Due giornate di campionato e una di Coppa Italia rappresentano un campione troppo esiguo per tracciare bilanci definitivi, ma sufficiente per intravedere le prime luci e le inevitabili ombre sulla nuova Juve Stabia targata Ignazio Abate.In un calcio dove i giudizi tendono a estremizzarsi con eccessiva rapidità, è bene attenersi ai fatti: in tre partite ufficiali non si possono eleggere né fenomeni né, tantomeno, “brocchi”.
Applicando questo principio universale dei campionati europei al contesto stabiese, il primo assaggio della gestione Abate si rivela incoraggiante.Il tabellino recita zero vittorie, due pareggi e una sconfitta, ma i numeri non raccontano l’intera storia.
La squadra ha messo in campo una generosità e un’intensità che hanno immediatamente conquistato il pubblico del “Romeo Menti”, dimostrando di avere anche un credito aperto con la fortuna.Se il pareggio di Chiavari può essere archiviato come giusto, la stessa cosa non si può dire per le altre due uscite.
Contro il Lecce, in Coppa Italia, le Vespe avrebbero meritato di giocarsi il passaggio del turno e il prestigioso “Jolly Milan” almeno alla lotteria dei rigori.Ancora più evidente il rammarico per la sfida casalinga contro il Venezia, dove il bottino pieno sarebbe stato il giusto premio per la mole di gioco prodotta.
In entrambe le occasioni, la Juve Stabia si è scontrata contro prestazioni straordinarie dei portieri avversari.Al “Via del Mare” è stato Falcone a ergersi a protagonista, mentre al “Menti” Stankovic ha indossato il mantello da supereroe, volando a difesa della propria porta e negando a più riprese il gol ai gialloblù.
Sfortuna, sì, ma sarebbe riduttivo fermarsi a questo.Le Vespe, infatti, hanno palesato chiare difficoltà nel concretizzare la grande quantità di gioco sviluppata.
La manovra è coraggiosa e avvolgente, ma manca il guizzo risolutivo negli ultimi venti metri che tutti sperano sarà risolto dalle ultimissime operazione di mercato (l’attaccante Gabrielloni).Il calcio di Abate porta la squadra a creare molto, ma se gli esterni non riescono a creare la superiorità numerica e se i centrocampisti faticano a inserirsi e a riempire l’area, il peso dell’attacco grava eccessivamente sulle punte.
Non è un caso, infatti, che l’unico gol ufficiale finora siglato sia scaturito dagli sviluppi di un calcio d’angolo.Il calciomercato ha certamente portato rinforzi e nuove idee tattiche, ma ora la sosta per le nazionali giunge come un’opportunità preziosa.
Con la Reggiana che già bussa alle porte, sarà fondamentale fare di necessità virtù, lavorando intensamente per affinare l’intesa e risolvere le lacune in fase realizzativa.In definitiva, questo antipasto di stagione lascia sensazioni positive.
L’identità di gioco impressa dal tecnico è una solida base da cui partire.Ora, però, per poter scrivere la parola “salvezza” sul menù di fine anno, bisognerà iniziare a sbagliare il meno possibile, trasformando la generosità nei tre punti e il bel gioco in gol a cominciare dalla gara con la Reggiana come dichiarato da Varnier nel dopo partita con il Venezia.





