I poliziotti spagnoli, cacciati dagli hotel e insultati per strada

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Come racconta Francesco Olivo dopo le tensioni del referendum i poliziotti spagnoli vivono in uno stato d’assedio: cacciati dagli hotel e insultati per strada.

Assediati nelle caserme e insultati per strada. La Catalogna a caccia dei poliziotti spagnoli

L’urlo dei cittadini: «Via le forze di occupazione». Ed è scontro fra agenti e Mossos

BARCELLONA – Cacciati dagli alberghi, assediati in prefettura e insultati per strada. Per la polizia spagnola la Catalogna è una terra ostile. Il motto si ripete in ogni manifestazione: «Fuori le forze d’occupazione». E dallo slogan si sta passando ai fatti. Gli occupanti, secondo lo schema ormai dominante, sono gli agenti della polizia nazionale e della Guardia Civil, protagonisti delle cariche violente contro gli elettori del referendum indipendentista. Gli assediati ora tentano di assediare, circondando sedi, alberghi e alloggi provvisori dei reparti dispiegati in Catalogna per impedire, con le cattive, un referendum vietato dalla legge.

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Discorso opposto va fatto per i Mossos: la polizia catalana è sempre più amata dai tanti ribelli della Catalogna, «grazie» si sussurra spesso all’orecchio degli agenti in strada. La gratitudine nasce dal mancato intervento contro il referendum che era stato chiesto dai magistrati, ma che non è scattato. Le diffidenze reciproche con gli altri corpi, già evidenti nei giorni degli attentati di agosto, sono diventate ormai manifeste. Domenica ai seggi le liti sono state molte, non ci si scambia più informazioni e le procure non vogliono più affidare le indagini ai Mossos.

Nella sede della polizia nazionale sulla via Laietana da lunedì mattina si protesta senza sosta, notte compresa. Dove due giorni fa c’erano poche persone a protestare, ieri erano radunate decine di migliaia di indipendentisti. Il muro umano che si è creato ha impedito ai mezzi con la bandiera spagnola ben esposta sul cruscotto di uscire dal vicoletto dove sono parcheggiate. I cori vanno avanti senza pause: «Fascisti», «assassini», «andate in Spagna», pure con qualche variante: «Questo palazzo diventerà una biblioteca».

Ma ai poliziotti va persino peggio nel resto della Catalogna. In vari posti sono stati letteralmente cacciati dagli alberghi da cittadini furiosi per la «repressione contro il popolo indifeso», spesso con la complicità dei sindaci. Gli elenchi degli alloggi dove erano ospitate «le forze d’occupazione» giravano sui social. Gli abitanti di Calella (nella zona del Maresme) ne hanno mandati via 500, rimasti senza una stanza quando tornavano dalle operazioni di domenica. Stessa sorte toccata agli agenti che dormivano nel Comune di Pineda del Mar, dove i proprietari degli hotel hanno raccontato di forti pressioni per mandare via gli ospiti indesiderati.

Loro, gli agenti, ormai non nascondono più il disagio per l’ambiente che li circonda, e si sentono abbandonati anche dalle autorità spagnole. A Pineda, ai cori di scherno hanno risposto con un altro coro: «Lasciateci lavorare». Il premier Mariano Rajoy li invita a non cedere: «Non lasciate gli alberghi». Sostegno anche dal socialista Pedro Sanchez. La neutralità delle forze dell’ordine sta venendo meno: il leader della destra catalana, Xavier Garcia Albiol, ha fatto visita alle truppe, accolto da applausi. Poi tutti insieme si sono messi a gridare: «Viva il re, viva la Spagna, viva la Catalogna». Alberghi a parte, gli altri poliziotti dormono ormai da due settimane nelle navi da crociera ancorate al porto di Barcellona e Tarragona. Una certa indignazione tra i catalani ha creato la foto di gruppo, con bandiera spagnola, fatta al rientro dalle operazioni del primo ottobre. Con oltre 800 feriti, forse non c’era molto da celebrare, è il pensiero condiviso. Ma, anche al porto, l’ambiente non è cordiale: gli scaricatori si rifiutano ormai da giorni di portare viveri e assistenza di ogni genere a quelli che definiscono «gli occupanti». Un gruppo dei lavoratori ieri camminava sulla Rambla, per raggiungere la manifestazione: «Le navi? Ancora non abbiamo trovato il modo di affondarle». Il tono è scherzoso, ma tutto il resto no.

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