Un ritrovamento eccezionale scuote il mondo dell’arte e della cultura: una Deposizione di Cristo, attribuita ad Andrea Mantegna, è tornata alla luce dopo secoli di oblio e oggi è protagonista della mostra “Il Mantegna di Pompei.Un capolavoro ritrovato”, in corso presso la Pinacoteca dei Musei Vaticani.
La tela, scomparsa dai radar documentari fin dal XVI secolo, era originariamente conservata nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli.
Riemersa in tempi recenti nel Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, l’opera è stata riconosciuta grazie all’intuizione dello storico dell’arte Stefano De Mieri, che ne ha scorto l’importanza attraverso una semplice immagine online pubblicata sul portale CEI BeWeB.
Il quadro, a lungo creduto una copia di bottega, è stato oggetto di approfondite analisi tecniche e di un restauro meticoloso nei laboratori vaticani, che ne hanno svelato la sorprendente paternità: quella del grande maestro del Rinascimento padano, Andrea Mantegna (1431–1506).
L’intervento conservativo, durato oltre due anni, ha permesso di rimuovere secoli di ridipinture e verniciature che ne offuscavano la qualità originaria.Riflettografie, raggi X e indagini multispettrali hanno rivelato un disegno preparatorio e uno stile che non lasciano dubbi: si tratta di un’opera autografa, realizzata dal pittore mantovano in età matura.
Secondo Fabrizio Biferali, curatore della mostra e responsabile della sezione arte del XV-XVI secolo ai Musei Vaticani, non ci si trova di fronte a una copia o a un derivato, ma a un autentico Mantegna: la composizione, la forza espressiva, la monumentalità delle figure parlano chiaramente.
La scena raffigura Cristo deposto, sorretto da Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, con Maria Maddalena inginocchiata in primo piano.
Il corpo scolpito di Cristo, la rigidità plastica dei panneggi, l’uso di elementi architettonici classici sullo sfondo e l’intensità emotiva rimandano con evidenza alla poetica mantegnesca.
Un dettaglio colpisce: il rosario di corallo nelle mani della Maddalena, simbolo di devozione e redenzione, e probabile indicazione del legame con la committenza napoletana e la cultura religiosa dell’Italia meridionale.
L’esposizione, allestita nella Sala XVII della Pinacoteca Vaticana e visitabile fino al prossimo ottobre, si inserisce nel programma “Museums at Work” pensato per il Giubileo e il periodo quaresimale.L’obiettivo è valorizzare il dialogo tra arte, fede e ricerca scientifica.
Al termine della mostra vaticana, l’opera tornerà a Pompei per essere definitivamente esposta in un nuovo spazio museale del Santuario, accessibile al pubblico e valorizzato con nuovi strumenti espositivi e didattici.
Il “Mantegna di Pompei” non è solo un ritrovamento straordinario per la storia dell’arte, ma anche una testimonianza concreta del ruolo che la ricerca, la conservazione e la fede possono avere nel riportare alla luce i tesori dimenticati del nostro patrimonio culturale.





