Cannoni Borbonici di Castellammare di Stabia: Un Patrimonio Dimenticato

Scopri il passato glorioso dei Cannoni Borbonici di Castellammare, testimoni di epoche passate ora trascurate.

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Esplora la storia dei Cannoni Borbonici di Castellammare di Stabia, testimoni di difese ardite e epoche passate. Abbandonati nell’oblio, questi reperti unici attendono una riscoperta. Scopri il loro destino intricato, dalla protezione del Real Arsenale alla lotta contro l’oblio, mentre la città lotta per restituire loro il giusto riconoscimento.

I Cannoni Borbonici di Castellammare di Stabia: Storia dimenticata in cerca di rinascita

Nel 1795, Ferdinando IV di Borbone difese il Real Arsenale con una batteria di cannoni avanzati, testimoni di un’epoca gloriosa. Nel 1860, il Fortino armato con 15 cannoni da 33’’ proteggeva il Porto. La tecnologia di quei giorni permetteva colpi precisi a 8-900 metri di distanza.

Tuttavia, l’oblio ha colpito questi reperti storici. Nel 1869, 10 cannoni borbonici, insieme ad altri inviati dal Genio Civile di Napoli, sono caduti nell’oblio e nell’incuria. Alcuni sono stati rubati, altri interrati e trasformati in bitte per imbarcazioni. Solo due, restaurati nel 2010 dalla Fincantieri, sono esposti presso la Capitaneria di Porto.

Il destino di altri 10, coperti di ruggine e abbandonati in un capannone, sembra segnato dall’indifferenza. Custoditi dalla Capitaneria, sono lì, testimoni di un passato glorioso, ma trascurati tra motoscafi, auto e reti da pesca.

Il Comune di Castellammare di Stabia, nel 2018, ha rivendicato la proprietà di 12 cannoni borbonici rimasti e ha proposto di inserirli come “prima cellula” nella sezione navale del Museo della città. Tuttavia, il trasferimento non si è ancora concretizzato.

Grazie alle ricerche di storici come Catello Vanacore e Aldo Verdoliva, e agli sforzi di associazioni come l’Associazione Marinai d’Italia e i Lions Club, l’interesse per questi cannoni non si è affievolito. Nel 2003, due cannoni hanno sfiorato la distruzione.

Oggi, la città riscopre la sua memoria storica. Articoli di studiosi e appassionati alimentano l’interesse online, mentre associazioni e operatori portuali rilanciano la necessità di valorizzare questo patrimonio. È giunto il momento di agire, recuperare e restituire alla città un pezzo importante della sua storia.

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