Le luci del “Romeo Menti” non hanno illuminato solo il prato verde, ma una notte che profuma intensamente di storia. La vittoria casalinga contro il Südtirol è molto più di un semplice risultato da tre punti sul tabellino: è la ciliegina sulla torta di un 2025 che i tifosi stabiesi racconteranno ai nipoti. Chiudere l’anno davanti al proprio pubblico con una prestazione così convincente è il manifesto programmatico di una società che non ha intenzione di smettere di stupire.
Il Fortino di Via Cosenza
Se il 2025 verrà ricordato come l’anno magico delle Vespe, il merito va ricercato in gran parte tra le mura amiche di via Cosenza. Qui si è costruita una mentalità, qui si sono infranti i sogni degli avversari.
Dalla cavalcata entusiasmante che ha portato ai playoff promozione per la Serie A sotto la guida vulcanica di Guido Pagliuca, fino alla solidità tattica dell’attuale gestione di Ignazio Abate, il filo conduttore è rimasto uno solo e indissolubile: al Menti non si passa. Lo stadio è tornato ad essere quel fattore determinante, quel dodicesimo uomo capace di spingere la palla in rete nei momenti decisivi.
L’eredità del “Morso” e l’equilibrio di Abate
La transizione tecnica, che avrebbe potuto destabilizzare l’ambiente, si è rivelata invece fluida, quasi naturale. La musica non è cambiata, ha solo variato il ritmo. La grinta ferocia e il celebre “morso” che Pagliuca aveva impresso a fuoco nel DNA della squadra non sono andati perduti; al contrario, sono stati recepiti e affinati da Ignazio Abate.
Il tecnico attuale ha saputo dare alla Juve Stabia un equilibrio da grande squadra, una maturità tattica che permette di gestire i ritmi senza mai perdere quell’umiltà operaia che resta la vera forza del gruppo. Le Vespe oggi sanno graffiare, ma sanno anche ragionare.
La notte della festa
Contro il Südtirol non è stata una passeggiata di salute. Gli altoatesini si sono confermati avversario ostico e organizzato, ma la Juve Stabia ha dimostrato una crescita mentale impressionante, sapendo leggere ogni momento del match. Spinta da una Curva che ha cantato incessantemente dal primo al novantesimo minuto, la squadra ha saputo soffrire quando necessario, compattandosi, per poi colpire con la precisione fredda di un chirurgo.
Il triplice fischio finale ha dato il via alla festa: un abbraccio collettivo, quasi fisico, tra squadra e città che chiude un cerchio perfetto iniziato dodici mesi fa.
Verso il 2026
Il 2026 bussa già alle porte, carico di aspettative, ma per una notte a Castellammare il tempo sembra essersi fermato alla gioia di questo successo. Le Vespe volano alto, altissimo. E guardando la classifica sotto l’albero di Natale, la consapevolezza è una sola: il futuro non è mai stato così giallo e così blu.





