In Russia si licenziano per non essere servi. In Italia tanti si fanno “servi volontari”

In Russia due giornalisti del Kommersant (Коммерса́нтъ), Ivan Safronov e Maksim Ivanov, sono stati licenziati...

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In Russia due giornalisti del Kommersant (Коммерса́нтъ), Ivan Safronov e Maksim Ivanov, sono stati licenziati per aver scritto un articolo sulla presidente del Senato, Valentina Matvienko, definita “custode del putinismo” ed ecco che allora 13 colleghi si sono licenziati in segno di protesta e ritenendo che le pressioni politiche, in continua crescita, siano ormai divenute insopportabili e siano divenute un segnale preoccupante, e non più sottovalutabile, per la libertà di stampa e per la libertà di espressione.

Questo in Russia. E in Italia?

Provveditore Anello e il Discorso_sulla_servitù_volontariaBeh in Italia, nell’era del “salviscismo”, le cose vanno in parallelo con pari segnale preoccupante, e non più sottovalutabile, per la libertà di stampa e per la libertà di espressione non solo della stampa, ma vanno in senso inverso visto che, a differenza dei russi, sembriamo essere sempre più contagiati dal virus della “servitù volontaria”. Virus che sembra si stia diffondendo, a macchia d’olio, in ogni branca della nazione: scuola, preture e prefetture, finanche forze dell’ordine e di sicurezza in genere (inclusi i pompieri). Insomma, sembra il trionfo dell’autoservitù così come ben tratteggiata da De la Boétie nel suo: “Discorso sulla servitù volontaria“.

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Tra i tanti contagiati non potevano mancare giornali e giornalisti ma, mentre i primi sono alla fin fine comprensibili visto che sono espressione di un qualche “padrone” che ci ha messo dei capitali, gli altri non hanno altra giustificazione che essere stati contagiati, appunto, dalla “servitù volontaria” volendo escludere, fino all’ultimo e fino a prova contraria, qualcosa che sarebbe molto peggio: il pennivendolismo.

Giornalisti che ormai sono sempre più irriconoscibili in questa funzione dal momento che, ormai, sono facilmente confondibili con i sodali del “potere” visto che, anziché raddrizzare la schiena in un qualche moto d’orgoglio, li ritrovi lì pronti a spargere il verbo del sommo Caporal Salvini, a litigare per lui, e ad arrampicarsi sugli specchi per giustificarlo, incuranti della loro stessa dignità.

Farne i nomi non vale la pena, tanto sono da tutti ben conosciuti e, a chi dicesse di non conoscerne, è inutile farli perché non lo accetterebbero ed anzi, a loro volta, troverebbero scusanti non meno penose e lanose di quelle espresse dai suddetti pro Caporal Salvini.

Posso però fare i nomi dei valenti giornalisti sovietici che, e posso dire anche questo, nulla hanno a che invidiare alle capacità giornalistiche dei nostri, anzi, a loro possono dare lezioni, se non altro di dignità e schiena dritta.

Ed allora eccovi l’elenco di LIBERI giornalisti (russi, ed è tutto dire) che sanno mantenere la schiena dritta e aver cura della loro dignità.

Anzitutto, il vice-direttore della testata Kommersant (Коммерса́нтъ) Gleb Cherkasov che, su Facebook (in questo ormai tutto il mondo è paese), ha spiegato le ragioni del suo (loro) clamoroso gesto spiegando che la colpa dell’articolo incriminato che ha portato al licenziamento dei due giornalisti, Ivan Safronov e Maksim Ivanov che avevano osato scriverlo, sarebbe l’aver svelato i retroscena di un accordo che ci sarebbe tra Putin e la Matveenko per l’uscita dal Senato (fatto che il portavoce della Matvienko avrebbe smentito come “voci di corridoio”), preparando così cambiamenti molto significativi nella dirigenza politica della Russia.

A Gleb Cherkasov si sono aggiunti i giornalisti: Alla Barakhova, Maria Luisa Tirmaste, Natalia Korchenkova, Sofia Samokhina, Lisa Miller, Katerina Grobman, Viktor Khamraev, Vsevolod Injutin, Anna Pushkarskaja.

Andando oltre nel parallelismo, non possiamo non notare che i suddetti si sono licenziati per l’atmosfera che si respira in Russia e per quanto potrebbe prefigurarsi con le variazioni al comando di cui sopra che, se dovessero portarla ad assumere ruoli di potere più operativi, oppure ci fosse un cambio della guardia nel campo dei “delfini” e possibili successori dello stesso presidente, potrebbe, come spiega Asianews, prefigurare una svolta ancora più autoritaria della politica di Putin, nel connubio tra il grande capitale e la “verticale del potere”.

Aggiungiamoci che già ci sono state, più volte, censure alle critiche a Putin, spesso bollate come “violazione dell’etica giornalistica” ed inoltre che, da poco, è stata approvata dalla Duma la legge contro le “offese pubbliche” rivolte alle istituzioni, che verranno severamente sanzionate.

Per finire, aggiungiamoci anche che il clima politico-sociale che, sempre in Russia, sta diventando sempre più pesante dopo l’esplodere delle proteste di pensionati e studenti sempre meno sopportate dal regime con anche, nelle ultime settimane, le proteste contro la Chiesa ortodossa e la sua influenza.

Questo in Russia. E in Italia? Beh, praticamente stessa situazione con l’aggravante della “servitù volontaria” (a voler essere benevole e non “malizioso”) per cui abbiamo:

– proteste di cittadini e studenti;
– nuovo “decreto sicurezza” posto sul tavolo con la pretesa del doverlo approvare, alla svelta, e senza discutere;
– continua battaglia verso i deboli e le poche decine di immigrati che tanto paura fanno al Caporale ed ai suoi salviscisti;
– la presa di posizione contro la Chiesa ed il blasfemo rifarsi, allo stesso tempo, alla Madonna e Santi vari, brandendo il rosario.

E questo è, e le analogie sono tante, troppe, mentre la schiena di tanti dritta non è per cui la domanda che mi, e vi, pongo è semplice:

Cosa siamo? Italiani o simil-russi ma con schiena molle? La democrazia è ancora nelle nostre corde o stiamo scivolando nel salviscismo?

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