Il timone della nave di Caligola nel Museo Corderia di Stabia VIDEO

Nessuno sa che gli ingegneri della Corderia stabiese, nel cui piccolo museo si trova il timone della nave di Caligola, parteciparono alla ricostruzione dei triremi di Nemi.

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Nessuno sa che gli ingegneri della Corderia stabiese, nel cui piccolo museo si trova il timone della nave di Caligola, parteciparono alla ricostruzione dei triremi di Nemi.

Ci sono luoghi di Castellammare di Stabia dove gli stabiesi non hanno messo mai piede. La Corderia è lo stabilimento per la produzione di cordami per la Marina militare più antico d’Italia, sorto accanto ai cantieri navali nel 1783 per assicurare al naviglio il necessario allestimento di corde.

Gli abitanti di Castellammare di Stabia lo sanno, però, mentre del cantiere navale vedono il prodotto, seguono a distanza le navi impostate sullo scalo, che crescono di dimensione fino a festeggiarne il varo, della Corderia sanno solo che dietro a quel muro di cinta c’è uno stabile destinato alla lavorazione delle corde e che, sul mare, c’è un lido riservato ed esclusivo per le sole famiglie dei dipendenti e per i militari.

Lo stabilimento apre talvolta le porte a gruppi di scout ma la città intera potrebbe apprendere molto delle sue radici “marinare” entrando in quei capannoni – oggi vuoti – che lasciano intuire ciò che è fu ai tempi dei Borbone e le cui dimensioni raccontano di un tempo in cui duecento cordai “pettinavano” la canapa che veniva trasportata grezza, la intrecciavano con macchinari da archeologia industriale (di cui è rimasto in esposizione solo un “trenino”, una macchina “elettropista meccanica” che fino agli anni Ottanta intrecciava le corde di piccolo spessore per ricavare quelle di diametro grande).

Capannoni su due piani, archi e finestroni, una mensa, una postazione antincendio, infermeria e altri servizi erano a disposizione di oltre 200 persone, tra militari e civili.

C’è un progetto di impiego di questi “capannoni”, per farne un Museo del Mare in cui dovrebbero trovare posto attrezzi e opere legate all’intero comparto.

Della Corderia è rimasto poco. Dopo la guerra i macchinari sono stati dismessi e i documenti andati perduti. Rimane qualche pergamena redatta quando venivano impostate sullo scalo del cantiere nuove navi: eleganti miniature disegnate a mano, e un primo documento risalente al 1791 che attesta la fondazione della Corderia antecedente alla data ufficiale del 1796.

In un piccolo Museo della Corderia c’è infine una curiosità: la riproduzione di una parte del timone di una delle Triremi romane trovate nel lago di Nemi e forse appartenute a Caligola. Le navi romane furono misurate dagli ingegneri della Corderia e, quando con la Seconda Guerra Mondiale furono distrutte da un bombardamento, furono gli ingegneri stabiesi a ricostruirne un modello in scala, oggi custodito nell’attuale museo di Nemi, salvandone la memoria storica, altrimenti perduta per sempre.

Metti “mi piace” alla nostra pagina Facebook! –  Cristina Adriana Botis / Redazione Campania

Fonte: Rosa Benigno/Roma

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