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ntonio Santurro, ex portiere della Juve Stabia è intervenuto nel corso della trasmissione “Il Pungiglione Stabiese” che va in onda ogni lunedì sui canali social ViViCentro dalle 20:30.
Le dichiarazioni di Antonio Santurro sono state raccolte e sintetizzate dalla redazione di ViViCentro.it:
“L’esperienza di Castellammare fu breve, ma intensa. Eravamo una corazzata che aveva 18\20 titolari. Penso ancora oggi alla partita di Bassano che fu una gara dominata. Eravamo consapevoli di avere le carte in regola per risalire. L’obiettivo personale era di ambire ai massimi livelli, ma mi mancava un pizzico di consapevolezza che allenandomi al massimo potevo arrivare sempre più in alto.
Non ebbi un grandissimo rapporto con il presidente Manniello per la brevità della mia esperienza, la sua reazione dopo quella partita di Bassano fu comprensibile egli era il primo tifoso della squadra. Credo che a Bassano l’arbitro fischiò un fallo di Gomez, ma fu un contatto lievissimo.
Sul ruolo del portiere spesse volte non c’è tanta competenza, a volte essendo l’ultimo baluardo si rischia di andare sempre nell’occhio del ciclone. E’ principalmente un ruolo mentale, la tecnica non è fondamentale, portieri di Serie A meno tecnici rispetto a quelli di categorie inferiori, spesso sono titolari perché forti mentalmente.
Non ho nulla da rimproverarmi nella mia carriera, forse quella mancanza di consapevolezza di essere forte dovuta alla giovane età. Del mio esordio in A, ricordo che ero molto curioso di confrontarmi con quel palcoscenico.
Torno a Castellammare ogni anno, ho tantissimi amici e ci vengo a vedere le molte cose belle che offre.
La Juve Stabia è l’outsider del Campionato, sta facendo un miracolo sportivo, ho condiviso la scelta di mantenere l’ossatura della squadra della promozione perché non è detto che un giocatore più forte possa dare sempre qualcosa in più ad un gruppo di per sé già ben amalgamato. L’ultimo step è quello di mantenere lo stesso livello per tutti i 90 minuti.
Il rigore è la più bella situazione per un portiere perché la pressione è tutta sull’attaccante, l’estremo difensore ha tutto da guadagnare, se lo para diventa un eroe. E’ difficile che chi va a battere ti faccia capire di essere in ansia.
Dei miei vecchi compagni alla Juve Stabia sento ancora Pisseri essendo entrambi di Parma e portieri. Sono in un buon rapporto anche con Jidayi, Lacamera, Liotti, Cancellotti. E’ la squadra di C più forte dove ho giocato.
L’esonero di Pancaro fu un fulmine a ciel sereno, ma l’esperienza della squadra ci fece reagire subito.
Oggi ho lasciato il calcio, sono un imprenditore e mi interesso al settore immobiliare, sono contento così, per ora ho trovato il mio equilibrio”.