione che la velocità possa raggiungere il tempo e perfino di superarlo. E’ un impulso elettrico, un vero e proprio “campo magnetico” con le sue storie «mirabolanti», emozioni da vivere sulla pelle.
Ne avevo parlato di questo con i miei due amici carissimi, due bravi giornalisti, Marco Palomba di VIVICENTRO e Carlo Ametrano del POSITANO NEWS al Bar Elixir della Stazione, a Piazza Matteotti, nella nostra amata “Stabiae”. Le nostre considerazioni erano incentrate tutte sulle ultimissime che hanno animato il recente Mondiale di Formula 1 e che è appena andato in archivio.
Seduti ad un tavolino, con Don Vittorio che col suo solito ospitale e sorridente modo di fare, tra una battuta e una discettazione ci serve tre bei cornetti caldi e tre caffè nero bollente, noi incominciamo con la nostra disamina attenta e minuziosa sui fatti, per valutare meglio gli elementi, positivi e negativi di un grande evento andato ormai in archivio.
E’ stato bello poterlo vivere insieme e commentare.
Cosa ha portato veramente a laureare Campione del Mondo della velocità Max Verstappen e non il buon Lewis Hamilton?
Che cosa non ha funzionato nella perfetta macchina organizzativa della Mercedes?
Secondo noi, è stato tutto perfetto. Dall’inizio alla fine. E’ mancato solo un po’ di “fortuna” da parte del team grigio-argento. La “dea bendata”.
Io, Marco e Carlo se avessimo potuto, li avremmo premiati “ex-aequo”, ma nello sport questo non è possibile.
E allora, andiamo nel “dettaglio” della corsa.
Tra un gustoso morso al cornetto e un sorso al nostro fumante, buon caffè alla napoletana, decidiamo che sono 4 i punti cardine da mettere in evidenza.
Cerchiamo di capire nel dettaglio e di focalizzare gli istanti.
Atto 1°: Hamilton al via brucia Verstappen piantato sulla Pole. E’ il primo colpo di scena a vantaggio dell’inglese che annulla l’handicap rimediato in qualifica. Sono momenti di grande tensione per la Red Bull.
Atto 2°: Verstappen tenta il sorpasso al primo giro, va lungo, Hamilton taglia la pista, resta al comando, nessuna penalità. Che siano i due a vedersela in campo. Il duello si annuncia di quelli “rusticani”.
Atto 3°: Giro 36. Mentre Hamilton pare fuori portata per Verstappen, l’olandese va ai box e cambia le gomme sfruttando la Virtual Safety Car decisa per l’uscita di scena di Giovinazzi su Alfa Romeo e lontano 18 secondi, tenta un recupero arduo e sembra proprio spacciato.
Atto 4°: L’imprevisto che non ti aspetti. Nicholas Latifi sbatte con la sua Williams a 5 giri dal termine. Safety Car, con Verstappen che rientra di nuovo ai box a cambiare le gomme, monta le morbide, Hamilton resta in pista, la gara rischia di restare neutralizzata fino alla fine. La Direzione Gara concede un solo giro ai «duellanti» che ora sono vicinissimi più che mai.
Max sfrutta le coperture nuove e veloci, attende l’«attimo fuggente», l’istante che lo consegnerà alla storia, passa e vince resistendo all’ultima reazione di un campione che ancora non si arrende e poi taglia il traguardo.
FINE DELLA STORIA.
La gara è tutta qua!
Discussioni, ovvio, c’era da aspettarselo, ma era giusto chiudere con una vera sfida e non dietro ad una Safety Car.
Primo titolo per Max Verstappen. Hamilton, un signore, va a complimentarsi col rivale di una stagione e lo fa anche dopo una sconfitta che brucia, decisa da un banale incidente.
Senza la Safety Car infatti, il campione del mondo sarebbe lui, ma gli “dei dell’Olimpo” per fortuna e alla fine, dentro questo Mondiale memorabile, hanno deciso diversamente.
Grandi entrambi, ma giusto così, al netto di ogni forzatura da tifo.
Bello ed entusiasmante dall’inizio alla fine.
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