La Sampdoria ha cambiato la sua guida tecnica. In un momento delicato, dove la classifica preoccupa e l’ambiente cerca risposte, la società ha deciso di affidarsi a un uomo di campo, un profilo che conosce l’odore dell’erba sia dalle trincee della difesa che dalla tensione della panchina: Angelo Adamo Gregucci.
Non è un nome scelto a caso. Gregucci rappresenta l’usato sicuro, il tattico pragmatico e, soprattutto, l’uomo delle missioni difficili. Ma chi è davvero il nuovo allenatore doriano?
Dalla difesa alla Nazionale sfiorata
La storia di Gregucci parte dalla gavetta vera. Dopo l’esordio in C1 con il Taranto e quattro stagioni formative all’Alessandria, la sua carriera esplode nella Capitale. Per sette anni consecutivi è una colonna della Lazio, diventando un punto di riferimento della difesa biancoceleste.
Il destino, come spesso accade nel calcio, sa essere ironico: nella sua unica stagione al Torino, Gregucci segna un solo gol in maglia granata, e lo fa proprio contro la “sua” Lazio. Chiude poi la carriera da calciatore con quattro stagioni alla Reggiana, lasciando il ricordo di un difensore roccioso e leale. Un rimpianto? Forse la Nazionale. Convocato da Azeglio Vicini per una gara di qualificazione a Euro ’92 (Italia-URSS), restò in panchina, sfiorando soltanto l’azzurro del campo.
Il “Mancio” e l’arte del subentro
Appesi gli scarpini al chiodo, Gregucci ha costruito una seconda vita in panchina che si muove su due binari paralleli: il fedelissimo vice e il “pompiere” solista.
Il suo legame con Roberto Mancini è indissolubile. Gregucci è stato l’uomo di fiducia del “Mancio” in esperienze internazionali di altissimo livello, lavorando negli staff tecnici di Manchester City e Inter. Un bagaglio tecnico e gestionale di respiro europeo che ora porta a Bogliasco.
Da primo allenatore, tuttavia, Gregucci si è costruito una fama ben precisa: quella di saper entrare in corsa e raddrizzare navi che sembrano affondare. Se le parentesi in Serie A con Lecce e Atalanta sono state brevi e sfortunate, il suo curriculum in Serie B e Lega Pro racconta un’altra storia. Sono celebri i suoi salvataggi con il Venezia e la Salernitana negli anni 2000, piazze calde dove ha saputo ridare identità e punti. A Salerno, in particolare, ha lasciato il segno conquistando anche una Coppa Italia di Serie C.
Missione Marassi: staff di lusso e obiettivo risalita
Oggi la sfida si chiama Sampdoria. Il compito è arduo: tirare fuori la squadra dalle sabbie mobili di una classifica deficitaria e trasformare la depressione in entusiasmo. La “cura Gregucci” parte con obiettivi chiari: solidità difensiva e pragmatismo per riportare la Doria nella “parte nobile” della cadetteria.
A garanzia della serietà del progetto, Gregucci non arriva solo. Ha voluto con sé uno staff che unisce competenza tecnica e amore per i colori blucerchiati:
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Salvatore Foti: nel ruolo di tecnico in seconda.
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Nicola Pozzi: ex bomber doriano, come collaboratore tecnico.
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Attilio Lombardo: “Popeye” come lo chiamano in tanti, torna per la seconda volta in pochi mesi, una bandiera vivente per ricucire il rapporto con la piazza.
La panchina di Marassi è il suo nuovo banco di prova. La tifoseria spera che l’uomo dei salvataggi, supportato da chi ha fatto la storia della Samp, possa compiere l’ennesima impresa della sua carriera. Il tempo degli esperimenti è finito, ora servono i punti.





